Tre classici dell`opera lirica al teatro "Verdi": presentato il programma

Tre classici dell'opera lirica al teatro "Verdi":
presentato il programma
La stagione del Verdi incontra l'opera lirica. Il sipario del teatro brindisino si alzerà su tre autentici simboli della
tradizione operistica italiana: "Il Barbiere di Siviglia" di Gioachino Rossini (venerdì 6 marzo), "Nabucco" di
Giuseppe Verdi (venerdì 27 marzo) e "Madama Butterfly" di Giacomo Puccini (lunedì 27 aprile)
Redazione 28 Febbraio 2015
BRINDISI - La stagione del Verdi incontra l’opera lirica. Il sipario del teatro brindisino si alzerà
su tre autentici simboli della tradizione operistica italiana: “Il Barbiere di Siviglia” di Gioachino
Rossini (venerdì 6 marzo), “Nabucco” di Giuseppe Verdi (venerdì 27 marzo) e “Madama
Butterfly” di Giacomo Puccini (lunedì 27 aprile).
Tre allestimenti dedicati agli appassionati del belcanto e del teatro d’opera. La rassegna nasce
da un accordo tra il Comune di Brindisi e l’Amministrazione provinciale di Lecce e mette in
scena i titoli della Stagione Lirica Tradizionale dell’ente, giunta alla sua quarantaseiesima
edizione con la direzione artistica del Maestro Carlo Antonio De Lucia, regista veterano ed
esperto del mondo lirico. Sipario per i tre appuntamenti alle ore 20.45.
L’iniziativa è stata presentata questa mattina nel corso di una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il sindaco di
Brindisi, Mimmo Consales, il direttore artistico del Nuovo Teatro Verdi Carmelo Grassi, e il Maestro Carlo Antonio De Lucia,
direttore artistico della Stagione Lirica della Provincia di Lecce.
«La stagione lirica è ormai una realtà del nostro teatro - ha sottolineato Mimmo Consales - che quest’anno rinnoviamo nel solco
di un calendario ricco e variegato. Tre spettacoli che completano l’offerta del teatro, la arricchiscono nell’idea di soddisfare un
po’ tutte le fasce di pubblico. Mi preme mettere in risalto il lavoro della Fondazione e della direzione artistica che continua a
ripagare con i giusti risultati di partecipazione le linee di politica culturale dettate da questa Amministrazione».
«La stagione lirica approda a Brindisi e conferma l’avviata collaborazione con la Provincia di Lecce - ha continuatoCarmelo
Grassi -, che è l’ente che di fatto produce gli allestimenti. La riforma delle amministrazioni provinciali ha accentuato le difficoltà
di intervento, e dunque la produzione operistica con interpreti di qualità e originalissime scenografie non può che esaltarne il
merito. Un trittico d’opera che sottolinea lo stile e la bellezza del belcanto italiano, un segno che qualifica la tradizione culturale
del nostro paese in tutto il mondo. La sinergia tra enti consente di mettere a sistema le poche risorse disponibili. Questa
rassegna dimostra come si possano realizzare progetti di interesse e soprattutto sostenibili economicamente».
«La prima opera in programma - ha concluso il Maestro Carlo Antonio De Lucia -, “Il Barbiere di Siviglia”, incarna lo spirito di
questa nostra iniziativa, quello di una proiezione in avanti. Sarà un’opera semplice, classica, ambientata nel periodo giusto, con
la regia di Bruno Praticò, grande interprete dei ruoli da baritono buffo, con all’attivo più di cento ruoli sui palcoscenici dei
maggiori teatri del mondo. Il “Nabucco” è un’opera forte, nuova e possente. Colpisce il valore patriottico del libretto e mi piace
per questo ricordare la ricorrenza del centenario dell’entrata dell’Italia nel primo conflitto mondiale, l’ultima guerra
risorgimentale. Un affresco corale con melodie di largo respiro e piene di espressività. Infine un’originalissima “Madama
Butterfly” con la regia di Hiroki Ihara che propone una lettura molto “giapponese” del capolavoro pucciniano, la sesta opera più
rappresentata al mondo».
Prima opera in scena sarà, venerdì 6 marzo, «Il Barbiere di Siviglia» di Gioachino Rossini (opera in due atti, libretto di Cesare
Sterbini), con la regia di Bruno Praticò. Maestro concertatore e direttore d’orchestra Alberto Veronesi. Un caleidoscopio di
travestimenti, serenate notturne, equivoci esilaranti e brani celeberrimi, una delle più grandi gioie musicali che siano mai state
scritte. «Il Barbiere di Siviglia», composto dal musicista pesarese in una dozzina di giorni, andò in scena per la prima volta al
Teatro di Torre Argentina di Roma il 20 febbraio 1816. L’esito della serata, uno dei fiaschi più clamorosi della storia della
musica, forse organizzato da alcuni impresari del teatro concorrente, il Valle, e dagli ammiratori di Giovanni Paisiello, contrariati
di vedere il giovane musicista alla prese con un soggetto già affrontato dall’anziano maestro, amplificò l’inarrestabile popolarità
di questo capolavoro.
La prima recita venne funestata da una serie di incidenti catastrofici. Un gatto nero attraversò la scena disorientato, l’interprete
di don Basilio, Zenobio Vitarelli, cadde rovinosamente e si rialzò ammaccato e sanguinante (la celebre«La calunnia è un
venticello» fu cantata per la prima volta in assoluto con un fazzoletto che cercava di arginare il sangue), e come se non
bastasse l’autore aveva permesso al tenore spagnolo Manuel Garcia, divo dell’epoca, di accompagnare le sue arie con la
chitarra e una delle corde si ruppe in maniera fragorosa suscitando l’ilarità del pubblico. Tra gli interpreti dell’allestimento
brindisino lo stesso regista Bruno Praticò, Blagoj Nacoski, Anna Corvino, Maurizio Leoni, Fulvio Valenti, Idilia Annese e Carlo
Provenzano. Il Coro lirico di Lecce è diretto da Andrea Crastolla.
Venerdì 27 marzo sarà la volta di «Nabucco» di Giuseppe Verdi (opera in quattro atti, libretto di Temistocle Solera), diretto da
Carlo Antonio De Lucia. Maestro concertatore e direttore d’orchestra Francesco Ledda. Il 9 marzo del 1842, debuttava al Teatro
alla Scala di Milano, l’opera più risorgimentale di Giuseppe Verdi:«Nabucco». Un’opera intensamente patriottica, tesa all’unità e
all’identità del popolo italiano che allora rivide la propria situazione in quella degli ebrei sotto il dominio babilonese. «Nabucco
nacque sotto una stella favorevole, giacché anche tutto ciò che poteva riuscire a male contribuì invece in senso favorevole»,
diceva lo stesso autore, a proposito della sua terza opera, quella che consolidò il suo successo.
Fu grazie all’impresario del teatro milanese Bartolomeo Merelli che il “Cigno di Busseto” superò il momento critico della sua vita
privata (tra il 1838 e il 1840 fu straziato dalla morte dei suoi due figli e della moglie) e tornò a scrivere lirica dopo l’insuccesso di
«Un giorno di Regno». L’impresario affidò infatti a Verdi il libretto di Temistocle Solera, rifiutato dal compositore tedesco Otto
Nicolai. E fu per caso che Verdi, non intenzionato a continuare a comporre, lo lesse restandone folgorato. Posato il manoscritto
sul tavolo infatti, questo si aprì alla pagina del «Va, pensiero, sull’ali dorate». Quei versi erano già entrati nel cuore del giovane
compositore, che giorno dopo giorno trovò la forza di scrivere e nell’autunno del 1841 l’opera «Nabucco» era completa.
Chiude la rassegna lunedì 27 aprile «Madama Butterfly» di Giacomo Puccini, (opera in tre atti, libretto di Giuseppe Giacosa e
Luigi Illica). La regia dell’opera è del giapponese Hiroki Ihara. Maestro concertatore e direttore d’orchestra Daniele Agiman. Il
libretto trae ispirazione dal racconto «Madame Butterfly» di John Luther Long del 1898 e dall’omonimo dramma di David
Belasco. Il compositore lucchese vi lavorò dall’estate del 1901 al dicembre 1903, per andare in scena il 17 febbraio 1904 al
Teatro alla Scala di Milano. L’opera venne fischiata e costrinse il compositore a rimettere mano alla partitura, che venne
finalmente applaudita il 28 maggio dello stesso anno al Teatro Grande di Brescia.
Sul palcoscenico brindisino si ripresenta la parabola tragica di Cio-Cio-San, la protagonista del dramma pucciniano che da
giovane fanciulla si trasforma ben presto in donna matura. Il forte cromatismo caratterizza l’intero spettacolo, a marcare in modo
netto i sentimenti dei protagonisti. «Madama Butterfly» segna un momento significativo dell’esperienza artistica e umana di
Puccini, che nell’opera trasferisce, con straordinaria dolcezza, una parte della propria identità, quella tenuta pudicamente a
distanza dall’immagine pubblica e mondana.
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