Associazione Antropologica Italiana – A.A.I. _____________________________________________________________ _ Le Scienze Antropologiche in Italia NOTIZIARIO N.1 – SETTEMBRE 2004 1 Notiziario n.1 – settembre 2004 A.A.I. Associazione Antropologica Italiana (fondata nel 1977) Sede: c/o Dipartimento di Biologia Animale e Genetica Laboratorio di Antropologia ed Etnologia Via del Proconsolo, 12 50123 Firenze (Italy) email: [email protected] Consiglio Direttivo Chiarelli Brunetto (Firenze) – Presidente De Iasio Sergio (Parma) – Segretario De Stefano Gianfranco (Roma) Floris Giovanni (Cagliari) Paoli Giorgio (Pisa) Peretto Carlo (Ferrara) Pettener Davide (Bologna) Rabino Massa Emma (Torino) Spedini Gabriella (Roma) Copyright 2004 – A.A.I. Associazione Antropologica Italiana Supplemento alla rivista International Journal of Anthropology Cura editoriale del Notiziario Angelo Pontecorboli Editore, Firenze Si ringrazia per la collaborazione all’editing la dott.ssa Francesca Romana Tramonti 2 ASSOCIAZIONE ANTROPOLOGICA ITALIANA – A.A.I. NOTIZIARIO Il Consiglio Direttivo della AAI, riunitosi il 28 settembre 2003 in Chieti, in occasione del suo XV° Congresso, ha deciso di predisporre il presente notiziario per la promozione delle discipline antropologiche, per la comunicazione fra i soci e per metterlo a disposizione di studenti, docenti ed Enti interessati. Sommario 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. Le Scienze Antropologiche oggi in Italia Le discipline afferenti al raggruppamento BIO-08 Docenti e ricercatori di Antropologia nelle Università Italiane Dottorati di ricerca in Scienze Antropologiche Il Master in Antropologia Biologica della Regione Mediterranea Riviste di interesse Antropologico, Etnologico e Bioetico pubblicate in Italia Libri Il problema dell’impact factor I rapporti dell’A.A.I con le Istituzioni Internazionali 3 1. Le Scienze Antropologiche in Italia L’impatto che le popolazioni umane, con il loro sviluppo demografico e con l’incremento tecnologico odierno, stanno avendo sugli ecosistemi, sulla biodiversità e sulle culture tradizionali impone una nuova riconsiderazione delle Scienze Antropologiche, che si traduce in primo luogo in una revisione dei piani di studio universitari, sia per le facoltà scientifiche che per quelle umanistiche. Le Scienze Antropologiche devono prima di tutto proporsi lo studio della specie umana come unità zoologica, lo studio delle sue origini , della sua storia biologica e culturale. Devono analizzare la sua grande adattabilità ai diversi ambienti, nonché il suo differenziamento fisico e biosociale. Molte discipline studiano caratteri diversi della nostra specie, ma nessuna di esse è interessata allo studio della posizione di essa nel regno animale, né ai problemi della sua origine, né alle sue relazioni con i Vertebrati superiori e con le altre forme di vita. Nessuna di esse inoltre si occupa del ruolo svolto dalla nostra specie nell’ambiente che l’Uomo peraltro sta così radicalmente trasformando con le sue attività culturali. L’Anatomia, ad esempio, descrive le caratteristiche morfologiche del nostro corpo, la fisiologia ne studia le funzioni, la patologia si occupa delle alterazioni e delle condizioni anormali, la psicologia delle proprietà elaborative della nostra psiche e di comprendere la natura della relazione fra psiche e comportamento, ed infine la storia si occupa dei “prodotti” della cultura umana. Tuttavia nessuna di queste discipline studia in modo specifico la nostra specie da un punto di vista naturalistico e le basi biosociali della cultura. L’importanza dell’Antropologia sta quindi anche nella sua funzione di coordinamento delle conoscenze finora acquisite dall’uomo. L’Antropologo è quindi principalmente interessato a descrivere le varie caratteristiche proprie della specie umana e delle sue varietà, come fa lo zoologo con una particolare specie animale o con un gruppo di specie animali, o come fa il botanico con le piante. Ovviamente i metodi adottati saranno diversi a seconda della preparazione e degli interessi di ciascuno studioso, ma tutti i risultati devono convergere verso la costruzione di una sintesi e non costruire un semplice mosaico di differenti informazioni. Questa sintesi, in definitiva deve costituire un ponte fra quelle che vengono definite Scienze Sperimentali e quelle che vengono definite Scienze Umanistiche, secondo la terminologia della filosofia e della cultura europea. Una integrazione o un punto di contatto fra i maggiori gruppi di discipline afferenti all’Uomo è inoltre auspicabile proprio per l’attuale sviluppo delle conoscenze - che inevitabilmente necessitano di una sintesi - e per l’imminente 4 integrazione delle differenti culture tradizionali delle diverse popolazioni del mondo. Le discipline afferenti a questo tipo gruppo hanno, quale denominatore comune, lo studio della Storia Naturale dell’Uomo e delle sue diverse popolazioni di cui considerano quindi l’origine, il differenziamento, l’evoluzione fisica e bio-sociale. Queste discipline tendono ad una sintesi di conoscenze finora acquisite sulla storia biologica dell’Uomo e includono come temi fondamentali argomenti come: - lo studio dei Primati come gruppo differenziato di vertebrati; la loro tassonomia ed evoluzione al fine di meglio comprendere l’evoluzione e la variabilità umana; - la composizione corporea e gli aspetti comparativi dello sviluppo ontogenetico dell’Uomo; - le caratteristiche biologiche (ereditarie e non ereditarie) delle popolazioni umane viventi e processi dei loro rispettivi adattamenti alle condizioni ambientali; - la cronologia e paleoecologia (tardo) Terziario e Quaternario; - la raccolta, la classificazione e l’analisi dei resti fossili degli Ominidi, allo scopo di ricostruire la filogenesi umana e per far progredire la comprensione dei processi e dei meccanismi che hanno prodotto l’evoluzione dell’uomo. Oggi il contributo che l’Antropologia deve offrire urgentemente con umiltà e semplicità è quello di reimpostare una relazione fra Uomo e Natura. Come afferma Kieffer (1979), “la crisi ambientale è una conseguenza del fallimento dell’umanità di considerare se stessa come una parte integrante dell’ecosistema globale”. 5 2. Le discipline del raggruppamento BIO/08 La declaratoria ministeriale (D.M. 4 ottobre 2000) relativa al raggruppamento delle Scienze Antropologiche così suona: BIO/08 ANTROPOLOGIA Il settore studia la Storia Naturale dell’Uomo, considerandone l’origine e l’evoluzione fisica e bio-culturale. I campi di competenza sono: la tassonomia, l’etologia e l’evoluzione dei Primati per comprendere l’evoluzione e la variabilità umana; la classificazione e l’analisi dei resti fossili degli Ominidi per ricostruire la filogenesi umana e per migliorare la comprensione dei processi e dei meccanismi che hanno prodotto l’evoluzione dell’uomo; la ricostruzione della storia del popolamento umano di specifiche aree geografiche attraverso lo studio della distribuzione dei marcatori morfologici e molecolari; l’origine e l’evoluzione delle culture nei loro aspetti naturalistici e lo studio delle strategie di sussistenza; la paleodemografia e la biodemografia; l’archeo-antropologia, anche nei suoi aspetti molecolari; gli aspetti comparativi dello sviluppo ontogenetico dell’Uomo; le caratteristiche biologiche delle popolazioni umane e i viventi e i rispettivi adattamenti alle condizioni ambientali; le applicazioni anche nel campo ergonomico e museologico dell’Antropologia e dell’Etnologia. I predetti argomenti sono sviluppati dall’armonica presenza nei diversi corsi di laurea delle Università italiane di insegnamenti di cui di seguito si danno le definizioni. Sottosettori 1. Antropometria ed Ergonomia Questa disciplina studia in prevalenza il settore delle conoscenze antropometriche che concernono l’interrelazione dell’Uomo con l’ambiente artificiale ed in particolare con l’ambiente del posto di lavoro. Nell’ambito della variabilità umana, oggetto di studio dell’Antropometria, non si considera soltanto l’aspetto puramente metrico che deriva dalle dimensioni corporee, ma anche gli aspetti fisiologici, psicologici ed etologici che condizionano la progettazione degli ambienti artificiali a misura d’uomo, nonché quella dei manufatti. Sono quindi di grande interesse, per la disciplina, gli aspetti dinamici e prossemici che derivano dallo studio delle popolazioni umane delle aree industrializzate e quindi, in particolare, gli effetti del fenomeno delle migrazioni e dell’urbanizzazione. 6 L’Antropometria ed Ergonomia si avvale delle metodiche biometriche dell’Antropometria, delle conoscenze antropologiche e di quelle tecniche necessarie allo studio dell’interfaccia Uomo-strutture tecnologiche. Essa offre metodologie e criteri di interpretazione alla Preistoria, alla Medicina del Lavoro, all’Architettura ed all’Ingegneria e trae, da queste, alcuni indirizzi di ricerca. (scrivere qualcosa relativo alle applicazioni allo sport) 2. Biologia umana ed Ecologia umana La Biologia umana tende a definire caratteri morfologici e soprattutto fisiologici, nelle fondamentali correlazioni a livello individuale, quindi d’ordine costituzionalistico e della specie, nel loro differenziamento sincronico e diacronico. Pertanto la biologia umana considera soprattutto sia l’ereditarietà di caratteri normali e patologici sia conoscenze già sperimentate in altri esseri viventi. Costituiscono argomenti di particolare interesse il dimorfismo sessuale, le variazioni ontogenetiche (soprattutto d’ordine auxologico e gerontologico), gli effetti delle combinazioni individuali fino al meticciamento gruppale. L’Ecologia umana si propone di individuare e valutare le complesse relazioni tra le popolazioni umane organizzate in comunità, i fattori fisici, abiotici, biotici, socio-culturali, politici, economici ed i processi che sono presenti ed agiscono sull’ambiente di vita considerato nella sua globalità. L’Ecologia umana riconosce la necessità che l’oggetto preminente di studio sia l’identificazione dei “bisogni” delle comunità e del modo in cui questi sono o possono essere soddisfatti in una triplice problematica: - adattamento delle popolazioni umane ai diversi ambienti naturali ed artificiali; - influenze delle comunità umane sull’ambiente; - prospettive di miglioramento della qualità di vita delle comunità, intendendo con “qualità di vita” non solamente l’assenza di malattie ma anche il completo benessere psichico, fisico e sociale degli individui (preambolo della W.H.O.). 3. Biologia delle popolazioni umane, Biodemografia e Antropologia molecolare La Biologia delle popolazioni umane è la disciplina che studia i gruppi umani viventi sotto il profilo genetico e ambientale. Partendo dall’osservazione dei caratteri biologici dell’Uomo, essa fornisce, attraverso l’analisi delle somiglianze e delle differenze entro e tra i gruppi umani, gli elementi per l’interpretazione dei meccanismi connessi con la variabilità biologica dell’uomo. 7 Essa pertanto comprende lo studio dei meccanismi di adattamento all’ambiente, l’analisi dei fenomeni microevolutivi; lo studio dell’evoluzione numerica dei gruppi e dei problemi ad essa connessi. La Biodemografia si occupa della storia biologica delle società umane e della documentazione biodemografica esistente e studiabile quantitativamente, compresi i movimenti migratori passati e presenti e le cause economiche ed ecologiche che li hanno provocati. Si differenzia dalla Biologia delle popolazioni umane perché prende prevalentemente in considerazione la documentazione storiografica e le informazioni raccolte in base alla memoria dei popoli. L’Antropologia molecolare, termine coniato da Zuckerkandall nel 1962, si occupa della ricostruzione su basi molecolari delle relazioni filogenetiche esistenti tra specie o popolazioni diverse, attuali o del passato, in base al confronto delle somiglianze e delle differenze ottenute con la comparazione di singoli geni o sequenze geniche del DNA nucleare (nDNA) e mitocondriale (mtDNA). 4. Paleo- (Paleoantropologia, Ecologia preistorica, Paleonutrizione) La Paleoantropologia studia le fasi dell’evoluzione dei Primati e dell’uomo in particolare, sia dal punto di vista dell’evoluzione biologica che dal punto di vista dell’evoluzione culturale. Si prefigge da una parte lo studio e la descrizione dei reperti fossili inquadrati nel loro contesto cronologico, ambientale, ecologico ed archeologico, e dall’altra la costruzione di modelli interpretativi dei processi che hanno caratterizzato le varie fasi dell’evoluzione umana, come ad esempio l’acquisizione della postura eretta, l’allungamento dei tempi di sviluppo postnatale, l’origine del linguaggio, l’aumento delle dimensioni cerebrali, etc.. L’impostazione della disciplina è inquadrare le ricerche nel contesto della biologia evoluzionistica più in generale, con particolare riferimento alla comparazione dell’uomo con le altre specie di Primati. Ex paleontologia umana La paleontologia umana studia l’uomo fossile e sub-fossile, tanto nei suoi aspetti fisico-morfologici quanto in quelli legati al suo psichismo. Il contenuto di questa disciplina è pertanto rivolto da un lato alle alle ragioni e al dinamismo biologico che, ad un dato momento dell’era Cenozoica, hanno condotto, nell’ambito dei Primati, alla individuazione ed alla separazione della linea degli Ominidi. Dall’altro lato, si interessa all’evoluzione di questa linea di Ominidi fino al conseguimento del “livello umano” espresso, oltre che all’acquisizione di alcuni particolari attributi biologici distintivi anche da elementi culturali quali le industrie litiche, ossee, le strutture delle abitazioni, ecc.. L’impostazione generale e la metodologia della Paleontologia umana sono naturalistiche, differenziandosi così da altre discipline, che pure si occupano di elementi culturali, ma con un indirizzo eminentemente storico-archeologico. 8 Al fine di una più ampia interdisciplinarità, in considerazione del ruolo avuto dall’ambiente fisico ed in particolare biologico sull’evoluzione dell’Uomo, la Paleontologia umana si avvale ampiamente dei sussidi che le provengono da varie branche naturalistiche quali la Geologia e la Paleontologia del Quaternario e l’Ecologia preistorica. L’Ecologia preistorica studia i rapporti tra uomo e ambiente, durante lo sviluppo della storia dell’antichità umana. Esamina in particolare gli influssi esercitati dai cambiamenti climatici e ambientali del Quaternario sulle culture umane e come esse reagiscono a tali influenze in base alla loro tradizione culturale e al grado di sviluppo tecnologico. Poiché l’adattamento all’ambiente esterno non è mai un fenomeno passivo ma comporta una modifica dell’ambiente stesso, essa si occupa delle modifiche indotte della nostra specie sul mondo circostante, anche nei tempi più lontani. L’Ecologia preistorica è uno studio spiccatamente multidisciplinare, in quanto trae la sua materia da tutta una serie di linee di documentazione di cui va compreso il significato rispettivo (archeologia preistorica, paleobotanica, paleozoologia, paleoclimatologia, sedimentologia e pedologia, geologia del Quaternario). La specificità dello studio consiste nell’indagine delle interazioni fra i diversi componenti paleoambientali, risultante da una ricostruzione integrata dei loro sviluppi durante i tempi preistorici. Rappresenta quindi un complemento della Paleontologia umana e della Paletnologia di cui approfondisce gli aspetti naturalistici. La Paleonutrizione Umana è la disciplina che si propone di definire, attraverso lo studio degli elementi chimici presenti nell'osso, il tipo di nutrizione dei gruppi umani antichi. Essa prende in considerazione le variazioni climatiche e ambientali, le scelte economiche e le strategie di sussistenza dei gruppi umani del passato e trova integrazione con altre discipline quali la fisiologia e la patologia umana, l'archeologia, la geologia, la climatologia, la zoologia e la botanica. 5. Primatologia ed Etologia dei Primati La Primatologia affronta problemi connessi con lo studio della storia naturale dei Primati, l’adattamento degli stessi ai differenti habitat e le loro caratteristiche morfologiche e fisiologiche. I Primati, come gruppo zoologico, sono particolarmente interessanti, sia perché appartengono allo stesso ordine della specie umana, sia perché sono gli unici Mammiferi per i quali la sistematica delle forme attualmente viventi ricapitola, per grandi linee, le probabili tappe che hanno condotto alle forme recenti più evolute. Altro motivo di importanza deriva dalla stretta e peculiare affinità biologica fra nostra specie e quelle degli altri Primati; la loro conoscenza costituisce quindi un 9 contributo fondamentale ad una più ampia ed adeguata comprensione della biologia umana. La Primatologia ha, quali settori di attività interdisciplinare, tutte le discipline connesse in qualche modo con lo studio dell’evoluzione (Anatomia comparata, Genetica, Fisiologia, Biochimica) e trova importanti applicazioni pratiche nel campo biomedico e psico-biologico. L’Etologia dei Primati si occupa, con impostazione naturalistica, del comportamento umano comparativamente con quello di altri Primati e di altri animali. Studia in particolare le basi biologiche del comportamento e lo compara con quello di altre specie nell’intento di offrire elementi per l’elaborazione di modelli di comportamento propri dell’uomo. L’Etologia dei Primati presenta caratteristiche di interdisciplinarità con la Primatologia, l’Antropologia, l’Etnografia naturalistica, la Psicologia sperimentale e con l’Etologia generale. 6. Altre prospettive disciplinari Oltre ai sottosettori testé descritti, vengono presentate ulteriori prospettive disciplinari finalizzate soprattutto alle esigenze di corsi di laurea quali Scienze e tecnologie per il restauro e la conservazione dei Beni Culturali, Conservazione dei Beni culturali, Medicina e Chirurgia, Psicologia, Scienze Motorie ed altri. Antropologia cognitiva. L’Antropologia cognitiva si occupa dei processi evolutivi che hanno portato alla definizione delle strutture anatomiche associate con l’evoluzione del pensiero simbolico (cervello, laringe, apparato locomotore, ecc..) e delle sue manifestazioni culturali (industrie litiche, ecc..) ed è finalizzato allo studio della mente (esperienze, ragione, sistema concettuale) utilizzando contributi sia neurobiologici che antropologici culturali e psichiatrici. L’Antropologia cognitiva si propone di indagare le basi genetiche del comportamento. Il suo intento è sia scientifico puro (per la conoscenza dei processi mentali), sia applicativo in molteplici settori dell’attività umana in cui questi processi avvengono (Antropologia sociale). Bioetica Globale. La Bioetica Globale si differenzia dalla Bioetica intesa come Deontologia medica (incentrata sull’aggiornamento ed approfondimento delle problematiche legate al rapporto tra medico e paziente delle Facoltà Mediche) in quanto essa affronta i problemi generali che interessano l’umanità nel suo rapporto con l’ambiente naturale, proponendosi come disciplina in grado di far incontrare cultura umanistica e cultura scientifica nel comune interesse per il destino dell’uomo. In questo senso le conoscenze biologiche, la riflessione filosofica e le realizzazioni biotecnologiche si uniscono in un quadro volto ad interpretare la complessa realtà del genere umano nell’attuale fase evolutiva. 10 Antropologia Forense. Attraverso lo studio dettagliato dei caratteri antropologici più variabili da un individuo ad un altro è possibile arrivare alla identificazione di gruppi di caratteri variabili che sono caratteristici di un solo individuo. Questo procedimento prevede tecniche di rilievo, metodi di studio e strumenti di analisi che sono propri dell’Antropologia. In molti paesi (principalmente USA e in Germania) l’Antropologia forense si occupa appunto di identificare i singoli individui attraverso lo studio dettagliato dei caratteri variabili, come i dermatoglifi, le fini morfologie della fisionomia facciale e del padiglione auricolare e, più modernamente, attraverso le minute variazioni cromatiche dell’iride. Corsi in Bioarcheologia, Osteologia forense, Tafonomia forense, Antropologia archeologica, Restauro e trattamento conservativo dei resti umani, Antropologia dello sport etc possono trovare ampio spazio tra gli insegnamenti opzionali dei corsi di laurea citati in precedenza. 11 3. Docenti e Ricercatori di Antropologia (BIO-08) Per sede Universitaria BARI GENOVA DE LUCIA Amelia PESCE DELFINO Vittorio SCATTARELLA Vito SUBLIMI SAPONETTI Sandro TOMMASEO PONZETTA Mila VACCA Eligio CONSIGLIERE Stefania GUERCI Antonio BOLOGNA LECCE L’AQUILA BIONDI Gianfranco DANUBIO Maria Enrica BRASILI GUALANDI Patricia FACCHINI Fiorenzo GUERESI Paola LUISELLI Donata PETTENER Davide TOSELLI Stefania FABBRI Pier Francesco CAGLIARI NAPOLI CALO’ Carla Maria FLORIS Giovanni FLORIS Rosalba MARINI Elisabetta SANNA Emanuele VONA Giuseppe CAMERINO LUCIANI Stefania ROLLO Franco CHIETI CAPASSO Luigi FERRARA BROGLIO Alberto GUALDI RUSSO Emanuela PERESANI Marco PERETTO Carlo FIRENZE BORZATTI Edoardo CHIARELLI Brunetto LOMBARDI PARDINI Elena MANNUCCI Piero MOGGI CECCHI Iacopo SCARSINI Caterina MILANO “Statale” FASANI Leone MILANO “Bicocca” CATTANEO Cristina FEDELE Francesco PADOVA DRUSINI Andrea GALLO Pia PALERMO SINEO Luca PARMA BONARDI Alessandro DE IASIO Sergio LUCCHETTI Enzo MANFREDINI Matteo PAVIA FORMENTI Daniele PISA BORGOGNINI TARLI Silvana FORMICOLA Vincenzo MALLEGNI Francesco PAOLI Giorgio SORRENTINO Claudio TOZZI Carlo 12 RAVENNA SIENA CATTANI Laura GRUPPIONI Giorgio CALATTINI Mauro GALIBERTI Attilio GAMBASSINI Paolo GUIDOTTI BELARDI Assunta MORONI Adriana RONCHITELLI Annamaria ROMA “La Sapienza” BIETTI Amilcare COPPA Alfredo DESTRO BISOL Giovanni MANZI Giorgio PASSARELLO Pietro SPEDINI DE CICCO Gabriella VECCHI Francesco Corrado ROMA “Tor Vergata” CAPUCCI Enrico DE STEFANO Gianfranco FUCIARELLI Maria Felicita MARTINEZ LABARGA Maria Cristina RICKARDS Olga SCANO Giuseppina TORINO BIGATTI Maria Paola FUBINO Enrica FULCHERI Ezio LIGABUE STRICKER Franca MASALI Melchiorre MOTTURA Alberto RABINO MASSA Emma VENEZIA LA CECLA Franco Altre Sedi in cui l’Antropologia è coperta per supplenze o incarichi didattici: CATANIA: SAMMARTANO Francesca MESSINA: DE IASIO Sergio MODENA: PETTENER Davide PERUGIA: FANARA Fausto CHIARELLI Brunetto SASSARI: FRANCALACCI Paolo URBINO: LUCHETTI Francesca VITERBO: MARTINEZ LABARGA Maria Cristina Corsi di laurea specialistici in cui sono presenti insegnamenti antropologici caratterizzanti. PARMA: Ecologia S22525. Paleoecologia e analisi del paesaggio Conservazione della Natura 68S. Antropologia; Biodemografia; Biologia delle popolazioni umane; Biologia umana; Ecologia umana; Paleontologia umana e paletnologia Scienze per i Beni Culturali 12S. Fonti archivistiche per lo studio delle popolazioni storiche; Storia del popolamento umano 13 4. Dottorati di Ricerca in Scienze Antropologiche Nelle sedi di Bologna, Cagliari, Firenze, Napoli, Roma, Palermo, Parma, Padova, Pisa, Ferrara, Torino e Sassari sono stati attivati negli anni passati corsi di Dottorato di Rierca in Scienze Antropologiche. Attualmente risultano attivi ad indirizzo antropologico i seguenti corsi di Dottorato dipartimentali: Bologna, Firenze , Roma, completare elenco Dal 1988 è attivo il Dottorato di Ricerca in Scienze Antropologiche dell’Università di Firenze. Dal 2001 è attivo il Dottorato Dipartimentale in Scienze Archeologiche con curriculum “Antropologia e Patenocenosi” (BIO/08) dell’Università di Pisa (unico in Italia). Nella stessa sede è attivo dal XV ciclo un Dottorato Dipartimentale di Biologia Evoluzionistica con un indirizzo antropologico. 5. Master in Antropologia Biologica della Regione Mediterranea Fin dal 2000 la sede di Firenze ha promosso un master in Scienze Antropologiche con il titolo di “Master in Antropologia Biologica della Regione Mediterranea”. Il titolo rilasciato dall’Università di Firenze è riconosciuto a livello europeo come Master Europeo di Antropologia promosso dal gruppo GRANDI con sede a Bruxelles. Presso la sede di Roma “La Sapienza” è attivo il Master in Bioetica ed Etica Applicata. 6. Riviste di interesse antropologico pubblicate in Italia Storicamente le riviste che per molti anni hanno sostenuto la cultura antropologica in Italia sono: Archivio per l’Antropologia e l’Etnologia Fondato da Paolo Mantegazza nel 1871 come organo ufficiale della Società Italiana di Antropologia ed Etnologia, oggi al suo CXXXII volume con sede editoriale a Palazzo Nonfinito, Via del Proconsolo, 12 Firenze Rivista di Antropologia Fondata da Giuseppe Sergi nel 1893 come organo ufficiale della Società Romana di Antropologia oggi al suo 79° volume pubblicato dall’Italian Institute of Anthropology, con sede editoriale presso la Città Universitaria di Roma, via Aldo Moro, 8. A queste riviste, nel 1978 si è aggiunta 14 Antropologia Contemporanea Con il 1998, al suo 20° volume, la rivista Antropologia Contemporanea ha concentrato le competenze e cambiato titolo in Antropologia Mediterranea con sede editoriale in Palazzo Nonfinito, Via del Proconsolo, 12 Firenze Gli Antropologi italiani poi possono contare sulla rivista elettronica Antropo edita a cura di H. Pegna di Bilbao, i cui responsabili editoriali per il nostro paese sono la prof.ssa Emma Rabino Massa (Torino), il prof. Luca Sineo (Palermo) e la dott.ssa Monica Zavattaro (Firenze). Con la sede in Palazzo Nonfinito, Via del proconsolo, 12 Firenze, pubblica in lingua inglese, in collaborazione con la Casa Editrice Angelo Pontecorboli Editore – Firenze, le riviste: Human Evolution International Journal of Anthropology Global Bioethics Queste riviste anche, se per libera scelta e per non subire condizionamenti di politica editoriale non sono inserite nel circuito del cosiddetto “impact factor”, in genere operano un buon livello di selezione editoriale e godono di ottimo riconoscimento in Italia e all’estero. 7. Libri I libri attualmente in uso per gli insegnamenti di Antropologia in ambito accademico sono: CHIARELLI BRUNETTO (2002) Dalla Natura alla Cultura, vol. I, II, III, Piccin editore, Padova FACCHINI FIORENZO (1995) Antropologia, Evoluzione, Uomo, Ambiente, UTET, Torino MALLEGNI FRANCESCO (2004) Come eravamo, LTU Guarguaglini (Pisa) Il divenire biologico della famiglia degli ominidi MALLEGNI FRANCESCO (2001) Denti, LTU Guarguaglini (Pisa) SPEDINI GABRIELLA (2004) Antropologia Evoluzionistica, Piccin editore, Padova 8. I rapporti dell’A.A.I. con le Istituzioni Internazionali European Anthropological Association (E.A.A.) 15 L’Associazione Antropologica Italiana è cofondatrice della European Anthropological Association e attraverso i suoi membri partecipa attivamente alla promozione di ricerche, conveni e iniziative diverse promosse da colleghi d’oltralpe e delle aree circummediterranee con contratti Erasmus, Socrates Leonardo della comunità Europea. L’Associazione Europea, quest’anno al suo ?? anno di esistenza, è retta da un board eletto da oltre 600 membri. Il segretario per il biennio 2002-2004 è il Prof. Charles Susanne della Libera Università di Bruxelles. L’Associazione pubblica regolarmente una newsletter, ogni due anni organizza un congresso e pubblica un volume tematico collettivo. L’ultimo è stato dedicato a “Ecological Aspects of Past Human Settlement in Europe”. International Union of Anthropological and Ethnological Sciences (I.U.A.E.S) Anche in questa organizzazione internazionale che è affiliata all’UNESCO gli antropologi italiani sono attivamente rappresentati, il prof. Brunetto Chiarelli, è stato eletto vice-Presidente ed a lui affidata l’organizzazione del XV Congresso Mondiale che si è tenuto a Firenze nel Luglio 2003. Il prossimo intercongresso della IUAES si terrà a Calcutta fra il 12 e il 15 Dicembre 2004. Il tema del congresso è “Mega urbanization, multiethnic society, humanrights and developments”. L’organizzatore è il Prof. Asis Kumar Banerjei cosegretaria c/o B.3 Rochadale Hausing (Sunanda) 15c Jubilee Park, Calcutta 700.033 India Gruppo GRANDI Onde facilitare la cooperazione didattica fra gli antropologi di lingua latina e quelli della regione mediterranea si è convenuto, in occasione del Congresso degli Antropologi Italiani che si è tenuto a Sabaudia nel 2000 e organizzato dalla prof.ssa Gabriella Spedini, di promuovere un “Groupment d’Anthropologie Didactique”, da cui GRANDI. International Association of Human Biologists Gli Antropologi italiani sono ottimamente rappresentati in questa organizzazione dal prof. Gianfranco De Stefano del Dipartimento di Biologia dell’Università di Roma Tor Vergata, che è stato nominato Presidente per il biennio 2003-2005. International Institute for the Study of Man Questo istituto intende promuovere la conoscenza integrata della Storia Naturale dell’Uomo e del suo impatto sull’ecosistema Terra, onde meglio affrontare le sfide biodemografiche e biotecnologiche in atto. Esso sviluppa le sue attività promovendo convegni, conferenze, corsi e attività editoriali: in particolare patrocina la pubblicazione delle riviste Human Evolution, International Journal of Anthropology, Global Bioethics e Antropologia Mediterranea. 16