COSMOLOGIA: SCENARI PLAUSIBILI PER LA FINE DELL’UNIVERSO Agatino Rifatto ([email protected]) INAF / Osservatorio Astronomico di Capodimonte – Napoli XVII Scuola Estiva di Astronomia della SAIt “Scienza e Profezia: un Programma da Fine del Mondo” Stilo, 23 - 28 luglio 2012 La Cosmologia è la scienza che si propone di descrivere l'origine e l'evoluzione dell'Universo nella sua globalità. E' una scienza recente, nata nel XX secolo grazie allo sviluppo tecnologico che ha permesso la costruzione di telescopi e strumentazione scientifica sempre più all'avanguardia, ed allo sviluppo scientifico che ha portato alle rivoluzionarie teorie della fisica moderna, quali la Meccanica Quantistica e la Teoria della Relatività. Alla base della Cosmologia moderna sta l'ipotesi che esistano leggi universali e che di consequenza le leggi della fisica da noi ricavate valgano ovunque nell’Universo. Stilo, 23 – 28 luglio, 2012 Il compito che la Cosmologia pone agli scienziati è arduo. Si tratta infatti di costruire un modello teorico di Universo che ne descriva le proprietà passate, presenti e future e che sia nello stesso tempo compatibile con i dati sperimentali. Stilo, 23 – 28 luglio, 2012 Gli attuali modelli cosmologici si svilupparono grazie alle scoperte rivoluzionarie ottenute nel campo della fisica tra la fine dell'800 e gli inizi del 900: Maxwell: riesce ad unificare le leggi dell'elettricità e del magnetismo nella teoria unica dell'elettromagnetismo; Planck: elabora la teoria dei quanti che costituisce, insieme alla teoria della relatività di Einstein, una svolta rivoluzionaria nello sviluppo della fisica moderna; Einstein: elabora la teoria della relatività, nonostante resti però ancorato ad un modello di Universo omogeneo, eterno ed immobile, in accordo col modello cosmologico allora accettato. Stilo, 23 – 28 luglio, 2012 La nascita della Cosmologia Moderna la si può far risalire a circa un secolo fa, ai lavori di Hubble che mettono in luce l'esistenza di un moto di recessione delle galassie. In questo modo vengono cancellate le teorie basate sull'ipotesi della staticità e dell'immutabilità dell'universo. L'opera di Hubble costituisce un passo fondamentale verso la soluzione del problema cosmologico, ma rappresenta soprattutto l'affermazione definitiva del metodo sperimentale in un campo riservato, per tradizione, a speculazioni teologiche. L'Universo si espande ed il moto di allontanamento delle galassie dall’osservatore avviene con una velocità che è proporzionale alla loro distanza (Legge di Hubble): v = H0 d dove la quantità H0 è detta “costante di Hubble” L'espansione cosmologica è isotropa: ciò significa che nell'Universo non esistono direzioni o punti di osservazione privilegiati, in accordo con il Principio Cosmologico. Inizialmente, il Principio Cosmologico nasce da un’esigenza della ragione umana, non è un dato sperimentale. Adesso sta alla base della Cosmologia Moderna e può essere enunciato nel modo seguente: 1) Nell’Universo non esistono direzioni o punti di osservazione privilegiati 2) Su scala sufficientemente grande, l’Universo è omogeneo ed isotropo e presenta sempre lo stesso aspetto in ogni punto 3) La descrizione dell’Universo è invariante per traslazione dell’origine, rotazione degli assi e simmetria spaziale Il Principio Cosmologico è oggi confermato dalle osservazioni: la radiazione di fondo a 3 0K scoperta nel 1965 da Penzias e Wilson e lo studio della distribuzione della materia (galassie) confermano che su grande scala (nell’ordine dei 100 Mpc) l’Universo è effettivamente omogeneo ed isotropo. L’Universo è una sfera infinita, con il centro in ogni dove, e la circonferenza in nessun luogo (Pascal - pensieri) Esiste una relazione stretta tra i modelli cosmologici che assumono l'ipotesi di un Universo omogeneo e isotropo e la legge di Hubble. Quest'ultima si ricava da tali modelli e ciò porta alla conclusione che in tale ambito l'Universo non può essere considerato statico. In questo caso, la costante di Hubble è definita nel modo seguente: H = (dR/dt) / R con R = R (t) fattore di scala dell'Universo, che esprime come variano nel tempo le dimensioni dell'Universo. Sono dunque almeno due i capisaldi, dettati dalle osservazioni, su cui deve fondarsi una corretta teoria cosmologica: 1) l’universo, su grande scala, è omogeneo ed isotropo (Principio Cosmologico); 2) l’universo si espande (Legge di Hubble). Ma se l’universo si espande significa che ha avuto un’origine: ciò significa che se le galassie invertissero la loro velocità, si ricompatterebbero in un punto densissimo e caldissimo. Da queste considerazioni scaturisce il modello cosmologico evolutivo detto “Hot Big Bang”, la cui evoluzione è descritta dalle equazioni di Friedmann, dal nome del cosmologo russo che nel 1922-1924 pervenenne ad una soluzione esatta delle equazioni di Einstein della Relatività Generale, private della costante cosmologica. La Teoria della Relatività Generale ci fornisce quindi gli strumenti matematici per la costruzione di quello che oggi viene definito Modello Standard di Universo. Il Modello Standard, comunemente accettato, è compatibile con le tre soluzioni di Friedman. Nel modello “Hot Big Bang”, l’Universo viene visto come una griglia la cui espansione è descritta dalla funzione R(t) detta fattore di scala, che dipende solo dal tempo. Per esempio, se all’epoca attuale t0 la distanza d0 tra due galassie è d0 = l, all’epoca t (t t0) la distanza sarà: d = R(t) l. 1 Il fattore di scala R(t), e quindi l’evoluzione dell’universo, può avere tre diversi andamenti, ognuno dei quali dipende dalla densità misurata dell’universo rispetto al valore critico che, con il valore attuale di H0, risulta essere: c = (3H02/8G) = 10-29 gr/cm3 ( 6 atomi di idrogeno per m3). = (/c) E’ dunque evidente l’importanza di un’accurata determinazione di H0 Le tre soluzioni di Friedman sono in accordo con: il Principio Cosmologico universo omogeneo ed isotropo su grande scala; il Big Bang origine dell’Universo; la presenza della radiazione di fondo disaccoppiamento materia-radiazione; Saranno le osservazioni a discriminare una delle tre possibili soluzioni. Problemi cosmologici ancora aperti: • natura e distribuzione della materia oscura; • natura e distribuzione dell’energia oscura; • la misura del parametro di accelerazione. Alle tre soluzioni di Friedman corrispondono tre diverse geometrie (modelli) Nell’ipotesi che la materia sia distribuita nell’universo in modo omogeneo ed isotropo, cioè che appaia nello stesso modo ovunque ed in ogni direzione, la distorsione dello “spazio-tempo” può presentarsi in una delle tre seguenti forme mostrate, schematicamente, nell'immagine a fianco. Esse corrispondono alle tre soluzioni di Friedman: 1) Curvatura positiva ed estensione finita (0 > 1), come la superficie di una palla (Universo chiuso e finito); 2) curvatura negativa ed estensione infinita (0 < 1), come la superficie di una sella (Universo aperto e infinito); 3) curvatura piatta ed estensione infinita (0 = 1), la concezione ordinaria dello spazio (Universo piatto e infinito: spazio euclideo). Alla valutazione osservativa di 0, da cui dipende il destino dell’Universo, contribuiscono diverse forme di materia: • la materia barionica ( 4%): è la materia ordinaria, composta principalmente di protoni, elettroni e neutroni; • la materia oscura ( 26%): è una forma di materia non barionica che interagisce debolmente con la materia ordinaria; essa non è osservabile direttamente, bensì attraverso gli effetti della sua influenza gravitazionale; • l'energia oscura ( 70%): è una forma di materia sconosciuta, (o una proprietà del vuoto, alla quale è associata una densità di energia), caratterizzata da una grande pressione negativa; è l’unica forma di materia che può accelerare l’espansione dell’Universo. Forti evidenze osservative (SN-Ia) indicano che attualmente l’Universo stia attraversando questa fase di accelerazione. LA SINGOLARITA’ INIZIALE (BIG BANG) Le tre soluzioni di Friedman hanno in comune il fatto che in qualche punto del passato la distanza tra le singole galassie dovesse essere nulla. Secondo la Teoria della Relatività Generale, in questo punto la densità e la curvatura dell’Universo dovevano essere infinite. Tale punto corrisponde ad una singolarità matematica ed in esso la Teoria della Relatività Generale cessa di valere ed i fenomeni che accadono devono essere descritti tramite la meccanica quantistica. Il tempo al di sotto del quale la Teoria della Relatività non ha significato è detto Tempo di Planck, essendo tPlanck=10-43 sec. L’INFLAZIONE Uscito dalla fase quantistica, l’Universo comincia ad espandersi e a raffreddarsi, come previsto dai modelli di Friedman. In questa fase, tutte le interazioni sono governate da un’unica forza, detta Forza di Grande Unificazione. A t>10-35 sec, la Grande forza di Unificazione si separa in due componenti: la forza nucleare forte e la forza elettrodebole. L’enorme quantità di energia sprigionata da questo processo fisico provoca un’espansione accelerata dell’Universo, detta inflazionaria. L’inflazione elimina tutte le disomogeneità presenti nell’Universo per cui, alla fine di questa fase, L’Universo si presenta omogeneo ed isotropo. ESPANSIONE POST-INFLAZIONE Finita la fase inflazionaria, l’Universo prosegue ad espandersi secondo le modalità previste dai modelli di Friedman. Nelle successive fasi evolutive, l’Universo andrà incontro ad altre transizioni di fase (per esempio, rottura delle supersimmetrie) che contribuiranno in modo determinante alla formazione delle condizioni che porteranno alla successiva formazione delle galassie. Si formano molte particelle esotiche che potrebbero costituire gran parte della Materia Oscura, la cui natura costituisce tutt’oggi un rompicapo per gli astrofisici. FASI FINALI ... Alla temperatura T=103 GeV (t=10-11 sec dal Big Bang) si ha la Transizione di Fase Elettrodebole differenziazione tra forze nucleari deboli e forze elettromagnetiche. Alla temperatura T=1 GeV (t=10-6 sec dal Big Bang) si ha la Transizione Quark - Adroni formazione di protoni e neutroni. Alla temperatura T=1 MeV (t=1 sec dal Big Bang) si ha la Nucleosintesi formazione degli elementi leggeri (D, He, Li) Alla temperatura T=1 eV (T=3000 K, t=4x105 anni dal Big Bang) si ha il disaccoppiamento tra materia e radiazione formazione delle galassie ... Alla temperatura T=1 meV (T=3 K, t=15x109 anni dal Big Bang) epoca attuale ... Modelli Cosmologici Alternativi ... Universo Stazionario: - Proposto nel 1946 da: Fred Hoyle,Thomas Gold, Herman Bondi. • In tale modello la materia viene creata continuamente per rimpiazzare quella che si allontana per effetto dell’espansione cosmica. • Tale modello richiedeva la modifica della Teoria della Relatività Generale, in moda da includere la creazione continua di materia. • L’Universo non ha inizio, né fine e deve apparire grosso modo uguale non solo in ogni punto ma anche in ogni tempo (Principio Cosmologico Forte). • Secondo questa ipotesi, le galassie vicine dovrebbero apparire come le galassie lontane, mentre nella teoria del Big Bang quelle più lontane dovrebbero apparire più giovani di quelle vicine. Questo modello oggi non è ritenuto valido perché contrasta con le osservazioni. Modelli Cosmologici Alternativi ... Universi Paralleli: • Si suppone che esistano infiniti Universi che appaiono come bolle in un substrato cosmico primordiale in continua espansione. • Dopo la formazione, ciascuna bolla evolve in modo autonomo, secondo le condizioni fisiche innescate dalle condizioni iniziali, dando luogo ad un mondo fisico a se stante. • Il nostro Universo non sarebbe altro che una di queste infinite bolle dove, tra le infinite condizioni possibili, si sono sviluppate quelle che hanno permesso di essere così come siamo (Principio Antropico Forte – PAF). • In questa visione, l’Universo non sarebbe il risultato di un singolo evento, ma uno dei tanti possibili Universi, ciascuno governato da condizioni del tutto casuali. L’esistenza di questi Universi paralleli non è dimostrabile, né osservabile, a meno che non esista un modo per interagire con essi. FINE Affinché in ogni punto dell’Universo possa esserci equilibrio, dovrà essere: Da cui si ricava il valore della densità critica dell’Universo che ci permette di definire il parametro: = (/c) Radiazione Cosmica di Fondo La radiazione cosmica di fondo è il residuo della radiazione prodotta dal Big Bang che ancora pervade l'Universo. Già prevista teoricamente, è stata scoperta in modo involontario nel 1965 da A. Penzias e R. Wilson dei Laboratori Bells nel tentativo di scoprire la causa di un eccesso di rumore misurato su un'antenna su cui stavano lavorando. Grazie a questa scoperta, Penzias e Wilson ottennero il premio Nobel per la Fisica nel 1978, cioè 13 anni dopo. La radiazione cosmica di fondo che ancora si osserva si riferisce a quest'epoca, detta “epoca di disacopiamento”, con riferimento al fatto che da questo momento in poi c'è stato il disaccoppiamento tra la materia e la radiazione. In tutti gli istanti precedenti la temperatura della radiazione coincideva con quella della materia. Poi la temperatura dei protoni e degli elettroni è diminuita (la materia si raffredda più rapidamente della radiazione) e i fotoni, disaccoppiati dalla materia, hanno avuto spazio libero nell'Universo. La radiazione ha cominciato a viaggiare liberamente nell'Universo dopo circa 300.000 anni, quando l'Universo si era sufficientemente raffreddato, con il consequente disaccoppiamento della materia e della radiazione. Prima di tale epoca, i fotoni interagivano continuamente con le cariche elettriche che costituivano un plasma molto caldo e non potevano sfuggire; poi, con il raffreddamento, gli elettroni e i protoni, molto meno veloci, si sono combinati per formare atomi neutri di idrogeno, deuterio ed elio (nucleosintesi primordiale) e l'Universo è diventato trasparente alla radiazione elettromagnetica. La radiazione si osserva oggi nel campo delle microonde, a una temperatura che, a causa dell'espansione dell'Universo, è scesa da circa T = 3000°K a T = 2,725 °K. Lo studio delle sue caratteristiche è molto importante per conoscere le proprietà dell'Universo a grande scala e dell'Universo primordiale. Si tratta di una radiazione con una distribuzione energetica cosiddetta di corpo nero, come quella emessa dalle stelle, che dipende soprattutto dalla temperatura. La temperatura della radiazione cosmica di fondo è estremamente uniforme in tutte le direzioni dell'Universo; ciò è in effetti una conferma che la radiazione è il residuo del Big Bang (se la radiazione fosse prodotta da una sorgente locale, non potrebbe avere tali caratteristiche). Piccole fluttuazioni di temperatura (dell'ordine di una parte su centomila, mostrate nella figura) sono state scoperte nel 1991 dal satellite COBE. Esse sono interpretate come la traccia della successiva formazione delle galassie e sono relative a regioni dell'Universo più dense delle altre, quindi a temperatura maggiore, sede appunto della formazione delle galassie. COBE (COsmic Background Explorer) COBE è un satellite sviluppato dalla NASA e lanciato il 18.11.1989 con lo scopo di misurare la radiazione diffusa dell’universo primordiale nell’infrarosso e nelle micro-onde con 3 strumenti: 1) lo strumento DIRBE ha permesso di misurare la radiazione emessa da stelle e galassie quando queste si sono formate per la prima volta. Le informazioni ottenute permetteranno di vincolare: a) i modelli di formazione delle stelle e delle galassie; b) l’epoca di formazione degli elementi più pesanti dell’H, compresi quelli che formano gli organismi viventi; 2) lo strumento DMR ha permesso di misurare un’anisotropia nella radiazione di fondo ad un livello di 1/100000. La presenza di queste anisotropie ha permesso la formazione delle strutture nell’universo primordiale. 3) lo strumento FIRAS ha evidenziato che lo spettro della radiazione di fondo è un perfetto corpo nero a temperatura di 2.725 ± 0.002 K, in perfettissimo accordo con quanto previsto dalla teoria del “Hot Big-Bang” e confermando che quasi tutta l’energia presente nell’universo è stata rilasciata entro il primo anno di vita dopo il “Big-Bang”. La costante H0 ci fornisce una misura dell'attuale tasso di espansione dell'Universo, cioè di quanto velocemente si allontanano le galassie (in km/s) in base alla loro distanza (in Mpc). La determinazione della costante di Hubble comporta misurazioni di velocità (ottenibili facilmente) e di distanza (difficili da ottenere) delle galassie. La costante H0 si misura in km s-1 Mpc-1. In realtà, il rapporto H=v/d è in una funzione del tempo H(t). La costante di Hubble è dunque il valore della funzione H(t) per t=t0, con t0 età attuale dell'Universo, ossia: H(t0)=H0. È importante misurare con precisione la costante di Hubble perché dal suo valore si determinano direttamente la densità critica e l'età dell'Universo. Dalla legge di Hubble segue che la quantità 1/H0 ha le dimensioni fisiche di un tempo. In effetti, poiché la costante di Hubble misura il tasso di espansione attuale dell'Universo, estrapolando all'indietro verso il Big Bang, dal suo inverso (o meglio, da una quantità proporzionale al suo inverso) si può ottenere una stima dell'età dell'Universo. Per fare ciò bisogna però conoscere come il tasso di espansione dell'Universo, cioè H(t), è variato nel corso del tempo, ossia se l'Universo ha rallentato o accelerato la sua espansione (nei due casi, rispettivamente, l'Universo risulta più giovane o più vecchio). Ciò dipende dal modello cosmologico adottato e dalla densità attuale dell'Universo: più bassa è la densità di materia, maggiore è l'età dell'Universo, perché estrapolando all'indietro si ha una situazione in cui la materia non è stata in grado di opporsi con la sua forza gravitazionale all'espansione dell'Universo, cioè di rallentarla; l'età dell'Universo aumenta ancora se è presente, come sembra, una forma di energia oscura in grado di accelerare l'espansione. L’invarianza per traslazione dell’origine degli assi (Y= X – A è una traslazione) è l’espressione dell’omogeneità dello spazio: tutti i punti dello spazio sono equivalenti. Da ciò scaturisce l’invarianza di una legge fisica per spostamenti nello spazio legge di conservazione della quantità di moto. L’invarianza per la trasformazione rappresentata dalla rotazione R (RX è una rotazione degli assi), è l’espressione che rappresenta l’isotropia dello spazio: tutte le direzioni sono equivalenti. Da questa invarianza scaturisce la legge di conservazione del momento della quantità di moto (conservazione del momento angolare): il momento angolare di un sistema è costante nel tempo se è nullo il momento delle forze esterne che agiscono su di esso. MODELLO SFERICO In questo modello, l’espansione dell’Universo è lenta in modo che l’attrazione gravitazionale tra galassie produca dapprima un rallentamento e poi l’arresto. Il modello prevede una contrazione dell’Universo su sé. All’inizio dell’espansione il raggio è zero (BIG BANG). Alla fine dell’espansione il raggio è zero (BIG CRUNCH). L’Universo ha curvatura positiva (K>0). Lo spazio è sferico, illimitato ma finito. MODELLO IPERBOLICO L’espansione dell’Universo avviene con una velocità sempre più grande, e la forza di gravità non riuscirà mai ad arrestarla. Il modello prevede un’espansione dell’Universo senza fine, con le galassie che alla fine si espanderanno a velocità costante. All’inizio dell’espansione il raggio è zero (BIG BANG). L’Universo ha curvatura negativa (K<0). Lo spazio ha la forma di una sella, è illimitato ed infinito. MODELLO PIATTO L’espansione dell’Universo avviene con una velocità critica, che è quella richiesta per impedirne la contrazione. Il modello prevede un’espansione dell’Universo senza fine, ma sempre più lenta in quanto la velocità relativa tra le galassie diminuisce senza mai annullarsi. All’inizio dell’espansione il raggio è zero (BIG BANG). L’Universo ha curvatura positiva (K=0). Lo spazio è piatto, illimitato ed infinito. Supernova di tipo Ia stelle “nane bianche” in sistemi binari (in genere con una “gigante rossa”), che accrescono lentamente massa dalla stella compagna al punto di arrivare molto vicine al limite di Chandrasekhar (1.4 masse solari). Sono Avvicinandosi a questo limite, la pressione di degenerazione degli elettroni (che tiene su le nane bianche contrastando la loro stessa gravità che tenderebbe a farle implodere), inizia a cedere: il nucleo si contrae, la temperatura aumenta, e si attiva la fusione del carbonio. Questa attivazione è così rapida e l'energia rilasciata così elevata, che è sufficiente a far esplodere completamente la stella. La luminosità dell'esplosione, per alcuni secondi, è circa cinque miliardi di volte quella del sole, ed è quindi visibile a “distanze cosmologiche” (cioè in galassie molto lontane). Siccome il limite di Chandrasekhar è lo stesso per ogni nana bianca, possiamo assumere (e confermare osservativamente, entro certi limiti) che la luminosità di questa esplosione sia sempre la stessa: abbiamo quindi una candela standard. L’esplosione di una SN-Ia produce uno spettro in cui sono presenti molte righe di assorbimento dovute al gas presente intorno alla stella. Da tali righe è possibile ottenere una misura accurata del redshift della stella esplosa. Premio Nobel 2011 per la Fisica assegnato alla Cosmologia: scoperta dell'espansione accelerata dell'universo attraverso l'osservazione dell'esplosione di stelle di tipo SN-Ia. Saul Perlmutter, Brian Schmidt e Adam Riess, coadiuvati da due folti gruppi di collaboratori, hanno preso un campione di 42 SN-Ia, hanno misurato il redshift z dalle righe di assorbimento degli spettri, e stimato la distanza d. Hanno quindi costruito un grafico con z in ascissa e d in ordinata. • Se l'espansione dell'universo fosse a velocità v costante, i punti dovrebbero cadere su una retta. • Se la velocità di espansione diminuisse nel tempo, la curva dovrebbe flettere verso il basso. Ma quello che questi due gruppi (indipendentemente) hanno trovato è che la curva piega verso l'alto! Questo implica che, la velocità di espansione dell'Universo sta aumentando! • Questa scoperta è rivoluzionaria perché, dato che la materia su grande scala è neutra (ci sono tanti protoni quanti elettroni) e che l'interazione forte e debole sono a breve raggio, l'unica forza rilevante su grande scala dovrebbe essere la gravità. • Come consequenza, in un modello di “Big Bang”, dopo “l'esplosione” iniziale, l'Universo dovrebbe al più decelerare sotto l'azione della sua stessa forza di gravità. • Questa scoperta ci dice, invece, che c'è qualcosa che genera una forza repulsiva su grande scala, che fa accelerare l'Universo (una sorta di antigravità). • Questo qualcosa si può identificare con la cara vecchia costante cosmologica di Einstein, che a tutti gli effetti introduce un termine di accelerazione nelle equazioni che governano l'espansione. • I cosmologi sono propensi ad individuare la causa nell’energia oscura (dark energy). • La scienza ha iniziato ad interrogarsi sulla natura dell‘energia oscura che potrebbe essere la causa dell’espansione accelerata dell’universo: essa rappresenta uno degli enigmi più affascinanti della cosmologia. Si spera che il lancio nel 2014 del telescopio spaziale James Webb, successore di Hubble, possa essere determinante nella soluzione del mistero dell'energia oscura. LA MATERIA OSCURA La presenza della Materia Oscura (DM) nell’Universo è stata ipotizzata come consequenza dello studio della dinamica delle galassie. Secondo alcune ipotesi, potrebbe costituire circa il 30% della materia dell’intero Universo, con enormi consequenze per ciò che riguarda il valore della sua densità media. La materia oscura (DM) è formata dalle seguenti componenti: Materia Oscura Barionica (DMB) Materia Oscura NON Barionica (DMNB) Materia Oscura Calda (HDM) Materia Oscura Fredda (CDM) particelle che si muovono a velocità relativistiche; particelle che si muovono con velocità medie relativamente basse. Conseguenze ... Il prevalere di una componente sull’altra è di fondamentale importanza per quanto riguarda i processi di formazione delle strutture cosmiche, a causa della loro diversa velocità. Prevale la materia oscura calda (modello di universo “adiabatico” – HDM) particelle di materia RELATIVISTICHE che potrebbero muoversi velocemente dalla regione più densa a quella meno densa, SMORZANDO, su piccola scala, la fluttuazione di materia creatasi. Dapprima si formano strutture cosmiche enormi da cui successivamente si formano le galassie, per frammentazione. La formazione delle galassie inizierebbe tardi Prevale la materia oscura fredda (modello di universo “isotermo” – CDM) la materia si muove molto LENTAMENTE e non riesce a “reagire” velocemente alla variazione di densità per cui la fluttuazione, Dovuta alla gravità, continua a CRESCERE. Dapprima si formano strutture cosmiche piccole da cui, successivamente, si formano le galassie, e gli ammassi di galassie. La formazione delle galassie inizierebbe prima Soltanto le osservazioni ad epoche sempre più remote ci permetteranno di di discriminare con certezza tra i due modelli, perché l’epoca di formazione delle galassie nel modello adiabatico è posteriore rispetto al modello isotermo. Studio della struttura su grande scala dell’universo Energia oscura • Di recente è stato avanzato il sospetto che nell’Universo vi possa essere qualcos’altro oltre alla materia ordinaria (luminosa e non) e a quella oscura. • A questo “qualcosa” è stato assegnato il nome provvisorio di “energia oscura” per gli effetti che sembra produrre sull’Universo nel suo insieme. • Infatti, lo studio di un particolare tipo di stelle (SN-Ia) suggerisce un modello di UNIVERSO con espansione ACCELERATA e non decelerata. • L’idea che possa esserci una forma di energia che si oppone alla gravità non è nuova. • Nel 1917, dopo la formulazione della sua teoria della relatività generale che prevedeva un modello di Universo in contrazione a causa della mutua attrazione gravitazionale esercitata dalle masse presenti in esso, nella convinzione (fra l’altro condivisa dalla maggior parte degli scienziati del tempo) che fosse fisso e immutabile, Albert Einstein si inventò una forza antagonista che chiamò costante cosmologica: essa avrebbe avuto la funzione di opporsi alla gravità fino al punto di rendere statico l’Universo. • La fuga delle galassie (il famoso red shift) osservata per la prima volta da Edwin Hubble nel 1929 costrinse Einstein a ripudiare la sua idea così da definire quell’artifizio il più grave errore della sua vita. • Forse però quell’intuizione non fu un errore visto che i cosmologi non hanno mai smesso di pensare ad una qualche forma di energia che si opponesse a quella gravitazionale e recenti osservazioni ne confermano l’esistenza. • La repulsione gravitazionale risolverebbe fra l’altro anche il problema dell’età dell’Universo che in seguito ad alcuni calcoli fondati sulle misure della velocità di espansione e sul suo graduale rallentamento sarebbe di soli 12 miliardi di anni; vi sono invece prove che alcune stelle sono vecchie di 15 miliardi di anni. • Ammettendo un aumento della velocità di espansione, l’età dell’Universo sarebbe in accordo con quella dei corpi celesti che contiene. • Questa ENERGIA OSCURA sarebbe una sorta energia del VUOTO, distribuita in modo uniforme nel tessuto stesso dell’Universo e presente anche quando da esso fosse stata tolta ogni cosa. • Essa produce un’espansione accelerata nel caso limite di un universo in cui l’ENERGIA OSCURA sia dominante. • Questa forma di energia è prevista dalla meccanica quantistica ed è la stessa invocata dal principio di indeterminazione di Heisenberg per fare sì che emergessero dal nulla coppie di particelle virtuali. • Ogni forma di energia, come suggerisce la celeberrima equazione di Einstein (E=mc²), ha massa e quindi ha un effetto gravitazionale su ciò che le sta intorno solo che, nel caso dell’energia del vuoto, questo effetto è opposto a quello della materia la quale, come si sa, attrae e quindi rallenta l’espansione. • Naturalmente l’attività di accelerazione nell’Universo primordiale avrebbe dovuto essere minima per non interferire con la formazione di stelle e galassie che in caso contrario non si sarebbero potute formare. • In seguito, dopo il lungo periodo di rallentamento conseguente alla gravità prodotta dalla materia ordinaria ancora molto densa, l’energia del vuoto avrebbe preso il sopravvento sull’altra e l’Universo avrebbe cominciato ad accelerare l’espansione. • Attualmente, oltre all’energia del vuoto, i cosmologi pensano anche a qualche cosa di diverso che hanno chiamato “quintessenza” con chiara allusione al quinto elemento di Aristotele: quell’etere splendente ed eterno che avrebbe costituito i corpi celesti perfetti (gli altri quattro elementi, quelli che costituivano il nostro pianeta corrotto e imperfetto, erano terra, acqua, aria e fuoco). • La quintessenza sarebbe quindi una quinta forza da aggiungersi alla gravitazionale, all’elettromagnetica, alla forte e alla debole che interagisce con la materia ed evolve nel tempo aumentando gradualmente di intensità. • Non sappiamo esattamente di cosa si tratti ma è certo che la quintessenza deve essere un tipo di materia con proprietà radicalmente opposte a quelle della materia ordinaria e anche di quella oscura. • Queste ultime, se venissero immesse in un palloncino, tenderebbero a gonfiarlo mentre, la quintessenza, se venisse immessa nello stesso palloncino, tenderebbe a sgonfiarlo. • La quintessenza è infatti caratterizzata da pressione negativa la quale darebbe luogo, spiegano i fisici, a “gravità repulsiva” ossia ad una forza che, come abbiamo detto, allontana i corpi invece che avvicinarli. • La quintessenza sembra essere favorita nel ruolo di energia oscura perché evolve nel tempo accrescendo gradualmente la sua efficacia mentre l’energia del vuoto è inerte e mantiene sempre la stessa densità. • Poiché la quintessenza produce una diversa accelerazione cosmica rispetto all’energia del vuoto, gli studi sulle SN-Ia potranno aiutarci a decidere in favore dell’una o dell’altra ipotesi. L’esperimento BOOMERANG (Balloon Observations Of Millimetric Extragalactic Radiation and Geophysics) ha stimato con estrema precisione la quantità di materiaenergia totale (Ωtot) contenuta nell’universo misurando la cosiddetta Radiazione Cosmica di Fondo, ottenendo il risultato: Ωtot=1.04±0.05 Lo stesso esperimento ha fornito rappresentazione dello sfondo cosmico che mostra la distribuzione della materia dell’Universo primordiale al momento della sua formazione, poco dopo il Big Bang. Per ottenere questa immagine gli scienziati di vari paesi impegnati nella ricerca si sono serviti di un telescopio sensibile alle microonde, sistemato su di un pallone sonda in volo a 40 kilometri di quota nei cieli dell’Antartide. Il risultato del loro lavoro suggerisce che nell’Universo dovrebbe esserci materia in quantità tale da rendere lo spazio piatto. Vediamo in dettaglio di cosa si tratta. Esperimento BOOMERANG (Balloon Observations Of Millimetric Extragalactic Radiation and Geophysics) Studi più approfonditi sulla radiazione cosmica effettuati grazie all’esperimento BOOMERANG, hanno evidenziato la presenza di onde sonore nell'Universo primordiale, corrispondenti a compressioni e rarefazioni della materia. Punti di partenza: 1. L’Universo si espande; 2. L’Universo, nel passato, era più denso e più caldo; 3. Se si guarda abbastanza indietro nel tempo, si arriverà ad un’epoca in cui l’universo era caldo e la sua superficie era paragonabile a quella del Sole; 4. A quell’epoca, l’Universo era un plasma caldo e materia e radiazione erano in equilibrio termico; 5. Il CMB è costituito dalla radiazione proveniente da quell’epoca. Le dimensioni angolari delle perturbazioni all’epoca della ricombinazione sono legati alla curvatura dell’universo: Simulazioni teoriche fatte al calcolatore mostrano infatti che: a) se tali punti hanno dimensione di circa un grado, lo spazio dell'Universo è piatto (caratterizzato cioè dal fatto che linee parallele restano sempre alla stessa distanza); b) c) se la dimensione è maggiore, esso è curvo chiuso (linee parallele che si incrociano); se la dimensione è minore, esso è curvo aperto (linee parallele che divergono). Dunque, la larghezza e la distribuzione spaziale dei punti a temperature differenti nella mappa delle fluttuazioni indicano la geometria dell'Universo. I risultati sperimentali hanno portato a formulare l'ipotesi che l'Universo sia piatto, ossia possieda una geometria di tipo euclideo. Composizione dell’Universo Ricapitolando, nell’Universo la materia visibile composta dai normali elementi chimici è appena lo 0,5% del totale; un altro 3,5% sarebbe dato da materia dello stesso tipo ma non luminosa; a ciò si deve aggiungere un 26% di materia oscura esotica e un altro 70% della cosiddetta energia oscura. Materia Oscura Barionica (DMB): al massimo il 17% della materia necessaria per giustificare ΩDM=0.3 può essere costituito da MATERIA ORDINARIA BARIONICA. Natura della DMB: • gas non luminosi buchi neri stelle di neutroni nane bianche stelle molto deboli nane brune oggetti di dimensioni planetarie (MACHOs – MAssive Compact Halo Objects) lensing • ……… • • • • • • La quantità DMB si ricava dalla nucleosintesi del Big-Bang e dallo studio del CMB. Entrambe concordano sul fatto che è: DMB << DMNB Evidenze sperimentali della presenza di Materia Oscura Prime evidenze e prime conferme: • nel 1933 Zwicky studia le velocita’ di dispersione delle galassie dell’Ammasso di Coma • nel 1936 Smith, ripete lo studio per l’Ammasso della Vergine Ammasso di Coma • nel 1974 due gruppi diversi fanno un’analisi sistematica su diverse galassie confrontando la densita’ di massa con la distanza dal centro galattico Curva di Rotazione della Galassia a Spirale NGC 6503 ( ) Altre conferme: • dal moto della LMC attorno alla nostra Galassia; • dall’emissione (in banda X) di nubi di Gas attorno alle Galassie Ellittiche; • dalla velocita’ di distribuzione del Plasma Caldo Intergalattico negli Ammassi di Galssie Conclusione: Mvisibile << Mgravitazionale c’é una grande quantità di materia Oscura! Misure del rapporto /c dalle osservazioni: R (kpc) Via Lattea Alone Galattico 10 /c ~ 0.007 50-100 ~ 0.02 - ~ 0.2 103 - 104 ~ 0.2 Ammasso della Vergine 104 ~ 0.2 Misure su grande scala 3 x 104 ~ 0.2 - ~ 1 Misure dell’Universo a grande scala (IRAS) ~ 105 ~1 Ammasso “locale” Hot Dark Matter HDM: particelle relativistiche al tempo del disaccoppiamento. Neutrini massivi... Al massimo: Paragonabile al contributo in n delle Stelle: non risolve il problema. Anche la Cosmologia mette dei limiti alla percentuale di HDM; per poter avere le strutture piccole che oggi vediamo nell’Universo la HDM non deve essere dominante NB. Cold Dark Matter CDM: particelle NON-relativistiche al tempo del disaccoppiamento. Queste particelle possono avere massa inferiore a quella di un elettrone oppure 100-1000 volte più grande di quella di un protone. Due candidati principali: • WIMPs (Weakly Interacting Massive Particle): difficili da rilevare! •ASSIONI WIMPs Assioni Particelle SUSY Tuttavia esistono altri candidati, per esempio: (SUSY), neutalini, bosoni, …. Sneutrino Calcolo della massa M di una galassia all’interno di una data distanza radiale R: vR MR R NGC 1035 G m MR = m VR2 R2 m R NGC 2998 MR = R VR2 G forza centrifuga forza gravitazionale Raggio VR MR VR MR (kpc) (km/s) (1010 MO) (km/s) (1010 MO) G = 6.670 x 10-8 0.5 39 0.018 87 0.088 1.0 65 0.098 102 0.24 2.0 91 0.39 126 0.74 1 pc = 206265 U.A. 3.0 107 0.80 142 1.40 1 U.A. = 1.496x1013 cm 5.0 123 1.80 182 3.90 8.0 135 3.40 204 7.70 1 pc=3.086x1018 cm 20.0 214 21 30.0 214 32 (dyn cm2 g-2) 1 MO = 1.989x1033 g Interpretazione della curva di rotazione: vR (c) (a) (b) R0 R Le curve di rotazione delle galassie presentano un andamento come sopra: si possono distinguere le due componenti a e c : tratto (a) : la velocità di rotazione cresce linearmente con la distanza fino ad R0; tratto (c) : per R > R0, al crescere della distanza, la velocità resta costante o diminuisce lievemente. Il tratto (b), per R > R0, corrisponde al moto kepleriano e non è osservato Significato fisico: Caso dell’ellissoide: a = R asse maggiore M b asse intermedio R0 P c asse minore q = (b/c)(b/a) schiacciamento dell’ellissoide sfera q = 1 Nel tratto (a) la galassia si comporta come un corpo rigido: in ogni punto P posto a distanza 0<R<R0 dal centro della galassia si ha equilibrio tra forza di gravità e forza centrifuga la materia esterna a tale punto non esercita alcuna forza su di esso. In un punto P posto a distanza 0<R<R0 dal centro della galassia sarà: v2/R = G(M/R2) con M = (4/3) q R3 v2 = (4/3) G q R3 R2 posto: K = [(4/3) G q R3 ]1/2 = cost. si ha: v = K R In questo modo è spiegato il tratto (a) della curva di rotazione. Dalla relazione precedente segue: = (3 K2)/(4 G q R3) = cost. La densità all’interno del volume di raggio R = R0 è costante. Un punto P’ posto a distanza R’ > R0 dal centro della galassia si muoverà per effetto della forza esercitata su di esso dalla massa contenuta all’interno dell’ellissoide avente a = R = R0. Per tutti questi punti si dovrebbe osservare un moto kepleriano, un moto la cui velocità decresce al crescere della distanza dal centro del moto secondo la seguente legge: v2/R = G(M/R2) ma: (GM)1/2 = cost v = K’ R-1/2 con K’ = (GM)1/2 = cost. M = cost. In questo tratto non è la densità che resta costante ma è la massa che resta costante M = cost (4/3) G q R3 = K’’ = [(3 K’’)/4 G q] R-3 R-3 nel tratto (b) la densità di massa è una funzione che decresce come il cubo della distanza. Cosa ci dicono le osservazioni: La velocità non decresce in modo kepleriano (v R-2) La velocità resta pressoché costante v2/R = G(M/R2) v2 = (4/3) G q R2 da cui segue: v =cost R-2 nel tratto (b) la densità di massa è una funzione che decresce come il quadrato della distanza In questo tratto la densità decresce meno rapidamente di quanto previsto dal moto kepleriano Presenza di materia oscura che fa crescere il rapporto M(R)/L(R) verso l’esterno. (R) tratto (a) : = cost. (a) (c) (b) R0 tratto (b) : R-3 tratto (c) : R-2 R Il tratto kepleriano (b) della curva di rotazione, corrispondente a v R-2 e R-3, non viene osservato. Dopo il tratto (a) di corpo rigido (v R e = cost.) le velocità di rotazione restano costanti o, in pochi casi, diminuiscono più lentamente ( R-2) rispetto a quanto previsto dal moto kepleriano ( R-3) esiste materia oscura nelle regioni esterne delle galassie Qual è il valore della Problema della densità dell’universo? massa mancante Evoluzione dell’universo “Lensing” Gravitazionale Fenomeno previsto dalla teoria della relatività generale: su scala cosmologica, la luce viene deviata da una “massa” (galassia, ammasso di galassie) posta tra la sorgente e l’osservatore. Tale massa deforma lo “spazio-tempo” e si comporta come una “lente”, producendo 2 effetti: Deviazione 1) 2) della luce di una galassia distante intorno ad un oggetto massivo. amplificazione del segnale luminoso proveniente dalla sorgente; Le frecce arancioni indicano la deformazione dell’oggetto originale e posizione apparente della galassia distante. Le frecce bianche il produzione di immagini multiple. reale percorso della luce. Le “lenti gravitazionali” sono osservabili sia su scala cosmologica, sia su scala locale (Galassia): in quest’ultimo caso, la lente è costituita da stelle o da oggetti compatti dell’alone (MACHO). Su scala cosmologica i fenomeni di lensing sono classificati come strong lensing o weak lensing. Negli eventi microlensing. su scala galattica, si parla di Ammasso Abell 1689