Donazione organi: il ruolo strategico che potrebbe essere rivestito

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POLITICA SANITARIA
Donazione organi: il ruolo strategico che potrebbe essere rivestito dal
personale infermieristico
Le risultanze di uno studio condotto presso la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo
Luigi Novembrino *
Si può essere solidale con il prossimo in molti modi: con l’aiuto ai deboli, il soccorso ai bisognosi, il
conforto per chi soffre, ma la donazione degli organi rappresenta un gesto ancora più umano e generoso!
Rendersi utile è una delle cose che da’ più soddisfazione nella vita. Donare gli organi è certamente il modo
migliore di dare un senso alla morte: donando ad altri una nuova speranza di vita!.
La richiesta di trapianto d’organo è aumentata negli anni ma a ciò non corrisponde un adeguato numero delle
donazioni. La possibilità di incrementare il numero di organi disponibili per trapianto dipende sia dal
perfezionamento di metodiche alternative al trapianto da donatore cadavere sia, e soprattutto,
dall’atteggiamento della popolazione e dalla preparazione del personale sanitario nei confronti del trapianto e
della donazione di organi.
Il trapianto d’organi e tessuti prelevati da cadavere è un atto terapeutico di comprovata validità clinica,
sociale ed economica. Per molti pazienti il trapianto rappresenta l’unica cura disponibile e l’unica possibilità
di sopravvivenza, come nel caso dei trapianti del cuore, fegato e polmoni.
Il ruolo dell’infermiere nel processo della donazione è rilevante poiché spesso è la figura che riesce a
stringere un rapporto privilegiato con il paziente e i suoi familiari. La figura dell’infermiere in questo
particolare momento è importante perché dà la possibilità sia agli operatori stessi sia al familiare di
instaurare una relazione efficace che diventa fondamentale quale “aiuto nelle ultime drammatiche ore” in cui
il parente sta vicino al proprio congiunto.
Una ricerca in merito è stata svolta nell’Ospedale “ Casa Sollievo della Sofferenza” di San Giovanni
Rotondo nel periodo compreso tra febbraio e ottobre 2011, coinvolgendo 80 operatori sanitari così suddivisi:

36 operatori sanitari operanti in un reparto chirurgico;

44 operatori sanitari operanti in un reparto non chirurgico.
La ricerca ha avuto come scopo la valutazione del cambiamento dell’approccio al processo di donazione di
organi e tessuti del personale sanitario dopo aver frequentato un corso di formazione inerente all’argomento.
In particolare sono stati valutati:

gli atteggiamenti e le opinioni degli operatori sanitari in tema di donazione di organi;

il grado di consapevolezza di ciascun operatore sull’influenza che lui stesso può esercitare nei
confronti dei pazienti e dei suoi familiari rispetto al tema della donazione degli organi.
Per la rilevazione dei dati, importanti ai fini della ricerca, ci si è avvalsi di un questionario anonimo
semistrutturato riguardante l’importanza della formazione degli operatori sanitari nell’approccio al processo
di donazione di organi e tessuti. Le domande esposte sono raggruppabili in due grandi gruppi: le prime a
carattere conoscitivo soggettivo cioè non verificabili mentre le seconde decisamente più oggettive, capaci di
dedurre delle conclusioni. Sono state descritte per ogni membro del campione di riferimento le seguenti
caratteristiche:

Età;

Sesso;

Attività lavorativa;

Anni di esperienza lavorativa;

Tipo di esperienza lavorativa.
La scelta di tale questionario è stata fatta tenendo conto che esso è uno strumento efficace per avere
chiarimenti ed esplicitazioni sulla tematica oggetto d’indagine rendendo minime le possibilità di
fraintendimento delle domande e delle mancate risposte. Sono state scelte domande a risposta chiusa secondo
tipologie:

ad alternativa fissa;

a scelta multipla.
Tale lavoro parte da una criticità rilevata da un precedente studio dove emergeva la carenza formativa da
parte del personale e la richiesta dello stesso di essere adeguatamente formato.
In totale sono stati somministrati 80 questionari così composti:

36 sono uomini;

44 sono donne.
Nello specifico, analizzando i dati ottenuti dall’intervista fatta utilizzando il questionario elaborato, si può
notare che:
Alla prima domanda: “ Hai partecipato ad un corso di formazione sulla donazione di organi e tessuti? ” ha
risposto il 100% del personale intervistato in quanto risultava propedeutico per la compilazione del restante
questionario; inoltre sempre in questa domanda veniva richiesto di indicare il numero di corsi a cui il
personale ha partecipato. Degli 80 operatori intervistati, 26 di loro ha partecipato ad un solo corso di
formazione, 31 a due corsi di formazione, 14 a tre corsi e infine 9 a più di tre corsi.
Alla seconda domanda: “ Quanto credi possa esserti servito questo corso di formazione ”, il personale ha
ritenuto dare i seguenti giudizi:

55 operatori (circa il 70%)
hanno giudicato positivamente la partecipazione ad un corso di
formazione;

10 operatori (circa il 10%) hanno valutato il corso non necessario e quindi non sufficiente.
Alla terza domanda: “ Prima della partecipazione al corso, la tua opinione era: “, circa il 65% degli
operatori intervistati sia stato contrario alla donazione degli organi e solo un buon 35% favorevole.
Alla quarta domanda: “ Con la partecipazione al corso, è cambiata la tua opinione? “, emerge nettamente
che dei 52 operatori intervistati che inizialmente erano contrari, circa il 78,8% di loro ha cambiato la propria
opinione dopo un corso di formazione, mentre il restante 21,1% è rimasto contrario alla donazione.
Alla quinta domanda: “ Ritieni di avere sufficienti informazione su questo tema? “, si sono registrati i
seguenti risultati: la maggioranza degli operatori sanitari (circa il 55%) ritiene di non avere delle
informazione sufficienti a proposito del tema della donazione e, pertanto, chiede di pianificare e
programmare ulteriori corsi per completare la propria formazione, mentre la restante parte ( circa il 45%)
afferma di essere in possesso di conoscenze adeguate.
Alla sesta domanda: “ Secondo te per quale ragione i parenti hanno difficoltà ad autorizzare la donazione di
un loro familiare? “, si può notare che la prima causa sia rappresentata da una scarsa informazione (48
operatori) che hanno i familiari del defunto legata sia a una scarsa conoscenza in generale della donazione da
parte dei familiari, oltre che da un’inadeguata preparazione del personale sanitario che non è in grado di
rispondere in modo del tutto chiaro ed esaustivo alle molteplici domande che un familiare chiede. Le altre
cause quasi si eguagliano, tra le quali spicca maggiormente la scarsa sensibilità dell’organizzazione sanitaria
(27 operatori) e la non accettazione della diagnosi di morte (23 operatori). Le ultime due sono rappresentate
rispettivamente da idee personali (21 operatori) e motivazioni religiose (15 operatori).
( a questa domanda è stato possibile rispondere a più di una).
Dalla settima domanda: “ Condividi l’idea che gli operatori sanitari sono molto importanti per incrementare
il numero delle donazioni? “, si deduce come la consapevolezza degli operatori sanitari gioca un ruolo molto
importante; infatti quasi l’86,3% sostiene che il personale sanitario può influenzare la decisione finale dei
familiari se autorizzare il prelievo o meno e pertanto favorire un incremento del numero delle donazioni;
tuttavia c’è una parte ristretta (13,7%) che afferma il contrario.
All’ottava ed ultima domanda: “ Di cosa necessitano gli operatori sanitari per favorire un incremento del
numero delle donazioni? “, si deduce nettamente che il personale sanitario necessita soprattutto di una
migliore comunicazione con i familiari del congiunto (circa il 38,5%) e una più corretta informazione in
tema di donazione di organi e tessuti (circa il 34,8%); emerge tra le altre anche un’accurata formazione
psicologica per affrontare con più decisione il problema (circa il 15,6%), mentre non vengono ritenuti
abbastanza importanti gli incentivi economici (circa il 7,3%). Tra le risposte date ad “altro”, alcuni operatori
hanno scritto:

organizzazione di un gruppo specifico finanziato dall’ospedale;

istituzione di un equipe in ogni ospedale;

organizzazione da parte della direzione sanitaria di più corsi formativi in merito;

migliorare l’informazione-formazione.
Conclusioni: tale studio mette in evidenza il ruolo del’infermiere nel processo di donazione e in particolare
nella relazione con le famiglie del potenziale donatore di organi. Le opinioni e le conoscenze degli infermieri
possono migliorare la percentuale di consensi per la donazione di organi, soddisfacendo efficacemente le
esigenze delle potenziali famiglie donatrici e offrendo loro la scelta di donare gli organi del proprio caro. Da
tutto ciò risulta l’importanza dell’atto comunicativo – relazionale, che se adeguato e personalizzato al
contesto ed ai familiari, rappresenta l’atto assistenziale infermieristico d’eccellenza. Appare indispensabile,
per gli infermieri che partecipano a questo processo, un programma di formazione continua che preveda
anche momenti di supervisione di casi da parte di uno psicologo, che amplifichi la componente relazionale e
che al tempo stesso aiuti ad adottare modalità di coping funzionali.
Il successo dell’attività di donazione e prelievo dipendono da molti fattori: da specializzazioni altamente
professionalizzanti; dalla buona organizzazione e coordinamento delle attività; dal possesso di informazioni
chiare, univoche, certe ed, infine, dalla forte motivazione degli operatori sanitari direttamente coinvolti e, in
altri termini, da una buona formazione tecnico – professionale e psicologico – relazionale. Spicca in maniera
preponderante l’idea che il personale infermieristico, adeguatamente preparato, possa svolgere tale
importante ruolo con buona efficacia ed efficienza e, probabilmente, con maggiore motivazione rispetto ad
altre figure professionali.
* Laureato in Infermieristica Università di Foggia.
Bibliografia:
1. GAETANO TRABUCCO, GIUSEPPE VERLATO Condividere la vita: donazione e trapianto di
organi e tessuti. Conoscenze, opinioni, vissuti psicologici. Edizioni libreria cortina Verona;
2. RAFAEL MATESANZ, JOAN CARLES MARCH, ALESSANDRO PACINI Donazioni Trapianti e
Mezzi di comunicazione. Semper Editrice;
3. JOSEPH M. CIVETTA Trattato di rianimazione e terapia intensiva. Antonio Delfino Editore;
4. A. MARTINO, A. CAROLA Trapianti d’organo: il prelievo da cadavere, problemi etici e giuridici;
5. DE BERTOLI C., RUPOLO G. La sofferenza psicologica in rianimazione. Ed. Patron;
6. SALVATORE PRIVITERA La donazione di organi: storia, etica e legge. Città Nuova Editrice;
7. GIANLUCA CASTELNUOVO, RICCARDO MENICI, MARCELLO FEDI La donazione in Italia.
Situazione e prospettive della donazione di sangue, organi, tessuti, cellule e midollo osseo. Springer
Editrice;
8. GENTILI A., NASTASI M., RIGON L. A., SILVESTRI C., TANGANELLI P. Il paziente critico.
Casa Editrice Ambrosiana.
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