UNA BELLA ADOLESCENZA
Prof. Dr. Emilia Costa Cattedra di Psichiatria Sapienza Università di Roma
UOC Disturbi della Condotta Alimentare Policlinico Umberto I
– www.psichedonna.com
Adolescenza deriva dal latino adolescere, crescere, e designa
la fase di passaggio e di trasformazione dal bambino
all’adulto. Recentemente si è visto che le caratteristiche di
questo periodo della vita sono molto più complesse ed
articolate, ed i tempi di maturazione della personalità molto
più lunghi di quanto si riteneva in passato.
Si e cosi convenuto di definire tre fasi dell'
adolescenza: la
preadolescenza o fase puberale, che va dagli 8-12 anni per le
giovani, e dai 10 ai 14 per i giovani; la seconda adolescenza
che va dai 13 e 15 anni ai 21 rispettivamente; e la terza
adolescenza che va dai 21 ai 30 anni. Cioè fino a quando la
persona non è in grado di provvedere a se stesso, anche sul
piano economico. Oggi forse potremmo anche parlare di una
quarta
fase
quarant’anni,
dell’adolescenza,
in
quanto
le
che
va
difficoltà
fino
circa
ai
educazionali
ed
economiche fanno sì che i giovani e meno giovani rimangono
a vivere con la famiglia di origine, usufruendo dei benefici
dei bambini e degli adolescenti per un tempo troppo lungo,
che spesso impedisce loro la giusta e vitale competizione
della vita, che porta alla crescita responsabile e consapevole.
Sono diversi i modelli teorici attraverso cui oggi si studia e
si tenta di comprendere l'
adolescenza, e le sue problematiche
e conflittualità.
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Il modello fisiologico studia l'
adolescente dal punto di vista
biologico,
evidenziandone
la
differenziazione
sessuale,
che
trasforma il bambino in adolescente. La secrezione ipotalamica.
con
il
suo
ritmo,
stimola
la
secrezione
ipofisaria
di
gonadotropine, che a loro volta stimolano la secrezione gonadica.
Quest’ ultima porta, dopo un certo tempo, a modificazioni
morfologiche,
e
trasformazioni
corporali
in
rapporto
alle
peculiarità dello sviluppo individuale puberale. L'
età media è in
genere 10-12 anni per le giovani, 12-13 per i giovani. L'
aumento
di volume dei seni, le modificazioni della vulva, la pelosità, le
mestruzioni, per le donne; l'
aumento di volume dei testicoli e la
crescita dei peli per l’uomo; l’aumento di statura e di peso per
ambedue sono relativi all’azione ed agli equilibri ormonali. L’
acne, i difetti di sviluppo, l'
obesità, in queste fasi, riflettono la
modulazione ormonale e del sistema nervoso centrale anche in
rapporto allo stile di vita ed all’ambiente relazionale.
Il modello sociologico fondamentale studia l'
adolescente secondo,
il gruppo sociale di appartenenza, con le sue caratteristiche socioculturali
particolari.
Cioè
secondo
le
epoche,
i
costumi,
l’ambiente naturale e sociale, l'
adolescenza potrà assumere
connotazioni e comportamenti differenti e diversificati.
Oppure studia il periodo e le modalità di inserimento dell’
adolescente nella vita sociale adulta. L'
approccio culturale
sottolinea che “più la società è complessa, più l'
adolescenza è
lunga e difficile”. I metodi adottati per la socializzazione variano
dai “riti di passaggio” delle culture semplici, all'
educazione dei
genitori, ed al comportamento attuale generale della cultura
occidentale.
Il modello cognitivo fa riferimento a Piaget, alla nascita
dell'
intelligenza operatoria formale tra i 12 e 13 anni, ed al suo
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modello specifico di trasformazioni cognitive dell'
adolescenza.
Tra i 12 e i 16 anni comincierebbe il ragionamento per ipotesi, e
la considerazione del reale come un semplice caso particolare. La
possibilità di ragionamento ipotetico-deduttivo si tradurrebbe in
un gruppo di operazioni formali di trasformazione che sono:
l'
identità, la negazione, la reciprocità, la negazione del reciproco,
cioè la correlazione e l'
uguaglianza. Difficoltà in questo processo
possono sfociare in problemi relazionali, in particolare alla
possibilità di non accedere alla comprensione della reciprocità e
mutualità. Inoltre, eccitazione e sopravalutazione delle funzioni
cognitive, se assumono significato sessuale, possono portare a
sensi
di
colpa,
ed
inibizione
intellettuale,
o
ad
intellettualizzazione.
Altri Autori considerano l'
adolescenza come un periodo di
apprendimento centrato sulle relazioni sociali e culturali.
Per Vallon, l’adolescenza rappresenta un periodo che permette di
trovare ed elaborare il proprio sistema di valori etici, culturali,
professionali,
attraverso
la
presa
di
coscienza
del
Sé
e
l'
affermazione dell'
identità. Attraverso la risposta della società
l'
adolescente apprende i limiti delle sue azioni e dei ruoli da
adottare.
Il modello psicanalitico cerca di comprendere i processi dinamici
dell'
adolescente; considera la rapida esplosione delle pulsioni
genitali, l'
apparizione della capacità orgasmica e riproduttiva.
Evidenzia l’importanza che l’adolescente attribuisce al corpo, ed
alle sue modificazioni, e l’eccitazione sessuale che cerca di
scaricare le tensioni. Studia i cambiamenti dinamici che si
associano a queste modificazioni pulsionali; come i meccanismi di
difesa, il lutto e la depressione, il problema dell’ identità e delle
identificazioni, il narcisismo e l’ ideale dell’ Io, la regressione
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verso le pulsioni pregenitali. In questa fase l’adolescente in
relazione alle sue pulzioni, rigetta i genitori, sfidando la presenza
reattiva del complesso edipico, con la minaccia di un incesto
adesso realizzabile. Rifiutando così contemporaneamente le basi
identificatorie della sua infanzia. Dovrà poi recuperare le
immagini genitoriali attraverso l’inserimento in una delle line del
gruppo familiare. Per cui la affannosa ricerca di un immagine di
sé nelle radici culturali, nel gruppo sociale, nei ricordi di
famiglia, nei rapporti con i nonni.
La nostra personale esperienza clinica e di psicoterapia ci ha
portato a maturare una serie di considerazioni.
«Sembra che in età adolescenziale l'
inconscio ha bisogno di identificazioni proiettive: le tendenze che perseguono scopi definiti,
ma ancora non riconoscibili, non possono esprimersi in presenza
di ruoli rigidi o falsi ruoli, e vengono uccise sul nascere. La
coscienza ancora primitiva è continuamente esposta a frantumarsi
e spargersi. Il totalitarismo idealistico, e l'
aspetto magico
primitivo, se non possono personificarsi nel reale, portano a
dissoluzione, o a disgregazione. Disgregazione che significa
dissoluzione degli elementi costitutivi del mondo, ma del mondo
che non è la vera sostanza; in cui la combinazione degli elementi
è il prodotto dello sforzo del comportamento cosciente, che tende
ad aderire al ruolo imposto. Se le istanze interiori raggiunte non
sono reali, cioè se le separazioni e riunioni dalla primitiva «unio
mentalis» non sono potute avvenire, si tenderà verso una
personificazione, fantasmatica senza oggetti, invece che verso una
concretezza oggettuale.
In questa fase, la tendenza all'
amplificazione forma i nuclei per
una aggregazione di riunioni, che non possono avvenire senza il
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ritiro delle precedenti proiezioni, ossia se le separazioni non
vengono permesse. I contenuti consci (valori naturali e culturali)
ancora deboli. non trovando oggetti a cui aderire, si elidono in un
mondo delusorio che riconduce all'
inconscio».
In certo modo l'
adolescente si presenta come soggetto a rischio in
determinate situazioni. A rischio di psicopatologia: isteria,
depressione, anoressia, schizofrenia; di patologia psicosomatica:
acne, psoriasi, ritardi di sviluppo, bassa statura, obesità, ecc.
Le situazioni a rischio sono legate in primis alla debolezza dell’
Io e della personalità, a trasmissione genetica e culturale,
correlata a fattori di natura biologica, psicologica, relazionale e
sociale. Di cui, i modelli già ricordati ne approfondiscono la
conoscenza,
le
dinamiche,
le
interrelazioni,
l’eventuale
insorgenza di patologia o psicopatologia.
Non ci è possibile, in questa sede, una descrizione clinica,
nosografia e psicodinamica delle principali patologie di questa
lunga fase di crescita che è l’adolescenza, in quanto il carattere
della presente relazione è rivolto all’individuazione e verifica di
particolari momenti individuali, familiari e sociali, che durante il
processo adolescenziale possono indurre a psicopatologia o
patologia
psicosomatica.
Ci
sembra
importante,
comunque,
descrivere le principali situazioni a rischio dell'
adolescenza,
soprattutto
per
rendere
possibile
la
prevenzione
primaria,
limitando solo a brevi cenni l'
individuazione delle più comuni
sindromi ad insorgenza adolescenziale.
In sintesi una serie di fattori biologici, ambientali, psicologici e
sociali tra loro interagenti, delineano, indirizzano, guidano le fasi
del processo adolescenziale.
È noto come le esperienze della infanzia rappresentano le prime
tappe della formazione della personalità, delle modalità di
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reazione e dell'
adattabilità sociale. L'
adolescenza è rimasta per
anni il continente sconosciuto, e solo oggi si sta maturando il
concetto
come
anche
questa
seconda
fase
della
vita
sia
fondamentale e determinante per lo sviluppo del comportamento
sano nella vita adulta.
E dal momento che lo sviluppo è un processo continuo, ed ogni
momento è il risultato di realizzazioni precedenti, e la base per il
futuro di ulteriori sviluppi, l'
adolescenza non può più essere
considerata una fase di transizione, ma un periodo evolutivo con
caratteristiche peculiari e specifiche nelle sue tre fasi o forse
oggi, quattro fasi. Periodo in cui si costruisce e stabilizza la
personalità adulta.
Riassumiamo i fattori di rischio per la prima adolescenza, che
sono emersi dalle nostre ricerche cliniche e su soggetti normali, e
che possono singolarmente,
o interagendo tra loro, favorire
l'
insorgenza di problemi, disturbi e patologie.
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FATTORI DI RISCHIO AMBIENTALI:
1) Ambiente inquinato: aria, acqua, alimenti, rumori;
2) Ambiente scarsamente soleggiato;
3) Ambiente senza spazi adeguati;
4) Ambiente stressante ed alimentazione carente.
FATTORI DI RISCHIO FAMILIARI
1) Mancanza di genitori-genitore;
2) Genitori separati, divorziati, conviventi;
3) Genitori-genitore con disturbi comportamentali ed emotivi;
4) Genitori-genitore che espongono i figli ai loro disaccordi ed
ostilità;
5) Scarsa aggregazione familiare;
6) Legami familiari ipertrofici e rigidi;
7) Interazione familiari distorte, povere, che limitano o non
favoriscono il movimento e la conoscenza;
8) Interazioni familiari che riversano sui figli un sovraccarico di
lavoro e responsabilità;
9) Interazioni familiari che non permettono le emozioni;
10)Interazioni familiari che scaricano frustrazioni ed irritabilità sui
figli o uno dei figli;
11)Valori familiari che non favoriscono l’autostima;
12)Valori familiari che non permettono lo sviluppo delle capacità
di critica e giudizio.
FATTORI DI RISCHIO INDIVIDUALI:
1) Eccessiva fantasticheria (sogni ad occhi aperti);
2) Elusione della realtà
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3) Eccessiva insicurezza;
4) Eccessiva inibizione relazionare(timidezza);
5) Eccessivo dogmatismo nelle proprie opinioni;
6) Eccessiva
tendenza
alla
difesa,
all’isolamento,
al
ripiegamento in se stessi;
7) Eccessiva idealizzazione;
8) Eccessiva rivolta e negativismo;
9) Eccessiva tendenza all’astrazione ed al razionalismo;
10) Eccessiva disillusione;
11) Mancanza , o scarsa, o scadente relazione di filiazione;
12) Mancanza del senSo di assegnazione e di appartenenza nel quale il
neonato viene allevato alla nascita;
13) Eccessiva preoccupazione peri il corpo, l’erotismo e la sessualità.
FATTORI DI RISCHIO SOCIALI:
1) Mancanza di modelli validi di identificazione;
2) Pluralità di modelli di identificazione;
3) Confusione tra modelli e ruoli sociali;
4) Induzione
per
contagio
ed
imitazione,
tramite
immagini(TV, film, spot pubblicitari);
5) Mancanza di divisione tra i sessi;
6) Mancanza di divisione tra generazioni;
7) Eccessiva mobilità sociale;
8) Emarginazione, migrazione;
9) Induzioni di aspirazioni personali che superano le reali
possibilità;
10) Falsi obiettivi da realizzare su cui fantasticare;
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11) Identificazioni mitiche difficili da raggiungere rispetto al
passato;
12) Manipolazioni e massificazioni del senso critico e della
capacità di discernimento
L'
adolescenza è quindi caratterizzata da alcuni tratti bio-psicologici
“intensi” che devono essere conosciuti e compresi dagli adulti per
una corretta educazione.
Spesso invece tali tratti vengono scotomizzati, o penalizzati, o
peggio ancora considerati capricci o segni di psicopatologia.
E’ invece necessario comprendere come l'
adolescenza rappresenta la
seconda fase del processo di individuazione, in cui la “crisi
bilogica”, la nuova fase di egocentrismo, l’intensa vita effettiva
(emozioni, sentimenti, stati d’ animo, desideri, pulsioni), la
fantasticheria, la vergogna, l’impulsività, l’eccessivo zelo, la
confusione tra reale ed ideale, la mancanza di obiettività, il
dogmatismo
nelle
proprie
opinioni,
l’intelletualizzazione,
l’ascetismo, il rapido passaggio all’azione, i cambiamenti rapidi e
contraddittori, l’inibizione, il rifiuto, l’ambivalenza, l’incertezza
nella critica e nel giudizio, sono momenti necessari e vitali nella
formazione dell’identità personale e sociale e nella conquista di se
stessi e del Sé. E altrettanto necessario esaminare come sia
importante accettare le “separazioni” per permettere i nuovi
“attaccamenti” attraverso la ricombinazione dei vari elementi in
qualcosa di originale ed unico ed in continuità con ciò che era
prima.
La precocità dello sviluppo fisico e sessuale (due anni o più di
anticipo rispetto al passato), può, ove esistano alcune condizioni di
rischio esposte in precedenza, essere essa stessa cofattore di rischio
e creare squilibrio tra maturità somatica e mentale, favorendo
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l’insorgenza di problemi di identità, problemi di sviluppo, disturbi
della sessualità, disturbi dello schema corporeo.
Tra i disturbi psicosomatici ricordiamo l'
acne e la psoriasi, in cui gli
studi sul rapporto madre-figlia hanno evidenziato madri iperprotettive-ansiose, che toccano in eccesso i figli, come meccanismo di
controllo e sedazione della propria ansia. In queste giovani il
rapporto con l'
esterno sarebbe disturbato, e si manifesterebbe col
rifiuto della pelle, (organo che mette in relazione l'
interno con
l'
esterno) di farsi toccare, sviluppando sintomi che allontanano.
Grossezza, apatia e stitichezza sono le risposte degli giovani agli
impedimenti dei genitori al movimento, ed alla conoscenza.
Obesità e depressione vengono favorite dalle perturbazioni delle
condotte alimentari, attuate da madri che stimolano la dipendenza e
l'
oralità.
La mancanza di tenerezza e di stimolazione corporea, l'
inibizione
del
comportamento
attivo,
dell'
iniziativa,
delle
espressioni
spontanee e peculiari, e del conseguente senso di autonomia e di
potere
sono
alla
base
dell'
insorgenza
dell'
anoressia
mentale:
sindrome che esprime la lotta che le giovani devono compiere sulla
famiglia per l'
autonomia ed il poter fare.
Il problema dell’identità, che non riguarda, come ancor oggi si
sostiene, solo l’identità sessuale, ma più specificamente la coscienza
androgina, e la confusione tra polarità maschile e femminile,
caratterizza
il
mondo
isterico.
La
continua
lotta,
che
progressivamente degrada e distrugge il potere funzionale dell’Io, e
tutti i falsi ruoli che la personalità isterica è costretta a giocare
separatamente,
rendono
l’Io
incapace
di
costruire
se
stesso
solidamente e di stabilire la sua identità.
Comportamenti violenti e trasgressivi nei genitori, promiscuità,
assenza
di
valori
e
di
regole,
maltrattamenti,
favoriscono
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l'
insorgenza
di
disturbi
di
personalità
quali
tossicomanie,
alcoolismo, delinquenza, violenza, bullismo, abusi e deviazioni
sessuali. Inoltre eccessiva violenza ed aggressività come strenua
difesa
dei
proprio
mondo
interno,
chiusura
per
perplessità,
ripiegamento su se stessi, isolamento, rifiuto del contatto sociale,
tendenza all'
astrazione, paura del confronto con la realtà, eccessiva
diligenza e rigidità possono favorire la rottura schizofrenica. il
fallimento della propria identità psicosociale, l'
interruzione della
marcia per la conquista del Sé: il giovane smette di costruire il suo
mondo di comunicazione con gli altri, per perdersi in un caos
immaginario.
La lotta tra l'
innato e l'
acquisito, il biologico ed il sociale può portare in questo periodo di ricerca di equilibrio, sempre delicato, a
fratture molto pericolose.
La cultura elabora le rappresentazioni della realtà biologica, che non
sempre vengono percepite consapevolmente. Da qui la difficoltà
delle giovani coscienze adolescenziali, che da un lato sentono
premere le impulsività del corpo senza poterle agire, dall’altro non
comprendono i contenuti ed i ruoli elaborati dalla cultura, che
sentono non corrispondere alle loro realtà biologiche.
La complessità e la ricchezza dello sviluppo psichico femminile
rendono la donna meno vulnerabile rispetto agli uomini, in risposta a
fattori stressanti e di rischio; e conseguentemente ad una maggiore
adattabilità e plasticità. Tuttavia la sua stessa complessità la può
esporre
al
rischio
di
problemi,
ad
insuccessi
ed
ostacoli
nell'
acquisizione dell'
identità femminile.
L'
inizio di una fanciulla nella fine di una bambina, porta al riconoscimento della femminilità interna, del corpo erogeno, della vagina.
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Può accadere che per reazione speculare, la mamma non permette il
proseguimento dello sviluppo, e lo stabilirsi di un compromesso tra
identificazioni primarie e secondarie. Dalla bambina alla ragazza
non si permette la continuità della crescita. Discontinuità e
competizione con la madre rinviano il trauma della pubertà, la così
detta “depressione delle Amazzoni”, l’elaborazione del lutto, e la
rinuncia alla femminilità arcaica, che corrisponde alla castrazione
simbolica della madre. Spesso viene così impedita una buona identità
sessuale nel periodo dell’adolescenza, e lo sviluppo di una sana
relazione con il proprio corpo.
I comportamenti seduttivi, i giochi, le sublimazioni, gli intrighi
possono essere castrati dal maschile materno. Ossia la donna deve
fare i conti col femminile e col maschile materno prima di poter
entrare in contatto col maschile e femminile paterno e cioè col padre
reale, e non solo con quello immaginario e simbolico.
Lo stesso accade per il bambino che vede attraverso lo sviluppo dei
peli, del pene affermarsi la sua maschilità, comincia a scoprire
attraverso
le
identificazioni
con
il
maschile
paterno
le
sue
peculiarità e diversità dalla madre e dal femminile, sviluppando
gradualmente tutte le potenzialità del maschile. Se non intervengono
impedimenti il passaggio di crescita, dell’attaccamento dalla madre
al padre per il bambino avviene in modo più semplice, più lineare e
porta allo sviluppo di una identità forte ed una sessualità equilibrata.
Ciò in quanto il distacco dalla madre e l’avvicinamento al padre,
cioè al modello maschile avviene in modo più fisiologico, mentre per
la bambina il distacco dal modello femminile, essendo lei femmina,
risulta molto più complesso e difficile. Ma anche per il bambino, se
la madre lo trattiene, per le più diverse motivazioni, quasi sempre
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inconscie, impedendo il passaggio di crescita, l’identificazione con
il maschile paterno, lo sviluppo può essere difficile e tortuoso
portando a complicanze che possono andare dall’aggressività e la
violenza fino ai più gravi disturbi di personalità. Lo stesso può
accadere nel caso di padri assenti o poco presenti o con scarse
caratteristiche maschili.
In sintesi i genitori devono comprendere come l’adolescenza segua
l’infanzia come seconda fase dello sviluppo, fase altrettanto
fondamentale, importante e delicata ed ancora più difficile da
superare in quanto comporta maggiori ostacoli e confronti con
l’esterno
del
nucleo
familiare.
Fase
in
cui
il
processo
di
socializzazione comporta il continuo mettersi in gioco, in relazione e
contraddizione con diversi modelli di identificazione, che non
sempre possono corrispondere a quelli desiderati dai genitori, ma
che sempre devono essere ispirati e guidati dall’esempio dei
genitori. I genitori devono anche comprendere che in questo periodo
le identità sono ancora fragili e continuamente esposte a frantumarsi
e perdersi e per questo necessitano, addirittura forse più che
nell’infanzia, di maggior amore, come qualità dell’attenzione, della
considerazione,
dell’ascolto,
del
dialogo,
dell’apporto
di
un
affettività costante, che permetta l’allontanarsi ed il tornare nella
sicurezza dell’accoglienza e dell’appartenenza.
L’adolescenza, come del resto ogni fase della vita, se vissuta in
modo fisiologico ed equilibrato,
potrebbe essere un periodo
bellissimo, come un fiore che sboccia alla luce della femminilità o
maschilità, alle
risorse
ed alle
proprie
potenzialità
cresciute
nell’amore e per l’amore della vita. Anziché, come oggi sempre più
spesso vediamo, produrre frutti stortignaccoli e malati che offendono
13
la sana genitorialità.
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