Presentazione della “tre giorni” di Aperitivi verdi e pensanti, 6-7-8 Settembre 2013 6 settembre 2013 - di Oriella Savoldi Abbiamo voluto questi incontri per offrirci e offrire, insieme ad un aperitivo, una occasione di approfondimento, di scambio di pensieri e parole, su questioni importanti e di grande attualità per l'economia locale e nazionale. La crisi economica, ben oltre l'enfasi sui timidi segnali di ripresa richiamati dai giornali, resta senza precedenti nella storia recente e risulta ben più profonda persino di quella del ‘29, mentre permane l'inefficacia dei rimedi fin qui adottati e crescono disoccupazione di massa e impoverimento. Giudizio sostanzialmente condiviso nel Documento “UNA LEGGE DI STABILITA’ PER L’OCCUPAZIONE E LA CRESCITA “sottoscritto da CGIL, CISL, UIL e Confindustria nei giorni scorsi che chiedono al Governo di fare qualcosa per l'economia, per l'industria e il lavoro. E' manifesta, nella crisi in corso, l’incapacità del sistema produttivo di creare tanti posti di lavoro quanti sono stati persi. In questa situazione di crisi generalizzata che ha colpito i Paesi più industrializzati, che sta rallentando anche economie emergenti come l'India ed il Brasile, l'Italia vive una crisi particolare e risulta più in crisi di altri Paesi. L'Italia – ha ribadito in questi giorni l'Ocse, ente che riunisce i paesi più industrializzati, è l'unico Paese del G7 (Germania, USA, Canada, Francia, GB, Giappone, Italia) in recessione, con una previsione di calo del Pil per il 2013, dell'1,8%. Intanto, in questa situazione, aumentano vasti fenomeni di irregolarità e super sfruttamento. Una situazione inedita e affrontabile soltanto attraverso riforme strutturali, per le quali è essenziale una mano pubblica intelligente, capace di anticipare la domanda di beni e servizi, di orientare i comportamenti dei soggetti produttori di reddito. La questione non è di poco conto. Tanto più riferendoci al significato attribuito nell'antica Grecia alla parola economia, intesa come il governo della casa, governo dell'ambiente domestico, ovvero governo dell'ambiente in cui viviamo e da cui dipendiamo, nella propensione a viverebene. Così intesa l'economia è qualcosa di non riducibile esclusivamente alle dinamiche di mercato. Non solo, il mercato risulta essere la parte residuale dell’economia. La politica economica è qualcosa di più del mercato e dell’incontro tra domanda e offerta; assume contorni molto più ampi che investono la qualità del vivere e le condizioni che lo rendono possibile. In questa prospettiva, sono condizioni essenziali, sebbene non risolutive, l'equilibrio ambientale, il benessere sociale, la partecipazione alle decisioni, condizione che esprime il livello di civiltà della convivenza. La crisi ambientale ci consegna disastri, esodi di popolazioni costrette ad affrontare i danni causati da piogge violente, uragani, alluvioni, esondazioni, erosioni, sprofondamenti o, peggio, danni irrimediabili e abbandoni dei luoghi più esposti alle conseguenze dei cambiamenti climatici. Eventi estremi che, secondo un autorevole centro di ricerca tedesco, Germanwach, dal 1990 al 2009 hanno toccato quota 14.000, con 650.000 morti e oltre 2.000 miliardi di dollari di danni. Tuttavia, senza richiamare ulteriori analisi e dati, non occorre allontanarci poi tanto per cogliere quanto sta capitando per via del clima e del suo riscaldamento, a meno di voler continuare ad addebitare ai “capricci del tempo” i disastri che capitano vicini a noi, come suggeriva recentemente il titolo di un giornale locale. Senza scomodare la comunità scientifica internazionale, che, insieme all'UNEP (Il programma delle Nazioni Unite per L'ambiente), da tempo si prodiga in allarmi, ricordandoci che questi fenomeni sono strettamente legati alle attività umane, all'inquinamento di aria, acqua e suolo, basterebbe affidarci al buon senso per cogliere che qualcosa sta accadendo per via del clima. Per comprendere che per contenere il riscaldamento dell'atmosfera terrestre e mitigare i disastri, il cambio strutturale del clima va finalmente affrontato con serietà. Rimediare alla crisi ambientale è, in questo tempo di crisi, fare politica economica, industriale e creazione di lavoro buono. Significa adeguare gli stili di vita individuali e collettivi, modificare la produzione industriale, l’erogazione e il funzionamento dei servizi pubblici e privati verso un livello più sostenibile e rispettoso dell'ambiente, delle risorse disponibili in natura, consapevoli di come tutto questo rappresenti un campo inedito di ricerca, di progettazione, di sperimentazione, di attività e di occupazione. La Confederazione Sindacale Internazionale da tempo rivendica politiche capaci di promuovere l' “equa transizione” verso una economia più equa e sensata, più sostenibile (Green economy) e, contestualmente, affermare il “lavoro dignitoso” verso una trasformazione della società e dei processi accumulativi; per farlo è necessario partire dai bisogni di uomini e donne, abitanti di questa Terra, tutti indistintamente chiamati in causa, qui e altrove. La nuova conoscenza tecnologica disponibile e da scoprire è un processo che non può essere lasciato al caso, soprattutto in Italia in ragione delle sue debolezze, non imputabili alla carenza di conoscenza, piuttosto da ricercarsi nella struttura produttiva. Non basta sostenere la nuova tecnologia, o produzioni ad alto contenuto tecnologico; non basta l'affermazione sui mercati delle produzioni intelligenti; occorre favorire la transizione verso una economia più sensata, dinamica e sostenibile, anche al fine di evitare di consegnare il lavoro buono al di fuori dei confini nazionali. E qui, scontiamo ritardi enormi, più sul piano delle decisioni istituzionali, che non per la sensibilità a livello sociale. Tanto più considerando che oggi siamo in presenza di una domanda di sostituzione, cioè una domanda che interessa il sapere e il saper fare. Guardare alla domanda è importante; neanche agli imprenditori basta conoscere i brevetti o la nuova tecnologia per trasformare processi produttivi o produrre nuovi prodotti, beni e servizi. Inoltre, il gioco tra domanda e offerta è soggetto al vincolo estero e alla bilancia commerciale, che per l’Italia e la Lombardia è permanentemente in passivo, sia per i prodotti ad alta tecnologia e sia per i beni e servizi legati alla green economy. Se permane disoccupazione e lavoro povero si alimenta l'insoddisfazione, non la domanda, quand'anche cambiata. Ricordo che la risposta alla sovra produzione è stata la crisi. Formule quali: l'impresa italiana per tornare competitiva deve concentrarsi su produzioni ad alto contenuto di valore aggiunto, produzioni tecnologicamente avanzate per processo e prodotto, sono buone indicazioni a condizione che questa direzione assuma come punto di origine i bisogni umani, di donne e uomini, e la loro propensione al ben-essere. In altri termini, iniziative nel campo della green economy rappresentano un opportunità di sviluppo sostenibile a condizione di politiche pubbliche efficaci per l'economia reale e che prevalga, in primis, l'assunzione di responsabilità sociale da parte delle imprese. Questo presuppone di invertire la tendenza in atto rappresentata dalla mancata distribuzione della “ricchezza”, la sua concentrazione nelle mani di pochi, mentre aumentano poveri e impoverimento. Prevale invece da parte delle imprese italiane la tendenza ad importare sapere e conoscenza e a produrre beni e servizi a basso valore aggiunto. Per questo, in qualche modo, le conoscenza maturate dagli studenti sono troppo alte rispetto alla domanda delle imprese che operano in settori e ambiti in cui la conoscenza non è premiante. Accanto assistiamo al nascere di imprese “verdi”, che innovano orientate da incentivi e accessibilità dei mercati, ma per lo più senza ambizioni di prospettiva come invece richiede la trasformazione radicale del modello di sviluppo, attraverso una economia sostenibile, capace di cogliere i bisogni reali di donne e uomini in società complesse ed in continua evoluzione. In questa prospettiva, EXPO è un'occasione da non perdere a condizione che le scelte guardino alle filiere e alla sostenibilità dello sviluppo, dove la necessità di creare lavoro è condizione non superabile. Avendo osservato da vicino le scelte della Regione Lombardia, ma anche dei Governi Nazionali, mi pare che quest'ottica fin dall'inizio sia mancata. Fin dall'assegnazione da parte del BIE a Milano, quale sede dell'Esposizione universale, è prevalsa molta ambiguità nella presentazione del progetto. La promessa contenuta nel titolo: Nutrire il Pianeta. Energia per la vita, evocativa di grandi questioni del nostro tempo, è stata disattesa. EXPO ha rappresentato un veicolo per realizzare delle opere pensate da più di venta'anni, nate all'interno di una idea di sviluppo che la crisi ha svelato essere fallimentare. Quanto ai costi preventivati allora, non sono certo indifferenti, circa 25 miliardi fra opere essenziali e connesse; un importo che ha indotto molti a considerare che forse questi eventi vanno ripensati o superati. In realtà gli aspetti positivi ci sono: l' Esposizione Universale è un luogo di incontri, con arrivi da tutto il mondo di persone, questione non secondaria in tempi così esposti alla minaccia di nuove guerre e distruzioni. E' luogo di scambio di parole, di idee, di produzioni. E' in questo contesto che occorre coniugare industria, ricerca e sviluppo, anticipo della domanda e di ben-essere, per una prospettiva di lavoro e occupazione non limitata al tempo dell'esposizione che pure rappresenta una occasione di nuova occupazione (vedi accordo già firmato da cgil cisl e uil e federazioni del Commercio). Ora, considerando il fatto che l'esposizione nel 2015 si farà nonostante i tanti ritardi che l'hanno messa a rischio, e che, a dire il vero, non sono del tutto superati, mi pare importante richiamare alla necessità che i tanti progetti che concorrono alla realizzazione dell'evento, si pongano il problema di intercettare che cosa, come e chi concorre alla concreta realizzazione di uno sviluppo sostenibile, cambiando radicalmente l'attuale paradigma. Partendo dal tema dell'esposizione chiediamo a Andrea Calori, a Daniela Palma e a Andrea di Stefano di provare a raccontarci il loro punto di vista su questa occasione guardando al possibile sviluppo di filiere e iniziative capaci di dare nuovo impulso alla nostra economia nella direzione della sostenibilità sociale e del rispetto ambientale. Andrea Calori è docente e ricercatore presso il Politecnico di Milano su temi relativi al rapporto tra territorio e sviluppo e ha collaborato alla progettazione di EXPO2015. Daniela Palma è Prima ricercatrice dell'Enea nelle aree dell’economia dell’innovazione e dello sviluppo e dell’analisi della sostenibilità ambientale ed economica, è autrice di diversi articoli pubblicati in riviste e libri sia a livello nazionale che internazionale. Coordina dal 1999 le attività dell’Osservatorio Enea sull’Italia nella Competizione Tecnologica Internazionale. Andrea di Stefano, è docente di Economia e Giornalista Direttore della rivista Valori specializzata nei temi dell'economia sociale, della finanza etica e della sostenibilità, ha collaborato con Radio Popolare. Domani, 7 settembre, porremo al centro della riflessione i cambiamenti profondi che investono cosa, come e per chi produrre in un quadro di sviluppo sostenibile e di scelte economiche sottese alla creazione di lavoro. Ne discuterà Silvia Spera con Carmine Trecroci, Mario Agostinelli e Roberto Romano. Carmine Trecroci è docente di Economia all'Università degli studi di Brescia e Vice Presidente di Legambiente. Mario Agostinelli è stato Segretario Generale della CGIL Lombardia, Consigliere indipendente nel Consiglio Regionale lombardo, e ricercatore dell'Enea; ora Presidente dell'Associazione Energia Felice, impegnata nella promozione culturale, formazione e ricerca in materia di energie rinnovabili e dei beni comuni. Roberto Romano è ricercatore, sindacalista e giornalista, fa parte del Forum degli economisti della CGIL Nazionale, collabora con Sbilanciamoci e la rivista www.economiaepolitica.it. Per concludere nella terza serata con una riflessione che sarà introdotta e conclusa da Damiano Galletti, Segretario generale della Camera del Lavoro. Luca Mercalli, noto meteorologo e climatologo italiano, ricercatore storico del clima e autore di moltissimi testi, articoli e pubblicazioni su quotidiani e riviste in materia si soffermerà sulla realtà dei cambiamenti climatici da cui origina la necessità di transitare ad una economia più verde e sensata. Da questa realtà, Maria Luisa Venuta, docente presso l'Università Cattolica di Brescia e ricercatrice in materia di Sviluppo sostenibile su scala Urbana e regionale nonché dei processi di Ecoefficienza dei prodotti e dei sistemi produttivi si soffermerà sulla possibilità- opportunità di concretizzare lo Sviluppo Sostenibile. Al Sindaco di Brescia, Emilio del Bono, che ha indicato come centrali per l'Amministrazione del Comune di Brescia i temi dell'Ambiente, delle Bonifiche e della Città intelligente (Smart City), lasceremo il compito di illustrarci il quadro di iniziativa, presente e futura, cui intende lavorare la nuova amministrazione per il benessere di questa città. E di come intenda coniugare la sapienza di uomini e donne, di quelle realtà da sempre impegnate nel tessuto sociale, politico ed economico della città, e la necessità di nuova conoscenza, per rispondere ai tanti bisogni di cura, di lavoro, di servizi, di sviluppo sostenibile, che emergono in questo tempo difficili e che chiedono risposte coraggiose e, per lo più, inedite.