MODERNISMO E ANTIMODERNISMO (Seminario)
– L. BEDESCHI, Interpretazioni e sviluppo del Modernismo cattolico, Milano 1975; L. BEDESCHI,
L'antimodernismo in Italia : accusatori, polemisti, fanatici, Milano 2000; M. GUASCO, Modernismo,
Cinisello Balsamo 1995; D. JODOCK, ed., Catholicism Contending with Modernity. Roman catholic
Modernism and Anti-Modernism in Historical Context, Cambridge 2000; E. POULAT, Storia e critica
della crisi modernista, Brescia 1967.
Il modernismo
– Movimento che sorge nella Chiesa cattolica a fine ‘800.
C. PERIN, Du modernisme dans l’Eglise (1881), usa per primo (?) tale espressione (in senso negativo) per
indicare il movimento di cui fanno parte tutti coloro che, con il pretesto di modernizzare la Chiesa,
introducono dottrine che finiscono per distruggerla.
Il termine è generalmente usato per indicare gli ambienti attorno al sacerdote francese Alfred Loisy
(1857-1940), al gesuita irlandese George Tyrrell (1861-1909), al cosmopolita barone Friedrich von
Hügel, al filosofo francese Maurice Blondel (1861-1949), ai sacerdoti italiani Romolo Murri (1870-1944)
–attivo in campo sociale – ed Ernesto Buonaiuti (1881-1946) – attivo in campo culturale –, allo scrittore
italiano Antonio Fogazzaro (1842-1911), che ne Il Santo (1905) esprime le idee di una riforma religiosa.
Nel 1907 Pio X nella Pascendi Dominaci Gregis disperde il movimento («sintesi di tutte le eresie» e
pericoloso perche i suoi membri sono all’interno della Chiesa)
– Il termine “movimento” è improprio perché non è mai esistito un qualcosa di unitario, ben strutturato
con un programma ed un leader carismatico ben preciso.
È Pio X che “crea” questo movimento, compiendo una sintesi tra varie posizioni diverse e nella quale
nessuno dei protagonisti si riconosceva completamente.
Punti in comune:
– esigenza di costruirsi una convinzione personale sulla propria religione
– importanza data alla storia e al sapere critico
– avversione alla neoscolastica
– richiesta di una riforma della Chiesa (a differenze dei cattolici liberali dell’800)
– convinzione che il cattolicesimo dovesse avere un ruolo nella trasformazione della società
europea.
– Il generale contesto storico immediato è quello di un mondo sempre più in via di secolarizzazione e che
usa anche le nuove scienze per togliere potere alla gerarchia ecclesiastica. Il Sillabo (1864) di Pio IX
segna forse il culmine del rifiuto del mondo moderno: si condanna come gravemente erronea
l’affermazione «la Chiesa deve riconciliarsi e venire a patti con il progresso, con il liberalismo e la civiltà
moderna». Leone XIII, anche se con atteggiamento più ambivalente, e Pio X sono su questa stessa linea
di difesa e chiusura. Ciò conduce ad uno scontro in capo sociale con avversione verso le nuove
trasformazioni (democrazie).
Per quanto riguarda il contesto teologico, siamo all’interno di un grande sforzo di ricostruzione del
sistema della scolastica medioevale, la neoscolastica, nata dopo le indicazioni di Aeterni Patris (1879) di
Leone XIII. Si vuole e si riesce a costruire ciò che c’è di più antimoderno: un sistema di interpretazione
della fede globale e definitivo. Ciò fa nascere uno scontro soprattutto nel capo delle scienze bibliche,
delle nuove filosofie, dei modelli pastorali nuovi (“americanismo”) e della storia.
Nel 1899 Leone XIII nella lettera Testem benevolentie, condanna il movimento a cui da il
nome di “americanismo” (in pratica, come nel caso del modernismo, è il documento pontificio
a creare un “movimento” che come tale non esisteva). Movimento che si radunava attorno a: il
vescovo J. Ireland (autore di La Chiesa e il secolo), W. Elliot e la sua biografia del padre
Hecker fondatore dei Paolisti, J. Zahn e il suo Evolution and Dogma (1896). I punti
condannati riguardavano:
– spiritualità troppo attiva che contestava i principi della sottomissione passiva
– troppe concessioni alla dottrina dell’immanenza.
– grande apertura alla democrazia e alla separazione tra politica e religione
– il corpo umano è visto come frutto dell’evoluzione (Zahn va all’Indice nel 1898).
– È uno scontro tra due mentalità, tra due visioni del mondo, sia nella scienza religiosa che nella
concezione dello Stato.
Il problema è: quanto del pensiero post-kantiano assumere e quanto rivedere della tradizione
ricevuta.
– I “modernisti” (=anti-integralisti ?) sono aperti criticamente alla cultura nuova e disposti a
valutare storicamente ciò che nella tradizione è mutevole e semplicemente legato ad un dato
periodo storico. In questo sono simili al protestantesimo liberale erede di Schleiermacher. Si
differenziano però da esso in quanto danno più importanza all’aspetto comunitario (non sono
“individualisti”) e all’autorità nella Chiesa. Inoltre a differenza del caso protestante, qui i
modernisti si trovano ad operare in un ambiente già chiuso in reazione al moderno (Il Sillabo,
il Concilio Vaticano I, l’Aeternis Patris e la Providentissimus Deus (1893) con rifiuto della
critica biblica, la condanna dell’americanismo, la creazione della Pontificia Commissione
Biblica (1902)): l’antimodernismo nel campo cattolico precede il modernismo, a differenza di
quanto è avvenuto in campo protestante.
– Gli “antimodernisti” (=integralisti ?) pongono una chiara linea di demarcazione tra
cristianesimo e modernità. Sono simili ai fondamentalisti statunitensi degli anni 1890-1910
Questo scontro non ha soluzioni semplici: scegliere l’estremo del completo rifiuto del
moderno o scegliere il suo opposto della totale accettazione.
Ma solo quella complessa del totale ripensamento dei metodi di formazione, di catechesi e dei
programmi di studio dei seminari per mettere in grado di trattare con la modernità. Ma questo
richiedeva tempo e fatica.
- In definitiva la definizione più appropriata del Modernismo sembra essere la seguente: termine usato da
Pio X e dalla sua curia per indicare una forma di pensiero liberale, antiscolastico e storico-critico che si è
resa presente nella Chiesa cattolica tra circa il 1890 e il 1914 (morte di Pio X).
– Pio X ha sciolto il movimento, ma le questioni da esso sollevate lo sono anche?
E. POULAT, Storia e critica della crisi modernista [1962], Brescia 1967
K. RAHNER, «Una teologia con cui poter vivere», in Nuovi saggi IX, Roma 1984, 142-160
Sono concordi nell’affermare che i principali problemi non hanno ancora avuto una soluzione
soddisfacente.
– Queste questioni rimangono vive sia che questo tempo post-moderno sia una continuazione
della modernità (quindi è sempre attuale il problema della relazione con i valori e le priorità
della cultura moderna) sia che sia un qualcosa di nuovo (necessità di capire cosa mantenere e
cosa tralasciare della cultura degli ultimi due secoli).
– Nello studio del modernismo e dell’antimodernismo è però necessario recuperare il loro
contesto storico.
Chi usa il termine “modernismo” come lo usa Pio X, lo de-storicizza, visto che egli ne ha
fatto un’idea frutto della sua (e altrui) creatività.
Chi fa dei modernisti degli eroi che avevano ragione in tutto e le cui proposte sono state
tutte accettate, li de-storicizza, visto che le loro erano proposte embrionali e quelle che ora
sembrano vicine alle loro proposte sono state rese accettabili dal lavoro teologico successivo.
Chi fa dei parallelismi tra antimodernisti e magistero attuale, li de-storicizza visto che
non siamo nella stessa situazione conflittuale a livello teologico e sociale.
L’antimodernismo
– I fatti
– Fino al 1905 (Pio X inizia nel 1903) la situazione è ambivalente: qualche apertura al nuovo e
qualche chiusura. L’attenzione è principalmente rivolta al “modernismo politico”.
– Nel 1906 il p. Rosa sulla Civiltà Cattolica (qui già dal 1904 erano comparsi articoli contro il
nuovo gnosticismo, l’uso dei nuovi metodi per lo studio della Bibbia e di critica a Loisy e Blondel)
scrive articoli di condanna contro quegli «uomini nuovi che ripropongono errori vecchi».
- Questo è specchio di una nuova visione della curia: la Chiesa è assediata da forze diaboliche
più forti che mai.
- Si può porre in quest’anno la nascita del termine “antimodernismo”. È più giusto forse
chiamarlo “integrismo” (=il cattolicesimo è tutto è non ha bisogno di altro e di qualcosa di più
e di nuovo. L’ideale è la cristianità medioevale). Ad ogni modo è un suo elemento.
- Iniziano le condanne dei personaggi più in vista: Tyrrell, Loisy, Fogazzaro, Murri.
- Anche i vari Vescovi iniziano a scrivere contro il “nuovo”.
– Maggio 1907: Mons. Benigni (prelato della Segreteria di Stato) da il via al primo servizio stampa
vaticano “Corrispondenza Romana” che si affianca alla Civiltà Cattolica come organo di difesa
contro gli anticlericali ed i “novatori”. Parallelamente istituisce anche una “agenzia segreta”: il
“Sodalizio piano”.
– Luglio 1907: decreto Lamentabili dell’Inquisizione con 65 proposizioni condannate.
– Settembre 1907: enciclica Pascendi con firma del Papa.
– Settembre 1910: un “motu proprio” (AAS, 1910, t. 2, 655-680) emanato dalla Congregazione
(probabilmente scritto da L. Billot) impone a tutti i sacerdoti con funzioni ufficiali un giuramento
contro il modernismo.
– 1910-1914 (elezione di Benedetto XV): continuano condanne e messe all’indice anche di
personaggi meno esposti.
– Le idee
– Gli antimodernisti giudicavano ogni cosa secondo i canoni dell’insegnamento neoscolastico e
dell’assoluta sottomissione all’autorità del Papa. Mettere in dubbio questi era mettere in dubbio la
stessa fede cristiana cattolica.
- Esisteva una “filosofia perenne” che era stata espressa al meglio dagli scolastici del XIII
secolo e da S. Tommaso in particolare. Questa filosofia assumeva e presupponeva l’esistenza
di un mondo statico, tutto perfettamente realizzato, e in cui i cambiamenti storici non avevano
alcuna importanza essenziale.
- Già prima della meta del XIX secolo i neoscolastici avevano rigettato tutta la filosofia
moderna come intrinsecamente insoddisfacente causa la sua teoria della conoscenza [si veda
G.A. MCCOOL, Nineteenth-Century Scholasticism, New York 1989]. La critica ai modernisti si
sviluppava su questa stessa base.
- Importante per loro era la suddivisione della conoscenza in naturale e sovrannaturale basata
sulla divisione di natura e sopranatura (ciò che nell’uomo dipende dalla Grazia di Dio).
- La conoscenza naturale era comunque di natura metafisica e non soggetta ai cambiamenti del
tempo. Quella sovrannaturale riguardava per definizione verità eterne. Il tutto costituiva un
sapere che nella sua intima essenza era a-storico.
- Le verità soprannaturali eterne si trovavano nella Bibbia (che loro leggevano come un libro
di dogmatica) e nella tradizione. Questi fondamenti venivano dati per garantiti e tutta la oro
attenzione si rivolgeva all’edificio che era stato costruito su queste basi, sulle quali non si
indagava in modo critico.
- L’interpretazione definitiva di Bibbia e tradizione era un compito dato al magistero della
Chiesa che trovava piena espressione nella supremazia e nell’infallibilità del Papa. Il
magistero difendeva la fede da ogni cambiamento portato avanti dai nuovi mutamenti
culturali.
– Queste idee veniva insegnate e diffuse grazie i manuali di teologia che avevano perso ogni spirito
speculativo della scolastica primitiva e, per lo più, dispensavano tutto un insieme di conclusioni.
Questa impostazione passiva rendeva difficile ogni vera attività teologica.
MODERNISTI
- M. BLONDEL (1861-1949) entra, suo malgrado, nel dibattito ed visto da alcuni come un precursore e da
altri come un vero e proprio modernista. Le sue opere hanno comunque avuto sicuramente una grande
influenza su quelle dei modernisti (Tyrrell, Laberthonniere). Le sue riflessioni su natura e supernatura
hanno poi anche influenzato la “nuova teologia” francese degli anni 1930-40 (H. De Lubac, Y.M.-J.
Congar). Più in generale, le sue aperture a Kant, hanno trovano poi una eco nel “tomismo trascendentale”
(P. Maréchal, K. Rahner).
L’Action, 1893, è un’analisi del dinamismo umano (mente, volontà, affetti, aspirazioni) teso a mostrare
che la profonda insoddisfazione che accompagna qualsiasi delle nostre inesauribili possibilità di scelta fa
sorgere dall’interno dell’uomo (“metodo dell’immanenza”) una ricerca del senso della vita e di una
possibile risposta a questa domanda nella rivelazione di Dio.
Lettre sur les exigences de la pensée contemporaine en matière d’apologétique, 1896, mostra come
l’apologetica d’allora si basava solo su motivazione esterne (miracoli, profezie) per far accettare la
rivelazione che si proponeva con un qualcosa di sterno all’uomo senza alcuna risonanza e legame
interiore. La rivelazione, nel suo contenuto, era invece la risposta ad una domanda, ad una necessità,
interiore dell’uomo che non trovava risposta in altro modo.
Tradotto in italiano come Lettera sull'apologetica, a cura di Guglielmo Forni, Brescia 1990.
Histoire et dogme, 1904 vuole dare il contributo di un filosofo ad un dialogo che aveva impegnato solo
storici e teologi. Solleva il tema della natura e del ruolo della tradizione, e si pone in dialettica con lo
storicismo di Loisy (è la storia a determinare l’interpretazione del dogma) e con l’estrinsecismo della neoscolastica (è il dogma a determinare l’interpretazione della storia). Il termine “estrinsecismo” è creato da
lui per indicare il modo di procedere dell’apologetica cattolica che, come visto, si fondava solo su
elementi esterni, all’uomo e alla rivelazione, senza occuparsi dell’interiorità umana e del contenuto della
rivelazione
Tradotto in italiano come Storia e dogma, Brescia 1992.
- A. LOISY (1857-1940) è uno degli esponenti principali del “modernismo”, tanto che all’inizio fu indicato
anche col nome di “loisismo”. È l’esponente di punta nelle questioni storico-bibliche.
L’Évangile et l’Église, 1902 può essere considerato l’iniziatore del fenomeno modernista.
La tesi principale è che «la Chiesa è il Vangelo continuato» ed è necessaria al Vangelo come il Vangelo
lo è alla Chiesa.
I dogmi della Chiesa sono poi «Divini per origine e sostanza» ma umani «nella struttura e nella
composizione». Essi sono cioè delle espressioni simboliche, prodotto del loro tempo, e sono pertanto
secondari alle verità rivelate che esistono in modo pre-concettuale (pre-linguistico) dietro ad essi.
Autour d’un petit livre, 1903 è scritto per precisare meglio le sue posizioni. Immediata la sua condanna e
dei quattro libri precedenti (25/12/1903).
Ambedue sono tradotti un italiano e formano un unico volume Il vangelo e la chiesa e Intorno a un
piccolo libro, Roma 1975.
- G. TYRRELL (1861-1909) è con Loisy l’esponente che da inizio al movimento. Può essere considerato
l’unico vero teologo del modernismo.
The Church and the Future, 1903 espone le sue teorie sulla Chiesa e l’infallibilità. Non esiste traduzione
in italiano.
A much abused letter, 1906 tratta del rapporto tra fede e teologia. Gli attirerà tutta una serie di censure.
Tradotto in italiano come Lettera confidenziale ad un amico professore di antropologia (vedi in
appendice a L. BEDESCHI, Interpretazioni e sviluppo del Modernismo cattolico, Milano 1975, 122-144).
Religion as a factor of life, 1902 tratta gli aspetti più filosofici del cristianesimo. Tradotto in italiano da R.
MURRI, Psicologia della religione, Roma 1905.
- R. MURRI (1870-1944) da un contributo originale al fenomeno muovendolo dalle aule alla vita sociale. Il
suo è un “modernismo” politico che non compare direttamente nella Pascendi di Pio X (1907) e che
quindi non viene a volte catalogato come tale.
Libertà e Cristianesimo, 1902 è un discorso tenuto a S. Marino che mostra l’interconnessione tra
riflessione religiosa e problematica politica. Presenta il rinnovamento culturale, teologico, biblico e
politico come un tutt’uno (Cristianesimo e libertà. Il discorso di Romolo Murri (San Marino, 1902), a
cura di Bedeschi Lorenzo, 1999).
«Per la sincerità e la libertà», Cultura Sociale VIII(1906)n.16, 241-243;
«Il concetto di obbedienza in S. Tommaso d’Aquino», Cultura Sociale IX(1906)n.13, 145-146.
Si interessano della distinzione tra sfera religiosa e sfera politica.
- A. FOGAZZARO (1842-1911) entra attivamente nel dibattito e divulga le idee e i sentimenti emergenti.
Il Santo, 1905 espone in modo semplice ma efficace i temi biblici e teologici discussi da Loisy e Tyrrell e
si concentra in particolar modo sulla necessità di una riforma della Chiesa. Viene condannato nel 1906.
ANTIMODERNISTI
– PIO X (Giuseppe Sarto, papa dal 1903 al 1914). Già da vescovo di Mantova, nel 1887, scrive una lettera
pastorale contro quelle tendenze che più tardi chiamerà “modernismo” e una per richiamare
all’obbedienza indiscussa verso il papa. Una volta eletto papa vede la Chiesa attaccata da ogni parte e
risponde cercando di fare tutto il possibile per aumentare l’autorità papale, per contrastare lo studio
storico-critico della Bibbia, per sostenete la neo-scolastica, per resistere alla diminuzione dell’influenza
della Chiesa in ogni campo.
Lamentabili sane exitu, decreto (luglio 1907). Condanna 65 proposizioni considerate come errori dei
modernisti. Molte di queste sono parafrasi tratte fuori dal loro contesto di quanto aveva detto Loisy.
Pascendi, enciclica firmata (settembre 1907).
Sacrorum antistitum: Giuramento antimodernista, motuproprio (settembre 1910).
- ENRICO ROSA (1870-1938), gesuita, è uno dei grandi inquisitori. Si eleva al di sopra della media per lo
spessore della critica.
«Uomini nuovi ed errori vecchi», La Civiltà Cattolica I(1906)257-273; 559-574. È una delle prime analisi
del “modernismo”, a cui si sarebbe ispirata la seguente pubblicistica papale e il magistero dei vescovi
italiani.
«Il giuramento contro gli errori del modernismo», La Civiltà Cattolica I(1911)257-272; 419-432; 656669. Difesa del discusso provvedimento.
– LOUIS BILLOT (1846-1931), gesuita, professore di teologia dogmatica all’Università Gregoriana dal
1885 al 1911 quando venne nominato cardinale. È stato forse il filosofo ed il teologo più abile del gruppo
degli antimodernisti, anche se mancava totalmente di senso storico.
De sacra traditione contra novam haeresim evoluzionismi, 1904. Critica Blondel e Loisy. Ribadisce la
staticità del dogma, la natura non particolare della verità religiosa e non distinta dalla verità filosofica e
scientifica, la capacità dell’intelletto di cogliere la verità religiosa senza bisogno di ricorrere all’intervento
della volontà, la necessità di usare Aristotele (metafisica) in teologia.
- A. CAVALLANTI (1879-1917), sacerdote, è uno dei molti inquisitori che si distinguono più per la foga
della critica che per il suo spessore.
Modernismo e modernisti, Brescia 1906. Insieme agli scritti del padre Rosa, fu un testo di larga diffusione
e che rivestì grande importanza nella promozione dell’orientamento antimodernista nel clero e nella
preparazione alla imminente condanna. Fu subito accolto con grandi elogi da cardinali e vescovi.