Sintesi dellTunità B1 - Zanichelli online per la scuola

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percorso
B
unità B1
il mondo extraeuropeo
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Classe
.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sintesi dell’unità B1
1.1, 1.2La Cina e il Giappone
In Cina gli imperatori mongoli ressero l’Impero fino al 1368, quando iniziò il regno della dinastia
Ming, che restò sul trono imperiale fino al 1644. In quell’anno, infatti, le classi dominanti, impaurite
dalle rivolte contadine che stavano scoppiando nel paese, chiesero il sostegno alla dinastia dei Manciù, che governava la parte nord-orientale della Cina. I mancesi si impadronirono del potere e fondarono la dinastia Qing. Già nel Medioevo la Cina conobbe un elevato livello di sviluppo scientifico
e tecnologico, ma i cinesi non tentarono di estendere la propria influenza fuori dai confini: la loro fu
un civiltà chiusa, orgogliosa di se stessa. Gli imperatori governavano attraverso un’estesa rete di
esperti funzionari, i mandarini, che godevano di un elevato prestigio sociale a spese dei contadini.
L’autorità dell’imperatore trovava un fondamento negli insegnamenti del confucianesimo, una filosofia che si basava su precetti morali, come il rispetto della tradizione. Anche quella giapponese fu
una società chiusa, governata da un imperatore, il Tenno, ma il potere reale era nelle mani dei capi
militari, gli shogun, una carica detenuta dalle famiglie più potenti. Gli shogun esercitavano il potere
politico anche sui daimyo, i signori delle terre, e sui samurai, un clan di guerrieri.
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Sintesi
1.3L’India
In India la società era divisa in caste, che non consentivano alcuna mobilità sociale. C’era una netta
divisione anche sul piano religioso, tra induisti e musulmani. Questi nel Cinquecento fondarono
l’Impero Moghul, che raggiunse il massimo splendore con Akbar il Grande. Nei primi anni del Cinquecento giunsero in India gli europei (portoghesi, inglesi e olandesi), che fondarono stazioni commerciali lungo le coste, ma il contatto con gli europei non esercitò alcuna influenza sulla società indiana, che rimase anch’essa chiusa alle esperienze straniere.
1.4L’Africa
Gli antichi greci e romani non conoscevano la parte interna dell’Africa, che chiamavano Ethiopia
interior. Un Impero etiopico, di religione cristiana copta, sorse realmente nel Medioevo, ma
nell’Africa orientale. Con l’espansione dell’islamismo, l’Africa settentrionale e parte di quella centrale (dove fino ad allora era fiorito il regno del Ghana) furono islamizzate. I musulmani fondarono
i regni del Songhai e del Mali. La loro città più famosa fu Timbuctù. Nell’Africa subsahariana c’erano popolazioni che vivevano ancora in condizioni primitive: i Bantù, che conoscevano il ferro, i boscimani e gli ottentotti.
1.5Le civiltà precolombiane
In America esistevano le civiltà dei maya, degli aztechi e degli incas. La più antica era quella dei
maya, che però nel IX secolo d.C. furono improvvisamente costretti a emigrare, trasferendosi nello
Yucatán. Qui dovettero ricostruire la loro civiltà, ma non riuscirono a raggiungere i livelli, soprattutto culturali, cui erano pervenuti prima della grande migrazione. All’arrivo degli europei era, invece, fiorente la civiltà degli aztechi, che occupavano l’attuale Messico e avevano come capitale Tenochtitlán. Agli inizi del Cinquecento era loro imperatore Montezuma II. Nella religione degli aztechi esisteva il sacrificio umano. Il centro dell’Impero incaico era nell’odierno Perú. L’imperatore
degli incas era considerato figlio del dio-Sole. Gli incas avevano costruito un buon sistema viario,
ma non conoscevano la ruota e perciò non poterono raggiungere un elevato livello di sviluppo commerciale.
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unità B2
i viaggi di esplorazione e le conquiste
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.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . B
percorso
Sintesi dell’unità B2
2.1, 2.2Le motivazioni delle esplorazioni e i primi viaggi lungo le coste
africane
Nell’ultimo decennio del Quattrocento ebbe inizio la conquista del mondo da parte dell’Europa. A
fondamento delle esplorazioni e poi delle conquiste europee ci furono cause sia economiche, come
la crescita demografica e il desiderio di arricchirsi, sia ideologiche, come la volontà di diffondere il
cristianesimo. Le esplorazioni furono rese possibili dai progressi della tecnica raggiunti nel Medioevo: in quel periodo, infatti, fu messa a punto la caravella, che permetteva di intraprendere lunghe
navigazioni. I primi viaggi furono compiuti dai portoghesi, che discesero l’Atlantico lungo le coste
dell’Africa. L’estremità meridionale di questo continente fu raggiunta nel 1487 da Bartolomeo Diaz,
che la chiamò capo di Buona Speranza. I portoghesi non penetrarono nell’interno, ma si limitarono
a stabilire sulle coste punti di appoggio per le loro navi.
2.3Le grandi scoperte geografiche
Proseguendo sulla strada aperta da Diaz, un altro portoghese, Vasco da Gama, dopo aver superato il
capo di Buona Speranza, raggiunse, nel maggio del 1498, le coste meridionali dell’India. Era portoghese anche Pedro Alvarez Cabral, che costeggiando l’Africa si spinse molto più a occidente nell’Atlantico e arrivò a scoprire un nuovo paese, che in seguito venne chiamato Brasile. Qualche anno più
tardi, una spedizione comandata da Ferdinando Magellano, nonostante la morte del suo comandante, riuscì a circumnavigare il globo. Intanto due veneziani, Giovanni Caboto e il figlio Sebastiano,
esploravano le coste dell’America settentrionale per conto del re d’Inghilterra, Enrico VII.
2.4, 2.5 La conquista del Nuovo Mondo
Gli spagnoli furono i primi a conquistare e colonizzare il Nuovo Mondo. Poche centinaia di conquistadores, guidati da Hernán Cortés e da Francisco Pizarro, s’impadronirono dell’Impero azteco e di
quello incaico. La rapidità e la facilità delle loro vittorie può essere spiegata con la superiorità del
loro armamento e con la loro ferocia e spregiudicatezza. Ma i due imperi caddero anche perché
aztechi e incas credettero che l’arrivo degli spagnoli fosse dovuto alla volontà degli dei e opposero,
perciò, una scarsa resistenza. Inoltre, all’arrivo degli spagnoli, i popoli assoggettati dagli aztechi si
ribellarono e si schierarono dalla parte di Cortés, rimediando in questo modo all’inferiorità numerica dei suoi uomini. I portoghesi formarono il loro Impero in maniera diversa dagli spagnoli. Essi
colonizzarono il Brasile, ma in Africa e in Asia mirarono soprattutto a fondare stazioni commerciali.
Gli spagnoli, invece, cercarono subito di sfruttare le ricchezze delle nuove terre.
2.5, 2.6Lo sterminio degli indigeni e la difficile integrazione
Nel corso del Cinquecento il numero degli abitanti del Nuovo Mondo subì una fortissima diminuzione, a causa dell’elevatissima mortalità provocata dallo sfruttamento degli indigeni, costretti a lavori durissimi nelle fattorie e nelle miniere, e dall’arrivo di malattie sconosciute. Il sistema immunitario degli indigeni non era in grado di difenderli dai virus e dai batteri portati in America dagli europei, ma anche questi ultimi furono aggrediti da nuove malattie, contro le quali non avevano sufficienti difese immunitarie.
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Sintesi
Nel 1492 Cristoforo Colombo, al servizio dei re di Spagna, cercò di raggiungere l’India navigando verso occidente e credette di esservi riuscito quando, il 12 ottobre 1492, sbarcò nell’isola di Guanahani,
che chiamò San Salvador (oggi Watling, nelle Bahamas). Dopo questo viaggio ne fece altri tre e
nell’ultimo toccò le coste dell’America, nell’attuale Venezuela, ma rimase convinto di aver raggiunto
l’Asia. Il primo a comprendere, durante un viaggio effettuato per i portoghesi, che le terre scoperte a
occidente facevano parte di un nuovo continente fu Amerigo Vespucci, da cui il continente prese il
nome di America. Nacque subito, fra Portogallo e Spagna, il problema di come dividere le nuove terre
scoperte. Nel 1494, con gli accordi di Tordesillas, si decise che le nuove terre avrebbero fatto parte
dell’uno o dell’altro impero, a seconda che si trovassero a est o a ovest di una linea di demarcazione
chiamata raya. A ovest sarebbero appartenute alla Spagna, a est sarebbero state del Portogallo.
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2.3 Cristoforo Colombo
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B
unità B3
l’impero di carlo v e la riforma
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3.1Lo Stato moderno
Nel Cinquecento si consolidò lo Stato moderno, caratterizzato dall’unificazione del territorio e
dall’accentramento del potere nelle mani del sovrano. Questi nuovi caratteri richiesero la nascita di
una numerosa burocrazia diffusa sul territorio, per trasmettere in periferia le direttive del potere
centrale; la formazione di eserciti permanenti, per sostituire le vecchie milizie feudali; la creazione
di un fisco efficiente, per garantire le entrate ingenti e costanti necessarie al funzionamento delle
strutture amministrative e militari. Anche l’esercizio della giustizia fu accentrato, sottraendolo ai
poteri locali. Va ricordato infine la nascita di esperti corpi diplomatici, indispensabili per l’assolvimento dei nuovi compiti posti da una più complessa politica estera.
3.2Il sogno imperiale di Carlo V
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Sintesi
L’imperatore Massimiliano I, durante il suo regno, realizzò un’intelligente politica di alleanze matrimoniali. Fece, infatti, sposare suo figlio Filippo il Bello con Giovanna, figlia di Isabella di Castiglia e
Ferdinando d’Aragona ed erede al trono di Spagna. Nel 1500 i due ebbero un figlio, Carlo, che si
venne a trovare in possesso di vasti domini. Nel 1519, alla morte di Massimiliano I, Carlo avanzò la
sua candidatura al trono imperiale e, con l’appoggio di alcuni potenti banchieri come i Fugger e i
Welser, diventò imperatore, col nome di Carlo V. In questo modo riunì nelle sue mani il governo di
molti paesi, che restarono però divisi l’uno dall’altro sul piano amministrativo, economico e culturale. Carlo V aveva una concezione medievale dell’Impero: sosteneva che il mondo dovesse essere
governato da un solo imperatore, ispirato da un forte sentimento religioso, e si considerava il difensore dell’intera cristianità. Il potere imperiale fu celebrato da molti scrittori, tra cui Ludovico Ariosto, che nella sua opera, l’Orlando Furioso, definì Carlo V un nuovo Carlo Magno.
3.3La Riforma di Martin Lutero
Agli inizi del Cinquecento si fecero più insistenti nella Chiesa le richieste di una riforma che la riportasse ai princìpi del Vangelo. Alla testa del movimento riformatore era l’umanista Erasmo da
Rotterdam, che non voleva creare divisioni nella Chiesa, ma condannava la corruzione e l’immoralità degli ecclesiastici e li invitò a usare un linguaggio più semplice, comprensibile a tutti. La vendita
delle indulgenze, invece, diede l’avvio a un processo che si concluse con una frattura della cristianità, per opera del monaco agostiniano Martin Lutero. Lutero non credeva che gli uomini potessero
salvarsi grazie alle loro opere; per lui era Dio a scegliere coloro che voleva salvare attraverso la concessione della grazia. Nel novembre 1517 Lutero rese pubbliche 95 tesi in cui, mettendo in discussione l’autorità della Chiesa, affermava che il pontefice non aveva la facoltà di concedere indulgenze.
Inoltre, sosteneva che i credenti potevano conoscere la parola di Dio direttamente dalle Sacre Scritture e che, dunque, non avevano bisogno di sacerdoti. Nel 1520 ci fu la rottura definitiva: Lutero
negò la validità dei sacramenti, tranne il battesimo e l’eucarestia, gli unici menzionati nel Vangelo, e
fu colpito dalla scomunica da parte di Leone X. Con lui si schierarono diversi principi tedeschi, fra
cui l’elettore della Sassonia, Federico il Savio, mentre nel 1521, a Worms, l’imperatore Carlo V si
schierò con la Chiesa di Roma. Nello stesso periodo Lutero iniziò la traduzione della Bibbia, che
permetteva a tutti i tedeschi di diventare «sacerdoti» e interpreti delle Sacre Scritture. La sua traduzione rappresentò anche il primo tentativo di unificazione dei diversi dialetti della Germania e diede un importante contributo alla nascita della moderna lingua tedesca.
3.4L’estendersi della Riforma: Zwingli e Calvino
In Svizzera la Riforma fu opera di Uldrych Zwingli e di Giovanni Calvino. Il primo vi fece aderire la
città di Zurigo, convincendo il governo cittadino ad abolire il culto della Madonna, dei santi e il celibato ecclesiastico. Inoltre, nelle cerimonie liturgiche il latino venne sostituito con il tedesco. Calvino
introdusse la Riforma a Ginevra, improntando la vita di questa città a un grande rigore morale. Entrambi sostenevano la centralità delle Sacre Scritture in maniera ancora più rigorosa di Lutero.
Calvino insistette sulla predestinazione ed elogiò gli uomini che s’impegnavano nelle attività economiche. La concezione del lavoro predicata dal calvinismo è considerata una delle cause che portarono gli uomini del Cinquecento a sviluppare le prime forme di attività capitalistica.
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unità B3
l’impero di carlo v e la riforma
nome .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.5La guerra dei contadini in Germania
B
percorso
Nel 1524 scoppiò in Germania una rivolta dei contadini, guidati da Thomas Müntzer, fondatore del
movimento degli anabattisti, la cui predicazione dava un contenuto sociale alla protesta contro la
corruzione della Chiesa. La «guerra dei contadini» fu, infatti, un movimento in cui si rivendicarono
diritti di tipo tradizionale, ma conteneva anche richieste nuove, come l’abolizione della servitù della
gleba e la diminuzione delle decime. La rivolta fu schiacciata; contro i contadini si schierò anche
Lutero. Nel 1529, alla dieta di Spira, i principi che erano con Lutero, di fronte alle pressioni di Carlo
V, protestarono, cioè attestarono, la loro fede e da quel momento furono chiamati protestanti. Iniziò
una guerra fra Carlo V e i protestanti, che si erano uniti nella lega di Smalcalda. La lotta proseguì
fino al 1555, quando, con la pace di Augusta, si decise che i principi potevano scegliere la loro religione e imporla ai propri sudditi. A questi ultimi, però, restava la possibilità di emigrare liberamente in
un’altra parte dell’Impero governata da un principe della loro stessa confessione religiosa.
3.7La Riforma cattolica e la Controriforma
La Chiesa rispose alla Riforma con la Controriforma e con la Riforma cattolica. La prima si espresse nel concilio di Trento, iniziato nel 1545 e terminato nel 1563, in cui furono duramente condannate
le dottrine dei protestanti e fu riaffermata solennemente l’autorità del pontefice. Paolo IV fece,
inoltre, pubblicare un Indice dei libri proibiti, in cui erano inseriti tutti i libri considerati pericolosi
per la Chiesa. A difesa dell’ortodossia Paolo III approvò, nel 1540, la regola della Compagnia di
Gesù. L’ordine era stato fondato da Ignazio di Loyola, che aveva dedicato la sua vita alla difesa della Chiesa e del pontefice. La Riforma cattolica fu opera di coloro che volevano un rinnovamento
della Chiesa, ma senza rinunciare ai suoi dogmi, ai suoi sacramenti e alla guida del papa. Lo sviluppo dell’attività missionaria fu tra i suoi più importanti risultati. Oltre a quello dei gesuiti vennero
fondati in quegli stessi anni altri due importanti ordini, i teatini e i cappuccini.
3.8Le guerre tra cattolici e musulmani
Oltre alle lotte interne, i cristiani dovettero affrontare anche quella contro i musulmani, che partendo dalla parte più meridionale della penisola balcanica, cercavano di avanzare verso l’Europa centrale. Nel 1529 un esercito ottomano, sotto la guida di Solimano il Magnifico, pose l’assedio a Vienna. La città resistette e respinse l’esercito turco. In seguito la flotta spagnola combatté con successo,
sia con Carlo V sia con il suo successore Filippo II, le navi dei paesi islamici dell’Africa settentrionale, che minacciavano le vie commerciali europee. Nell’ottobre del 1571 le flotte veneziana e spagnola, organizzate insieme ad altri Stati nella Lega Santa promossa da Pio V, sconfissero la flotta turca a
Lepanto e la distrussero. L’avanzata degli ottomani del Mediterraneo fu così arrestata, ma il loro
Impero rimase padrone della parte orientale.
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Sintesi
La formazione dell’Impero di Carlo V destò le preoccupazioni del re di Francia, Francesco I, che
tentò con le armi di limitare l’influenza imperiale in Italia. Nonostante una lunga guerra, in cui la
Francia ottenne l’appoggio dell’Inghilterra, di Venezia e di papa Clemente VII, Carlo V poté impadronirsi anche del Milanese e i suoi mercenari arrivarono fino a Roma, saccheggiandola. Nel 1556,
stanco, Carlo V abdicò in favore del figlio Filippo II, al quale lasciò la Spagna e i suoi domini, e del
fratello Ferdinando I, al quale lasciò il titolo di imperatore. La divisione dell’Impero fu necessaria
perché, dopo la Riforma, i principi protestanti tedeschi non avrebbero mai accettato come imperatore Filippo II, che era cattolicissimo. Nel 1559 Filippo II pose fine al conflitto con Enrico II, successore di Francesco I, con la pace di Cateau-Cambrésis, con la quale la Spagna vide confermata la sua
egemonia sull’Italia.
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3.6La fine dell’Impero di Carlo V
percorso
B
unità B4
l’italia nel cinquecento
nome .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Sintesi dell’unità B4
4.1, 4.2L’Italia invasa dagli stranieri
Alla fine del Quattrocento l’Italia, benché in floride condizioni economiche e con un’intensissima vita culturale, restava divisa politicamente e debole militarmente. Per gli italiani la patria coincideva
con la propria città. Fu proprio un principe italiano, Ludovico il Moro, a chiamare in Italia nel 1494 il
re di Francia Carlo VIII, per averne il sostegno contro i suoi avversari politici. Durante la discesa di
Carlo VIII in Italia, Firenze insorse contro i Medici e fu proclamata la repubblica. Carlo VIII fu infine
costretto a tornare in Francia, ma la strada che aveva aperto fu seguita dal nuovo re di Francia, Luigi
XII. La presenza della Francia richiamò in Italia anche la Spagna. In questo modo l’Italia diventò terreno di scontro nella lotta per l’egemonia europea che era in corso tra i due Stati. Nel 1503 il re di Spagna Ferdinando il Cattolico sconfisse i francesi nelle battaglie di Cerignola e del Garigliano: il regno
di Napoli finì così sotto il dominio spagnolo. I principi italiani consideravano i sovrani stranieri come
possibili alleati contro i nemici che avevano in Italia. La lotta proseguì nei decenni successivi, coinvolgendo Venezia, lo Stato pontificio e le grandi potenze europee. I conflitti terminarono solo con la pace
di Cateau-Cambrésis, che estese il predominio della Spagna anche sul Milanese.
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Sintesi
4.3I domini spagnoli in Italia
Dopo la pace di Cateau-Cambrésis, firmata nel 1559, gran parte dell’Italia si trovò sotto il diretto
dominio o sotto l’influenza della Spagna. Il Milanese e l’Italia meridionale erano governati, rispettivamente, da un governatore e da viceré spagnoli. A Milano i togati, giuristi appartenenti al patriziato urbano, collaboravano con il governatore, svolgendo l’attività giudiziaria, amministrativa e finanziaria. Nel 1563 Filippo II tentò di istituire anche a Milano un tribunale dell’Inquisizione, ma incontrò una forte opposizione e vi rinunciò. A Napoli i togati, che collaboravano con i viceré, dividevano
il potere con i baroni, gelosi del loro potere feudale. Per la maggior parte degli abitanti, infatti, l’immagine del potere s’identificava con quella del barone.
4.4 Firenze
A Firenze nel 1494 nacque una repubblica democratico-teocratica, che durò fino al 1498 e fu governata dal frate Girolamo Savonarola e dai suoi seguaci, chiamati piagnoni. Savonarola si propose il compito di moralizzare la vita della città, scagliandosi anche contro i costumi corrotti di una parte del clero, ma nel 1497 il pontefice Alessandro VI lo scomunicò. I suoi avversari, cioè la borghesia cittadina e i
fautori dei Medici, approfittarono della situazione e nel 1498, in seguito a una rivolta popolare, lo catturarono e lo condannarono al rogo. Savonarola fu definito da Niccolò Machiavelli un «profeta disarmato». I Medici ritornarono a Firenze nel 1512, ma i fiorentini si ribellarono nuovamente e, nel 1527,
proclamarono la repubblica. Il ritorno definitivo dei Medici si verificò solo nel 1530, quando Carlo V
diede il governo della città al giovane Alessandro, che divenne anche suo genero, sposandone la figlia.
Seguì un periodo di intrighi e congiure, finché Cosimo I riportò la pace nella città e nel 1569 ottenne
dal papa Pio V il titolo di granduca di Toscana. Si completò così il processo di trasformazione dell’antica signoria dei Medici in granducato. I Medici, inoltre, stabilirono alleanze matrimoniali con le case
regnanti di Austria e di Francia, sottraendosi in questo modo alla tutela della Spagna.
4.5 Genova e Venezia
Genova nel corso del Quattrocento aveva attraversato un periodo di decadenza ed era finita sotto il
controllo dei duchi di Milano e dei francesi. L’ammiraglio Andrea Doria, però, grazie alle sue imprese militari era riuscito a ottenere dall’imperatore Carlo V la libertà per la città e vi aveva fatto
nascere una repubblica, nella quale il potere era esercitato da un’oligarchia di ammiragli, armatori e
banchieri. I primi furono al servizio dell’Impero e della Spagna, mentre i banchieri fornirono ingenti prestiti ai sovrani spagnoli. Grazie ai guadagni ottenuti con l’attività finanziaria alcune grandi famiglie genovesi acquistarono feudi nel regno di Napoli e in Spagna.
Nel corso della seconda metà del Cinquecento Venezia dedicò tutte le sue energie a difendere
l’Adriatico e il Mediterraneo orientale dall’Impero ottomano. Ai primi del Seicento scoppiò un
conflitto giurisdizionale tra Venezia e il papa Paolo V, che ebbe come protagonista, dalla parte dei
Veneziani, Paolo Sarpi, un frate che aveva ricoperto importanti cariche ecclesiastiche. Lo scontro
finì con un compromesso, che in realtà fu un successo per lo Stato veneziano, che non si piegò a Ro-
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la diffusione della riforma e le resistenze
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.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . ma. Nel corso del Cinquecento il commercio nell’area del Mediterraneo ebbe una notevole flessione rispetto a quello che si svolgeva sull’Atlantico. Inoltre anche nel Mediterraneo i mercanti veneziani non furono in grado di sostenere la concorrenza dei paesi manifatturieri emergenti, come l’Inghilterra e l’Olanda.
B
percorso
4.6, 4.7Lo Stato pontificio e gli altri Stati
Nei primi decenni del Cinquecento Roma si distinse per il mecenatismo di due papi, Giulio II e Leone X, che arricchirono la città di splendidi edifici e chiese. Nel 1527, sotto il pontificato di Clemente
VII, la città fu però saccheggiata dai lanzichenecchi. A partire da Paolo III i pontefici si dedicarono a
un’opera di moralizzazione dei costumi del clero e della vita della società romana.
Amedeo VIII di Savoia, che aveva tra i suoi domini anche Torino, nel 1418 ottenne il titolo di
duca: può essere considerato il fondatore dello Stato di Savoia. Tra i suoi successori Emanuele Filiberto fu al servizio dell’Impero e della Spagna e si distinse per le sue capacità militari: poté così rafforzare lo Stato, di cui trasferì la capitale a Torino. Diede inizio anche a una serie di riforme, come
l’abolizione della servitù della gleba. Carlo Emanuele I, successore di Emanuele Filiberto, accentuò
l’italianizzazione dello Stato, acquistando altri territori in Italia e cedendo alla Francia alcune zone
al di là delle Alpi. Stati di piccola estensione ma di grande rilievo e prestigio culturale furono i ducati di Urbino, Ferrara e Mantova.
Sintesi dell’unità B5
5.1La Spagna cattolica di Filippo II
Il protestantesimo non penetrò in Spagna. Il figlio di Carlo V, Filippo II, ereditò la Spagna e i suoi
domini. A causa della lontananza di questi possedimenti e della loro disomogeneità, Filippo II diede
inizio a una politica centralizzatrice. Istituì, infatti, nuovi consigli, generali e territoriali, che avrebbero dovuto collaborare con i governatori e i viceré. Fissò la capitale a Madrid, dove fece costruire
la residenza dell’Escorial, monastero e palazzo reale. Filippo II, seguendo le orme del padre, cercò
di dare alla società spagnola una forte impronta cattolica. Per riuscirvi si servì anche dell’Inquisizione, ma impedì alle autorità ecclesiastiche ogni ingerenza nelle questioni che riguardavano l’Impero;
anche nelle relazioni con le potenze straniere mantenne sempre distinta la politica dalla religione.
Dal 1554 al 1570 Filippo II fu artefice di una serie di alleanze matrimoniali, che si conclusero con il
matrimonio fra il re di Spagna e Anna d’Austria, figlia dell’imperatore Massimiliano II.
5.2La Russia di Ivan il Terribile
In Russia Ivan IV assunse il titolo di zar e rafforzò il suo potere, limitando fortemente quello dei
nobili, i boiari. Attuò una politica espansionistica ad oriente, al di là del Volga, e verso il Baltico. Per
la durezza dell’azione svolta contro i boiari, Ivan IV fu chiamato il Terribile. Alla sua morte la dinastia dei Rjurikidi si estinse, a causa della mancanza di un degno successore. Il potere passò nelle
mani di Boris Godunov, un tartaro che Ivan IV aveva scelto come suo collaboratore. Boris istituì il
patriarcato di Mosca, indipendente da quello di Costantinopoli, rendendo la Chiesa ortodossa russa
autonoma, ma sotto l’influenza dello zar; inoltre, istituzionalizzò la servitù della gleba, che legava i
contadini alla terra. Nel 1601 comparve un uomo che, spacciandosi per Demetrio, un altro figlio di
Ivan IV, rivendicò il diritto al trono di Russia. Dopo aver trovato alcuni seguaci, formò un esercito
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Sintesi
Nel corso del Rinascimento Niccolò Machiavelli, basandosi sull’analisi della «realtà effettuale», osservò che la politica era una scienza, con proprie leggi, del tutto autonoma dalla morale. In seguito
allo studio del comportamento dei principi italiani, Machiavelli scrisse nel 1513 Il Principe, con il
quale delineò il ritratto di un principe che sapesse servirsi della forza e dell’astuzia, fosse cioè insieme leone e volpe. Il rapporto tra politica e cultura nelle corti era caratterizzato dal mecenatismo: in
cambio dell’aiuto ricevuto, i poeti, gli scrittori e gli artisti celebravano la generosità dei principi che
li ospitavano.
didattica
su misura
4.8Il Rinascimento e la politica
percorso
B
unità B5
la diffusione della riforma e le resistenze
nome .. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Classe
.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Data . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . che venne sconfitto dalle truppe di Boris; la morte improvvisa dello zar, però, spinse i boiari a chiamare Demetrio sul trono di Russia. Il suo regno durò solo due anni, poiché gli stessi boiari lo uccisero, con l’accusa di essere sostenitore dei cattolici e della Polonia.
5.3L’Inghilterra anglicana
In Inghilterra regnarono nel Cinquecento due grandi sovrani, Enrico VIII ed Elisabetta. Enrico VIII
attuò la centralizzazione dello Stato e separò la Chiesa d’Inghilterra da quella di Roma, diventando
lui stesso, con l’Atto di supremazia del 1534, il capo della Chiesa anglicana: seguì la soppressione di
tutti i monasteri e l’espropriazione dei loro beni. La più famosa vittima del conflitto tra Stato e Chiesa
fu Tommaso Moro che nel 1534, avendo rifiutato di accettare l’Atto di supremazia, fu arrestato, imprigionato e giustiziato. Alla morte di Enrico VIII, la cattolica Maria Tudor cercò di restaurare il cattolicesimo; alla sua morte un’altra cattolica, Maria Stuart, tentò invano di salire al trono e a Maria Tudor
succedette Elisabetta. Sotto il suo lungo regno crebbero la prosperità economica e la potenza navale
dell’Inghilterra. Elisabetta ripristinò l’autorità della Chiesa anglicana con l’Atto di uniformità, limitando le libertà religiose dei cattolici.
5.4La guerra tra Spagna e Inghilterra
didattica
su misura
Sintesi
Sotto il regno di Elisabetta, gli inglesi rafforzarono la loro presenza sull’Atlantico e si scontrarono
perciò con gli spagnoli. Nel 1588 la flotta di Elisabetta sconfisse nel canale della Manica quella di
Filippo II, che era stata orgogliosamente chiamata Invincibile Armata. La guerra proseguì fino al
1604 e si concluse con la vittoria degli inglesi, che conquistarono il predominio dei mari. Sull’Atlantico fu combattuto anche un altro genere di guerra: i corsari inglesi, tra i quali si distinse Francis
Drake, muniti di «lettere di corsa» del governo, cioè di un’autorizzazione, assalivano e depredavano
le navi spagnole, che tornavano dalle colonie cariche d’oro.
5.5La Riforma nei Paesi Bassi e nell’Europa del nord
La Riforma si diffuse anche in Danimarca, Svezia e Norvegia. Nelle 17 province che formavano i Paesi Bassi e che erano sotto il dominio spagnolo, il calvinismo trovò un terreno favorevole tra mercanti e
artigiani. Quando il cattolico re di Spagna, Filippo II, cercò d’impedirla con la forza, scoppiò la rivolta.
La repressione fu feroce, ma le province settentrionali (la più importante era l’Olanda), unite nella
Lega di Utrecht, resistettero e nel 1579 riuscirono a ottenere l’indipendenza, prendendo il nome di
Province Unite, mentre quelle meridionali (Fiandre e Brabante) restarono sotto il dominio spagnolo.
5.6 Protestanti e cattolici in Francia
In Francia i calvinisti, che erano chiamati ugonotti ed erano guidati dalla famiglia dei Borbone, lottarono a lungo contro i cattolici, guidati dai Guisa. I cattolici erano in maggioranza e avevano il loro
centro a Parigi, mentre gli ugonotti erano forti nelle regioni atlantiche, dove era sorta una nuova
borghesia. Scoppiarono una serie di guerre di religione che si risolsero parzialmente a favore degli
ugonotti. Nel 1572, in seguito al matrimonio fra Enrico di Borbone e Margherita, figlia di Caterina
de’ Medici, scoppiò il malcontento dei cattolici, che il 24 agosto, nella notte di san Bartolomeo, decisero di sterminare gli ugonotti. La lotta fra cattolici e ugonotti culminò in quella che fu definita la
«guerra dei tre Enrichi». Prevalse Enrico di Borbone, che si convertì al cattolicesimo e prese il nome
di Enrico IV. Nel 1598 emanò l’editto di Nantes, con cui garantì agli ugonotti la libertà di culto, tranne che a Parigi, e lasciò loro alcune roccheforti.
5.7, 5.8L’ultima guerra di religione in Europa: la guerra dei Trent’anni
Dal 1618 al 1648 l’Europa fu devastata dal flagello della guerra, combattuta in gran parte sul suolo tedesco: per la sua durata fu chiamata la guerra dei Trent’anni. Il conflitto ebbe uno svolgimento complesso. Può essere diviso in quattro fasi: la boemo-palatina, che vide lo scontro fra cattolici e protestanti; la danese, in cui la Danimarca entrò in guerra a fianco dei protestanti; la svedese, con l’intervento della Svezia contro l’imperatore e i cattolici; infine, la francese, in cui i paesi cattolici si divisero e la
Francia si schierò contro l’imperatore e la Spagna. La guerra si concluse con le paci della Vestfalia, con
le quali la Germania perse molti dei suoi territori di confine. All’Olanda e alla Svizzera fu riconosciuta
l’indipendenza. Le paci della Vestfalia segnarono anche la fine delle guerre di religione in Europa. In
Italia la guerra dei Trent’anni fu combattuta in Valtellina e nel Monferrato. La peste ne fu la più grave
conseguenza e infierì soprattutto in Germania e in Italia: il Milanese ne fu colpito nel 1630. Le conseguenze dell’epidemia provocarono una vera e propria crisi demografica nella società italiana.
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