Notiziario Archeologico della Soprintendenza di Palermo 9/2016 a cura della Sezione Archeologica della Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Palermo ATTIVITÀ 2015 DELLA SEZIONE PER I BENI ARCHEOLOGICI DELLA SOPRINTENDENZA DI PALERMO Stefano Vassallo, Carla Aleo Nero, Giuseppina Battaglia, Gabriella Calascibetta, Monica Chiovaro, Rosa Maria Cucco, 1 Riccardo Sapia The contribution is intended to provide a brief summary of activities of 2015 carried out by the Unità Operativa Beni Archeologici of Soprintendenza of Palermo. Through public and private works of safeguard, of restoration, but also of teaching and publications, significant historical and archaeological data related to the territory of the province of Palermo emerged, and it was significantly important let these data known, although in a preliminary form, through the pages of our Newsletter. Obviously, the most interesting researches will be subject to scientific publications by those responsible, both archaeologists of the Soprintendenza and scientific collaborators with whom you share the commitment of archaeological research, always rewarding despite of the great economic and operational difficulties faced by the Italian Cultural Institutes. INTRODUZIONE Nonostante la grave carenza di fondi destinati alle indagini archeologiche che da anni affligge le Soprintendenze siciliane, rendendo pressoché irrealizzabile una programmazione sistematica degli scavi e delle ricerche, nel 2015 è stato possibile condurre un' intensa attività, grazie, soprattutto, al costante ed intenso lavoro profuso da tutto il personale dell’Unità Operativa 5, Beni Archeologici, della Soprintendenza nell’esercizio della tutela che, in un territorio non facile qual è la provincia di Palermo, costituisce un impegno non indifferente. Dei risultati conseguiti si presenta in questo numero del Notiziario Archeologico un sintetico resoconto, al fine di dare tempestiva comunicazione delle attività svolte e rendere pubbliche le prime notizie su scoperte, ricerche o attività di vario genere, realizzate anche in collaborazione con i comuni della provincia, cui seguiranno, nelle sedi opportune e dopo la necessaria analisi dei dati e dei materiali rinvenuti, studi più specifici e approfonditi, da parte dei responsabili delle indagini. Particolare attenzione è stata riservata ai numerosissimi interventi legati ai lavori pubblici, che spesso hanno comportato importanti manomissioni del sottosuolo; i nostri controlli, facilitati dalle norme relative all’archeologia preventiva previste dal Codice dei Beni Culturali, hanno fornito numerose occasioni per interessanti scoperte, soprattutto nei centri storici di Palermo e Termini Imerese. La possibilità di imporre una costante vigilanza archeologica nei cantieri ha consentito di aprire finestre stratigrafiche in contesti urbani di spazi pubblici o di strade, dove non è certo possibile prevedere scavi sistematici. Anche se si è trattato di aree limitate, con situazioni problematiche per la non facile convivenza tra corretti metodi di scavo e la tipologia dei lavori pubblici, tuttavia abbiamo cercato sempre di raggiungere il massimo risultato nel documentare e rilevare tutti i contesti antichi messi in luce, al fine di ottenere elementi utili alla conoscenza storica e topografica dei resti indagati. Un altro settore di notevole importanza per le indagini archeologiche è quello legato agli interventi di restauro architettonico in complessi monumentali pluristratificati, spesso condotti in stretta collaborazione con i colleghi architetti della Soprintendenza. In tal senso si va rivelando sempre più proficuo e vantaggioso lo spirito della legislazione siciliana sui Beni Culturali che prevede le Soprintendenze uniche, agevolando il dialogo costante tra i diversi settori di interesse fin dal momento della progettazione degli interventi e lungo tutto il percorso di analisi e di restauro dei monumenti. 1 Soprintendenza Beni Culturali e Ambientali di Palermo, Via P. Calvi 13, 90139 Palermo; contatti: [email protected] tel. 0917071455, [email protected] tel. 0917071217, [email protected] tel. 0917071454, [email protected] tel. 0917071229, [email protected] tel. 0917071454, [email protected] tel. 0917071456, [email protected] tel. 0917071222 Regione Siciliana Assessorato dei Beni culturali e dell’Identità siciliana Dipartimanto dei Beni culturali e dell’Identità siciliana Soprintendenza dei Beni culturali e ambientali di Palermo www.regione.sicilia.it/beniculturali [email protected] S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 2 Buoni risultati hanno avuto le indagini che abbiamo condotto in collaborazione con Università italiane e straniere; si è trattato di ottime occasioni per avviare un costruttivo confronto tra specialisti, sia in fase di programmazione, sia nel corso degli scavi. Un dialogo intenso che ha consentito di orientare al meglio le ricerche, nel rispetto, in primo luogo, dei monumenti e dei contesti archeologici su cui si è intervenuti, ma con una prospettiva aperta anche alla loro valorizzazione, in accordo con i comuni dei territorio in cui si sono svolte le ricerche. La presenza nel territorio e il costruttivo collegamento con le amministrazioni locali, hanno consentito di svolgere un’attività concreta e positiva nella gestione dei beni archeologici. Dal recupero di reperti sequestrati dalle forze dell’ordine, e in particolare dal Nucleo Tutela dei Carabinieri, all’importante assistenza e collaborazione ai tanti comuni della provincia di Palermo nella creazione o nel potenziamento delle strutture espositive in cui sono custoditi materiali archeologici della Soprintendenza per la loro fruizione pubblica. Nel 2015, oltre ad affidare ai musei civici locali i reperti, il nostro ufficio ha collaborato ai progetti scientifici di nuove esposizione, alcune già aperte, altre in corso di definizione, come a Baucina, Camporeale, Ciminna, Castronovo di Sicilia, Ventimiglia di Sicilia, Ustica. Ma anche in Musei Civici, già aperti al pubblico, si è collaborato per il potenziamento dell’apparato didattico incrementando il numero di reperti in esposizione, con la redazione di pannelli didattici e con nuovi plastici di aree archeologiche, come nel caso del Museo e dell’Area Archeologica di Montagna dei Cavalli, a Prizzi. Infine, diverse sono state le iniziative legate alla didattica e alla comunicazione dei risultati delle nuove indagini, ma anche la divulgazione della conoscenza del patrimonio archeologico della provincia di Palermo. Oltre al tradizionale corso di aggiornamento per i docenti delle scuole, avviato quattro anni fa, gli archeologi della Soprintendenza sono intervenuti in numerosi incontri organizzati a Palermo e in numerosi comuni della provincia, per parlare di “Archeologia”, al fine di far crescere la sensibilità collettiva verso il patrimonio culturale. Numerosi sono stati anche gli interventi in convegni archeologici in ambito non soltanto regionale e i contributi scientifici in riviste specialistiche. Nel 2015 è stato avviato il progetto di un “Notiziario Archeologico della Soprintendenza di Palermo”, che ospita questa rassegna di attività e che ha avuto concreto avvio nel febbraio del 2016, lo abbiamo pensato e realizzato come primo veicolo di informazione sulle ricerche archeologiche del nostro territorio. Infine, sono state messe on line, nel sito del Dipartimento Regionale dei Beni Culturali, nuove pubblicazioni o cataloghi e opuscoli di lavori degli anni passati; tutto questo materiale pubblicato può essere, adesso, consultato e scaricato dal Web. INTERVENTI DI SCAVO IN CONTESTI DI OPERE PUBBLICHE 1- Sito: Palermo, Corso dei Mille: tratto compreso tra la Stazione Ferroviaria (via Balsamo) e il ponte sul Fiume Oreto. Motivazione e periodo ricerca: lavori per la realizzazione della rete tramviaria di Palermo. Settembre 2013 giugno 2015. Responsabili della ricerca: Giuseppina Battaglia, Laura Riolo, Marco La Mantia. Risultati: Nei numerosi saggi aperti, sono stati messi in luce molti ambienti delimitati da muri a secco in pietrame e in mattoni di argilla cruda, databili, sulla base dei materiali ceramici rinvenuti, nel corso della fase islamica (X-XI secolo), che attestano la grande estensione della città di Balarm di periodo islamico, anche oltre i limiti successivamente definiti dai Normanni (fig. 1). In alcuni ambienti, si notano concentrazioni di corna ovine associate con scorie di fusione ferrose che fanno pensare ad un qualche tipo di attività artigianale, come ad esempio la produzione di coltelli. È stata localizzata una necropoli e sono state esplorate una trentina di tombe che spesso sigillavano le strutture di fase islamica. Le sepolture, in fossa, sono allineate, non sovrapposte, e orientate in senso E/O con testa ad O; in 23 casi l’inumato – deposto entro cassa lignea – è in posizione supina con gli arti inferiori distesi e gli arti superiori lungo il corpo o sul pube. Due tombe più “monumentali” presentano una fossa in parte scavata nel banco roccioso coperta da lastre litiche poste a doppio spiovente, alcune con tracce di intonaco. Quattro inumati in piena terra, infine, sono stati deposti in decubito laterale destro e sono rivolti verso SE, secondo il rituale musulmano. Il corredo è presente in un’unica sepolture ed è costituito da un “flacone per profumo” (fig. 2), deposto accanto al cranio; si tratta di un vaso estremamente raro, in vetro bianco, blu cobalto e sfoglie di oro, di produzione siriana o più probabilmente egiziana, databile al XII-XIII secolo. In questa zona, le fonti antiche collocano anche il cimitero ebraico. I livelli degli ambienti islamici e delle sepolture sono sigillati da una strada in terra battuta molto compatta e da uno strato di drenaggio con ciottoli e frammenti ceramici databili alla fine del XII – prima metà XIII secolo (età sveva), che attesta, probabilmente la strada di uscita da Palermo verso Sud, in direzione del fiume Oreto, il cui tracciato ha avuto continuità fino ai nostri giorni e che coincide con l’odierno Corso dei Mille. http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 3 Fig. 1 Palermo, corso dei Mille, la trincea di scavo con i resti di muri di età islamica Fig. 2 Palermo, corso dei Mille, flacone islamico per profumo di vetro policromo 2- Sito: Palermo, Corso dei Mille, a ridosso del fiume Oreto: Ponte delle Teste. Motivazione e periodo ricerca: lavori per la realizzazione della rete tramviaria di Palermo. Maggio 2014- giugno 2015. Responsabili della ricerca: Giuseppina Battaglia, Laura Riolo. Risultati: Sotto la sede stradale, nell'area compresa fra l'attuale canale del Fiume Oreto e l'incrocio con via Decollati/via Tiro a segno, lungo Corso dei Mille, è stato localizzato e messo in luce l'antico Ponte delle Teste, così denominato perché dal 1799 al 1860, su una piramide posta nei pressi, venivano esposte le teste dei giustiziati. Il ponte è costituito da tre campate: quelle laterali sono ad arco a tutto sesto, quella centrale ad arco a sesto ribassato. Si ritiene che questo sia il ponte sul quale i Mille garibaldini si scontrarono con le truppe borboniche nel maggio del 1860. È stata realizzata una struttura che lo ingloba in modo da proteggerlo e nel contempo consentirne la visita e la fruizione (figg. 3-4-5). Fig. 3 Palermo, corso dei Mille, ricostruzione fotografica del ponte delle Teste, prospetto orientale http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 4 Fig. 4 Palermo, l'area del fiume Oreto con i ponti dell'Ammiraglio e delle Teste Fig. 5 Palermo, il ponte delle Teste in corso di scavo, al di sotto dell'attuale sede stradale http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 5 3- Sito: Palermo, Foro Italico Umberto I, carreggiata ovest Motivazione e periodo ricerca: lavori per la realizzazione della rete fognaria di Palermo. Marzo-giugno 2015. Responsabili della ricerca: Giuseppina Battaglia, Marco La Mantia. Risultati: Durante i lavori per la posa delle nuove condutture fognarie, sono stati rintracciati i limiti orientali dei basamenti dei bastioni cinquecentesche della fortificazione di Palermo lato mare, demoliti nel XVIII e di cui non era nota l’esatta localizzazione. I bastioni costruiti verso il 1550 per volere del viceré de Vega (fig. 6) rappresentavano, insieme al Castello a Mare, la linea di difesa della città dagli attacchi navali. Il Bastione del Tuono o del Terremoto – così detto per la grande batteria di cannoni ivi collocata che in funzione provocavano un gran rumore e forti vibrazioni – è compreso nei pressi dell'attuale Palchetto della Musica, fra la Porta Felice e la Porta dei Greci, ha pianta pressoché rettangolare. Il Bastione Vega, a pianta cuspidata – così denominato in onore del viceré Ferdinando de Vega – occupava il vertice sud-orientale della cinta muraria cittadina, a protezione della Porta dei Greci e giungeva fino all'attuale aiuola spartitraffico; ne sopravvive un orecchione all'interno del giardino del NH Hotel. I bastioni furono demoliti nella seconda metà del XVIII secolo, quando avevano perso la funzione strategica e venne allargata la passeggiata a mare. Se ne conservano le parti del basamento, messe parzialmente in luce nelle nostre indagini (fig. 7). Fig. 6 Palermo, Foro Italico, la trincea per la fognatura con i resti del bastione Vega Fig. 7 Palermo, planimetria seicentesca con l'indicazione dei bastioni a mare 4- Sito: Carini-Area limitrofa alla c.da San Nicola – Zona di ampliamento del cimitero. Motivazione e periodo ricerca: Progetto per l’ampliamento in corso del cimitero comunale di Carini. Saggi preventivi. Responsabili della ricerca: Rosa Maria Cucco, Serena Sanzo e Margherita Casandra Risultati: L’area prescelta per l’ampliamento del cimitero di Carini è situata immediatamente a Sud dell’insediamento tardoantico e medievale di San Nicola, da cui la separa il vallone San Vincenzo (fig. 8). Nella prima campagna di scavo sono stati realizzati 34 saggi, tre, dei quali sono risultati positivi (SAS 2, SAS 23 e SAS 24). Lo scavo ha interessato in modo più approfondito il SAS 2, dove sono stati individuati due vani di un edificio orientato N-S, al cui interno si conservavano i crolli delle coperture costituite da coppi vacuolati, di impasto e consistenza diversi. http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 6 I manufatti diagnostici dallo strato sigillato dal crollo del tetto sono relativi alla fase di abbandono dell’edificio. Si tratta di frammenti di vasi acromi, di anfore e di ceramica invetriata databili tra X ed XI secolo. Lo smontaggio integrale dei crolli di tegole è stato realizzato nel corso della seconda campagna di scavo, così come l’ampliamento ed approfondimento dei saggi 23 e 24. I resti murari ed i manufatti fittili a questi pertinenti sono tipologicamente e cronologicamente associabili all’edificio del SAS 2. L’ampliamento del saggio 23 ha permesso di mettere in luce frustuli di muri di un vano, a Sud del quale è affiorato un acciottolato (cortile o strada?). Le strutture sono inquadrabili tra la seconda metà del X e la metà dell’XI secolo. Meglio conservati i resti murari nell’ ampliamento del SAS 24. Qui i muri (N-S ed E-O) definiscono due vani, il cui piano di calpestio era ricoperto da crolli di pietrame, tegole e ceramica di tipologie affini a quelle rinvenute nell’ampliamento del saggio 23 (fig. 9). Pare indubbio che le evidenze finora messe in luce siano da connettere all’insediamento di cui parlano gli arabi alMuqqadasi alla fine del X secolo e Idrisi alla metà del XII secolo, e siano da considerare in collegamento con i resti islamici che si impostano sul sito tardoantico di San Nicola, vista la contiguità territoriale e gli stringenti confronti tra i due contesti di scavo (fig. 10). Fig. 8 Carini, progetto di ampliamento del cimitero. In rosso i saggi archeologici positivi Fig. 9 Carini, ampliamento SAS 23 e SAS 24. Scavo 2013 Fig. 10 Carini, SAS 2. Scavo 2012, livelli di crollo negli ambienti di età islamica http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 7 5- Sito: Termini Imerese – Piazza S. Antonio. Motivazione e periodo ricerca: intervento di emergenza a seguito di lavori di manutenzione realizzati dalla ditta Enel Distribuzione. Marzo 2015. Responsabile della ricerca: Monica Chiovaro. Risultati: è stato possibile esplorare integralmente due inumazioni, diverse per tipologia e per stato di conservazione, situate in una trincea di limitate dimensioni, realizzata nella parte sud-est della piazza, a ridosso del marciapiede. La prima tomba aveva una copertura costituita da tegoli piani disposti “alla cappuccina” che erano inglobati – come il resto della sepoltura – in una massicciata di cementizio. Le tegole proteggevano un sarcofago realizzato da lastre litiche. Il defunto, in pessimo stato di conservazione, era ancora in connessione anatomica, in posizione supina; nella tomba non sono stati trovati elementi di corredo, né di ornamento personale. La seconda sepoltura era più monumentale(fig. 11); anche in questo caso una massicciata in cementizio inglobava la copertura "alla cappuccina" e il sarcofago, che era in piombo. All'interno della cassa è stato recuperato lo scheletro in buone condizioni e ancora in connessione anatomica. Nei pressi della scapola destra si è rinvenuto un unico oggetto relativo al corredo funerario, un bel unguentario vitreo a bulbo, azzurro pallido, integro, databile – a un primo esame – al I secolo d.C. (fig. 12). Fig. 11 Termini Imerese, piazza S. Antonio, sepoltura in cassa di piombo Fig. 12 Termini Imerese, piazza S. Antonio, unguentario di vetro 6- Sito: Termini Imerese – località Giancaniglia – Cimitero comunale. Motivazione e periodo ricerca: saggi archeologici preventivi nell’ambito del projet financing dell’ampliamento del cimitero. Giugno – luglio 2015. Responsabili della ricerca: Monica Chiovaro, Maria Teresa Rondinella. Risultati: è noto che la contrada Giancaniglia era occupata in antico dalla grande necropoli Nord-Occidentale della colonia augustea di Thermae; si tratta di una vasta area cimiteriale che si estende per un’ampia superficie oltre le mura della città fino al ciglio del pianoro, da cui si domina la costa tirrenica e la foce del fiume S.Leonardo. La necropoli è caratterizzata dalla presenza di tombe di diverse tipologie, anche di aspetto monumentale, come testimonia l'esistenza del grande edificio funerario rappresentato da J. Houël in uno dei suoi acquarelli oggi conservato al Museo dell'Ermitage. Inoltre, negli anni ’80 del secolo scorso, nella zona più vicina all’abitato, furono rinvenute tombe alla cappuccina, a lastroni e in muratura, databili tra la tarda età ellenistica e la prima età imperiale (I sec. a.C. – I sec. d.C). http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 8 Resti dell'antica necropoli erano stati messi in luce anche all'interno del cimitero moderno, dove sono state rinvenute "stanze" realizzate in opus reticulatum, un tipo di opera muraria già documentata nell’abitato dell’antica Termini Imerese. Questi elementi già noti hanno indotto alla realizzazione di numerosi saggi archeologici preventivi nell’area a Est e a Nord – Est del cimitero moderno, con la collaborazione della ditta Service Termini Imerese Srl, incaricata della realizzazione del nuovo progetto. L'esplorazione ha avuto risultati sorprendenti; in primo luogo è stata confermata l’estensione e l’importanza della necropoli nord-ovest di Thermae: infatti, tutta l’area è risultata fittamente interessata da un'intensa distribuzione di sepolcri monumentali di età romana, con strutture murarie realizzate con buona tecnica di costruzione, sia in opus incertum, sia in opus reticulatum. Dall’area proviene, in particolare, un frammento di iscrizione di età romana, probabilmente funeraria, sulla quale si legge CAPRILI PROC (fig. 13). Ma la vera novità è costituita dalla scoperta di una grande chiesa (fig. 14), di cui - al momento - sono stati messi in luce i muri perimetrali laterali e la parte absidata (fig. 15); si tratta certamente di un edificio che, per dimensioni e planimetria, si avvicina a modelli di età tardoantica, ma che fu certamente in uso fino all’età bizantina. La struttura costituisce una testimonianza straordinaria per tutta la Sicilia e ribadisce l'importanza della città di Termini non solo in età romana, ma anche nel poco conosciuto periodo altomedievale. Fig. 13 Termini Imerese, Giancaniglia, lapide probabilmente funeraria di età romana con iscrizione CAPRILI PROC Fig. 14 Termini Imerese, Giancaniglia, lato occidentale della basilica Fig. 15 Termini Imerese, Giancaniglia, zona absidale della basilica http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 9 7- Sito: Mezzojuso – SS 121, Km 20+697. Insediamento preistorico e fattoria di età romana. Motivazione e periodo della ricerca: scavo archeologico realizzato in occasione dei lavori di ammodernamento della SS 121 e 189, tratto Palermo - Lercara Friddi. 2014-2015. Responsabili della ricerca: Monica Chiovaro, Antonio Di Maggio, Fausto D’Angelo. Risultati: nell’ambito della sorveglianza archeologica - prescritta su tutte le attività che comportano movimenti di terra nei lavori di ammodernamento dell'importante arteria stradale – era stata segnalata la presenza di strutture murarie e frammenti ceramici antichi in un’area in cui da progetto era prevista la realizzazione di un cavalcavia. I rinvenimenti hanno indotto la Soprintendenza di Palermo ad avviare un cantiere archeologico, con la collaborazione della Fig. 16 Mezzojuso, SS 121, Km 20+697, Cooperativa Archeologia di Firenze e della ditta Bolognetta S.c.p.a. la fattoria romana a fine scavo L'indagine ha consentito di mettere in luce parte di un insediamento rurale di età romano-imperiale (I sec. d.C.), utilizzato fino all'età Fig. 17 Mezzojuso, SS 121, Km 20+697, tardo-antica (IV-V sec. d.C.). Purtroppo, la maggior parte della fattoria moneta dell'imperatore Domiziano doveva estendersi al di là dell'area espropriata per l'allestimento del cantiere stradale; tuttavia, l'esplorazione ha consentito il rinvenimento di alcuni vani, anche con materiale ancora in situ. Nello scavo sono inoltre presenti alcune istallazioni funzionali a vari tipi di lavorazioni come, per esempio, una vasca quadrangolare e un piccolo forno. L'insediamento insisteva su un'area che era stata frequentata già in età preistorica: infatti, nella zona limitrofa alla fattoria sono state rinvenute tracce di bruciato e ceramica risalente – a un primo esame dei reperti – all'età del Bronzo; in seguito il terreno era stato occupato da una necropoli di età ellenistica (III sec. a.C.), come testimonia il ritrovamento di un'incinerazione e di unguentari acromi negli strati immediatamente al di sotto delle strutture murarie dell'edificio romano. La scoperta assume una particolare rilevanza poiché si tratta di uno dei pochi casi di scavo di un insediamento rurale di età romana nella Sicilia occidentale e contribuisce a chiarire le dinamiche del popolamento di questa parte dell'isola nella prima età imperiale (figg. 16-17). RICERCHE NELL’AMBITO DI INTERVENTI DI RESTAURO ARCHITETTONICI PUBBLICI E PRIVATI 8- Sito: Palermo, ex Sala delle Verifiche nel complesso monumentale dello Steri. Motivazione e periodo ricerca: lavori di restauro. Periodo: Settembre 2014; Aprile - luglio 2015 Responsabili della ricerca: Carla Aleo Nero, Emanuele Canzonieri. Risultati: Nell'ambito dell'archeologia urbana a Palermo tutta l'area in cui ricade il complesso monumentale dello Steri è di interesse archeologico e pertanto fin dagli anni '70 del secolo scorso tutti i lavori di ristrutturazione e restauro sono stati preceduti da indagini archeologiche. Queste hanno evidenziato una straordinaria stratificazione storica dall'età ellenistica al Rinascimento, che dà atto delle vicende storicourbanistiche nell'area del complesso (fig. 18). http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 10 Fig. 18 Palermo, stralcio planimetrico, evidenziata in giallo l’area di scavo Gli scavi più recenti effettuati nell'area della ex Sala delle Verifiche, edificio risalente alla fine del XIX secolo, hanno messo in luce, come peraltro già emerso negli scavi precedenti, un’interessantissima fase di età ellenistica, cui seguì un lungo periodo di abbandono, con sporadiche tracce di frequentazione relative all'età bizantina (fig. 19). In età islamica e normanna il luogo ritorna ad essere sede di insediamento stabile, come testimoniano le strutture (muri, pozzi) ritrovate, ma è soprattutto nel XIII-XIV secolo che diventano più tangibili le trasformazioni edilizie di quest’area, legata alle fortune della famiglia Chiaromonte. Fig. 19 Palermo, aree di scavo nel complesso monumentale dello Steri, entro cerchio la Sala delle Verifiche http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo Sulla base dell'evidenza stratigrafica e di un preliminare esame dei reperti, il cui studio è in corso, la più antica occupazione sembra risalire alla prima metà III sec. a.C.: pur non essendo state ritrovate in situ strutture edilizie associabili a questa fase, distrutte o spoliate nel corso dei secoli successivi, i frammenti di pavimenti musivi e di pietrame verosimilmente da costruzione, ne costituiscono le indirette testimonianze. Le caratteristiche complessive del ritrovamento farebbero pensare ad un insediamento stabile dislocato nei pressi del porto antico, in raccordo funzionale con le attività commerciali a quest'ultimo connesse (tra i reperti, anfore da trasporto e stoviglie da mensa e dispensa), in un periodo di poco precedente la prima guerra punica e la conquista romana di Palermo. Se sporadiche appaiono le tracce di una frequentazione di epoca precedente (V-IV sec. a.C.) e del tutto assenti quelle relative all'età romana, le attestazioni di età bizantina si limitano a qualche moneta e a pochi altri reperti. Molto meglio rappresentata, invece, la fase di età islamica, nella quale si registra una vivace ripresa dell'attività insediativa, documentata da alcune strutture e da un pozzo (saggio 3, fig. 20), oltre che dal materiale ceramico. Poco consistenti si sono rivelate le tracce relative all’età normanna, mentre è risultata molto evidente una diversa organizzazione e rifunzionalizzazione degli spazi ascrivibile ad una rioccupazione dell’area in età sveva (prima metà del XIII secolo) (fig. 21), ben prima della costruzione dello Steri, alla quale è riferibile la realizzazione di nuove strutture murarie che obliterano quelle di età islamica. Chiudono la sequenza stratigrafica le attestazioni relative alla fase di XIV-XVI secolo (lustri spagnoli, ceramica berettina, di Montelupo, etc.). Scarse le tracce relative al XVII-XVIII secolo, presumibilmente a causa di un generale livellamento dell’area, con la conseguente rasatura dei depositi archeologici superficiali. 11 Fig. 20 Palermo, lo Steri, saggio 3, area esterna alla Sala delle Verifiche, l’imboccatura di un pozzo Fig. 21 Palermo, lo Steri, frammenti di ceramica della prima metà del XIII secolo 9- Sito: Palermo – Palazzo dei Normanni: saggi nella chiesa inferiore della Cappella Palatina e nell’area della cosiddetta “Torre Greca”. Motivazione e periodo ricerca: realizzazione di saggi in fondazione nel deambulatorio S-E della chiesa Inferiore e nella cosiddetta Torre Greca. Responsabili della ricerca: Monica Chiovaro, Girolamo Sofia. Risultati: la Soprintendenza BB.CC.AA di Palermo – in collaborazione con l'Ufficio Tecnico dell'Assemblea (Regionale – ha realizzato, negli ultimi tre anni, a varie riprese, una serie di interventi che hanno consentito di mettere in luce strutture di grande interesse per l'approfondimento di alcuni problemi inerenti alle complesse vicende e alle trasformazioni architettoniche che nei secoli hanno interessato le strutture del Palazzo Reale di Palermo. Infatti il complesso monumentale insiste su un'area molto importante della città, occupata – senza soluzione di continuità – dall'età punica ai nostri giorni; le strutture dell'edificio hanno pertanto subito continue e profonde trasformazioni che hanno lasciato forti segni sul Palazzo. Per questo motivo, quando nel 2013 è stato necessario realizzare un saggio nel deambulatorio della cosiddetta “chiesa inferiore”, lungo il suo muro sud-est, per verificare le condizioni strutturali delle fondazioni della Cappella Palatina – che poggiano sulla chiesa sottostante -, l’Unità Operativa Beni Archeologici della Soprintendenza è intervenuta, approfondendo un saggio http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 12 archeologico già aperto negli anni ’90 del secolo scorso. Il nuovo intervento ha evidenziato che le fondazioni della “chiesa inferiore” erano state realizzate tagliando strutture preesistenti, diverse per orientamento e tecnica muraria; purtroppo, l’esiguità dell’area da indagare e la profondità del saggio non hanno consentito lo scavo delle strutture più antiche, ricadenti al di sotto dell’attuale Cortile Maqueda. Inoltre, nel 2014, sono stati realizzati nell’area della cosiddetta “Torre greca” alcuni saggi archeologici molto limitati per dimensioni e posizionati secondo le esigenze delle verifiche strutturali degli ambienti soprastanti. In particolare, nel cortile suddetto, antistante l’ex alloggio del custode, sono state messe in luce le strutture, rasate, del bastione sudest (San Michele) del Palazzo, risalenti all’età moderna; inoltre, all’interno dell’ex appartamento del custode e a una quota più elevata rispetto a quella del suddetto cortile, le recenti attività di scavo per la prima volta hanno fornito dati utili all'individuazione della cosiddetta "Torre Greca" (fig. 22), citata dalle fonti medievali e Fig. 22 Palermo, Palazzo dei Normanni, resti di murature della fase normanna situata sul lato S-E del della Torre Greca promontorio calcarenitico sul quale si trovava la città antica. La torre era collocata in posizione di rilievo sul corso dell'antico fiume Kemonia, che limitava l'insediamento di Panormos sul lato sud; della struttura medievale si era persa ogni traccia, dal momento che, probabilmente all'inizio dell'età moderna, la stessa era stata inglobata nel bastione sud-est della fortificazione e modificata sia in altezza, sia in ampiezza, soprattutto sul lato che si affacciava sulle odierne Piazza del Parlamento e Via dei Bastioni. Il recente intervento di scavo ha messo in luce possenti strutture murarie, costituite da blocchi squadrati di grandi dimensioni, oltre a uno spesso muro - di cui è stato scavato un paramento – Fig. 23 Palermo, Palazzo dei Normanni, resti di murature della fase normanna orientato in senso Est-Ovest. 10- Sito: Palermo, Chiesa di S. Maria dell’Itria, detta della Pinta. Motivazione e periodo ricerca: lavori di restauro a cura della Sezione per i Beni Architettonici della Soprintendenza di Palermo. Febbraio-marzo 2015. Responsabile della ricerca: Carla Aleo Nero. Risultati: Nel corso dei lavori di restauro della chiesa, l’esecuzione di due saggi lungo il lato breve settentrionale ha permesso di indagare per la prima volta i depositi stratigrafici di quest’area della città, che nel medioevo costituiva il sobborgo meridionale in cui scorreva il Kemonia, torrente il cui percorso è noto con buona approssimazione grazie ai dati geologici (Todaro), ma del quale non si conoscono con sufficiente precisione le eventuali variazioni nelle diverse epoche storiche (fig. 24). http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo Fig. 24 Palermo, stralcio carta tecnica 1:500 con indicazione di S. Maria dell’Itria (in giallo) e localizzazione di altre evidenze archeologiche 13 Fig. 25 Palermo, S. Maria dell'Itria, saggio con muri di età islamica o normanna La chiesa di S. Maria dell’Itria, sorta a pochi passi dall’Oratorio di S. Mercurio, fu edificata nel XVII secolo in sostituzione di quella più antica, sita a poca distanza e già semidiroccata, che venne demolita per consentire la realizzazione della Porta di Castro, come ci dice Gaspare Palermo (1858). Dopo il 1648, anno della distruzione della Chiesa di S. Maria della Pinta che si trovava nel Piano del Palazzo, il dipinto della Vergine ivi custodito e tanto amato dai fedeli venne trasferito nella nuova chiesa dell’Itria, che venne così detta “della Pinta”. Le indagini archeologiche, condotte fino ad una profondità di 3,20 m ca., rivelano che i livelli di occupazione di età islamica e normanna in questa zona si trovavano ben al di sotto delle attuali quote di calpestio; si tratta di strutture murarie (si segnala un muro in pietrame sbozzato e malta di terra orientato approssimativamente in senso nord-sud) e livelli d’uso al momento di difficile interpretazione, ma tuttavia di grande importanza per cominciare a farsi un’idea più precisa sulla topografia e l’antica configurazione dei luoghi (figg. 2526). La presenza di costruzioni stabili in questo punto, infatti, è utile per affermare che in età medievale da qui non poteva Fig. 26 Palermo, S. Maria dell'Itria, framtransitare il torrente, verosimilmente già in epoca araba mento di ceramica invetriata di età islamica irreggimentato in un canale. Molto problematico è tracciare con maggiore precisione il percorso del “fiumetto”, ma è comunque possibile raccogliere i dati per trarne qualche conclusione. Secondo le fonti documentarie disponibili recentemente riprese in considerazione dagli studiosi (D’Angelo, Pezzini), il Kemonia passava tra la chiesa di S. Giovanni degli Eremiti e la chiesa di S. Andrea; quest’ultima non è più esistente ma sorgeva in prossimità della porta Bab alAbna (nel XIV secolo chiamata Porta Palacii), non più individuabile con precisione, che si apriva a Sud del Palazzo Reale. La chiesa di S. Andrea, inoltre, era contigua alla chiesa di S. Maria dell’Itria, quella che fu distrutta nel XVII secolo per l’impianto della Porta di Castro e che fu ricostruita, poco distante, nel sito attuale, in cui sono stati condotti i saggi archeologici. http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 14 Alla luce di quanto esposto, per quanto riguarda l’età medievale, e forse specificatamente per il periodo arabonormanno, lo spazio disponibile per il passaggio del torrente sembra, in questo tratto, restringersi ulteriormente, sicché se ne potrebbe ipotizzare la localizzazione tra S. Giovanni degli Eremiti e l’attuale oratorio di S. Mercurio (XVI-XVII secolo, sorto su preesistenze), che si ergono, tra l’altro, in posizione elevata su due modesti speroni rocciosi. Sebbene sia rischioso trarre conclusioni di carattere topografico da un insieme lacunoso di indizi, il dato certo archeologico recentemente acquisito è comunque rilevante, senza dire che ulteriori elementi topografici potrebbero dedursi dall’elaborazione dei dati provenienti dai diversi scavi archeologici di emergenza effettuati nella zona negli ultimi anni (fig. 24). Si sottolinea, infine, che a occidente dell’area in questione correvano le mura medievali (poco più a Sud si trova la Porta Mazara), ancora oggi visibili sul lato ovest del complesso di S. Giovanni degli Eremiti ed anche sotto il fronte orientale dell’oratorio di S. Mercurio, nel tratto attualmente compreso all’interno del cortile della chiesa di S. Maria dell’Itria (linea continua rossa fig. 24). 11- Sito: Palermo, Palazzo Belmonte Riso. Motivazione e periodo ricerca: lavori per la realizzazione di un ascensore. Gennaio 2015. Responsabili della ricerca: Carla Aleo Nero, Lydia Conte Risultati: Il palazzo nobiliare, sorto nel centro storico di Palermo all’interno dell’antica città punica, fu realizzato alla fine del Settecento su progetto dell’architetto Giuseppe Venanzio Marvuglia, nel sito di un precedente palazzo seicentesco appartenente al pretore Afflitto. L’area postica del palazzo Riso, oggi sede del Museo Regionale di Arte Moderna e Contemporanea, reca ancora visibili i danni causati dai bombardamenti dell’ultimo conflitto mondiale. L’occasione dei lavori per la realizzazione di un ascensore esterno, in sostituzione di una scala recente non più funzionale, ha evidenziato che l’attuale calpestio del cortile – corrispondente al livello stradale di Corso Vittorio Emanuele - si trova pressappoco al livello del banco calcarenitico e che, pertanto, quasi tutti i livelli archeologici sono andati perduti. Le aree circostanti come il Vicolo S. Biagio, la Piazza del Gran Cancelliere e il vicolo omonimo, infatti, si trovano tutte ad una quota più alta di parecchi metri (da cinque a otto metri circa) – sicché è evidente il profondo squarcio nel tessuto urbano della città. Tuttavia, è stato possibile indagare un residuo di deposito stratigrafico posto sul lato meridionale del cortile, alto circa due metri, miracolosamente scampato agli sbancamenti. Tale stratigrafia, per quanto di limitata estensione, si è rivelata interessante per alcune valutazioni sulla configurazione originaria dell’area ed anche perché ha confermato, puntualmente, i dati riscontrati durante le indagini del 2011-2012 nella limitrofa area di Piazza Bologni (fig. 27). In quell’occasione, infatti, si è potuto verificare che la rettifica del Cassaro, grande opera urbanistica della seconda metà del Cinquecento, comportò non solo un ampliamento della sede stradale e l’allineamento dei fronti degli edifici, ma anche una regolarizzazione e un abbassamento delle quote stradali, per assicurare una pendenza uniforme da Ovest a Est. Dai dati archeologici risulterebbe, pertanto, che la sede stradale di Corso Vittorio Emanuele nel tratto compreso tra Piazza Bologni e Palazzo Belmonte Riso fu abbassata di circa 2 metri, come indica la sezione stratigrafica superstite nel cortile di quest’ultimo. I livelli archeologici qui testimoniano, oltre alle fasi di età moderna e contemporanea, una fase di occupazione di età medievale (islamica e normanna) e, negli strati inferiori a contatto del banco di calcarenite, livelli insediativi di età ellenistica, probabilmente di carattere artigianale, come del resto si era già evidenziato nel corso delle Fig. 27 Palermo, stralcio planimetrico, in rosso Palazzo Belmonte Riso indagini in Piazza Bologni (figg. 28-29). http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo Fig. 28 Palermo, Palazzo Belmonte Riso, saggio nel cortile interno 15 Fig. 29 Palermo, Palazzo Belmonte Riso, frammenti di ceramica invetriata 12- Sito: Palermo, Palazzo Bellini (Piazza Bellini). Motivazione e periodo ricerca: lavori di restauro del palazzetto ottocentesco, di proprietà privata. Gennaio- maggio 2015. Responsabili della ricerca: Carla Aleo Nero, Antonio Di Maggio. Risultati: Nell’ambito della consueta attività di tutela, la Soprintendenza nel corso del 2015 ha effettuato nel cantiere di restauro del Palazzo Bellini a Palermo una delle più interessanti scoperte archeologiche, grazie anche alla disponibilità dei privati proprietari. Il Palazzo Bellini, nelle forme attuali di impianto ottocentesco con rimaneggiamenti ed aggiunte più recenti, occupa un posto privilegiato nella omonima centralissima piazza della città storica, tra il teatro Bellini e la Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, detta della Martorana. Dal punto di vista archeologico, si riteneva che l’area in questione, posta sul margine orientale della città punica che un tempo si affacciava sul mare, in una zona ricca di preesistenze molto antiche, potesse ancora conservare testimonianze delle epoche precedenti. L’ipotesi si è rivelata corretta, tanto che all’interno del palazzo, a notevole profondità, è stato ritrovato un tratto del muro di fortificazione risalente all’età punica, della quale un altro significativo spezzone è tuttora ben visibile in via degli Schioppettieri, inglobato nelle costruzioni del Complesso di Santa Caterina. Oltre a ciò (preme ricordare che gli scavi non sono ancora conclusi), è stata messa in luce anche una complessa documentazione di età medievale e una stratificazione di età moderna che rende conto delle vicende edilizie del luogo e anche della vicina Chiesa della Martorana (figg. 30-33). Fig. 30 Palermo, 1-Palazzo Bellini, 2-via degli Schioppettieri http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 16 Fig. 31 Palermo, piazza Bellini in una foto dei primi del 900, in rosso l’ala del palazzo interessata dagli scavi Nella chiostrina interna, infatti, negli strati superficiali di “rifiuti” tardo ottocenteschi probabilmente risalenti ai restauri del Patricolo nella chiesa della Martorana, tra gli altri numerosi frammenti lapidei è stato trovato un frammento di iscrizione in greco che si è riconosciuto appartenere alla lapide sepolcrale di Irene, moglie di Giorgio di Antiochia, personaggio chiave della corte normanna cui si deve la costruzione della Chiesa di S. Maria dell’Ammiraglio o della Martorana, ai tempi di Ruggero II. La scoperta è particolarmente interessante perché, finora, l’esistenza di tale lapide si conosceva soltanto attraverso il testo in versi, tramandato da documenti di età normanna, e da una testimonianza del XVII secolo, mentre ora anche un altro frammento è stato rintracciato alla Galleria Regionale di Palazzo Abatellis; non si esclude, altresì, la possibilità che altri frammenti possano venir fuori con l’affinamento della ricerca. Il frammento, la storia della scoperta, legata strettamente alle vicende della famiglia e del monumento privato dell’ammiraglio Giorgio, nonché gli interrogativi che ne derivano, sono oggetto di un articolo di prossima pubblicazione. Fig. 32 Palermo, Palazzo Bellini, resti murari della fortificazione nella chiostrina interna Fig. 33 Palermo, Palazzo Bellini, frammenti di ceramica di età rinascimentale http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 17 13- Sito: Palermo, via Garibaldi, Palazzo Ajutamicristo. Motivazione e periodo ricerca: lavori per l’installazione di un ascensore esterno in proprietà privata. Giugno 2015. Responsabili della ricerca: Carla Aleo Nero, Antonio Di Maggio. Risultati: lo scavo preventivo, sia pure di dimensioni e profondità limitate, concorre a dare un’idea più completa dei depositi archeologici presenti nell’area, insieme ai dati stratigrafici desumibili, per esempio, dagli scavi nel vicino Palazzo Scavuzzo Trigona di S. Elia. Alla profondità di. 2 m ca. sono stati riscontrati livelli di riempimento relativi all’età medievale e strutture probabilmente finalizzate ad opere di bonifica e consolidamento dell’area, propedeutiche all’impianto tardo medievale del palazzo nobiliare (fig. 34). Fig. 34 Palermo, Palazzo Ajutamicristo, in rosso l’area del saggio archeologico 14- Sito: Geraci Siculo – ex convento dei Padri Agostiniani. Motivazione e periodo ricerca: Lavori per la realizzazione del Progetto “Recupero dell'ex convento dei Padri Agostiniani e sistemazione esterna” a Geraci Siculo finanziato dal PO FESR 2007-2013 (misura 3.3.2.A – allegato A). Aprile-giugno 2015. Responsabili della ricerca: Rosa Maria Cucco, Filippo Iannì. Risultati: L'ex convento dei Padri Agostiniani della Congregazione di Centorbi (Centuripe) fu fondato all’inizio del XVII secolo e fu in uso fino al 1866-1867, anno in cui gli ordini religiosi furono soppressi dallo Stato unitario. L’edificio fu costruito a ridosso della Chiesa di San Bartolomeo, patrono di Geraci. I lavori di sgombero di vani dell’ala occidentale, interrati nel corso degli anni, hanno consentito il rinvenimento di un bel capitello con raffigurazione di un santo (fig. 35), attribuibile ad una delle fasi precedenti l’edificio. Rilevante è anche il rinvenimento di un frantoio oleario (fig. 36). Fig. 35 Geraci Siculo, San Bartolomeo, capitello con figura del santo Fig. 36 Geraci Siculo, San Bartolomeo, locali con macine per lavorazioni agricole http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 18 15- Sito: Termini Imerese – Chiesa di Maria Santissima della Misericordia. Motivazione e periodo di ricerca: lavori di sistemazione di nuovi spazi museali nella chiesa, realizzati dal Comune di Termini Imerese. 2014 – 2016. Responsabili della ricerca: Monica Chiovaro, Giuseppa Scopelliti. Risultati: all'interno delle attività di consolidamento dell’edificio e sotto la Direzione Lavori dell’arch. Antonio Callari, è stata previsto anche una sorveglianza archeologica dei lavori, poiché la chiesa insiste in un'area molto importante della città di Therme, occupata – senza soluzione di continuità – dalla fine del V secolo a.C. ai nostri giorni. La chiesa, in particolare, si trova nei pressi dell'agorà ellenistica e del foro romano della città, come già evidenziato in numerosi interventi di scavo urbano realizzati a Termini. Le recenti attività di scavo archeologico hanno consentito di mettere in luce dati di prima mano, databili all'inizio dell'età moderna, utili alla ricostruzione di un'attività marinara che da sempre ha costituito una fonte primaria di approvFigg. 37-38 Termini Imerese, Chiesa della Misericordia, particolari vigionamento alimentare e di della lastra funeraria con scene di tonnara e particolare ricchezza commerciale per la Sicilia, quale la pesca del tonno. All'interno della chiesa, infatti, nei pressi dell'abside, nell'angolo sud-est dell'edificio, è stata rinvenuta una lastra litica sulla quale è rappresentato in modo ancora vivido un momento della tradizionale "mattanza" (figg. 37-38). La lapide funeraria era stata riutilizzata, probabilmente, come copertura di una delle numerose cripte che si sono rinvenute all'interno della chiesa. La scena è resa a incisione e rappresenta barche, pescatori e la grande rete per la pesca del tonno; sul bordo della lastra, un' interessante iscrizione in latino tardo ci fornisce il nome del "rais" e dei suoi figli, a cui il sepolcro era dedicato, e la data della sepoltura: 1572. La lastra è stata recentemente esposta presso il Museo Civico di Termini Imerese. 16- Sito: Caltavuturo: Rocca di Sciara, eremo di San Nicola. Motivazione e periodo ricerca: progetto di restauro e recupero dell’eremo ed opere collaterali per la fruizione del monumento, realizzato tramite un finanziamento PO FESR 2007/20013. Lavori realizzati tra il maggio 2014 ed il giugno 2015. Responsabili della ricerca: Rosa Maria Cucco, Filippo Iannì. Risultati: La Rocca di Sciara (1080 m s.l.m.) sovrasta il centro abitato di Caltavuturo (fig. 39). Sulla sommità della Rocca, frequentata almeno sin da epoca arcaico-classica, come evidenziato negli anni scorsi da ricognizioni archeologiche di superficie, si conservano le vestigia del cosiddetto eremo di San Nicola (fig. 40). Si tratta di una chiesa con pianta ad aula monoabsidata, di cui, allo stato attuale delle conoscenze, possiamo solo fornire un terminus ante quem, rappresentato dall’anno 1584, epoca cui risale una carta raffigurante Caltavuturo. Sono stati effettuati tre saggi archeologici stratigrafici. Particolarmente significativi sono i risultati del saggio realizzato nella spianata antistante il lato settentrionale dell’Eremo. Qui è stato messo in luce un edificio, parzialmente conservato, a pianta rettangolare, di orientamento Est-Ovest, poggiato direttamente sul banco roccioso. Sono attestate due fasi: la più antica, databile tra l’età tardo-islamica e quella sveva (XI-XIII secolo), fu seguita da una fase successiva in cui si praticò un restringimento dell’unico vano dell’edificio. La copertura, attestata da uno strato di crollo del tetto, era realizzata con coppi con tracce di inclusi vegetali, ma è da segnalare http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 19 il rinvenimento insieme alle tegole medievali di tegole piane a listello, di tradizione greca. Queste ultime, verosimilmente raccolte nell’area circostante frequentata già in età arcaico-classica ed ellenistica, furono riutilizzate nel tetto dell’edificio medievale. Alla fase più antica di quest’ultimo si data un frammento di vaso con filtro ed ansa apicata; alla fase posteriore può essere riferito un frammento di albarello. Un ampliamento dello scavo a Sud dell’edificio, tra questo e l’eremo, ha permesso il rinvenimento di un frammento di piccola statua di terracotta: si tratta di una testa femminile con alto polos databile ad età ellenistica, che documenta una frequentazione dell’area precedente all’età medievale. L’edificio a nord dell’eremo, forse adibito a magazzino in almeno una delle sue due fasi, come documenterebbe il rinvenimento di molti frammenti di anfore, fu abbandonato prima della costruzione della chiesa dedicata a S. Nicola. Fig. 39 Caltavuturo, Rocca di Sciara, edificio medievale addossato all'eremo di San Nicola Fig. 40 Caltavuturo, Rocca di Sciara, resti dell'eremo di San Nicola http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 20 17- Sito: Polizzi Generosa: Chiesa Madre Motivazione e periodo ricerca: Lavori di restauro diretti dalla Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo conclusisi nel 2015. Scavi archeologici dicembre 2013 - febbraio 2014. Responsabili della ricerca: Rosa Maria Cucco, Santo Ferraro Risultati: Nell’ambito dei restauri della Chiesa Madre di Polizzi Generosa sono stati effettuati tre saggi archeologici stratigrafici all’interno della sacrestia. L’importanza topografica della Chiesa Madre deriva dalla sua collocazione geomorfologica, alle pendici nord-occidentali dell’acrocoro su cui sorge il castello medievale, nel centro storico di Polizzi, sede dell’abitato ellenistico e probabilmente di un insediamento di età arcaico-classica, posto a guardia del medio corso del fiume Imera settentrionale. Nel saggio I è stato individuato un muro ad andamento circolare(USM 1), forse da collegare ad un intervento databile tra il XIV ed il XVII secolo. Sia all’esterno che all’interno dell’USM 1 è stata scoperta ceramica indigena. Ad Est del Saggio I sono stati realizzati il Saggio II ed il Saggio IIB. Nel Saggio II, dall’US 2, terreno di riempimento sotto lo strato di preparazione del pavimento, frammisti a cocci moderni, provengono frammenti a v.n. e un frammento a fig .rosse, un frammento decorato a bande di probabile fattura indigena, un frammento di unguentario, frammenti di ceramica acroma e frammenti di ossa umane e animali. All’interno del saggio IIB si è trovato un muro a blocchetti (USM 1) di orientamento NO-SE, largo 40 cm e lungo 100 cm ca, poggiante su terra. I materiali associati alla struttura muraria sono abbastanza coerenti e ad una sommaria disamina inquadrabili in età ellenistica; a quota inferiore rispetto al livello ellenistico si raccolgono due frammenti indigeni. Addossato alla parete Est del vano dove si è effettuato il saggio, si è poi rinvenuta la parte superiore di uno scheletro in connessione anatomica ed orientamento O-E, probabilmente da connettere al primo impianto della chiesa medievale (figg. 41-42). I saggi della Chiesa Madre hanno consentito di rinvenire ceramica indigena, finora non attestata a Polizzi. Questo nuovo dato può indiziare, se non la presenza stanziale, almeno una frequentazione del sito già dall’età arcaico-classica, fatto probabile considerata la collocazione del centro in relazione alla chora di Himera. Fig. 41 Polizzi Generosa, Chiesa Madre, frammenti di ceramica indigena arcaica Fig. 42 Polizzi Generosa, planimetria della Chiesa Madre, con la localizzazione dei saggi archeologici 18- Sito: Terrasini – Baia dei Muletti – Chiesa di San Cataldo. Motivazione e periodo ricerca: lavori di restauro del monumento, finanziati dal GAL “Golfo di Castellammare”. Indagini 2014- 2015. Responsabili della ricerca: Rosa Maria Cucco, Marco Correra Risultati: La Baia dei Muletti è un contesto paesaggistico e storico di grande importanza per il tratto di costa antistante la fertile Piana di Partinico. Sulla spiaggia, delimitata a Ovest dal torrente Nocella e sovrastata da Sud e Ovest da una collina di forma allungata in senso Nord-Sud, si ergono i resti della chiesetta di San Cataldo, di proprietà della Chiesa parrocchiale di Terrasini (fig. 43). Sulla base dei risultati di scavo, i pochi frammenti di età medievale rinvenuti a ridosso delle fondazioni e un setto murario al di sotto di queste possono far ipotizzare che l’area dell’attuale chiesa, che nella sua configurazione attuale è databile ad età moderna, fu frequentata probabilmente a partire dall’età normanna. Non è possibile ipotizzare a quale tipologia insediativa sia collegabile questa frequentazione se ad una chiesa http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 21 precedente quella oggi visibile o ad uno o più edifici rurali o connessi alle attività marinare della baia. Lo scavo dell'intera trincea di fondazione lungo tutto il perimetro esterno della chiesa ha, poi, permesso di portare alla luce una banchina in muratura addossata alla facciata della chiesa e due diversi piani pavimentali in acciottolato ad essa antistanti (fig. 44). Lavori di somma urgenza effettuati dalla Soprintendenza di Palermo nel 2000 avevano messo in luce una fornace circolare, presumibilmente in uso tra XVI e XVII secolo, preesistente alla stalla che affianca ad Est gli ambienti annessi alla chiesa. All’intervento del 2000 si deve anche il rinvenimento della cripta sottostante il pavimento della chiesa; questa, rimessa in luce nel recente scavo del 2014, è stata ripulita e i resti scheletrici lasciati al suo interno. Fig. 43 Terrasini, Baia dei Muletti, veduta Fig. 44 Terrasini, Baia dei Muletti, Chiesa di San Cataldo a fine scavo http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 19- Sito: Palermo, Piazza Rivoluzione, Palazzo Scavuzzo Trigona di Sant’Elia. Motivazione e periodo ricerca: lavori di restauro del palazzo di proprietà privata. Giugno – agosto 2015. Responsabili della ricerca: Carla Aleo Nero, Antonio Di Maggio, Giancarlo Guadagnino. Risultati: Le ricerche del 2015 (ancora in corso nel 2016) hanno fatto seguito ad una prima fase di archeologia preventiva svoltasi a più riprese negli anni 2010-2012. L’attività si è svolta principalmente nell’esecuzione di un saggio (SAS 1/2015) nel cortile (fig. 45), a ridosso dell’ala orientale dell’edificio, dove verranno realizzati un’indiana e il consolidamento delle fondazioni. Per motivi di sicurezza lo scavo non è stato condotto fino ai livelli sterili e, pertanto, non è stato possibile raggiungere i livelli stratigrafici più profondi in cui, nelle precedenti indagini, era stata evidenziata una fase di utilizzazione dell’area come necropoli di età ellenistico-romana. Particolarmente significativa è, in ogni caso, la sequenza stratigrafica attestata nel saggio, soprattutto per quel che riguarda l’età medievale; i livelli precedenti l’impianto cinquecentesco del palazzo nobiliare hanno evidenziato una fase insediativa databile all’età sveva, con strutture murarie che obliterano del tutto una precedente fase islamica di occupazione stabile molto articolata e di lunga durata, a giudicare dalla complessa stratificazione e dalla notevole quantità di materiale ceramico, prevalentemente, comunque, in giacitura secondaria (figg. 46-47). Lo studio dei reperti è appena agli inizi e, pertanto, sarà possibile in futuro precisare meglio la cronologia delle strutture messe in luce; al momento, si sottolinea, per la fase islamica, la scoperta di strutture murarie e di una fornace costruita in mattoni e argilla, purtroppo gravemente compromessa in età moderna dallo scavo di una buca per l’alloggiamento di un parafulmine. La fornace non è classificabile tra quelle note per la produzione di ceramiche (fornaci a barre o con suola forata), né se ne sono ritrovati i caratteristici indicatori di produzione, né indicatori di altro genere; di conseguenza, appare al momento problematico definire la funzione specifica della struttura artigianale e la destinazione d’uso dell’area che essa caratterizza. L’ipotesi di lavoro al momento messa in campo, ancora da verificare, è che possa trattarsi, considerate le dimensioni, di un forno da pane di uso comunitario, adiacente a 22 Fig. 45 Palermo, Palazzo Scavuzzo Trigona, in evidenza l’area di scavo Fig. 46 Palermo, Palazzo Scavuzzo Trigona, strutture murarie http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 23 costruzioni destinate ad attività specializzate e/o residenziali. Se fosse possibile confermarlo, il dato potrebbe arricchire il quadro già sufficientemente noto sulla vocazione artigianale del quartiere medievale gravitante su Piazza della Rivoluzione, dal momento che indagini molto recenti hanno fatto conoscere la presenza di officine ceramiche attive, sembra, in età normanna al Teatro di S. Cecilia e a Palazzo Lungarini. Fig. 47 Palermo, Palazzo Scavuzzo Trigona, frammenti ceramici di età islamica 20- Sito: Vicari – Castello e chiesa di Santa Maria di Boikos. Motivazione e periodo ricerca: completamento del restauro del Castello, sistemazione dell'area, realizzazione di attrezzature polifunzionali e servizi aggiuntivi, lavori realizzati dal Comune nell’ambito del PO FESR Sicilia 2007-2013. Novembre – dicembre 2015. Responsabili della ricerca: Stefano Vassallo, Emanuele Canzonieri, Monica Chiovaro. Risultati: i lavori dell’intervento di restauro precedente, avviati nel 1997 e interrotti nel 2002, avevano consentito di mettere in luce e recuperare le tre torri che si dispongono lungo il versante settentrionale della rupe che sovrasta il centro abitato di Vicari, tra cui la torre cosiddetta della “Porta Fausa” - così denominata poiché nella parte interna non si trovano resti visibili di strutture murarie –, il complesso delle grandi cisterne voltate del castello e parte di una porta fortificata interna (fig. 48). Il nuovo scavo archeologico, parte integrante del progetto finanziato, ha consentito di rinvenire nuovi ambienti del castello, tra cui uno stretto accesso lastricato attraverso la torre della cosiddetta “Porta Fausa”, un grande vano pavimentato con mattoni di terracotta e nuove strutture murarie, forse anche utilizzate e realizzate in più fasi. Inoltre, ai piedi della rocca sulla quale si trova il castello, è stata indagata la chiesa di S. Maria di Boikòs (fig. 49); lo scavo della navata centrale absidata della chiesa ha rivelato la presenza – al di sopra di un pavimento costituito da mattoni in cotto - di un altare centrale stuccato e di due altre strutture simili appoggiate ai lati dell’aula, nella parte più vicina all'altare maggiore. Inoltre, rimovendo lo spesso strato di interramento che ingombrava la chiesa, è stato possibile precisare che l’aula centrale era affiancata da due navate secondarie, alle quali era possibile accedere da tre arcate ogivali per parte, in seguito murate. Le ricerche, tutt’ora in corso, mirano a precisare ulteriormente la pianta dell’edificio, oltre che a definire la cronologia della sua fondazione. Fig. 48 Vicari, veduta aerea dell'area di scavo nella parte alta del castello chiaramontano http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 24 Fig. 49 Vicari, la chiesa medievale di Santa Maria di Boikòs nella fase settecentesca 21- -Sito: Campofelice di Fitalia – Borgo Fitalia – Chiesa di S. Nicola. Motivazione e periodo ricerca: lavori di restauro strutturale della chiesa realizzati dal Comune di Campofelice di Fitalia. Agosto – novembre 2015. Responsabili della ricerca: Monica Chiovaro, Rosaria Di Salvo, Marilù Lima. Risultati: per la verifica delle condizioni delle fondazioni della struttura, è stato realizzato un intervento di scavo a mano nei pressi dell'altare della chiesa (figg. 50-51), nell'angolo sud dell'edificio. Lo scavo, realizzato dopo la pulizia dell'area che era invasa dalle sterpaglie, è stato eseguito in uno strato di humus che in alcune aree copriva i resti di una pavimentazione in mattoni di terracotta quadrati. Questa pavimentazione è stata rimossa facilmente; al di sotto è stato rinvenuto uno strato costituito da pietrame di medie dimensioni legato con malta – probabilmente lo strato di preparazione del pavimento - che si è rintracciato in tutta l'area del saggio scavato. Fig. 50 Campofelice di Fitalia, la facciata delle chiesetta del borgo Fitalia http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 25 Questo livello copriva uno strato di terra friabile di colore marroncino, quasi sterile, mista a grumi di calce biancastra e qualche frammento di tegola di età moderna. Questa terra costituiva anche il riempimento di una fossa terragna, scavata in uno strato compatto, argilloso, sterile, di colore marroncino/grigiastro. La fossa conteneva tre scheletri in connessione anatomica, di cui il primo aveva il capo orientato a Sud, protetto da un coppo capovolto; gli altri due erano disposti in senso opposto, con il cranio situato a Nord; nella fossa non è stato rinvenuto alcun elemento di ornamento personale. Si tratta, probabilmente, di sepolture di età moderna, relative alla piccola comunità che abitava il Borgo Fitalia (fig. 52). Fig. 51 Campofelice di Fitalia, l'inizio dello scavo all'interno della chiesa Fig. 52 Campofelice di Fitalia, sepolture sotto il pavimento della chiesa http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 26 RICERCHE IN CONVENZIONE CON UNIVERSITÀ 22- Sito: Castronovo di Sicilia, Monte Kassar e Casale San Pietro,. Motivazione e periodo ricerca: indagini archeologiche; settembre 2014 e 2015. Responsabili della ricerca: Alessandra Molinari (Università di Roma, Tor Vergata) e Martin Carver (University of York). Referenti per la Soprintendenza: Monica Chiovaro e Stefano Vassallo. Risultati: la finalità delle prime due campagne di indagine è stata quella di valutare il potenziale informativo di questo territorio, rispetto ad alcuni interrogativi principali. In termini molto sintetici si vuole realizzare un progetto di ricerca che illustri, attraverso i dati archeologici, in quale modo i cambiamenti di regime, ideologia e struttura sociale abbiano avuto riflessi sugli standard di vita delle popolazioni soggette. Partendo dalle importanti ricerche condotte dalla Soprintendenza di Palermo nei decenni passati, sono state svolte una serie di analisi diagnostiche ed alcuni sondaggi stratigrafici in due dei siti più importanti di quest’area: il Monte Kassar ed il Casale San Pietro (fig. 53). Sul Monte Kassar, che le ricerche passate hanno indicato come sede di una imponente fortezza di età bizantina, databile tra fine VII-VIII secolo, le questioni fondamentali riguardano la sua articolazione interna, la durata esatta dell’occupazione, la cultura materiale di un insediamento militare di età tematica (fig. 54). I primi risultati sono molto Fig. 53 Castronovo di Sicilia, i primi saggi al Casale San promettenti: sulla parte alta Pietro del Monte è stata scavata un’abitazione, il cui uso si colloca precisamente nell’VIII secolo, nonché i resti di possibili altri edifici ed anche le scale per salire sul cammino di ronda del muro difensivo. La magnetometria, realizzata in alcuni punti del Monte, comincia a restituire un abitato a maglie molto rarefatte, con la concentrazione di alcuni edifici di maggiori dimensioni (lunghi fino a trenta metri) in punti strategici del rilievo. Casale San Pietro è invece un insediamento di tutt’altra natura. L’area di interesse archeologico si estende probabilmente per oltre quattro ettari attorno ad un casale costituito da un gruppo di edifici conservati in elevato, nei pressi dell’attuale strada statale PA-AG. Fig. 54 Castronovo di Sicilia, le fortificazioni bizantine del Kassar http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 27 Si tratta probabilmente di un vasto insediamento rurale di tipo non protetto. Sono stati realizzati un totale di quattro sondaggi di limitate dimensioni, che hanno indicato come esistano parti del sito molto disturbate dalle arature recenti e parti meglio conservate. In particolare il sondaggio a nord degli edifici storici ha restituito una sequenza stratigrafica intatta che si estende dal periodo bizantino a quello islamico. Risalgono a quest’ultimo periodo i probabili resti di una abitazione. Nel 2014 sono anche state scoperte due sepolture infantili databili al VI-VII secolo, dotate in un caso di una brocchetta con una croce incisa e nell’altro di un’ampolla vitrea. Nel complesso quindi il territorio di Castronovo ha mostrato di avere enormi potenzialità rispetto al tema della ricerca. 23- Sito: Gangi, Abbazia di Gangivecchio Motivazione e periodo ricerca: Ricognizioni e scavo archeologico all’interno dell’Abbazia e nei terreni circostanti. Anni 2000-2015. Responsabili della ricerca: Fabiola Ardizzone (Università di Palermo) e Glenn Storey (Iowa University). Referenti per la Soprintendenza Rosa Maria Cucco, Stefano Vassallo. Risultati: Il sito di Gangivecchio, sede di un monastero benedettino fondato nel XIV secolo dai Ventimiglia ed elevato al rango di Abbazia nel 1413 (fig. 55), riveste notevolissimo interesse archeologico, come documentato già da ricerche di superficie condotte negli anni settanta da un’équipe italo-francese e nel 2000 dal prof. Storey dell’Università dell’Iowa. Grazie ad una convenzione stipulata nel 2004 tra la Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo e l’Università dell’Iowa, cui nel 2012 si è aggregata anche l’Università degli Studi di Palermo, sono stati indagati alcuni settori interni ed esterni all’antica Abbazia. I saggi dell’Università dell’Iowa, sotto la guida del professor Glenn Storey, si sono concentrati inizialmente nel cortile, dove è venuta in luce una tomba contenente più deposizioni e databile, sulla base dei vasi del corredo funebre, ad età tardoromana-protobizantina. In seguito si è avviato lo scavo in un lotto di terreno ad Est del complesso edilizio, denominato particella 19. Qui è stato messo in luce un muro ed abbondante materiale ceramico di età imperiale, tardoantica (I-V sec. d.C.) e bizantina. Oltre ai reperti ceramici si segnalano vetri, tessere di mosaico e pregevoli aghi crinali di osso lavorato (fig. 56). La tipologia dei rinvenimenti induce a pensare che in quest’area sorgesse una villa romana che si sviluppò fino ad età bizantina, anche grazie al raccordo con la viabilità che attraversa la zona e che collegava quest’area interna con le coste. I sondaggi dell’Università di Palermo, effettuati sotto la guida della professoressa Fabiola Ardizzone, si sono concentrati all’interno dell’Abbazia, in uno dei suoi magazzini sotterranei, ed all’esterno in un terreno adiacente alla facciata ovest. Nel magazzino sono venute in luce alcune fosse immondezzai databili al IX secolo in quanto hanno restituito frammenti di pentole a stuoia. Queste fosse sono relative ad una fase dell’insediamento precedente l’arrivo degli Arabi. Lo scavo antistante la facciata occidentale dell’Abbazia ha permesso di scoprire una fornace databile probabilmente al XVIII secolo che produceva ceramica comune da mensa e da dispensa, tegoli ed elementi maiolicati tipici dei pinnacoli delle chiese madonite. E’ inoltre venuta parzialmente in luce una struttura identificabile con il campanile della chiesa abbaziale, forse edificata in una seconda fase edilizia (XV secolo). Fig. 55 Gangivecchio, l'abbazia di Gangivecchio http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Fig. 56 Gangivecchio, ago crinale di osso; scavo Università dell'Iowa 2015 Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 24- Sito: Altavilla Milicia, Chiesa di San Michele del Golfo (Santa Maria di Campogrosso). Motivazione e periodo ricerca: Conoscenza storico-archeologica-architettonica del complesso medievale, ricognizioni nel territorio circostante. Anni 2015-2017. Responsabili della ricerca: prof. Slawomir Mozdzioch dell'Istituto di Archeologia ed Etnologia di Wroclaw e dal prof. Tadeusz Baranowski dell'Istituto di Archeologia ed Etnologia di Warsaw Referenti per la Soprintendenza Valeria Brunazzi e Alba Maria Gabriella Calascibetta. Risultati: La chiesa di San Michele (figg. 57-58), i cui ruderi monumentali, noti volgarmente con l'epiteto di Chiesazza, segnano oggi in modo suggestivo il paesaggio di Altavilla, faceva parte di un più vasto complesso monastico basiliano risalente all'XI secolo. Rimasto in vita fino a poco oltre la metà del XIII secolo, quando, a seguito delle guerre angioino-aragonesi che determinarono la desertificazione di numerosi villaggi, il cenobio perdette la sua base economica e la nuda proprietà di cui era stato dotato fu inclusa fra i possedimenti della cattedrale di Palermo. Persa l'originaria funzione, continuò la sua esistenza fino alla fine del XVI secolo, quando, ormai in rovina per le ripetute incursioni piratesche e divenuto rifugio di ladroni e malviventi, venne demolito definitivamente. Grazie alla convenzione stipulata tra la Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo, l'Accademia Polacca delle Scienze e il Comune di Altavilla Milicia, nell'autunno del 2015 sono state avviate le ricerche finalizzate alla conoscenza storico-archeologica-architettonica dell'importante complesso medievale. Le indagini sul campo, dirette dal prof. Slawomir Mozdzioch dell'Istituto di Archeologia ed Etnologia di Wroclaw e dal prof. Tadeusz Baranowski dell'Istituto di Archeologia ed Etnologia di Warsaw ed effettuate da specialisti e studenti, in collaborazione con l'U.O. 5 della Soprintendenza, hanno privilegiato in questa prima fase l'aspetto conoscitivo del manufatto architettonico e del suo contesto, per la prima volta oggetto di indagini e studi 28 Fig. 57 Altavilla Milicia, foto aerea dei ruderi di San Michele del Golfo Fig. 58 Altavilla Milicia, resti della chiesa di San Michele del Golfo Fig. 59 Altavilla Milicia, sepolture a ridosso delle fondazioni della chiesa http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 29 sistematici (fig. 59). Attraverso l'impiego delle più moderne tecniche di rilevamento metrico e materico (scansione laser e modellazione fotografica) è stata acquisita una dettagliata documentazione dei resti presenti oggi sul sito e nel territorio circostante, che conserva altre significative emergenze come, di rilevante importanza, il ponte normanno a cavallo del fiume San Michele. L'equipe polacca ha inoltre realizzato una prima mappatura dei marchi dei lapicidi presenti numerosi sulle murature. Le indagini geofisiche (georadar e resistività elettrica), effettuate nelle adiacenze della chiesa, hanno evidenziato la presenza di strutture pertinenti all'annesso complesso monastico basiliano risalente all'XI secolo e un breve saggio stratigrafico, effettuato all'esterno della chiesa, ha messo in luce alcune strutture murarie e due sepolture relative a un infante e a un adulto. Questi primi soddisfacenti risultati evidenziano l'estremo interesse del complesso monumentale; le indagini future, previste già a partire dalla prossima primavera, consentiranno non solo di avanzare nella conoscenza, ma anche di avviare un processo graduale che miri al restauro, alla piena valorizzazione e fruizione del sito. L'efficace collaborazione tra la Soprintendenza, l'Amministrazione comunale e l'Accademia polacca potrà trasformare il complesso monumentale in un'importante risorsa culturale ed economica del territorio, per altro ricadente all'interno dell'itinerario “Palermo arabo normanna e le cattedrali di Cefalù e Monreale” già inserito nella lista del patrimonio dell'Umanità dell'Unesco. 25- Sito: Baucina – Necropoli e abitato di Monte Falcone e Monte Carrozza. Motivazione e periodo ricerca: scavo archeologico 2014-2015. Responsabili della ricerca: Oscar Belvedere (Università degli studi di Palermo, Dipartimento Culture e Società, Sezione Beni Culturali). Referenti per la Soprintendenza Stefano Vassallo e Monica Chiovaro. Risultati: la necropoli e l’abitato di Monte Carrozza e Monte Falcone erano state oggetto, da parte della Soprintendenza di Palermo, di esplorazioni archeologiche realizzate negli anni ’90 del secolo scorso. La Sezione Beni Culturali del Dipartimento Culture e Società dell'Università di Palermo - nell’ambito della Convenzione tra la Soprintendenza e lo stesso Istituto, che prevede la realizzazione di indagini di superficie e scavi archeologici nel territorio della colonia di Himera – ha voluto riprendere le ricerche archeologiche nell’area, grazie anche all’interesse e alla disponibilità del Comune di Baucina che da anni sostiene la ricerca e la valorizzazione dei beni archeologici del proprio territorio. Lo scavo si è concentrato soprattutto nella necropoli, dove sono state indagate alcune sepolture già in parte violate; in particolare, si è scavata una monumentale tomba a grotticella, chiusa da un grande portale litico, certamente utilizzata per più secoli (fig. 60). Tutta l’area di scavo, inoltre, era occupata da sepolture di varia tipologia, realizzate sia con il rito dell’inumazione, sia dell’incinerazione. Nella zona dell’abitato, invece, è stato realizzato un limitatissimo intervento di scavo che ha consentito di rinvenire le fondazioni dei muri perimetrali di un piccolo ambiente. Fig. 60 Baucina, sepoltura ipogeica a Monte Falcone Fig. 61 Baucina, Museo comunale, esposizione archeologica http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 30 26- Sito: Monte Pellegrino, Addaura, Grotta delle Incisioni, Palermo. Motivazione e periodo della ricerca: rilievo fotografico e indagini strumentali della parete dei graffiti. Ottobre 2015. Responsabile della ricerca: Gianpiero Di Maida; Referente Soprintendenza: Giuseppina Battaglia. Risultati: In collaborazione con il Dipartimento di Preistoria e Protostoria dell'Università di Kiel (Germania) si stanno conducendo indagini fotometriche e prelievi di campioni di concrezioni presenti sulle incisioni al fine di documentare tutte le tracce lasciate dall'uomo sulle pareti della grotta. Considerato che nuovi studi antropologici hanno datato la presenza umana nel complesso rupestre dell'Addaura al Tardoglaciale, si sta verificando l'ipotesi, attraverso queste indagini, che i graffiti della Grotta delle Incisioni si possano attribuire a quei primi gruppi umani (fig. 62). Fig. 62 Monte Pellegrino, Addaura, indagini sulla parete delle incisioni RICERCHE DELLA SOPRINTENDENZA 27- Sito: Gangi, Monte Alburchia Motivazione e periodo ricerca: campagna di scavo, condotta tra gli ultimi mesi del 2014 ed il 2015, mirante a mettere in luce il più possibile della parete nord del Monte dove erano visibili nicchie scavate nella roccia. Responsabili della ricerca: Rosa Maria Cucco, Santo Ferraro. Fig. 63 Gangi, veduta del Monte Alburchia http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 31 Risultati: L’asportazione della terra accumulatasi davanti alla parete ha messo in luce una serie di edicole di forma generalmente quadrangolare, scavate nella parete di roccia conglomeratica, di varie dimensioni per profondità ed altezza, disposte a quote differenti ma seguendo una sorta di allineamento per file parallele. Due sono monumentali. Una era inquadrata da due colonnine scanalate sulla fronte; un’altra, con pavimento in opus signinum è preceduta da un altarino ed ha una banchina al suo interno. Dubbia la pertinenza di un architrave di pietra, decorato con dentelli, rinvenuto in due frammenti nel terreno di accumulo. Rilevante, poi, la scoperta di un vano scavato nella roccia con un basamento cubico costituito da pietre davanti l’ingresso. Non è chiara la funzione di questo vano, se fosse un luogo di deposizione o un luogo di culto. Il complesso rupestre, che trova confronti in contesti analoghi della Sicilia e di Alessandria d’Egitto, può essere interpretato come un luogo di culto dei defunti eroizzati, probabilmente dislocato lungo una via sacra (figg. 63-64). (Per una disamina dettagliata si rimanda all’articolo pubblicato in Notiziario Archeologico Soprintendenza di Palermo, 1/2016 : R.M. Cucco, Recenti scoperte archeologiche a Monte Alburchia (Gangi): le edicole rupestri di Età ellenistico-romana) Fig. 64 Gangi, Monte Alburchia, parete nord con edicole votive lungo la via sacra 28- Sito: Petralia Soprana – contrada Pellizzara-località S. Marina. Motivazione e periodo ricerca: Scavo archeologico. Luglio 2013-2015. Responsabili della ricerca: Rosa Maria Cucco, Oscar Belvedere, Aurelio Burgio Risultati: presso la villa S. Marina, residenza signorile situata in una ridente vallata a Pellizzara nel Comune di Petralia Soprana (PA), sono stati condotti scavi archeologici promossi dalla Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo in convenzione con l’Associazione Culturale “Gaetano Messineo” ed in collaborazione con l’Università degli Studi di Palermo, Sede di Agrigento. L’Associazione Culturale “Gaetano Messineo” è stata fondata per continuare le ricerche del compianto professore di archeologia dell’Università dell’Aquila, la cui famiglia è proprietaria del fondo in cui si svolgono gli Fig. 65 Petralia Soprana, sepoltura medievale rinvenuta sui resti della villa romana http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo scavi. Il contesto indagato è emerso, infatti, a seguito di lavori agricoli fatti realizzare nel secolo scorso dal padre di Gaetano Messineo, lavori che hanno messo in luce una porzione di portico colonnato. Questa struttura, insieme ai reperti mobili emersi, tra cui si segnala una placchetta di osso raffigurante una testa di Sileno, indiziò subito una villa rustica di Età imperiale, forse impiantata già in età ellenistica. Le recenti campagne di scavo hanno messo in luce vani che si dispongono su due terrazze intorno all’ area porticata. Sul terrazzo sovrastante il portico, nell’ambito cioè di un ambiente della villa romana, sono state rinvenute due tombe ad inumazione in fossa terragna, prive di oggetti di corredo, pertinenti ad una fase posteriore e ad una mutata destinazione d’uso della residenza di età imperiale (figg. 65-66). L’esame dei due scheletri (due individui di sesso maschile) con il metodo del radiocarbonio, effettuato dall’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) di Firenze, ha consentito una loro datazione ad età medievale e precisamente un individuo sarebbe stato deposto tra la fine del IX e gli inizi dell’XI secolo d.C., l’altro tra gli inizi del X e la metà circa del XII secolo d.C. La villa di S. Marina, è un contesto molto interessante in quanto esemplificativo di un insediamento connesso alla vita del latifondo in quest’area delle Madonie, cuore della Sicilia, importante zona di produzione cerealicola dall’età romana fino al secolo scorso. 32 Fig. 66 Petralia Soprana, scavi alla villa romana di Santa Marina 29- Sito: Monte Barraù/Contrada Castro (Corleone) Motivazione e periodo della ricerca: Studio e analisi diacronica della storia insediativa attraverso lo studio topografico e le ricognizioni archeologiche intensive. Aprile-agosto 2015. Responsabile: Angelo Castrorao Barba (VU University Amsterdam, collaboratore esterno Soprintendenza di Palermo). Referenti Soprintendenza: Stefano Vassallo, Alba Maria Gabriella Calascibetta. Fig. 67 Corleone, l'area delle ricognizioni in contrada Castro http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 33 Risultati: gli obiettivi principali della ricerca sono stati l’individuazione di tutte le evidenze materiali (aree di concentrazione di reperti in superficie e strutture) riconducibili a forme di occupazione del territorio nella lunga durata. Si tratta di un lavoro preliminare volto ad un inquadramento diacronico della storia insediativa di quest’area, ricadente interamente entro i limiti della proprietà della Bona Furtuna Società Agricola s.r.l., attraverso una mappatura dei siti di interesse storico/archeologico. All’interno dei limiti dell’azienda si sono concentrate le prime ricognizioni sul terreno al fine di circoscrivere e identificare le concentrazioni di materiali ceramici in superficie. Le prospezioni sono state effettuate cercando di coprire la maggiore estensione della superficie dei campi, senza la pianificazione di quadrettature, in cui sono stati raccolti solamente pochi frammenti diagnostici e non è stata realizzata una campionatura statistica dei frammenti sul terreno: si è optato quindi per una ricognizione qualitativa funzionale ad un rapido inquadramento cronologico delle evidenze e alla delimitazione delle aree di affioramento di materiali. Fig. 68 Corleone, contrada Castro, Monte Barraù In totale sono state visionate 27 porzioni di terreno, per un totale di 48,03 ha. Le ricognizioni di superficie hanno consentito l’individuazione di 15 aree riconducibili ad occupazioni umane di epoca protostorica, medievale e moderna: in particolare abbiamo identificato e delimitato cinque concentrazioni di materiali databili al X-XII secolo d.C. (BF01-BF02-BF03-BF04-BF05), una (BF06) con materiali protostorici tra cui un frammenti tipo Serraferlicchio (circa 2800-2500 sec. a.C.), tre (BF07-08-09) genericamente dell’Età del Bronzo (1800-1200 sec. a. C.), due (BF11-NF12) con reperti di epoca moderna, quattro zone (BF10-BF13-BF14-BF15) caratterizzate da strutture murarie a secco funzionali ad attività legate alla pastorizia – mannare – di epoca moderna (XVIII – XIX secolo) (figg. 67-68). INTERVENTI NELL’AMBITO DELL’AZIONE DI TUTELA E VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO 30- Sito: Montelepre Motivazione: Consegna reperti archeologici alla Soprintendenza da parte dei Carabinieri di Montelepre, agosto 2015. Responsabili: Rosa Maria Cucco, Stefano Vassallo. Risultati: Si tratta di un notevole gruppo di reperti databili tra l’età arcaica e l’età ellenistica, che per tipologia e classi di appartenenza potrebbero provenire dal sito di Monte d’Oro, centro di origine indigena, forse da identificare con la città sicana di Hykkara citata dalle fonti, in vita tra l’età arcaica ed il III sec. a.C. Il buono stato di conservazione dei materiali sembra indiziare la loro pertinenza a corredi di tombe della necropoli di Manico di Quarara, connessa all’insediamento suddetto e situata ad Ovest di questo. Sia l’area dell’abitato che la necropoli sono da anni deturpate da scavi clandestini. http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo I reperti consegnati, in prevalenza di medie e piccole dimensioni (coppe, skyphoi, lucerne, lekythoi, gutti, brocche, fig. 69), comprendono vasi di produzione attica a vernice nera e a figure rosse e probabilmente di produzione coloniale; ceramica comune e vasi di produzione indigena, tra cui spicca un’hydria con motivo decorativo dipinto a bande e spirali. Si segnala una coppa a vernice nera, tipo C, con iscrizione incisa sul fondo del piede (fig. 70). Un unico esemplare di anfora è del tipo “ad echino”. Numerosi i pesi da telaio. Un ulteriore gruppo di otto pesi da telaio, alcuni con bollo (illeggibile) è stato consegnato ai Carabinieri a fine gennaio 2015. Tutti i reperti descritti, provengono probabilmente da scavi non autorizzati e da rinvenimenti fortuiti effettuati a Montelepre. Pertanto, la Soprintendenza, al fine di una loro valorizzazione nei luoghi di rinvenimento e di una sensibilizzazione della cittadinanza nei confronti di questi beni quali “beni comuni”, che qualora detenuti da privati devono essere restituiti alla collettività, ha deciso di esporne una significativa selezione presso la Torre dei Ventimiglia, attuale sede del Museo Civico di Montelepre. 31- Sito: Palermo, Piazza della Vittoria. Motivazione e periodo ricerca: intervento di messa in sicurezza da parte del Comune di Palermo a causa dei danni causati dal maltempo. Dicembre 2015. Responsabili della ricerca: Carla Aleo Nero. Risultati: Il crollo di una palma a causa del maltempo ha provocato il danno alla copertura a botte di un ambiente interrato nei giardini della Piazza. (figg. 71-72) L’ambiente rettangolare, il cui piano di calpestio si trova a circa – m 1,60 rispetto alla quota del giardino, misura all’incirca 4,00 x 3,00 m e, per le sue caratteristiche, si configura come un colatoio cd. “a seduta” (fig. 73); si tratta, infatti, di un vano ipogeico (di solito posto sotto il 34 Fig. 69 Montelepre, reperti recuperati da scavi clandestini a Manico di Quarara Fig. 70 Montelepre, fondo di kylix attica di tipo C con iscrizione Fig. 71 Palermo, Villa Bonanno, localizzazione del colatoio http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo pavimento della chiesa) provvisto sui lati di sedili in muratura entro i quali sono incassati dei recipienti fittili, atti a raccogliere i liquidi della decomposizione. Sul lato occidentale, inoltre, è presente un altare per la celebrazione occasionale di funzioni religiose, la cui superficie è affrescata con semplice motivo a festoni in rosso su fondo bianco; sopra l’altare, una croce dipinta in rosso. La tipologia di questo genere di colatoi, diffusa anche in Sicilia, è descritta dal Fornaciari nell’articolo “Processi di tanatometamorfosi: pratiche di scolatura dei corpi e mummificazione nel Regno delle Due Sicilie”, 2010; probabilmente il colatoio era pertinente ad una delle chiese che sorgevano nell’area prima che venisse gradualmente trasformata in piazza d’armi a partire dalla seconda metà del XVI secolo. Nella carta di BraunHogenberg del 1581 la parte oggi occupata da Piazza della Vittoria appare già quasi totalmente libera da edifici, restando in piedi soltanto alcune chiese (probabilmente S. Maria della Pinta, S. Barbara Soprana, S. Giovanni la Galka) allineate lungo l’asse del nuovo “Cassaro” (odierno Corso Vittorio Emanuele). In una nota carta di autore anonimo del XVII secolo, invece, le chiese non sono più rappresentate; la pianta ricostruttiva pubblicata dal Di Giovanni nel suo volume sulla topografia di Palermo del 1890 (fig. 74), pur essendo basata solamente su documenti d’archivio, conserva, a nostro parere, se non le proporzioni reali, almeno i rapporti relazionali tra i vari edifici presenti nell’area. Sulla base dei dati disponibili, l’ambiente ipogeico ora casualmente “riscoperto” potrebbe essere stato il colatoio/cripta della chiesa di S. Giovanni la Galka, della quale, purtroppo, si hanno scarsissime notizie. Il colatoio era stato già individuato dal Salinas durante i lavori del 1904 per l’impianto del giardino e segnalato brevemente (Notizie Scavi 1906); probabilmente allo stesso Salinas si deve la scelta di coprire l’ambiente con una piccola volta a botte senza reinterrarlo. 35 Fig. 72 Palermo, Villa Bonanno, la palma caduta sul soffitto del colatoio Fig. 73 Palermo, Villa Bonanno, interno del colatoio con altare Fig. 74 Palermo, ricostruzione dell'assetto medievale della Galka (Di Giovanni) http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 36 32- Sito: Cefalù. Piazzetta Bagni di Cicerone. Motivazione: Sopralluogo effettuato a Cefalù presso abitazione privata nel dicembre del 2015. Responsabili: Stefano Vassallo, Rosa Maria Cucco Risultati: In Piazzetta Bagni di Cicerone, nei locali seminterrati di un’abitazione privata, con la facciata esposta a Nord sovrastante un tratto delle mura megalitiche di Cefalù, sono stati riconosciuti i vani pertinenti ad un antico edificio termale, le cui strutture visibili possono ricondursi ad età medievale. Notevoli la copertura a volta forata dell’ambiente di accesso, che trova stringenti confronti con le terme di Cefalà Diana, un capitello su una delle pareti del medesimo vano ed una porta con copertura ogivale, tompagnata, sulla parete ovest dell’ambiente che dà sul mare. Questi vani sembrano riconducibili a quelli riprodotti da Jean Houël nel XVIII secolo in un acquarello oggi esposto al Museo dell’Ermitage di S. Pietroburgo, come fu notato alcuni anni or sono anche dal prof. A. Tullio (fig. 75). Fig. 75 Cefalù, piazzetta Bagni di Cicerone, a dx vano d'ingresso con volta forata, a sn disegno di Houël 33- Sito: Castronovo di Sicilia – Monte Carcaci Motivazione e periodo ricerca: sopralluogo tecnico a seguito segnalazione area di interesse archeologico da parte del Comando del Corpo Forestale della Regione Siciliana. Dicembre 2014 – gennaio 2015. Responsabile della ricerca: Monica Chiovaro. Risultati: il sopralluogo è stato realizzato sul versante nord del rilievo dove, lungo la strada sterrata di accesso alla Riserva Demaniale di Monte Carcaci, alla quota di 860 m ca. s.l.m., si estende un pianoro in lieve pendenza verso settentrione; in basso, in direzione nord-ovest, si domina il caseggiato indicato nelle mappe come “Case Colobria”. Sul terreno, occupato da una pineta, sono presenti sterpaglie e vegetazione erbosa, che limitano la visibilità del suolo; nella parte più a monte, la vegetazione arbustiva diventa più fitta e sono presenti anche grossi massi. Nonostante le scarse condizioni di visibilità, sul terreno si nota abbondante pietrame sparso, oltre ad alcuni allineamenti di blocchetti di calcare biancastro grossolanamente sbozzato. Inoltre sono evidenti, sparse sul pendio, a valle della strada sterrata, poco meno di una decina di fosse rettangolari (2 x 0,60 m ca.) rivestite da blocchetti e lastrine (fig. 76). Fig. 76 Castronovo di Sicilia, Monte Carcaci, tomba di probabile età tardo-antica http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 37 In alcune si rinvengono ancora in situ frammenti di ossa lunghe (non più in connessione). Purtroppo, in superficie i frammenti ceramici sono scarsissimi e tutti relativi a ceramica acroma. Si tratta certamente di un'area di necropoli, già in gran parte violata, probabilmente databile in età l'alto-medievale; peraltro, in un'area più a monte (alla quota di 950 m ca.), sullo stesso versante, era già stata segnalata – da ricognizioni di superficie - un'area di sepolture, collocata cronologicamente tra l'età romano-imperiale e l'età medievale. 34- Sito: Carini- mosaico “Galati”: deposito presso l’ex Convento di San Rocco dei Frati Minori Conventuali. Motivazione e periodo ricerca: Movimentazione del mosaico “Galati” (fig. 77) dall’oratorio dei Padri Filippini di Palermo a Carini, a seguito dell’assegnazione temporanea del reperto al Comune di Carini da parte dell’Assessorato BB.CC.AA (nota del D.G. dell’Assessorato BB.CC. e I.S. prot. 56706 del 10.12.2012). Gennaio 2015. Responsabili: Rosa Maria Cucco, Vincenzo Maltese, Rosario Vella. Risultati: Il grande mosaico policromo rinvenuto sul finire del 1873 in contrada San Nicola, prende il nome da Giuseppe De Spuches, principe di Galati, che lo acquistò subito dopo il rinvenimento e che lo fece rimontare nel grande Fig. 77 Carini, mosaico Galati salone della sua residenza palermitana, posta all’incrocio tra via Ruggero Settimo e via Cavour. Il grande pavimento tassellato è caratterizzato da una complessa decorazione geometrica alternata a elementi vegetali e zoomorfi. Sulla base dei confronti con i mosaici di Piazza Armerina e con i tessellati africani è databile tra il III e il IV secolo d.C. Dal 1997 di proprietà della Regione Siciliana, nel 2004 fu oggetto di un accurato restauro. Il mosaico è stato trasferito a Carini, a seguito di reiterate richieste da parte del Comune. E’ attualmente in deposito temporaneo, presso i locali comunali dell’ex Convento di San Rocco, suddiviso in pannelli contenuti in casse lignee, in attesa che venga predisposto un appropriato progetto espositivo. DIDATTICA E PUBBLICAZIONI 35- Attività: Corso di aggiornamento per i docenti, di ogni ordine e grado, delle scuole di Palermo e provincia. Periodo: ottobre – dicembre 2015. Referente: Giuseppina Battaglia. Descrizione: Il corso, giunto alla 4a edizione, quest'anno ha trattato il tema delle testimonianze artistiche presenti in Sicilia dalla preistoria al medioevo. È stata mantenuta la struttura ben collaudata: i sei incontri seminariali si sono svolti presso il Liceo Scientifico Statale “Galileo Galilei” di Palermo e le tre visite guidate si sono effettuate presso il Museo dell'arte islamica (Palazzo della Zisa), la Cattedrale di Palermo e presso Palazzo Abatellis. I relatori sono stati sia archeologi della Soprintendenza (C. Aleo Nero, G. Battaglia, M. Chiovaro, R.M. Cucco, S. Vassallo) sia studiosi esterni (V. Abbate, R. De Simone, G. Meli). Il materiale prodotto e presentato nei vari incontri è stato messo a disposizione dei docenti attraverso la piattaforma Arca dei Suoni – CRICD Learn per la didattica dei Beni Fig. 78 Palermo, visita del convegno di Geologia alle grotte dell'Addaura Culturali. http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016 S. Vassallo et alii, Attività 2015 della Sezione per i Beni Archeologici della Soprintendenza di Palermo 38 Il corso ha riscosso un buon consenso visto il costante incremento del numero di partecipanti: infatti dai primi 30 iscritti al primo corso si è passati ai 41 del secondo, ai 59 del terzo, fino ai 115 attuali. 36- Attività: pubblicazioni archeologiche. Periodo: 2015 Responsabile: Riccardo Sapia Nel 2015 è stata incrementata, sul sito del Dipartimento dei Beni Culturali, la disponibilità di pubblicazioni on line degli anni precedenti, relative a guide archeologiche, opuscoli, cataloghi di mostre, oltre alla monografia sui rapporti di scavo realizzati sul Monte Kassar di Castronovo di Sicilia (fig. 79), dove negli anni passati sono state avviate le indagini nelle fortificazioni bizantine. Sono stati, inoltre, avviati i lavori per la realizzazione del Notiziario Archeologico della Soprintendenza, un resoconto dei lavori svolti dall’Unità Operativa e dei quali s’intendono fornire i dati archeologici più indicativi e rilevanti. Il Notiziario lo si trova disponibile, sia da consultare sia da scaricare, sul sito del Dipartimento nonché su quello di Academia.edu. Infine, sono state pubblicate quattro nuove guide archeologiche brevi di siti della provincia di Palermo: Colle Madore, Montagna dei Cavalli, Maranfusa-Calatrasi ed Entella, anch'esse disponibili sul sito (fig. 80). Fig. 79 Scavo sul Monte Kassar pubblicato nel 2015 Fig. 80 Le Guide Brevi pubblicate nel 2015 http://www.regione.sicilia.it/beniculturali/dirbenicult/NotiziarioArcheoPalermo.html Notiziario Archeologico Palermo - 9/2016