Programmi per orchestre ITA - Reggio Iniziative Culturali

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MADE IN ITALY
La canzone italiana: anni 1910 - 1950
Scelta, elaborazioni e orchestrazioni di ALESSANDRO LUCCHETTI
per pianoforte concertante e orchestra
Alessandro Lucchetti - pianoforte
Antonio Ballista - direttore
Presentazione
“Made in Italy” propone inediti arrangiamenti per ensemble o sola orchestra in un linguaggio mutuato
dalla musica classica di alcune tra le più indimenticabili canzoni italiane, scelte in un ambito temporale
di un quarantennio (dagli anni dieci agli anni cinquanta) del secolo scorso.
Tale musica non è solo uno struggente identikit di quell’epoca ma anche uno dei culmini della
creatività italiana di quel periodo. La prima esecuzione di questo programma avvenne nel 2002, nella
stagione del Teatro alla Scala.
Fu poi portato in tournée in Uruguay, Argentina e Brasile con grande successo.
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Programma
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D’ANZI
D’ANZI
Tu musica divina - Bambina innamorata - Ma le gambe
Silenzioso slow - Non dimenticar…(le mie parole) - Ma l’amore no
LAZZI E SBERLEFFI
KRAMER
CONSIGLIO
MORBELLI
PESTALOZZA
Pippo non lo sa
Il pinguino innamorato - Maramao perché sei morto
Ba-ba-baciami
Ciribiribìn
LACRIME
GILL
MARCHETTI
SIMI
BERTINI
DE CURTIS
Come pioveva
Non passa più
Addio signora
Un’ora sola ti vorrei
Non ti scordar di me
MASCHERONI
MASCHERONI
Bombolo -Fiorin fiorello - Lodovico - Tu che mi fai piangere - Tango della
gelosia
ILLUSIONI
OLIVIERI
SCIORILLI
FRAGNA
KRAMER
Tornerai
Perduto amore (In cerca di te)
Signora illusione
Non ti fidar (di un bacio a mezzanotte)
ESOTISMI
DI LAZZARO
DI CHIARA
RIPP
Le carovane del Tigrai
La spagnola
Creola
BIXIO
BIXIO
Canzone sospirata - Lucciole vagabonde - Tango delle capinere Parlami d’amore Mariù - La canzone dell’amore (solo per te Lucia)
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MOVIE CHARMS
La magia del cinema attraverso la musica
per soprano, pianoforte concertante e orchestra
ideazione, rielaborazioni e orchestrazioni di Alessandro Lucchetti
Antonio Ballista - direttore
Lorna Windsor - soprano
Alessandro Lucchetti - pianoforte
Presentazione
L’avventura di raccogliere temi provenienti da colonne sonore cinematografiche organizzandoli in una
forma concertistica per pianoforte a quattro mani è iniziata nel 1988. Musa ispiratrice ancor più che
committente fu il soprano Alide Maria Salvetta la quale, insieme ad Antonio Ballista, mi chiese di
realizzare un suo sogno nel cassetto: cantare in concerto le più belle canzoni dei film di Walt Disney.
Dapprima la richiesta mi disorientò e a questa iniziale perplessità succedette ben presto lo sconforto:
quando cominciai a leggere al pianoforte gli spartiti. Che disastro! A parte l’esercito di errori, i temi
erano sì affascinanti, ma di così breve respiro che mi chiesi se sarei mai riuscito a dar loro una veste
adatta alla sala da concerto. Più tardi, sostenuto anche dalla convinzione che la musica possa vivere
vite diverse rivelando lati insospettati, mi convinsi che l’operazione non rappresentava solo una sfida
tecnica, ma anche l’occasione per mettere le mani nella mia biografia uditiva e... perché no! una chance
di rinnovare il repertorio.
Nacque così Incantesimi: la prima delle fantasie ad essere composta, originariamente per voce
femminile pianoforte e orchestra, e successivamente trascritta per piano a 4 mani. Divisa in tre parti
(relative ai film Biancaneve, Mary Poppins e Cenerentola) collegate da due brevi momenti scanzonati
(“Chi ha paura del lupo cattivo” e la celebre “Marcia di Topolino”), la fantasia ha un andamento formale
irregolare: a tratti sembra perdere il filo conduttore in giochi a scatole cinesi per poi accelerare
bruscamente collegando i temi in modo insolito. L’intento è quello di indurre nell’ascoltatore lo stesso
stupore provato da Alice nell’accorgersi di riuscire a passare per il buco di una serratura! Più tardi
cominciai a prenderci gusto e alla prima fantasia ne seguì una seconda: Amarcord, dedicata alle
musiche di Nino Rota per i film di Fellini.
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Vi sono rappresentati tutti i più importanti (La dolce vita, 8½, La strada, Amarcord etc.) e alcuni meno
famosi come “Le notti di Cabiria”, “Il Bidone” o “Tre passi nel delirio”, in un susseguirsi a perdifiato in
cui temi che ci pare di aver già ascoltato vengono in realtà da film diversi, esaltando l’atmosfera di
magica ironia cara all’autore. A questo punto mi chiesi: “perché non elaborare un intero programma
sul cinema?” E cominciai a lavorare a Non solo Charlot che raccoglie (pur essendo la più lunga delle
quattro) solo una parte dei numerosissimi temi che l’incredibile fantasia di Charlie Chaplin produsse
per la maggior parte dei suoi film. Siamo di fronte a un genio di prima grandezza (fatto che si vuol
rimarcare nel titolo): pensate! Non è solo interprete e creatore di quell’impareggiabile maschera
tragicomica che tutti conosciamo, non è solo regista dei suoi film ma ne compone anche le musiche
inventando la colonna sonora di alto livello: quella, cioè, in grado di interpretare così bene i significati
presenti nelle immagini (atmosfere, idee, sentimenti), da riuscire ad evocarne tutta la magia anche in
loro assenza. Ho pensato di dividere la composizione in due parti: una relativa ai films muti, l’altra a
quelli sonori, rispettando così, in qualche modo, la cronologia delle pellicole ed evidenziando quanto la
presenza di un testo drammaturgico possa fare la differenza in termini d’ispirazione (anche musicale!).
E veniamo così all’ultima nata, la più breve e scanzonata delle fantasie, dedicata ad un grande
compositore degli anni ‘60: Henry Mancini. Magari il nome non dirà granché a molti, ma riconoscendo
temi come “La Pantera Rosa” o “Moon River” si dovrà ammettere che le musiche di tanto autore,
cresciuto alla scuola di Glenn Miller, non potevano mancare in un programma come questo. Dal titolo
eloquente di Una Pantera a Hollywood, il brano non presenta novità formali rispetto ai precedenti;
esso si svolge un pò come Amarcord, senza ritorni e confidando solamente nell’alternanza fra motivi
ritmici e melodici così caratterizzati e comunicativi da non richiedere particolari elaborazioni. Per
quanto riguarda invece l’aspetto formale e le strumentazioni, mi sono ispirato alle trascrizioni e alle
parafrasi di Liszt: esempi tuttora ineguagliati per la capacità di ricreare il senso dell’originale, non
accontentandosi di trasferire pedestremente le note da un organico all’altro (vedi le sinfonie di
Beethoven per pianoforte), o addirittura di raccontare una storia parafrasando i temi di un
melodramma (Norma, Don Giovanni, Rigoletto etc.)
Alessandro Lucchetti
Programma
C. CHAPLIN
Non solo Charlot
fantasia di temi dai films di C. Chaplin
(per pianoforte e orchestra)
H. MANCINI
Una ”Pantera” a Hollywood
temi e canzoni dalle colonne sonore di H. Mancini
(per pianoforte e orchestra)
*
*
*
*
*
AUTORI VARI
Incantesimi
fantasia di canzoni dai films di W. Disney
(per soprano, pianoforte e orchestra)
N. ROTA
Amarcord
fantasia di temi dai films di F. Fellini
(per pianoforte e orchestra)
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ROSSINI, PUCCINI E VERDI…SENZA PAROLE
Tre “Fantasie”, ciascuna delle quali corrisponde a un celebre melodramma italiano (Il Barbiere di
Siviglia di Rossini, Turandot di Puccini e La Traviata di Giuseppe Verdi) ed è costruita come qualcosa
che assomiglia un po’ a una ottocentesca paraphrase da pianista virtuoso su temi operistici e un po’ ad
un moderno medley di motivi di canzoni. Ancheggiando doverosamente tra i due generi quanto a
movenze formali. Il contrassegno musicale complessivo del lavoro è la fedeltà agli originali: nessuna
manipolazione melodica (se si esclude, beninteso, l’implementazione della linea di canto nell’organico
puramente strumentale), nessuna deformazione armonica, nessuna superfetazione.
Nessuna “musica al quadrato”. Nessun “à la manière de…”. Solo Rossini, Puccini e Verdi. Canto e
orchestra, sempre ri-conoscibili, sono avvolti, guizzano e sgomitano, languiscono, fluiscono, erompono
e svaniscono nell’organico strumentale scelto da Lucchetti, corposo, ma cameristico, anche se non
dissimula ambizioni sinfoniche: fiati (flauto, oboe, clarinetto, fagotto, corno e tromba), archi (le
classiche cinque parti: due violini, viola, violoncello e contrabbasso), un percussionista e un
pianoforte. Tredici esecutori. L’orchestrazione di Alessandro Lucchetti non si limita ad alludere al
sinfonico, ma lo ricrea, pur coi mezzi di una scrittura poli strumentale di tipo solistico, generando un
sound che offre spunti sorprendenti. Particolarmente significativo ed efficace, da questo punto di vista,
è il complesso ruolo affidato al pianoforte, l’unico outsider in una tavolozza orchestrale che voglia
essere fedele alle partiture originali. Lo strumento a tastiera, infatti, riveste di volta in volta un triplice
ruolo: integrato nella partitura, in funzione di collaborazione con gli altri strumenti, e con essi di
condivisione delle trame musicali (melodiche e sinfoniche); marcatamente virtuosistico, e quindi
svincolato dalla fedeltà ligia alle peculiari scritture, quando – come spessissimo accade - mima la
situazione tipica delle grandi paraphrases lisztiane su temi d’opera, con rigoglioso ricorso a stilemi di
florida ornamentazione, saturando con arpeggi, accordi e quant’altro ogni interstizio sonoro situato
nei dintorni dei temi amati; e spiccatamente amplificativi, quando – anche ricorrendo agli stilemi
parafrastici cui si è appena fatto cenno – assume la interessantissima funzione di avvolgere in un
manto di riverberazioni le trame solistiche degli altri strumenti fino a far loro assumere sembianze
quasi sinfoniche.
Ma questa operazione dai contorni un po’ folli, ha un costrutto? Un senso? Un Graal? Ha un fine, infine?
Che ci sia del divertissement non v’ha dubbio.
E che sia fine nemmeno. Ma non per… palati fini. Non è un divertissement cinico, né amaro, né
intellettualistico. No. La molla di tutto, in fondo, è semplice: insieme, il soffio vitale, il karma e il
nirvana di Senza Parole risiedono là dove uno semplicemente se li attende, pensando a Rossini, a
Puccini e a Verdi, vale a dire nel desiderio di ri-sentire, ri-conoscere, ri-vivere quelle melodie
imperiture, nell’amore devoto e immediato verso queste romanze, perfino al di là della componente
drammaturgica, perfino al di là degli stereotipi vocali e conseguenti tradizioni interpretative
cristallizzatesi nei decenni. Perfino al di là delle parole! Ma c’è, forse, dell’altro. É Denis Gaita (un altro
che le opere le fa a pezzi da puro folle), a renderci ragione – una possibile ragione – del simbolico che
aleggia nel lavoro di Lucchetti. Gaita ci direbbe (e ce lo dice, nel suo emozionante libro Il pensiero del
cuore) che “l’unica domanda possibile non è ‘dimmi che cosa vuol dire questo’, ma ‘che cosa mi sta a
cuore’”, il che ci offre “il problema di avere il coraggio di girovagare intorno ai propri luoghi di verità,
qualunque siano, simboli enigmatici o spezzoni della propria storia, canzonette insensate o cantilene
senza significato, ma accese di qualcosa di decisivo di sé”. Si tratta di “un telaio di sagome di gesti un
giorno segnati dalla gioia o dalla paura, profili quasi neurologici di affetti che si riaccendono nella
melodia di una frase…” I luoghi melodici scanditi e offerti da Senza Parole trovano luoghi in noi, sono
pensieri del nostro cuore.
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PUCCINI SENZA PAROLE
Due concerti di fantasie e reminiscenze ideati e strumentati da
Alessandro Lucchetti
Antonio Ballista - direttore
Alessandro Lucchetti - pianoforte
Programma
Primo concerto
G. PUCCINI - A. LUCCHETTI
Turandot Irreversible
Incenso e Fango (fantasia di temi da Tosca)
***
Reminiscenze de "La Bohéme"
Secondo concerto
G. PUCCINI - A. LUCCHETTI
Un Eroe Americano (fantasia di temi da Madama Butterfly)
Lontano (fantasia di temi da Manon Lescaut e La Fanciulla del
West)
***
Uno e Trino (i mille volti dell'a-mor-te)(fantasia di temi da Il
Tabarro, Gianni Schicchi e Suor Angelica)
Ritratto di Dark Lady (in rosa)(fantasia di temi da La Rondine)
Organico della versione da camera: flauto, oboe, clarinetto, fagotto, corno, tromba, percussioni,
pianoforte, 2 violini, viola, violoncello, contrabbasso
Organico della versione orchestrale: 2, 2, 2, 2, 2, 2, 0, 0, 1, 1, pianoforte, archi
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ROSSINI SENZA PAROLE
concerto di reminiscenze ideato e strumentato da
Alessandro Lucchetti
Antonio Ballista - direttore
Alessandro Lucchetti - pianoforte
Programma
ROSSINI-LUCCHETTI
Reminiscenze de “L'Italiana in Algeri"
Reminiscenze de "La Cenerentola"
***
Reminiscenze de "Il Barbiere di Siviglia"
Organico della versione da camera: flauto, oboe, clarinetto, fagotto, corno, tromba, percussioni,
pianoforte, due violini, viola, violoncello, contrabbasso
Organico della versione orchestrale: 2, 2, 2, 2, 2,2, 0, 0, 1, 1, pianoforte, archi
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PER SEMPRE VERDI
Reminiscenze e parafrasi del Trittico Romantico
di Alessandro Lucchetti
Programma
Reminiscenze de Il Trovatore
Parafrasi di Rigoletto
***
Parafrasi de La Traviata
Organico della versione da camera: flauto, oboe, fagotto, corno, tromba, percussioni,
pianoforte, 2 violini, viola, violoncello, contrabbasso
Organico della versione orchestrale: 2, 2, 2, 2, 2, 2, 0, 0, 1, 1, pianoforte, archi
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PROGRAMMI CON ORCHESTRA DEL ‘900 STORICO
Presentazione generale
La prima metà del secolo scorso ci ha lasciato un patrimonio storico di una tale varietà di linguaggi da
rimanere esterrefatti.
Questa ricchissima Babele può essere considerata non solo un formidabile repertorio di musiche, ma
anche un caleidoscopico ventaglio di visioni del mondo. É esaltante pensare agli straordinari
protagonisti di quel periodo, unico per la sua creatività nella storia della musica: perché sono
tantissimi e tutti di prima grandezza, ma dovrei sciorinare almeno una sessantina di nomi.
Che del resto tutti conosciamo, ma che in taluni casi la maggior parte degli esecutori, operatori
culturali ed agenti musicali, sembra aver dimenticato. Basti pensare la piccola parte dell’opera di uno
dei più grandi musicisti di tutti i tempi, Igor Stravinsky, che viene normalmente programmata nelle
sale da concerto di tutto il mondo.
Personalmente ho l’orgoglio e l’umiltà di cercare di diffondere il più possibile i tanti capolavori di quel
periodo raramente presenti nelle istituzioni concertistiche. Come quelli che appaiono nei programmi a
cui questo breve scritto si riferisce.
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PROGRAMMA CON MUSICHE DI CASELLA
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Bruno Canino - pianista
Antonio Ballista - direttore
Pupazzetti
Marcietta
Berceuse
Serenata
Notturnino
Polka
Scarlattiana
(per pianoforte e piccola orchestra)
Sinfonia
Minuetto
Capriccio
Pastorale
Finale
***
Pagine di guerra
Nel Belgio: sfilata di artiglieria pesante tedesca
In Francia davanti alle rovine della cattedrale di Reims
In Russia: carica di cavalleria cosacca
In Alsazia: croci di legno
Nell’ Adriatico: corazzate italiane in crociera.
Serenata op.46 bis
Marcia
Notturno
Gavotta
Cavatina
Finale
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PROGRAMMA CON MUSICHE DI GHEDINI
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Alda Caiello e Lorna Windsor - soprani
Tony Servillo - voce recitante
Trio di Parma
Antonio Ballista – direttore
Architetture
Concerto per orchestra
Concerto Spirituale “de la incarnazione del verbo divino” di Jacopone da Todi (per due soprani e
strumenti)
***
Concerto dell’ albatro da “Moby Dick” di Hermann Melville (per violino, violoncello, pianoforte, voce
recitante e orchestra)
_____________________________________
PROGRAMMA CON MUSICHE DI RESPIGHI
Alda Caiello - soprano
Antonio Ballista – direttore
Tre corali di J.S. Bach
dai Choralvolspiele per organo (trascrizione per orchestra)
Trittico botticelliano
per piccola orchestra
Deità silvane
cinque liriche su testi di Antonio Rubino (per soprano e piccola
orchestra)
***
Rossiniana
Suite per orchestra da Les Riens di Rossini
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PROGRAMMA CON MUSICHE DI PIZZETTI
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Alda Caiello - soprano
Bruno Canino - pianista
Antonio Ballista - direttore
Canti della stagione alta
concerto per pianoforte e orchestra
***
Tre canzoni popolari per soprano e archi
Tre preludi sinfonici per l’Edipo Re per orchestra
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SENZA RESPIRO
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MUSICA PER IMMAGINI
Omaggio ad Alfred Hitchcock
Antonio Ballista - direzione musicale
Stefano Masi - ideazione e regia video
Luca De Sensi - montaggio video
Cartobaleno s.n.c. - animazioni
musiche di: Bernard Hermann, Miklos Rózsa, Charles Gounod
Presentazione
In un'intervista televisiva il regista georgiano Otar Yoseliani affermò che i film si devono vedere solo
ed esclusivamente al cinema, al di fuori delle sale cinematografiche essi sono inesorabilmente destinati
alla morte e alla decomposizione". Ma è alla fine un male la "decomposizione" di un film? No, se questo
processo riesce a dare un senso ulteriore alle singole parti che lo costituiscono. Certo, il film è molto
più della somma di esse (dialoghi, effetti, musica, voce, immagini, fotografia) ed è per questo che la
proiezione nell'ovattata oscurità di una sala rende lo scorrere di un impalpabile nastro di celluloide la
settima delle arti. Portare i capolavori di Alfred Hitchcock in una sala da concerto significa, fuor d'ogni
dubbio, rinunciare alla suspense e al senso d'inquietudine che la loro proiezione integrale produce.
Ciò tuttavia permette di porre in luce il reale senso di quegli elementi che ne costituiscono gli
inimitabili e assai imitati meccanismi drammatici. Prima fra tutti la musica. Le colonne sonore dei film
di Hitchcock, perfettamente interattive con le immagini e con le voci, coi colori, le luci e le ombre,
assumono, eseguite dal vivo, nella forma di suites, una diversa natura, imponendosi col solo potere
evocativo della suggestione musicale e creando di per se stesse un fantasmagorico mondo di voci, di
colori, di luci e di ombre. E il resto? ln questo processo di "decomposizione" l'immagine si scioglie nelle
infinite istanze estetiche e nei continui giochi di rimandi che ne costituiscono il cuore, rivelando ciò
che esiste oltre l'immagine stessa; quando lo schermo è ormai spento, muto. Il video interseca e si
trasfonde nell'esecuzione delle musiche raccogliendo in una forma esclusivamente evocativa e
sentimentale brevissime sequenze, foto di scena, immagini dei set, provini, storyboards, disegni e
schizzi dello stesso Hitchcock, ma anche i suoi sottili giochi ironici e le divertenti sciarade, i riferimenti
iconografici, le suggestioni pittoriche e artistiche che hanno formato il suo particolarissimo gusto
estetico. Una volta ridotto al silenzio lo schermo, ecco scaturire un mondo di segni che il film cela
dentro e oltre sé stesso. Ed ecco così le musiche vivere un’esistenza finalmente nuova, svincolata
dall’originario status di colonna sonora, un’esistenza che scorre con pari dignità accanto alle immagini
o, per meglio dire, a tutto ciò che allo spettatore sfugge di esse, tutto ciò che egli non conosce e forse a
volte neppure sospetta.
Stefano Masi
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“Certi film sono pezzi di vita. I miei sono pezzi di torta.”
Alfred Hitchcock
Programma
BERNARD HERRMANN
(191 1 - 1975)
Psycho, suite per archi (Psyco, 1960)
Prelude
The City
The Rainstorm
The Madhouse
The Murder
The Stairs
The Knife
Finale
Mamie (Marnle,1964)
Main Theme
North by Northwest (Intrigo internazionale, 1959)
Main Title
CHARIES GOUNOD
(1818 - 18s3)
Funeral March of a Marionette
BERNARD HERRMANN
Vertigo Suite (La donna che visse due volte, 1958)
Prelude
The Nightmare
Scene d'amour
A Portrait of Hitch su temi del film The trouble with Harry (La
congiura degli innocenti, 1955)
MIKLOS RÓZSA
(1907 - 1995)
Spellbound Concerto
su temi del film Spellbound (lo ti salverò, 1945)
Organico: 3 flauti (uno di questi anche ottavino), 2 oboi, 1 corno inglese, 3 clarinetti,2 clarinetti bassi, 2
fagotti, 1 controfagotto, 4 corni, 3 trombe, 3 tromboni, 1 tuba, 5 percussioni, pianoforte, celesta, 2 arpe,
archi.
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IL MEDITERRANEO E L'EUROPA
Antonio Ballista - direttore
Presentazione
Un programma di lieto abbandono alla solarità di quella fortunata plaga del nostro globo che è il
bacino mediterraneo. Niente brume nordiche quindi e nessun filosofema teutonico e nemmeno
concessioni al sublime romantico, ma una celebrazione gioiosa dell’inestinguibile slancio della vitalità
dell’eros.
Programma
I parte
FRANCIS POULENC
Suite française
Bransle de Bourgogne
Pavane
Petite marche militaire
Complainte
Bransle de Champagne
Sicilienne
Carillon
NIKOS SKALKOTTAS
Quattro danze greche
Peloponnesian
Hepirotic
Hostian
KIefti
PETR II'IC CAJKOVSKIJ
Capriccio italiano
II parte
CAMILLE SAINT - SAENS
Suite algérienne
En vue d'Alger
Rapsodie mauresque
Rêverie du soir à Blida
Marche militaire française
MAURICE RAVEL
Rapsodie espagnole
Prélude à la nuit
Malaguena
Habana
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TERRA DI CONFINE
ENSEMBLE CROSSING OVER E ORCHESTRA
Presentazione
Il cross-over (termine usato anche in genetica e in acustica ad indicare, genericamente, la compresenza
di oggetti eterogenei) è certamente la più recente e innovativa delle correnti musicali. Risalente agli
anni ’80, fa tesoro dell’eredità minimalista, consistente in un nuovo utilizzo di moduli ritmici melodici
e armonici provenienti dalla tradizione, fecondandola mediante l’acquisizione di stilemi tipici di altri
generi: la musica etnica, il jazz, il rock, la musica da film etc. Nell’era della comunicazione e della
sempre più profonda integrazione fra razze e popoli diversi per costumi, religioni e visioni del mondo,
una musica che riesca a far convivere un’armonia debussyana, un canto da muezin, ed un ritmo afrocubano, sembra davvero la colonna sonora ideale.
I brani di Lucchetti traggono ispirazione dalle più diverse fonti: disparati generi musicali (jazz, musica
da camera, rock, funky, pop), suoni e stilemi di altre etnie (araba, afro-cubana, orientale, celtica,
balcanica), senza porsi limiti differenti dalla gioia della libertà del creare. L’integrazione fra stilemi
linguistici eterogenei è resa possibile dall’utilizzo di solide strutture formali di provenienza classica
(ad es. la variazione tematica) saldamente ancorate alla notazione: l’improvvisazione è presente come
una delle componenti stilistiche ma non riveste un ruolo preponderante. Ciò consente di ascoltare
(come nel caso di Dance in Medina) un melisma da muezin, un ritmo da disco-dance, una melodia di
chiara ascendenza lirica (come l’avrebbe armonizzata Rachmaninov dopo aver suonato con Miles
Davis!) in un caleidoscopio dato dalla loro disposizione continuamente cangiante nel tempo e nello
spazio sonoro.
CROSSING OVER è un ensemble che annovera artisti diversi per ruolo e formazione dichiarando così,
fin dal nome e dalla composizione, i suoi connotati e intenti espressivi: la possibilità di muoversi in
quasi cinque secoli di stili e generi musicali tracciando percorsi inusitati e sorprendentemente
rivelatori.
Alessandro Lucchetti pianoforte e Gianni Alberti saxofoni e clarinetto, sono musicisti di formazione
accademica e docenti presso il Conservatorio di Brescia; Riccardo Biancoli batteria e percussione e
Daniele Scaravelli basso elettrico, sono strumentisti attivissimi nel jazz, rock, funky, blues e si
interessano anche ad alcune espressioni della musica contemporanea come il minimalismo e il crossover.
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Programma
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Mind Games I
Corazon Espinado
Dance in Medina
Capriccio
Mind Games II
***
Black Wind
Graceland
Virtual Moonlight (serenade)
Mirages
Summer Samba
Organico: 2, 2, 2, 2,2, 2, 0, 0, 2, arpa, archi
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I 24 PRELUDI DI CLAUDE DEBUSSY
per pianoforte concertante e orchestra
(strumentazioni di Alessandro Lucchetti)
Presentazione
Il pianoforte è l’unico strumento in grado di evocare la ricchezza timbrica dell’orchestra. Ciò ha
ingenerato nei compositori, fin dal XIX secolo, il desiderio di rendere fisicamente evidenti tali
potenzialità, orchestrando pagine pianistiche proprie e altrui. Numerosi e fulgidi sono gli esempi di
come questa pratica abbia prodotto veri e propri capolavori, del tutto autonomi e spesso
sorprendentemente rivelatori. Basti ricordare le orchestrazioni di lieder di Schubert ad opera di Liszt
o quelle di Wolf di una ventina di sue proprie pagine per voce e pianoforte, nell’800.
Il secolo scorso vede poi un’incredibile diffusione di questa prassi, consegnandoci pietre miliari quali i
celeberrimi Quadri di un’Esposizione di Mussorgsky orchestrati da Ravel, o la versione dello stesso
Ravel del suo Tombeau de Couperin. In tempi più recenti non possiamo non citare l’orchestrazione di
Jean Françaix dei Preludi di Chopin o le innumerevoli versioni orchestrali realizzate da Stokowsky di
opere pianistiche dal barocco al ‘900 (mirabile l’orchestrazione de La Cathèdral Engloutie di Debussy);
fino ad arrivare ai nostri giorni con le bellissime strumentazioni realizzate da Giampaolo Testoni del
Carnaval di Schumann e de L’Albero di Natale di Liszt.
Organico: 2, 2, 2, 2, 4, 2, 3, arpa, celesta, vibrafono, xilofono, timpani, percussione (2 esecutori), Archi
(12, 10, 8, 6, 4 min.)
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