Laura Cavallo Individuazione e costruzione di basi informative per un’azione di regolazione SOMMARIO 1 Introduzione................................................................................................................................ 2 2 Il fabbisogno di informazione dei regolatori.............................................................................. 3 3 Fonti informative indirette ......................................................................................................... 8 3.1 Fonte Ufficiale e fonte pubblica, fonti non ufficiali........................................................... 8 3.2 Fonti Ufficiali a livello Nazionale.................................................................................... 11 3.3 Le Fonti Ufficiali Internazionali. ..................................................................................... 16 4 Le fonti dirette .......................................................................................................................... 22 5 L’interpretazione dei dati ......................................................................................................... 33 6 Conclusioni............................................................................................................................... 40 Bibliografia…………………………………………………………………………………………41 1 1 Introduzione La questione e la rilevanza della qualità della regolazione è stata negli ultimi anni al centro di analisi e discussioni a livello nazionale e europeo, nonché oggetto di provvedimenti e iniziative legislative specifiche. La necessità di ottenere un’ azione coordinata a livello comunitario e dei singoli Paesi in materia di qualità della “catena della regolazione”, dal disegno regolatorio alla sua applicazione, ha portato il Consiglio Europeo di Lisbona del marzo 2000 a richiedere esplicitamente, nelle sue Conclusioni, la definizione di una strategia comune tra la Commissione, il Consiglio e gli Stati Membri per migliorare e semplificare il quadro regolatorio attraverso una azione coordinata, prestando particolare attenzione all’impatto della regolamentazione. Le principali azioni intraprese a livello nazionale e internazionale per migliorare la qualità della regolazione si basano sulla semplificazione della regolazione esistente e sulle analisi di impatto della regolazione. Una analisi di impatto tecnicamente accurata permette di approfondire la nostra comprensione del processo regolatorio e favorisce l’adozione di provvedimenti regolativi qualitativamente migliori, ovvero più coerenti, più efficienti e convenienti per i soggetti a cui sono destinati. La qualità delle analisi di impatto dipende a sua volta dalla accuratezza delle stime dei benefici e dei costi, attuali e/o attesi, sulla determinazione delle opzioni disponibili e di quelle preferibili. La qualità dell’analisi è quindi strettamente dipendente dalla qualità e dalla quantità delle informazioni e dalle possibilità e capacità delle amministrazioni di accedere e gestire tali informazioni. In questo lavoro si offre una visione delle principali questioni legate alla raccolta, all’elaborazione e all’interpretazione delle informazioni e delle statistiche rilevanti ai fini dell’attività di regolazione. La qualità delle informazioni presuppone determinate caratteristiche delle fonti statistiche e del processo di costruzione e organizzazione di queste fonti. Il lavoro discute alcune di queste caratteristiche di cui l’analista preposto alle valutazioni di impatto della regolazione deve avere consapevolezza nel selezionare e confrontare le fonti o valutarne il grado di attendibilità e l’efficacia nel rispondere alle esigenze dell’attività regolatoria, nel raccogliere informazioni non disponibili dalle fonti esistenti. Le prime fasi di sperimentazione dell’AIR, avviate rispettivamente con le direttive del 27 marzo del 2000 e del 21 settembre 2001 hanno messo in luce le criticità dovute alla scarsità o alla inadeguatezza dei mezzi informativi disponibili al soggetto preposto all’azione di regolazione. La 2 maggior parte delle amministrazioni non possiede banche dati interne strutturate e organizzate in grado di soddisfare le esigenze informative dei soggetti preposti alle attività amministrative e di regolazione, nonostante in alcuni casi tali esigenze informative emergono nella stessa amministrazione con una regolarità e una ripetitività tale da rendere più che opportuno un investimento iniziale in tal senso. Le fonti informative esterne esistenti non sempre sono adatte a soddisfare il fabbisogno informativo generato dall’attività di analisi della regolazione; comunque non sempre i soggetti preposti alla regolazione o all’analisi di impatto dei provvedimenti hanno le conoscenze e/o le competenze necessarie per acquisire e finalizzare ai propri scopi informazioni di fonti informative o banche dati esterne. Questo lavoro introduce il tema delle basi informative a supporto dell’attività di regolazione. La prima parte del lavoro offre una prima classificazione delle fonti informative e dei fabbisogni informativi dei soggetti preposti ad azione di regolazione. Nel secondo paragrafo sono richiamate le principali fonti informative disponibili, ufficiali e non ufficiali, e le eventuali problematiche o regole d’accesso ai dati. Il terzo paragrafo discute il problema dei dati non disponibili o difficili da reperire e presenta alcune metodologie di rilevazione diretta delle informazioni. Il quarto paragrafo si concentra su problemi d’interpretazione dei dati raccolti e offre alcune indicazioni relative all’utilizzo e alla gestione dei dati. Il quinto paragrafo conclude. 2 Il fabbisogno di informazione dei regolatori Nelle amministrazioni e nelle sedi istituzionali dove si svolge attività di regolazione difficilmente si dispone di una produzione statistica sistematica e organizzata in grado di rispondere alle esigenze informative dell’analista preposto all’analisi di impatto della regolazione. L’accesso e il ricorso fonti di produzione statistica esterne esistenti soffre peraltro della scarsa diffusione all’interno delle amministrazioni delle informazioni relative a queste fonti e ai loro contenuti, nonché della carenza di competenze e professionalità necessarie a raccogliere, gestire e analizzare le informazioni. Quello che manca è proprio una cultura quantitativa attraverso la quale leggere e filtrare le diverse opzioni normative. Eppure ogni singolo provvedimento normativo implica conseguenze più o meno quantificabili sui soggetti direttamente o indirettamente coinvolti, sia che esso riguardi le imprese o le attività produttive che attività relative alla sanità, l’ istruzione, 3 l’ambiente. Prima di presentare e discutere le principali fonti di informazione a disposizione del regolatore o dei metodi e dell’opportunità di costruire fonti addizionali a quelle esistenti o fonti interne alle amministrazioni allo scopo di indirizzare l’azione normativa, è importante evidenziare quali siano le effettive necessità conoscitive richieste dai soggetti che pongono in essere azioni amministrative. Una stima del fabbisogno di informazioni delle Regioni per lo svolgimento dell’attività legislativa è contenuta nello studio di Zamaro e D’Autilia 1 . Sulla base di elaborazioni su informazioni consultate presso la banca dati delle leggi regionali tale studio illustra in quali settori risulta più ampio il fabbisogno di informazione statistica. Il fabbisogno potenziale di informazioni in ciascuna materia è stimato sulla base della frequenza con cui i “descrittori”, ovvero le parole chiave che identificano la materia (istruzione, sanità famiglia etc.) ricorrono nei provvedimenti legislativi. Dai risultati emerge che l’area che presenta il maggiore fabbisogno informativo è quella sociale (la quota di ricorrenze è il 41,8% delle leggi), seguita da quella economica (33,1% delle leggi) e quella ambientale (24,7% delle leggi), mentre quella che incide per la quota minore è l’area demografica. 1 N. Zamaro, L. D’Autilia, Fonti informative statistiche per l’analisi di impatto della regolamentazione in: L’Analisi di impatto della regolamentazione: le esperienze regionali, Formez, 2003. 4 Figura 1: Fabbisogno informativo delle amministrazioni per materia Ambientale 25% Demogafica 0% Sociale 42% Economica 33% Fonte: elaborazione dati Zamaro e D’Autilia, op. cit. Lo studio mette anche in evidenza come la rilevanza di alcune materie si estenda oltre l’ambito di riferimento: ad esempio, i riferimenti all’area economica ricorrono con quote percentuali più elevate (39,2%) di quanto si rilevi nelle leggi dell’area economica in senso stretto (33,1%). La graduale estensione dell’AIR alla produzione normativa di tutte le amministrazioni statali e regionali nonché alle autorità amministrative indipendenti, come previsto dall’art. 12 della legge di semplificazione n. 229/03, amplifica la necessità di adeguare la produzione statistica esistente alla nuova domanda e alle nuove esigenze informative, dando maggiore rilievo alle aree tematiche ancora non considerate in modo appropriato dalla statistica ufficiale o approfondendo l’articolazione territoriale delle rilevazioni. In prospettiva, sarebbe utile finalizzare alcune banche dati ufficiali esistenti alle esigenze determinate dalla diffusione dell’AIR come supporto alla regolazione o creare delle banche dati “ad hoc” interne alle amministrazioni, che sarebbero di più facile fruizione per gli analisti, più adatti a soddisfare il fabbisogno informativo delle specifiche amministrazioni e in grado di mantenere alti standard di qualità e di attendibilità dell’analisi. Una prima classificazione permette di dividere le fonti informative in: 5 • fonti informative dirette • fonti informative indirette. Le fonti informative dirette sono quelle rilevate attraverso indagini disegnate e svolte specificamente per gli obiettivi previsti; le fonti informative indirette sono invece quelle rilevate per altri scopi o per soddisfare esigenze informative più generali e utilizzabili anche per analisi diverse. L’utilizzo di queste fonti può essere più problematica perché richiede la loro finalizzazione agli specifici scopi dell’analisi in oggetto. Per facilitare l’utilizzo di queste fonti ai fini dell’Analisi di impatto della regolazione è opportuno diffondere all’interno delle amministrazioni la conoscenza relativa alle fonti informative esistenti, alle modalità di accesso a queste fonti, al grado di attendibilità dei dati, alle modalità di utilizzo degli stessi ed eventuali cautele da adottare nell’interpretazione e nell’utilizzo dei dati. I meccanismi di rilevazione diretta dei dati e delle informazioni permettono invece di costruire un prodotto statistico “ad hoc”, disegnato sulla base delle esigenze informative generate dal tipo di attività da regolare e non reperibile dalle fonti informative esistenti. Uno dei più noti meccanismi di rilevazione diretta utilizzato a supporto dell’attività di regolazione o più specificamente per l’AIR è quello delle consultazioni (si veda: A. La Spina e S. Cavatorto, La consultazione nell’analisi di impatto della regolazione, a cura del Dipartimento della funzione pubblica). 6 Figura 2: Tipologia delle fonti dei dati Fonti infomative Dirette Indirette Consultazioni Fonti Statistiche Ufficiali (FSU) Fonti Statistiche Non Ufficiali Fonte pubblica Fonte privata: prodotta da amministrazioni pubbliche (Enti, Istituti di ricerca, Università, etc.) e resa disponibile da enti pubblici o privati • FSU Internazionali: FSU Nazionali: Eurostat ISTAT • • ESS Banca Centrale Europea • • • • • • • OCSE FMI ONU • • Provider di dati (Datastream, Bankscope) Associazioni di categoria Altre SISTAN SISTAR Banca d’Italia Istituzioni private incluse nel SISTAN (GRTN, Istituto Tagliacarne, Ferrovie dello Stato, etc. 7 3 Fonti informative indirette 3.1 Fonte Ufficiale e fonte pubblica, fonti non ufficiali. In prima approssimazione le fonti di informazione indirette si distinguono tra fonti ufficiali e non ufficiali. Le fonti ufficiali sono caratterizzate da certezza giuridica e per gli obiettivi di pubblico interesse che devono perseguire e le modalità con cui sono prodotte e diffuse le statistiche presentano, rispetto ad altre fonti, maggiori requisiti di garanzia e di affidabilità. E’ per questo motivo che le amministrazioni pubbliche dovrebbero per quanto possibile prediligere queste fonti tra le alternative disponibili. A livello nazionale, secondo quanto disposto dal decreto legislativo 6 settembre 1989, n.322, il compito di produrre, pubblicare e diffondere le statistiche ufficiali è affidato all’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) e al Sistema statistico nazionale (SISTAN) di cui l’ISTAT fa parte. Nell’ambito del SISTAN opera un organo collegiale indipendente (la Commissione Per la Garanzia dell’Informazione Statistica , CGIS), che ha il compito di vigilare: • sull'imparzialità e completezza dell’informazione statistica; • sulla qualità delle metodologie statistiche e delle tecniche informatiche impiegate; • sulla conformità delle rilevazioni alle direttive degli organismi internazionali e comunitari; • sulla riservatezza (legge privacy). Tuttavia in un contesto in rapida evoluzione come quello attuale e con l’espandersi delle fonti informative a carattere pubblico o privato, il concetto tradizionale di "pubblicazione ufficiale" comincia a diventare inadeguato e controverso e diventa difficile chiarire i limiti delle fonti che possono essere considerate ufficiali 2 . Il concetto di ufficialità è legato alle caratteristiche dei singoli sistemi istituzionali e amministrativi ed è difficile darne una definizione standard. All'interno delle stesse pubblicazioni ufficiali esistono tipologie diverse (ad es. pubblicazioni amministrative, pubblicazioni scientifiche etc.). Nel 1995 l'Associazione italiana biblioteche (AIB) ha costituito un gruppo di studio sulle pubblicazioni ufficiali con lo scopo di esaminare i problemi relativi alla definizione e al controllo 2 Cfr. V. Cerulli Irelli, Problemi di ufficialità del dato statistico pubblico, in Sistan- Istat, Atti della seconda conferenza nazionale di statistica (Roma, 1994), Roma, Sistan- Istat, 1995, p.118. 8 bibliografico di tali materiali e al fine di rilanciare la riflessione su queste tematiche 3 . Il gruppo di studio dell’AIB suggerisce di adottare la definizione di pubblicazione ufficiale con riferimento ai fogli legali e tutte quelle pubblicazioni caratterizzate da certezza giuridica e di utilizzare quella di documentazione di fonte pubblica per indicare i prodotti documentari con diffusione o rilevanza esterna delle amministrazioni pubbliche. Le produzioni di rilievo pubblico, in genere, sono inserite nei programmi statistici nazionale o regionali predisposti ogni anno dagli enti preposti alla produzione delle statistiche pubbliche. Le amministrazioni pubbliche inoltre, spesso organizzano le loro attività registrando le informazioni relative alla loro attività in apposite banche dati, disponibili in molti casi anche in formato elettronico. Esempi di Banche dati prodotte dalle amministrazioni pubbliche: • Casellario generale dei pensionati, tenuto presso l’INPS; • Archivio delle dichiarazioni fiscali delle persone fisiche e dei sostituti di imposta, tenuto dall’amministrazione finanziaria e dalla SOGEI; • Registro delle imprese attive; • Archivio dei bilanci delle imprese, l’archivio dei componenti dei consigli di amministrazione delle imprese tenuto dalle CCIA; • Archivio delle istituzioni private (fondazioni, degli enti morali, comunità terapeutiche, enti religiosi) presso le Prefetture, presso il Ministero dell’Interno o anche presso il Ministero dell’Economia; • Registro delle organizzazioni di volontariato e albo delle cooperative sociali tenuti presso le amministrazioni regionali; • Archivi del personale di ruolo e delle articolazioni territoriali o funzionali delle amministrazioni regionali; • Archivi degli enti strumentali regionali; degli enti di f formazione professionale enti attivi in campo sanitario. 3 si veda AIB, Gruppo di studio sulle pubblicazioni ufficiali, Dfp, Documentazione di fonte pubblica in rete, a cura di F. Venturini, 2003, URL (www.aib.it/aib/commiss/pubuff/notadfp.htm) 9 Le pubblicazioni statistiche ufficiali rientrano quindi nel più ampio insieme della documentazione di fonte pubblica. L’informazione statistica, ossia l’attività di rilevazione e di diffusione dei risultati deve assumere una veste formale in virtù dell’interesse pubblico che essa è volta a soddisfare 4 . Accanto alle istituzioni pubbliche stanno inoltre diventando sempre più numerose le istituzioni private rilevanti per l’informazione statistica ufficiale, e che inserite formalmente nel Sistema statistico nazionale, hanno collocato i propri lavori all’interno del Programma statistico nazionale. Alcuni esempi sono l’Automobil club d’Italia, le Ferrovie dello Stato spa, la Fondazione Enasarco, il Gestore della rete di trasmissione nazionale spa, l’istituto Guglielmo Tagliacarne (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 12 marzo 2002). Il Gruppo di studio dell’AIB ha poi orientato la propria attenzione sul più vasto tema della documentazione prodotta dalle istituzioni e sui problemi derivanti dalla diffusione in rete dell'informazione pubblica. L'orientamento del gruppo di studio dell'AIB è stato confermato dal Libro verde della Commissione europea sull'informazione del settore pubblico. Negli ultimi anni, il ruolo dell'Unione europea nel rendere disponibili documenti e informazioni ai cittadini europei è stato rilevante, sia sotto il profilo giuridico (norme sulla trasparenza delle istituzioni comunitarie contenute nel Trattato di Amsterdam) che su quello delle concrete politiche di diffusione attraverso la rete Internet. Tornando all’Italia, L’AIB ha realizzato un repertorio della documentazione di fonte amministrativa prodotta da ciascuna amministrazione disponibile in rete (Documentazione di Fonte Pubblica in rete, DFP). DFP segnala e illustra le principali fonti informative, documenti e servizi prodotti dalle amministrazioni pubbliche per orientarsi nell'individuazione delle informazioni pubbliche disponibili sulla rete (risorse prodotte da enti pubblici, risorse di enti privati che offrono documentazione prodotta da enti pubblici in modo quasi esclusivo o molto rilevante, risorse che offrono strumenti per l'accesso a documentazione di fonte pubblica in modo quasi esclusivo). Le risorse indicate sono solo quelle italiane con limitate eccezioni di risorse provenienti da Organizzazioni internazionali che producono documentazione strettamente rilevante per l'Italia. 4 I. Diamond, J. Jefferies, Introduzione alla statistica per le scienze sociali, McGraw-Hill 2002. 10 Rientrano nella definizione di apparato pubblico ai fini delle informazioni rilevate da DFP: gli organi costituzionali, gli organi giurisdizionali, le autorità indipendenti, le amministrazioni nella definizione del Dlg. 165 del 2001 ("tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane, e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale"). Esistono poi numerose banche dati non ufficiali private che raccolgono informazioni di solito molto complete e articolate in forma strutturata. Tali banche dati possono essere liberamente disponibili, o a pagamento. Esempi di Istituti che hanno banche dati accessibili a titolo oneroso sono Infocamere, Il sole 24 ore, Datastream, Bankscope, Mediobanca, etc 5 . Senza entrare nel dettaglio di tutte le possibili fonti informative, ricordiamo che produzioni statistiche a carattere settoriale o su temi specifici possono poi essere fornite da Enti o associazioni di categoria (Imprenditoriali, sindacali, consumatori), università o istituti di ricerca e altre organizzazioni economiche o sociali. L’appartentenenza all’Unione Europea e la crescente integrazione dei mercati e dei sistemi economici a livello internazionale possono rendere rilevante, ai fini dell’analisi degli effetti della regolazione, non solo le fonti statistiche ufficiali nazionali ma anche quelle internazionali. 3.2 Fonti Ufficiali a livello Nazionale ISTAT A livello nazionale, la principale fonte di statistiche ufficiali è l’Istituto Nazionale di statistica (ISTAT). 5 v. anche P. Corbetta, Metodologia e tecniche della ricerca sociale, il Mulino, 1999; P. Corbetta, G, Gasperoni, M. Pisati, Statistica per la ricerca sociale, Il Mulino, Bologna, 2001. 11 L’ISTAT è l’istituto preposto a diffondere l’informazione e la cultura statistica garantendo agli utenti finali la corretta interpretazione dei dati e a migliorare l’informazione prodotta in relazione al fabbisogno dei destinatari della stessa 6 . Le pubblicazioni dell’ISTAT hanno carattere generale o specifico. Le principali pubblicazioni di carattere generale sono il Rapporto annuale l’Annuario statistico italiano e il Bollettino mensile di statistica. Negli ultimi anni alle tradizionali pubblicazioni su carta sono state affiancate quelle on line. Al fine di facilitare la diffusione dell’informazione e l’accesso da parte degli utenti finali, tutti i prodotti dell'Istat sono resi reperibili nei Centri di informazione statistica (Cis) dislocati sul territorio nazionale presso gli uffici regionali dell'Istat, che offrono anche consulenza per la ricerca e l'elaborazione personalizzata dei dati. I principali compiti dell’Istituto Nazionale di Statistica sono: • Predisporre ogni 3 anni il Programma Statistico Nazionale (PSN) • Eseguire censimenti e altre rilevazioni ufficiali • Coordinare il Sistema Statistico Nazionale (SISTAN) • Predisporre nomenclature e metodologie ufficiali e vincolanti • Pubblicare e diffondere dati e ricerche • Provvedere allo sviluppo informatico degli archivi e alla formazione • Tenere i rapporti con enti statistici nazionali e internazionali Le Principali indagini dell’ISTAT riguardano: 6 • Censimenti • Statistiche della Contabilità Nazionale • Rilevazioni sui prezzi • Rilevazione trimestrale delle forze di lavoro • Indagine sui consumi delle famiglie • Indagine multiscopo sulle famiglie • Indagine sui conti delle imprese • Indagine sull’attività turistica V. Cerulli Irelli, op. cit 12 SISTAN Il Sistema Statistico Nazionale (Sistan) ha il compito di fornire l’informazione statistica ufficiale al Paese e agli organismi internazionali. Il Sistan deve garantire l'unità di indirizzo, l'omogeneità dei metodi e la razionalizzazione dell'informazione statistica ufficiale di tutti i lavori statistici prodotti nel quadro del Programma statistico nazionale, attraverso il coordinamento organizzativo e funzionale che coinvolge l'intera Amministrazione pubblica, centrale, regionale e locale. Oltre l’ISTAT, del SISTAN fanno parte: • gli enti ed organismi pubblici di informazione statistica (Isae, Inea); • gli uffici di statistica delle amministrazioni centrali dello Stato degli enti nazionali, delle Regioni e Province autonome, delle Province, dei Comuni; • gli uffici di statistica delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, degli Uffici territoriali del Governo, di alcuni enti privatizzati e dei soggetti privati aventi particolari requisiti previsti dalla legge. Al Sistan si affianca il Sistar, il Sistema Statistico Regionale, che prevede iniziative di coordinamento e promozione dell’attività statistica sul territorio regionale e di supporto agli enti locali 7 . Il Sistar è stato costituito nel 2003 dalle seguenti Regioni: Piemonte, Emilia Romagna, Liguria, Lazio e Marche, Abruzzo, Puglia, Veneto e Molise oltre alle Province autonome di Trento e Bolzano. Al Sistar partecipano, con differenti modalità, anche le strutture statistiche delle regioni, degli enti locali, delle università e di altre autonomie funzionali . I Sistemi statistici regionali, oltre a consentire il coordinamento e la coerenza dei programmi regionali con quelli nazionali, hanno anche lo scopo di promuovere sistemi informativi a livello locale (comuni, città metropolitane, comunità montane). A livello di rete periferica provinciale l’organizzazione statistica italiana comprende le Province, gli Uffici territoriali del Governo (Utg) e le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura (Ccia). L’attività degli uffici preposti si articola in una rilevazione di carattere generale o nazionale e una di carattere specifico, orientata alla documentazione delle situazioni locali. Nell’ambito di questa organizzazione assumono particolare rilievo gli Uffici 7 Sulle competenze di Sistan e Sistar cfr. M.P. Guerra, L’ordinamento statistico, in: S.Cassese (a cura di), Trattato di diritto amministrativo, t. I, Giuffrè, Milano, 2000, p. 59. 13 territoriali del Governo, nati come trasformazione delle Prefetture in base al dpr n.287 del 17 maggio 2001, che hanno ampliato le loro competenze assumendo anche le funzioni in precedenza svolte dagli uffici periferici del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, del Ministero delle attività produttive, del Ministero della salute e di quello delle Comunicazioni. La loro attività è stata concentrata, soprattutto negli ultimi anni, nel settori sociale e in quello Demografico. Agli Utg sono attribuite funzioni di coordinamento dei Comitati provinciali di censimenti, che hanno il compito di seguire lo svolgimento delle attività di censimento a livello territoriale. Gli Utg infine provvedono alla costituzione e al coordinamento degli Osservatori provinciali che si concentrano su materie specifiche (infanzia, immigrazione, settore produttivo locale etc.). Appartengono al Sistema statistico nazionale e sono coinvolti in attività di produzione statistica anche alcuni comuni (circa il 36,4% del totale che rappresentano il 64% della popolazione italiana). Funzioni di notevole rilievo per l’area delle statistiche economiche vengono infine svolte dalle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura. Banca D’Italia La Banca d'Italia produce un articolato insieme di informazioni statistiche, elaborando opportunamente le informazioni raccolte per i propri fini istituzionali. Il patrimonio informativo utilizzato dalla Banca d'Italia è costituito in maniera prevalente dai dati raccolti dagli intermediari creditizi e finanziari, che hanno obblighi segnaletici nei confronti della Banca determinati dal d.lgs. 385/93 (Testo Unico delle leggi in materia creditizia e finanziaria) e dal d.lgs. 58/98 (Testo Unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria). L’acquisizione delle informazioni viene curata da un'apposita unità organizzativa della Banca, il Servizio Informazioni Sistema Creditizio (SISC), che ha anche funzioni di controllo e validazione delle segnalazioni fornite. Le informazioni statistiche relative ai soggetti sottoposti a vigilanza vengono raccolte in pubblicazioni statistiche periodiche consultabili in formato PDF nel sito della Banca d’Italia. Altre pubblicazioni rilevanti della Banca sono: il Bollettino Statistico ed il Quadro di sintesi, pubblicati con cadenza trimestrale, che contengono informazioni analitiche riguardanti l'operatività degli intermediari bancari e finanziari, la distribuzione del credito e i tassi di interesse; i Supplementi al 14 Bollettino statistico, che in genere hanno periodicità mensile e contengono numerosi indicatori sulle principali grandezze macroeconomiche, utili principalmente all'analisi congiunturale. Le principali statistiche monetarie, finanziarie e di bilancia dei pagamenti sono elaborate secondo definizioni e criteri armonizzati in ambito europeo. L'Italia ha aderito nel 1996 allo Special Data Dissemination Standard del Fondo Monetario Internazionale (http://dsbb.imf.org), che prevede requisiti standardizzati per la raccolta e la diffusione di determinate categorie di indicatori macroeconomici. Tramite un apposito sistema di navigazione denominato Base Informativa Pubblica on-line, è possibile accedere in formato elettronico a tutta la produzione informativa oggetto di pubblicazione. La Banca effettua periodicamente due indagini campionarie che sono pubblicate e disponibili: l’ Indagine sui bilanci delle famiglie italiane e quella sulle aspettative di inflazione. In formato anonimo è possibile accedere anche ai microdati della prima indagine. La Banca, ai sensi dell'art. 4, comma 4, del D.lgs. 6.9.1989, N. 322 produce inoltre elaborazioni statistiche periodiche ed estemporanee per l'Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT) e per altri enti del SISTAN. Come previsto dall'art. 5 dello Statuto del Sistema Europeo delle Banche Centrali (S.E.B.C), la Banca d’Italia collabora con la Banca Centrale Europea e con le altre Banche Centrali Nazionali del S.E.B.C. alla raccolta delle informazioni statistiche di interesse comune; tali informazioni, vengono poi opportunamente aggregate e diffuse dalla B.C.E. (sono disponibili al pubblico sul sito http://www.ecb.int). La disciplina relativa alla raccolta delle informazioni necessarie al Sistema Europeo delle Banche Centrali è prevista dal Regolamento BCE 1998/16 e successive modificazioni. La Banca trasmette periodicamente informazioni statistiche su fenomeni monetari e finanziari anche ad altre istituzioni italiane e a organismi internazionali di primaria rilevanza, quali ad es. il Fondo Monetario Internazionale (F.M.I.), la Banca dei Regolamenti Internazionali (B.R.I.), l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (O.C.S.E.). Su richiesta di alcune categorie di utenti (università, centri di ricerca, organismi pubblici, istituzioni creditizie e finanziarie) e eventualmente a titolo oneroso, la Banca può anche effettuare elaborazioni e aggregazioni di dati volte a soddisfare esigenze informative specifiche. La disciplina del diritto di accesso ai dati statistici prodotti nell’ambito del Sistan , è disciplinata dal d.lgs n. 322/89. Tale disciplina assume carattere speciale rispetto a quella generale dell’accesso ai documenti amministrativi (legge n.241/1990) e si fonda sul principio di imparzialità. In genere l’accesso a dati elaborati è consentito a tutti ed è sufficiente la richiesta 15 del soggetto interessato; l’ accesso a dati elementari per necessità di ricerca viene consentito invece solo su richiesta motivata soggetta ad autorizzazione del Presidente dell’Istat. 3.3 Le Fonti Ufficiali Internazionali. La crescente integrazione a livello internazionale e l’importanza di disporre di statistiche attendibili e omogenee per valutare e confrontare la situazione dei diversi Paesi e coordinare e indirizzare gli interventi di policy ha portato le principali istituzioni internazionali alla costituzione, nel loro ambito, di specifici uffici statistici e produzioni statistiche orientate al perseguimento di diversi obiettivi. L’attività di questi uffici è coordinata per garantire la possibilità di confronti e per evitare inutili duplicazioni. EUROSTAT e ESS A livello europeo, la consapevolezza dell’importanza di supportare le decisioni, la programmazione e l’implementazione delle politiche comunitarie con una produzione statistica attendibile e soprattutto omogenea e confrontabile è nata parallelamente al processo di creazione della Comunità europea. Con l’obiettivo di costruire una produzione statistica a livello europeo che rispondesse a queste caratteristiche fu istituito il Sistema Statistico Europeo (ESS, European Statistical System). Del Sistema fa parte EUROSTAT, che è l’Ufficio Statistico delle Comunità Europee, e tutti gli organismi statistici ufficiali degli stati membri e di Islanda, Norvegia e Liechtenstein. Il rispettivo ruolo delle istituzioni europee nella produzione delle statistiche ufficiali, in particolare della Commissione attraverso Eurostat e della BCE è definito all’art. 285 del Trattato e dallo Statuto del Sistema europeo delle Banche Centrali e della BCE. Le rispettive responsabilità delle Istituzioni comunitarie e della BCE sono sancite nel “Memorandum of Understanding on Economic and Financial Statistics” del 2003. Nell’area delle statistiche relative alla bilancia dei pagamenti, la BCE (tramite il DG, Directorate General Statistics) ha come priorità quella di curare le statistiche relative al conto finanziario e ai redditi da investimenti, mentre la Commissione (Eurostat) deve occuparsi di tutte le altre voci delle partite correnti e del conto dei movimenti di capitale. 16 Il compito di Eurostat è quello di fornire all’Unione Europea informazioni statistiche armonizzate a livello europeo che permettano i confronti tra paesi e regioni. L’ESS agisce come un network; Eurostat, in stretta cooperazione con le autorità nazionali, ha il compito di coordinare l’armonizzazione delle statistiche. Il Sistema statistico europeo coordina il suo lavoro anche con gli organismi internazionali come OCSE, ONU, Fondo Monetario Internazionale e Banca Mondiale. I principali obiettivi dell’ESS sono definiti nel Programma Statistico che viene formulato ogni cinque anni. Il programma Statistico sintetizza le principali politiche a livello Comunitario come segue: • Unione Economica e Monetaria: comprende tutte le statistiche relative alla Fase III dell’UME e al Patto di Stabilità e di Crescita. • Allargamento dell’UE: comprende gli indicatori statistici di maggiore rilievo per le negoziazioni di accesso e per l’integrazione dei Paesi candidati a far parte dell’Unione • Competitività, sviluppo sostenibile e Agenda sociale: in particolare, include le statistiche sul mercato del lavoro, dell’ambiente, dei servizi, delle condizioni di vita, dell’immigrazione e dell’Europa digitale. • Indicatori strutturali: ulteriore consolidamento del lavoro sugli indicatori richiesti dal consiglio europeo di Lisbona. Principali Temi coperti dale Statistiche dell’ESS: • Statistiche generali e regionali • Economia e Finanza • Popolazione e condizioni sociali • Industria, commercio e servizi • Agricoltura e pesca • Commercio Estero • Trasporto • Energia e ambiente • Scienza e tecnologia 17 OCSE L’ OCSE raccoglie le statistiche relative all’analisi dello sviluppo economico e sociale avvalendosi di analisti interni, comitati, gruppi di lavoro e con il coinvolgimento delle autorità di governo nazionali e altre istituzioni e agenzie statistiche degli stati membri. L’organizzazione delle attività statistiche dell’OCSE è basata su un sistema decentrato, costituito da un Direttorato Statistico centrale (STD) e di otto Direttorati responsabili di studi analitici e analisi di policy. Il Direttorato Statistico si occupa delle statistiche macroeconomiche (bilanci nazionali, indicatori economici di breve periodo, commercio internazionale, etc.) e di alcune statistiche in campo sociale o delle imprese. Gli altri Di rettorati si occupano della maggior parte delle altre attività statistiche. La maggior parte della produzione statistica dell’ OCSE è accessibile liberamente al pubblico tramite il portale statistico dell’OCSE, in formato cartaceo ed elettronico (www.oecd.org/statistics). Le amministrazioni governative e alcune organizzazioni e agenzie possono avere accesso all’intera produzione statistica dell’OCSE tramite il servizio Extranet (Olisnet). FMI Il Fondo Monetario Internazionale produce una serie di pubblicazioni con diverse periodicità, disponibili mediante ordinazione o sottoscrizione. La più rilevante, anche ai fini dell’attività di sorveglianza del Fondo, è il “World Economic Outlook”, con frequenza semestrale, che presenta le analisi e le previsioni sullo sviluppo economico nei principali gruppi di Paesi classificati per area geografica, livello di sviluppo etc. Il Fondo produce anche l’IFS, “International Financial Statistics”, una fonte di informazioni statistiche di portata internazionale che copre tutti gli aspetti di finanza internazionale e domestica. La banca dati contiene, per molti Paesi, dati relativi ai problemi dei pagamenti internazionali e su inflazione e deflazione, sui tassi di cambio, sulla liquidità internazionale, tassi di interesse, prezzi, produzione, transazioni internazionali, bilanci pubblici nazionali, etc, disponibili anche on-line previa sottoscrizione. La produzione statistica del Fondo Monetario Internazionale: 18 • Pubblicazioni principali: • World Economic Outlook • Annual Report • Global Financial Stability Report • Altre pubblicazioni periodiche: • IMF Survey (pubblicato ogni due settimane) • Finance & Development (trimestrale) • IMF Staff Papers • IMF Research Bulletin (trimestrale) • Sono disponibili liberamente sul sito del FMI: • Working Papers • Country Reports • Economic Issues • Policy Discussion Papers ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) La Divisione statistica dell’ONU raccoglie statistiche da varie fonti internazionali e produce aggiornamenti a livello globale come lo Statistical Yearbook, il World Statistics Pocketbook e i vari yearbooks su argomenti statistici definiti. La Divisione statistica, svolgendo un ruolo centrale nell’ambito della produzione statistica a livello internazionale, fornisce anche ai vari Paesi specifiche, studi e informazioni riguardo i metodi migliori volti a raccogliere e organizzare le informazioni, con l’obiettivo di rendere i dati omogenei e confrontabili. Le principali funzioni della Divisione statistica dell’ONU sono: • La raccolta, elaborazione e diffusione delle informazioni statistiche. La Divisione fornisce un centro di dati relativi al commercio internazionale, energia, industria, ambiente, trasporto, e statistiche demografiche e sociali raccolti da fonti nazionali e internazionali. 19 • La definizione di standard dei metodi statistici, dei metodi di classificazione e delle definizioni adottate da organismi internazionali e l’ assistenza ai Paesi membri a livello di consulenza o di formazione per sviluppare e migliorare i loro sistemi di produzione statistica. • Il programma tecnico di cooperazione. • Il coordinamento deli programmi e delle attività statistiche internazionali (anche attraverso il Committee for the Coordination of Statistical Activities (CCSA) BCE Il sistema statistico della Banca centrale Europea ha come obiettivo prevalente quello di sostenere la politica monetaria della Banca e gli altri compiti attribuiti all’Eurosistema e al Sistema Europeo delle Banche Centrali (SEBC). Le statistiche della Banca Centrale Europea sono prodotte in collaborazione con le Banche centrali nazionali, e in alcuni casi, altre autorità nazionali, che forniscono alla BCE i dati rilevati e aggregati a livello nazionale. La BCE costruisce su queste basi gli aggregati a livello europeo. La BCE lavora inoltre in stretta collaborazione con le Istituzioni della Comunità Europea. La ripartizione dei compiti e delle responsabilità informative tra la BCE e della Commissione Europea (tramite Eurostat), come si detto, è esplicitamente definita nel “Memorandum of Understanding on Economic and Financial Statistics” (Marzo 2003). Le principali statistiche pubblicate dalla BCE riguardano: 1. I mercati Monetari, bancari e Finanziari. I principali aggregati monetari sono calcolati facendo riferimento al settore delle Istituzioni monetarie e finanziarie, la cui definizione è più ampia di quella di “istituzioni creditizie” (comprende ad esempio alcuni fondi del mercato monetario) ma le informazioni comprendono anche istituzioni finanziarie non incluse in questo settore. La BCE fornisce anche dati mensili sui titoli di debito o azionari e pubblica indicatori strutturali sul settore bancario e fondi di investimento nell’area Euro, nonché statistiche sul volume e il valore dei pagamenti. La BCE fornisce inoltre statistiche sul ruolo internazionale dell’euro e gli indici di cambio effettivi per l’euro in termini nominali e reali, utilizzando vari deflatori. 2. Bilancia dei pagamenti e altre statistiche esterne 20 La BCE pubblica una bilancia dei pagamenti mensile per l’area Euro, mostrando le principali transazioni tra residenti dell’area e non residenti. 3. Movimenti di capitale Il conto dei movimenti di capitale comprende transazioni finanziarie e bilancio finanziario per tutti I settori economici nell’area euro, mostrando le interrelazioni tra questi settori e tra questi e il resto del mondo. 4. Statistiche sulla finanza pubblica dei governi In particolare: a) entrate e uscite; b) indebitamento; c) rapporto tra deficit e variazioni del debito in ciscun Paese dell’UE e tra area euro e il totale dell’UE.. 5. Statistiche relative all’indice armonizzato dei prezzi al consumo (HICP), altri prezzi, costi, output e mercato del lavoro. La maggior parte delle statistiche della BCE è pubblicata in comunicati stampa e nella sezione “Euro area statistics" del bollettino mensile della Banca. Le statistiche sui più recenti sviluppi economici nell’area euro e dei Membri dell’UE sono anche sintetizzate nello “Statistics Pocket Book” (statistiche “formato tascabile”) che contiene anche vari confronti tra area Euro, UE, USA e Giappone. Tutte le statistiche sono disponibili gratuitamente e si trovano anche nel sito della BCE (www.ecb.int). Prodotti statistici della BCE • Comunicati stampa statistici • Bilanci dei pagamenti dell’area euro • Statistiche sui fondi di investimento dell’area euro • Statistiche sulle emissioni azionarie dell’aera euro • Finanziamenti e investimenti finanziari nell’area euro • Statistiche sui tassi di interesse delle Istituzioni Monetarie e Finanziarie (IMF) 21 • Sviluppi monetari nell’area euro Pubblicazioni 4 • Bollettino mensile • Statistics Pocket Book Le fonti dirette I dati e le informazioni rilevate in via indiretta attraverso le banche dati e le fonti statistiche ufficiali o non ufficiali, pubbliche o private, non sempre sono sufficientemente specifiche e articolate da soddisfare pienamente le esigenze informative dei soggetti preposti ad attività di regolazione. In alcuni casi può essere sufficiente rielaborare le informazioni reperite in via indiretta e finalizzarle all’oggetto dell’indagine regolatoria; in altri casi sarà necessario raccogliere altre informazioni o integrare le informazioni esistenti attraverso la rilevazione diretta delle statistiche necessarie all’analisi di impatto. Nel caso in cui il tipo di fabbisogno informativo sia ricorrente, emerge l’opportunità di non disperdere i risultati delle rilevazioni, ma piuttosto dare sistematicità e periodicità alla raccolta di determinate informazioni e creare le basi per costruire banche dati interne specifiche su determinate materie. La rilevazione diretta delle informazioni statistiche avviene fondamentalmente mediante il ricorso alle consultazioni (si veda La Spina e Cavatorto, op. cit.). La consultazione dei destinatari e di soggetti competenti sulla materia regolata permette di raccogliere informazioni, dati ed opinioni specifiche e non acquisibili da altre fonti. La scelta della tecnica di consultazione da utilizzare deve tener conto: • della difficoltà e dei tempi di realizzazione; • dell’attendibilità dei risultati ottenibili; • dell’utilità e dell’esaustività dei risultati . 22 L’attività di consultazione richiede un’attenta analisi delle problematiche connesse alla rilevazione e alla interpretazione dei dati nonché delle principali tecniche di consultazione e delle loro prerogative. 23 Figura 3: Pianificazione delle consultazioni: Provvedimento Obiettivi dell’analisi Scelta della metodologia di analisi Scelta dei destinatari dell’indagine Scelta del metodo di consultazione Scelta dei quesiti da sottoporre Elaborazione e interpretazione dei risultati Conclusioni Per cominciare, particolare attenzione deve essere posta sulla scelta dei soggetti cui indirizzare la richiesta di informazioni. Tali soggetti possono essere classificati secondo il carattere di riservatezza delle richieste di informazioni che devono essere loro indirizzate, dalla specificità della materia, del tipo di competenze o dell’area coperta. Altrettanto importante è la corretta e chiara precisazione delle richieste informative e degli obiettivi che queste devono soddisfare, 24 affinché le risposte date e le informazioni fornite possano essere altrettanto chiare ed appropriate. Non bisogna infine trascurare la necessità di verificare la provenienza delle informazioni, per giudicare la loro attendibilità e la direzione di possibili distorsioni. Ad esempio, la quantificazione dei costi e dei benefici relativi alla destinazione di un’ area comune a parco pubblico piuttosto che a parcheggio sarà diversa a seconda dei soggetti consultati. E’ presumibile una sovrastima dei costi da parte delle famiglie con bambini o con animali residenti in zona o delle associazioni ambientaliste, e una sottostima dei benefici del parco da parte di automobilisti che lavorano o risiedono in zona e che devono raggiungerla con mezzi propri. Al fine di interpretare correttamente o poter confrontare le informazioni raccolte è necessario conoscere e verificare gli assunti sui quali si basano i dati o le informazioni fornite. Quale sarà il costo di costruzione del parcheggio? A quali tassi di interesse si è fatto riferimento nell’attualizzazione di questi costi? Non bisogna inoltre trascurare la dinamica del fenomeno da analizzare: quanti sono i potenziali fruitori del parcheggio nell’immediato e qual è il tasso previsto di crescita del loro numero negli anni a venire? Per la verifica dei dati acquisiti e per la correzione di eventuali distorsioni può essere utile confrontare i dati rilevati con indici e parametri di riferimento (“benchmark”) nazionali o internazionali. Per il successo della rilevazione è necessario il coinvolgimento di tutte le parti a vario titolo interessate dall’oggetto dell’AIR. Il processo di rilevazione deve essere quindi il più possibile diffuso, aperto e trasparente. In particolare devono essere coinvolti cittadini, gruppi di interesse ed imprese 8 . L’attendibilità delle informazioni rilevate dipende, in particolare: a) dalla tempestività delle consultazioni; b) dall’incentivo dei soggetti interessati a fornire informazioni distorte; c) dalla pertinenza dei dati raccolti rispetto alle finalità dell’analisi. Tra le tecniche di consultazione più utilizzate emergono le seguenti: o focus groups; 8 Cabinet Office, Code of practice on written consultation, novembre 2000 (http://www.cabinet-office.gov.uk/ servicefirst/index/consultation.htm). 25 o panel; o interviste semistrutturate; o inchieste campionarie o notice-and-comment, ossia divulgazione di un documento di consultazione con richiesta di risposte in forma scritta. Senza entrare nel dettaglio delle specifiche tecniche, ben illustrate ad esempio nel lavoro citato di La Spina e Cavatorto, vale la pena esaminare i punti di forza e di debolezza delle stesse ai fini della loro utilizzabilità per finalità di analisi di impatto della regolamentazione. Per valutare la validità delle diverse tecniche e la significatività delle informazioni che esse possono produrre, è necessario analizzare le caratteristiche di tali informazioni in termini di 9 : o rappresentatitività, o attendibilità o esaustività Per essere rappresentative, cioè tali da riprodurre le caratteristiche e gli atteggiamenti della popolazione di riferimento, le informazioni devono essere raccolte partendo da un elevato numero di soggetti consultati che abbiano affinità con la materia oggetto di indagine10 . Poiché quasi tutte le indagini sono campionarie, ossia riguardano un campione della popolazione e non l’intera popolazione, la regola del pollice prevede che i risultati siano tanto più attendibili quanto più è alta la numerosità del campione. Tuttavia la costruzione di un campione molto vasto, oltre ad essere costosa in termini di tempo e di risorse, non necessariamente è efficiente e efficace a raggiungere una maggiore attendibilità dei risultati. Se la variabilità delle informazioni è limitata, ossia se i dati raccolti dai diversi soggetti inclusi nel campione sono abbastanza simili tra loro, un campione anche limitato della popolazione esistente produce risultati molto simili a quelli dell’intera popolazione, e quindi il campione risulta comunque rappresentativo dell’universo, ovvero “statisticamente significativo”. Inoltre, con particolare riferimento alle indagini di valutazione di impatto nelle quali l’attendibilità delle informazioni raccolte dipende fortemente dalle competenze 9 A. Marrani, G. Gasperoni, (a cura di): Costruire il dato; vizi e virtù di alcune tecniche di raccolta delle informazioni, Franco Angeli, Milano, 1992. 10 A. Marrani, Casuale e rappresentativo: ma cosa vuol dire? In Ceri, P. (a cura di) , Politica e sondaggi, Rosenberg E Sellier, Torino, 1997, pp.23-87. 26 dei soggetti che le forniscono sulla specifica materia da regolare, esiste un trade-off tra numerosità del campione e livello di competenza dei soggetti inclusi per cui un aumento della numerosità del campione potrebbe ridurre piuttosto che aumentare la rappresentatività dello stesso. Nel caso che a noi interessa, ossia quando le consultazioni hanno l’obiettivo di valutare l’impatto della regolamentazione, considerati i tempi stretti con cui generalmente deve essere condotta e conclusa l’analisi, può essere più efficace un’ indagine svolta su un numero più limitato di soggetti che però siano identificati e scelti per la loro forte competenza sulle materie oggetto del provvedimento normativo. La rappresentatività del campione incide anche sulla attendibilità dei risultati. Tuttavia sull’attendibilità dei risultati può influire in maniera significativa l’abilità del soggetto che conduce le indagini nell’impostare la consultazione e nel fronteggiare e risolvere i problemi di asimmetria informativa tra regolatore e “regolato”. In questo senso le analisi basate sui focus groups, che consistono nel mettere insieme piccoli gruppi portatori di specifici interessi nella materia da regolare e spesso con visioni contrapposte e farli interagire creando una sorta di contraddittorio, permette di far emergere punti di vista diversi e motivazioni e approfondire gli argomenti della discussione, attutendo in maniera significativa le asimmetrie informative 11 . La presenza di asimmetrie informative, ossia il fatto che l’agente (soggetto regolato) abbia più informazioni del principale (regolatore), costituisce nella teoria economica uno dei principali motivi di fallimento del mercato, con il conseguente rischio di “cattura” del regolatore, che rischia di essere assoggettato agli interessi specifici dei soggetti regolati non per propria volontà o per esigenze politiche ma semplicemente per la mancanza di una chiara e completa visione della materia da regolare. Affinché le informazioni raccolte, oltre che rappresentative e attendibili siano anche esaustive, è importante un’ attenta definizione dei contenuti delle richieste. Le domande da porre ai soggetti consultati, devono essere mirate allo scopo e in grado di coprire l’argomento. Anche in questo i focus groups possono avere il pregio di far emergere anche questioni che possono essere sfuggite al regolatore in una prima analisi del provvedimento, arricchendo implicitamente i contenuti dell’indagine. Tuttavia non sempre l’interazione tra portatori di interessi diversi porta ai risultati sperati e in alcuni casi può risultare addirittura controproducente, inibendo alcuni interlocutori e privandoli della possibilità di esporre liberamente i propri punti di vista. Anche in 11 T.L. Greenbaum, The handbook for focus Group Research, Sage, London, 1998. 27 questo caso il successo della consultazione sta nella sensibilità e nella capacità del soggetto preposto all’analisi di valutare l’opportunità di separare alcuni gruppi. L’analisi panel, consiste nel creare gruppi competenti sulle materie da analizzare, che vengono intervistati su uno stesso argomento o su più argomenti (panel multiscopo) in momenti successivi con domande chiuse o aperte. I panel possono essere piccoli o grandi a seconda della numerosità del gruppo intervistato, con le predette conseguenze sulla significatività del campione in termini di rappresentatività statistica rispetto all’universo di riferimento o dell’attinenza con la materia. In genere i panel di grosse dimensioni sono più facilmente sottoposti a domande chiuse e su più argomenti. Questo compromette l’esaustività dell’indagine nonché la validità e l’attendibilità delle risposte che più facilmente saranno su alcuni argomenti e per alcune persone intervistate date a caso, o potrebbero per lo stesso soggetto essere diverse in momenti di tempo successivi, facilitando la presenza di distorsioni. Per i piccoli panel è più facile per l’analista valutare la competenza dei soggetti inclusi nel campione, la presenza di interessi specifici o di eventuali incentivi a dare informazioni distorte. Le interviste semistrutturate si basano su questionari più o meno dettagliati, che possono lasciare più o meno flessibilità a chi conduce le interviste nell’approfondire i temi. Se il soggetto che conduce e costruisce le interviste e elabora e interpreta i risultati è abile, tale sistema di rilevazione delle informazioni può dare ottimi risultati a fronte di un dispiego di tempo e di risorse abbastanza limitato. Tuttavia, è estremamente difficile poter separare o comunque identificare in questo tipo di interviste interessi diversi che possono aver guidato il tipo di risposte. E’ un indagine utile a scopo esplorativo, al fine di identificare costi e benefici che non si conoscono, ma non dà informazioni attendibili sul peso e la quantificazione di questi costi e benefici. L’indagine campionaria consiste nel costruire campioni statisticamente rappresentativi della o delle popolazioni di riferimento cui sottoporre domande a risposta chiusa, ossia ben definite e con quesiti a risposta multipla ma già determinata. Tale tecnica è particolarmente utile per identificare il valore di beni o benefici che non hanno un prezzo di mercato e che sono difficili da quantificare, quindi quando sia opportuno rilevare delle preferenze. Tuttavia l’indagine richiede tempi abbastanza lunghi e difficilmente compatibili con le esigenze dell’analisi di impatto della regolazione. La definizione statistica del campione, la predisposizione delle ipotesi che sostengono le domande e le possibili risposte contenute nel questionario, l’elaborazione dei risultati, sono tutte attività che richiedono un notevole dispendio di tempo nonché di risorse umane e finanziarie. 28 Inoltre, quando l’obiettivo è quello di valutare l’impatto della regolazione, è piuttosto difficile che emergano ipotesi e conseguenze ben definite e identificabili a priori. Oggi è molto frequente e diffusa la tecnica che consiste nel diffondere e rendere pubblico, anche tramite internet, un documento di consultazione predefinito con domande anche complesse che permettono di acquisire pareri specifici e approfondimenti di questioni anche tecniche (notice and comment). Le Autorità indipendenti utilizzavano questo strumento di analisi e valutazione preventiva per l’emanazione di atti di propria competenza anche prima che l’art. 12 della legge di semplificazione n. 229/03 estendesse anche a tali soggetti l’obbligo di dotarsi di forme e metodi strutturati di Analisi di impatto della regolamentazione (e’ recente un documento di consultazione dell’Autorità per l’energia sulle stesse modalità di implementazione dell’Analisi di Impatto della Regolamentazione nell’Autorità). Anche le istituzioni europee fanno ampio ricorso a tale strumento di consultazione (vari “libri verdi” della Commissione europea finalizzati a raccogliere le opinioni dei diversi Paesi membri su specifiche materie per indagare sul grado di consenso di iniziative di regolazione a livello europeo). Il metodo ha l’enorme vantaggio di poter coinvolgere potenzialmente un campione molto vasto di individui, con enormi vantaggi i termini di rappresentatività statistica del campione ma anche di diffusione dell’informazione e di impatto sull’opinione pubblica. Tuttavia il metodo può avere effetti enormemente selettivi sui soggetti effettivamente coinvolti nelle risposte e distorsivi sul contenuto delle risposte. E’ infatti pacifico ritenere che senza un coinvolgimento specifico, solo i soggetti fortemente interessati dalla materia parteciperanno attivamente alla rilevazione delle informazioni. Il che può essere positivo, da un lato, perché la metodologia permette di praticare una sorta di selezione automatica dei soggetti maggiormente coinvolti e competenti nelle materie stabilite. Tuttavia essa non è idonea a rappresentare tutte le preferenze, anche quelle dei portatori di interessi meno specifici ma altrettanto rilevanti, che potrebbero essere esclusi dal processo o per difficoltà di accesso o scarsa conoscenza dei mezzi informatici, o per scarsa informazione o semplicemente per mancanza di tempo o per una non adeguata valutazione della possibile importanza di una risposta marginale. Qualunque sia la tecnica utilizzata, come si è più volte ribadito, è fondamentale studiare e preparare anticipatamente e con attenzione il contenuto delle richieste; includere richieste che implicano risposte chiuse e non generiche e infine inserire tra le richieste informazioni idonee a verificare le fonti e l’attendibilità delle risposte. 29 La prima domanda da porsi per capire quali dati e informazioni devono essere raccolte, è quali sono gli obiettivi e le finalità dell’analisi. Una chiara spiegazione degli obiettivi aiuta i soggetti intervistati a finalizzare le risposte fornendo solo le informazioni realmente attinenti con la materia da regolare; allo stesso tempo aiuta il regolatore ad articolare le domande in maniera corretta ed esaustiva. Una seconda questione importante riguarda la metodologia di analisi. A seconda delle circostanze e del provvedimento in oggetto, l’analisi di impatto può essere condotta utilizzando diverse metodologie. 12 Alcune di queste metodologie richiedono solamente la stima dei costi di conformità per i soggetti destinatari del provvedimento. La scelta di tale metodologia di analisi permette di circoscrivere non solo la tipologia dei dati che devono essere raccolti (solo i costi, e tra i costi solo quelli necessari ad adeguarsi al provvedimento) ma anche i soggetti destinatari delle consultazioni. L’analisi del rischio implica la rilevazione delle informazioni relative al rischio percepito dalla popolazione rispetto a un evento da sottoporre a regolazione. Sarà necessario in questo caso rilevare anche informazioni sulle probabilità che l’evento di cui si vuole coprire o ridurre il rischio accada, e informazioni idonee a stimare il rischio reale accanto a quello percepito dai soggetti intervistati. Ad esempio, nonostante i dati empirici dimostrino il contrario, il rischio di mortalità attribuito dagli individui a incidenti automobilistici è generalmente inferiore a quello attribuito a malattia o ad altri incidenti. Sia il rischio reale che il rischio percepito sono rilevanti ai fini della valutazione del tipo e del livello di regolazione da applicare. 13 Tuttavia, se il rischio reale è molto diverso da quello percepito, è importante raccogliere informazioni che permettono di valutare anche il rischio effettivo ed eventualmente le domande delle consultazioni potrebbero già contenere alcune indicazioni relative al “vero” livello di rischio. I benefici del provvedimento, che è necessario valutare quando si utilizzi la diffusa tecnica dell’analisi costi benefici, sono più difficili da quantificare rispetto ai costi. Inoltre la metodologia di analisi richiede per quanto possibile che tali benefici vengano espressi in termini monetari 14 . Esiste un’ enorme letteratura relativa ai metodi di valutazione dei beni non scambiati sul mercato e 12 v. L. Cavallo, L’impatto economico della regolamentazione e l’analisi economica dell’ impatto della regolamentazione, in: Nicola Greco (a cura di), Introduzione alla “Analisi d’impatto della regolamentazione”, SSPA, 2003 13 R.B. Cumming. Is risk assessment a science? In Risk Analysis 1:1-3, 1981. 14 OCSE, Regulatory impact Analysis: Best Practice in OCD Countries, 1997. 30 che quindi non hanno un valore monetario. Gli esempi tipici di tali beni sono la salute, la sicurezza, i benefici ambientali. 15 La valutazione di questi beni si basa sulla “disponibilità a pagare” degli individui o nel “costo opportunità”. La disponibilità a pagare può essere determinata con metodi: o diretti; o indiretti. I metodi diretti consistono nella rivelazione delle preferenze dei soggetti. La tecnica di rivelazione delle preferenze, detta anche metodo delle valutazioni contingenti, si avvale in genere di indagini campionarie e di interviste personali dirette 16 . Il difetto di questo metodo è che è plausibile attendersi differenze significative nelle dichiarazioni relative a pagamenti ipotetici e quelle relative ad esborsi reali. I metodi indiretti consistono nel dedurre le preferenze attraverso l'osservazione dei comportamenti dei soggetti. Tra questi metodi rientrano il metodo delle analogie di mercato, il metodo dei prezzi edonici, il metodo dei costi di trasporto 17 . 15 W. K. Viscusi,, The Value of Risks to Life and Health, Journal of Economic Literature, n. 31, 1993, pp.1912-1946. 16 J.A. Hausman (acura di) Contingent valuation: a critical assessment, North Holland, Amsterdam, 1993. 17 A.E. Boardman, et al., Cost-Benefit Analysis – concept and practice, Prentice Hall, 1996 e F. Nuti, La valutazione economica delle decisioni pubbliche – Dall’analisi costi-benefici alle valutazioni contingenti, Giappichelli editore, Torino, 2001. 31 Figura 4: Valutazione dei beni non scambiati sul mercato: Criterio della “Disponibilità a pagare” Metodi indiretti (preferenze “rivelate”) Metodi Diretti (preferenze “rilevate”) Valutazioni contingenti (indagini campionarie, Interviste) Analogie di mercato “Prezzi ombra” Prezzi “edonici” Costi di trasporto Brevemente, il metodo delle analogie di mercato consiste nel dedurre il valore del bene non scambiato sul mercato utilizzando come prezzo “ombra” quello di beni scambiati sul mercato che presentano caratteristiche simili. Tale metodo tuttavia prescinde dalla considerazione di tutte le variabili che concorrono a determinare i valori dei beni scambiati sul mercato e che potrebbero essere fortemente disomogenee con quelle relative ai beni da valutare. Il metodo dei prezzi edonici permette invece di considerare tutte le più importanti variabili che influenzano il valore di un asset e di isolare il contributo della caratteristica interessata: la variazione del prezzo di un bene in relazione alla variazione di una delle caratteristiche indicate (mantenendo le altre costanti) rappresenta il prezzo edonico di quella caratteristica. Ad esempio, il valore di un parco pubblico può essere stimato sulla base della differenza di valore di due appartamenti con le stesse caratteristiche situati uno in prossimità del parco e l’altro più lontano. Il metodo dei costi di viaggio viene adoperato per calcolare il valore dei siti culturali o ricreativi e si basa sul calcolo del costo totale che le persone sostengono per raggiungere una certa località. Questa sintetica descrizione dei metodi di valutazione dei beni non scambiati sul mercato da’ un’idea delle informazioni che devono essere 32 raccolte nelle consultazioni e nelle modalità con cui queste devono essere condotte. Le consultazioni sono in genere il metodo più utilizzato per effettuare valutazioni contingenti, poiché permettono di far dichiarare direttamente agli individui le proprie preferenze su un determinato bene o provvedimento. Poiché tuttavia esiste una forte probabilità che in presenza di domande ipotetiche i soggetti intervistati attribuiscano ai beni, per motivi opportunistici, valori non attinenti alla realtà, è opportuno strutturare e organizzare le domande e le interviste in modo da minimizzare le distorsioni, ed eventualmente raccogliere informazioni complementari che possano aiutare a fare induzioni sul vero valore attribuito al bene in questione (passando dalla rilevazione diretta a quella indiretta). La scelta delle modalità di consultazione e delle domande contenute non può quindi prescindere dalle specifiche esigenze informative. L’esperienza internazionale dimostra inoltre l’utilità di fornire, oltre alla domanda, una stima molto approssimativa o “rozza”, della risposta, ovvero del valore che si vuole rilevare, avvalendosi eventualmente di parametri e indici nazionali o internazionali. Questo serve da un lato a forzare il soggetto intervistato a fornire informazioni quantitative precise, piuttosto che valutazioni generiche e approssimate. Dall’altro, se si dispone di benchmark sufficientemente attendibili, di evitare che siano proposti dati e valutazioni poco ancorate alla realtà. Il confronto con eventuali indici e parametri nazionali o internazionali è anche fondamentale per la verifica dell’attendibilità dei dati e delle informazioni fornite e della interpretazione dei risultati delle consultazioni. 5 L’interpretazione dei dati I dati e le informazioni, per garantire un’analisi corretta e efficace, devono presentare alcune caratteristiche fondamentali. La prima caratteristica è l’omogeneità. L’omogeneità della procedura di analisi e dei dati raccolti è indispensabile a poter effettuare quei confronti nel tempo e nello spazio che sono essenziali nell’analisi della regolamentazione. A tal fine sarebbe preferibile che le diverse inchieste fossero condotte da uno stesso soggetto incaricato anche di curare la raccolta e l’organizzazione dei relativi documenti. Anche lo schema di organizzazione e classificazione dei dati e delle informazioni deve essere identico per tutte le fonti. Per rispondere alla comune esigenza di creare sistemi informativi omogenei in grado di garantire la confrontabilità dei dati, i diversi organismi nazionali e internazionali si sono attivati 33 promuovendo processi di collaborazione e coordinamento delle loro attività e di definizione di standard comuni nella raccolta, elaborazione e classificazione dei dati e nella definizione delle variabili. A livello internazionale, l’ONU ha formulato diverse raccomandazioni sullo sviluppo di standard nella raccolta e diffusione delle statistiche, che sono state di guida e di indirizzo ai singoli Paesi e hanno sollecitato l’istituzione di Sistemi statistici nazionali o regionali (recentemente è uscito un paper di discussione sulla revisione delle raccomandazioni in merito agli standard delle statistiche preparato dalla Divisione statistica delle Nazioni Unite, UNSD) 18 . L’omogeneità dei dati può essere definita nel tempo, quando si dispone di serie storiche di dati, o nello spazio. E’ opportuno indicare chiaramente le cause di scarsa omogeneità delle informazioni. In alcuni casi tali cause non sono superabili, e eventuali confronti basati su questi dati sarebbero non attendibili e non opportuni. In altri casi è possibile identificare meccanismi idonei ad aggiustare i dati per renderli confrontabili. Ad esempio, una serie storica di dati in cui le stesse informazioni sono state rilevate in momenti diversi utilizzando metodologie diverse o campioni di popolazione diversi presenta una frammentarietà difficilmente superabile e che non permette confronti. Confronti sui dati monetari europei rilevati prima e dopo l’introduzione dell’euro come moneta unica sono invece possibili utilizzando il marco come valuta di riferimento a livello europeo; in periodi di prezzi instabili le correzioni per il livello di inflazione permettono di confrontare livelli di tassi di interesse o di altre variabili espresse in termini reali permettendo di valutare la loro evoluzione nel tempo; imprese molto diverse possono essere confrontate suddividendole in gruppi omogenei per settore di attività o per dimensione così come in genere tutti i confronti nello spazio possono essere fatti attraverso opportune suddivisioni del campione in gruppi omogenei. In altri casi l’omogeneità può essere ottenuta tramite sistemi di conversione (in una stessa valuta o una stessa unità di misura), o avvalendosi di numeri indice (ad esempio, due imprese di dimensioni diverse possono essere confrontate facendo riferimento non al fatturato ma al fatturato per addetto; non al livello del debito ma del debito sul totale dell’attivo, e così via). I confronti tra elementi eterogenei possono essere fatti riconducendo tali elementi a valori monetari avvalendosi delle tecniche discusse in questo lavoro 19 . 18 UNSD, Revision of the international recommendations for statistics on economic activities, 2005. 19 A. Zuliani, Sistemi di indicatori per la valutazione. Presupposti normativi, compiti e potenzialità della misurazione statistica per la valutazione delle politiche pubbliche, 2001, mimeo. 34 Appurato che l’insieme di dati raccolti è omogeneo, è necessario archiviare questi dati ordinatamente per facilitare il loro utilizzo successivo, avvalendosi di procedure in grado di garantire una perdita di informazioni minima o addirittura nulla. L’archiviazione è soprattutto utile quando i dati sono raccolti tramite rilevazione diretta, per valorizzare il lavoro svolto e non disperderne i risultati, che potrebbero essere utilmente utilizzati non solo per l’analisi in corso ma anche per eventuali analisi future. Considerato che in genere il fabbisogno informativo di base di una stessa amministrazione è simile e si ripete nel tempo anche se i provvedimenti sono diversi, un meccanismo di archiviazione e organizzazione dei dati efficiente pone le basi per la costruzione di una base dati interna all’amministrazione, che potrebbe essere aggiornata periodicamente e arricchita gradualmente con enormi benefici per le valutazioni di impatto della regolazione e semplificazione delle relative attività. L’archiviazione comporta una selezione dei dati ed una loro organizzazione in classi; le informazioni contenute nella fonte sono estrapolate e catalogate in base a determinati criteri, con il risultato di avere una serie di contenitori comprendenti ognuno soltanto informazioni omogenee fra loro. Per favorire la costruzione di propri archivi omogenei da parte delle pubbliche amministrazioni, l’Aipa ha emanato nel settembre del 2000 delle “Linee guida alla realizzazione dei sistemi di protocollo informatico e gestione dei flussi documentali nelle pubbliche amministrazioni” 20 , nelle quali vengono definite le regole di ordinamento, classificazione e archiviazione di tutti i documenti che vengono prodotti, utilizzati, e mantenuti dalle istituzioni pubbliche nell’esercizio delle attività amministrative. 21 Il dpr 445 del 2000 impone alle amministrazioni pubbliche di istituire un servizio per la tenuta del protocollo informatico, della gestione dei flussi documentali e degli archivi al quale deve essere preposto un dirigente o funzionario, comunque in possesso di idonei requisiti professionali. Poiché una delle principali motivazioni alla base della necessità di migliorare la tenuta e la gestione delle informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni è quella di migliorare il servizio reso ai cittadini, la legge 7 giugno 2000, n. 150 disciplina le attività di informazione e di comunicazione delle pubbliche amministrazioni. Accanto a quello dell’omogeneità dei dati, un altro dei problemi che l’analista deve avere sempre in mente nell’interpretazione dei dati raccolti è quello della distorsione nelle informazioni. 20 Autorità per l’informatica nella Pubblica Amministrazione, Linee guida alla realizzazione dei sistemi di protocollo informatico e gestione dei flussi documentali nelle pubbliche amministrazioni (GEDOC 2), settembre 2000. 21 Autorità per l’informatica nella Pubblica Amministrazione, op. cit. 35 Come si è già discusso con riferimento alle consultazioni, il problema delle distorsioni è particolarmente rilevante per le informazioni ottenute mediante rilevazione diretta. I principali motivi per cui le informazioni possono essere rappresentazioni distorte della realtà sono: a) distorsioni dovute a errori di campionamento o alla scarsa rappresentatività del campione oggetto di analisi; b) distorsioni dovute al meccanismo di rilevazione delle informazioni; c) distorsioni dovute a comportamenti strategici dei soggetti intervistati (free riding, cattura del regolatore); d) distorsioni dovute alla tempistica della rilevazione (ad es. in un periodo di prezzi o tassi abnormalmnete elevati o di circostanze o eventi che possono aver avuto influenze emotive sui soggetti intervistati); e) distorsioni dovute a differenze tra rischio reale e rischio percepito. Per la corretta interpretazione dei dati è poi importante valutare e verificare le assunzioni. Alcune delle principali assunzioni su cui possono essere basati dati e informazioni statistiche sono: stime sul livello e sull’evoluzione della domanda di determinati beni e/o servizi; stima dei tassi di interesse futuri o scelta del tasso di attualizzazione dei costi e benefici prospettici; tasso di inflazione; tasso di cambio; evoluzione della congiuntura economica; crescita demografica e così via. E’ necessario prendere atto delle assunzioni su cu si basano determinate informazioni e, se possibile, verificarle. Poiché comunque non si potrà avere certezza su stime di valori futuri, la valutazione dell’impatto della regolazione o della migliore opzione di regolazione sarà più robusta se accompagnata da un’analisi di sensibilità alle diverse assunzioni o parametri su cui si basa l’analisi. L’analisi di sensibilità consiste nel ripetere la valutazione facendo variare una (analisi di sensibilità parziale) o più assunzioni. Se i risultati non sono molto diversi tra loro possono essere considerati robusti e attendibili, e le conclusioni aggiunte possono essere considerate sufficientemente indipendenti dai parametri su cui si basa l’analisi. Nel caso contrario in cui i risultati sono molto diversi a seconda delle ipotesi fatte sui parametri, sarà necessario verificare più attentamente le ipotesi e le assunzioni prese come riferimento, cercare di ottenere stime che siano più oggettive e precise, e comunque utilizzare con cautela i risultati dell’analisi di impatto. Il problema è più rilevante se l’incertezza su uno o più parametri è tale da condizionare la scelta tra diverse opzioni regolatorie o addirittura la desiderabilità o meno di un intervento regolatorio. 36 Il processo di interpretazione ed elaborazione dei dati e della selezione dei dati più significativi può essere aiutato dall’utilizzo di statistiche più o meno complesse. L’elaborazione e l’aggregazione dei dati è importante a valutare e a interpretare le informazioni raccolte nonché a verificare e giudicare l’attendibilità di queste informazioni. Alcune statistiche o aggregazioni vengono direttamente fornite dalle banche dati esistenti. Altre possono essere agevolmente definite dall’analista preposto alla valutazione di impatto. Le statistiche più semplici ma anche le più utilizzate sono: • la media aritmetica (che può essere semplice o ponderata); • la moda • la mediana Inoltre può essere utile identificare i valori più alti e più bassi nel campione raccolto (massimi e minimi). Il confronto dei singoli valori con queste statistiche calcolate sull’intero campione o su opportuni sottocampioni può aiutare nelle valutazioni e nella rappresentazione della situazione a livello globale. Tali statistiche permettono ad esempio di verificare la distribuzione dei costi e dei benefici di un provvedimento a livello di area geografica o di specifiche classi dimensionali o sociali (quante imprese hanno un fatturato superiore o inferiore alla media; il costo del finanziamento per le imprese del mezzogiorno è inferiore o superiore alla media del paese; il costo dell’intervento di regolazione per le imprese di minori dimensioni è superiore o inferiore al costo per le imprese di maggiori dimensioni; il costo dell’intervento per individui con un reddito inferiore alla media è superiore inferiore a quello degli individui ad alto reddito). Esempio: verifica dell’opportunità di installare un varco automatico per il controllo dell'accesso alle zone a traffico limitato. Prima di tutto bisognerà fare delle rilevazioni o delle consultazioni per determinare l’entità del transito attraverso l’accesso che si vuole controllare durante una giornata tipo. Supponiamo che siano state rilevate le seguenti informazioni sul transito in entrata e in uscita misurato come unità di 37 vetture autorizzate che passerebbero per l’accesso vigilato per diverse ore della giornata: Orario Numero di vetture: 7.00 - 8.00 300 8.00 - 9.00 500 9.00 – 10.00 450 10.00 - 11.00 400 11.00 – 12.00 200 12.00 – 13.00 250 13.00 – 14.00 350 14.00 – 15.00 250 15.00 – 16.00 250 16.00 – 17.00 400 17.00 – 18.00 450 Totale 3850 Dai dati espressi in tabella possono essere misurate le seguenti statistiche: • Media oraria = 350 (totale delle vetture che transitano nella giornata = 3850/ ore di controllo del trafico= 11 ) • Mediana = (numero centrale dei numeri ordinati per grandezza) = 350 • Moda = (numero che appare più frequentemente nella serie ottenuta) = 250 • Picco massimo = (numero più alto di vetture in transito in un’ ora della giornata = 500) Se il Break even point, ossia il punto di equilibrio oltre il quale viene ritenuto conveniente dotare l’accesso di un varco automatico è quando attraverso tale accesso passano un numero uguale o superiore a 320 vetture l’ora, sarà opportuno prendere come riferimento nella valutazione il valore medio giornaliero che è 350, e risulterà conveniente installare il varco. Se invece l’opzione non è quella di installare o meno il varco ma di valutare la capacità che il sistema di controllo automatico deve avere, sarà rilevante il picco massimo di 500 unità che il sistema dovrà fotografare e trasmettere al supervisore centrale di monitoraggio e controllo del traffico. 38 Analisi più accurate possono essere fatte avvalendosi di tecniche statistiche o econometriche. Questo approccio è più sofisticato delle normali analisi e richiede le competenze di economisti specializzati o statistici. Le stime econometriche sono particolarmente appropriate per valutare fenomeni complessi o quando il settore o i settori da regolare sono diversi e intricati. Tecniche econometriche possono ad esempio essere impiegate per stimare i parametri della funzione di produzione o di costo di un’industria o delle tariffe di servizi di pubblica utilità soggetti e regolazione tariffaria. In ogni caso le stime econometriche danno risultati più approfonditi rispetto ad una semplice analisi dei costi della regolazione e permettono di fare elaborazioni più articolate e complete: ad esempio sarà possibile simulare come i costi, i profitti o i prezzi al consumo possono essere influenzati dalla regolazione facendo variare i parametri o i prezzi nel modello. I modelli analitici più sofisticati sono quelli di Equilibrio Economico generale, che permettono di stimare l’impatto ex-post di un intervento regolatorio su tutti i settori dell’economia, valutando dunque anche tutte le interdipendenze tra il settore regolato e gli altri settori, e tutti gli effetti sul sistema. Sebbene questi modelli siano molto complessi, lo sviluppo delle metodologie relative permetterebbe analisi più accurate e complete, che nell’esperienza statunitense hanno dimostrato di poter arrivare a conclusioni molto diverse da quelle ottenibili dalle analisi tradizionali e parziali. Hazilla and Kopp 22 ad esempio, utilizzando un modello di equilibrio economico generale, hanno dimostrato che una regolamentazione ambientale con costi di adeguamento concentrati su pochi settori, ha invece avuto un impatto molto significativo su tutti i settori dell’economia. Un’analisi di tipo parziale non sarebbe stata in grado di valutare pienamente i costi effettivi della regolazione. Le misure statistiche o i parametri econometrici rilevati a livello nazionale o internazionale sono utili anche come punto di riferimento nella valutazione della veridicità e attendibilità dei dati raccolti o per stabilire “best practise”, ossia obiettivi o standard da raggiungere. Il confronto tra valori rilevati dalle indagini e i valori di benchmark e la misura della distanza tra valore di partenza e valore obiettivo permette di giudicare l’intensità del provvedimento da adottare o di fare una successiva verifica dei miglioramenti raggiunti o del grado di raggiungimento del risultato atteso. 22 M. Hazilla and R. Kopp, Social Cost of Environmental Quality Regulations: A General Equilibrium Analysis, Journal of Political Economy, 98(4), 1990, pp. 853 – 73. 39 6 Conclusioni L’attività di regolazione si arricchisce e amplifica la sua efficacia quando si realizza un adeguato equilibrio tra analisi positiva e giudizi di valore, tra valutazioni politiche e valutazioni “tecniche” relative all’impatto della regolazione sul sistema socio/economico e ambientale. In tale contesto, l’analisi di impatto della regolazione (AIR) ha il compito di supportare le decisioni politiche con elementi oggettivi e verificabili e di orientare il policy maker tra diverse modalità di raggiungimento di un obiettivo, le cosiddette “opzioni”. La valutazione d’impatto sarà tanto più affidabile e robusta quanto più potrà avvalersi del sostegno di misure quantitative in grado di ridurre al minimo la componente discrezionale e soggettiva del soggetto preposto all’analisi e di dare il giusto contrappeso e supporto tecnico a quella parte di valutazione di impatto fondata sui giudizi di valore. Affinché l’analisi sia effettivamente robusta sotto il profilo tecnico, rivestono fondamentale importanza la scelta della metodologia più efficace ed efficiente per il tipo di provvedimento da analizzare e più adeguata a rispondere al contesto di riferimento, e il supporto di fonti informative e di dati attendibili, omogenei ma soprattutto… disponibili. La qualità dell’analisi di impatto dipende strettamente dalla qualità delle informazioni di cui l’analista può disporre. Maggiori garanzie di qualità delle informazioni si hanno per le produzioni statistiche che hanno carattere di ufficialità. Gli organismi che producono statistiche ufficiali infatti, devono garantire l'imparzialità e la completezza dell’informazione, si avvalgono di metodologie statistiche e di tecniche di archiviazione e informatizzazioni di alta qualità e generalmente aderiscono a accordi di collaborazione o coordinamento con organismi internazionali e comunitari per garantire la coerenza e la conformità dei processi e degli standard di raccolta, archiviazione, elaborazione e diffusione delle informazioni. Nel lavoro è presentata una sintetica classificazione e descrizione delle principali fonti di produzione statistica e dei loro contenuti. Non sempre le fonti disponibili sono in grado di soddisfare le esigenze informative generate dall’attività regolatoria. Premesso che, nella prospettiva auspicabile di una più ampia e intensa utilizzazione dell’analisi di impatto della regolazione e sulla base dei problemi riscontrati nelle prime fasi della sperimentazione dell’AIR in Italia, sarebbe opportuno che le amministrazioni si dotassero di propri sistemi informativi interni, il lavoro presenta e discute le principali metodologie di rilevazione diretta delle informazioni. Soprattutto i dati rilevati direttamente, attraverso le 40 consultazioni, possono essere oggetto di distorsioni e presentare incoerenze o disomogeneità. Il lavoro chiarisce alcuni di questi aspetti e suggerisce cautele e strumenti volti a evitare o superare i relativi problemi e a dare una interpretazione il più possibile corretta dei risultati delle indagini. Infine, vengono richiamate metodologie più o meno complesse di elaborazione e utilizzazione dei dati che possono aiutare l’analista a produrre una regolazione “migliore”. 41 Bibliografia AIB, Gruppo di studio sulle pubblicazioni ufficiali, Dfp, Documentazione di fonte pubblica in rete, a cura di F. Venturini, 2003, URL, www.aib.it/aib/commiss/pubuff/notadfp.htm). Autorità per l’informatica nella Pubblica Amministrazione, Linee guida alla realizzazione dei sistemi di protocollo informatico e gestione dei flussi documentali nelle pubbliche amministrazioni (GEDOC 2), settembre 2000. A.E. Boardman, et al., Cost-Benefit Analysis – concept and practice, Prentice Hall, 1996. Cabinet Office, Code of practice on written consultation, novembre 2000, http://www.cabinetoffice.gov.uk/ servicefirst/index/consultation.htm. L. 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