Crescita degli investimenti in frenata e fuga dei cervelli

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Bruxelles, 25 novembre 2003
Crescita degli investimenti in frenata e fuga dei
cervelli in aumento: due gravi minacce per
l’economia europea della conoscenza
Il commissario europeo per la Ricerca, Philippe Busquin, ha presentato oggi
a Bruxelles due nuove pubblicazioni sulla situazione europea in materia di
ricerca ed innovazione. I documenti, dal titolo “Cifre chiave su scienza,
tecnologia ed innovazione per il 2003-2004”, e “La fuga dei cervelli - Cifre
sull’emigrazione degli scienziati”, presentano un quadro preoccupante.
L’invito formulato dal Consiglio europeo di Lisbona del marzo 2000 a rendere
l’Europa un motore economico su scala mondiale e il conseguente obiettivo
del Consiglio europeo di Barcellona del marzo 2002 di portare la spesa
dell’UE per ricerca e sviluppo dall’1,9 al 3% del PIL entro il 2010 non sono
stati rispettati. I progressi sono lenti, e in alcuni settori si assiste persino ad
un’inversione di tendenza. Il tasso di crescita degli investimenti
nell’economia della conoscenza è in flessione, il vantaggio degli Stati Uniti
per quanto riguarda gli investimenti a favore di ricerca e sviluppo è in
aumento e la ‘fuga dei cervelli’ cresce. Le due nuove pubblicazioni rivelano
un complessivo deterioramento del rendimento scientifico e tecnologico
dell’Europa.
“Sono necessari maggiori sforzi, se vogliamo che l’Unione raggiunga gli obiettivi di
Lisbona e Barcellona,” ha dichiarato il commissario europeo per la Ricerca Philippe
Busquin. “È più che mai essenziale mantenere ed aumentare la competitività dello
Spazio europeo della ricerca (ERA) come polo di attrazione per la ricerca di livello
mondiale. Alla luce della situazione attuale, appare fondamentale attuare il Piano di
azione della Commissione per l’aumento degli investimenti nella ricerca e nello
sviluppo e migliorare le condizioni e la mobilità dei ricercatori. Invito gli Stati membri
dell’Unione e l’industria europea ad aumentare il loro impegno in questo campo.
Basta con le parole: abbiamo bisogno di fatti, adesso”.
Statistiche chiave su scienza e tecnologia e sulla fuga dei cervelli
La prima pubblicazione costituisce la quarta edizione della relazione ‘Cifre chiave in
materia di scienza, tecnologia ed innovazione’, che per la prima volta fornisce dati
completi sui paesi candidati ed in via di adesione. La seconda rappresenta uno
studio approfondito sulla mobilità delle risorse umane di scienza e tecnologia
all’interno dei confini dell’Unione e oltre, dal titolo ‘La fuga dei cervelli - Cifre
sull’emigrazione degli scienziati’.
In frenata
Nel periodo 2000-2001 la transizione dell’Unione europea a 15 verso un’economia
della conoscenza ha subito una brusca frenata. Il tasso di crescita degli
investimenti complessivi e del rendimento globale dell’economia della conoscenza
è risultato molto inferiore rispetto alla seconda metà degli anni ’90.
I paesi candidati ed in via di adesione non ancora al passo
Per la prima volta sono disponibili dati sistematici per i paesi candidati e in via di
adesione e una media per l’UE a 25 che offre preziose opportunità di valutare il
grado di convergenza (o di divergenza) tra gli Stati membri attuali e futuri. Tutti i
paesi candidati e in via di adesione mostrano un ritardo nella transizione verso
un’economia della conoscenza rispetto alla media europea, sia in termini di
investimenti che di risultati. Esistono tuttavia indicazioni secondo cui la maggior parte
di essi sta avvicinandosi al resto dell’Europa.
Il vantaggio degli Stati Uniti cresce
Per quanto riguarda la spesa per la ricerca e lo sviluppo, l’UE a 15 è ben lontana
dall’obiettivo di colmare la notevole distanza in investimenti assoluti che la separa
dagli Stati Uniti. Al contrario, il divario tra gli investimenti nell’UE e negli Stati Uniti ha
continuato ad aumentare a favore di questi ultimi. La tendenza è negativa fin dalla
metà degli anni Novanta e i dati più recenti non mostrano inversioni di tale tendenza.
Circa l’80% di tale divario è dovuto alla differenza tra gli Stati Uniti e l’UE a 15 in
termini di spesa interna delle imprese per la ricerca e lo sviluppo.
Le imprese europee investono nella ricerca, ma negli Stati Uniti!
Inoltre, analizzando il flusso della spesa delle imprese per ricerca e sviluppo
all’interno del triangolo Stati Uniti-Giappone-UE, appare evidente che nel settore
della ricerca gli Stati Uniti attraggono un terzo di spesa in più dalle imprese europee
rispetto a quanto le imprese americane investano nell’UE a 15. Ciò significa che,
solo per l’anno 2000, si è verificata un’uscita netta di circa 5 miliardi di investimenti
europei per ricerca e sviluppo, principalmente a beneficio della ricerca negli Stati
Uniti. In confronto ad altre regioni del mondo, l’UE a 15 attrae circa il 10% in meno di
spesa americana per ricerca e sviluppo rispetto a dieci anni fa. Si tratta di una
tendenza che evidenzia un grande problema dell’Europa, ossia l’incapacità di attirare
sufficiente capitale ad alto contenuto e ad alta produzione di conoscenze
nell’economia mondiale della conoscenza.
Fuga dei cervelli in aumento
La fuga dei cervelli dei ricercatori nati nell’UE è in aumento. Circa il 75% dei cittadini
UE che hanno conseguito un dottorato negli Stati Uniti tra il 1991 e il 2000 non aveva
intenzione di tornare in Europa, e sono sempre più numerosi coloro che scelgono di
restare negli Stati Uniti. La motivazione più forte che mantiene all’estero scienziati ed
ingegneri nati nell’UE è legata alla qualità del lavoro. Tra le ragioni menzionate per la
scelta di lavorare all’estero figurano la maggiore disponibilità di prospettive e
progetti, e l’accesso più facile a tecnologie d’avanguardia.
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Meno pubblicazioni scientifiche e brevetti nell’Unione europea
Le pubblicazioni di quest’anno mostrano inoltre un deterioramento del rendimento
scientifico e tecnologico dell’Europa (misurato in termini di pubblicazioni e di brevetti)
rispetto agli Stati Uniti. L’UE a 15 è ancora in ritardo rispetto agli Stati Uniti per
quanto riguarda il rendimento tecnologico e non dà segni di recupero, mentre il
prestigio mondiale dei suoi risultati scientifici sembra declinare. Inoltre, a livello
mondiale la quota europea di commercio di alta tecnologia è notevolmente inferiore
a quella degli Stati Uniti e del Giappone.
Malgrado la percentuale di crescita registrata recentemente per le esportazioni di
alta tecnologia dell’UE a 15 sia più elevata di quella degli Stati Uniti o del Giappone,
l’UE a 15 deve ancora colmare un notevole divario.
Che fare?
Al Consiglio Competitività di domani, 26 novembre 2003, i ministri della Ricerca
parleranno di competitività e di crescita, proseguendo le discussioni della riunione
del 10 novembre, in occasione della quale il Consiglio ha affrontato i temi del
cosiddetto “Piano d’azione per il 3%” e della carriera dei ricercatori.
È urgente attuare al più presto il Piano d’azione per il 3%
Il 30 aprile 2003 la Commissione ha adottato una comunicazione intitolata “Investire
nella ricerca: un piano d’azione per l’Europa” (COM(2003) 226), che stabilisce
misure per raggiungere l’“obiettivo del 3%” di Barcellona. Il Piano d’azione presenta
le iniziative necessarie ad accrescere il livello degli investimenti per la ricerca
nell’Unione europea dall’1,9% al 3% del prodotto interno lordo (PIL), portando i
finanziamenti privati a 2/3 del totale. Tra le priorità figurano la promozione delle
risorse umane, lo sviluppo di un mercato europeo del capitale di rischio, il
miglioramento del quadro generale per lo sviluppo di nuove tecnologie e
l’intensificazione della cooperazione tra industria e ricerca pubblica.
L’“Iniziativa per la crescita”
Il Piano d’azione e l’“obiettivo del 3%” sono entrati a far parte dell’“Iniziativa per la
crescita” della Commissione, approvata dal Consiglio europeo del 16-17 ottobre.
L’Iniziativa per la crescita mira a favorire la ripresa economica dell’Europa,
promuovendo le infrastrutture di trasporto e grandi progetti di ricerca. In tale contesto
la Commissione ha recentemente presentato un programma di avvio rapido, che
prevede progetti di ricerca e sviluppo sullo spazio, sulle nanotecnologie, sui laser
della prossima generazione e sulle pile a idrogeno e a combustibile.
Arrestare la fuga di cervelli è una priorità
Il 10 novembre il Consiglio ha inoltre adottato una risoluzione sulla professione e le
carriere dei ricercatori nello Spazio europeo della ricerca, che dà seguito alla
comunicazione della Commissione del luglio 2003 dal titolo “I ricercatori nello Spazio
europeo della ricerca: una professione, molteplici carriere”, che individua i fattori che
possono incidere sull’evoluzione delle carriere nel campo della ricerca e dello
sviluppo, in particolare la formazione, i metodi di reclutamento, le condizioni di
lavoro, i meccanismi di valutazione e l’evoluzione delle carriere.
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La comunicazione appoggia inoltre gli sforzi volti ad accrescere il numero dei
ricercatori nell’Unione europea, per raggiungere l’obiettivo di portare la spesa
europea per la ricerca al 3% del PIL dell’UE entro il 2010. Secondo stime recenti, per
questo sarebbero necessari 700 000 nuovi ricercatori.
Occorre mantenere in Europa i cervelli migliori, o incoraggiarli a
tornare
Le iniziative della Commissione in questo senso comprendono il lancio di una “Carta
europea dei ricercatori”, di un codice di comportamento per il reclutamento dei
ricercatori e l'organizzazione dell’Anno europeo dei ricercatori. La comunicazione
incoraggia ulteriori analisi e rilevamenti di dati sui problemi di evoluzione delle
carriere e sulla formazione in materia di ricerca, e un rinnovato impegno per un
migliore funzionamento del portale per la mobilità dei ricercatori e della rete europea
dei centri di mobilità per ricercatori. La Commissione auspica inoltre che vengano
fissati criteri per registrare i vari traguardi professionali raggiunti dai ricercatori
durante tutta la loro carriera, e per identificare e scambiare le buone prassi sui
sistemi di valutazione delle carriere nel settore della ricerca e dello sviluppo.
La comunicazione incoraggia il dialogo sociale e un dialogo tra ricercatori, le parti
interessate e la società in generale che comporti una maggiore sensibilizzazione del
pubblico alla scienza e una migliore promozione dell’interesse dei giovani nei
confronti delle carriere nel settore della ricerca e dello sviluppo. La comunicazione
affronta inoltre le condizioni dei dottorandi, chiede la promozione di pari opportunità
per ricercatori e ricercatrici e sostiene l’impegno ad eliminare gli altri ostacoli alla
mobilità dei ricercatori. La Commissione sta attualmente preparando una proposta di
direttiva sulle condizioni di ingresso e i visti per i ricercatori dei paesi terzi, per
incoraggiare così i ricercatori a venire in Europa, offrendo loro maggiore mobilità da
uno Stato membro all’altro e creando un clima favorevole per la ricerca e lo sviluppo
in tutta l’Unione europea.
Per maggiori informazioni, è possibile consultare le relazioni e una serie di note
sintetiche sul sito:
http://europa.eu.int/comm/research/press_en.html
Si veda inoltre:
http://www.cordis.lu/indicators/
Il “Piano d’azione per il 3%”:
http://europa.eu.int/comm/research/era/3pct
Stop alla fuga dei cervelli:
http://europa.eu.int/comm/research/fp6/mariecurie-actions/home_en.html
L’Iniziativa per la crescita
http://europa.eu.int/comm/commissioners/prodi/pdf/growth_initiative_it.pdf
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