Indice 1 La radiazione solare 6 1.1 Lo spettro solare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 1.2 Componenti della radiazione solare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 1.2.1 9 Spettro solare standardizzato e Irradianza solare . . . . . . . 2 La sica delle celle solari 2.1 12 Caratteristiche di una cella fotovoltaica . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 2.1.1 Assorbimento della luce 14 2.1.2 Ricombinazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16 2.1.3 Trasporto dei portatori di carica . . . . . . . . . . . . . . . . 18 2.1.4 Equazioni dei semiconduttori . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20 2.1.5 Elettrostatica della giunzione pn . . . . . . . . . . . . . . . . 21 2.2 Funzione caratteristica della cella solare . . . . . . . . . . . . . . . . 23 2.3 Interpretazione delle caratteristiche I-V della cella solare . . . . . . . 26 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.3.1 Fotocorrente ed ecienza quantica . . . . . . . . . . . . . . . 2.3.2 Risposta spettrale 26 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27 2.3.3 Parametri delle celle solari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27 2.3.4 La cella solare: un generatore di corrente. Corrente di buio e tensione a circuito aperto 2.4 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28 2.3.5 Eetti delle resistenze parassite . . . . . . . . . . . . . . . . . 31 2.3.6 Dipendenza della cella solare dalla temperatura e dall'irradianza 32 Limiti dell'ecienza della conversione fotovoltaica: Bilancio dettagliato 32 2.4.1 All'equilibrio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32 2.4.2 Sotto illuminazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 2.4.3 Fotocorrente 35 2.4.4 Corrente di buio 2.4.5 Ecienza limitante . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37 2.4.6 Eetto del Band gap . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 38 2.4.7 Eetti dello spettro sull'ecienza . . . . . . . . . . . . . . . . 40 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 La simulazione solare: Le Normative UNI IEC 60904 3.1 UNI IEC 60904-1: 41 Misure delle caratteristiche tensione-corrente di dispositivi fotovoltaici. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.2 43 UNI IEC 60904-3 :Principi di misura per dispositivi solari fotovoltaici per uso terrestre, con spettro solare di riferimento. 3.3 36 . . . . . . . . . . IEC 90604-9:Requisiti prestazionali dei simulatori solari 3.3.1 Spectral match 43 . . . . . . . 44 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44 1 2 INDICE 3.3.2 Disuniformità di irradianza sul piano di prova . . . . . . . . . 45 3.3.3 Instabilità temporale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 45 4 Descrizione dell'apparato sperimentale 4.1 4.2 4.3 La simulazione dello spettro solare 47 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.1.1 Il simulatore Oriel Solar . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 47 4.1.2 Lo spettrometro Ocean Optics USB4000 . . . . . . . . . . . . 50 La caratterizzazione elettrica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53 4.2.1 Il Keithley 2400 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54 4.2.2 La cella di calibrazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60 Software di controllo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5.2 60 4.3.1 Interfaccia GPIB . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60 4.3.2 Il linguaggio G 62 4.3.3 Il software 2400 Sweep V Meas I gpib . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 Presentazione e analisi dei dati sperimentali 5.1 47 Verica delle prestazioni del simulatore solare . . . . . . . . . . . . . 63 65 65 5.1.1 Verica dello Spectral Match . . . . . . . . . . . . . . . . . . 66 5.1.2 Verica dell'uniformità spaziale . . . . . . . . . . . . . . . . . 69 5.1.3 Verica della instabilità temporale . . . . . . . . . . . . . . . 70 Verica delle caratteristiche I-V delle celle solari . . . . . . . . . . . . 71 5.2.1 Celle a tripla giunzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72 5.2.2 Le celle solari organiche 75 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 Conclusioni 78 A Proprietà fondamentali dei semiconduttori 80 A.1 Livello di Fermi e densità delle cariche nei semiconduttori intrinseci . 80 A.2 Elementi droganti e drogaggio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84 A.2.1 Drogaggio di tipo n . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84 A.2.2 Drogaggio di tipo p . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84 Bibliograa 89 Introduzione La conversione diretta della luce in potenza elettrica rappresenta probabilmente il più attraente tipo di conversione di energia. Negli ultimi anni la tecnologia fotovoltaica ha dimostrato di possedere le potenzialità per diventare il mezzo economicamente più vantaggioso per la conversione dell'energia solare su scala globale. In Figura 1 è possibile vedere l'andamento dell'ecienza di conversione dell'energia solare in funzione del tempo per dierenti tecnologie fotovoltaiche terrestri. Negli ultimi anni tale andamento è costantemente cresciuto con un rateo dell'ordine dello 0.5%-1% annuo, raggiungendo il valore massimo di ecienza pari a 43.5%, con delle celle multigiunzione sviluppate per il fotovoltaico a concentrazione, riportato recentemente da Solar Junction.[1] Figura 1: Andamento dell'ecienza delle celle solari per dierenti tecnologie fotovoltaiche.[2] 3 INDICE 4 In ambito fotovoltaico assume quindi un'elevata rilevanza determinare le caratteristiche e le prestazioni delle diverse tecnologie costruttive delle celle solari. Oltre a vericare la qualità delle celle nella conversione della radiazione luminosa in energia elettrica è importante valutare anche la loro resistenza agli agenti atmosferici. Queste prove dovrebbero essere eettuate sotto la radiazione solare diretta che, per evidenti motivi, non è però sempre disponibile e soprattutto non è costante, essendo soggetta a variazioni climatiche. I simulatori solari vengono incontro a queste esigenze e consentono di riprodurre, più o meno fedelmente, la radiazione solare. I vantaggi che i simulatori permettono di conseguire sono molteplici: non si è vincolati alla presenza del sole; si possono eseguire test per una durata superiore alle ore di luce di una giornata; si possono monitorare e variare gli altri parametri ambientali; si possono ripetere le prove nelle stesse identiche condizioni ogni qualvolta sia necessario; le prove possono essere riferite alle stesse condizioni indipendentemente da dove si trovi il luogo di misura. Il lavoro di tesi che ho sviluppato nel laboratorio di optoelettronica del dipartimento di Fisica dell'università di Cagliari ha avuto come obiettivo proprio l'installazione, la caratterizzazione e l'ottimizzazione di un setup sperimentale atto a simulare la radiazione solare. Tale simulatore solare è stato pensato per la ricerca scientica, per la verica delle prestazioni elettriche di prototipi di celle solari di piccola dimensione. Le prestazioni del simulatore solare sono state vericate seguendo le indicazioni di una normativa internazionale, UNI IEC 60904, che illustra procedure e parametri standard per certicarne la qualità e fornisce un metodo di classicazione di tali apparati strumentali. Ho quindi messo a punto il setup sperimentale, caratterizzato il simulatore in termini di uniformità spettrale , spaziale e temporale dell'irradianza, e implementato un software per l'acquisizione delle curve caratteristiche corrente-tensione di celle solari. Ho quindi ottimizzato il setup sperimentale per la raccolta dati e testato l'eettivo funzionamento del simulatore su due tecnologie di celle solari dierenti: due celle solari a tripla giunzione messe a disposizione dal Dott. Alessandro Cardini della sezione INFN del Dipartimento di Fisica dell'Università degli studi di Cagliari, e due celle solari organiche a colorante fabbricate dalla Dott.ssa Nathascia Lampis. La tesi è strutturata in cinque capitoli. Il primo capitolo fornisce una descrizione della risorsa solare con particolare riferimento allo spettro solare fuori dall'atmosfera terrestre e alle caratteristiche della radiazione solare al suolo. Nel secondo capitolo è descritta invece la teoria e la struttura delle celle solari esponendo nel dettaglio i parametri elettrici della cella e presentando i più comuni modelli matematici che ne approssimano il funzionamento e i fattori limitanti. Nel terzo capitolo viene data una descrizione delle normative vigenti in campo internazionale che disciplinano gli standard di classicazione in ambito fotovoltaico. Il quarto capitolo è incentrato sulla descrizione della strumentazione utilizzata per la simulazione dello spettro solare e per la caratterizzazione elettrica delle celle solari. In particolare un'intera sezione è dedicata alla descrizione del linguaggio di programazione LabVIEW utilizzato per implementare il software per la caratteriz- INDICE 5 zazione elettrica, e alla descrizione del funzionamento del software stesso. La tesi si conclude col quinto capitolo dove sono presentati ed elaborati i risultati sperimentali, a cui seguono le considerazioni nali sul lavoro svolto. Capitolo 1 La radiazione solare 1.1 Lo spettro solare Per stimare l'irradianza solare, cioè la quantità di energia radiante ricevuta dal sole per unità di area e di tempo, è necessario sapere come il usso dei fotoni della radiazione elettromagnetica è distribuito sui dierenti valori dell'energia.Il Sole emette la sua radiazione luminosa in uno spettro continuo nel range delle lunghezze d'onda che comprendono la componente ultravioletta, visibile e infrarossa dello spettro elettromagnetico. La Figura 1.1 mostra l'irradianza solare in funzione delle lunghezze d'onda in un punto esterno all'atmosfera della terra. L'irradianza solare è maggiore alle lunghezze d'onda del visibile, con un picco nel blu-verde. Il sole ha Figura 1.1: Lo spettro della radiazione solare. una temperatura superciale di circa 5800 K e il suo spettro di radiazione può essere approssimato a quello di un corpo nero alla stessa temperatura. Temperature più accurate di (5762 ± 50) K [3] e di (5730 ± 90) K accurato t dello spettro del sole. 6 [4] sono state proposte per un più CAPITOLO 1. In generale l'intensità della radiazione solare, un oggetto posto ad una distanza D Rsun è il raggio del sole, e H0 espressa in W/m2 , incidente su dal sole è data da H0 = dove 7 LA RADIAZIONE SOLARE Hsun 2 Rsun Hsun D2 (1.1) è la densità di potenza alla supercie del sole determinata dall'equazione di corpo nero di Stefan-Boltzmann Hsun = σT 4 dove σ = 5.67 × 10−8 J/m2 sK 4 (1.2) è la costante di Stefan-boltzmann, e T è la tempe- ratura del corpo nero. Sulla base di queste considerazioni la radiazione solare all'esterno dell'atmosfera della terra è calcolata usando la densità di potenza radiante alla supercie del sole, il raggio del sole, e la distanza tra la terra e il sole [5]. L'irradianza del sole sul- l'atmosfera esterna quando il sole e la terra sono spaziati di una unità astronomica 1 AU (distanza media terra-sole di 149 597 890 km) viene detta Il valore correntemente accettato per la costante solare è circa valore di 1367W costante solare. 1360 W m−2 . Un m−2 è promosso dalla World Metrological Organization (WMO), mentre la NASA, utilizzando satelliti articiali, ha migliorato la misura fornendo un valore di (1353 ± 21) W m−2 . 1.2 Componenti della radiazione solare La radiazione solare che attraversa l'atmosfera terrestre viene modicata. Le nuvole riettono la radiazione. L'ozono e l'ossigeno assorbono la radiazione con lunghezza d'onda inferiore a 190 nm, l'anidride carbonica e il vapore acqueo assorbono nel vicino infrarosso. Quando l'ossigeno assorbe radiazione ultravioletta a lunghezza d'onda corta si fotodissocia, producendo ozono. L'ozono assorbe fortemente la radiazione ultravioletta a lunghezze d'onda lunghe, nella banda tra 200 − 300 nm, e assorbe debolmente la radiazione visibile (Figura 1.2). Inoltre le gocce d'acqua e la polvere sospesa causano scattering. Il risultato di questi processi è la decomposizione della radiazione solare in componenti chiaramente dierenziate (Figura 1.3). La radiazione diretta , costituita da fasci di luce che non vengono riessi ne scatterati, raggiunge la supercie in linea retta senza subire deviazioni nel percorso Sole-Terra. La radiazione diusa è la parte di radiazione che viene scatterata dal cielo e dall'ambiente circostante. L'albedo è la radiazione riessa dal suolo. La radiazione totale che incide sulla supercie è la somma di queste tre componenti (diretta + diusa + albedo) e viene denita radiazione globale. Per tenere conto dell'attenuazione dell'irradianza spettrale è stato introdotto il concetto di massa d'aria (Air mass, AM ) denito come lo spessore di atmosfera standard attraversato in direzione perpendicolare alla supercie terrestre e misurato al livello del mare (Figura 1.4). La massa d'aria è denita come: AM = dove θ 1 cos θ è l'angolo rispetto alla verticale (angolo zenitale). (1.3) CAPITOLO 1. LA RADIAZIONE SOLARE 8 Figura 1.2: Confronto della radiazione all'esterno dell'atmosfera della terra con la quantità di radiazione solare che raggiunge la terra stessa. Figura 1.3: Le diverse componenti della radiazione solare.[6] L'indice esprime la quantità relativa di atmosfera che i raggi solari attraversano prima di arrivare al ricevitore. Lo spettro AM0 denota l'assenza di atmosfera; è lo spettro che si misura convenzionalmente alla distanza di 1UA dal sole, nello spazio libero. Le celle sui satelliti sono ottimizzate per uno spettro AM0. Lo spettro AM1, invece, è lo spettro che possiamo misurare su una supercie orizzontale al livello del mare con il sole che vi incide normalmente. Il calcolo per la massa d'aria presuppone che l'atmosfera sia uno strato orizzontale piano, ma a causa della curvatura dell'atmosfera, la massa d'aria non è del tutto uguale alla lunghezza del percorso atmosferica quando il sole è vicino all'orizzonte. Al sorgere del sole, l'inclinazione del sole rispetto alla posizione verticale è di 90 e la massa d'aria è innita, mentre la lunghezza del cammino chiaramente non è innita. CAPITOLO 1. 9 LA RADIAZIONE SOLARE Figura 1.4: Air Mass: porzione di atmosfera che la luce deve attraversare prima di colpire la Terra. Un'equazione che incorpora la curvatura della terra è [Kasten e Young, 1989] AM = Figura 1.5: 1 cos θ + 0.50572(96.07995 − θ)−1.6364 (1.4) Andamento dell'indice di air mass AM in funzione dello zenith angle . La relazione scritta sopra è valida al livello del mare. Per quote diverse l'AM viene ridotto del rapporto fra la pressione atmosferica locale e la pressione atmosferica standard a livello del mare. Ad AM1 la densità di potenza solare alla supercie terrestre in un giorno terso vale circa 1000 W/m2 mentre ad AM1.5 circa 970 W/m2 . L'eetto dell'atmosfera sullo spettro solare è mostrato in Figura 1.6 [7] per dierenti air mass per cielo terso a livello del mare mentre la Figura 1.7 mostra gli spettri ricavati da ASTM G173-03.[8] 1.2.1 Spettro solare standardizzato e Irradianza solare L'ecienza di una cella solare è sensibile alle variazioni della potenza e dello spettro della luce incidente. Per facilitare un confronto tra celle solari, misurate in diversi tempi e luoghi, sono stati deniti uno spettro e una densità di potenza CAPITOLO 1. LA RADIAZIONE SOLARE 10 Irradianza spettrale del sole per dierenti valori di air mass assumendo l'atmosfera standard U.S., 20 millimetri di vapore acqueo percettibili, 3.4 millimetri di ozono, e cielo terso.[Thekaekara, 1976] Figura 1.6: Figura 1.7: Spettro AM0 e AM1.5 con radiazione di corpo nero a T = 5800K .[8] standard per la radiazione al di fuori dell'atmosfera terrestre e sulla supercie della Terra. Lo spettro standard utilizzato per confrontare le performance delle celle solari è lo spettro AM1.5 (θ Terra viene distinto in e diusa) e = 48.2). AM 1.5G Lo spettro AM1.5 misurato sulla supercie della (spettro globale che comprende radiazione diretta AM 1.5D ( spettro che include solo la radiazione diretta). L'intensità AM 1.5D può essere approssimata riducendo lo spettro AM0 del della radiazione 28% (18% per l'assorbimento e il 10% di dispersione). Lo spettro globale è superiore del 10% rispetto allo spettro diretto. Va osservato che né lo spettro di riferimento diretto né lo spettro di riferimento globale integrati hanno un valore di esattamente 1000 W m−2 [9, 10, 27, 13]. Il comitato standard ASTM ha tentato di ottenere lo CAPITOLO 1. 11 LA RADIAZIONE SOLARE spettro globale ASTM G173 integrato a 1000 W m−2 usando il modello di irradianza spettrale open-source SMARTS 2 sviluppato da Gueymard [14, 15]. La comunità fotovoltaica, PV, ha arbitrariamente assunto il termine un sole per indicare una irradianza totale di 1000 W m−2 [11]. Gli spettri standard più diusi sono quelli pubblicati da Commission Internationale d'Eclairage (CIE), l'autorità mondiale sulle nomenclature e gli standard radiometrici e fotometrici. L'American Society for Testing and Materials (ASTM) ha pubblicato tre spettri, AM0, AM1.5 Direct e AM 1,5 Global per una supercie inclinata a 37. In Figura 1.8 sono mo- strate le dierenze tipiche tra gli spettri standard, diretto e globale. Lo spettro di riferimento globale, accettato a livello internazionale, si basa sull'atmosfera standard statunitense del 1962, con una distribuzione di aerosol rurale come input per un modello Monte Carlo ray-tracing sosticato per lunghezze d'onda no a 2500 nm e un modello spettrale diretto semplice non documentato per l'irradianza da 2500 nm a 4050 nm [12, 27, 13]. Figura 1.8: Spettri di riferimento Global, Direct, and AM0.[6] Capitolo 2 La sica delle celle solari L'oggetto di questo capitolo è l'analisi dei principi sici alla base del funzionamento delle celle solari. Data l'importanza, per la sica delle celle solari, delle proprietà dei semiconduttori, le nozioni base sui semiconduttori sono riassunte in appendice. Saranno qui descritte solo le proprietà dei semiconduttori che rendono possibile il processo di assorbimento della luce. Verranno analizzate le proprietà elettrostatiche della giunzione pn, e descritte le caratteristiche operative di base della cella solare, compresa la derivazione (basata sulla soluzione dell'equazione di diusione delle cariche minoritarie) di un'espressione per la caratteristica tensionecorrente di una cella solare ideale. Da tale derivazione è possibile denire le gure di merito delle celle solari, la tensione a circuito aperto Jsc , il ll factor FF, l'ecienza di conversione η, e Voc , la corrente di corto circuito l'ecienza di raccolta ηc . Inne saranno evidenziati alcuni argomenti rilevanti per la funzionalità delle celle solari. In particolare è analizzato il detailed balance per stabilire come band gap e spettro inuenzano l'ecienza delle celle solari. 2.1 Caratteristiche di una cella fotovoltaica Il fotovoltaico è la tecnologia che genera corrente continua (DC) dai semiconduttori quando sono illuminati da fotoni. Quando la luce incide su una cella solare, mentre è collegata ad un carico, questa genera energia elettrica. Le celle solari sono fatte di materiali semiconduttori. Gli elettroni della banda di valenza sono debolmente legati (per i dettagli si veda la trattazione generale sui semiconduttori in appendice). Quando un'energia, superiore al band gap del materiale, viene assorbita da un elettrone di valenza, i legami si rompono e l'elettrone è libero di muoversi nella banda di conduzione. La Figura 2.1 [6] mostra la struttura di una cella solare. Quando la cella è esposta alla luce del sole, i fotoni incidenti determinano la rottura dei legami e e pompano gli elettroni di valenza in banda di conduzione. Un contatto esterno raccoglie gli elettroni della banda di conduzione spingendoli verso il circuito esterno. Gli elettroni perdono la loro energia nel circuito esterno e vengono ripristinati alla cella solare tramite un secondo contatto, che li riporta alla banda di valenza con la stessa energia iniziale. 12 CAPITOLO 2. 13 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI Figura 2.1: Schema di una cella solare. In realtà una cella solare, progettata e costruita per assorbire l'energia proveniente dal sole e convertire la luce in energia elettrica, è semplicemente un diodo. Una semplice cella solare convenzionale è illustrata nella Figura 2.2 [6]. solare incide dall'alto sulla parte anteriore della cella solare. La luce Una griglia metalli- ca costituisce uno dei contatti elettrici del diodo e permette alla luce di cadere sul materiale tra le linee della griglia e quindi essere assorbita e convertita in energia elettrica. Uno strato antiriettente tra le linee della griglia aumenta la quantità di luce trasmessa al semiconduttore. Figura 2.2: Cella solare convenzionale. Il diodo si viene a creare quando un semiconduttore di tipo n ed uno di tipo p formano una giunzione, la giunzione p-n. L' altro contatto elettrico del diodo è formato da uno strato metallico sul retro della cella solare. Quando i fotoni hanno una energia suciente, superiore al band gap del materiale, possono creare un coppia CAPITOLO 2. 14 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI elettrone-lacuna. L'energia trasportata dai fotoni è espressa da: Eλ = dove λ è la lunghezza d'onda, h hc λ (2.1) è la costante di Planck e c la velocità della luce. Così, la natura spettrale della luce solare è uno degli aspetti fondamentali nella progettazione di celle solari [6]. 2.1.1 Assorbimento della luce La creazione di coppie elettrone-buca tramite assorbimento della luce è essenziale alle operazioni della cella solare. L'eccitazione di un elettrone dalla banda di valenza (lasciando una buca) direttamente alla banda di conduzione è detta assorbi- mento fondamentale. Sia l'energia che la quantità di moto della particella coinvolta nel processo dovrebbero essere conservati. pλ = h/λ, Poiché la quantità di moto del fotone, è piccolo confrontato con il momento cristallino (le lunghezze d'onda della luce sono dell'ordine del micrometro, 10−4 cm, mentre la costante reticolare è −8 cm), il processo di assorbimento del fotone eettivamente di pochi angstrom, 10 conserva il momento dell'elettrone. Il coeciente di assorbimento è proporzionale alla probabilità P12 della transizione dallo stato iniziale densità degli elettroni allo stato iniziale gC (E2 ). Vengono E2 − E1 = hν . nibili gV (E1 ), E1 allo stato nale E2, alla e a quella degli stati nali dispo- poi sommate tutte le possibili transizioni tra gli stati dove α(hν) ∝ X P12 gV (E1 )gC (E2 ) (2.2) In base al processo di assorbimento del fotone si distinguono due tipi di semiconduttori, quelli a gap diretto, come GaAs, GaInP, CdTe, e quelli a gap indiretto come il Si e il Ge (Figura 2.3). Nel meccanismo a gap diretto, l'elettrone nella banda di valenza ha energia E1 e quantità di moto E2 e quantità p1 ≈ p2 = p. tone l'elettrone avrà energia quindi conservato e si avrà p1 . In seguito all'assorbimento di un fo- di moto p2 . Il momento cristallino viene Spettro solare insieme al prolo dell'ecienza quantica di semiconduttori comunemente usati nelle celle solari. Figura 2.3: Nei semiconduttori a gap indiretto invece il massimo della banda di valenza si trova ad una quantità di moto diversa rispetto al minimo della banda di conduzio- CAPITOLO 2. 15 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI ne. Anché sia garantita la conservazione del momento dell'elettrone è necessario che la transizione sia assistita da una terza particella, il fonone, che rappresenta le vibrazioni reticolari, con bassa energia, ma quantità di moto relativamente alta. I semiconduttori a gap diretto hanno un coeciente di assorbimento più alto rispetto a quelli a gap indiretto. Come conseguenza la luce penetra più in profondità nei semiconduttori a gap indiretto. Nel processo sopra descritto, quando un elettrone viene promosso dalla banda di valenza a quella di conduzione rimane una lacuna caricata positivamente. Tale lacuna può essere riempita da un altro elettrone. La generazione di una lacuna in banda di valenza crea un mezzo tramite il quale le cariche possono essere trasferite. Sotto l'eetto di un campo elettrico, un elettrone in banda di valenza può rispondere al campo muovendosi al posto della lacuna; la nuova lacuna che viene conseguentemente a crearsi può essere riempita a sua volta da un altro elettrone di valenza e così via. Il movimento netto di elettroni in banda di valenza in direzione contraria a quella del campo elettrico è equivalente al movimento di un piccolo numero di lacune cariche positivamente nella direzione del campo stesso. Poiché in banda di valenza sono presenti molte meno lacune che elettroni è decisamente più conveniente pensare in termini di moto di lacune attraverso la banda di valenza. Figura 2.4: Generazione di una coppia elettrone-lacuna causata dall'assorbimento di un fotone [17]. Le lacune non sono concetti meramente immaginari ma sono reali tanto quanto gli elettroni poiché le proprietà di banda possono essere ugualmente descritte sia in termini di stati occupati che non occupati. La Figura 2.4 mostra la transizione di un elettrone dalla banda di valenza a quella di conduzione conseguente all'assorbimento di un fotone γ di energia hω . In questo processo il semiconduttore assorbe l'energia e la quantità di moto del fotone. Come risultato dell'eccitazione, in banda di conduzione vi sarà un nuovo elettrone di quantità di moto pe in banda di valenza una lacuna aggiuntiva di quantità di moto ed energia ph e mentre ed energia h . Il processo di eccitazione può dunque essere visto come la generazione di una coppia elettrone-lacuna del tipo γ → e + h. conservazione della quantità di moto γ = hω = e +h . Tale processo deve ovviamente soddisfare la pγ = pe + ph e la conservazione dell'energia Se però la coppia elettrone-lacuna generata viene rimossa lungo il medesimo percorso, non nascerà nessuna corrente poiché la coppia elettrone-lacuna è di per sé elettricamente neutra. È dunque necessario separare gli elettroni e le lacune ed estrarli lungo percorsi dierenti come visibile in Figura 2.5. CAPITOLO 2. 16 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI Elettroni in banda di conduzione e lacune in banda di valenza devono muoversi in direzioni opposte per produrre una corrente elettrica jQ [17]. Figura 2.5: Il rate di generazione delle coppie elettrone-lacuna (numero di coppie elettronebuca per cm3 per s) in funzione della posizione nella cella solare è dato da Z G(x) = (1 − s) (1 − r(λ))f (λ)α(λ)e−αx dλ (2.3) λ dove s è il fattore ombra causato dalla griglia, r(λ) Solo i fotoni con energia superiore a ne, ovvero quelli con lunghezza d'onda f (λ) x = 0. è l'indice di riessione, usso di fotoni incidenti. La luce del sole è assunta essere incidente per il EG contribuiscono alla velocità di generazioλ ≤ hc/EG . In alcuni casi un elettrone nella banda di conduzione può assorbire l'energia di un fotone, spostandosi in uno stato vuoto più alto nella banda di conduzione (allo stesso modo per le buche nella banda di valenza). Questo può accadere generalmente solo per fotoni con E < EG poiché il fattore di assorbimento delle cariche libere (free-carrier, fc ) aumenta all'aumentare della lunghezza d'onda, αf c ∝ λγ dove 1.5 < γ < 3.5 (2.4) [18] Nelle celle solari a singola giunzione dunque questo eetto può essere ignorato, ma può diventare rilevante nelle celle a multigiunzione, dove vengono messe in serie celle con EG via via più bassi per assorbire tutti i fotoni. Una trattazione più completa delle celle a multigiunzione è fornita in seguito. 2.1.2 Ricombinazione Nella analisi delle celle solari bisogna anche tenere conto del fatto che quando un semiconduttore non è all'equilibrio termico, in seguito a esposizione alla luce o al passaggio di corrente elettrica, le concentrazioni degli elettroni (n) e delle buche (p) tendono a riportarsi al loro valore d'equilibrio attraverso un processo chiamato ricombinazione. L'elettrone eccitato ricade dalla banda di conduzione alla banda di valenza, eliminando così una lacuna. I processi di ricombinazione più importanti sono tre: la ricombinazione attraverso trappole nella banda proibita, ricombinazione radiativa da banda a banda e ricombinazione Auger (Figura 2.6). La ricombinazione radiativa, in cui una lacuna reagisce con un elettrone e produce un fotone, è esattamente il meccanismo inverso dell'assorbimento. Il rateo di CAPITOLO 2. LA FISICA DELLE CELLE SOLARI Figura 2.6: 17 Processi di ricombinazione nei semiconduttori [6]. ricombinazione radiativa a cui gli elettroni e le lacune sono annichilate e i fotoni generati è proporzionale alla concentrazione di elettroni e di lacune Gγ = Re = Rh = Bne nh (2.5) dove B è il coeciente per la ricombinazione radiativa. Oltre alla ricombinazione radiativa esistono anche processi di ricombinazione non radiativa come la ricombinazione Auger e la ricombinazione da impurezze (ShockleyRead-Hall). Il processo di ricombinazione Auger coinvolge o due elettroni e una lacuna oppure due lacune ed un elettrone. In questo processo l'energia ed la quantità di moto persa, ad esempio, dall'elettrone che si ricombina con la lacuna viene trasferito al secondo elettrone. Se un elettrone assorbe l'energia, due elettroni e una lacuna partecipano alla reazione e il rate di ricombinazione sarà RAug,e = Ce n2e nh e sarà cospicuo per drogaggio di tipo n elevato. (2.6) Se una buca assorbe l'energia, il rate di ricombinazione sarà RAug,h = Ch n2h ne (2.7) e sarà cospicuo per drogaggio elevato di tipo p. Una cella solare pn richiede drogaggio. La ricombinazione Auger rappresenta quindi una perdita e in gran parte limita l'ecienza delle celle solari al silicio dove i coecienti di Auger sono dell'ordine di 1 ÷ 3 10−31 cm6 s−1 . La ricombinazione tramite impurezze, conosciuta anche come ricombinazione di ShockleyReadHall, è un meccanismo che predomina nei semiconduttori a gap indiretto; sfrutta la presenza di livelli nel gap dovuti ad impurezze e dissipa l'energia di ricombinazione in forma non radiativa, tramite fononi. Il rate di ricombinazione netto per unità di volume al secondo attraverso un singolo livello trappola (SLT) localizzato ad energia RSLT = E = ET all'interno del gap proibito, è dato da pn − n2i τSLT,n (p + ni e(Ei −ET )/kT ) + τSLT,p (n + ni e(ET −Ei )/kT ) (2.8) CAPITOLO 2. 18 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI dove il tempo di vita dei portatori è dato da τSLT = dove σ è la sezione d'urto di cattura, la concentrazione delle trappole. 1 σvth NT vth (2.9) la velocità termica dei portatori, NT La sezione di cattura rappresenta la probabilità che un portatore che viaggia nel reticolo venga intrappolato. Più è breve la vita del portatore più è alta la velocità di ricombinazione Se il materiale è di tipo p (p p0 ) RSLT . ≈ p0 n0 ), con iniezioni basse (n0 ≤ n e l'energia della trappola si trova circa a metà del gap energetico il rate di ricombinazione può essere scritto come: RST L ≈ n − n0 τSLT,n (2.10) Dove n rappresenta il numero di elettroni quando il materiale è sottoposto alla luce e n0 il numero di elettroni all'equilibrio termico. Si noti che la velocità di ricom- binazione dipende solamente dai portatori in minoranza (chiamati anche portatori limitanti). Ciò è dovuto al fatto che i portatori minoritari sono numericamente inferiori rispetto a quelli presenti in maggior numero e per la ricombinazione sono necessari entrambi. Se prevalgono le condizioni di alta iniezione (p RST L ≈ ≈ n p0 , n0 ) n p ≈ τSLT,p + τSLT,n τSLT,p + τSLT,n (2.11) In questo caso il tempo di ricombinazione è la somma del tempo di vita dei due portatori. 2.1.3 Trasporto dei portatori di carica Elettroni e lacune sono soggetti ai processi di diusione e di deriva. Il processo di deriva si verica quando il semiconduttore è soggetto a un campo elettrico uniforme. Le bande si piegano nella direzione del campo elettrico applicato. Gli elettroni nella banda di conduzione si muovono nella direzione opposta al campo, e le buche in banda di valenza si muovono nella stessa direzione del campo. Si genera una corrente (Figura 2.7). Diagramma a bande di un semiconduttore sottoposto ad una dierenza di potenziale. Le bande si piegano nella direzione del campo elettrico [6]. Figura 2.7: CAPITOLO 2. 19 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI L'accelerazione continua delle buche e degli elettroni nei cristalli semiconduttori è impedita da gli oggetti presenti all'interno del semiconduttore, con i quali le cariche scatterano e collidono. Questi oggetti includono le componenti atomiche del cristallo , ioni dopanti, difetti e anche i portatori stessi. A livello microscopico, l'andamento dei portatori non è rettilineo, ma l'eetto netto, in scala macroscopica, è che i portatori si muovono a una velocità costante vd , chiamata velocità di deriva, proporzionale al campo elettrico. ~ = |µ∇φ| |v~d | = |µE| dove (2.12) µ è la mobilità del portatore, E è il capo elettrico e φ il potenziale elettrostatico. µ è indipendente dal campo elettrico, salvo che per campi elettrici molto La mobilità forti, situazione che generalmente non si presenta mai nelle celle solari. Le espressioni della densità di corrente di deriva (drift ) per le lacune e per gli elettroni possono quindi essere scritte come: ~ = −qµp p∇φ J~pdrif t = qp~vd,p = qµp pE (2.13) ~ = −qµn n∇φ J~ndrif t = −qn~vd,n = qµn nE (2.14) I principali meccanismi che limitano la mobilità dei portatori sono il reticolo cristallino, e la dispersione dovuta a impurità ionizzate. Per basse concentrazioni di impurità la mobilità è limitata principalmente dalla diusione intrinseca dovuta al reticolo, con l'aumentare dell'impurità quella degli ioni diventa dominante. Bisogna notare, inoltre, che le lacune hanno una mobilità inferiore rispetto agli elettroni. La densità di corrente JQ è dunque proporzionale al campo elettrico applicato attraverso la conducibilità elettrica l'inverso della resistività ρ[Ωm]. σ= σ [Ω−1 m−1 ] o, in modo equivalente, attraverso ?? e 2.14) si ricava per la σ la relazione Dalla ( 1 = q (nµn + pµp ) ρ [Ω−1 m−1 ] (2.15) A temperatura ambiente la conducibilità di un semiconduttore intrinseco è generalmente molto bassa. Ad esempio per silicio intrinseco si ha e σ = 3 · 10−6 Ω−1 cm−1 ni = 1.02 · 1010 cm−3 a 300 K. La conducibilità aumenta con l'aumentare della temperatura e al diminuire del band gap. Il germanio, con un band gap di ha una conducibilità di gap di 1.42 eV , 2 · 10−2 Ω−1 cm−1 ha una conducibilità di 0.74 eV , mentre l'arseniuro di gallio, con un band 10−8 Ω−1 cm−1 , molti ordini di grandezza minore. Il processo di diusione dei portatori riguarda invece il naturale spostamento di elettroni e lacune da regioni dove la concentrazione è più alta verso regioni dove la concentrazione è più bassa. Le densità di corrente per questo fenomeno sono date dalle espressioni: dove Dp e Dn dif f j~p = −qDp ∇p (2.16) dif f j~n = qDn ∇n (2.17) sono i coecienti di diusione di lacune e elettroni, moltiplicati per il gradiente delle densità di portatori e q la carica dei portatori. All'equilibrio CAPITOLO 2. 20 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI termico la corrente di diusione e quella di deriva si bilanciano, annullandosi. La densità di corrente totale è quindi data da: ~j = ~jp + ~jn + ~jdisl dove Jdisl (2.18) è la corrente di dislocazione, che è generalmente ignorata nelle celle solari poiché dispositivi a corrente continua. ~ ∂D J~disl = . ∂t (2.19) 2.1.4 Equazioni dei semiconduttori Le operazioni di molti dispositivi a semiconduttore, includendo le celle solari, possono essere descritti dalle cosiddette equazioni dei dispositivi a semiconduttore, introdotte per la prima volta da Van Roosbroeck nel 1950 [19]. Una forma generale di queste equazioni è data da ~ = q(p − n + N ) ∇ · E (2.20) che rappresenta una forma dell'equazione di Poisson. Dove N è la carica netta dovuta ad agenti droganti ed altre impurità ionizzate. Le equazioni di continuità per elettroni e buche sono ∂p ~ ∇ · Jp = q G − Rp − ∂t ∂n ~ ∇ · Jn = q Rn − G + ∂t (2.21) (2.22) dove G è la velocità di generazione di coppie elettrone-lacuna e R la velocità di ricombinazione (dove è inclusa anche la generazione termica di coppie). Se si considera un semiconduttore uniformemente drogato, mobilità e coecienti di diusione sono indipendenti dalla posizione. Nell'ipotesi che la corrente scorra lungo la sola direzione x, e che il campo elettrico sia nullo (condizioni che valgono nelle regioni quasi neutre nella giunzione p-n della cella solare), le equazioni del semiconduttore possono essere scritte come: ~ dE q = (p − n + ND − NA ) dx d ~drif t ~dif f d ~ d2 p (Jp + Jp ) = qµp (pE) − qDp 2 = q(G − Rp ) dx dx dx 2 d ~drif t ~dif f d ~ + qDn d n = q(Rn − G) (Jn + Jn ) = qµn (nE) dx dx dx2 (2.23) (2.24) (2.25) Quando si considerano i portatori di carica minoritari (buche nei materiali di tipo n, elettroni nei materiali di tipo p) e a basse iniezioni di droganti (∆p ND , NA ) = ∆n la corrente di deriva può essere trascurata rispetto a quella di diusione. A basse iniezioni di drogante, R si semplica: R= R= np −np0 τn pN −pN 0 τp = = ∆np τn ∆pN τp (2.26) (2.27) CAPITOLO 2. Dove ∆np 21 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI è la concentrazione degli elettroni (portatori minoritari) in eccesso in una zona quasi neutra di tipo p, mentre ∆pN è la concentrazione delle lacune (portatori minoritari) in eccesso in una zona quasi neutra di tipo N. Se la corrente di deriva può essere ignorata si possono scrivere le equazioni di diusione dei portatori minoritari. Da queste si può notare che i due termini che costituiscono la corrente di diusione dei portatori minoritari in eccesso sono la generazione dovuta all'energia solare contro la ricombinazione. Da queste equazioni è possibile ricavare le concentrazioni dei portatori minoritari della cella solare in funzione. 2 ∆pN Dp d dx − 2 Dn d2 ∆np dx2 − ∆pN τp = −G(x) (2.28) ∆np τn = −G(x) (2.29) 2.1.5 Elettrostatica della giunzione pn Si immagini di porre un semiconduttore di tipo n a contatto con un semiconduttore di tipo p a formare quella che vien denita una giunzione pn. All'equilibrio termico non c'è usso netto di corrente e per denizione l'energia di Fermi deve essere indipendente dalla posizione. Vista la dierenza di concentrazione di lacune ed elettroni che si viene a creare fra i due tipi di semiconduttori, le buche diondono dalla regione di tipo p alla regione di tipo n dove la loro concentrazione è minore, e analogamente gli elettroni dionderanno dalla regione n a quella p. Il processo ad un certo istante si interrompe: le lacune che sono spostate nella regione n, lasciano nella regione p degli ioni negativi accettori, mentre gli elettroni lasceranno degli ioni positivi donatori nella regione n. Si crea un campo elettrostatico interno che blocca la diusione. All'equilibrio termico, le correnti di diusione e deriva per ogni tipo di carica sono bilanciate, quindi non c'è alcun usso netto di corrente. La regione di transizione dalla zona p alla zona n prende il nome di regione di svuotamento, (o regione di carica spaziale ) poiché eettivamente svuotata sia di elettroni che di lacune. Le regioni invece dove gli agenti droganti non sono ionizzati prendono il nome di regioni quasi neutrali. La dierenza di potenziale elettrostatico risultante dalla formazione della giunzione prende il nome di built in voltage Vbi e può essere ricavato eguagliando la corrente di diusione e quella di deriva all'equilibrio termico. L'equazione di Poisson per il diodo è data da: q + ∇2 φ = (n0 − p0 + N− A − ND ) dove φ è il potenziale elettrostatico, q l'ampiezza della carica dell'elettrone, la permittività elettrica del semiconduttore, degli elettroni all'equilibrio, (2.30) p0 e n0 la concentrazione delle buche e + N− A e NA la concentrazione di accettori e donori ionizzati. Possono essere fatte delle approssimazioni per avere una visione sica della formazione della regione di svuotamento. Si consideri il caso unidimensionale, (Figura x = 0. (−xN < x < xp ) si può assumere che n0 |NA − ND |, allora si può scrivere 2.8), di una cella solare con una giunzione metallurgica in Nella regione di svuotamento trascurabili rispetto a ∇2 φ = − q ND , ∇2 φ = q NA , per − xN < x < 0 per per0 < x < xp e p0 siano (2.31) (2.32) CAPITOLO 2. 22 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI Figura 2.8: Semplice struttura di una cella solare, giunzione pn in una dimensione.[6]. Nelle zone quasi neutrali si assume che il potenziale sia nullo: ∇2 φ = 0 per x ≤ −xN e per x ≥ xp La dierenza di potenziale elettrostatico attraverso la giunzione è la tensione può essere ottenuta integrando il campo elettrico, Z xp ~ dx = − E Z −xN −xN Ponendo xp φ(xp ) = 0 dφ =− dx Z ~ = −∇φ E (2.33) Vb i, e V (xp ) dφ = φ(−xN ) − φ(xp ) = Vbi (2.34) V (−xN ) si ottiene Vbi , V − qND (x + x )2 , N bi φ(x) = qNA 2 2 2 (x + xp ) , 0, x ≤ −xN −xN < x ≤ 0 0 ≤ x < xp x ≥ xp poiché il potenziale elettrostatico deve essere continuo in Vbi − (2.35) x = 0 e xN ND = xp NA qNA 2 qND 2 xN = x 2 2 p si ricava la larghezza della regione di svuotamento s WD = xN + xp = WD : 2 NA + ND ( )Vbi q NA ND (2.36) per condizioni di non equilibrio se si applica un potenziale V alla giunzione si ha s WD (V ) = xN + xp = 2 NA + ND ( )(Vbi − V ) q NA ND (2.37) In Figura 2.9 è rappresentato il diagramma a bande (a), il campo elettrico (b) e la densità di carica (c) per una cella solare all'equilibrio. Il bordo della banda di EC (x) = E0 − qφ(x) − χ, il bordo della banda di valenza è EV (x) = EC − EG . L'anità elettronica χ è l'energia minima necessaria conduzione è dato da dato da CAPITOLO 2. 23 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI Condizione di equilibrio in una cella solare: (a) bande di energia; (b) campo elettrico; (c) densità di carica. [6] Figura 2.9: per strappare un elettrone dalla banda di conduzione ed E0 è l'energia alla quale un elettrone è completamente libero da tutte le forze esterne. E' stata quindi descritta la struttura basilare di una cella solare: una giunzione pn costituita da due regioni quasi neutrali e da una regione di svuotamento. Generalmente la zona n è chiamata emettitore ed è quella maggiormente drogata e più sottile. La zona p invece è chiamata base e ha livelli di drogaggio più bassi. La base è anche chiamata regione di assorbimento, visto che la maggior parte della luce viene assorbita in essa dato lo spessore minimo della zona n. Vi è infatti una forte asimmetria tra le due regioni quasi neutrali sia a livello di struttura, sia per quanto riguarda il drogaggio che è molto più forte nella regione n. Questo per far si che gli elettroni eccitati nella zona p vengano raccolti dal campo elettrico della zona di carica spaziale e portati nella zona n. In seguito gli elettroni vengono trasferiti ad un carico collegato in parallelo alle celle fotovoltaiche. Il diodo viene utilizzato in maniera inversa rispetto a quelli impiegati nell'elettronica dove il campo elettrostatico della regione di svuotamento viene indebolito dalla tensione applicata con polarizzazione diretta, favorendo la corrente di diusione e lasciando di fatto passare la corrente imposta. 2.2 Funzione caratteristica della cella solare È possibile ricavare la funzione caratteristica della cella solare che leghi corrente e tensione dalle equazioni di diusione dei portatori minoritari. dobbiamo stabilire le condizioni limite ai contatti ohmici. A un contatto ohmico ideale si avrebbe si ricombina. ∆p (−WN ) = 0, Per fare questo x = −WN se avessimo ovvero nessun elettrone che Tuttavia è più realistico considerare una velocità di ricombinazione superciale eettiva che modellizzi gli eetti combinati del contatto ohmico e dello CAPITOLO 2. 24 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI strato di materiale anti-riettente (SiO2 nelle celle solari al silicio) il che implica: ∆p (−WN ) = dove SF,ef f Dp d∆p SF,ef f dx per x = −WN (2.38) è la velocità di ricombinazione eettiva di supercie, che dipende anche dalla polarizzazione della cella. Per SF,ef f → ∞, ∆p → 0 si ritorna alla condizione del contatto ohmico ideale. Dall'altro estremo del dispositivo, a x = Wp vi è l'altro contatto ohmico, che ∆n(Wp ) = 0. Per limitare la presenza può essere trattato anche come ideale. Allora di elettroni viene aggiunta nella cella solare una zona sottile a più alto drogaggio di donatori, chiamata Back Surface Field (BSF). Questa aumenta la probabilità che i portatori minoritari vengano raccolti. In questo caso si ha ∆n (Wp ) = Dn d∆n SBSF dx per x = Wp Si valutano inoltre le condizioni limite alla giunzione, a (2.39) x = −xN e x = xp . Le condizioni al contorno vengono indicate come la legge della giunzione. In condizioni di equilibrio, senza illuminazione e voltaggio applicato, l'energia di Fermi EF rimane costante con la posizione. In condizioni di non equilibrio, quando è applicata una tensione di bias, è invece utile introdurre il concetto di energie di quasi-Fermi. È stato dimostrato in precedenza che all'equilibrio la concentrazione dei portatori è legata all'energia di Fermi. In condizioni di non equilibrio, si ottengono relazioni simili. Assumendo il semiconduttore non degenere, p = ni e(Ei −Fp )/kT (2.40) (FN −Ei )/kT (2.41) n = ni e In condizioni di equilibrio Fp = FN = EF . In condizioni di non equilibrio, assu- mendo che le concentrazioni dei portatori in maggioranza ai contatti mantengano i loro valori di equilibrio, la tensione applicata può essere scritta come qV = FN (−WN ) − Fp (Wp ) (2.42) Tuttavia nelle regioni quasi neutrali le concentrazioni di portatori maggioritari rimangono pressoché costanti. La quasi-energia di Fermi della banda di conduzione nella zona di tipo n rimane quindi costante e si può scrivere e analogamente nella zona p Fp (xp ) = Fp (Wp ). FN (−WN ) = FN (−xN ) Assumendo che entrambe le energie di quasi-Fermi rimangano costanti nella regione di svuotamento, si può scrivere: qV = FN (x) − Fp (x) precedenti per −xN lg x lg < xp , (2.43) cioè, ovunque all'interno della regione di svuota- mento. Dalle relazioni precedenti è possibile ricavare le leggi di giunzione, le condizioni limite ai lati della regione di carica spaziale, cioè le concentrazioni dei portatori minoritari ai capi della regione di svuotamento: pN (−xN ) = n2i (qV /kT ) e ND np (−xp ) = n2i (qV /kT ) e NA (2.44) CAPITOLO 2. 25 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI Ricavate le condizioni nei punti chiave del dispositivo, −WN , −xN , xp eWp . È quindi possibile risolvere le equazioni dierenziali di diusione dei portatori minoritari, calcolando le concentrazioni delle lacune e degli elettroni minoritari in eccesso, tenendo conto che G(x) può essere scritta nella cella solare come: Z G(x) = (1 − s) (1 − r(λ))f (λ)α(λ)e−α(x+WN ) dλ (2.45) λ si risolve l'equazione dierenziale Dp d2 ∆pN ∆pN = − G(x) 2 dx τp (2.46) da cui si ottiene ∆pN = AN sinh[(x + xN )/Lp ] + BN cosh[(x + xN )/Lp ] + ∆p0N (x) dove Lp è la lunghezza di diusione dei portatori minoritari, denita (Dp τn )1/2 . La soluzione particolare ∆p0N dovute a G(x),è data da: Z τp 0 (1 − r(λ))f (λ)α(λ)e−α(x+WN ) dλ ∆pN = −(1 − s) 2 2 λ Lp α − 1 Con procedimento analogo si può ricavare l'espressione per zioni al contorno è possibile ricavare i termini AN e ∆np . (2.47) come Lp = (2.48) Usando le condi- BN . ∆np = Ap sinh[(x − xp )/Ln ] + Bp cosh[(x − xp )/Ln ] + ∆n0p (x) (2.49) Ora che sono state ricavate le espressioni per i portatori minoritari in eccesso, si può scrivere la formula delle correnti dei portatori minoritari nelle regioni quasi neutre (valide nelle regioni dove sono minoritari) con la convenzione del segno positivo per la corrente, visto che la cella solare si considera come una batteria: d∆pN J~p (x) = −qDp per − WN ≤ x ≤ −xN dx d∆np J~n (x) = qDn per xp ≤ x ≤ Wp dx (2.50) (2.51) queste sono solo correnti di diusione, visto che come discusso in precedenza il campo elettrico è trascurabile nelle regioni quasi neutre. La corrente totale della cella solare è data da: I = A[Jp (x) + Jn (x)] dove A è l'area della cella solare. In questo caso Jp e Jn (2.52) Questa formula è valida in tutta la cella. esprimono solo la corrente della buca nella regione n e la corrente dell'elettrone nella regione p, non entrambe nello stesso punto. Per avere un'espressione della corrente in forma generale che tenga anche conto della regione di svuotamento, si integra l'equazione di continuità degli elettroni sulla regione di svuotamento: CAPITOLO 2. xp Z −xN dJ~n dx dx = J~n (xp ) − J~n (−xN ) = q dx da questa espressione si ricava binazione R(x) 26 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI J~n (−xN ), Z xp [R(x) − G(x)]dx (2.53) −xN considerando che la velocità di ricom- può essere approssimata considerandola costante nella regione di carica spaziale. Sostituendo l'espressione di J~n (−xN ) nell'espressione della corrente totale si ottiene WD ni qV /2kT I = A Jp (−xN ) + Jn (xp ) + JD − q (e − 1) τ dove Jn (xp ) e Jp (−xN ) sono la correnti minoritarie, JD (2.54) è la densità di corren- te dovuta alla generazione di coppie elettrone lacuna nella zona di svuotamento, e l'ultimo termine rappresenta la ricombinazione sempre nella regione di carica spaziale. Le soluzioni delle equazioni di diusione delle cariche minoritarie (Equazioni 2.47 e2.49) possono essere usate per valutare la densità di corrente delle cariche minoritarie. Tramite alcuni passaggi algebrici si arriva ad un espressione nale della corrente: I = ISC − Io1 (eqV /kT − 1) − Io2 (eqV /2kT − 1) dove ISC (2.55) è la corrente di corto circuito (short-circuit) costituita dai contribuiti del- l'energia solare nella regione n, in quella p e nella regine di carica spaziale. I termini con segno negativo invece indicano le correnti di saturazione di buio dovute alla ricombinazione: Io1 nelle regioni quasi neutrale e quest'ultima dipende dalla polarizzazione. Io2 nella regione di svuotamento, Le espressioni di queste correnti sono piuttosto complicate, e dipendono da vari parametri, come la struttura della cella, il materiale utilizzato e le condizioni operative. Tuttavia è stata data un idea di come si possa arrivare alla relazione generale, che può permetterci di capire il funzionamento della cella solare. Da una parte abbiamo il contributo positivo della luce solare, dall'altra quello negativo delle correnti di saturazione di buio dovute alla ricombinazione. 2.3 Interpretazione delle caratteristiche I-V della cella solare 2.3.1 Fotocorrente ed ecienza quantica La fotocorrente generata da una cella solare, sotto illuminazione in condizioni di corto circuito, è dipendente dalla luce incidente. La densità di fotocorrente, Jsc , QE(E), che è legata allo spettro incidente tramite l'ecienza quantica della cella rappresenta la probabilità che un fotone di energia E = hν induca una transizione elettronica nel circuito esterno. Allora Z Jsc = q dove q (2.56) bs (E) è la densità del usso di fotoni incidenti, cioè E + dE incidenti sull'unità di area nell'unità di tempo. è la carica dell'elettrone, il numero di fotoni di energia bs (E)QE(E)dE CAPITOLO 2. 27 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI Dal momento che la densità di corrente Jsc è ottenuta integrando il prodotto della densità dei fotoni per l'ecienza quantica QE sull'energia del fotone, sarebbe preferibile avere una elevata ecienza quantica in cui la densità di energia del fotone è alta. L'ecienza quantica di una cella (Figura 2.10) a sua volta dipende dall'ecienza della separazione di carica, dal coeciente di assorbimento del materiale della cella, e dall'ecienza di raccolta della carica nel dispositivo. Spettro solare insieme al prolo dell'ecienza quantica di semiconduttori comunemente usati nelle celle solari. Figura 2.10: 2.3.2 Risposta spettrale 2.3.3 Parametri delle celle solari Il regime di funzionamento della cella solare è nell'intervallo di polarizzazione, tra 0 e VOC , dove la cella eroga potenza. La densità di potenza della cella è data da P = JV (2.57) P raggiunge un massimo nel punto di massima potenza, che avviene ad una certa V = Vm corrispondente alla densità di corrente J = Jm (Figura 2.11). di massima potenza individua un rettangolo la cui area, data da Il punto Pm = Vm Jm , ? corrisponde al rettangolo più largo per ogni punto sulla curva I-V [ ]. Il punto di massima potenza si ottiene dierenziando la 2.57 per da VOC e JSC V = Vm . Il rettangolo denito fornisce un riferimento conveniente per descrivere il punto di massima potenza. Il Fill Factor, più comunemente noto nella forma abbreviata FF, è una misura della quadratura della caratteristica I-V, ed è sempre minore di 1. Questo è il rapporto delle aree dei due rettangoli mostrati in Figura 2.11 o FF = Jm Vm Pm = JSC VOC JSC VOC (2.58) CAPITOLO 2. Figura 2.11: 28 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI Caratteristiche currente-tensione (nero) e potenza-tensione (grigio) di una cella ideale.[16] La più importante gura di merito per una cella solare è l'ecienza di conversione di potenza, η, denita come η= La potenza incidente Pin F F VOC JSC Pm = Pin Pin (2.59) è determinata dalle proprietà dello spettro della luce inci- dente sulla cella solare. Queste quantità JSC , VOC , F F e η deniscono le prestazioni di una cella solare, e sono quindi le sue caratteristiche principali. Per un confronto eettivo, tutti questi parametri devono essere espressi in condizioni di test standard (Standard Test Conditions, STC) : 1. Irradianza: 1000 W/m2 ; 2. Spettro solare: AM 1.5; 3. Temperatura cella: 25 ◦C. L'energia prodotta da una cella fotovoltaica in STC è nota come potenza di picco della cella solare [Wp ]. La Figura 2.12 illustra la correlazione tra JSC e VOC insieme con la massima ecienza per una cella solare. I valori nella Tabella 2.1 per le celle solari principali mostrano che le celle con maggiore JSC tendono ad avere una bassa VOC . Questa è una conseguenza del band gap dei materiali semiconduttori. In generale, nelle applicazioni fotovoltaiche pratiche, si cerca di avere un compromesso tra la fotocorrente e la tensione. 2.3.4 La cella solare: un generatore di corrente. Corrente di buio e tensione a circuito aperto Quando è presente un carico si sviluppa una dierenza di potenziale tra i terminali della cella. Questa dierenza di potenziale genera una corrente che agisce in CAPITOLO 2. 29 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI Figura 2.12: Andamento della JSC su VOC per le celle listate in Tabella 2.1. A causa del band gap, i materiali con alta VOC tendono ad avere bassa VOC . Cella Area (cm ) 2 VOC (V ) JSC (mAcm2 ) FF Ecienza (%) Si cristallino 4.0 0.706 42.2 82.8 24.7 GaAs cristallino 3.9 1.022 28.2 87.1 25.1 Si poli 1.1 0.654 38.1 79.5 19.8 Si amorfo 1.0 0.887 19.4 74.1 12.7 CuInGaSe2 1.0 0.669 35.7 77.0 18.4 CdTe 1.1 0.848 25.9 74.5 16.4 Tabella 2.1: Prestazioni di alcuni tipi di celle fotovoltaiche [Green et al., 2001]. direzione opposta alla direzione della fotocorrente, e la corrente netta viene ridotta dal suo valore di corto circuito. in analogia con la corrente tensione applicata, o di Questa corrente inversa è detta corrente di buio, Idark (V ) che uisce attraverso il dispositivo sotto una bias, V nel buio. Diverse celle solari si comportano come un diodo al buio, ammettendo una corrente molto maggiore in condizione di polarizzazione diretta (V > 0) rispetto alle condizioni di polarizzazione inversa Per un diodo ideale, la densità di corrente di buio Jdark (V ) varia come Jdark (V ) = Jo (eqV /kB T − 1) dove kB (V < 0). è la costante di Boltzmann, T è la temperatura assoluta e (2.60) Jo una costan- te. La risposta corrente tensione complessiva della cella, cioè la sua caratteristica tensione-corrente, può essere approssimata come la somma della fotocorrente di corto circuito e la corrente di buio (Figura 2.13). Per convenzione, in ambito fotovoltaico, il segno della corrente e della tensione è preso positivo. Allora la densità di corrente netta che uisce nel circuito alimentato da una cella solare è J(V ) = JSC − Jdark (V ) (2.61) che diventa , per un diodo ideale, J = JSC − Jo (eqV /kB T − 1). (2.62) CAPITOLO 2. Figura 2.13: 30 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI Curva tensione corrente per un diodo ideale in condizione di buio e illuminazione. Quando i contatti sono isolati, la dierenza di potenziale ha il suo massimo valore, la tensione di corto circuito VOC , che è equivalente alla condizione in cui la corrente di corto circuito e la corrente di buio si annullano esattamente. Da questo segue che per un diodo ideale VOC La VOC kT ln = q JSC +1 Jo cresce logaritmicamente con l'intensità della luce. La Figura 2.13 mo- stra che la cella genera potenza quando la tensione è compresa tra V <0 (2.63) 0 e VOC . A la cella agisce come un fotodetector, consumando la potenza per generare la fotocorrente. Elettricamente la cella solare è equivalente ad un generatore di corrente in parallelo con un diodo resistivo (Figura 2.14). È questo diodo che ssa la fototensione Figura 2.14: La cella solare è equivalente ad un generatore di corrente in parallelo con un diodo resistivo permettendo alla fotocorrente di attraversare il carico. Quando illuminata, la cella solare produce una fotocorrente proporzionale all'intensità della luce. Questa fotocorrente viene divisa tra la resistenza variabile del diodo e del carico, in un rapporto che dipende dalla intensità della luce e dalla resistenza del carico. CAPITOLO 2. 31 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI 2.3.5 Eetti delle resistenze parassite Nelle celle reali la potenza viene dissipata attraverso la resistenza dei contatti e attraverso le correnti di dispersione intorno ai lati del dispositivo. Elettricamente, questi eetti sono equivalenti a due resistenze parassite in serie (Rs ) e in parallelo, o di shunt, (Rsh ) con la cella (Figura 2.15). Le resistenze di serie e parallelo riducono Figura 2.15: il ll factor. Quindi per avere una cella eciente è preferibile avere una e una Rsh Rs piccola più grande possibile (Figura 2.16) Eetto di (a) incremento della resistenza in serie e (b) riduzione della resistenza in parallelo sulla curva tensione-corrente. In entrambi i casi, la curva esterna ha Rs = 0 e Rsh = ∞. In pratica gli eetti dell'allontanamento dal comportamento ideale portano ad una riduzione del ll factor della cella. Figura 2.16: La resistenza in serie di una cella solare ha tre cause: la circolazione della corrente attraverso l'emettitore e la base della cella solare; la resistenza di contatto tra il contatto del metallo e il silicio; la resistenza dei contatti metallici superiori e posteriori. Valori eccessivamente elevati della resistenza di serie, oltre a provocare una riduzione del ll factor, possono anche ridurre la corrente di corto circuito. Le perdite di potenza dovute alla presenza della resistenza in parallelo sono tipicamente dovute a difetti di fabbricazione. Una bassa resistenza di shunt provoca perdite di potenza a celle solari, fornendo un percorso alternativo per la corrente generata. Tale deviazione riduce la quantità di corrente che uisce attraverso la giunzione della cella solare e riduce la tensione. L'eetto della resistenza è particolarmente importante a bassa illuminazione. In presenza di entrambe le resistenze CAPITOLO 2. 32 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI l'equazione del diodo diventa V + JAR s J = Jsc − Jo eq(V +JARs )/kT − 1 − . Rsh (2.64) 2.3.6 Dipendenza della cella solare dalla temperatura e dall'irradianza I principali eetti della temperatura su una cella solare derivano dalla dipendenza della tensione di circuito aperto VOC dalla temperatura stessa, che può essere descritta da: VOC (TC , G) = VOC + w(TC − 25) dove TC è la temperatura di funzionamento della cella, tensione di circuito aperto a STC, e non è noto un preciso valore di w w= dove Eg0 w = dVOC /dT G (2.65) è l'irradianza, VOC è la è il coeciente di temperatura. Se misurato, può essere usata la seguente espressione: VOC − Eg0 − γkB TC TC è il gap di energia del materiale a 0 K, (2.66) kB TC è l'energia termica e una costante ( settata a tre per il silicio ) [21]. La temperatura della cella TC γ è può essere calcolata come: N OCT − 25 G (2.67) 1000 dove Ta è la temperatura ambiente, N OCT è la temperatura nominale di funzionamento della cella (Nominal Operating Cell Temperature ) e G è l'irradianza. Se ◦ NOCT non è nota, per le celle al silicio un valore ragionevole è 48 C [21]. La gura TC = Ta + 2.17 mostra la dipendenza dalla temperatura della caratteristica I-V di una cella solare, in condizioni di misura STC. Un aumento della temperatura della cella solare corrisponde ad una diminuzione della tensione VOC . D'altra parte, una variazione della temperatura non corrisponde ad una apprezzabile variazione della corrente di corto circuito. La dipendenza della caratteristica I-V di una cella solare dall'irradianza è mostrata in Figura 2.18. Un decremento dell'irradianza porta ad una diminuzione sia della tensione di circuito aperto che della corrente di corto circuito. 2.4 Limiti dell'ecienza della conversione fotovoltaica: Bilancio dettagliato Uno dei limiti sici alle prestazioni delle celle fotovoltaiche deriva dal principio del detailed balance. 2.4.1 All'equilibrio Consideriamo la cella al buio, in equilibrio termico con l'ambiente circostante. Assumendo che l'ambiente irradia come un corpo nero a temperatura Ta questo produrrà un usso spettrale di fotoni in un punto s della supercie della cella solare CAPITOLO 2. LA FISICA DELLE CELLE SOLARI Figura 2.17: 33 Caratteristica I-V di una cella solare: dipendenza dalla temperatura. Figura 2.18: Caratteristica I-V di una cella solare: dipendenza dall'irradianza. La temperatura è settata βα (E, s, θ, φ) , che integrato rispetto alle direzioni rappresenta il usso incidente dei a 25 ◦C fotoni termici normale alla supercie di un cella solare 2Fa bs (E) = 3 2 h c dove Fa questo caso E2 eE/kB Ta − 1 (2.68) rappresenta un fattore geometrico, che dipende dal range angolare, in Fa = π assumendo che la radiazione dall'ambiente è ricevuta su un emisfero. L'equivalente densità di corrente assorbita dall'ambiente è jass = q(1 − R(E))a(E)ba (E) (2.69) CAPITOLO 2. 34 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI dove a(E) è la probabilità che un fotone di energia E venga assorbito, è nota come assorbanza e dipende dal coeciente di assorbimento del materiale e dalla lunghezza del cammino ottico attraverso il dispositivo. R(E) rappresenta invece la probabilità che il fotone venga riesso. La densità di corrente jass è equivalente al usso di fotoni assorbiti se ogni fotone di energia E genera un elettrone. Per ottenere la corrente totale per fotone assorbito la densità di corrente dovrebbe essere integrata rispetto alla supercie del collettore solare. jass Il risultato dipende dall'interfaccia che è a contatto con la supercie reale, aria o altri materiali con diversi indici di rifrazione. Nel caso di un riettore perfetto in contatto con la supercie della cella la corrente equivalente per fotone termico assorbito è qA(1−R(E))a(E)ba (E). jass = In questo caso le aree del fotone termico e del fotone solare assorbito sono le stesse, e l'ecienza del dispositivo è quella massima. Come il fotone viene assorbito, la cella emette fotoni termici per emissione spontanea (Figura 2.19 ). Questa emissione è necessaria per conservare uno stato stazionario. Figura 2.19: Assorbimento ed emissione spontanea. Nell'emissione spontanea, o ricombinazione radioattiva, l'atomo tende a diseccitarsi spontaneamente dal livello 2, stato eccitato, al livello 1, stato fondamentale, emettendo un fotone. Quando la cella è all'equilibrio termico con l'ambiente circostante, avrà una temperatura Ta ed emetterà radiazione termica a questa temperatura. Se è l'emis- sività (o probabilità di emissione di un fotone di energia E) la densità di corrente equivalente per fotone emesso attraverso la supercie della cella è dato da jrad = q(1 − R(E))(E)ba (E). Per mantenere la condizione di stazionarietà le densità di corrente (2.70) jass e jrad devono bilanciarsi e quindi (E) = a(E). (2.71) Questo è il risultato del detailed balance. 2.4.2 Sotto illuminazione Una trattazione analoga può essere fatta quando la cella non si trova più all'equilibrio termico, ma viene illuminata. In questo caso la densità di corrente per CAPITOLO 2. 35 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI fotone assorbito include il contributo dovuto ai fotoni termici: Fs jass = q(1 − R(E))a(E) bs (E) + 1 − ba (E) Fe dove bs (E) (2.72) è il usso di un fotone solare. A causa dell'illuminazione, parte della popolazione degli elettroni presenta energia potenziale elettrochimica innalzata, e il sistema sviluppa un potenziale chimico ∆µ > 0. Sotto queste condizioni l'emissione spontanea è incrementata e il rate di ∆µ. β(E, s, θ, φ) per temperatura TC e emissione dipende da Il usso di fotoni corpo che si trova a di rifrazione ns , unità di area e angolo solido, emesso da un ∆µ in 0 ≤ θ ≤ θc potenziale chimico integrato sul range di angolo solido un mezzo di indice determina il usso radiativo normale alla supercie 2n2 be (E, ∆µ) = Fe 3 s2 h c Per la legge di Snell E2 Fe = πn20 /n2s . n0 = 1, Fe × n2s = Fa = π 2Fa E2 be (E, ∆µ) = 3 2 h c eE−∆µ/kB Ta − 1 Se la cella è a contatto con l'aria, Se (2.73) eE−∆µ/kB Ta − 1 e (2.74) è la probabilità di emissione del fotone, la densità di corrente per fotone emesso risulta jrad = q(1 − R(E))(E)be (E, ∆µ) (2.75) (E) per la cella con ∆µ > 0. (E) = a(E) a patto che ∆µ sia costante Non è immediato visualizzare il legame tra a(E) ed E' stato dimostrato [22] che vale ancora attraverso il dispositivo. La densità di corrente netta è jass − jrad Fs = q(1 − R(E))a(E) bs (E) + 1 + ba (E) − be (E, ∆µ) . Fa (2.76) 2.4.3 Fotocorrente Si hanno ora le informazioni necessarie per calcolare il limite assoluto per l'efcienza di un convertitore fotovoltaico. Consideriamo un sistema a 2 bande, dove lo stato fondamentale è inizialmente pieno e lo stato eccitato vuoto. Le bande sono separate da un band gap EG , quindi la luce con E < EG non è assorbita (Figura 2.20). Assumiamo che gli elettroni in ogni banda sono sono in equilibrio quasi termico alla temperatura Ta e potenziale chimico µi . La fotocorrente è dovuta al contributo del usso netto assorbito dal sole. Il Fs /Fe ηc (E), di essere raccolto si ottiene la densità di corrente di corto circuito integrando jass sulle energie del fotone Z ∞ JSC = q ηc (E)(1 − R(E))a(E)bs (E)dE (2.77) range angolare del sole è piccolo confrontato con l'ambiente, quindi il termine può essere trascurato. Se ogni elettrone ha probabilità, 0 CAPITOLO 2. 36 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI Figura 2.20: Fotoconvertitore a 2 bande. I fotoni con energia E < EG Identica all'equazione 2.10 con ecienza quantica data dal prodotto delle efcienze di raccolta e assorbimento. Una cella solare che presenta un massimo di ecienza si suppone sia fatta con un materiale perfettamente assorbente, non riettente, in modo che tutti i fotoni incidenti di energia E < Eg siano assorbiti per promuovere esattamente un elettrone alla banda superiore (stato eccitato). Quindi si suppone perfetta separazione di carica così che tutti gli elettroni che sopravvivono alla ricombinazione radiativa sono raccolti dai terminali negativi della cella e consegnati al circuito esterno, cioè ηc (E) = 1. Questo da la massima fotocorrente per quel band gap, assumendo che la generazione di cariche multiple non avvenga. Allora ( 1 E ≥ Eg QE(E) = a(E) = 0 E < Eg e Z (2.78) ∞ JSC = q bs (E)dE (2.79) Eg La fotocorrente è allora funzione solo del band gap e dello spettro incidente. Più basso risulta Eg maggiore sarà Jsc . 2.4.4 Corrente di buio La corrente di buio uisce attraverso il dispositivo fotovoltaico quando una tensione di bias è applicata, nel buio. Supponiamo che nel materiale di una cella ideale non ci sia perdita di cariche per ricombinazione radiativa. Il solo processo di perdita considerato è il rilassamento radiativo degli elettroni per emissione spontanea, descritto precedentemente. La densità della corrente di buio per questo processo è ottenuta integrando jrad sull'energia del fotone e per una cella piana con riettore posteriore perfetto, si ha Z Jrad (∆µ) = q (1 − R(E))a(E)(be (E, ∆µ) − be (E, 0))dE (2.80) ∆µ sia costante sulla supercie della cella e usando il risultato del a(E) = (E). Assumendo che la corrente di buio e la fotocorrente possano essere sommate come per l'Equazione 2.61 J(V ) = Jsc −Jdark (V ), si ottiene assumendo che detailed balance che la densità di corrente netta per la cella è CAPITOLO 2. 37 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI Z ∞ (1 − R(E))a(E)[bs (E) − (be (E, qV ) − be (E, 0))]dE J(V ) = q (2.81) 0 Nel caso speciale della 2.78 Eg Z [bs (E) − (be (E, qV ) − be (E, 0))]dE J(V ) = q (2.82) 0 JV è fortemente dipendente dalla tensione di bias e ha la forma approssimata J(V ) = Jsc − J0 (eqV /kB T − 1) dove J0 (2.83) è una costante dipendente dal materiale. Questa equazione ha la stessa espressione di quella data per il diodo ideale (Equazione refdiodoideale). La corrente netta dell'elettrone è dovuta alla dierenza tra le due densità del usso di fotoni: il usso assorbito, che è distribuito su un ampio range delle energie Eg , del fotone sopra l'energia di soglia energie del fotone vicino a Eg . e il usso emesso, che è concentrato sulle Come V aumenta, il usso emesso aumenta e la corrente decresce. Alla tensione di circuito aperto Voc il usso totale emesso bilancia esattamente il usso totale assorbito e la corrente netta è zero. Se V cresce ulteriormente, il usso emesso supera quello assorbito e la cella inizia ad agire come un dispositivo che emette luce, fornendo luce in cambio dell'energia potenziale del campo applicato. Notiamo che Voc dovrebbe sempre essere minore di Eg /q . I us- si spettrali che portano a questi regimi sono illustrati in Figura 2.21(a), mentre la Figura ??(b) illustra le curve risultanti J(V). 2.4.5 Ecienza limitante Per calcolare l'ecienza è necessario calcolare la potenza incidente e quella estratta dal usso di fotoni. La densità di potenza incidente è ottenuta integrando l'irradianza incidente Z Ps = ∞ Ebs (Es )dE (2.84) 0 Per la potenza in uscita è necessario conoscere l'energia potenziale elettrica dei foto-elettroni estratti. Per un foto-convertitore ideale è assunto che non ci siano perdite del potenziale attraverso le resistenze. ti dovrebbero avere nel circuito esterno. ∆µ Pertanto tutti gli elettroni raccol- dell'energia potenziale elettrica e sviluppare Poiché ∆µ = qV si ha una densità di potenza ∆µ di lavoro P = V J(V ). L'ecienza di conversione della potenza è η= P V J(V ) = Ps Ps (2.85) La massima ecienza è raggiunta quando d (J(V )V ) = 0 dV La bias alla quale questo avviene è la tensione di potenza massima, nelle sezioni precedenti. (2.86) Vm , introdotta CAPITOLO 2. 38 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI Figura 2.21: (a)Flusso assorbito (bs(E)), emesso (be(E; qV )) e netto (= bs-be) per una cella; (b) Densità di corrente, densità di potenza ed ecienza del dispositivo in (a). 2.4.6 Eetto del Band gap Date tutte le assunzioni fatte sopra, l'ecienza di conversione della potenza di conversione del modello a due bande di un foto-convertitore ideale è funzione solo di Eg e dello spettro incidente. Se lo spettro incidente è stabilito, allora η dipende solo dal band gap. Intuitivamente si può vedere che molto piccoli o molto grandi band gap porteranno a scarsi fotoconvertitori: nel primo caso perché la funzione di lavoro V è piccola (Vm come Voc è sempre minore di Eg ) e nel secondo caso perché è piccola la fotocorrente. Per ogni spettro c'è band gap ottimale per cui massimo. La Figura 2.22 mostra la variazione di η con Eg η ha un calcolata in questo modo per uno spettro solare standard AM1.5. Si ha un valore massimo di ecienza del 33% circa in corrispondenza di EG = 1.4 eV . In Figura 2.23 lo spettro di potenza disponibile per una cella dal band gap ottimale nel punto di massima potenza viene confrontato con la potenza incidente CAPITOLO 2. 39 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI Figura 2.22: Ecienza di una cella solare in funzione del band gap del materiale per un sole di illuminazione. Il calcolo assume che solo ci sia solo ricombinazione radiativa.[5] proveniente da un corpo nero. Figura 2.23: Spettro dell'irradianza di un corpo nero a 5760 K, e potenza disponibile per una cella dal band gap ottimale.[16] Solo i fotoni con E > Eg energia elettrica sul carico, allora è disponibile solo la frazione potenza. La gura mostra come questa frazione decade al crescere di E. Anche E = Eg qVm < Eg . per ∆µ(= qVm ) di ∆µ/E della loro sono assorbiti, sviluppando però solo solo la frazione ∆µ/Eg della potenza incidente è disponibile, poiché CAPITOLO 2. 40 LA FISICA DELLE CELLE SOLARI 2.4.7 Eetti dello spettro sull'ecienza Per modellare l'inuenza dello spettro sull'ecienza, è conveniente usare come sorgente di illuminazione lo spettro del sole come un corpo nero alla temperatura Ts di 5760 K, che rappresenta un buon modello dello spettro extra-terrestre AM0 e predice un'ecienza limite di circa 31% in corrispondenza di un band gap di 1.3eV [22]. Se lo spettro è spostato verso il rosso, riducendo la temperatura della sorgente, sono ridotte sia l'ecienza che il band gap ottimale. Chiaramente nel limite dove Ts = Ta la cella è in equilibrio con la sorgente e non c'è una foto-conversione netta. Nel limite dove Ta → 0, la corrente radiativa si annulla e la tensione di bias non ha eetto sulla fotocorrente netta. sono raccolte con ∆µ = qV Allora l'ottimale bias è V = Eg /q e se le cariche allora la massima ecienza è data da R∞ Eg Eg bs (E)dE η = R∞ 0 Ebs (E)dE (2.87) Questa ha un massimo del circa 44% in corrispondenza di un band gap di 2.2eV per un sole a 6000 K. Questo limite fu riportato per la prima volta da Shockley e Queisser [23] nel 1961, come limite massimo di ecienza per una cella solare. In pratica il rareddamento della cella al di sotto della temperatura ambiente richiede un aumento della energia in entrata che riduce l'ecienza netta. Un'altro modo per migliorare l'ecienza attraverso lo spettro è modicare la larghezza angolare del sole. Ricordando che il usso solare contiene il fattore Fs , che rappresenta l'angolo solido sotteso dal sole, se l'angolo viene aumentato concentrando la luce, la fotocorrente netta aumenta e il usso assorbito sarà maggiore del usso emesso. Un modo di vedere le cose è che mentre la cella emette radiazioni in tutte le direzioni, questa assorbe la luce solare solo da una piccola porzione angolare. Allora aumentando il range angolare si migliora il bilanciamento. Ottimizzando la densità di potenza si arriva a una nuova curva η(Eg ) con un picco in corrispondenza di un più basso band gap. Per luce concentrata di un fattore 1000, si ottiene una ecienza del 37% in corrispondenza di 4.6 × 104 (il massimo) η Eg = 1.1eV è sopra il 40%. [24]. Per un fattore di concentrazione di Capitolo 3 La simulazione solare: Le Normative UNI IEC 60904 I simulatori solari sono utilizzati per simulare la luce naturale del sole in test indoor ripetibili e accurati delle caratteristiche I-V di celle o moduli fotovoltaici. Il simulatore solare ideale dovrebbe avere una variazione nel livello di luce, durante ±1% , una variazione spaziale nell'irradianza ±1% , e introdurre un errore spettrale minore il periodo di misurazione I-V inferiore a nel piano di misura, e al di sopra, di di ±1% tra la cella in esame e quella di riferimento. Questi vincoli sono essenziali per garantire un' incertezza nell' ecienza minore del ±2%. Un simulatore solare non è semplicemente una sorgente luminosa, ma secondo la denizione di ASTM E927 standard è tutto l'equipaggiamento (riettori, ltri e ottiche) utilizzato per simulare l'irraggiamento solare e lo spettro. Le fonti di illuminazione in genere utilizzate per i simulatori solari sono costituite da lampade allo xenon o alogene, al mercurio o al tungsteno. Generalmente la più utilizzata è costituita da lampade allo xenon, in quanto riproduce più fedelmente l'intero spettro mentre le alogene hanno un spettro più spostato o verso l'UV o verso l'IR (cfr. Figura 3.1). Esistono principalmente due tipi di simulatori solari: a luce continua e a luce pulsata. I primi possono generare la radiazione in modo continuo con un tempo di vita per la lampada di massimo 2000 ore, sono usati per testare pannelli di piccole-medie dimensioni o singole celle. I secondi generano no a 10 milioni di ash della durata di massimo 10 ms, e vengono impiegati per testare moduli di grandi dimensioni. 41 CAPITOLO 3. LA SIMULAZIONE SOLARE: LE NORMATIVE UNI IEC 6090442 (a) (b) (c) (d) Figura 3.1: a)Spettro dell'irradianza solare di una lampada allo xenon nuova e dopo 1200h di utilizzo; b)Spettro di una lampada alogena al Tungsteno a 3300K;c) Spettro di una lampada ad alogenuri metallici e spettro AM1; d)Spettro di una lampada al ? mercurio e spettro AM1.[ ] Diversi organismi forniscono standard internazionali da seguire nella caratteriz- 1 zazione dei dispositivi fotovoltaici . La qualica e l'omologazione di moduli foto- voltaici al silicio cristallino è regolamentata in Italia dalla Norma CEI EN 612151997-06 [25]. Tale norma prevede una serie di procedure per certicare le proprietà sico elettriche di un dispositivo fotovoltaico al silicio. In particolare, per la valutazione delle prestazioni esclusivamente elettriche, si deve far riferimento alle UNI IEC 60904, che permettono di identicare univocamente le caratteristiche tecniche degli apparati per i test e le relative modalità di misura dei valori di tensione e corrente prodotta al variare dei carichi applicati. Ai ni del presente lavoro, tra le dieci parti che costituiscono la UNI IEC 60904, quelle di maggiore interesse sono la UNI IEC 60904-1 [26], la UNI IEC 60904-3 [27], e la UNI IEC 60904-9 [28], che identicano rispettivamente la modalità di misura per la determinazione della curva caratteristica I-V per un dispositivo fotovoltaico, lo spettro di radiazione a cui devono essere sottoposti tali dispositivi e le prestazioni di quello che viene denito Simulatore Solare. 1 per l'America l'ASTM (American Society for Testing Materials), per l'Europa l' IEC (International Electrotechnical Commission) e per il Giappone il JIS (Japanese International Standards) CAPITOLO 3. LA SIMULAZIONE SOLARE: LE NORMATIVE UNI IEC 6090443 3.1 UNI IEC 60904-1: Misure delle caratteristiche tensionecorrente di dispositivi fotovoltaici. La Norma illustra i passaggi necessari per la determinazione della Curva caratteristica I-V. Inoltre, introduce l'impiego di una cella di riferimento , che deve essere omologata in un apposito centro qualicato. Per calibrare un analizzatore di sistemi fotovoltaici, meglio identicato come Simulatore Solare, si deve, infatti, vericare che la corrente prodotta da una cella di riferimento messa in corto circuito sia uguale a quella prodotta nelle medesime condizioni presso il Laboratorio di certicazione. Solo una volta vericata tale corrispondenza si può procedere ad inserire i test campione sotto un determinato spettro radiante e calcolarne i valori di Tensione e Corrente al variare dei carichi elettrici. La normativa, inne, identica in modo univoco lo schema di collegamento del campione con i sistemi di misura (Amperometro e Voltmetro), tipicamente integrati in un unico sistema denito I-V Test Analyser. E' presente anche un sensore di temperatura (temperatura di giunzione) ◦ che certichi che la stessa sia compresa nell'intervallo di 25 ± 2 C, imposto sempre dalla UNI 60904-1. 3.2 UNI IEC 60904-3 :Principi di misura per dispositivi solari fotovoltaici per uso terrestre, con spettro solare di riferimento. Il punto focale di tale normativa è la caratterizzazione spettrale che deve avere il fascio di luce radiante impiegato per testare i dispositivi fotovoltaici. Nella normativa viene fornita una distribuzione spettrale solare AM1.5 (distribuzione totale diretta + diusa) di riferimento, corrispondente ad una irradianza in- 1000 W m−2 incidente su una supercie piana rivolta al sole con un angolo di 37°rispetto al piano orizzontale considerando l'albedo dipendente dalla tegrata di inclinato lunghezza d'onda di un terreno nudo, sotto le seguenti condizioni atmosferiche: - Atmosfera Standard U.S con concentrazione di CO2 aumentata al livello corrente(370 ppm), un modello di aerosol grezzo, e senza inquinamento; - colonna totale di vapore acqueo: 1.4164 cm; - contenuto di ozono: 0,3438 atm-cm (o 343.8 DU); - pressione: 1013.25 hPa (cioè, al livello del mare). I dati per generare lo spettro di riferimento (Figura ??) sono ottenuti usando il modello spettrale SMARTS, versione 2.9.2.[30]. I valori risultanti dell'irradianza spettrale sono moltiplicati per un fattore di normalizzazione (0.9971) per ottenere una irradianza integrata di 1000 W m−2 , nel range di lunghezze d'onda da 0 a I valori dell'irradianza integrata cumulativa (W tecnica di integrazione trapezoidale. · m−2 ) ∞. sono ottenuti con una CAPITOLO 3. LA SIMULAZIONE SOLARE: LE NORMATIVE UNI IEC 6090444 Figura 3.2: Spettro di riferimento della distribuzione dell'irradianza solare [27]. 3.3 IEC 90604-9:Requisiti prestazionali dei simulatori solari La normativa si propone di denire degli standard di classicazione dei simulatori solari, per misure interne di dispositivi fotovoltaici terrestri. La classicazione è basata sul confronto della distribuzione spettrale rispetto allo spettro standard di riferimento (spectral match ) [27], sulla variazione dell'irradianza nel piano di test e sulla instabilità temporale durante le misure elettriche sui dispositivi fotovoltaici. La Norma classica i simulatori solari in tre possibili classi (A, B, C) per ognuna delle tre categorie previste. Consideriamo nel particolare i tre parametri deniti nella UNI IEC 90604-9 per determinare la classe di appartenenza di un simulatore solare. 3.3.1 Spectral match Ai ni della valutazione di un simulatore lo spettro standard è ristretto al range di lunghezze d'onda tra i 400 nm e i 1100 nm. In accordo con la Tabella 3.1 questo range di lunghezze d'onda è diviso in 6 bande, ognuna delle quali contribuisce con una certa percentuale all'irradianza integrata. Lo spectral match è denito come la dierenza tra lo spettro misurato e lo spettro di riferimento. Per ogni intervallo indicato in Tabella 3.1, deve essere calcolata la percentuale di contenuto energetico e questa deve essere rapportata alla percentuale dello spettro di riferimento. A seconda del valore di tale rapporto si assegna la classe ad ogni intervallo. La classe totale sarà data dal risultato peggiore tra i diversi intervalli. CAPITOLO 3. LA SIMULAZIONE SOLARE: LE NORMATIVE UNI IEC 6090445 Intervallo di lunghezze d'onda (nm) percentuale della potenza totale nell'intervallo 400 − 500 500 − 600 600 − 700 700 − 800 800 − 900 900 − 1100 1 2 3 4 5 6 Tabella 3.1: (400 − 1100) nm 18.4% 19.9% 18.4% 14.9% 12.5% 15.9% Distribuzione dell' irradianza spettrale solare globale data nella IEC 60904-3. 3.3.2 Disuniformità di irradianza sul piano di prova La disuniformità nel piano di prova è calcolata in percentuale considerando il rapporto tra i valori di massima e minima irradianza, misurati sull'area di prova designata: non-uniformità % = maxirradianza − minirradianza maxirradianza + minirradianza (3.1) La normativa fornisce oltre alle denizioni dei parametri da stimare per la classicazione, anche la strumentazione e la metodologia di misura più appropriate allo scopo. Nel caso di misure su moduli fotovoltaici la disuniformità può dipendere dalla condizioni di riessione del set-up di misura. Il test di non uniformità quindi non può essere generalizzato ma deve essere valutato caso per caso. Le misure di uniformità possono essere eettuate utilizzando o una cella in silicio cristallino incapsulata o un mini-modulo fotovoltaico, stimando in questi casi la corrente di corto circuito. Il dispositivo deve avere una curva di responsività appropriata per il simulatore. Il piano di test deve essere suddiviso in almeno 64 aree di egual dimensione. La massima dimensione del dispositivo utilizzato per le misure dovrebbe avere un valore compreso tra l'area del piano di test divisa per 64 e 400 cm2 . I punti di misura devono essere distribuiti uniformemente sul piano, e le misure devono coprire il 100 % della supercie del piano di test. In ciascun punto deve essere rilevata almeno una misura. 3.3.3 Instabilità temporale L'instabilità temporale è denita da due parametri: Instabilità a breve termine, (Short term instability, STI ) e instabilità a lungo termine (Long term instability, LTI ). L'instabilità nel breve termine si riferisce all'intervallo temporale necessario ad acquisire un set di dati (irradianza, tensione, corrente) durante la determinazione della caratteristica I-V. Il valore è dato dal caso peggiore. L'instabilità nel lungo termine si riferisce all'intervallo di tempo necessario ad acquisire l'intera caratteristica I-V oppure ad un intervallo di tempo arbitrario necessario alla particolare prova eseguita (come ad esempio il test di resistenza). In Tabella 3.2 sono date le prestazioni richieste per spectral match, non-uniformità dell'irradianza e instabilità temporale della stessa. Per lo spectral match, tutti e sei CAPITOLO 3. LA SIMULAZIONE SOLARE: LE NORMATIVE UNI IEC 6090446 gli intervalli mostrati in Tabella 3.1 devono essere in accordo con i rapporti in Tabella 3.2 per ottenere la rispettiva classe. In Tabella 3.3 è riportato invece un esempio di classicazione di un simulatore. Classe Spectral match per gli intervalli specicati in Tabella 3.1 Non uniformità dell'irradianza Instabilità a corto termine (STI) Instabilità a lungo termine (LTI) A B C 0.75-1.25 0.6-1.4 0.2-2.0 2% 5% 10% 0.5 % 2% 10 % 2% 5% 10 % Tabella 3.2: Classicazione CBB Denizione della classicazione di un simulatore solare. Spectral match per tutti gli intervalli specicati in Tabella 3.1 0.81 in 400-500 nm (A) 0.71 in 500-600 nm (B) 0.69 in 600-700 nm (B) 0.74 in 700-800 nm (B) 1.56 in 800-900 nm (B) 1.74 in 900-1100 nm (C) classe caso peggiore = C Tabella 3.3: Non uniformità dell'irradianza Instabilità temporale 2.8% per modulo di dimensioni 100 cm × 170 cm STI: 0.5% (A) classe = B classe= B LTI: 3.5% (B) Esempio di classicazione di un simulatore solare per misure I-V. Capitolo 4 Descrizione dell'apparato sperimentale Di seguito viene riportata e descritta la strumentazione utilizzata nel corso della campagna sperimentale svolta nel laboratorio di optoelettronica del dipartimento di sica dell'università di Cagliari. Il capitolo è suddiviso in due sezioni. Nella prima parte è descritta la strumentazione utilizzata per la simulazione dello spettro solare. Nella seconda parte invece è presentato il setup per la caratterizzazione elettrica delle celle solari e per la verica delle prestazioni del simulatore solare per quanto riguarda l'uniformità spaziale e temporale. 4.1 La simulazione dello spettro solare Per la simulazione dello spettro solare è stata utilizzata la strumentazione utilizzata: - Simulatore solare Oriel Solar 96000 ; - Generatore di potenza Arc Lamp Power Supply 69907 ; - Spettrometro in bra ottica Ocean Optics USB4000. 4.1.1 Il simulatore Oriel Solar Il simulatore solare Oriel 96000 utilizza per la simulazione dello spettro solare una lampada ad arco allo xenon, ozone free e produce un fascio collimato del diametro di 33 mm. L'alloggiamento della lampada include un riettore per raccogliere la radiazione posteriore della sorgente luminosa e la rietterla verso la lente del condensatore (Figura 4.1). Il simulatore è dotato di un portaltri air mass che può essere posizionato direttamente all'uscita del condensatore o dopo uno specchio dicroico, che è stato usato nella congurazione strumentale per l'acquisizione delle misure elettriche. Grazie a questo specchio dicroico la radiazione UV viene riessa, mentre la maggior parte della radiazione IR viene trasmessa attraverso lo specchio dicroico e assorbita dal corpo dello specchio, un dissipatore elimina il calore. schematizzata la congurazione con lo specchio dicroico. 47 In Figura 4.2 è CAPITOLO 4. DESCRIZIONE DELL'APPARATO SPERIMENTALE (a) 48 (b) Figura 4.1: a)Sezione schematica del simulatore solare; b)Simulatore solare Oriel Solar 96000 del laboratorio di optoelettronica. Figura 4.2: Filtro dicroico montato all'uscita del condensatore. La radiazione UV è riessa, quella IR assorbita. Il ltro air mass utilizzato permette alla lampada di riprodurre lo spettro AM 1.5 globale e quindi di generare più di un sole di potenza. La lampada ad arco allo Xenon ozone free La lampada ad arco allo Xenon utilizzata nella simulazione dello spettro solare è schematizzata in Figura 4.3. L'anodo e il catodo, sigillati in un involucro trasparente di quarzo, sono fatti di tungsteno. Il catodo di piccole dimensione è puntuale in modo da raggiungere elevate temperature per un'eciente emissione di elettroni. L'anodo è più massivo per resistere al bombardamento elettronico e dissipare il calore prodotto. La lampada è riempita con xenon puricato a durante le operazioni di utilizzo. 5 ÷ 20 bar. Le pressioni triplicano All'interno dell'alloggiamento della lampada è CAPITOLO 4. DESCRIZIONE DELL'APPARATO SPERIMENTALE 49 Figura 4.3: Schema costruttivo di una lampada ad arco. presente un meccanismo di accensione che fornisce l'alta tensione necessaria alla lampada, mentre il generatore di potenza fornisce la corrente regolata. In Figura 4.4 sono mostrati il contorno tipico di illuminazione e la distribuzione dell'intensità luminosa. (a) (b) Figura 4.4: Contorno tipico di illuminazione e distribuzione dell'intensità luminosa della lampada allo xenon. CAPITOLO 4. DESCRIZIONE DELL'APPARATO SPERIMENTALE 50 Il generatore di potenza Figura 4.5: Generatore di potenza power supply 69907. Il generatore di potenza (Figura 4.5), collegato al simulatore via interfaccia Standard RS 232 per controllo remoto, eroga potenza costante alla lampada. Questo rappresenta un reale vantaggio rispetto alle sorgenti di potenza controllate in tensione dal momento che le lampada ad arco hanno tolleranza di potenza molto stretta. Il generatore 69907 regola automaticamente la tensione e la corrente per garantire una potenza costante da 50-200 Watt. 4.1.2 Lo spettrometro Ocean Optics USB4000 L'acquisizione degli spettri del simulatore solare Oriel Solar 96000 e la verica dello spectral match per il simulatore stesso sono state eseguite con lo spettrometro Ocean Optics USB4000 in bra ottica (Figura 4.6), messo a disposizione dalla sezione INFN del Dipartimento di Fisica di Cagliari. Lo spettrometro USB4000 viene connesso al computer tramite una porta USB. In questo modo lo spettrometro può attingere potenza dal computer, eliminando la presenza di un generatore di potenza esterno. La luce della sorgente luminosa viene trasmessa tramite bra ottica. Di seguito sono indicate le caratteristiche principali dello spettrometro: Detector Toshiba TCD1304AP linear CCD array; Campo di funzionamento nell'intervallo tra 180 nm e 890 nm; Sensibilità di 130 fotoni/secondo a 400 nm; 60 fotoni/secondo a 600 nm; Risoluzione ottica di circa 0.3 nm (FWHM); Tempo di integrazione da 3.8 ms a 10 s. In Figura 4.7 è riportato il percorso che la luce compie attraverso il banco ottico interno dello spettrometro USB4000. Il banco ottico non ha parti mobili che possono usurarsi o rompersi, tutti i componenti sono ssati in posizione al momento di fabbricazione. CAPITOLO 4. DESCRIZIONE DELL'APPARATO SPERIMENTALE 51 Figura 4.6: Ocean Optics USB4000 Fiber Optic Spectrometer.[31] Figura 4.7: Struttura interna dello spettrometro USB4000.[31] La numerazione dei componenti è progressiva e segue il percorso della luce all'interno dello strumento: 1. Connettore SMA: consente di connettere la bra ottica allo spettrometro e assicura l'ingresso del fascio luminoso all'interno dello strumento con la direzione desiderata; 2. Fenditura: ritagliata su un materiale scuro un'apertura rettangolare regola la quantità di luce in ingresso allo strumento e controlla la risoluzione spettrale; 3. Filtro: restringe la radiazione ottica alle regioni della lunghezza d'oda predeterminata; 4. Specchio collimatore: focalizza la luce in entrata verso il reticolo; 5. Reticolo: dirange il fascio luminoso e lo invia allo specchio di messa a fuoco; 6. Specchio di messa a fuoco: raccoglie il fascio luminoso diratto e focalizza lo spettro al primo ordine sul detector piano. 7. Lenti: è un componente opzionale, raccolgono tutta la radiazione (che inciderebbe su una supercie maggiore di quella sensibile del sensore) e la concentrano sul sensore CCD; 8. Sensore CCD: raccoglie la radiazione luminosa e converte il segnale ottico in un segnale digitale. In particolare il sensore CCD Toshiba TCD1304AP linear CCD array è formato CAPITOLO 4. DESCRIZIONE DELL'APPARATO SPERIMENTALE 52 da un vettore di pixel sensibili ognuno ad una certa lunghezza d'onda. Ogni pixel converte in digitale il segnale ottico relativo a quella data lunghezza d'onda. La CCD è costituita da un vettore di 3648 sensori puntuali. Di conseguenza la misurazione viene fatta su 3648 valori discreti di lunghezza d'onda distribuiti in modo equispaziato nell'intervallo 200-1100 nm, con una risoluzione media di 0.247 nm. Il segnale digitale in uscita dallo spettrometro rappresenta il numero di conteggi in funzione della lunghezza d'onda, cioè un numero direttamente proporzionale al numero di fotoni che per ogni data lunghezza d'onda incidono sulla CCD. Per associare il contenuto energetico al singolo conteggio contenuto in una data lunghezza d'onda è necessario fare una calibrazione dello spettrometro. In questo modo, noto lo spettro in conteggi, si può risalire all'irradianza spettrale della sorgente luminosa semplicemente moltiplicando il numero di conteggi in ogni data lunghezza d'onda per il contenuto energetico del singolo conteggio. La calibrazione dello spettrometro USB4000 In generale nei dispositivi per l'analisi della luce, dipendenti quindi dalla lunghezza d'onda, la variazione nella intensità osservata è spesso descritta in termini di curva di risposta strumentale, che ripercorre gli eetti del sistema strumentale sulle misure di intensità in funzione della lunghezza d'onda. Per denire la precisa forma delle caratteristiche spettrali o il rapporto di intensità dei vari picchi risulta necessario rimuovere dai dati gli eetti dello strumento. Le correzioni strumentali aggiustano il valore dell'intensità osservata di ciascun punto nei dati dello spettro tramite un fattore che rappresenta la risposta relativa dello strumento in quel punto. Per eettuare una correzione relativa è suciente una stabile sorgente di luce bianca come una lampada alogena al tungsteno o una torcia con bulbo al tungsteno, a patto che la distribuzione spettrale della sorgente sia nota.[32] Per la calibrazione dello spettrometro Ocean Optics USB4000 è stato generato un le di calibrazione, qui indicato come Risposta strumentale nel seguente modo: Risposta strumentale = Spettro misurato della lampada calibrata Spettro teorico della lampada (4.1) La lampada calibrata al tungsteno La sorgente utilizzata per generare il le di calibrazione è una lampada a lamento di tungsteno racchiusa in un involucro di quarzo, calibrata a 4.6 A e 15.5 V per emettere a 2400 K. Il tungsteno è un radiatore selettivo che presenta una curva di emissione che eguaglia abbastanza bene quella di un corpo grigio nella regione del visibile, ma non in quella dell'infrarosso. Un corpo grigio è un radiatore per il quale la curva di emissione ha forma simile a quella del un corpo nero (per una temperatura assegnata) ma con una densità di potenza spettrale radiante più bassa in corrispondenza di ciascuna lunghezza d'onda. Per un corpo grigio radiante si ha [33]: M = · MBB = σT 4 dove MBB è la densità di potenza spettrale di un corpo nero, ed (4.2) l'emissività del corpo grigio (un numero compreso tra 0 e 1), costante per tutte le lunghezze CAPITOLO 4. d'onda, e σ = 5.67 × 10−8 W m−2 K −4 la costante di Stefan-Boltzmann. Per quanto riguarda il radiatore selettivo invece l'emissività spettrale d'onda. 53 DESCRIZIONE DELL'APPARATO SPERIMENTALE (λ) varia con la lunghezza Non vale più la relazione 4.2, ma va riscritta l'equazione di Planck nella forma seguente: Mλ = (λ)MλBB = c1 (λ)λ−5 (ec2 /λT − 1)−1 dove Mλ (4.3) W/cm2 , λ la lunghezza d'onda in c1 e c2 sono costanti i cui valori sono è la densità di potenza spettrale in micrometri, T la temperatura in gradi Kelvin, rispettivamente: c1 = 2πhc2 = 37.418 (W µm4 )/cm2 ; con K = 1.38 × 10−23 J/K , c2 = hc/K = 14.388 µmK costante di Boltzmann, e (4.4) h = 6.63 × 10−34 Js, co- stante di Planck.[33] In base all'Equazione 4.3, nota l'emissività del tungsteno a 2400 K (Tabella 4.1), il cui andamento è riportato in Figura 4.8, è stato ricavato lo spettro teorico della lampada al tungsteno (Figura 4.9). Emissività Tungsteno Temperatura 2400 K Lunghezza d'onda λ nm Emissività 250 300 350 400 500 600 700 800 900 0.422 0.465 0.466 0.468 0.455 0.441 0.427 0.408 0.390 Tabella 4.1: Emissività spetrale (λ) del tungsteno alla temperatura di 2400 K. [34] Lo spettro sperimentale della lampada Osram (Figura 4.10), acquisito con lo spettrometro USB4000, è stato quindi rapportato con lo spettro teorico per ottenere il le di calibrazione secondo l'espressione 4.1. In Figura 4.11 è mostrata tale Risposta Strumentale. 4.2 La caratterizzazione elettrica Di seguito è riportato lo schema (Figura 4.12) del setup utilizzato per la verica sia dell'uniformità spaziale che di quella temporale del simulatore solare. Stabilite le prestazioni del simulatore, con la stessa strumentazione sono state vericate le caratteristiche elettriche di due tipi dierenti di celle solari: organiche e a tripla giunzione. CAPITOLO 4. 54 DESCRIZIONE DELL'APPARATO SPERIMENTALE Figura 4.8: Fit lineare dell'emissività (λ) del tungsteno alla temperatura di 2400 K. Irradianza spettrale del Tungsteno alla temperatura di 2400 K, nel range di lunghezza d'onda compreso tra (200-900)nm. Figura 4.9: 4.2.1 Il Keithley 2400 Il Keithley 2400 (Figura 4.13) fa parte di quella serie di dispositivi denominati source measurement unit (SMU). In termini molto semplicati, una unità SMU integra in unico strumento le funzionalità di un alimentatore di precisione in corrente continua, con quelle di un multimetro digitale ad alta impedenza e basso rumore. Il sourcemeter 2400 presenta una precisione di base dello luzione di 5 1/2 digit. A il bus IEEE-488. A 4 1/2 5 1/2 0, 012% con una riso- digit, l'unità restituisce 520 letture/secondo tramite digit, è in grado di leggere no a 2000 letture/secondo nel suo buer interno. Può comportarsi sia come generatore di tensione mentre misura la corrente, che come generatore di corrente mentre misura la tensione. Eettua misure di resistenza e calcola la potenza erogata matematicamente. Ha ampio range CAPITOLO 4. DESCRIZIONE DELL'APPARATO SPERIMENTALE 55 Figura 4.10: Spettro sperimentale della lampada al tungsteno. Figura 4.11: Risposta strumentale generata con la procedura di calibrazione. sia per le grandezza usate come sorgente che per le grandezze misurate: Tensione applicata da 5µV Corrente applicata da 50pA Resistenze misurate da Massima potenza fornita a 210V ; a tensione misurata da 1.05A; 100µΩ a 1µV corrente misurata da a 10pA 211V . a 1.055A. 21M Ω. 22W . Il Source Meter ore la possibilità di eseguire connessioni a 2 o 4 li (2-wire, 4-wire ). Una comune sorgente di errori quando si misurano resistenze piccole ( < 100Ohm) è la resistenza in serie dei lead che vanno dallo strumento al DUT (Device Under Test). Tale resistenza in serie è aggiunta alla misura quando vengono eettuate delle connessioni a 2 punte. Gli eetti della resistenza sono particolarmente signicativi CAPITOLO 4. Figura 4.12: DESCRIZIONE DELL'APPARATO SPERIMENTALE 56 Schema del setup strumentale utilizzato in fase di caratterizzazione elettrica. (a) Pannello frontale (b) Pannello posteriore Figura 4.13: L'unità SMU Keithley 2400 quando sono usate correnti elevate con cavi di connessione piuttosto lunghi, dal momento che la caduta di tensione ai capi delle resistenze stesse diventa inuente se paragonata con la tensione misurata. Per eliminare il problema si utilizzano connessioni a 4 punte (o connessione kelvin ). Con tale metodo una corrente viene forzata usando una coppia di li e la caduta di tensione è misurata attraverso una seconda coppia direttamente connessa ai capi del DUT (Figura 4.14). Per livelli di 100 mA 1Ω). corrente sotto i più grandi di gli errori non sono signicativi (assumendo resistenze non Esempio di connessione a 4-wire: si sviluppa una tensione precisa per livelli di corrente in uscita elevati.[31] Figura 4.14: CAPITOLO 4. DESCRIZIONE DELL'APPARATO SPERIMENTALE 57 Tutti gli strumenti SourceMeter, compreso il Keithley 2400, orono la possibilità di eseguire operazioni a quattro quadranti. Nel primo e nel terzo quadrante operano come una sorgente, fornendo potenza sul carico. Nel secondo e nel quarto operano come un dissipatore, disperdendo la potenza internamente (Figura 4.15). Operazioni a quattro quadranti nel Keithley 2400. Nel I e III quadrante l'unita SMU eroga potenza su un carico, nel II e IV quadrante dissipa potenza sul carico. (Tensione, corrente, e resistenza possono essere misurate durante le operazioni di erogazione e dissipazione.) Figura 4.15: Oltre alle operazioni statiche sorgente-misura, le operazioni del SourceMeter possono essere costituite da una serie di cicli sorgente-ritardo-misura, source-delay- measure (SDM), (Figura 4.16). Quando viene impostata una tensione lo strumento ciclicamente esegue la misura per garantirne il corretto valore. Quando la sorgente viene attivata, si verica un approssimativo tempo di latenza, di circa 100µsec trigger latency, prima che il livello programmato della sorgente venga emesso. Il tempo di latenza corrisponde al tempo che intercorre fra il momento in cui arriva l'input al sistema ed il momento in cui è disponibile il suo output. In altre parole, la latenza non è altro che una misura della velocità di risposta di un sistema. Se l'output della sorgente rimane acceso, il tempo di latenza non viene incluso nei successivi cicli SDM. Figura 4.16: Ciclo sorgente-ritardo-misura, (SDM).[35] La fase di ritardo del ciclo SDM permette alla sorgente di assestarsi prima che la misura sia eseguita. Il periodo di ritardo dipende da come è settato il ritardo della CAPITOLO 4. DESCRIZIONE DELL'APPARATO SPERIMENTALE 58 sorgente (source delay ). Il tempo di acquisizione dipende dalla velocità di misura selezionata, cioè dall'impostazione del numero NPLC, number power line cycles, che può essere ricavato da: tempo di acquisizione = N P LC/f requenza di rete Il numero NPLC indica quanto tempo un segnale in ingresso è integrato per ottenere una singola misurazione. Il rumore introdotto dalla frequenza di rete tende ad essere periodico. Il rate di integrazione dello strumento, specicato dal numero NPLC, è modicabile. Per eliminare il rumore della corrente alternata AC, il numero NPLC deve essere uguale o maggiore di 1. In generale più a lungo un segnale viene integrato più accurata sarà la misura (Figura 4.17). Per alimentazione di rete a 60 Hertz, uno strumento operativo a 1 NPLC può riportare un nuovo valore a intervalli non superiori ai 16.67 ms, o a intervalli non superiori di 20 ms alla frequenza di rete di 50 Hertz. Tipicamente il numero NPLC può essere settato nei valori compresi tra 0.01 and 10; in genere il pannello frontale limita la scelta a tre valori di NPLC: SLOW (10PLC), MEDIUM (1PLC) and FAST (0.1PLC). Figura 4.17: NPLC:Più a lungo il segnale viene integrato più accurata sarà la misura Una delle principali applicazioni della SMU riguarda la caratterizzazione e classicazione dei vari componenti elettrici, come dispositivi semiconduttori. Un metodo tipico di questa caratterizzazione prevede lo sweeping della tensione o della corrente erogata alla DUT all'interno di un elenco di valori. Un esempio classico di questo metodo di caratterizzazione riguarda il tracciamento della curva per diodi o transistor. In entrambi i casi, lo sweeping della tensione passa attraverso i terminali della DUT in modo da misurare la corrente risultante. Il Keithley 2400 può essere programmato per eseguire quattro tipi di sweep dierenti: linear staircase sweep : lo sweep va dal livello di start al livello di stop in step uguali lineari; logaritmic staircase sweep : lo sweep è fatto in scala logaritmica con un numero specico di step per decade; custom : permette di costruire speciali sweep specicando il numero dei punti da misurare e il livello della sorgente ad ogni punto. source memory. In Figura 4.18 sono schematizzati tre di questi sweep. CAPITOLO 4. DESCRIZIONE DELL'APPARATO SPERIMENTALE 59 Figura 4.18: schema di tre di sweep. Congurando l'operazione di sweep può essere stabilito il tempo di acquisizione. Oltre al source delay e al numero NPLC può essere inserito un ritardo aggiuntivo, il trigger delay. Questo ritardo si verica prima di ogni ciclo SDM dello sweep. Allora, il trigger delay è eseguito prima di ogni nuovo punto sorgente dello sweep. CAPITOLO 4. DESCRIZIONE DELL'APPARATO SPERIMENTALE 60 4.2.2 La cella di calibrazione Figura 4.19: Cella di calibrazione La cella di riferimento Oriel Solar (Figura ??) è una parte integrante del setup sperimentale per la calibrazione di un simulatore solare e per la caratterizzazione I-V delle celle solari. E' costituita da un dispositivo di lettura e da una cella so- lare calibrata, in silicio monocristallino 2x2 cm. La cella è equipaggiata con una termocoppia assemblata in accordo con la normativa IEC 60904-2. Il dispositivo legge l' irraggiamento solare del simulatore in unità di soli, dove un sole è pari a 1000 W/m2 a 25°e Airmass 1.5 Global Reference. La scelta del materiale della ne- stra è determinata dal tipo di cella che deve essere testata, per ridurre lo spectral mismatch. Uso primario di questo strumento è la caratterizzazione di celle foto- voltaiche in condizioni standard. Il misuratore include due connettori BNC per le uscite analogiche per l'irradianza solare e la temperatura. 4.3 Software di controllo Per poter sfruttare tutte le potenzialità dell'unità SMU Keithley 2400 (illustrate nella sezione precedente), nella determinazione delle curve caratteristiche I-V delle celle solari, ho implementato un software di controllo per il dispositivo scritto nel linguaggio di programmazione LabVIEW. In aggiunta alla classica caratterizzazione I-V il software è stato strutturato in modo da monitorare le prestazioni di celle fotovoltaiche nel tempo. Di seguito verranno illustrati il protocollo di comunicazione e il software di controllo. 4.3.1 Interfaccia GPIB La ANSI/IEEE Standard 488, anche nota come GPIB (General Purpose Interface Bus), è un'interfaccia standard per la comunicazione parallela a 8-bit tra strumenti e dispositivi di controllo (Figura 4.20). CAPITOLO 4. DESCRIZIONE DELL'APPARATO SPERIMENTALE 61 Figura 4.20: cavo GPIB IEEE 488 Nasce alla ne dell'anno 1960 come interfaccia universale per strumentazione (Hewlett-Packard HPIB, 250 kbytes/sec). Nel 1975 diviene Standard IEEE( acronimo di Institute of Electrical and Electronic Engineers) per l'interfacciamento di strumentazione (IEEE-488-/ANSI MC1.1). portato a 1 Mbytes/sec. Nel 1987 il transfer rate viene Nel 1992 viene rilasciato lo standard IEEE 488.2 (bac- kward compatibility) .Nel 1993 National Instrument sviluppa il protocollo HS488 (8Mbytes/sec). Attualmente con un solo BUS GPIB si possono controllare no a 15 dispositivi diversi in parallelo. Ogni strumento è identicato mediante un indirizzo univoco che permette una comunicazione sicura e veloce. Dispositivi GPIB possono essere controller, talkers, e listeners. Nell'uso come Talker e Listener invia e riceve rispettivamente messaggi di dati. Nell'uso come controller, di solito un computer, gestisce il usso di dati sul bus. Questo denisce i collegamenti della comunicazione e invia i comandi del GPIB alle periferiche, che possono avere funzione di talking , listening o entrambe. Per poter utilizzare la porta seriale GPIB sul computer è stato utilizzato un convertitore GPIB-USB-HS della National Instrument (Figura 4.21). Figura 4.21: Cavo GPIB-USB-HS della National Instrument CAPITOLO 4. DESCRIZIONE DELL'APPARATO SPERIMENTALE 62 I controller GPIB-USB-HS permettono di convertire qualsiasi computer dotato di porta USB in un controller IEEE 488.2 completamente funzionante, plug-and-play, in grado di controllare no a 14 strumenti GPIB programmabili. NI GPIB-USB-HS sfrutta i vantaggi di Hi-Speed USB per orire prestazioni superiori no a 1.8 MB/s con handshake IEEE 488 standard e 7,7 MB/s con IEEE 488 handshake (HS488) a velocità elevata. Grazie alle dimensioni e al peso ridotti, le schede NI GPIB-USB-HS sono ideali per le applicazioni portatili o per altre applicazioni per computer non dotati di slot I/O interni. 4.3.2 Il linguaggio G LabVIEW (Laboratory Virtual Instrument Engineering Workbench) è un ambiente di sviluppo per applicazioni orientate principalmente all'acquisizione di dati, alla gestione degli strumenti di misura e all'analisi ed elaborazione dei segnali. Introdotto nel 1987 dalla National Instruments, attualmente ne è stata distribuita la versione LabVIEW 2012. LabVIEW fornisce un ambiente di programmazione basato su un linguaggio di tipo graco ad oggetti, denominato linguaggio G (Graphical Language), il quale consente di realizzare programmi in forma di diagrammi a blocchi. Il linguaggio G conserva molte similitudini con gli ambienti di programmazione tradizionali, tra le quali: tipi di dati e operatori di uso comune; strutture di controllo del usso di programma; metodi di debug; funzioni di libreria. La dierenza sostanziale tra il linguaggio G e quelli tradizionali risiede nel controllo del usso di programma. Nei linguaggi tradizionali di tipo testuale, l'ordine di esecuzione delle istruzioni che costituiscono il codice del programma è determinato dall'ordine in cui le istruzioni sono scritte all'interno del codice stesso. Nel linguaggio G, l'ordine di esecuzione è stabilito dal usso di dati, ovvero ciascuna istruzione viene eseguita non appena sono disponibili i suoi dati di ingresso. In questo modo, è possibile eseguire operazioni in parallelo. I programmi che vengono generati prendono il nome di strumenti virtuali (Virtual Instrument, VI): il termine strumenti è determinato dal fatto che durante l'esecuzione i programmi sviluppati presentano agli utenti un'interfaccia analoga a quella degli strumenti di misura, mentre il termine virtuali dipende dal fatto che l'interazione avviene con un programma in esecuzione e non con un dispositivo sico reale. Le istruzioni, denite in fase di stesura del codice mediante il linguaggio graco, vengono tradotte in modo trasparente in linguaggio C e successivamente compilate. Inoltre, l'utente ha la possibilità di inserire direttamente parti di codice scritto in linguaggio C/C++. Un programma VI è composto da tre parti fondamentali: Pannello frontale (Front Panel). Il pannello frontale è l'interfaccia graca che permette di denire ed introdurre tutte le grandezze di ingresso (input del programma) e tutte le grandezze in uscita (valori delle misure, risultati dei calcoli, graci, ecc.). Il nome deriva dal fatto che le varie grandezze possono essere denite in modo tale che esso assuma l'aspetto di un pannello frontale di uno strumento dotato di display, indicatori, manopole, tasti ecc. CAPITOLO 4. DESCRIZIONE DELL'APPARATO SPERIMENTALE Diagramma a blocchi funzionale (Block Diagram). 63 Il diagramma a blocchi è lo strumento graco che consente di scrivere il codice del programma. Si presenta sotto una forma che può ricordare a grandi linee lo schema di un circuito elettrico. Icona/Connettore (Icon/Connector). La coppia icona/connettore consente di trasformare un programma in un oggetto che può essere impiegato all'interno di un altro programma VI, diventando così un sub-VI. 4.3.3 Il software 2400 Sweep V Meas I gpib Il pannello frontale del software implementato per l'acquisizione della caratteristica I-V tramite l'unita SMU Keithley 2400 è mostrato in gura 4.22. Figura 4.22: Inizializzato il software viene riconosciuto l'indirizzo assegnato al bus GPIB collegato allo strumento. Nello sviluppo del software è stata fatta la scelta di orire la possibilità di effettuare misure in tempo reale della corrente, impostando il valore della tensione e della corrente massima misurabile I-compliance, oppure di eseguire una sweep lineare della tensione e misurare la corrente corrispondente ad ogni valore del carico. Nella sweep lineare della tensione l'operatore ha la possibilità di settare i seguenti parametri: Range della sorgente; i valori che la tensione può assumere possono essere scelti compresi negli intervalli di 200 mV, 2 V, 20 V, 200 V. Si può selezionare anche un intervallo automatico. Start V, Stop V; può essere scelto il valore iniziale e quello nale della tensione nella successione a gradini. CAPITOLO 4. DESCRIZIONE DELL'APPARATO SPERIMENTALE 64 Points; si può impostare il numero degli step della dei punti della curva I-V. La suddivisione del valore degli step è calcolata in funzione dei parametri in ingresso selezionati, secondo la seguente formula: step = (stop start)/(numero step - 1). Compliance I; il SourceMeter può essere settato per limitare la corrente in uscita. Arm count; consente di ripetere la sweep in base al numero selezionato NPLC, source delay, trigger delay; l'operatore può impostare singolarmente i tempi di ritardo (il signicato di ogni ritardo è stato già discusso nella sezione inerente il Keithley 2400). Nello sweep lineare i tre valori sono globali e inuenzano tutti i punti dello sweep contemporaneamente. Il software da la possibilità di visualizzare in tempo reale sia il listato dei valori della tensione e della corrente, sia di visualizzare il graco dei punti sperimentali. Specicando il percorso i dati possono essere importati e salvati. Capitolo 5 Presentazione e analisi dei dati sperimentali La prima parte di questo capitolo è dedicata alla caratterizzazione del simulatore solare Oriel Solar in conformità alla normativa IEC 60904-9. Nella seconda parte sono state analizzate le prestazioni in termini di ecienza e potenza di due tipi di celle solari: a tripla giunzione e organiche a colorante. 5.1 Verica delle prestazioni del simulatore solare In una fase preliminare è stata fatta una verica della potenza del fascio in uscita dal simulatore solare 96000. Le misure sono state eettuate per diverse distanze dalla sorgente e per due dierenti potenze di alimentazione della lampada allo Xenon: 150 W e 130 W. Il fascio in uscita dalla lente condensatrice è stato ltrato con il ltro AM1.5. I valori della potenza del fascio sono stati rilevati con un bolometer power meter. In Tabelle 5.1 e detector di ?? sono riportate le prime serie di misure per un'area sensibile del 1(×1 )cm2 . Lampada 130 W Distanza (cm) Potenza (mW ) Irradianza (W/m2 ) 30 20 15 10 240 280 290 310 2400 2800 2900 3100 Tabella 5.1: Potenza in uscita dal simulatore solare per una potenza della lampada allo Xenon di 130 W. 65 CAPITOLO 5. PRESENTAZIONE E ANALISI DEI DATI SPERIMENTALI 66 Lampada 150 W Distanza (cm) Potenza (mW ) Irradianza (W/m2 ) 35 25 20 15 10 310 330 350 360 380 3100 3300 3500 3600 3800 Tabella 5.2: Potenza in uscita dal simulatore solare per una potenza di alimentazione della lampada allo Xenon di 150 W. Una seconda serie di misure di potenze è stata eettuata variando l'area sensibile del rivelatore, anteponendo al bolometro una lastra in acciaio con tre fori di diametri diversi. L'alimentazione della lampada è stata variata da 110 W a 150 W con step di 10 W, per ogni apertura della lastra. E' stata utilizzata la lampada allo Xenon e il ltro AM1.5. Figura 5.1: Densità di potenza spettrale misurata per diverse potenze di alimentazione della lampada e diverse dimensioni dell'area sensibile del detector. 5.1.1 Verica dello Spectral Match Gli spettri AM1.5 simulati sono stati acquisiti con lo spettrometro Ocean Optics USB4000 collegato alla bra ottica. In Figura 5.2 è mostrato lo spettro sperimentale della lampada allo Xenon in Intensità in conteggi. In Figura 5.3 è mostrato lo spettro simulato AM1.5, corretto con la Risposta Strumentale (si rimanda al capitolo per la procedura utilizzata per la calibrazione), espresso in termini di Irradianza spettrale (W/m2 nm). Lo spettro simulato AM1.5 comparato con lo spettro AM1.5 CEI 90604-3 GLOBAL, con le intensità integrate tra i 300 nm e gli 800 nm, sono mostrati in Figura 5.4. CAPITOLO 5. PRESENTAZIONE E ANALISI DEI DATI SPERIMENTALI 67 Figura 5.2: Spettro sperimentale della lampada allo xenon. Figura 5.3: Spettro sperimentale della lampada allo xenon corretto con la Risposta Strumentale. Lo spectral match è stato calcolato secondo l'equazione [36] Spectral Match = R λ2 λ 1 R λmax λmin dove Esim (λ)dλ Esim (λ)dλ R λ2 ! / λ Estd (λ)dλ 1 R λmax λm in e λm ax sono gli estremi dell'intero range λ1 e λ2 rappresentano i singoli intervalli. λmin Estd (λ)dλ ! (5.1) spettrale preso in conside- razione, e Lo spettrometro USB4000 utilizzato nell'acquisizione degli spettri è responsivo solo nel range di lunghezze d'onda comprese tra 180 nm 890 nm. La verica dello spectral match, e quindi della classe di appartenenza del simulatore sono state fatte riadattando gli intervalli di lunghezze d'onda proposti nella normativa IEC 90604-9 al range di lunghezze d'onda imposte dal reticolo dello spettrometro. CAPITOLO 5. Figura 5.4: PRESENTAZIONE E ANALISI DEI DATI SPERIMENTALI 68 Spettro ltrato AM1.5 della lampada allo xenon confrontato con lo spettro AM1.5 standard normalizzato. Lo spettro standard è stato quindi ristretto al range delle lunghezze d'onda comprese tra 400nm e 800nm e suddiviso in quattro intervalli di 100 nm ciascuno. Sono stati quindi ricalcolati i valori dell'irradianza integrata corrispondente ad ogni singolo intervallo e il valore dell'irradianza integrata totale dello spettro compreso tra 400nm e 800nm. Tali valori sono stati calcolati utilizzando la stessa tecnica di integrazione trapezoidale indicata nella normativa [27] grazie al supporto del software IGOR PRO. In Tabella 5.3 sono presentati i nuovi valori di percentuale della potenza totale dello spettro standard ripartita in cinque intervalli: Intervallo di lunghezze d'onda (nm) Irradianza integrata (W · m−2 ) percentuale della potenza totale nell'intervallo (400 − 800) nm 400 − 500 500 − 600 600 − 700 700 − 800 139.18 150.58 138.84 112.86 22.2% 24.0% 22.1 % 18.0 % 400 − 800 541.442 Tabella 5.3: Distribuzione dell'irradianza spettrale solare nell'intervallo di lunghezze d'onda (400-800)nm Lo spectral match per gli intervalli indicati in Tabella 5.3 del simulatore solare sotto esame è riportato in Tabella 5.4 Dall'analisi eettuata si può aermare che il nostro simulatore solare per quanto riguarda lo spectral match è di classe A, considerando come intervallo spettrale (400-800)nm. CAPITOLO 5. PRESENTAZIONE E ANALISI DEI DATI SPERIMENTALI Spectral match per tutti gli intervalli specicati in Tabella 5.3 Classicazione 0.86 in 400-500 nm 0.90 in 500-600 nm 1.01 in 600-700 nm 1.20 in 700-800 nm A A A A 69 classe = A Tabella 5.4: Classicazione del simulatore solare Oriel Solar 96000 per lo spectral match. 5.1.2 Verica dell'uniformità spaziale Le misure di uniformità sul piano di test sono state eseguite con due diversi setup sperimentali. Seguendo le indicazioni della normativa sono state eettuate misure di uniformità sul piano di test con la cella di calibrazione. E' stata misurata la corrente di corto circuito per diversi punti su un'area circolare delineata dallo spot di illuminazione del fascio. La non-uniformità è stata calcolata secondo la formula 3.1, indicata nel capitolo 3, qui riportata per facilità di lettura ∆E = dove ∆E Emax − Emin × 100 Emax + Emin (5.2) rappresenta la non uniformità posizionale dell'irradianza, ed Emax e Emin Isc ) e il rappresentano rispettivamente il massimo valore dell'irradianza (massima minimo valore dell'irradianza (minima Isc ). Le dimensioni ridotte dello spot in uscita dal condensatore (si è riusciti ad ottenere una circonferenza, sul piano di test, del diametro di le dimensioni della cella di calibrazione ? 2 × 2 cm 4.4 cm), confrontate con non hanno permesso di eseguire misure conformi alla normativa [ ]. Si è scelto quindi di eettuare delle misure riducendo l'area sensibile della cella di calibrazione, con una maschera nera 1 × 1 cm. Le correnti di corto circuito dei 13 punti, acquisite tramite la cella di area sensibile 1 cm x 1 cm intorno all'area illuminata portano ad un valore in percentuale della non-uniformità molto elevato: Imin = 11.3 mV Imax = 34.7 mV non-uniformità = 51% Tenendo conto dei soli punti che stanno all'interno della regione distorta (ellisse rossa in Figura 5.5), non si arriva comunque ad avere un valore accettabile per una possibile classicazione del simulatore per l'uniformità spaziale sul piano di test. In questo caso, considerando l'area ridotta di illuminazione, si ottiene un valore della non-uniformità del 28%. non-uniformità = 28% Si è deciso di eseguire una seconda serie di misure, calcolando la non-uniformità dal valore massimo e minimo dell'irradianza integrata. I valori sono stati ottenu- ti acquisendo gli spettri con lo spettrometro in bra ottica e calcolando il valore CAPITOLO 5. PRESENTAZIONE E ANALISI DEI DATI SPERIMENTALI 70 Figura 5.5: Rappresentazione, non in scala, schematica dell'area illuminata. dell'irradianza totale tramite l'integrazione trapezoidale. La bra ottica utilizzata per l'acquisizione è stata posizionata alla stessa distanza sorgente-DUT nelle successive caratterizzazioni delle celle solari, in corrispondenza del centro del fascio. Con spostamenti micrometri su una griglia nel piano XY è stata coperta un'area di 16 × 16 mm. In questo caso il valore ottenuto per la non-uniformità è risultato non-uniformità = 11% La normativa prevede che il simulatore per essere classicato almeno di classe C debba avere un valore di non-uniformità del 10%. In questa area ridotta del fascio ci si avvicina a tale valore. 5.1.3 Verica della instabilità temporale Nelle prove di instabilità temporale è stata monitorata l'instabilità a lungo termine LTI calcolata secondo la formula Instabilità(%) = max − min × 100 max + min dove i valori max e min corrispondono alla corrente di corto circuito (5.3) Isc . L'in- stabilità a lungo termine può essere riferita al tempo necessario ad acquisire l'intera caratteristica I-V, oppure all'intervallo di tempo arbitrario necessario alla particolare prova eseguita, come ad esempio il test di resistenza. E' stato dunque eettuato un test di resistenza tramite la cella calibrata al silicio. Il tempo di prova è stato scelto pari ad un'ora; le caratteristiche I-V sono state acquisite ogni 20s sotto illuminazione costante. Le misure sono state eseguite in condizioni di test standard: - Irradianza: 1 sun; - Temperatura (25 ± 2)◦C; - Spettro solare AM 1.5G. CAPITOLO 5. PRESENTAZIONE E ANALISI DEI DATI SPERIMENTALI 71 La sweep lineare della tensione è stata acquisita con il Keithley 2400 SMU, controllato tramite il software LabView, settato in modo che il tempo di integrazione di ogni punto fosse pari a 40 ms per 100 punti, e quindi un tempo totale risultante per l'acquisizione di ogni curva I-V completa pari a 4 s. In Figura 5.6 è riportato l'andamento della corrente di corto circuito Isc in funzione del tempo. Figura 5.6: Instabilità della lampada, in relazione alla IS C , in funzione del tempo (i dati sono acquisiti ogni 20 s sotto illuminazione continua per un'ora). La normativa specica per la LTI una classe A se secondo la 5.3 si ha una variazione della corrente di corto circuito del 2%. I valori della corrente di corto circuito ricavati dalle curve I-V in un'ora di acquisizione sono: Is c(max) = 113, 2488 mA Is c(min) = 112, 319 mA Le prestazioni del nostro simulatore solare per un'ora di tempo di acquisizione hanno evidenziato pertanto una variazione della IS C dello 0.4%, ed è possibile classica- re tale simulatore in classe A, per quanto riguarda l'istabilità temporale a lungo termine. 5.2 Verica delle caratteristiche I-V delle celle solari L'acquisizione dei parametri elettrici per la caratterizzazione delle celle solari a tripla giunzione e organiche è stata eseguita in condizioni di test standard: - Irradianza: 1 ±0.2 - Temperatura (25 ± 2)◦C; sun; - Spettro solare AM 1.5G. Lo spettro solare AM1.5G è stato simulato con il simulatore Oriel Solar 96000, equipaggiato con la lampada ad arco allo xenon, ltro AM1.5, e specchio dicroico. CAPITOLO 5. PRESENTAZIONE E ANALISI DEI DATI SPERIMENTALI 72 La temperatura e l'irradianza è stata monitorata con la cella calibrata al Silicio. La caratterizzazione elettrica è stata eseguita con il Keithley 2400 SMU e il software LabView. La sweep della tensione è stata eseguita con tempo di integrazione di 40 ms. Dai dati sperimentali raccolti sono stati ricavati i seguenti parametri: l'intensità di corrente di corto circuito Pm Isc , la tensione a circuito aperto Voc , la potenza massima erogata dalla cella. Noti questi parametri, e considerando la potenza radiante incidente Pi sulla cella solare misurata per unità di area (irradianza), è possibile determinare l'ecienza di conversione FF = η ed il ll factor FF, tramite le note relazioni: Pm ; Voc × Isc η= Pm Pi 5.2.1 Celle a tripla giunzione Le celle a tripla giunzione impiegate in questo progetto sono state messe a disposizione dal Dott. Alessandro Cardini della INfN.... Si tratta di celle a tripla giunzione, su un substrato di Germanio per applicazioni fotovoltaiche terrestri, prodotte dalla Emcore. In Figura 5.7 è riportato uno schema della cella, in cui è evidenziato per ogni strato la composizione. Figura 5.7: Schema della cella a tripla giunzione prodotta da emcore.[37] Ogni giunzione presenta una diversa composizione, in cui le percentuali relative di indio e gallio nelle due giunzioni superiori sono tali che è assicurato il matching dei reticoli con il cristallo di germanio. Ogni giunzione è caratterizzata da una diversa energia di interbanda e quindi risulta sensibile a un particolare intervallo di lunghezze d'onda della luce. Partendo dal basso si trova la giunzione in germanio caratterizzata da un bandgap di 0.67 eV a cui corrisponde una lunghezza d'onda massima della luce λG e = 1855nm, propria del lontano infrarosso [38]. La giunzione intermedia è del tipo Ga0.99 In0.01 As (i pedici indicano l'abbondanza relativa di indio e gallio) ed è caratterizzata da Ebg = 1.4 eV da cui segue λInGaAs = 888 nm, lunghezza d'onda nell'infrarosso, ma più vicina al visibile [39]. La terza è composta di Ga0.5 In0.5 P con un'energia di interbanda di 1.9 eV da cui si calcola λInGaP = 654 nm che rientra nella parte visibile dello spettro [39]. La disposizione delle tre giunzioni non è casuale: CAPITOLO 5. PRESENTAZIONE E ANALISI DEI DATI SPERIMENTALI 73 quella superiore di InGaP assorbe la luce con lunghezza d'onda tra circa 300 nm e 650 nm e lascia passare la luce a cui sono sensibili le altre due giunzioni. La giunzione di InGaAs assorbe la luce con lunghezza d'onda tra 600 nm e 890 nm e lascia passare quella con lunghezza d'onda nell'intervallo (8501800)nm assorbita dalla giunzione in germanio. In Figura 5.8 è rappresentata l'ecienza quantica di ogni giunzione in funzione della lunghezza d'onda della luce incidente per le celle in esame. È evidente l'ecacia di questo tipo di celle nel coprire il più ampio spettro di frequenze possibile. Figura 5.8: Ecienza quantica delle celle a tripla giunzione.[40] CAPITOLO 5. PRESENTAZIONE E ANALISI DEI DATI SPERIMENTALI 74 Nelle Figure 5.9 e 5.10 sono mostrate le caratteristiche I-V delle due celle a tripla giunzione della Emcore, di area sensibile pari a 0.3025cm2 , nominate come cella emc1 e emc2 per praticità di archiviazione. Figura 5.9: Curva caratteristica I-V per la cella a tripla giunzione denominata emc1. Figura 5.10: Curva caratteristica I-V per la cella a tripla giunzione denominata emc2. I risultati ottenuti dalla verica delle prestazioni elettriche delle celle a tripla giunzione sono confrontabili con i risultati ottenuti in letteratura (Figura 5.11)[40]. CAPITOLO 5. PRESENTAZIONE E ANALISI DEI DATI SPERIMENTALI 75 Figura 5.11: Parametri elettrici delle celle a tripla giunzione della emcore, acquisiti in condizioni standard.[40] 5.2.2 Le celle solari organiche Il simulatore solare Oriel Solar 96000 è stato utilizzato per caratterizzare anche le celle solari organiche Dye-sensitized solar cells (DSSC) costruite nei laboratori del Dipartimento di Fisica dell'Università degli Studi di Cagliari dalla Dottoressa Nathascia Lampis. Le celle solari DSSC sono dispositivi che convertono la radiazione solare in elettricità basandosi sulla sensibilizzazione di un semiconduttore a banda larga tramite un colorante. In particolare, l'anodo è fabbricato depositando in forma di uno strato nanoporoso di biossido di titanio TiO2 su un substrato conduttivo. Il biossido di titanio presenta un band gap di 3.2 eV ed assorbe solo nella porzione ultravioletta dello spettro solare, pertanto per ampliare lo spettro di assorbimento si utilizza un sensibilizzatore che è il colorante, che viene assorbito dallo strato poroso. Solitamente sono utilizzati come sensibilizzatori composti inorganici sintetici come il rutenio (II), che assorbe nella banda del visibile e nella regione del vicino infrarosso, da 400 a 900 nm, ma molti tipi di coloranti organici sintetici e naturali sono attivamente studiati e testati come materiali a basso costo. In particolare le celle DSSC caratterizzate sono di due tipi dierenti: una é stata assemblata con il colorante sintetico rutenio (II) e l'altra è stata assemblata con un colorante naturale, estratto etanolico di bacche di Pistacia lentiscus L. In Figura 5.12 è mostrata le caratteristica I-V della celle fabbricata a base di rutenio (Ruthenium 535 bis-TBA), di area sensibile pari a 0.15cm2 . In Figura 5.13 è mostrata le caratteristica I-V della celle fabbricata a base di bacche di Lentischio, di area sensibile pari a 0.25cm2 . Dai dati sperimentali per le due celle sono stati ricavati i parametri tramite cui determinare l'ecienza di conversione 5.5. η ed il ll factor (FF), riportati in Tabella CAPITOLO 5. PRESENTAZIONE E ANALISI DEI DATI SPERIMENTALI 76 Figura 5.12: Caratteristica I-V della cella a base di rutenio (Ruthenium 535 bisTBA) di area sensibile pari a 0.15 cm2 . Figura 5.13: Caratteristica I-V della cella a base di bacche di Lentischio di area sensibile pari a 0.25 cm2 . I risultati ottenuti per le celle a colorante organico sono confrontabili con quelli presenti in letteratura per celle delle stesse dimensioni e fabbricate consimili procedure [41, 42, 43, 44]. CAPITOLO 5. Lentischio Rutenio PRESENTAZIONE E ANALISI DEI DATI SPERIMENTALI Voc (V ) Jsc (mA/cm2 ) Pmax (mW/cm2 ) FF% η% 0.42 0.73 0.27 5.94 0.06 2.54 52.2 59.0 0.1 2.5 77 Tabella 5.5: Proprietà fotoelettrochimiche di DSSC a base di rutenio e lentischio. Capitolo 6 Conclusioni Lo scopo di questo lavoro di tesi è stato quello di assemblare, caratterizzare e rendere funzionante un setup sperimentale per la simulazione dello spettro solare, per applicazioni in ambito fotovoltaico. Ho pertanto caratterizzato il simulatore solare Oriel Solar 96000 seguendo la normativa IEC 90604-9, riferimento europeo che regolamenta i requisiti prestazionali dei simulatori solari per applicazioni nel settore fotovoltaico. La Norma classica i simulatori solari in tre possibili classi (A, B, C) per ognuna delle tre categorie previste. Le tre categorie individuano le caratteristiche prestazionali riguardo la distribuzione spettrale (spectral match), la disuniformità dell'irraggiamento sul piano di prova e l'instabilità temporale. La verica dello spectral match, eseguita confrontando la distribuzione spettrale dello spettro standard riportato nella normativa IEC 90604-3 con la distribuzione spettrale del fascio in uscita dal simulatore solare Oriel Solar 96000, ha permesso di classicare il simulatore come classe A per lo spectral match. Il confronto è stato fatto però in un range ristretto di lunghezze d'onda, (400-800)nm; limite imposto dal reticolo interno allo spettrometro Ocean Optics USB4000 utilizzato. L'uniformità spaziale è stata eseguita con due dierenti tecniche. Le misure fatte con la cella calibrata al silicio, date le sue dimensioni troppo elevate rispetto alle dimensioni dello spot luminoso, non ha permesso di ottenere una classicazione per il simulatore per la disuniformità spaziale sul piano di misura. Le misure eettuate invece con lo spettrometro hanno permesso di classicare il simulatore in classe C riducendo l'area di misura a un quadrato 20 × 20 mm. Misura accettabile se si con- sidera che il simulatore è pensato per caratterizzare celle solari di piccola dimensione. Le prove di instabilità temporale mostrano come il simulatore possa essere classicato in classe A, avendo ottenuto come percentuale di instabilità LTI del 0.4%. Il simulatore solare, in base alle veriche che ho eseguito, in denitiva può essere classicato come appartenete alla C secondo la normativa IEC 90604-9. Appurato che il simulatore solare era in grado di fornire misure attendibili per la caratterizzazione elettrica di celle solari di piccola dimensione, ho eseguito la sweep 78 CAPITOLO 6. 79 CONCLUSIONI della tensione sulle celle a tripla giunzione e organiche. Le dimensioni delle celle rientrano nel range ottimale di misura e forniscono valori di ecienza η e ll factor FF confrontabili con i dati in letteratura. Il setup sperimentale è completamente funzionante, ma può comunque essere migliorato, soprattutto per quanto riguarda l'uniformità del fascio sul piano di misura, utilizzando, ad esempio, un unico sistema di specchi che piega la luce sul bersaglio piano in modo che sia minima la quantità di luce persa e non ci sia distorsione spettrale. Anche lo spectral match può essere migliorato impiegando una cella di riferimento dotata di ltri opportuni (con bande passanti larghe 100 nm) o un fotodiodo al silicio ltrato con ltri appositi, secondo quanto indicato dalla norma IEC 90604-9. Appendice A Proprietà fondamentali dei semiconduttori A.1 Livello di Fermi e densità delle cariche nei semiconduttori intrinseci Nel modello a bande di energia un semiconduttore a temperatura zero è costituito da bande di valenza completamente occupate e bande di conduzione completamente vuote. Un gap di energia EG = Ec − Ev separa il più basso livello di energia della banda di conduzione dal più alto livello di energia Ev Ec della banda di valenza. In semiconduttore ideale privo di difetti (semiconduttore intrinseco ), non c'è nessun livello nel gap di energia proibito. Al contrario nei semiconduttori che contengono difetti (semiconduttori estrinseci), possono essere introdotti dei livelli di impurità all'interno del gap di energia, con signicative modiche nella concentrazione delle cariche e nelle proprietà di trasporto. Consideriamo un semiconduttore intrinseco, e indichiamo con nc (E) = Dc (E)/V e nv (E) = Dv (E)/V la densità degli stati per unità di volume nelle bande di conduzione e di valenza. A temperatura zero, tutti gli stati di valenza sono occupati e tutti gli stati di conduzione sono vuoti, come indicato schematicamente in Figura A.1. A temperatura nita T un numero di elettroni dalla bande di valenza sono termicamente eccitati alle bande di conduzione; la probabilità di occupazione dei livelli permessi, della struttura a bande, di energia E, è dato dalla funzione di distribuzione di Fermi-Dirac (Figura A.2) 1 e(E−µ)/kB T + 1 f (E) = dove µ è il potenziale chimico (il termine livello di Fermi (A.1) EF è usato come sinonimo) La densità degli elettroni alla temperatura T in banda di conduzione è data dall'espressione Z ∞ n0 (T ) = nc (E)f (E)dE (A.2) Ec dove il pedice 0 indica che la concentrazione degli elettroni è quella all'equilibrio termico. Allo stesso modo la densità degli elettroni mancanti (o equivalentemente 80 APPENDICE A. PROPRIETÀ FONDAMENTALI DEI SEMICONDUTTORI 81 Rappresentazione schematica della densità degli stati di un semiconduttore intrinseco. Il massimo della banda di valenza è Ev e il minimo della banda di conduzione è Ec . Il gap di energia è EG = Ec − Ev ; il livello di Fermi a temperatura zero giace nel mezzo del band gap. [20] Figura A.1: Figura A.2: La funzione di Fermi a varie temperature. [6] la densità delle buche) a temperatura T in banda di valenza è determinata dalla densità degli stati, data dall'espressione Z Ev nv (E)(1 − f (E))dE p0 (T ) = (A.3) −∞ Per un semiconduttore intrinseco, il potenziale chimico è determinato dalla richiesta che il numero di elettroni nella banda di conduzione eguagli il numero di buche nella banda di valenza APPENDICE A. PROPRIETÀ FONDAMENTALI DEI SEMICONDUTTORI 82 n0 (T ) = p0 (T ) (A.4) Poiché la funzione di distribuzione di Fermi è una funzione a gradino nell'intorno E = µ a temperatura zero, e allo stesso tempo in un semiconduttore intrinseco n0 (T = 0) ≡ p0 (T = 0) ≡ 0 si ha che il potenziale chimico giace tra il gap di energia allo zero assoluto, cioè Ev < µ(T = 0) < Ec . Comunque, nel caso particolare in cui la densità degli stati del semiconduttore è simmetrica rispetto al centro del gap, il bilancio degli elettroni e delle buche richiede che coincida con il centro del band gap. µ, ad ogni temperatura, Anche se la densità degli stati non presenta questa simmetria, è evidente che un piccolo spostamento di µ dell'ordine di kB T è suciente ad eguagliare il numero degli elettroni e delle buche. Un semiconduttore è detto non degenere se il potenziale chimico giace all'interno del gap ed è separato dai bordi delle bande di diversi kB T (≈ 5kB t o più); le condizioni di non degenerazione sono Ev < µ(T ) < Ec , con Ec − µ(T ) kB T e µ(T ) − Ev kB T (A.5) Quando queste condizioni sono soddisfatte la funzione di distribuzione di FermiDirac può essere semplicata con la distribuzione di Maxwell-Boltzmann Per quanto detto in precedenza ci si aspetta che in generale un semiconduttore intrinseco è non degenere ad ogni temperatura di interesse. In questo caso l'espressione per la densità degli elettroni nella banda di valenza e delle buche nella banda di conduzione si semplica nella seguente forma n0 (T ) = Nc (T )e−(Ec −µ)/kB T (A.6) −(µ−Ev )/kB T (A.7) p0 (T ) = Nv (T )e Le quantità Nc e Nv sono riferite alla eettiva densità degli stati nella banda di conduzione e valenza. Allora un semiconduttore non degenere può essere schematizzato come un sistema a due livelli, dove tutte le bande di conduzione possono essere sostituite da un singolo livello di energia Ec e degenerazione Nc , valenza possono essere sostituite da un singolo livello di energia e tutte le bande di Ev e degenerazione Nv . Il potenziale chimico in un semiconduttore intrinseco è ottenuto dalla condizione n0 (T ) = p0 (T ) Nc (T )e−(Ec −µ)/kB T = Nv (T )e−(µ−Ev )/kB T Eseguendo il logaritmo di ambo i termini si ottiene il potenziale chimico 1 1 Nv (T ) µ(T ) = (Ev + Ec ) + kB T ln 2 2 Nc (T ) (A.8) Da questa equazione si vede che anche nel caso del semiconduttore intrinseco non degenere, µ allo zero assoluto è localizzato nel mezzo del gap di energia; a tempe- ratura nita T, la variazione di µ è dell'ordine di potenziale chimico trovato nelle espressioni di intrinseca ni e pi di elettroni e buche. n0 e kB T . p0 si Sostituendo il valore del ottiene la concentrazione APPENDICE A. PROPRIETÀ FONDAMENTALI DEI SEMICONDUTTORI 83 ni (T ) = pi (T ) = p Nc (T )Nv (T )e−EG /2kB T (A.9) La dipendenza dalla temperatura della concentrazione di carica intrinseca ha approssimativamente la forma esponenziale exp(−∆/kB T ), dove ∆ è la metà del n0 (T )p0 (T ) l'espressione gap. Dalle equazioni A.6 e A.7 si ottiene per il prodotto n0 (T )p0 (T ) = Nc (T )Nv (T )e−EG /kB T ≡ n2i (T ) ≡ p2i (T ) (A.10) nota come legge di azione di massa. Assume importanza il fatto che il prodotto n0 (T )p0 (T ) non dipende dal valore del potenziale chimico; allora a temperatura ssata, il prodotto n0 (T )p0 (T ) mantiene lo stesso valore indipendentemente dalla concentrazione dell'impurità nel semiconduttore, mentre i valori eettivi di p0 (T ) n0 (T ) e dipendono dal potenziale chimico (dierente per semiconduttori intrinseci o estrinseci). Estendiamo questi risultati, appena esposti, al caso del modello a due bande isotropiche e paraboliche, schematizzato in Figura A.3 Modello di un semiconduttore a due bande isotropiche; la regione della banda di valenza è stata ombreggiata per ricordare che è completamente occupata dagli elettroni a T = 0. [20] Figura A.3: La densità degli stati per unità di volume in banda di conduzione per Z nc (E) = 2 δ(Ec (k) − E)dk = (2π)3 ∞ Z 0 E > Ec 2 ~2 k 2 + Ec − E)4πk 2 dk δ( (2π)3 2m∗c è (A.11) dove il fattore 2 tiene conto della degenerazione dello spin; con un cambio di variabile x = ~2 k 2 /2m∗c si ricava l'espressione 1 nc (E) = 2 2π 2m∗c ~2 3/2 (E − Ec )1/2 (A.12) grazie alla quale si ottiene l'espressione per l'eettiva densità degli stati in banda di conduzione √ π 1 Nc (T ) = 2 2π 2 2m∗c ~2 3/2 (E − Ec )3/2 (A.13) APPENDICE A. PROPRIETÀ FONDAMENTALI DEI SEMICONDUTTORI 84 Simili equazioni si trovano per le buche in banda di valenza: √ π 1 Nv (T ) = 2 2π 2 2m∗v ~2 3/2 (E − Ec )3/2 . (A.14) Sempre nel caso del modello a due bande, il potenziale chimico risulta indipendente dalla temperatura se la massa eettiva delle buche e degli elettroni è uguale: 1 3 m∗ µ(T ) = (Ev + Ec ) + kB T ln v∗ . 2 4 mc (A.15) A.2 Elementi droganti e drogaggio Le proprietà elettriche dei semiconduttori intrinseci possono però essere fortemente alterate dall'aggiunta di atomi diversi, che sostituiscono gli atomi del semiconduttore in corrispondenza della loro posizione reticolare. Tali impurità rappresentano la specie atomica drogante e, in tal modo, si ottengono materiali semiconduttori drogati. Gli atomi droganti introducono legami di forza dierente rispetto a quelli generati da una struttura cristallina perfetta e di conseguenza cambiamenti nella distribuzione locale dei livelli energetici elettronici. A.2.1 Drogaggio di tipo n Quando un semiconduttore viene drogato, in modo che la densità degli elettroni sia superiore a quella delle buche, viene detto di tipo n. Alcuni atomi nel reticolo cristallino vengono sostituiti con atomi che posseggono un elettrone di valenza in più rispetto al numero di legami degli atomi del cristallo. Le impurità introdotte prendono il nome di atomi donatori poiché donano un elettrone aggiuntivo al reticolo. Un esempio è rappresentato da un atomo di fosforo (P), che dispone di cinque elettroni di valenza, in un reticolo cristallino di atomi tetravalenti come il silicio (Si). L'elettrone aggiuntivo non è legato dai forti legami covalenti direzionali che trattengono ogni atomo ai suoi quattro vicini e di conseguenza rimane debolmente legato, diversamente dagli altri elettroni di valenza, all'atomo di drogante da una forza di tipo coulombiano. Il donatore può dunque essere ionizzato in modo relativamente semplice, lasciando l'elettrone aggiuntivo libero di muoversi e l'atomo donatore nel reticolo cristallino caricato positivamente. Nel semiconduttore di tipo n, alla temperatura di funzionamento, la concentrazione di elettroni liberi risulta quindi maggiore di quella delle lacune. In questa congurazione gli elettroni sono detti portatori maggioritari mentre le lacune portatori minoritari. In termini di modello a bande di energia (Figura A.4) l'elettrone aggiuntivo legato all'atomo donatore ha un livello energetico posto all'interno del gap del semiconduttore, separato dalla banda di conduzione da un gap pari alla sua energia di attivazione n . A.2.2 Drogaggio di tipo p Un semiconduttore drogato di tipo p viene prodotto sostituendo parte degli atomi del reticolo cristallino con atomi accettori. Un esempio è rappresentato da un atomo APPENDICE A. Figura A.4: energia (destra). PROPRIETÀ FONDAMENTALI DEI SEMICONDUTTORI 85 Illustrazione schematica di un'impurità di tipo n (sinistra) e relativo modello a bande di trivalente come il boro (B) in un reticolo cristallino di atomi tetravalenti come il silicio (Si). L'atomo accettore si ionizza rimuovendo un elettrone di valenza da un altro legame. Tale meccanismo rilascia una lacuna nella banda di valenza. Il livello energetico dell'atomo accettore appare all'interno del band gap vicino all'estremo della banda di valenza e separato da quest'ultima di una distanza pari alla sua energia di attivazione Figura A.5: energia (destra) p (Figura A.5). Illustrazione schematica di un'impurità di tipo p (sinistra) e relativo modello a bande di Il semiconduttore di tipo p contiene dunque un eccesso di cariche libere positive. Anche in questo caso la densità di carica e la conduttività aumenta, ma la conduzione avviene tramite le lacune, che sono appunto i portatori maggioritari. Bibliograa [1] [2] http://www.pv-tech.org/news/nrel_confirms_world_record_43.5_ efficiency_on_solar_junctions_cpv_cell http://www.nrel.gov/ncpv/images/efficiency_chart.jpg [3] Backus CE, Solar Cells(New York; 1976 p. 512) [4] Parrott J.E, Choice of an equivalent black body solar temperature (Solar Energy Volume 51, Issue 3, September 1993, Pages 195) [5] Honsberg, ce( Christiana PVEDUCATION, and Bowden [Online] Stuart, 2010. Solar [Cited: Radiation February in 29, Spa2012.] http://www.pveducation.org/pvcdrom/properties-of-sunlight/ solar-radiation-in-space. [6] Luque A. and Hegedus S., Handbook of photovoltaic science and engineering (Jhon Wiley and Sons Inc., 2003) [7] M. P. Thekaekara, Solar irradiance: total and spectral and its possible variations (Applied Optics, Vol. 15, Issue 4, pp. 915-920 1976) [8] Referrence Solar Spectral Irradiance: ASTM G-173 solar/spectra/am1.5/ASTMG173/ASTMG173.html http://rredc.nrel.gov/ [9] Standard ASTM G159-98, Standard Tables for References Solar Spectral Irradiance at Air Mass 1.5: Direct Normal and Hemispherical for a 37°Tilted Surface, Amer. Society for Testing Matls., West Conshocken PA, USA. [10] Standard ASTM G173-03, Standard Tables for References Solar Spectral Irradiance at Air Mass 1.5: Direct Normal and Hemispherical for a 37°Tilted Surface, Amer. Society for Testing Matls., West Conshocken PA, USA 14, 193195, 1985) [11] Bird R, Hulstrom R, Riordan C, Solar Cells ( [12] Standard ASTM E892-92, Standard for Terrestrial Solar Spectral Irradiance Tables at Air Mass 1.5 for a 37°Tilted Surface( American Society for Testing and Materials, West Conshocken PA, USA) [13] Bird R, Hulstrom R, Lewis L, Sol. Energy (39, 563573, 1983) [14] Gueymard, C., Solar Energy 71, 325346 (2001) 86 87 BIBLIOGRAFIA [15] Gueymard, CA, Myers D, Emery K, Solar Energy, 73. 443467 (2002) [16] Jenny Nelson, The Physics of Solar Cells (Imperial College Press, 2003) [17] Würfel P., Physics of Solar Cells-From principles to new concept (Wiley-VCH Verlag GmbH& Co, 2005) [18] Pankove J, Optical Processes in Semiconductors (Chap. 3, Dover Publications, New York, NY, 3481, 1971) [19] Van Roosbroeck W, (Bell Syst. Tech. J. 29, 560607 1950) [20] Grosso G., Pastori Parravicini G., Solid state physics (Academic Press, 2003) [21] Markvart T. and Castaner L.,Photovoltaics fundamentals and applications (Elsevier, 2003) [22] G.L. Araujo and A. Marti, Absolute limiting eciences for photovoltaiic energy conversion (Solar Energy Materials and Solar Cells 33, 213, 1994) [23] W. Shockley and H.J. Queisser, Detailed balance limit of eciency of p-n junction solar cells, (J. Appl. Phys. 32, 510-519 ,1961). [24] C.H. Henry, Limiting eciencies of ideal single and multiple energy gap terrestrial solar cells, (J. Appl. Phys. 51, 4494-4499 1980). [25] EN 61215 Moduli Fotovoltaici per applicazioni terrestri, Qualica del progetto e omologazione tipo. [26] IEC 60904-1: Measurement of photovoltaic Photovoltaic devices - Part 1: current-voltage characteristics (International Electrotechnical Commission, Geneva, Switzerland) [27] IEC 60904-3:Photovoltaic devices - Part 3: Measurement principles for terre- strial photovoltaic (PV) solar devices with reference spectral irradiance data, (International Electrotechnical Commission, Geneva, Switzerland). [28] IEC 60904-9:Photovoltaic devices - Part 9: Solar simulator mance requirements (International Electrotechnical Commission, perforGeneva, Switzerland) [29] F. Asdrubali, G. Baldinelli, A. Presciutti Un sistema automatizzato per la cer- ticazione delle prestazioni energetiche di apparati fotovoltaici (61° Congresso Nazionale ATI Perugia 12-15 Settembre 2006) [30] C. A. Gueymard, C. Myers and K. Emery. Proposed Reference Irradiance Spectra for Solar Energy Systems Testing (Energie solaire, Vol 73, No. 6, pp. 443-467, 2002) [31] USB4000 Fiber Optic Spectrometer; Installation and Operation Manual (Ocean Optics) [32] HoribaJobin Yvon Instrument Response Corrections (Technical Note 203, Optical Spetroscopy Division) 88 BIBLIOGRAFIA [33] Pietro Palladino, Manuale di Illuminazione [34] eds. D. R. Lide and H. P. R. Frederikse,CRC Handbook of Chemistry and Physics (CRC Press,75th Edition, 1985) [35] Keithley Instruments, Inc., 2400 Series SourceMeter User's Manual (Seventh Printing, May 2002) [36] Stephen J. Polly et al, DEVELOPMENT OF A MULTI-SOURCE SOLAR SIMULATOR FOR SPATIAL UNIFORMITY AND CLOSE SPECTRAL MATCHING TO AM0 AND AM1.5 [37] Emcore CTJ Photovoltaic Cell http : //www.emcore.com/ [38] Sapoval and Hermann. Physics of semiconductors (Springer, 1995) [39] R. R. King, D. C. Law, K. M. Edmondson, C. M. Fetzer, G. S. Kinsey, H. Yoon, R. A. Sherif, and N. H. Karam. 40 % ecient metamor- phic GaInP/GaInAs/Ge multijunction solar cells. ( Applied Physics Letters, 90(183516), 2007) [40] EMCORE-CTJ-Datasheet [41] N. Lampis, M. Gawronska, A. Mura, M. Saba, A. Damiano Sardinian Berries and Plant Alcoholic Extracts as Natural Sensitizers for Dye-Sensitized Solar Cells, Proceedings of the 27th European Photovoltaic Solar Energy Conference and Exhibition (2012) 2888-2892, Frankfurt, Germany. [42] G. Calogero, G. Di Marco, S. Cazzanti, S. Caramori, R. Argazzi, A. Di Carlo, C. A. Bignozzi, Int. J. Mol. Sci. 11 (2010), 254. [43] J. M. R. C. Fernando, G. K. R. Senadeera, Current Science, 95 (2008) 664. [44] A. Sarto Polo, M.K. Itokazu, N.Y. Murakami Iha, Coord. Chem. Rev. 248 (2004) 1343. ringraziamenti Ringrazio il relatore Dottor Michele Saba per avermi proposto un lavoro di tesi molto interessante e per avermi guidato durante questo lavoro. Ringrazio tutto il gruppo di Optoelettronica per avermi permesso di lavorare in un ambiente professionale e basato sulla cordialità. Ringrazio la mia famiglia per essermi sempre stata vicino. Grazie a Ruggero e alla sua famiglia che mi sono sempre stati vicino. Ringrazio tutti i colleghi e gli amici che in questi anni mi hanno accompagnato nel percorso di studi. 89