LEZIONE 20 ( F-B cap.28 ) Questa lezione offre una rappresentazione molto semplificata, ma sufficiente, del contenuto del cap. 28 del testo. Quello che qui esaminiamo è il rapporto tra Y e livello dei prezzi (P) come emerge dall’incrocio tra offerta aggregata e domanda aggregata. In altri termini esaminiamo l’equilibrio complessivo del sistema economico. La curva di offerta aggregata rappresentata nella figura seguente indica il rapporto esistente tra variazioni di Y e variazioni di P. Si nota che per un lungo tratto della curva l’aumento di Y non determina quello di P. Avvicinandosi a Y*, che é la massima produzione raggiungibile ( o produzione potenziale ) P comincia a crescere, sempre di più all’avvicinarsi a Y*. Perché ? P DA La curva DA ’’ O A Y Y* di’’ offerta aggregata (o) Il motivo della crescita di P sta nel fatto che, avvicinandosi al tetto produttivo, i mercati dei beni e soprattutto del lavoro si “surriscaldano” ( eccesso di domanda). Aumenta il prezzo del lavoro, che è un costo per le imprese. Sebbene le imprese siano propense a non cambiare il prezzo – come previsto nel modello Keynesiano -, quando aumenta il costo del lavoro cercano di scaricarlo sui prezzi ( il meccanismo sarà chiarito più sotto ) Tasso di inflazione Questo può essere spiegato con la così detta “curva di Phillips”. La curva di Phillips che ha una natura empirica, ossia è tratta dalle analisi econometriche di molte economie sviluppate ( figura sotto ), spiega la relazione esistente tra livello di disoccupazione u - in altri termini differenza (Y*-Y) - e aumento dei prezzi, o inflazione, come conseguenza di un aumento di w. La curva di Phillips 10 % 2 % -2% 10% %% 1% 3% 5% Tasso di disoccupazione Questa curva indica un importante trade-off della pol.econ., ossia una relazione inversa tra disoccupazione e inflazione. Tanto minore è il tasso di disoccupazione che voglio raggiungere, tanto più alta è l’inflazione che debbo accettare. Si noti tuttavia che il perdurare dell’inflazione rafforza le aspettative inflazionistiche dei lavoratori e gli aumenti richiesti di w fanno sì che le imprese aumentino i prezzi. Questa relazione tra livello di occupazione e prezzi può essere trasformata nella curva rappresentata nella fig.1 di questa lezione. Vediamo ora la curva della domanda aggregata, che é rappresentata nella figura successiva, come DA. P p DA ’0 DA ’’ Y ’ ’ O A Y* DA = C+I+G+NX La DA è inclinata negativamente perché a parità di Y , se diminuisce il livello dei prezzi P aumenta il potere d’acquisto e pertanto, in termini reali, aumenta la quantità domandata. L’opposto avviene per un aumento di P. In realtà la relazione è più complessa, poiché bisognerebbe considerare il comportamento delle attese. La DA si sposta a destra quando aumentano componenti autonome della DA, viceversa a sinistra. La politica fiscale e monetaria possono agire su spostamenti della DA, come da lezioni precedenti ( vedi IS-LM) Quanto più la DA si avvicina alla piena occupazione Y*, tanto più vi è scarsità di fattori di produzione: sui mercati dei fattori ( lavoro, capitali, etc.) e dei beni intermedi ( semilavorati, etc. ) i prezzi cominciano a salire ( D>O) . Vi sono mercati in cui questo eccesso ha effetti particolarmente diffusi: soprattutto il mercato del lavoro ( rinvio curva di Phillips ). Da Y* in avanti, ossia quando si raggiunge il massimo potenziale di produzione, Y non aumenta più aumentano solo i prezzi, perché non si è più in grado di soddisfare la DA. LEZIONE 21 ( F-B cap.29 ) INFLAZIONE 1) Che cos’è l’inflazione DEFINIZIONE: è la variazione del livello generale dei prezzi, ossia della media dei prezzi. L’inflazione, in Italia e nel II Dopoguerra, ha raggiunto livelli massimi nel 1974 (19.2% ) e 1980 (21.2%). Oggi è al 2% circa Differenza tra inflazione e variazione dei prezzi relativi. Un conto è se il prezzo della carne cresce più di quello dell’insalata, un altro è se ambedue crescono nella stessa maniera. Solo in questo caso parliamo di inflazione. L’inflazione é un fenomeno monetario, che può avere cause anche non monetarie 2) Inflazione percepita L’inflazione è l’aumento della media dei prezzi ( di un paniere preso come riferimento ). Pertanto può succedere: a- il paniere di riferimento può non essere egualmente significativo per tutti: dipende dal tipo di famiglia. Es. famiglie povere e famiglie ricche b- variano i prezzi relativi e spesso si presta attenzione più a quelli che aumentano che a quelli che diminuiscono. Es. si guarda ai prodotti che si consumano più abitualmente ( es. alimentari ) e non agli altri ( es. beni durevoli ) c- i beni contenuti nel paniere sono inadeguati. Non si dà sufficientemente peso ai beni dell’ ICT d- psicosi collettiva ( analogia con la sicurezza: i dati dicono che il numero di atti criminali sono diminuiti, ma la gente è convinta che siano aumentati ) 3) Attenzione. L’inflazione non è un aumento una tantum di P, ma un loro costante incremento ( p°). Questo avviene quando si genera un meccanismo di “rincorsa” tra prezzi e costi, oppure quando si generano attese di inflazione futura. 4) I costi sociali dell’inflazione Perdita di potere d’acquisto della moneta. Il problema è serio in caso di inflazione elevata o iperinflazione. L’effetto può essere quello della sostituzione di scambi monetari con baratti. Es. Argentina B) Fiscal drag. L’aumento del reddito puramente nominale determina un aumento delle imposte, anche per effetto del passaggio a scaglione fiscale superiore. Penalizzati relativamente redditi più bassi. A) C) Penalizzazione dei percettori di reddito fisso ( price takers ) rispetto ai percettori di reddito variabile – imprese e lavoro autonomo – ( price setters ) D) Penalizzazione dei creditori a favore dei debitori, e dei possessori di ricchezza il cui valore aumenta con l’inflazione (es. immobili ) 5) Cause dell’inflazione: Tutti ( o quasi ) i processi inflazionistici hanno all’origine un eccesso di domanda rispetto all’offerta, ma la rilevanza di quanto avviene sui singoli mercati è diversa. Possiamo pertanto distinguere tre tipi di inflazione: da domanda, da costi e altro ( profitti, etc.) A) Inflazione da domanda. In ogni mercato, quando la curva di offerta è crescente, l’ aumento della domanda ( spostamento a destra della curva ) determina quello dei prezzi. Quanto più rigida è l’offerta, tanto maggiore è tale aumento, a parità di incremento di domanda. Quanto più elastica è l’offerta, tanto minore è tale aumento, a parità di incremento di domanda. B) Inflazione da costi 1. inflazione importata: es. aumento prezzo del petrolio e delle materie prime. La “tassa petrolifera”: effetti aggregati sulla DA totale (cfr. lezioni precedenti ) e sui prezzi >> aumentano i costi di produzione >> aumentano i prezzi >> l’aumento dei prezzi si diffonde. 2. inflazione da costo del lavoro. Ricordiamo la relazione Y = RxN dove N= occupazione; R = produttività del lavoro = (Y/N). Y è espresso in valore. Sia w = salario monetario unitario Definiamo costo del lavoro per unità prodotta (CLUP) CLUP = w N / Y = w / R ( wN è l’ammontare complessivo pagato ai lavoratori e di conseguenza wN /Y è la quota del valore della produzione che va ai lavoratori Le imprese fissano i prezzi p in modo tale da coprire CLUP e avere un certo margine ( che copre costi fissi ed altro ) >>> p = ( 1 + h ) CLUP = (1+h) w / R dove h margine sui costi ( mark up, che contiene anche il profitto) Pertanto se w aumenta e le imprese non sono disposte a ridurre il loro margine h, vi è un aumento di p: ∆w > > ∆p Si consideri che quanto più si riduce u, tanto più sul mercato del lavoro si genera una tensione che si trasforma in + ∆w e pertanto, dato h e R, >> + ∆ p. Naturalmente se R aumenta nella stessa proporzione di wN il CLUP non varia. Quindi il vero antidoto all’aumento dei prezzi è l’aumento della produttività R. Uno strumento anti-inflazionistico: la politica dei redditi. Consiste in un accordo generalmente tra sindacati, imprese e stato – secondo cui i lavoratori s’impegnano a fare richieste di aumenti non superiori a R. In tal modo CLUP=costante. Le imprese d’altra parte s’impegnano a non aumentare p, se non come conseguenza di un aumento dei costi d’importazione. Esperienza italiana: “concertazione” (1992/93) e tasso d’inflazione “programmato” 3. Altri tipi di inflazione: da profitti. Ha luogo se le imprese cercano di aumentare h in modo unilaterale. Questo ad esempio è avvenuto nel 2001 in occasione del passaggio dalla Lira all’Euro. Chi ha aumentato i prezzi sono stati coloro che potevano farlo: non i lavoratori dipendenti e non le imprese esportatrici, vincolate dalla concorrenza estera. Si è verificata soprattutto nei settori “protetti” (servizi ). Attenzione: i maggiori profitti per qualcuno sono costi per altri. Es. Servizi >> manifattura 6) Moneta e inflazione. Nel lungo periodo aumenti di M0 non influenzano Y, che è Y*, ma P. Quindi +∆M0 >> + ∆P. Nel breve periodo la situazione può essere diversa: la moneta influisce su Y. Questa situazione può essere così riportata ∆H > ∆ M0 > spostamento a destra di LM > - ∆i > +∆ Y ( cfr. fig. IS/LM ) Se ci riferiamo alla fig. della lez.20 , vediamo che DA si sposta a destra. Pertanto > +∆DA> +∆ Y ( per un primo tratto ), > +∆ Y e + ∆ P ( per un secondo tratto ), ma da Y* in poi solo +∆P. Quanto qui detto può essere anche rappresentato dalla così detta teoria quantitativa della moneta, una delle più antiche teorie monetarie Secondo questa teoria, Mx V=Px Y Dove: M = la quantità di moneta offerta; V = velocità di circolazione, ossia numero di scambi in cui la stessa unità di moneta può essere utilizzata in un certo periodo di tempo; P = livello generale dei prezzi; Y = reddito. PY = reddito, buon indicatore del numero di scambi effettuati ( è infatti un buon indicatore del livello di attività ). Se V = V*, ossia è costante e Y= Y*, ossia il PIL è dato, determinato dai fattori della crescita >>> M x V* = P x Y* E quindi +∆ M >> +∆ P, mentre Y* costante ( come da fig.lez.20) Se il sistema economico è incapace di far sì che all’aumento di DA corrisponda quello di Y*, si ha un processo inflazionistico costante. Infatti Il valore di Y* ( reddito potenziale, ossia massimo raggiungibile data la struttura produttiva, le risorse e le istituzioni esistenti ) è determinato da fattori “strutturali” – vedi sopra – oltre che da politiche economiche “strutturali” (formazione, infrastrutture, regole, grado di concorrenza, etc.). 7) Stagflazione È la situazione in cui coesistono deflazione ( Y<Y*), ossia disoccupazione e aumento dei prezzi. In genere la causa è uno shock esterno che determina +∆p >> +∆w, etc. È una situazione che pone in contraddizione i tradizionali strumenti di P.E. 8) Deflazione E’ la situazione in cui la depressione, ossia g=/< 0, è accompagnata da una diminuzione del livello generale dei prezzi (P). Molto pericolosa, perché la diminuzione di P può causare una caduta della domanda ( che si rinvia), dei profitti e della richiesta di crediti (il cui valore monetario cresce con la diminuzione di P ).