BORSE LAVORO SOCIALI o PREMESSA I percorsi di tirocini conosciuti genericamente come borse lavoro, strumento adottato principalmente dai municipi, hanno raccolto la crescente esigenza espressa da quella fascia di popolazione inserita in quadri di fragilità propria degli adulti in difficoltà e degli adolescenti molto spesso seguiti e presi incarico dai servizi sociali. Il sostegno e l’accompagnamento professionale nei percorsi di entrata o reinserimento in contesti lavorativi è diventato uno degli interventi attivabili come strumento di empowerment della persona e della sua famiglia, e tali iniziative sono state declinate nel territorio con modalità molto diverse mantenendo comunque sempre la costante di “esperienza centrale” all’interno di un più complesso intervento di promozione e sostegno d’inclusione sociale. L’espressione “borse lavoro” usata in vari comuni italiani per indicare le diverse iniziative di tirocini in azienda senza oneri per le imprese, promossi da servizi istituzionali e rivolti alle fasce più deboli, è stata mutuata dalla dicitura scelta per descrivere una delle misure adottate dal Governo con il Decreto legislativo n. 280 del 7 agosto 1997 per fronteggiare la disoccupazione giovanile nelle zone del Mezzogiorno all’interno di un Piano straordinario che si è sviluppato nei tre anni successivi al 1997. I progetti delle Borse Lavoro Sociali invece, hanno rappresentato una specifica tipologia di intervento del nuovo sistema sociale locale, un intervento che non è stato sviluppato all’interno di un quadro sinergico, ma frutto di isolate progettualità, collegate a fonti finanziarie straordinarie come programmi europei di promozione all’inclusione sociale, sperimentazioni inserite in alcuni piani regolatori sociali municipali, singole iniziative correlate a centri di costo locali destinati a tematiche differenziate. L’iniziale sovrapposizione di termini per indicare le due misure di diversa natura ha generato confusione, attese e aspettative falsate, e soprattutto ha assecondato una comprensibile ambiguità sulle modalità operative sulle quali basare la realizzazione di efficaci Borse Lavoro Sociali. o DEFINIZIONE DEL SERVIZIO DELLE BORSE LAVORO SOCIALI La definizione “Borsa Lavoro Sociale” è l’espressione più adatta ad indicare in modo unico e condiviso questa particolare forma di tirocinio protetto, il cui significato oltrepassa l’obiettivo di orientamento e formazione proprio della classica esperienza di stage, assumendo invece la valenza più allargata di strumento parziale (rispetto a un progetto globale più ampio) finalizzato a un progetto di sostegno e promozione d’inclusione sociale. Le Borse Lavoro Sociali si configurano come una tipologia di intervento essenziale per il nuovo sistema sociale locale di servizi che hanno la finalità di “attivare” la persona all’interno di un percorso di autonomia che partendo dalla valorizzazione delle proprie risorse personali, preveda un insieme di azioni di motivazione, formazione e aggiornamento con una progressiva acquisizione–riacquisizione delle capacità e autonomie personali attraverso un approccio graduale con le regole dell’azienda, l’attività lavorativa vera e propria, le relazioni sociali in ambito lavorativo e la concretezza della quotidianità nel mondo del lavoro. La finalità di questo intervento è rappresentata dall’intento di migliorare l’occupabilità dei soggetti socialmente più fragili formulando, in contrapposizione ad un modello di “assistenza passiva” , nuove modalità di prevenzione ed intervento sul disagio all’interno delle quali l’avvicinamento al “lavoro” assume un ruolo centrale. La Borsa Lavoro Sociale, come percorso di reinserimento socio-lavorativo rappresenta un intervento complesso che, anche semplificando al massimo, comprende molteplici attività che vanno sviluppate su diversi campi d’azione con la compartecipazione di diverse professionalità, che attraverso competenze complementari realizzano un intervento incrociato tra politiche sociali , del lavoro e della formazione. L’equipe multidisciplinare necessaria comprende quindi il servizio sociale territoriale, il centro d’orientamento al lavoro, il nucleo di tutoraggio e valutazione, il soggetto promotore del tirocinio, il centro di formazione professionale, servizi tecnici di supporto allo specifico svantaggio del tirocinante ecc….. Il periodo dell’esperienza in azienda non costituisce rapporto di lavoro per l’ospitante né per il beneficiario che conserva lo status di disoccupato/inoccupato; l’eventuale successiva assunzione rappresenta un possibile esito senz’altro auspicato, ma non ne costituisce un presupposto. 1 o ATTIVITA’ SVILUPPATE DAI DIVERSI SERVIZI Accoglienza, informazione competente e orientamento Accompagnamento in un percorso di approfondimento sulle conoscenze, competenze, lacune possedute Lavoro sulla motivazione e raggiungimento di un accordo condiviso per un percorso di: formazione, tirocinio, inserimento lavorativo Promozione sul territorio della responsabilità sociale delle imprese, e individuazione dei soggetti disponibili alla collaborazione, con conseguente costruzione di una banca dati con le risorse individuate e il raggiungimento di Accordi Quadro con Associazioni di categoria artigianali, imprenditoriali, e di cooperative Formale attivazione della B.L.S. attraverso un “Soggetto Promotore” tra quelli indicati dalla norma (decreto del Ministero del Lavoro 142/98 che attua l’art.18 della Legge 196/97) che si occuperà di una serie di misure che devono essere rispettate; tra queste: la formalizzazione della convenzione e del progetto formativo-orientativo che deve essere concordato e firmato dall’Azienda, dal soggetto promotore, dal servizio coordinatore e dal tirocinante; la dovuta trasmissione di questi documenti alla Regione, all’Ispettorato, alle OO.SS.; controllo dell’effettivo pagamento dell’Assicurazione INAIL e RCT e dell’attivazione della procedura S.A.O.L. Parallela attivazione formale della B.L.S. e strutturazione dell’equipè multidusciplinare a cura del Servizio specifico che ha attivato l’intervento (Soggetto Coordinatore) Abbinamento tirocinante-azienda, e verifica della possibile realizzazione; Accompagnamento nella prima fase di inserimento in Azienda con funzione di sostegno al tirocinante e di mediazione con la struttura ospitante Tutoraggio e monitoraggio in itinere Accompagnamento alla fase finale del tirocinio Valutazione finale, condivisa con il tirocinante, per l’identificazione di passi successivi all’esperienza Monitoraggio e valutazione del servizio offerto o TIPOLOGIE DI BORSE LAVORO SOCIALI Per rendere più funzionale la pratica occorre iniziare a suddividere questo grande contenitore delle Borse Lavoro Sociali a seconda dei diversi obiettivi: 1. B.L.S. finalizzata: rivolte alle persone che hanno la necessità di aggiornare o ampliare le proprie competenze lavorative per poter sperimentare un ruolo professionale che possa essere spendibile nell’attuale mercato del lavoro; 2. B.L.S. formativa: rivolte alle persone che devono acquisire o allargare le proprie capacità lavorative e quindi assumere nuove competenze specifiche; o a ragazzi che hanno bisogno di un esperienza simile per facilitare e motivare successive scelte formative-scolastiche; 3. B.L.S. osservativa : rivolta alle persone che non possono essere inserite nel circuito lavorativo per problemi vari (di età, di salute, di alto grado di “incollocabilità”) e quindi necessitano di un maggior livello di accompagnamento. Questo terzo tipo di esperienza rappresenta quelle BLS che utilizzano 2 come aziende ospiti particolari soggetti che fungono da “palestre sociali”, specifiche aree di accoglienza che genericamente possono essere rappresentate da : Coop. Soc. integrate, Laboratori di socializzazione, centri d’iniziative sociali estemporanee ecc… o DESTINATARI -I lavoratori svantaggiati (D.L., n. 276/2003), e -Tutte le persone in età lavorativa per le quali i servizi sociali assumano la formalizzazione di un progetto d’intervento globale che comprenda un percorso di tirocinio (art.7 Del. C.C. 154/97) Sebbene tra le problematiche collegate all’esclusione sociale, un ruolo rilevante sia assunto dalla condizione di disabilità, e anzi, molto spesso, “disabili” e “fasce deboli” sono accezioni utilizzate indifferentemente, in realtà lo svantaggio da tutelare e proteggere nella realizzazione delle B.L.S. è più di ordine economico, psicologico e sociale in generale. Infatti, per le persone disabili un certo tipo di protezione con la strutturazione di “percorsi preferenziali” è stato faticosamente conquistata, ed oggi le norme per il diritto al lavoro dei disabili sono precisamente rintracciabili nella legge 68/99; per quanto riguarda invece altri aspetti del disagio che incrementano processi di esclusione, il sistema di protezione sociale non è altrettanto definito. Le persone che rientrano nel target primario delle B.L.S. sono quelle che hanno incontrato nel proprio ciclo di vita eventi critici di varia natura (precarizzazione o perdita del lavoro, non autosufficienza, movimenti migratori, sfaldamento del nucleo familiare di riferimento, malattia, perdita dell’abitazione, etc…….) . Tale vulnerabilità sociale, spesso caratterizzata da situazioni multiproblematiche, difficilmente è riconosciuta come tale dalla norma, che storicamente ha invece un orientamento indirizzato a precise categorie. Le caratteristiche soggettive di queste persone hanno quindi come denominatore comune il loro stato di grave disagio sociale riconosciuto dai servizi sociali, e lo stato di inoccupazione o disoccupazione; i servizi in accordo con l’utente, “costruiscono” un percorso individualizzato di uscita dalla marginalità sociale che può prevedere un periodo di inserimento in Borsa Lavoro. 3