VIAGGIO INTORNO ALL`UOMO

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VIAGGIO INTORNO ALL’UOMO
Racconti filosofici
ovvero
un’introduzione alla complessità
PRESENTAZIONE
“non è strano che ci sia un mondo?” “Sofia, su, non devi parlare così” […] “Che schifo! Il
mondo ti è diventato così familiare che non ti stupisci più”, continuò Sofia. “Ma che cosa stai
dicendo?” “Dico che ti sei troppo abituata al mondo. In altre parole, ti sei completamente
rimbecillita”
(Jostein Gaarder, Il mondo di Sofia, Longanesi & C., pagg. 26-27)
Forse anche tu ti sei troppo abituato al mondo e non trovi in esso più nulla di strano, di
misterioso. E, quindi, non provi più stupore, non ti poni più interrogativi. Del resto, intorno a
te, c’è ben poco che ti possa provocare una qualche meraviglia. Vivi in una società in cui sei
letteralmente bombardato dai messaggi televisivi. Vivi all’interno della cultura del frenetico: si
corre, tutti corrono, non c’è tempo per fermarsi. Forse anche tu non trovi il tempo per fermarti.
Per fermarti a pensare. Vivi da “rimbecillito”.
La mia proposta? Ti offro l’opportunità di un’avventura. Un’avventura affascinante, ma anche
intellettualmente costosa. Molto costosa. Ti propongo di metterti in discussione: di mettere in
discussione le tue certezze (è difficile che tu non ne abbia qualcuna), di insinuarti il dubbio su
tutto quanto ti sembra scontato, di fornirti argomenti forti a favore e contro una determinata
tesi. Di aprirti, in altre parole, alla “complessità”.
Una “ricerca radicale”, una ricerca cioè che va alle radici di ogni altra ricerca, alle radici di te
stesso. Chi sei veramente tu? “Hai” un corpo o “sei” un corpo”? E’ in grado la tua “mente” di
controllare il cervello? Gli eventi mentali possono rientrare in una fisica (o in una chimica)
anche se diversa da quella classica, considerato che non hanno né massa, né energia, né
spazio? Sono quesiti radicali. Una risposta in una direzione o in un’altra dà il “senso” al tuo
esistere. Dà il senso alla tua stessa morte: si tratta di un semplice ritorno alla “polvere”
cosmica? Dà il senso al tuo agire: l’aborto, ad esempio, è un “omicidio”? E poi cosa puoi dire di
fronte agli scenari sempre più affascinanti, ma anche nello stesso tempo inquietanti (pensa a
quei fenomeni violenti che sono gli episodi di “cannibalismo galattico” ed a quei veri e propri
“mostri” che sono i cosiddetti “buchi neri”) che la scienza sta aprendo per spiegare l’universo
(o il “multiverso”)? I cosmologi sono i veri teologi del nostro tempo, o, invece, quand’anche
riuscissero a spiegare definitivamente il “come” è nato l’universo, non potrebbero mai sapere
“perché l’universo si è dato la pena di esistere” (per usare l’espressione di Stephen Hawking)?
E poi ancora: Dio è un’ipotesi credibile, legittima o l’idea stessa di Dio costituisce un “mistero”?
E i valori morali? Siamo di fronte a delle norme di comportamento valide per tutti gli uomini o
tutto è relativo alla propria coscienza e, quindi, tutto è lecito? E ancora. E’ utopica una
democrazia in cui la gente conti davvero (magari una democrazia elettronica)? E’ del tutto
irrealizzabile – nell’era del villaggio globale – un’economia in funzione dell’uomo, di tutti gli
uomini?
Un “Viaggio intorno all’uomo”. Un viaggio fondamentalmente “filosofico”, ma alla portata di
tutti. Un viaggio che raccoglie – in qualche misura – il messaggio forte lanciato all’uomo
contemporaneo da Giovanni Paolo II nella sua enciclica “Fides et ratio”: un pressante invito a
volare alto, a osare sollevare lo sguardo dall’esperienza, a non abbandonare la fiducia nelle sue
“grandi risorse conoscitive”, a recuperare con forza la vocazione originaria della filosofia che è
la “ricerca del vero”, a non rinunciare a “interrogarsi sul perché delle cose”, a porre le
“domande radicali sul senso e sul fondamento ultimo della vita umana, personale e sociale”.
Karol Woityla non ha dubbi: l’uomo è “colui che cerca la verità”; 1 Per lui: “Una filosofia priva
1
Così scrive: “Il desiderio di verità appartiene alla sua stessa “natura”; “La sete di verità è talmente radicata nell’uomo
che il doverne prescindere comprometterebbe l’esistenza”. Per lui – anzi – non solo l’uomo anela alla verità, ma può
accedere alle verità ultime. Giovanni Paolo II può essere considerato – mi si perdoni la forzatura – il Platone dei nostri
tempi, l’intellettuale che stigmatizza con sconcerto la diffusa “crisi del senso”, la “frammentarietà del sapere”, il
della domanda di senso dell’esistenza incorrerebbe nel grave pericolo di degradare la ragione a
funzioni soltanto strumentali”, pericolo ancor più grave oggi di fronte all’”immensa crescita del
potere tecnico”. 2
Come non essere d’accordo? Il “viaggio” che ti propongo è sintonizzato proprio su questa
lunghezza d’onda. Il mio obiettivo? Quello di trasmetterti un po’ di quella “passione per la
ricerca della verità” che anima la Fides et ratio. Naturalmente non ho alcuna ambizione di
condurti a delle “verità” e, tanto meno, alla “Verità”. Nel mio viaggio mi limito ad offrirti alcune
condizioni che potrebbero consentire l’inizio di una “tua ricerca”: si tratta, naturalmente, solo
di qualche “traccia” tra le tante possibili, qualche traccia che tu potrai sviluppare sulla base
della tua sensibilità. Ti solleverò dubbi, ti presenterò opinioni a confronto, ti porrò interrogativi.
Forse – chissà – tornerai a provare lo stupore che sentivi da bambino. Forse scoprirai (o
riscoprirai) l’enigma che c’è intorno a te, l’enigma che sei tu. Solo in questo modo, solo se
toccherai con mano il “Mistero”, potrai cominciare la tua avventura: l’avventura della ricerca
che – forse – conta di più.
Non te la senti di metterti in discussione? Non te la senti di affrontare un viaggio che potrebbe
essere doloroso? Non ti va di turbare la tua spensierata gioia di vivere? O, più semplicemente,
non hai tempo da perdere? Non hai tempo da rubare alla televisione? Sei libero di scegliere.
Potresti continuare a vivere come se tutto fosse scontato. Ma, forse, perderesti un’opportunità:
l’opportunità di scoprire che la realtà che ti circonda, il tuo stesso “io”, sono più “complessi” di
quanto immagini. Non potrebbe questa “scoperta” renderti più “uomo”? Non potrebbe la
“consapevolezza della problematicità” essere qualcosa per cui valga la pena “perdere” del
tempo?
Quello che ti presento è, sostanzialmente, una sorta di “introduzione” ai grandi “problemi”
dell’uomo. Per coinvolgerti il più possibile, te la presento sotto forma di “racconti”: troverai dei
personaggi che, partendo dal loro vissuto, sotto la pressione delle circostanze della vita, si
interrogano, discutono, si confrontano anche animatamente. Il tuo ruolo? Mi auguro che tu
riconosca come tuoi i loro “problemi”, “partecipi” al loro confronto, tifi per l’uno o per l’altro o,
alternativamente, per l’uno e per l’altro. Ricorro, inoltre, alla tecnica del “dialogo” (in sintonia
col mio “Socrate, ovvero dialoghi sulle provocazioni dei filosofi”). Non si tratta di un
estrinseco omaggio a Platone o ad una moda americana ampiamente diffusa nella letteratura
filosofica: considero, infatti, il dialogo il vero e proprio motore della ricerca.
Spero che questi racconti possano essere utili – almeno – ad iniziare a “provocarti”. Farai un
passo ulteriore intraprendendo un “tuo” viaggio personale, magari seguendo percorsi da me
non contemplati? Sarebbe l’obiettivo più ambizioso che mi propongo col presente lavoro.
Piero Carelli
[email protected]
relativismo dilagante ed avverte la necessità di offrire “autentici punti di riferimento”, l’intellettuale che pone con forza
l’esigenza di andare oltre le sabbie mobili delle opinioni, delle mere ipotesi, del dubbio ed ancorare l’esistenza su una
verità definitiva, su certezze.
2
E’ proprio questo potere – scrive Giovanni Paolo II – che “ richiede una rinnovata e acuta coscienza dei valori ultimi”.
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