::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE WALKMEN TITLE: YOU & ME LABEL: TALITRES PAG. 1 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE WALKMEN TITLE: YOU & ME LABEL: TALITRES PAG. 2 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE WALKMEN TITLE: YOU & ME LABEL: TALITRES PAG. 3 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE WALKMEN TITLE: YOU & ME LABEL: TALITRES PAG. 4 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE WALKMEN TITLE: YOU & ME LABEL: TALITRES PAG. 5 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE WALKMEN TITLE: YOU & ME LABEL: TALITRES PAG. 6 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE WALKMEN TITLE: YOU & ME LABEL: TALITRES PAG. 7 ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE WALKMEN TITLE: YOU & ME LABEL: TALITRES PAG. 8 ONDAROCK http://ondarock.it/recensioni/2008_walkmen.htm A due anni da “Hundred Miles Off”, tornano a farsi vivi i Walkmen, talentuoso quintetto newyorkese che proprio in queste settimane licenzia il nuovo e atteso “You & Me”. Potrebbe essere questo l’album della definitiva consacrazione e alla luce dei suoi brillantissimi contenuti si può quantomeno azzardare che non passerà di certo inosservato, soprattutto al cospetto delle orecchie più attente e allenate. Fieramente in bilico tra il Dylan elettricamente blasfemo di “Bring It All Back home” e vaghe nostalgie, in odore di Modern Lovers, per un'America rurale e incorrotta, “You & Me” è un disco da leggere prima ancora che da ascoltare, per il sincero godimento estetico che la scrittura musicale del gruppo riesce quasi sempre a regalare, nella grazia dei suoi movimenti e nell’elegantissima grafia dei suoi fraseggi strumentali, in cui riluce a tratti la migliore tradizione compositiva statunitense. La voce ruvida e vissuta del cantante Hamilton Leithauser ha una timbrica personale e riconoscibile e la sontuosa cornice sonora che la strumentazione le mette a disposizione (in particolare nell’impasto calibrato tra chitarre lievemente sgranate, basso e tastiere) disegna nella mente assorta dell’ascoltatore un’atmosfera trasecolata e senza tempo, pervasa da un alone quasi spettrale, come una sedia a dondolo abbandonata al vento di qualche veranda scricchiolante, dentro il ventre dimenticato dell’America più profonda. Le composizioni risultano così abitate da un senso strisciante di solitudine ombrosa, rigata da accensioni melodiche che deflagrano in ritornelli di notevolissima intensità (l’iniziale “Dónde está la Playa” o “In the New Year”). Per capire con chi abbiamo che a fare, giova forse ricordare che il gruppo predilige da sempre (sin dal primo, fulminante “Everyone Who Pretended To Like Me Is Gone” del 2002) l’impiego di strumenti vintage e che è arrivato a costruirsi, a Harlem, un vero e proprio studio di registrazione (il cosiddetto Marcata Recording), dismesso un paio di anni fa, non prima di avervi però registrato, come cerimonia d’addio, una riesecuzione integrale, “track by track”, di un album di Henry Nilsson e John Lennon, “Pussy Cats” (del 1974), omaggio poi pubblicato nell’autunno 2006. Un gruppo, i Walkmen, che ha sempre saputo dunque coltivare un forte senso del mito (implicito in tante pagine importanti del rock americano) e che ha lasciato scorrere nelle proprie vene il fiume inarrestabile della tradizione, sempre capace di farlo divampare e straripare in direzioni cromatiche differenti: Buddy Holly e Roy Orbison, Lee Hazlewood e Randy Newman, Ry Cooder e Jackson Browne, come pezzi illuminanti del calibro di “Seven Years of Holidays (for Stretch)”, “Canadian Girl” o “Postcards from Tiny Islands” lasciano ben trasparire. “You & Me” è un disco di gran classe, visitato da una bellezza antica, mai davvero sfiorata dall’onta corruttrice del tempo, un disco da ascoltare e riascoltare, da esplorare con la mente e con lo sguardo. Il suo unico limite può forse essere rintracciato nell’eccessiva prolissità della seconda parte (parzialmente riscattata dalla tripletta finale), dove la grazia compositiva delle prime sei-sette canzoni si opacizza e perde un po’ della sua luminosità. A parte queste minuzie, i Walkmen regalano senz’altro uno dei dischi più emozionanti di questo scorcio di stagione. (7.5/10) ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE WALKMEN TITLE: YOU & ME LABEL: TALITRES PAG. 8 ROCKSHOCK http://www.rockshock.it/news.asp?id=3584 Suoni vintage per una band controcorrente e che risale il fiume mainstream della musica contemporanea. I The Walkmen sono senza dubbio una perla rara nel panorama musicale internazionale di questo inizio di millennio. Mentre tutti gli altri gruppi in circolazione si affannano alla disperata ricerca di un suono nuovo da consacrare al dio del digitale, questo quintetto di New York ripesca a piene mani nei suoni che hanno fatto la storia della musica americana dagli anni ’50 in poi, e ce li ripropongono esattamente così come sono, senza troppi rimaneggiamenti o arrangiamenti. E’ proprio questo lo spirito che pervade You & Me, quarto album in studio dei The Walkmen, registrato tra New York e Oxford, nel Mississippi, nel corso di due anni che hanno visto il gruppo avvicinarsi a uno stile più intimista e profondo. 14 brani in cui aleggiano i fantasmi di Elvis e Buddy Holly, senza però risultare fuori moda o eccessivamente retrò. Cominciamo con Canadian Girl, che sembra uscita dai juke box delle tavole calde degli anni ’50, e percorriamo la strada che ha portato in America alla nascita del genere cantautoriale (che ha raggiunto picchi di eccellenza a partire dalla seconda metà degli anni ’60), perfettamente incarnato da brani come Seven Years of Holiday (for Stretch) e Four Provinces. Incappiamo in sprazzi di psichedelia in brani come Dónde está la Playa, e in qualche barlume di modernità, come in Postcards from Tiny Islands, ma non approdiamo mai più in là dei primi anni ’80. Una componente essenziale della musica di questo quintetto è la voce di Hamilton Leithauser, soave e lieve sulle note degli strumenti a fiato, e potente ed armonica sui giri di chitarra. Registrata poi live nella stessa sala in cui si trovava l’intera band, compresa la sezione di fiati utilizzata in alcuni pezzi, si presenta al nostro orecchio come se provenisse davvero da un’altra epoca, o quantomeno da una registrazione su vecchie bobine. Al di là dei suoni folk quasi dimenticati e dell’utilizzo di strumenti da mercatino dell’antiquariato, la forza di questo gruppo sta nell’attualità della sua musica. Anche se apparentemente può sembrare un controsenso, basta pensare a quanti pezzi dei precedenti album dei The Walkmen sono stati utilizzati per fini alquanto contemporanei, ad esempio come colonna sonora di spot pubblicitari o come sottofondo di scene clou in alcuni telefilm. Originali? Innovativi? Indubbiamente sì, e per un semplice motivo: riprodurre un suono vintage così alla perfezione, senza l’ausilio di strumenti digitali e senza renderlo troppo datato per suonare interessante, non è cosa da tutti. Ecco perchè album dopo album, i The Walkmen raccolgono tra le loro fila nuovi proseliti. (7/10) ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE WALKMEN TITLE: YOU & ME LABEL: TALITRES PAG. 10 INDIE-EYE http://www.indie-eye.it/recensore/2008/09/the-walkmen-you-me-gigantic-2008/ Si sa che da New York arrivano spesso le novità più entusiasmanti. Meno consueto è invece che una band che si è espressa sempre a buoni livelli sia capace, al quinto album, di un tale scatto in avanti. “You & Me” è una sorpresa. Dove ciò che sorprende non è tanto la qualità della proposta musicale dei Walkmen – già dimostrata ampiamente nelle precedenti prove, quanto piuttosto la continuità di un album che non ha un momento di cedimento dalla prima all’ultima canzone (e ce ne sono ben quattordici). Rispetto al passato The Walkmen si rivolgono oggi con più fiducia alla tradizione di un suono folk-rock che qui si fa epidermico e urgente, sognante e inquieto, senza però rinunciare alla consueta propensione ad arrangiamenti spigolosi e stratificati anche quando si presentano sotto le rassicuranti (e mentite) spoglie della ballata classica. La chitarra di Paul Maroon è nervosa anche quando si lascia andare ad arpeggi dal morbido suono vintage, il basso di Peter Bauer tondo e incalzante costruisce trame sul drumming solido di Matt Barrick, mentre spesso è all’organo di Walter Martin che spetta il compito di ricondurre il tutto a un’unità su cui la voce di Hamilton Leithauser (incontenibile dal vivo) ha buon gioco nell’inserirsi finalmente con padronanza assoluta. “In The New Year” in questo senso è forse l’esempio migliore e riuscito (oltre che una delle canzoni più belle ascoltate quest’anno); l’espressività e la potenza vocale di Hamilton, mai sopra le righe, è molto bene messa in evidenza in un brano come “New Country” dove le linee melodiche del cantato si intrecciano alla perfezione sul solo incalzare dell’arpeggio di chitarra; brani come “On The Water” e “I Lost You” mettono in evidenza la suggestione per paesaggi sonori desertici e morriconiani affini a quelli dei Calla (band con cui hanno condiviso uno split oltre che, qui, la produzione di Chris Zane), mentre ad arricchire il già composito spettro sonoro dei Walkmen brani come “Red Moon” e “Canadian Girl” segnalano una componente soul che impone Leithauser come un improbabile quanto felice ibrido tra Otis Redding e Thom Yorke. Oltre al missaggio del già citato Chris Zane, si nota anche la produzione di John Agnello, ‘mostro sacro’ degli anni ’90 già al mixer per band come Dinosaur Jr., Jawbox e Sonic Youth (tra le altre). Pubblica Gigantic. INDIE FOR BUNNIES http://www.indieforbunnies.com/2008/12/01/the-walkmen-you-me/ Spesso scomodati dalla critica internazionale come rappresentati di quel “New York Sound” che poi vuol dire tutto e niente, i The Walkmen ritornano con una nuova uscita discografica, la quarta per la precisione. Personalmente l’interesse nei confronti della formazione nordamericana era sorto col debutto “Everyone Who Pretended to Like Me Is Gone”, una carrellatta per certi versi magica di raffinate melodie ribollenti diversi stati d’animo. Dopo l’uscita dai circuiti indie con “Bows + Arrows” le cose iniziarono ad andare in discesa fino a raggiungere il minimo qualitativo con il mediocre “A Hundred Miles Off”. Immaginerete la diffidenza con cui mi sono avvicinato al nuovo lavoro del quintetto newyorchese e la successiva sorpresa nel constatare la rinascita artistica di una band considerata sul viale del tramonto. Diciamolo subito senza troppi giri di parole: “You & Me” spacca di brutto, detronizzando anche l’eccellente debutto. Disseminato di tanti piccoli dettagli sonori che si concedono all’ascoltatore solamente dopo molteplici ascolti, il disco in questione è un continuo gorgogliare di emozioni pur mantenendo un forte taglio malinconico. Il cantato di Hamilton Leithauser s’incastra alla perfezione con il contesto musicale circostante, impreziosendo ulteriormente le tracce in scaletta con un’interpretazione ed un trasporto da brividi: la vetta emotiva è toccata con la splendida “In The New Year”, un crocevia di stati d’animo e frutto di un elegante artigianato sonoro. Certo il quintetto americano zigzaga tra i paletti dell’alternative con mestiere, piazzando ballate sognanti e romanticismi diffusi, senza tuttavia perdere quel tocco magicamente struggente che pervade le quattordici istantanee presenti. Un piccolo grande capolavoro dal forte retrogusto evocativo, la resurrezione di un gruppo dato spacciato dai più, uno dei dieci dischi da acquistare per questo 2008: essere smentiti mai fu così piacevole. (4,5/5) ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE WALKMEN TITLE: YOU & ME LABEL: TALITRES PAG. 11 INDIE-ROCK http://www.indie-rock.it/recensioni_look.php?id=545 GENERE: NYC rock. PROTAGONISTI: Hamilton Leithauser (voce, chitarra), Paul Maroon (chitarra, piano), Walter Martin (organo, basso), Peter Bauer (basso, organo), Matt Barrick (batteria). SEGNI PARTICOLARI: band nata nel 2000, incrocio tra membri dei Jonathan Fire Eater e dei Recoys. I primi in particolare riscossero una certa attenzione giungendo nel 1997 a pubblicare un album misconosciuto ma di discreto successo, 'Wolf Songs For Lambs'. Pare che siano stati d'ispirazione anche agli Strokes. I Walkmen sono al quarto album, in una carriera iniziata nel 2000. Il primo di questi, 'Everyone Who Pretended To Like Me Is Gone', rimane la loro miglior prova, per varietà e spessore, ma tutta la loro discografia può essere definita sicuramente solida. INGREDIENTI: questa definizione di rock 'niuiorchese' che abbiamo voluto affibbiare ai Walkmen non è dettata da chissà quali riferimenti. E' vero, essi ripropongono in qualche modo il sound un po' sporco e graffiante degli Strokes, il modo di fare di ragazzi che suonano nel seminterrato, un'attitudine garage che viene però trascesa nei loro dischi. La loro musica possiede un afflato cantautorale (che prende a piene mani da Dylan), in particolare negli ultimi lavori, 'You & Me' e 'A Hundred Miles Off', che lascia intendere ben altra maturità rispetto alle loro controparti più famose. Da cosa proviene, allora, la nostra definizione? E' in fondo una sensazione di pancia molto netta, quella che ci trascina negli anfratti fumosi dei sobborghi della Grande Mela. Senza dubbio, quello che abbiamo in mano non è un disco privo di un suo calore ben preciso, di una sua identità che risalta fin da subito. Perché non c’è solo il graffio, la distorsione della chitarra di Maroon, non c’è solo il 'raglio' dylaniano e stupendo di Leithauser: saper creare le atmosfere brumose e ovattate di questo disco con l'uso degli strumenti (vantano anche un certo recupero vintage) che i Walkmen mettono in atto non è da molti. Testi non ricercati, essenziali ma d’impatto, come nella miglior tradizione americana. DENSITÀ DI QUALITÀ: provate a immaginare l’asfalto ribollente di sbuffi di vapore, i vicoli stretti con i gatti che litigano nella spazzatura, qualcosa che cade con fracasso sulle scale di metallo che s’abbarbicano sui condomini del Bronx. Infilatevi dentro il guscio metallico del Greyhound che sferraglia imperterrito sulla sopraelevata arrugginita, prima di Grand Terminal, mentre al di sotto si accendono le prime luci e i barboni preparano i loro giacigli di cartone per un'altra notte di ghiaccio. Sedetevi sul prato di Ellis Island, ad ammirare il sole che tramonta infiammare lo skyline di Manhattan. Sono tutte cose imprescindibili, a nostro parere, per apprezzare appieno 'You & Me'. A scanso di equivoci, quest'ultimo non è solo un disco di atmosfera: contiene diversi grandi pezzi, di quelli che si ricordano. Primo fra tutti 'In The New Year', una delle canzoni da portarsi dietro da questo 2008 e da appendere all'albero di Natale. Leithauser canta come se fosse l'ultima cosa che fa sulla Terra, tirando fuori una potenza e un'estensione che lasciano a bocca aperta. Una corsa in un Central Park innevato e deserto, la mezzanotte di Capodanno. La batteria imposta una marcetta militaresca in 'Seven Years For Holidays (for Stretch)': malinconica e sognante ballata, che sembra cantata con le gambe a penzoloni da un pennone del Chrysler Building. E così in tutto l'album si alternano romanticismi soffusi ed enfatici refràin: il tutto all'insegna di un vitalismo tipicamente yankee. Qual è l'unico limite di questo disco, che rimane comunque consigliatissimo? In generale, pare che i Walkmen abbiano un po' rinunciato sia alla sperimentazione strumentistica che a quella compositiva. Paiono indulgere eccessivamente nella forma della ballata in tre quarti, cosa, fra l'altro, che li avvicina ancora di più al loro padre putativo Dylan. Alcuni episodi di un disco corposo, di 14 tracce, sembravano perlomeno evitabili ('Long Time Ahead Of Us', 'If Only It Were True'). VELOCITÀ: un valzer sporco e ruggente, in un basement di Brooklyn. ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE WALKMEN TITLE: YOU & ME LABEL: TALITRES PAG. 12 ROCKSHOCK http://www.rockshock.it/news.asp?id=3584 Suoni vintage per una band controcorrente e che risale il fiume mainstream della musica contemporanea. I The Walkmen sono senza dubbio una perla rara nel panorama musicale internazionale di questo inizio di millennio. Mentre tutti gli altri gruppi in circolazione si affannano alla disperata ricerca di un suono nuovo da consacrare al dio del digitale, questo quintetto di New York ripesca a piene mani nei suoni che hanno fatto la storia della musica americana dagli anni ’50 in poi, e ce li ripropongono esattamente così come sono, senza troppi rimaneggiamenti o arrangiamenti. E’ proprio questo lo spirito che pervade You & Me, quarto album in studio dei The Walkmen, registrato tra New York e Oxford, nel Mississippi, nel corso di due anni che hanno visto il gruppo avvicinarsi a uno stile più intimista e profondo. 14 brani in cui aleggiano i fantasmi di Elvis e Buddy Holly, senza però risultare fuori moda o eccessivamente retrò. Cominciamo con Canadian Girl, che sembra uscita dai juke box delle tavole calde degli anni ’50, e percorriamo la strada che ha portato in America alla nascita del genere cantautoriale (che ha raggiunto picchi di eccellenza a partire dalla seconda metà degli anni ’60), perfettamente incarnato da brani come Seven Years of Holiday (for Stretch) e Four Provinces. Incappiamo in sprazzi di psichedelia in brani come Dónde está la Playa, e in qualche barlume di modernità, come in Postcards from Tiny Islands, ma non approdiamo mai più in là dei primi anni ’80. Una componente essenziale della musica di questo quintetto è la voce di Hamilton Leithauser, soave e lieve sulle note degli strumenti a fiato, e potente ed armonica sui giri di chitarra. Registrata poi live nella stessa sala in cui si trovava l’intera band, compresa la sezione di fiati utilizzata in alcuni pezzi, si presenta al nostro orecchio come se provenisse davvero da un’altra epoca, o quantomeno da una registrazione su vecchie bobine. Al di là dei suoni folk quasi dimenticati e dell’utilizzo di strumenti da mercatino dell’antiquariato, la forza di questo gruppo sta nell’attualità della sua musica. Anche se apparentemente può sembrare un controsenso, basta pensare a quanti pezzi dei precedenti album dei The Walkmen sono stati utilizzati per fini alquanto contemporanei, ad esempio come colonna sonora di spot pubblicitari o come sottofondo di scene clou in alcuni telefilm. Originali? Innovativi? Indubbiamente sì, e per un semplice motivo: riprodurre un suono vintage così alla perfezione, senza l’ausilio di strumenti digitali e senza renderlo troppo datato per suonare interessante, non è cosa da tutti. Ecco perchè album dopo album, i The Walkmen raccolgono tra le loro fila nuovi proseliti. (7/10) KRONIC http://www.kronic.it/artGet.aspx?cID=35392 Quella classe un pò ruffiana... La nuova uscita del combo newyorchese non è che cambi di molto le carte in tavola. I Walkmen sanno scrivere canzoni, conoscono le regole del folk-pop e riescono a sviluppare con abilità l'impatto emozionale. Ad essere puntigliosi in "You & Me" cresce l'attitudine rock e viene interprata con maggiore urgenza una nevrosi chitarristica prima meno ricercata. Ma sono particolarità, nulla di clamoroso nella massa stratificata di suoni spesso in bilico per sfruttare pathos e sentimenti. Nella sostanza, dunque, resta un gruppo di classe che sfrutta certa metodologia (Dylan, sprazzi desertici, aggiunte strumentali modello colonna sonora) con molto mestiere e relativa personalità. Piacciono per gusto e canzoni, lasciano perplessi per un'eleganza più da supermercato che da antica bottega artigianale. Utile nell'oggi, trascurabile per il domani. Poi, in giro, c'è molto di peggio, sia chiaro. (3/5) ::: PROMORAMA ::: PRESS ::: BAND: THE WALKMEN TITLE: YOU & ME LABEL: TALITRES PAG. 13 DISCOCLUB 65 http://www.discoclub65.it/index.php?option=com_content&task=view&id=2396 Tracce del suono australiano dei primi anni Ottanta, dai Triffids ai Died Pretty (gli echi di chitarra), e degli Afghan Whigs degli esordi (la voce, qua e là), caratterizzano i newyorkesi Walkmen, poco conosciuti in Italia, ma già autori di diversi LP, tra i quali Bows + Arrows nel 2004 aveva avuto una certa risonanza. Autori di una musica coinvolgente e malinconica, suonata e registrata con una prevalenza di strumentazione vintage, che aggiunge un tono caldo alle loro composizioni, con You & Me i Walkmen compongono un'opera di grande compattezza, nella quale tuttavia alcuni brani spiccano immediatamente: l'atmosferica On The Water, per esempio, o Red Moon, con i fiati e il lento andamento vagamente latino, o ancora The Blue Route, uno dei pochi momenti in cui il suono si fa lievemente più aggressivo. Non un disco rivoluzionario, ma molto gradevole, che con gli ascolti potrebbe crescere ulteriormente. FREQUENZE INDIPENDENTI http://frequenzeindipendenti.blogspot.com/2008/09/fast-reviews_30.html La musica che ha ispirato i Walkmen nella composizione di You & Me si inserisce nella tradizione di un songwriting che risale al primo rock'n'roll, all'intimità e all'energia di Elvis Presley, alle prime registrazioni di Buddy Holly e l'orchestrazione massiccia di Roy Orbison. Una notevole fonte di ispirazione sono stati anche artisti come Randy Newman e band come Pogues e Modern Lovers, tutti capaci di creare quel tipo di canzoni che, se rappresentano indubbiamente un prodotto del proprio tempo, restano comunque saldamente radicate nella tradizione. Nel disco le voci sono state registrate live nella sala in cui si trovava l'intera band, talvolta accompagnata da una sezione di fiati. Tra dramma e sentimento, You & Me riesce ad applicare una produzione live classica a canzoni rock costruite in modo meticoloso e dal suono unico, diverso rispetto a quello delle tre uscite precedenti. E' un disco lungo, di poco sotto l'ora, in cui vengono presentate molte idee e la cui scrittura e registrazione sono durate ben due anni, durante i quali i membri del gruppo si sono divisi tra Philadelphia e New York, dove hanno preso autobus cinque giorni la settimana per lavorare in due piccole sale prove (un vecchio nightclub a Chelsea, New York, e un magazzino di Fish Town, Philadelphia). Al termine delle registrazioni, più di 400 nastri da 8-tracce erano ammassate sul pavimento. L'album è stato registrato fra gli studi Sweet Tea di Okford, Mississippi (dove il gruppo aveva già lavorato per Bows and Arrows), in cui hanno potuto contare su John Agnello (Dinosaur Jr., Hold Steady, Sonic Youth), e gli studi Gigantic di New York (costruiti da Philip Glass), dove hanno collaborato con Cris Zane. Lo strano ritmo di I Lost You e il modo in cui tanto la musica quanto i testi spingono verso un crescendo (à la Roy Orbison per intenderci) in diversi episodi del disco, rappresenta la nuova /vecchia direzione a cui, da tempo, questi signori miravano senza tregua. Scegliamo per l'ascolto la bellissima Dònde Està La Playa.