Programma - Identità e Innovazione

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Identità e Innovazione
LINEE PER UN PROGRAMMA AUTONOMISTA
maggio 2013
Premessa
Identità e Innovazione è una libera associazione che ispira la sua azione ai valori liberali e cristiani
che alimentano la cultura europea e si muove pertanto nell’ambito dei principi del pluralismo
politico e culturale, dell’economia sociale di mercato, della solidarietà e della sussidiarietà, che si
incentrano sul primato della persona umana e delle sue libere forme di espressione nella famiglia,
nelle comunità, nelle associazioni e nelle istituzioni locali
L’associazione intende promuovere l’affermarsi di una coscienza nazionale friulana nella
prospettiva dello sviluppo di un ampio movimento popolare in grado di contrattare con le Istituzioni
della Repubblica italiana la definizione di un assetto istituzionale che garantisca l’autonomia del
Friuli dal punto di vista istituzionale, amministrativo, culturale, economico e sociale.
Il Friuli, inteso quale comunità e territorio compresi tra il Livenza e il Carso, va riconosciuto come
Nazione, come entità geografica e culturale formatasi nel corso della grande esperienza statuale del
Patriarcato di Aquileia e partecipe dell’affermarsi di una Repubblica italiana federale che riconosce
il diritto all’autogoverno delle comunità linguistiche minoritarie, quali la nazione friulana e la
nazione sarda, tutela e valorizza le minoranze nazionali, ne garantisce la libera espressione fondata
sulla identità linguistica locale nella prospettiva di una Europa dei popoli capace di integrare, con
particolari politiche di accoglienza e di integrazione, i flussi derivanti dalla mobilità internazionale
delle risorse umane.
L’associazione persegue altresì un assetto federale del Friuli che garantisca l’armonico ed
equilibrato sviluppo delle sue varie componenti territoriali e culturali e un pari impegno per
garantire la crescita del Friuli isontino, del Friuli centrale della Carnia, e del Friuli occidentale, ivi
compresa la parte che è attualmente attribuita al Veneto.
Identità e Innovazione considera la lingua e la cultura friulana come valori fondanti e come elementi
di coesione della comunità. Il policentrismo territoriale ed il pluralismo linguistico rappresentano la
specificità del Friuli, che si compone della maggioranza di lingua friulana e delle comunità
germanofone, slavofone e venetofone di antico insediamento.
Autonomismo e federalismo
Le reazioni contro i processi di omologazione culturale portati dalla globalizzazione, la
rivitalizzazione delle spinte all’autogoverno da parte delle Nazioni senza Stato in atto in tutto il
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continente europeo, la progressiva affermazione dell’idea federale in Italia con il conseguente
rafforzamento delle autonomie locali, la legge costituzionale 3/2001 che attribuisce espressamente
la titolarità, ancorché non esclusiva, dell’iniziativa di revisione statutaria al Consiglio regionale,
offrono in sostanza l’opportunità di una rinegoziazione dei patti tra lo Stato italiano e le Regioni e
nello specifico mettono i popoli del Friuli, per la prima volta dopo il 1420, nella condizione,
istituzionalmente ineccepibile, di poter affermare la propria individualità nazionale e di ridefinire le
condizioni dei rapporti federativi con la Repubblica Italiana, quale premessa per un loro pieno
riconoscimento dalla stessa Unione Europea.
Con l’entrata della Repubblica di Slovenia nell’Unione Europea viene a cadere il principale
elemento giustificativo della invenzione di una Regione artificiale come il Friuli-Venezia Giulia.
Pagati i dazi con la Storia e liberati dalle contingenze internazionali che ne hanno determinato
l’evoluzione, costringendoli in un ambito istituzionalmente innaturale, la comunità friulana può
ora, democraticamente e consensualmente, definire, affermare e realizzare le condizioni del suo
autogoverno, ricollocandosi e proiettandosi finalmente, nella naturale dimensione internazionale.
Impegnata nel fare uscire il Friuli dalle rivendicazioni localistiche, l’ Associazione, inserisce la sua
azione nel movimento globale di affermazione dei diritti dei popoli all’autodeterminazione, nella
prospettiva di una democrazia mondiale che garantisca i diritti individuali e quelli collettivi dei
popoli in coerenza con quanto affermato anche da Sua Santità Paolo Giovanni II nel suo intervento
all’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 5 ottobre 1995, in occasione delle celebrazioni per il
centenario dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.
Il federalismo è la risposta al trasferimento di potere decisionale dall’Italia all’Europa a seguito di
un processo di unificazione non concluso che vede prevalere gli interessi economici su quelli
politici. La fase attuale di transizione consente l’emergere di autorità statali che forti della loro
storia tentano di imporre un potere politico fondato sulla subalternità e sulla anteposizione di
interessi locali su quelli generali.
Il federalismo è la concezione opposta a quello dello Stato burocratico, accentrato ed autoritario,
sordo alle aspirazioni dei popoli. E’ la gerarchia rovesciata, è il potere reso subalterno. Il
federalismo realizza l’autogoverno a misura d’uomo, facendo partecipe della cosa pubblica il
cittadino, non soltanto in occasioni di elezioni politiche pluriennali, ma concretamente inserendolo
nel vivo dei problemi immediati e soprattutto mettendolo in grado di esercitare con efficacia il
controllo sugli amministratori da lui stesso prescelti nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni.
Il Friuli
Fare del Friuli un sistema territoriale attrattivo ad alta qualità di vita, con elevato sviluppo e forte
coesione sociale puntando sulla valorizzazione delle risorse locali e sulla integrazione economica
con i paesi confinanti: questo l’obiettivo di un moderno movimento autonomista. Per raggiungere
questo obiettivo è necessario risvegliare le risorse assopite del Friuli, le caratteristiche peculiari
delle sue popolazioni, e superare quella mancanza di fiducia nel futuro che determina una incapacità
di crescere dal punto di vita economico e sociale, costretto come lo è, il popolo friulano, a periferia
della Venezia Giulia. Fondamentale sarà il superamento, con una forte politica di sostegno alla
famiglia, della grave crisi demografica nella quale versa il Friuli e che rischia di compromettere le
sue potenzialità di sviluppo.
L’Associazione propone di ripartire, aggiornandola, dalla rivendicazione espressa dal movimento
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autonomista friulano che, nel 1947, con Tiziano Tessitori, raccomandava “una Regione friulana e di
amministrazione friulana”, obiettivo sostanzialmente diverso da un semplice decentramento
amministrativo che lascerebbe, comunque, il Friuli succube delle logiche centralistiche ora in atto, a
discapito degli interessi vitali dei popoli della “Patrie”.
La coscienza dell’identità
Il percorso delle Nazioni senza Stato d’Europa dimostra che - senza implicazioni di carattere
internazionale - il raggiungimento di uno statuto di autonomia, per un popolo non dominante
nell’ambito di uno Stato, esige il superamento della vaga consapevolezza di una identità distinta
dalla maggioranza dei concittadini e la maturazione di una chiara coscienza di appartenenza
nazionale. I popoli fiamminghi, catalani, scozzesi, irlandesi occitani ed altri… hanno trovato in
questo salto di qualità identitario la forza e le argomentazioni per rivendicare ed ottenere il
riconoscimento del loro diritto all’autodeterminazione.
Il modello di Europa burocratica, tecnocratica e mercantile proposto dagli Stati centralisti è stato
bocciato dai popoli. I friulani e le altre comunità autoctone del Friuli ritengono che il loro futuro, di
pace e prosperità delle sue genti che esprimono concreta solidarietà per le nazioni che versano in
condizioni di povertà, stia nella libera organizzazione dei popoli in Istituzioni autonome e
democratiche che garantiscano, a tutti i cittadini, il pieno godimento dei diritti universali dell’Uomo.
I valori sui quali costruire l’Europa dei popoli che risponda alla sua ispirazione originale e si prepari
ai cambiamenti epocali che caratterizzano l’attuale momento storico sono: dignità dell’uomo,
libertà, eguaglianza, solidarietà, democrazia, stato di diritto.
La lotta dei friulani per la loro autonomia, memori delle esperienze del passato, esige, pena
l’ennesimo - e probabilmente definitivo - fallimento, uno storico salto di qualità. Cogliendo
l’opportunità offerta dalle trasformazioni in atto negli assetti istituzionali italiani ed europei ed
incamminandosi sulla via tracciata da altre nazioni d’Europa, i popoli del Friuli devono prepararsi a
rivendicare, in quanto popolo distinto da quello italiano, il diritto ad autodeterminarsi.
Il successo dell’azione capillare per la promozione della coscienza nazionale dei popoli del Friuli
rappresenta la premessa ad ogni progetto di autonomia. Andrà, quindi, sviluppato un intenso
programma di incontri sul territorio per coinvolgere cittadini, pubblici amministratori e
amministrazioni locali nello sviluppo di un vasto movimento popolare di adesione al progetto di
Regione autonoma del Friuli. Saranno i Comuni ed i Consigli provinciali ad approvare formalmente
la loro adesione a tale richiesta. I Parlamentari friulani dovranno esprimersi a sostegno di tale
rivendicazione e farsene interpreti nella aule del Parlamento della Repubblica italiana. I
Parlamentari, espressione delle nazioni senza Stato dell’Unione Europea, saranno invitati a
sostenere tale rivendicazioni in sede di Parlamento europeo.
L’assetto istituzionale
L’obiettivo fondamentale è quello della costituzione di una Regione ad autonomia speciale che non
comprenda quel corpo estraneo che è costituito dalla città veneta di Trieste. Un passo fondamentale
da compiere da parte dell’Associazione è quindi quello di porre in essere un’azione per
l’approvazione da parte del Parlamento italiano di uno Statuto che sancisca l’inalienabile diritto del
popolo friulano all’autodeterminazione da esercitarsi nell’ambito di una Regione autonoma a
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Statuto speciale che comprenda le attuali province di Gorizia, Udine e Pordenone ed i territori del
Portogruarese e di Sappada.
In attesa che si verifichino le condizioni favorevoli al conseguimento di tale obiettivo, va comunque
riconfermato e difeso da ogni attacco il regime di autonomia differenziata garantito alla attuale
Regione autonoma, rinviando alla competenza primaria attribuita alla Regione in tema ordinamento
di enti locali la costruzione di due entità amministrative autonome ed elettive per la Comunità
friulana e rispettivamente per quella triestina in analogia alla soluzione individuata per la realtà
trentina e altoatesina.
La riforma degli enti locali
Alla Regione autonoma del Friuli, va affidata competenza legislativa esclusiva in materie come la
salvaguardia dell’ambiente e dei beni culturali, la sicurezza dei cittadini, l’organizzazione e la
programmazione scolastica. Queste competenze vanno accompagnate da una rafforzata autonomia
fiscale sia attraverso l’acquisizione di competenze proprie in tema di forme e livelli
dell’imposizione tributaria, sia in tema la compartecipazione alle entrate tributarie da portarsi al
livello di quella prevista per la Valle d’Aosta.
In applicazione del principio di sussidiarietà, alle Province va assegnata gran parte delle funzioni
esecutive ed amministrative territoriali attualmente in capo alla Regione mentre ai Comuni va
attribuita la gestione delle competenze amministrative riferite alle persone. L’ordinamento dei
comuni va profondamente riformato attraverso la valorizzazione dei piccoli comuni e la
riorganizzazione delle competenze e delle funzioni di livello superiore che devono essere esercitate
da unioni obbligatorie di comuni che in forza delle loro dimensioni sappiano garantire le economie
di scala connesse a tali funzioni.
Di conseguenza, agli enti locali verrà trasferita una quota fissa di entrate in misura proporzionale al
gettito dei tributi erariali riferibile ai rispettivi territori. Ai territori con minore capacità fiscale
andranno destinate risorse attinte da uno speciale fondo perequativo. Vanno imposti degli indicatori
di misura della redditività della spesa con uso di parametri di confronto e costi standard
Per accrescere la competitività del territorio in un’era in cui entrano in competizione non solo le
imprese ma anche i sistemi territoriali, è necessario porre in essere un decentramento efficace ed
efficiente basato sulla specializzazione dell’amministrazione regionale verso lo sviluppo strategico
ed il trasferimento di competenze e risorse umane e finanziarie a livello locale. Questa
ridistribuzione di competenze e risorse - che risponde anche alla sfida della complessità - porterà ad
una razionalizzazione dei servizi e ad un notevole contenimento dei costi della gestione burocratica
rendendo disponibili ulteriori risorse da destinare alle imprese per innovare.
Altrettanto importanti sono i provvedimenti per accrescere la coesione sociale per valorizzare
quell’armonia delle diversità che costituisce essa stessa un vantaggio competitivo, perché il
pluralismo linguistico e culturale del Friuli, da sempre punto d’incontro tra popoli, abitua al
confronto e al dialogo e accresce, quindi, la creatività.
La Comunità friulana
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Prendendo le mosse da una concezione dinamica della società non interessa tanto la capacità della
società friulana di conservare la propria lingua quanto creare le condizioni per una riproduzione e
produzione del friulano e delle altre lingue autoctone del Friuli. Per “riproduzione” si intende la
trasmissione da una generazione all’altra della lingua propria; per “produzione linguistica”, invece,
si intende l’apprendimento della lingua da parte di coloro i cui genitori non parlano più tale lingua.
Poiché la situazione è caratterizzata da forti processi migratori, sarà compito delle istituzioni
favorire l’apprendimento linguistico anche da chi proviene da altre regioni o paesi a garantire loro
un trattamento agevolativo nella ricerca di opportunità di lavoro.
La “riproduzione” e la “produzione” linguistica si riferiscono a tre enti primari: la famiglia, la
scuola, la comunità. In questa sede ci si limita a prendere in considerazione solo quello
dell’istruzione che è soggetto alle politiche delle competenti autorità in materia. Essendo
generalmente il rapporto del cittadino con lo Stato e con l’insieme della struttura socio-economica
di appartenenza, funzionale alla lingua dominante - l’obiettivo dello Stato è quasi sempre quello
dell’integrazione della società civile e passa per l’omogeneizzazione culturale e linguistica - diventa
decisivo inserire organicamente l’insegnamento delle lingue interessate nel sistema educativo
ufficiale. Inoltre, l’istruzione va correlata con gli altri due enti primari della produzione e
riproduzione linguistica, in modo da trasformare l’abilità in competenza e quindi nella capacità di
conoscere correttamente la lingua che diventa un elemento ordinario della prassi sociale e non solo
commemorazione simbolica di una tradizione in via d’estinzione.
L’istituzionalizzazione della lingua, che ne favorisce l’uso normale da parte dei cittadini, in generale
ne garantisce anche la legittimazione, ponendola allo stesso livello d’interesse sociale di quella dello
Stato, in particolare con il suo uso nei rapporti con la pubblica amministrazione.
Chiuso il capitolo del contenzioso internazionale sulla Venezia Giulia, la questione della libera
espressione nelle lingue autoctone da parte dei popoli del Friuli e del loro uso nei confronti della
Pubblica Amministrazione diventa la ragione fondante della “specialità” della Regione autonoma
del Friuli.
Oltre a quanto già, sommariamente esposto per quanto riguarda l’insegnamento e l’uso delle lingua
autoctone, diventa improrogabile:
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l’istituzionalizzazione del 3 aprile - giorno festivo - quale “festa nazionale del Friuli”;
l’ufficializzazione dell’uso della lingua friulana - e delle altre lingue autoctone nell’ambito
dei rispettivi territori - nei rapporti dei cittadini con la Pubblica Amministrazione in base ad
una precisa programmazione organizzativa e di qualificazione del personale;
l’attivazione di un canale radiofonico e televisivo in lingua friulana con adeguati spazi
riservati alle altre lingue del territorio;
l’edizione di un quotidiano in lingua friulana con adeguati spazi riservati alle altre lingue
autoctone;
la messa a disposizione delle risorse necessarie per lo sviluppo dell’editoria in lingua
friulana e nelle altre lingue autoctone;
il potenziamento delle attività culturali in lingua friulana e nelle altre lingue autoctone
promosse dalle associazioni locali;
il rafforzamento dell’Ente Friuli nel Mondo quale strumento privilegiato di collegamento
con la diaspora friulana e le altre componenti dell’emigrazione dal Friuli;
l’organizzazione della partecipazione dei cittadini residenti all’estero alle elezioni per il
rinnovo dei Consigli regionale, provinciali e comunali.
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Le basi economiche della comunità
Considerando il Friuli un gruppo sociale - formazione sociale - che progetta un suo futuro in quanto
entità istituzionalmente autonoma, coesa attorno ad una memoria collettiva e ad una coscienza di
appartenenza che generano interessi comuni, gli aspetti economici del suo divenire vanno inquadrati
in una prospettiva di sviluppo compatibile con la vocazione storica del territorio, le risorse naturali,
professionali e imprenditoriali disponibili, le diversità culturali e linguistiche, il sistema di relazioni
internazionali maturate tramite la presenza organizzata dei friulani all’estero, nell’ambito di un’
Europa nella quale la diversità viene assunta quale caratteristico valore irrinunciabile ed elemento
costituivo dei processi di sviluppo sociale ed economico.
Una decisa azione di rilancio economico dell’insieme del territorio friulano, se da una parte deve
tenere conto delle specificità delle situazioni locali, dall’altra deve puntare su un forte recupero del
senso di identità del territorio e di appartenenza, sul quale costruire un progetto di crescita che
smonti lo stereotipo dominante propinato dalla strisciante egemonia culturale, tesa a declassare le
potenzialità del Friuli, rendendolo necessariamente subalterno all’area giuliana.
Questo rilancio economico del Friuli, per essere reale e duraturo, richiede quindi una
valorizzazione: a) della persona in quanto portatrice di valori specifici che hanno contribuito a
trasformare un’area oggettivamente “povera” in elemento significativo di un sistema nord-est,
mondialmente riconosciuto per la sua vivacità imprenditoriale; b) del suo inserimento nel territorio e
della sua abilità nell’utilizzare le risorse locali in attività produttive e di servizio.
Tramontata l’illusione della Regione “ponte”, baricentrica nel sistema europeo soprattutto dopo
l’allargamento dell’Unione ad est, e preso atto che il suo territorio si caratterizza sempre di più
come sede di transito che non registra significativi aumenti di nuovi insediamenti produttivi, va
prioritariamente, combattuto lo stereotipo secondo il quale nell’attuale Friuli-Venezia Giulia,
l’internazionalità è appannaggio esclusivo di Trieste e della Venezia Giulia, mentre il Friuli viene
relegato ad area subalterna non in grado di innescare processi di innovazione, sviluppo e ricchezza.
Invece, coordinando le aziende locali, nazionali ed internazionali che realizzano attività produttive
nei vari settori, che producono movimentazione delle merci e le strutture che la gestiscono, attuando
adeguate politiche di infrastrutturazione con la creazione di poli logistici e intermodali e
incrementando le vie di transito, il Friuli potrebbe affermarsi come sede strategica per la logistica e i
relativi servizi. Va, quindi, favorito l’affermarsi di un ambito riconoscibile e ben individuabile, sia a
livello italiano che internazionale, per la capacità di gestione della movimentazione delle merci e,
più in generale, dei trasporti via mare, rotaia e gomma.
Anche in questa prospettiva, ma non solo, va elaborata e posta in atto una politica di marketing
territoriale che promuova adeguatamente le specifiche caratteristiche e potenzialità del Friuli, in
grado di attivare un flusso di investitori provenienti dall’esterno e capaci di portare, tra l’ altro ad
una consistente innovazione nei tre settori produttivi, a partire dall’agricoltura dove il rapporto fra
produzione e territorio può portare a nuove iniziative e nuove opportunità, rafforzando così i
presupposti per una effettiva competitività e capacità concorrenziale del sistema.
Centralità va attribuita all’innovazione e all’internazionalizzazione da tradurre in strumenti capaci di
incidere sulla stragrande maggioranza delle piccole e medie imprese friulane a conduzione
familiare. Non è più sufficiente intervenire con sostegni finanziari o incentivi per la partecipazione a
fiere internazionali e la realizzazione di ricerche di mercato. Internazionalizzare, significa oggi,
mettere in rete realtà omogenee dando la possibilità di scambi continui di prodotti, sistemi,
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tecnologie, destinati a collocarsi sul mercato mondiale.
Una funzione innovativa dei distretti agricoli e industriali potrebbe proprio essere quella di favorire
dei collegamenti transregionali o transnazionali tra aree specializzate e distretti integrabili attraverso
la messa in rete di eccellenze collocate in territori a valenza globale. Questo può avvenire solamente
attraverso la valorizzazione del lavoro che li ha prodotti caratterizzato da un sistema di valori che li
rende irripetibili. Per esempio e in via teorica, possono essere ipotizzati collegamenti tra il distretto
di qualità del San Daniele e nuovi sbocchi nell’area medio-orientale, o dei paesi slavi fra il distretto
del coltello del Maniaghese e i simili distretti svizzeri o rumeni; o tra il distretto della sedia con il
distretto del mobile della Brianza. L’integrazione tra soggetti strutturalmente deboli - o non
reciprocamente portatori di valore aggiunto - accentua, invece, la debolezza, dando vita ad un
distretto perdente.
È quindi indispensabile un’azione di accentuazione delle componenti valoriali del territorio friulano,
le sole in grado di attribuire competitività ad un prodotto o ad un area.
La stessa logica va applicata, a maggior ragione, all’artigianato che vive una fase di crisi legata alla
sua scarsa connotazione identitaria che non gli consente di esibire come valore aggiunto il fatto di
essere stato realizzato in un ben identificabile territorio. Artigianato e identità sono elementi
inscindibili l’uno dall’altro: un prodotto artigianale privo di identità non ha valore e non è
spendibile. La valorizzazione dell’artigianato è quindi la conseguenza di un processo culturale che
si basa sulla riappropriazione dei valori del territorio.
Gli incentivi alle imprese artigiane slegati da una parallela azione di politica culturale possono
assicurare una faticosa sopravvivenza nel medio periodo ma non sono in grado di fermare
l’inesorabile fine di fronte alla concorrenza di prodotti provenienti da territori con una accentuata
tipicità locale.
Per quanto riguarda il commercio che ha assunto connotati completamente diversi rispetto a quelli
di pochi anni fa, anche grazie all’imporsi della grande distribuzione, all’avvento di Internet e dell’ e.commerce, e all’ingresso massiccio di tipologie di vendita e di prodotti legati al mercato orientale,
il suo sviluppo può avvenire solamente attraverso una adeguata sinergia con il turismo. Il turismo
commerciale è, oramai, una realtà affermata nei territori nazionali ed internazionali più sviluppati.
Si tratta, quindi, di innescare processi di attrattività del territorio promuovendo particolari forme di
incentivazione che tengano conto del valore storico-artistico delle diverse località nonché della loro
specifica identità intesa come valore aggiunto.
È necessario ribaltare la logica che fino ad ora ha caratterizzato gli interventi in merito ai settori
produttivi, ignorando completamente il coagulo di quei valori che stanno alla base dell’attività
artigianale, industriale, aziendale, professionale, di quanti operano in Friuli nei vari settori
economici e che hanno fatto conoscere ed apprezzare il lavoro friulano in tutto il mondo. Anche
trattando di innovazione e internazionalizzazione non si può ignorare il contesto nel quale la
strategia va applicata.
In considerazione della grave crisi demografica nella quale versa il Friuli diventa urgente una forte
politica di sostegno alla famiglia.
In particolare è urgente e necessario:
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rilanciare il comparto manifatturiero e quello del terziario ad esso collegato, tenuto conto
che l’80% dell’apparato industriale del Friuli-Venezia Giulia è localizzato nell’area friulana,
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a conferma della sua centralità strategica;
dotarsi di piani energetici coordinati puntando anche sulle agroenergie ;
sviluppare tramite l’Università friulana corsi di formazione per tecnici di alto livello e
manager ;
nel campo dell’istruzione, favorire le iscrizioni orientate verso gli indirizzi tecnico-scientifici
e sviluppare l’internazionalizzazione in ambito universitario;
privatizzare enti, strutture, partecipazioni, patrimonio immobiliare; in particolare la Friulia
Spa, struttura obsoleta ma dotata di ingenti risorse da utilizzare;
finanziare lo sviluppo con un maggiore investimento di risorse locali tramite un meccanismo
che alimenta interesse e solidarietà;
creare un data base delle attività e dei contenuti tecnologici delle aziende friulane, inteso non
solo come una semplice banca dati, ma più in generale come un patrimonio seguito,
aggiornato e gestito da persone con competenze tecniche - non burocratiche - il cui compito
sia quello di essere presenti con continuità nel territorio, per individuare e mettere in rete le
specificità, i valori aggiunti e complementari delle imprese, al fine di superare l’isolamento
delle piccole realtà produttive, sia nel contesto del Friuli, sia nel rapporto con il mercato
mondiale;
la messa in rete delle strutture di ricerca e di trasferimento tecnologico friulane al fine di
ricondurre a sistema le iniziative di Udine, Pordenone, Amaro e Gorizia;
potenziare il sistema d’istruzione universitario favorendo i rapporti di scambio fra università
e imprese, banche e istituzioni regionali
istituzione di una Scuola superiore dell’Impresa per la formazione imprenditoriale e
manageriale;
istituzione di una Scuola superiore di Amministrazione per la formazione di una classe
dirigente amministrativa (comunale, provinciale e regionale) all’altezza delle sfide
dell’autogoverno del Friuli nell’ambito dell’internazionalizzazione dei processi.
L’attuazione di un tale progetto implica l’adozione di un nuovo sistema di relazioni tra pubblico e
privati che privilegi il metodo della concertazione e della partecipazione responsabile di tutti gli
attori dello sviluppo socioeconomico nella prospettiva dell’affermazione di un Friuli autonomo,
strumento principe per l’affermazione di una società locale solidale, prospera ed aperta sul mondo e
sul futuro.
Il Consiglio Friulano dell’Economia e del Lavoro è l’organo nel quale si esercita questa
concertazione e si organizza questa partecipazione.
Le risorse energetiche
Gli aspetti ambientali e quelli energetici sono le due facce di una stessa medaglia, quella dello
sviluppo.
Esiste una relazione diretta tra il valore del prodotto interno lordo, i quantitativi di combustibili
utilizzati e gli effetti ambientali. Diventa urgente entrare nell’ottica di uno “sviluppo sostenibile”
che considera la possibilità di produrre beni e servizi riducendo gli effetti ambientali. In questa
prospettiva giocano un ruolo fondamentale la promozione della ricerca e l’innovazione tecnologica.
Considerando che in virtù della Legga 9/1991 e della Legge 10/1991, le Regioni, le Province ed i
Comuni sono diventati soggetti dotati di una propria autonomia pianificatoria anche dal funto di
vista energetico, in particolare per quanto riguarda l’uso razionale dell’energia, il risparmio
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energetico e lo sviluppo delle risorse rinnovabili, questi livelli di rappresentanza degli interessi dei
cittadini possono interagire al fine di avviare una sinergia interna al “sistema Friuli” in grado di
rispondere adeguatamente alle sfide del mercato globale che spinge i vari settori produttivi e di
servizio verso un confronto generalizzato privo di confini. In altri termini, il sistema territoriale
locale può difendersi dall’aggressività di una globalizzazione, cercando soluzioni autonome,
realizzando l’intero ciclo di produzione con energie rinnovabili a basso costo e collocazione del
bene o del servizio all’interno di un territorio di determinate caratteristiche strutturali e culturali,
dotato di un’organizzazione di governo capace di realizzarlo. Notevoli sono sia i benefici economici
di tale impostazione (la ricchezza e suoi effetti rimangono sul territorio) che quelli di natura sociale
(per esempio in termini di occupazione). In tale contesto strategico, il Friuli, con le sue peculiarità che vanno esplicitate e coscientemente organizzate - dispone di un potenziale di crescita
socioeconomico e culturale di notevole valore.
In particolare è necessario che si elabori una strategia complessiva in materia e fornisca le
indicazioni per:
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la emanazione coordinata dei Piani Energetici Comunali (per i Comuni di più di
cinquantamila abitanti) e Provinciali;
la elaborazione di un Piano delle Energie Rinnovabili, considerando l’entità dei boschi e del
terreno coltivabile;
la drastica riduzione dei fabbisogni di smaltimento a discarica dei rifiuti solidi urbani e
produttivi attraverso il pieno recupero degli scarti, la raccolta differenziata, l’incentivazione
alla realizzazione di impianti di riciclaggio, compostaggio e di termovalorizzazione e di
teleriscaldamento in modo da rendere il Friuli autonomo in materia;
il conseguimento della autosufficienza energetica attraverso la riduzione dei consumi e dei
costi energetici e la generalizzazione delle varie fonti di energia rinnovabili.
Le risorse ambientali
L’ambiente, il paesaggio e le risorse territoriali rappresentano uno dei punti di forza del “sistema
Friuli”. Va, pertanto, sviluppata una forte attenzione alla tutela e valorizzazione delle risorse
ambientali e paesaggistiche sia ai fini della conservazione degli attuali livelli di qualità della vita,
sia come fattore di sviluppo delle attività turistiche. A fianco dell’agricoltura tradizionale orientata
alle produzioni tradizionali vanno implementate forme di agricoltura eco-sostenibile collegate
all’agriturismo per attrarre visitatori e turisti. Il sistema organizzativo deve appoggiare questa
strategia fornendo i necessari strumenti di informazione e promozione del territorio per rendere
economicamente attraenti queste attività.
Si dovrà provvedere alla:
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costituzione di reti integrate di Parchi e riserve naturali, la cui competenza andrà trasferita
alle Province;
costruzione di strumenti efficaci di protezione del paesaggio naturale attraverso interventi di
carattere normativo che incidano sulla pianificazione urbanistica;
diffusione di una cultura della conservazione e valorizzazione dell’architettura spontanea e
del paesaggio agrario;
costituzione di centri provinciali responsabili della tutela della qualità dell’ambiente e del
controllo delle emissioni solide, liquide, atmosferiche, acustiche e sonore;
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costituzione di Consorzi di valorizzazione dei prodotti agroalimentari e turistici.
Il turismo
Identità e comunicazione sono due concetti inseparabili. Si tratta di fondare lo sviluppo turistico su
basi identitarie condivise, su un progetto unitario capace di esprimere valori radicati, significativi e
costantemente vitali, compresi in un “marchio Friuli”.
Bisogna costruire un’immagine identitaria iconica ed originale che promuova l’irresistibile
attrazione esercitata da questi luoghi che non è dovuta alla semplice somma delle opportunità e dei
servizi offerti, ma soprattutto all’evocazione di un inconfondibile profumo di civiltà, alla promessa
di una peculiare eccellenza e di una affascinante diversità. Questo appeal deve suscitare in chi si
avvicina al Friuli il desiderio di identificarsi con queste specifiche identità, di assaporare degli stili
di vita, di condividere dei valori autoctoni .
Far conoscere un territorio che ha vissuto profonde trasformazioni, ma che al tempo stesso è riuscito
a rinnovare il proprio modo di essere coniugandolo con il senso della continuità, permette di mettere
in evidenza quelle forme di sviluppo che comprendono e reinterpretano i valori della tradizione, che
tengono insieme l’impronta del passato e il progetto del futuro. Partendo dal più efficace slogan mai
coniato sul Friuli - un piccolo compendio dell’universo - bisogna superare il limitativo ed obsoleto
concetto di “cerniera” e ripensare piuttosto il Friuli come baricentro e sintesi dell’Europa, nobile
riva mitteleuropea del Mediterraneo, dove una straordinaria stratificazione linguistico-culturale vive
sullo sfondo di uno scenario paesaggistico continuamente mutevole. Una varietà-complessità né
ostentata né mercificata che può essere colta attraverso un’esperienza di scoperta e di contatto
gratificante, perché assolutamente personale. Presentare, dunque, una terra pacatamente
sorprendente, di lenta e sottile seduzione, dove “il silenzio sa ancora parlare, in quattro lingue.”
In Friuli, l’attenzione andrebbe focalizzata sull’identità e sull’eccellenza i termini di originalità ed
esclusività del prodotto-servizio, in modo rigoroso e selettivo. All’esterno, invece, va programmato
un lavoro di filtrazione, capace di indicare rotte, momenti e target, favorendo azioni mirate, non
dispersive.
Il lampante dislivello tra qualità dell’attuale promozione turistica e potenzialità del territorio
rappresentato viene fornito da una delle aree che più, avrebbe bisogno di sostegno per l’avvio di un
suo reale processo di sviluppo: la montagna friulana. Dolomiti Friulane, Valli Pordenonesi, Alpi
Carniche, Prealpi e Alpi Giulie costituiscono insieme la più emblematica sintesi della biodiversità e
della multiculturalità friulane. Restano, pur tuttavia “montagne invisibili”, marginali, spopolate.
Le azioni locali, estemporanee e autoreferenziali, allontanano e allentano la sensazione della fine,
ma non creano un nuovo inizio, non spostano verso un maggiore livello qualitativo e verso l’esterno
la percezione di quei luoghi, di per sé straordinari.
La soluzione potrebbe essere cercata nell’inversione dell’approccio, lavorando sull’immenso valore
complessivo di questo patrimonio. Una sfida di questo tipo richiede impegno sistematico, impone la
capacità di superare digressioni di borgata, richiede autonomia e armonia decisionale, richiede una
energica e costruttiva fiducia nella propria civiltà e nel proprio futuro. Richiede visione, coerenza,
serietà. Richiede coscienza allargata di essere.
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I servizi pubblici
Il Friuli deve provvedere a mantenere o a riacquistare il controllo delle risorse del proprio territorio
ed alla loro distribuzione tramite la costituzione di reti efficienti di fornitura di servizi alle famiglie
ed alle imprese. Per ciascuno dei seguenti settori andrà costituita una società unica friulana:
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risorse idriche;
risorse energetiche;
raccolta, trattamento, recupero e smaltimento dei rifiuti soldi urbani e produttivi;
trasporti pubblici.
Le infrastrutture
Vanno migliorate le condizioni di mobilità della popolazione e dei prodotti ed accentuato il livello
di integrazione tra le tre province con la realizzazione di una efficiente rete di interconnessioni.
D’intesa tra il sistema pubblico ed il comparto produttivo andrebbero individuati alcune opere
infrastrutturali ritenute strategiche e sulle quali fare convergere gli investimenti in cambio di una
riduzione degli interventi a pioggia a favore delle aziende.
In particolare si segnale la necessità di avviare:
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la realizzazione dell’autostrada del Friuli che colleghi i tre capoluoghi friulani;
la realizzazione di un asse di collegamento tra l’Alto Friuli e il Friuli occidentale;
il miglioramento dei collegamenti lungo la Pedemontana orientale;
la realizzazione di un collegamento tra la Carnia, la Carinzia, e il Cadore, evitando interventi
stravolgenti dell’attuale sistema ambientale e urbanistico della montagna;
il potenziamento dell’Aeroporto di Ronchi e la realizzazione dell’interconnessione dello
stesso con il sistema dei trasporti su ferro e su gomma;
il rafforzamento delle capacità movimentative di Porto Nogaro e del Porto di Monfalcone;
il coordinamento tra il Porto di Monfalcone, l’Aeroporto di Ronchi, il Porto Nogaro e
l’Interporto di Cervignano.
La montagna
Dopo decenni di politiche fallimentari che non hanno frenato l’emorragia delle popolazioni dei
paesi di montagna pur in presenza di consistenti finanziamenti, diventa urgente intervenire per
avviare processi di salvaguardia e consolidamento della presenza dell’uomo in montagna, premessa
essenziale a qualsivoglia proposito di sviluppo socioeconomico dell’insieme del territorio montano.
Premessa a qualsiasi politica di rilancio della Montagna è il riconoscimento dell’effettiva
drammaticità della situazione e l’attuazione di un piano pluriennale di interventi, con adeguati
finanziamenti.
In particolare si dovrà puntare su:
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la realizzazione di un insieme mirato di interventi infrastrutturali che diminuiscano il
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livello di isolamento delle varie valli;
l’insediamento di industrie a basso impatto ambientale, capaci di creare occupazione e
collegate , dal punto di vista viario, alle grandi reti di comunicazione; affermando i
necessari parallelismo e contemporaneità tra creazione di aree industriali o artigianali e
collegamenti viari;
l’attuazione di un programma organico di sostegno al mantenimento di una rete adeguata
di servizi alle persone, in particolare nei piccoli centri e in quelli in quota;
la conferma del ruolo dei piccoli comuni come strumenti di presidio del territorio e di
prestazione dei servizi di base per il cittadino con una riclassificazione dei comuni in
comuni di base (piccoli comuni) e comuni di comprensorio (gli altri);
potenziamento dei servizi sociali e dell’offerta di assistenza sanitaria;
la riconferma del ruolo delle Comunità montane, quali organismi di programmazione
dello sviluppo delle vallate montane e di prestazione di servizi sovracomunali o delegati
dai comuni aderenti;
la definizione di una serie di consistenti agevolazioni fiscali e contributi aggiuntivi per i
residenti nei comuni montani (riscaldamento, benzina, ecc … );
la ridefinizione restrittiva del territorio montano, onde ridurre drasticamente la
dispersione degli interventi, mediante la riduzione delle Comunità montane ai soli
territori che comprendano comunità insediate in aree effettivamente montane, con
eslusione dei comuni di maggiori dimensioni che comprendono nel loro ambito soltanto
rilievi montani e non popolazioni residenti in quota;
valorizzazione eco-compatibile di un’area ad alte potenzialità turistico-culturali quale la
Valcellina, attraverso il collegamento organico e coerente delle sue risorse (p.e. Parco
delle Dolomiti Friulane, Forra della Valcellina) e l’attuazione, mantenimento,
divulgazione di infrastrutture turistiche a basso impatto ambientale, come la prevista
strada pedonale-ciclabile nella forra;
in generale, ridefinizione - ampliamento - e maggior coordinamento delle competenze
delle Comunità montane in modo da non creare sovrapposizioni con quelle delle
Province.
I servizi sociali
Con il significativo invecchiamento della popolazione e l’aumento dell’aspettativa media di vita,
cresce rapidamente la domanda di servizi sociali rivolti alle fasce deboli della popolazione. Va
dunque sviluppato un modello alternativo di servizi sociali diretti a sostenere le famiglie che assuma
una marcata impronta solidaristica e comunitaria.
Assistenza domiciliare, case di riposo, asili, ecc … vanno organizzati e gestiti tenendo conto delle
caratteristiche specifiche dei singoli territori e dei problemi esistenti, avviando un percorso virtuoso
di coinvolgimento dei diretti interessati con meccanismi che sollecitino i sensi di solidarietà delle
comunità locali e l’interessamento finanziario sia dei fruitori dei servizi - attuali e futuri - degli
istituti bancari, delle società cooperative, del volontariato e del mondo dell’imprenditoria locali.
La sanità
Il sistema sanitario friulano va potenziato nella sua capacità di fornire servizi efficienti e di qualità
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attraverso una riorganizzazione che si muova nelle seguenti direzioni:
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potenziamento dell’Ospedale di Udine nel suo ruolo fondamentale di struttura di alta
specialità;
separazione della sanità regionale da quella universitaria, con realizzazione di una autonoma
struttura ospedaliera dedicata alla missione fondamentale dell’Università che consiste nella
formazione della classe medica friulana;
riconoscimento e potenziamento del CRO di Aviano come centro di ricerca di eccellenza
iperspecializzato, sede della Scuola di specializzazione in oncologia dell’Università del
Friuli, garantendone la continuità e l’autonomia operativa;
valorizzazione dell’attuale modello di Aziende sanitarie territoriali;
riorganizzazione del sistema ospedaliero, mediante la valorizzazione del Presidi ospedalieri
e la riqualificazione dei rispettivi servizi.
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I rapporti internazionali
Superando i concetti di “cerniera” e “ponte” ed affermando il Friuli quale baricentro d’Europa e
sintesi dei popoli della Mitteleuropea, va sviluppato un forte sistema di relazioni internazionali, non
solo con le Regioni e gli Stati contermini, ma anche con le Nazioni senza Stato d’Europa - con le
quale promuovere un’Assemblea permanente delle nazionalità d’Europa - e le Istituzioni delle aree
nelle quali risiedono i friulani fuori dal Friuli.
In particolare, si dovrà provvedere:
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alla costituzione di una Comunità dei popoli ladini, comprendenti le Province Friulane e le
Province parzialmente ladine di Belluno, Trento e Bolzano e il Cantone dei Grigioni;
alla costituzione di un Consiglio permanente delle nazionalità d’Europa nella prospettiva di
un autonomo sistema economico solidale tra le stesse;
alla costituzione di reti di eccellenza nell’ambito accademico e scientifico con “gemellaggi”
certificati con istituzioni di rilevanza mondiale che garantiscano integrazioni effettive sulla
base di progetti concreti di collaborazione;
al rafforzamento del ruolo internazionale Udine mediante l’apertura di una serie di consolati
onorari dei paesi che ancora non si siano insediati a Trieste.
Appello finale
Con queste premesse e nella convinzione che il destino di una società dipenda sempre da minoranze
creative, l’Associazione lancia ai Friulani che vivono in Friuli, a coloro che la vita ha costretto a
vivere altrove, in Italia o all’estero, indipendentemente dalle loro attività, dalla loro condizione
sociale, dalle loro preferenze politiche, dalla loro fede religiosa, dal loro livello di istruzione, dalla
loro età e sesso, dalla loro conoscenza della lingua friulana e/o delle altre lingue autoctone, un
solenne appello ad aderire e sostenere la sua azione.
Le genti del Friuli hanno attraversato il mondo e sono quindi capaci di accogliere il mondo in
arrivo. I friulani lontani hanno testimoniato a sufficienza il loro attaccamento alla loro terra di
origine, alla lingua ed alla cultura dei Padri, per indurre il Friuli a capire le esigenze identitarie degli
ospiti che partecipano allo sviluppo della nostra terra. Nello stesso modo, come i friulani della
diaspora si sono armonicamente integrati nelle realtà locali si ritiene che i nuovi arrivati si possano
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liberamente friulanizzare, accogliendo e facendo propri gli usi e costumi, la cultura e la lingua,
l’amore del lavoro che contraddistinguono la loro nuova patria. Da questa consensuale osmosi che
rispetta la dignità dei singoli e delle comunità potrà crescere un Friuli ancora più moderno e
dinamico e aperto sul mondo, consapevole dei suoi valori e della sua dignità.
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