IL BERRETTO A SONAGLI

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IL BERRETTO A SONAGLI
di Luigi Pirandello
con SEBASTIANO LO MONACO
24 ottobre 2016
Sicilia Teatro in collaborazione con Festival La Versiliana di Pietrasanta e del Teatro Luigi Pirandello ­ Agrigento
Scene Keiko Shiraishi/Costumi Cristina Da Rold
musiche Mario Incudine/luci Nevio Cavina
regia di Sebastiano Lo Monaco
Ciampa – Sebastiano Lo Monaco
Beatrice Fiorica – Maria Rosaria Carli
La Saracena – Clelia Piscitello
Assunta La Bella – Gianna Giachetti
Fana – Lina Bernardi
Delegato Spanò – Rosario Petix
FiKì La Bella – Claudio Mazzenga
Nina (moglie di Ciampa) – Maria Laura Caselli
“Due parole… Una commedia NATA e non SCRITTA, così Pirandello ha de>inito il suo “Berretto a Sonagli”. Su questo pensiero ho costruito la mia regia: viva e non scritta. Tutti gli attori in questo spettacolo hanno cercato di essere personaggi vivi e veri, più di noi che respiriamo, alternando pianto e riso durante tutto lo svolgimento del dramma.
Mi preme però dire la ragione per la quale mi sono appassionato a questo progetto. Il personaggio di CIAMPA, apparentemente grottesco, è in realtà straziante, ma soprattutto è il più moderno degli eroi pirandelliani. Il “Berretto” è la storia di un uomo giovane, poco più di quarant’anni, che tradito dalla moglie accetta la condanna e la pena di spartire l’amore della propria donna con un altro uomo, pur di non perderla. Un tema drammatico e attuale che si voglia o no! Per tradizione questo personaggio è stato affrontato da attori alla >ine della propria carriera, ad ogni modo avanti con gli anni. Questo travisava la forza drammatica di Ciampa, così eroico e pieno di umanità, una umanità silenziosa e astuta che gli da la forza di difendere la sua infelicità coniugale, contro la società ridicola di quel tempo. Un personaggio insomma apparentemente piccolo ma in>initamente grande.” Sebastiano Lo Monaco
LUCI DELLA RIBALTA
di Charlie Chaplin
con ANTONIO SALINES e MARIANELLA BARGILLI
7 novembre 2016
La Contrada Teatro Stabile di Trieste ­ Gitiesse Artisti Riuniti
adattamento teatrale Eleonora Zacchi con LINO SPADARO ­ RENATA ZAMENGO ­ RICCARDO DE FRANCESCA ­ ORAZIO STRACUZZI ­ LUIGI BIAVA scene FEDERICO CAUTERO costumi CHIARA AVERSANO musiche ROBERTO FIA regia GIUSEPPE EMILIANI
Dopo trattative durate alcuni anni Antonio Salines ha ottenuto dalla famiglia Chaplin i diritti teatrali di “Luci della ribalta”, forse il >ilm più famoso del grande comico e certamente il suo testamento spirituale. Come tutti sanno la trama narra la storia di un grande clown in declino, Calvero (Antonio Salines), e del suo incontro con una bella e sfortunata ballerina, Teresa (Marianella Bargilli). I due si incontrano, lui le salva la vita e accogliendola in casa, con pazienza e dedizione, riesce a restituirle l’uso delle gambe, ritrovando egli stesso una ragione di vita. Teresa sboccerà come un >iore in primavera e anche Calvero dopo tante vicissitudini tornerà al successo. Lei si innamorerà di lui e quel sentimento non nascerà dalla riconoscenza, sarà amore vero. Tutti ricordano le musiche del >ilm (tra le colonne sonore più famose di sempre) e la scena >inale del “concertino comico” tra Charlie Chaplin e Buster Keaton. L’operazione è un autentico evento culturale‐teatrale e metacinematogra>ico, si avvale di un grande cast, una regia prestigiosa e l’adattamento teatrale, fedele e creativo, di Eleonora Zacchi. Il risultato è uno spettacolo di grande divertimento e commozione.
SPINGI E RESPIRA
DI E CON LORENZO PRATICÒ
23 novembre 2016
SpazioTeatro
Regia | Lorenzo Praticò e Gaetano Tramontana
Con il patrocinio della Federazione Ciclistica Italiana
“Spingi e respira nasce dall’incontro con un quadro di Francis Bacon che raf8igura un ciclista. Non so cosa sia successo davanti a quel dipinto ma è stato come se all’improvviso io quel ciclista lo stessi sentendo respirare. E gli sono corso dietro… Nasce dal rapporto tra me e mio padre, che non è un ciclista ma pittore e scultore invece sì; e soprattutto è un padre… Nasce dalla ricerca di parole e di gesti che si adattino meglio alla vita e ai suoi tempi. E come nella migliore delle tradizioni nasce da un amore non corrisposto. Poi dentro sono apparsi come evocati nuovi personaggi: Sara, scomparsa prematuramente, sorella della madre e primo amore del padre; la mamma, premurosa e discreta; il Campione, bello e antipatico; Fiorenzo Magni, il Terzo Uomo del ciclismo italiano, scomparso a pochi giorni dal nostro debutto...” “Spingi e respira” è un racconto teatrale ambientato nel mondo del ciclismo, dove lo sport, come spesso accade, diventa metafora della fatica, dei successi e delle scon8itte di un’intera esistenza. Nel testo di Praticò la bici è anche strumento di riconciliazione generazionale fra un 8iglio e un padre visto dapprima come mito, poi incapace di comprendere le scelte del 8iglio, in8ine come approdo sicuro dopo tanto girovagare. E in effetti il ciclismo non è uno sport come gli altri, il suo portato metaforico è di gran lunga più intenso di altre discipline: l’intuito nelle fughe, la paura e l’adrenalina delle discese, la solitudine di alcune salite, l’equilibrio fra squadra e individualismo, tutto questo calza come un guanto al racconto di una vita. Solo in scena, simulando una pedalata che realmente provoca fatica e sudore, Lorenzo Praticò dà vita per un’ora ad una lunga soggettiva nel corso della quale il protagonista vede passare davanti ai propri occhi una vita punteggiata di salite e discese, cadute e rialzate, incontri e affetti. E poi c’è il confronto fra ieri e oggi, fra la generazione del dopoguerra rappresentata da Fiorenzo Magni ‐ che con la spalla rotta continua a pedalare stringendo la camera d’aria fra i denti – e il veleno del doping che ha distrutto buona parte della meglio gioventù ciclistica. E c’è la lingua, l’alternare italiano e dialetto calabrese (della zona del reggino) come scelta linguistica de8initiva: “Sono convinto, oggi come ieri, della bellezza e dell’incisività teatrale del dialetto reggino e ho sentito la necessità attoriale e drammaturgica di farlo risuonare vivo e attivo nel rapporto tra il ciclista e i suoi genitori e soprattutto negli insegnamenti e nella memoria del padre.” Una lingua della memoria, quindi, dei rapporti intimi e ancestrali, che emerge in tutta la sua sonorità inaspettatamente dolce in essenziali snodi di narrazione: Le tre razze ‐ velocisti, passisti e scalatori; La salita, che è come una donna e quando tu sei sulla tua bicicletta, tu con quella donna è come se ci stessi facendo l’amore; Il Leone delle Fiandre ‐ Magni Fiorenzo da Vaiano di Prato, classe 1920, nato per essere ciclista; La favola di Sara – il passato innominabile della famiglia che cela dolore e amore mescolati in un groviglio inestricabile.
PARENTI SERPENTI
di Carmine Amoroso
LELLO ARENA
3 dicembre 2016
con Giorgia Trasselli e con (in o. a.) Andrea de Goyzueta, Marco Mario De Notaris, Carla Ferraro, Autilia Ranieri, Annarita Vitolo, Fabrizio Vona regia di Luciano Melchionna scene Roberto Crea costumi Milla musiche Stag assistente alla regia Sara Esposito produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro e Bon Voyage Produzioni in collaborazione con Festival Teatrale di Borgio Verezzi
Un Natale in famiglia, nel paesino d’origine, come ogni anno da tanti anni. Un Natale pieno di ricordi e di regali da scambiare, in questo rito stanco che resta l’unico appiglio possibile per tentare di ravviare i legami famigliari, come il fuoco del braciere che i genitori anziani usano, ancora oggi, per scaldare la casa: un braciere pericoloso ma rassicurante come tutte le abitudini e le tradizioni. Un Natale a casa dei genitori anziani che aspettano tutto l’anno quel momento per rivedere i >igli cresciuti, e andati a lavorare in altre città. Uno sbarco di >igli e parenti affettuosi e premurosi che si riuniscono, ancora una volta, per cercare di spurgare, in un crescendo di situazioni esilaranti e stridenti in cui tutti noi possiamo riconoscerci, le nevrosi e le stanche dinamiche di coppia di cui sono ormai intrisi. Immaginare Lello Arena, con la sua carica comica e umana, nei panni del papà – interpretato da Panelli nel >ilm di Monicelli – mi ha fatto immediatamente sorridere, tanto da ipotizzare il suo sguardo, come quello di un bambino, intento a descrivere ed esplorare le dinamiche ipocrite e meschine che lo circondano, in quei giorni di santissima festività: è un genitore davvero in demenza senile o è un uomo che non vuol vedere più la realtà e si diverte a trasformarla e a provocare tutti? … Prima o poi saremo tutti dei vecchi bambini bisognosi di cure, perché trasformarci in soprammobili polverosi, inutili e ingombranti? In quest’epoca in cui tutto e il contrario di tutto sono la stessa cosa ormai, con questa commedia passeremo dalle risate a crepapelle per il tratteggio grottesco, e a tratti surreale, dei personaggi al più turpe cambiamento di quegli esseri che – chi di noi non ne ha conosciuto almeno uno? – da umani si trasformeranno negli animali più pericolosi e subdoli: i serpenti. Luciano Melchionna
LA LOCANDIERA
o l’Arte per Vincere di Carlo Goldoni
CON SILVIA GALLERANO
13 – 14 dicembre 2016
adattamento e regia Stefano Sabelli
con SILVIA GALLERANO Mirandolina CLAUDIO BOTOSSO Cavaliere di Ripafratta GIORGIO CARECCIA Conte di AlbaKiorita ­ ANDREA ORTIS Marchese di Forlipopoli ­ CHIARA CAVALIERI Ortensia EVA SABELLI Dejanira ­ DIEGO FLORIO Fabrizio ­ GIULIO MARONCELLI il Servo – PIERO RICCI il Fisarmonicista muto
scene Lara Carissimi ­ Michelangelo Tomaro costumi Martina Eschini disegno luci Daniele Passeri aiuto regia Giulio Maroncelli Compagnia del Teatro del LOTO In collaborazione con ASTI TEATRO 38
Dopo il felice e acclamato debutto nazionale nell’ambito del Festival Asti Teatro 38, viene per l a p r i m a v o l t a p r e s e n t a t a i n M o l i s e quest’originale versione del Capolavoro di Goldoni. Silvia Gallerano, l’attrice italiana più premiata a livello internazionale degli ultimi anni è Mirandolina, la donna moderna che verrà, in questa edizione da“Riso amaro” del capolavoro di Goldoni, prodotto dal Teatro del Loto. Lo spettacolo diretto da Stefano Sabelli “traghetta”, infatti, la vicenda da Firenze al Delta del Po, in un’atmosfera acquitrinosa anni ’50, fra Conti, Marchesi e Cavalieri che diventano, spiantati melomani, misantropi gagà e misogini di >iume, dediti al gioco. Nei panni di Ripafratta, Claudio Botosso, attore piemontese, fra i volti più noti del Cinema italiano d’autore. Il cast è completato dal talento dei giovani attori molisani cresciuti nella Compagnia del LOTO, già distintisi, tra palco e schermo, in molte importanti produzioni. Piero Ricci, musicista di fama internazionale, completa con la sua >isarmonica questa produzione, dove convivono passator cortesi e bracconieri dediti a facili contrabbandi, attratti dal liscio intonato, senza tempo e ritmo, da “lucciole” di varietà, in cerca di clienti di frontiera, in attesa che la Giostra giri e il nuovo mondo arrivi.
MARCO POLO
di Matteo Patavino
27 dicembre 2016
con Marco Caldoro ­ Marco Polo/Giorgio Careccia – Kan/Donato Arcano ­ canto
Testo, musica, regia di Matteo Patavino
Lo spettacolo è liberamente tratto da Le città invisibili di Italo Calvino. Nella disputa tra Polo e Kan, le memorie di Marco compongono l’impianto intorno al quale i racconti delle città lontane diventano report sui luoghi del presente. Una mappa dove s’incrociano teatro e melodramma, cultura orale e scrittura, parola e suoni, forme e linguaggi contemporanei.
AMLETO
di William Shakespeare
DANIELE PECCI e MADDALENA CRIPPA
11 gennaio 2017
regia DANIELE PECCI
Compagnia Molière con Rosario Coppolino e con Giuseppe Antignati Sergio Basile Mario Pietramala
Mauro Racanati Marco Imparato Vito Favata Maurizio Di Carmine Mariachiara Di Mitri Pierpaolo de Mejo Domenico Macrì Andrea Avanzi
uno spettacolo curato da Daniele Pecci
costumi Maurizio Millenotti Elena Del Guerra
disegno luci Mirko Oteri
musiche originali Patrizio Maria D'Artista
NOTE DI REGIA
Un uomo, da solo. Da solo con la sua coscienza. Un compito: la vita. Ma anche la paura, terribile, che immobilizza: la nostra. Esiste il “nostro” futuro? O esiste il destino? Non è dato sapere.
Almeno per ora, almeno per l’uomo, cosiddetto moderno. Q u e l l o c h e f o r s e c o n t a p e r ò , è c h e q u e s t e domande costituiscano un ponte, che collega noi stessi a quell’uomo moderno, a quell’uomo shakespeariano, vissuto nel Milleseicento: siamo sostanzialmente gli stessi. L’Amleto di Shakespeare è il testo teatrale più importante dell’era moderna. Vi è in esso un’analisi profonda dell’umano sentire, in rapporto alle problematicità del vivere quotidiano. Meglio di chiunque altro, e soprattutto per primo, Shakespeare è riuscito a raccontare le in8inite contraddizioni dell’essere umano, di fronte all’impegno che questo deve assumersi per poter anche semplicemente stare al mondo; affrontare il futuro, il destino, l’amore, le ingiustizie, le controversie, il dolore, la perdita ecc. In esso sono ben dosate le rappresentazioni del mondo grande, lo stato, i grandi destini e temi dell’umanità, e il microcosmo familiare dei sentimenti più intimi e segreti. In questo senso per me, è il testo più moderno, più urgente, e come tale mi sprona più di ogni altro alla sua rappresentazione, anche in veste registica. Il mio impegno è quello di proporre al pubblico contemporaneo, uno spettacolo contemporaneo. Non già con l’intento di mediare, sovrapporsi, o nella migliore delle ipotesi, aggiungersi, alla miriade di interpretazioni che dal 1601 ad oggi sono state fatte; sarebbe un esercizio di stile 8ine a se stesso e soprattutto assolutamente vano per il pubblico nuovo, del quale ci sentiamo di dover tenere conto in maniera particolare.
Elemento nodale, è ovviamente il testo: traduzione e adattamento. Leggermente tagliato (durerebbe altrimenti più di quattro ore) ma fedele, non alterato, e con una traduzione atta a esaltarne tutte le possibilità poetiche, ma in una prosa semplice, scorrevole, di facile comprensione, e con una messa in scena e una recitazione che si propongono di essere vicine al nostro mondo, senza simbolismi e sovrastrutture che si frappongano fra i 14 attori sul palcoscenico ed il pubblico.
Daniele Pecci
ALLA FACCIA VOSTRA!!
di Pierre Chesnot
GIANFRANCO JANNUZZO - DEBORA CAPRIOGLIO
26 gennaio 2017
con Antonella Piccolo
Traduzione, adattamento e regia di Patrick Ross Gastaldi
Alla faccia vostra!! nasce dalla p e n n a d e l l o s t e s s o a u t o r e dell’ormai celebre ”L’inquilina del piano di sopra”. Pierre Chesnot orchestra qui un vero e proprio meccanismo ad orologeria fatto di tempi perfetti, di entrate ed uscite a ripetizione e di continui colpi di s c e n a . I n t r i g h i , s o t t e r f u g i , equivoci, ipocrisia, per una vicenda che mette a nudo la parte più meschina e cinica dell’animo umano. Una corsa al denaro, per accaparrarsi l’eredità di uno scrittore defunto, che dovrebbe scandalizzare, ma che invece cattura lo spettatore, coinvolgendolo in un vortice di comicità e regalandogli due ore di divertimento e risate. In scena due attori d’eccezione: l’esilarante Gianfranco Jannuzzo e la splendida Debora Caprioglio; la regia e l’adattamento sono af>idati a Patrick Rossi Gastaldi, che con maestria ambienta la vicenda in Italia ai giorni nostri.
MISERIA E NOBILTÀ
dal testo di Eduardo Scarpetta
Elsinor Centro di Produzione Teatrale
5 febbraio 2017
Regia di Michele Sinisi / scritto con Francesco M. Asselta /
con Diletta Acquaviva, Stefano Braschi, Gianni D'addario, Gianluca delle Fontane, Giulia Eugeni, Francesca Gabucci, Ciro Masella, Stefania Medri, Giuditta Mingucci, Donato Paternoster, Michele Sinisi /
scene Federico Biancalani / direzione tecnica Rossano Siragusano / costumi GdF Studio / Assistente ai costumi Arman Avetikyan / Aiuto regia Domenico Ingenito, Roberta Rosignoli
La storia di un povero squattrinato, Felice Sciosciammocca, che costretto a vivere di espedienti per rimediare a fatica un tozzo di pane, dà vita a una >itta tessitura di trovate dialogiche e di situazioni che rappresentano la summa dell’arte attoriale italiana e di quanto di meglio la storia del teatro (in particolare quella napoletana) abbia prodotto nel tenere il pubblico inchiodato alla sedia. Questo testo rappresenta la festa del teatro, quanto di più “Felice” un pubblico possa incontrare. Dalle platee Miseria & Nobiltà è poi migrato nel cinema, grazie al >ilm di Mattioli, e nella tv creando veri e propri simboli e immagini vivide nelle memoria collettiva. Totò (il Sciosciammocca più celebre) che mette in tasca gli spaghetti è un’immagine celebre della cinematogra>ia italiana. Miseria & Nobiltà ritorna a quel testo del 1888 solo riscoprendosi rito nell’oggi con una straordinaria squadra di attori che s’impossessano della scena. Dice Sciosciammocca nell’ultimissima battura della storia “Torno nella miseria, però non mi lamento: mi basta di sapere che il pubblico è contento.” Miseria & Nobiltà del mestiere del vivere recitando.
Miseria&Nobiltà spettacolo 8inalista premio Hystrio Twister 2016
Michele Sinisi premio ANCT – premio della critica 2016
LA LUPA
di Giovanni Verga
LINA SASTRI
22 febbraio 2017
con Giuseppe Zeno
scene e costumi Françoise Raybaud
musiche Massimiliano Pace
regia Guglielmo Ferro
Compagnia Molière
Associazione Culturale ABC
NOTE
Da un punto di vista drammaturgico la 8igura della Lupa, che era già una 8igura femminile di rottura nella produzione verghiana, risuona oggi di grande attualità come ogni personaggio archetipo della letteratura. Gnà Pina ha un fascino e una forza che emergono con grande facilità dal testo, consentendo un lavoro di riscrittura stimolante e creativo. È lei oggi, fuori dalla Sicilia di Verga, una 8igura distruggente, che non ha nessuna attenuante né psicologica né storico‐sociale. La Lupa è radicalmente feroce. Il suo fascino è esercitato su tutti coloro che le stanno vicino senza pietà, come un male8icio che porta sofferenza, dipendenza e morte. Il linguaggio poetico, fatto di canto e giochi di parole, che Gnà Pina utilizza per sedurre Nanni o quello crudo, violento, subdolo per sottomettere la 8iglia hanno in questa versione il ritmo adamantino di un sortilegio verbale.
La prosa è volutamente contemporanea nella scelta del lessico pur rimanendo ancorata all’impianto linguistico verghiano. Solo grazie alla presenza di Lina Sastri, una delle poche attrici in grado di sostenere un ruolo così complesso, in cui l’interprete deve interrogare gli strati più profondi della sua anima, si è potuto realizzare il progetto “Lupa”. In quest’ottica drammaturgica la messinscena si gioca tutta su un’alternanza di luce e ombra, di sole e luna, che non è però dicotomia bene/male quanto piuttosto una scansione naturale della vita bestiale che ruota intorno a La Lupa.
In Verga la lotta è sempre per la sopravvivenza. Tutti i personaggi sono buttati in mezzo a una terra deserti8icata a sbranarsi gli uni con gli altri, agiscono come gli animali per esigenze primarie: mangiare, dormire, riprodursi.
La Lupa impone le sue traiettorie, il suo territorio di caccia e condiziona gli spostamenti degli altri che ne subiscono la costante minaccia. Così ci sono due anelli concentrici: l’anello esterno quello della difesa dei ruoli, degli scontri feroci e anche il luogo della morte; e l’anello interno, il mondo notturno, la tana dove si allevano i cuccioli, si nascondono segreti e si consumano gli incesti.
Il buco nero del male8icio. [Guglielmo Ferro e Micaela Miano]
CIN CI LA’
L’operetta
19 marzo 2017
Umberto Scida
“Cin Ci La’”
di Carlo Lombardo E Virgilio Ranzato
CoreograKie Stefania Cotroneo
Cast, Corpo Di Ballo E Orchestra del Teatro Al Massimo Di Palermo
Regia Umberto Scida
Produzione del Teatro Al Massimo Di Palermo
Cin ci là è un'operetta di Carlo Lombardo, con le musiche di Virgilio Ranzato, presentata per la prima volta il 18 dicembre 1925 al Teatro dal Verme di Milano e seguita da centoventi repliche. Siamo a Macao. La giovane Timida principessa Myosotis sta per sposarsi ma, al contrario di quanto sarebbe lecito supporre, è triste perchè deve abbandonare i sogni e i giochi della fanciullezza. E anche il principe Ciclamino, suo promesso sposo, è triste per gli stessi motivi e si dimostra scarsamente entusiasta del matrimonio. Ora a Macao c'è questa usanza: durante il periodo di >idanzamento di una principessa, ogni divertimento e ogni lavoro vengono sospesi. Ed è proprio in questo periodo che giunge a Macao la bella Cin Ci Là, attrice cinematogra>ica francese, assieme a Petit Gris il suo accompagnatore uf>iciale, innamorato cotto di lei. Il Mandarino di Macao Fonky, padre della principessa Myosotis, decide di af>idare i due giovani, così scarsamente entusiasti del matrimonio alle esperte cure di Cin Ci Là. La bella attrice prende a cuore la cosa e si dedica con particolare interesse alla emancipazione del principe Ciclamino. Petis Gris viene colto da un furibondo attacco di gelosia e per vendicarsi rivolge le proprie attenzioni alla principessa. Accade così che il principe Ciclamino che ha preso gusto alla cosa, si innamora di Cin Ci Là e la vuole sposare. Ma l'attrice saggiamente gli spiega che lei non può e non vuole contrarre nessun legame duraturo. Del resto la principessa Myosotis è ora disposta a lasciare le sue bambole e i suoi sogni e a convolare a giuste nozze con Ciclamino; il che avviene fra le più allegre feste di tutta Macao. La regia fresca ed attuale non snatura in alcun modo lo spirito dell’epoca che prevede continui doppi sensi, equivoci ammiccanti alla timidezza ed inesperienza dei due principi che condividono la scena con il comico in scenette esilaranti e scoppiettanti. Il tutto condito da coreogra>ie eleganti ed affascinanti nella loro >ilologica ispirazione alla Macao degli anni ’20.
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