Bergamo, Teatro Donizetti Martedì 3 maggio 2016, ore 21.00 FILARMONICA DEL FESTIVAL PIER CARLO ORIZIO direttore DAVID FRAY pianista LUCA MICHELETTI attore WOLFGANG AMADEUS MOZART (1756-1791) Concerto in do minore per pianoforte e orchestra K 491 Allegro Larghetto Allegretto R PIER CARLO ORIZIO Direttore artistico del Festival di Brescia e Bergamo, Pier Carlo Orizio (Brescia, 1963) si è diplomato in pianoforte sotto la guida di Sergio Marengoni, ha studiato composizione con Giancarlo Facchinetti e direzione d’orchestra con Donato Renzetti, frequentando altresì i corsi di perfezionamento tenuti da Emil Tchakarov (Venezia 1988) e da Leonard Bernstein (Roma 1989). Come direttore d’orchestra ha tenuto innumerevoli concerti con alcune delle principali orchestre del panorama europeo: dalla Filarmonica e dalla Sinfonica di San Pietroburgo all’Orchestra Tchaikovsky di Mosca, dalla Sinfonica di Praga alla Camerata Salzburg, dall’Orchestra Nazionale di Danimarca alla Filarmonica Slovena di Lubiana, senza dimenticare l’Orchestra della Svizzera Italiana, della R.T.V. di Zagabria, la Sinfonica Nazionale Lituana, la “Haydn” di Bolzano e Trento, la Filarmonica di Cracovia, la “Enescu” di Bucarest, la Filarmonica Arturo Toscanini, la Sinfonica Siciliana, l’Orchestra di Cannes e molte altre. Nella sua attività concertistica ha collaborato con celebri solisti, fra cui spiccano i nomi leggendari del violoncellista Mstislav Rostropovich, della pianista Martha Argerich, dei violinisti Uto Ughi e Salvatore Accardo, delle cantanti Cecilia Gasdia e Sara Mingardo. Molto significative anche le sue tournée extraeuropee: negli Stati Uniti d’America, in Brasile e soprattutto in Cina, dove negli ultimi anni ha dato vita al Festival Pianistico Internazionale di Pechino. Per la rivista “Amadeus” ha registrato un CD interamente dedicato a Mendelssohn con l’Orchestra di Padova e del Veneto (solisti il violinista Domenico Nordio e il pianista Roberto Prosseda), nonché un album haydniano con l’Orchestra del Festival di Brescia e Bergamo e il pianista Giuseppe Andaloro. Profondamente interessato al rinnovamento del repertorio sinfonico e in particolare alla musica del nostro tempo, ha interpretato in prima assoluta, e con grande successo, numerose partiture di autori contemporanei. Nel 2013 ha fondato la Filarmonica del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo. Dal 2002 è docente di Esercitazioni orchestrali presso il Conservatorio “E. F. Dall’Abaco” di Verona. SERGEJ PROKOF’EV (1891-1953) Da Romeo e Giulietta 1. Montecchi e Capuleti 2. Frate Lorenzo 3. Morte di Tebaldo 4. Romeo sulla tomba di Giulietta In occasione dei 400 anni dalla morte di William Shakespeare OTTORINO RESPIGHI (1879-1936) Pini di Roma I. I pini di Villa Borghese II. Pini presso una catacomba III. I pini del Gianicolo IV. I pini della Via Appia FILARMONICA DEL FESTIVAL PIER CARLO ORIZIO direttore DAVID FRAY pianista LUCA MICHELETTI attore Con la collaborazione di Bergamo, Teatro Donizetti Martedì 3 maggio 2016, ore 21.00 DAVID FRAY David Fray si esibisce in tutto il mondo sia in qualità di solista che come musicista da camera. Ha collaborato con importanti orchestre e con illustri direttori quali Marin Alsop, Pierre Boulez, Semyon Bychkov, Christoph Eschenbach, Asher Fisch, Daniele Gatti, Paavo Järvi, Kurt Masur, Riccardo Muti, Esa-Pekka Salonen, Yannick Nézet-Séguin e Jaap van Zweden. Ha tenuto concerti con la London Philharmonic, Royal Concertgebouw, Bayerische Rundfunk, Deutsche Kammerphilharmonie Bremen, Deutsche Symphonie-Orchester, Salzburg Mozarteum, Orchestra del Teatro alla Scala, Orchestre de Paris, Orchestre National de France e Orchestre de l’Opéra National de Paris. David Fray ha fatto il suo debutto negli La Fondazione Credito Bergamasco sostiene l’attività della Filarmonica nell’ambito della 53ª edizione del Festival. Stati Uniti nel 2009 con la Cleveland Orchestra, a cui sono seguiti concerti con Boston Symphony, San Francisco Symphony, New York Philharmonic, Chicago Symphony e Los Angeles Philharmonic. Ha suonato in recital alla Carnegie Hall, al Mostly Mozart Festival di New York e alla Chicago Symphony Hall. La stagione 2014-15 lo ha visto impegnato con Deutsche Kammerphilharmonie Bremen, Academy of St. Martin in the Fields, London Philharmonic, Sinfonica di San Paolo, Budapest Festival Orchestra, Orchestre de Paris, Tonhalle di Zurigo, Orchestra del Teatro alla Scala, Wiener Symphoniker. Si è esibito in recital al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi, alla Philharmonie di Berlino e per la Van Cliburn Foundation di Fort Worth in Texas. In ambito cameristico, ha rinnovato la collaborazione con Renaud Filarmonica del Festival Nata come conseguenza dell’esperienza triennale del Progetto Giovani con Uto Ughi, la Filarmonica del Festival Pianistico Internazionale di Brescia e Bergamo si presenta come un’orchestra di giovani musicisti di grande talento che già hanno maturato importanti esperienze professionali. Responsabile artistico della Filarmonica è Luca Ranieri, noto e apprezzato musicista bresciano. La Filarmonica è stata presentata ufficialmente il 16 dicembre 2013, in occasione di un concerto benefico al Teatro Sociale di Brescia (Sergej Krylov solista). A Bergamo la Filarmonica ha fatto il suo debutto l’11 febbraio 2014 al Teatro Sociale, con un concerto nell’ambito delle iniziative per il “Giorno del Ricordo”. Nel 2014 la Filarmonica ha collaborato con solisti quali Roberto Cominati, Lilya Zilberstein e Federico Colli e ha inaugurato davanti a 4.000 persone il Meeting di Rimini con un omaggio a Fellini, omaggio riproposto al Teatro Carisport di Cesena. Il cartellone del Festival di Brescia e Bergamo 2015 ha visto la Filarmonica a fianco di Ramin Bahrami, di Daniil Trifonov (col quale si è esibita con grande successo anche al Teatro Alighieri di Ravenna), ed è stata diretta da Eduard Topchjan. Una selezione della Filarmonica si è unita all’Orchestra Cherubini nei concerti diretti da Riccardo Muti il 19 maggio a Brescia (concerto straordinario per la beatificazione di Papa Paolo VI) e il 20 a Bergamo. Dell’autunno del 2015 sono le collaborazioni con il violoncellista Enrico Bronzi e con i flautisti Mauro Scappini e Massimo Mercelli. Al di fuori del Festival, nel 2016 la Filarmonica è protagonista con Uto Ughi di un omaggio a Yehudi Menuhin nel centenario della nascita; sarà ospite poi dell’Associazione Chamber Music di Trieste e sono da sottolineare per l’autunno la collaborazione a Bergamo con la Fondazione Donizetti nell’ambito del Festival Donizetti Opera e i due concerti con Alessandro Taverna previsti nella stagione dei Pomeriggi Musicali a Milano. LUCA MICHELETTI Regista, attore e drammaturgo, Luca Micheletti è nato a Brescia. Figlio d’arte da quattro generazioni, è erede della dinastia teatrale Micheletti-Zampieri. Di recente insignito del Premio Internazionale Luigi Pirandello per meriti acquisiti in campo teatrale, già vincitore del Premio UBU e di una nomination al Premio Le Maschere del Teatro per Arturo Ui di Brecht (ERTTeatro di Roma, Premio della Critica 2011), dove è Dramaturg e attore al fianco di Umberto Orsini, è regista stabile della Compagnia teatrale I Guitti. Fra le decine di spettacoli diretti e interpretati, insieme a molti copioni originali (finalista al Premio Riccione Tondelli 2011), i più recenti sono Mephisto da K. Mann (CTB Teatro Stabile di Brescia, 2015), La metamorfosi da Kafka (CTB - ERT, 2014), Le memorie di Ivan Karamazov (Compagnia U. Orsini, 2013), Questa sera si recita a soggetto - uno studio da Pirandello (Biennale di Venezia / Lab. di Luca Ronconi, 2012). È protagonista nell’Amleto di Koltès (Stabile di Napoli), in A piedi nudi nel parco di Simon (Festival dei Due Mondi di Spoleto), nella trilogia di Omaggio a Koltès (Teatro di Roma). Al cinema lavora con Marco Bellocchio e Renato De Maria (Italian Gangsters in concorso alla 72ª Mostra del Cinema di Venezia - Orizzonti). Conseguito il dottorato di ricerca in Italianistica alla Sapienza Università di Roma, dal 2015 detiene la cattedra di Regia all’Accademia di Belle Arti Santa Giulia di Brescia. Traduce e riscrive per la scena, fra gli altri, Vian (Gam 2008), Ramuz (Gam 2012), Koltès (Diabasis 2013), Kafka (Sedizioni 2014), K. Mann (Sedizioni 2015). Tutta la felicità (Sedizioni 2015) è il primo romanzo. Capuçon per l’esecuzione delle Sonate di Bach e Beethoven. Tra i premi ricevuti l’Echo Klassik come ‘Strumentista dell’anno’ e il ‘Premio giovane talento’ al Klavier-Festival Ruhr. Nel 2008 è stato nominato ‘Artista emergente dell’anno’ da BBC Music Magazine. Artista esclusivo Warner Classics, Fray ha all’attivo registrazioni dedicate Bach, Boulez, Mozart, Schubert. Nel 2008 il canale TV ARTE +7 ha trasmesso un documentario su David Fray, con la regia di Bruno Monsaingeon; il film David Fray registra Johann Sebastian Bach è stato poi pubblicato in DVD. David Fray si è avvicinato al pianoforte all’età di quattro anni. Ha studiato con Jacques Rouvier presso il Conservatorio Superiore Nazionale di Musica di Parigi, città in cui risiede. “Guarda che Mozart, quando va verso le tonalità minori, ha più pathos di Beethoven” – ammoniva uno stimato docente di pianoforte, proprio qui al Conservatorio di Brescia. Una conferma la troviamo nel do minore del Concerto K 491. Da sempre, anche i critici più insigni hanno rimarcato il carattere eccezionalmente drammatico di quest’opera, al punto da cogliere significati che vanno al di là della musica per farsi di ordine esistenziale. “Un buon documento del Mozart demoniaco”, annotava già Massimo Mila, mentre Della Croce parlava di “fatalità dolorosa” e recentemente sono stati scritti interi libri (Giorgio Pagannone) per indicare i rapporti che il K 491, in certe sue dinamiche spasmodiche, soprattutto il rapporto fra il solista e l’orchestra, intesse col destino dell’uomo così come poteva essere avvertito tre anni prima della Rivoluzione francese. Oltre alla radicalizzazione del carattere drammatico, Mozart apporta innovazioni formali: alla fine del primo movimento, il pianoforte che suona anche dopo la cadenza e il finale, in forma di variazioni, pare abbiano esercitato una influenza diretta sul Terzo Concerto di Beethoven (anch’esso in do minore). Novità anche nella strumentazione, con i clarinetti per la prima volta insieme agli oboi, oltre alle trombe e ai timpani, corni, fagotti e flauto. Un ampliamento unico per i Concerti di Mozart che conferisce inedite sonorità all’orchestra e agli incastri col pianoforte. Da un clima drammatico, alla tragedia di Romeo e Giulietta. Era certo molto diversa da quella di Prokof ’ev la musica che alla fine del Cinquecento accompagnava le recite teatrali di Shakespeare e che lui stesso prescriveva, in modo meticoloso, considerandola parte indissolubile della rappresentazione. Prokof ’ev da parte sua, nel sonorizzare quel dramma così famoso in forma di balletto, si era calato in una “nuova semplicità” di linguaggio. Il 1935 era stato proclamato dal regime sovietico “anno shakespeariano” e Prokof ’ev aveva testé scritto musiche di scena per Notti egiziane (da Antonio e Cleopatra) e Amleto. Ora il progetto di Romeo e Giulietta era ancora più ambizioso. La produzione, i rapporti con i teatri, i coreografi e le compagnie di ballo, si rivelò travagliata. Dovettero passare tre anni prima che il balletto venisse rappresentato, a Brno in Cecoslovacchia, nel 1938, e finalmente a Leningrado e Mosca nel 1940. Prokof ’ev aveva impiegato solo qualche mese per stendere la prima versione della musica. Così, mentre l’allestimento del balletto latitava, il compositore aveva ritenuto opportuno assemblare tre Suite strumentali: una per pianoforte solo e due per orchestra (una terza ancora per orchestra dieci anni più tardi). I quattro numeri presentati questa sera sono fra i più famosi e riusciti della serie: dal celebre ritmo bellicoso de I Capuleti e i Montecchi (un “motivo dell’odio” che caratterizzerà anche il personaggio di Tebaldo e il suo scontro con Mercuzio) fino alla mestizia di Romeo di fronte alla morte di Giulietta. Una soffusa e prolungata triade maggiore conclude il dramma, suggellando altresì una musica che venne definita da Israel Nest’ev, musicologo del regime, “gioia del romanticismo ritrovato, al cospetto della fredda sperimentazione astratta di Prokof ’ev negli anni precedenti”. Dallo stalinismo al fascismo italiano. Nel 1924 Respighi compose Pini di Roma, poema sinfonico fortemente descrittivo, come già prima Fontane di Roma e altri in seguito, che qualcuno però non ha voluto solo identificare con un paesaggio naturale e urbano, ma ha interpretato addirittura come una celebrazione della marcia sulla capitale con cui il regime si era instaurato giusto due anni prima – sarebbe così quasi onomatopeico il ritmo nel quadro finale. I rapporti fra Respighi e il fascismo, per come li conosciamo, non autorizzano una simile ipotesi: lasciano tutt’al più margini per qualche controversia. Rimane la tavolozza orchestrale del compositore come nella Fontane, e la sua felice ispirazione, stavolta per i bambini che giocano presso i pini di Villa Borghese (I), una salmodia per i pini che coronano l’ingresso di una catacomba (II), l’aria che soffia fra i pini del Gianicolo con il canto (registrato) di un usignolo (III) e infine la controversa marcia per i Pini della via Appia (IV). Carlo Bianchi