un`analisi economica e sociale dell`alta valle di non

PROVINCIA A UTONOMA DI TRENTO
SERVIZIO STATISTICA
UN’ ANALISI ECONOMICA E SOCIALE
DELL’ALTA VALLE DI NON
A cura di Vincenzo Bertozzi
Luglio 2000
PROVINCIA AUTONOMA DI TRENTO
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Il territorio
La Valle di Non si trova nella parte nord-occidentale del Trentino ed è
attraversata dal fiume Noce nel tratto compreso tra la stretta di Santa Giustina
(al confine con la valle di Sole) e la gola della Rocchetta (che immette nella
Piana Rotaliana); la Valle confina a nord anche con la provincia di Bolzano
(raggiungibile attraverso i passi Palade e Mendola). Questa vasta area del
Trentino ha una particolare conformazione morfologica: si presenta infatti come
una successione di tre altipiani, separati da profonde gole e forre nei quali
scorrono corsi d’acqua.
L’intera Valle di Non si estende su una superficie di circa 600 kmq. e
comprende 38 comuni, con una popolazione complessiva pari a 36.540 abitanti
residenti.
L’area interessata dal Patto “Alta Valle di Non” interessa soltanto la
porzione più settentrionale di questo vasto territorio, nella quale sono compresi i
comuni di Amblar, Cavareno, Don, Fondo, Malosco, Romeno, Ronzone, Ruffrè
e Sarnonico. La superficie complessiva di questi 9 comuni risulta di poco
superiore ai 100 kmq., sulla quale risiedono circa 5.850 abitanti. La densità è
complessivamente bassa (di poco superiore ai 58 abitanti per chilometro
quadrato) ed inferiore a quella media provinciale.
La zona presenta le caratteristiche dell’area montana in quanto tutti i
comuni sono situati ad una quota molto prossima ai 1.000 metri sul livello del
mare: si passa infatti dai 960 metri del comune di Romeno ai 1.200 metri del
comune di Ruffrè, con alcune frazioni, per altro non molto popolate, situate
anche oltre i 1.400 metri.
Il frazionamento dei comuni sul territorio è molto modesto rispetto a
quanto si rileva nel resto dei comuni della provincia: soltanto i comuni di Fondo
e Romeno presentano 3 centri abitati (1), mentre il comune di Cavareno si
(1) Per centro abitato si intende un aggregato di case contigue o vicine con interposte strade, piazze e
simili, caratterizzato dall’esistenza di servizi o esercizi pubblici (quali ad esempio una chiesa, una scuola,
un ufficio pubblico, una rivendita, un negozio e simili) costituenti la condizione di una forma autonoma di
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suddivide in un centro abitato e 3 nuclei abitati (2). Quello della frammentarietà
dei comuni sul territorio è certamente un aspetto da non trascurare, insieme alla
distribuzione altimetrica dei comuni, in considerazione anche della fornitura
efficiente di molti servizi.
La popolazione residente
Alla fine del 1999 la popolazione residente nell’Alta Valle di Non
ammontava a 5.852 persone, corrispondente all’1,2% della popolazione
provinciale.
Nell’arco di tempo intercorso tra il primo censimento del dopoguerra
(1951) e l’ultimo del 1991 la popolazione dell’Alta Valle di Non è diminuita di
oltre 1.000 persone, perdendo progressivamente peso rispetto al conteso
provinciale (dall’1,7% all’1,2%).
Soltanto nell’ultimo decennio questo processo di spopolamento sembra
esseri arrestato, con un incremento di circa 300 persone, riportando la
popolazione sostanzialmente al livello degli anni Settanta.
Questo sostanziale processo di spopolamento, solo in parte mitigato da
un certo recupero demografico negli ultimi anni, ha interessato in modo diverso
i comuni della zona. Mentre l’Alta Valle di Non nel suo complesso ha perso
nell’ultimo cinquantennio poco meno del 12% della propria popolazione (a
fronte di un incremento del 20% registrato a livello provinciale), alcuni comuni,
quali Cavareno, Malosco e Sarnonico, hanno visto aumentare o, comunque,
almeno non diminuire la consistenza della propria popolazione residente.
Viceversa, altre realtà locali, quali Ruffrè (-32,6%), Fondo (-21,2%), Don (-17,9),
Amblar (-16,9%), hanno assistito ad un esodo di popolazione certamente
rilevante.
vita sociale, e generalmente determinanti un luogo di raccolta ove sogliono concorrere anche gli abitanti
dei luoghi vicini per ragioni di culto, istruzione, approvvigionamento e simili.
(2) Per nucleo abitato si intende la località abitata, priva del luogo di raccolta che caratterizza il centro
abitato, costituita da un gruppo di case continue o vicine, con almeno 5 famiglie e con interposte strade,
sentieri, spiazzi.
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I tassi demografici nel triennio 1996-1998
Per interpretare l’andamento della popolazione nel tempo è necessario
tenere presente che la sua dinamica è la risultante di un complesso di fenomeni
naturali, come le nascite e le morti, oltre che di fenomeni sociali di mobilità della
popolazione definibili come flussi migratori di iscrizione e di cancellazione
anagrafica. Il rapporto tra queste quattro variabili e la popolazione residente ci
permette di costruire dei tassi demografici in grado di spiegare il contributo di
ogni fattore alla dinamica demografica.
Limitando l’analisi solo al periodo più recente, durante il quale nell’Alta
Valle di Non si è assistito ad un arresto del processo di spopolamento e ad un
recupero di popolazione residente, si nota, innanzitutto, un tasso di natalità di
oltre 1 punto percentuale superiore alla media provinciale (in alcuni comuni
questa differenza è ancora più favorevole, essendo superiore di 3 o 4 punti
percentuali), a cui, tuttavia, fa riscontro un tasso di mortalità anch’esso
superiore alla media provinciale di circa 1 punto percentuale.
La differenza positiva tra nascite e morti, anche se modesta in termini
percentuali (+0,3‰), ha comunque contribuito nell’ultimo triennio in termini
positivi ad incrementare la consistenza della popolazione residente.
L’apporto maggiore per contrastare lo spopolamento dell’Alta Valle di
Non è tuttavia arrivato dai movimenti migratori. Negli ultimi anni il numero delle
cancellazioni anagrafiche della zona risulta sostanzialmente in linea con quanto
registrato a livello provinciale, mentre superiore di 4 punti percentuali rispetto
alla media risulta il tasso di immigrazione, ovvero il numero di coloro che
stabiliscono la propria residenza in uno dei comuni dell’Alta Valle di Non
provenendo da altri comuni italiani o dall’estero. Il saldo migratorio, ovvero la
differenza tra iscrizioni e cancellazioni anagrafiche, risulta pertanto ampiamente
positivo, con un incremento di circa 10 persone ogni 1.000 abitanti residenti.
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Anche il saldo complessivo, dato dalla somma del saldo naturale e di
quello migratorio, risulta quindi positivo. Questa situazione demografica
interessa sostanzialmente tutti i comuni dell’Alta Valle di Non, ad eccezione del
comune di Amblar, con un saldo complessivo negativo e pari al 6‰, e del
comune di Don, con saldo complessivo pari a zero (dovuto ad un tasso di
natalità uguale al tasso di mortalità e ad un tasso di immigrazione uguale al
tasso di emigrazione).
La popolazione per classi di età
Un aspetto demografico particolarmente rilevante da considerare, per le
sue implicazioni sociali ed economiche, è la distribuzione della popolazione per
classi di età.
Anche l’Alta Valle di Non, come del resto tutta la provincia di Trento, sta
assistendo negli ultimi anni ad un progressivo invecchiamento della
popolazione residente. Questo fenomeno si giustifica con il fatto che la crescita
demografica è dovuta in misura prevalente all’arrivo di popolazione in età
adulta, piuttosto che ad un incremento delle nascite, insieme ad un progressivo
miglioramento delle condizioni socio-sanitarie.
Il primo aspetto che emerge con evidenza considerando la zona
dell’Alta Anaunia è rappresentato dal maggior peso relativo della popolazione
convenzionalmente indicata come anziana (oltre 65 anni) rispetto alla
popolazione giovane (fino a 14 anni). In termini percentuali, i giovani
rappresentano il 15,8% della popolazione complessiva, mentre l’incidenza degli
anziani è prossima al 21%.
Confrontando questi dati con la situazione che si rileva a livello
provinciale, emerge un maggior peso relativo nell’Alta Valle di Non per
entrambe le classi estreme (giovani e anziani) a discapito delle classi adulte (tra
i 20 ed i 59 anni).
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Alcuni indicatori demografici
Alcuni semplici indicatori demografici, costruiti sulla distribuzione della
popolazione per classi di età, ci permettono di sintetizzare meglio la struttura
per età della popolazione e le implicazioni socio-economiche che da questa ne
derivano.
Innanzitutto l’indice di vecchiaia, vale a dire il rapporto percentuale tra
la popolazione con 65 anni e oltre e quella tra 0 e 14 anni, è un indicatore che
permette di apprezzare l’incidenza della popolazione, convenzionalmente
definibile come anziana, su quella giovane. I valori superiori a 100 denotano
uno squilibrio, nel senso di un maggior peso degli appartenenti alla cosiddetta
“terza età”.
Questo indicatore rimarca in modo esplicito quanto notato in
precedenza, ovvero il maggior peso percentuale della popolazione anziana
rispetto a quella giovane.
Il valore assunto dall’indicatore è molto vicino a 130, e questo significa
che nell’Alta Valle di Non vi sono 13 anziani ogni 10 giovani. Nel suo complesso
il dato non si discosta molto dalla situazione media provinciale, dove l’indicatore
per il 1999 è pari 120,8. Più pesante è, invece, la situazione di alcuni comuni,
quali Ronzone e Fondo, in cui l’incidenza della popolazione anziana è
notevolmente superiore sia alla media della zona che alla media provinciale.
Altro indicatore comunemente utilizzato è l’indice di sostituzione o di
ricambio, vale a dire il rapporto tra coloro che stanno per uscire dalla
popolazione attiva (classe di età 60-64 anni) e coloro che stanno per entrarvi
(classe di età 10-14 anni). Esso fornisce quindi utili indicazioni in tema di lavoro:
valori inferiori al 100 fanno presumere qualche difficoltà di ingresso, mentre
valori superiori fanno pensare ad un più agevole collocamento, restando inteso
che valori intorno al 100 per cento rappresentano una situazione di perfetto
equilibrio. Logicamente bisogna considerare che l’indice di ricambio si basa
esclusivamente sulla struttura per età della popolazione, senza tener conto
delle complesse dinamiche sottostanti il mercato del lavoro. Il valore assunto
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dall’insieme dei comuni dell’Alta Valle di Non è superiore al 100 (ancora una
volta per la maggior presenza di anziani rispetto ai giovani) e ciò fa pensare alla
possibilità di un collocamento agevole della forza lavoro all’interno della zona
(ripetiamo, considerando solo gli aspetti demografici e non altro), come
conseguenza di un esubero di ritiri dal mondo del lavoro rispetto ai nuovi
ingressi.
Infine l’indice di carico sociale: esso esprime, in termini percentuali, la
parte di popolazione che in linea del tutto teorica dipende, perché giovanissima
o anziana, da coloro che sono in età lavorativa. Va da sé che l’indice viene
perturbato dalle convenzioni sociali di un paese e dal suo grado di sviluppo, sia
per fenomeni di precoce pensionamento sia per il protrarsi degli anni di studio o
delle difficoltà occupazionali, per cui l’area delle persone non autonome finisce,
in realtà, per essere diversa.
Nel 1999 il dato relativo all’Alta Valle di Non è pari al 57,2%: ne deriva
che la quota di popolazione cosiddetta “a carico” (giovanissima o anziana) è
poco più della metà di quella in età lavorativa. Più basso risulta il dato rilevato a
livello provinciale, pari al 48,6%.
Il patrimonio abitativo
I dati censuari sulle abitazioni, raccolti in occasione dell’ultimo
censimento generale della popolazione e delle abitazioni nel 1991, mostrano
come il patrimonio edilizio della zona dell’Alta Valle di Non sia piuttosto vetusto,
ma sostanzialmente in linea con quello che si rileva per la maggior parte degli
altri comuni del Trentino. Circa la metà delle abitazioni sono infatti state
costruite prima del 1945, mentre meno del 10% è stato realizzato nel decennio
1981-1991. A livello provinciale le abitazioni costruite prima del 1945 sono il
41%, mentre quelle costruite tra il 1981 e il 1991 sono poco meno del 10%.
Diversa appare, invece, la situazione con riferimento alle sole abitazioni
occupate. Queste ultime, infatti, appaio molto più vecchie sia rispetto al totale
delle abitazioni, sia rispetto alla situazione media provinciale. Nel confronto con
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il complesso delle abitazioni dell’Alta Valle di Non (abitazioni occupate e non
occupate) emerge che le abitazioni occupate costruite prima del 1945 sono
quasi il 60% (41% il corrispondente dato medio provinciale), mentre poco più
del 6% (9,5% la media provinciale) sono le abitazioni costruite dopo il 1981.
Relativamente più giovani appaiono, viceversa, le abitazioni non
occupate, la cui incidenza rispetto al totale della provincia supera il 3%.
Nell’Alta Valle di Non le abitazioni non occupate costituiscono quali il 60% del
totale delle abitazioni, rispetto al 35% che si rileva a livello provinciale.
Di fronte a questa rilevante consistenza diventa importante capire
l’utilizzo di questo patrimonio abitativo non occupato in modo permanente.
Oltre l’80% delle abitazioni non occupate dell’Alta Anaunia vengono
utilizzate per vacanza, mentre è estremamente ridotto il numero delle abitazioni
utilizzate per lavoro, studio o altro motivo. Rimane un 15% di abitazioni
comunque non utilizzate. Già da questi dati emerge la rilevanza del fenomeno
turistico per l’area in oggetto, soprattutto se consideriamo che nell’intera
provincia il numero di abitazioni non occupate permanentemente ma utilizzate
per vacanza è di poco superiore al 67%.
In alcuni comuni questo fenomeno risulta ancora più accentuato: è il
caso di Amblar, Cavareno, Don, Ronzone e Ruffrè, dove oltre il 90% delle
abitazioni non occupate viene utilizzato per vacanza.
Le nuove realizzazioni e le ristrutturazioni
Nel periodo 1992-1997 le abitazioni realizzate in nuove costruzioni
hanno avuto nell’Alta Valle di Non, come del resto in tutta la provincia, un
andamento piuttosto altalenante. In complesso, negli anni considerati, sono
state realizzate nell’area in oggetto 159 nuove abitazioni, con una media di 27
nuove abitazioni all’anno (i dati considerati sono suscettibili di oscillazioni
talvolta consistenti da un anno all’altro anche per effetti di tipo amministrativo
nel rilascio delle concessioni). Se rapportato all’attività dell’intera provincia, lo
sviluppo edilizio appare di entità abbastanza trascurabile, rappresentando poco
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più dell’1% dell’attività edilizia provinciale; esso non è tuttavia da trascurare se
considerato in senso assoluto ed in rapporto alle caratteristiche del patrimonio
abitativo della zona.
In termini di incremento del patrimonio abitativo, infatti, l’attività edilizia
sviluppata negli ultimi sei anni ha rappresentato per la zona dell’Alta Valle di
Non un incremento del 7,4%, valore assai prossimo all’aumento registrato nello
stesso periodo a livello provinciale e pari al 7,6%. Anche rispetto alle famiglie
residenti l’incremento abitativo è stato abbastanza consistente, con circa 7
nuovi alloggi ogni 100 famiglie (6,8% il valore assunto dall’indice a livello
provinciale).
Negli ultimi anni si è proceduto non solo alla realizzazione di nuove
abitazioni, ma anche alla ristrutturazione ed al recupero di quelle esistenti che,
come si è visto, presentano un indice di vetustà abbastanza elevato. Questa
attività di recupero appare particolarmente rilevante, non solo in termini
quantitativi ed economici, ma anche per le ripercussioni sociali che essa
implica: la difesa del patrimonio edilizio rurale permette infatti di mantenere
stabile la presenza dell’uomo nelle diverse aree e costituisce elemento
importante dal punto di vista storico, culturale e turistico.
Attraverso interventi di risanamento sono state recuperate alcune delle
vecchie abitazioni e sono stati ottenuti anche nuovi alloggi. Mediamente,
attraverso questi interventi, si sono ottenuti circa 24 nuovi alloggi all’anno nella
zona dell’Alta Valle di Non (per un totale di 145 nuovi alloggi in 6 anni), che
corrispondono al 2,5% circa dell’attività di recupero registrata per l’intera
provincia.
Rispetto al patrimonio abitativo esistente l’incremento di alloggi ottenuto
attraverso le ristrutturazioni rappresenta all’incirca il 7%, molto superiore
all’incremento registrato a livello provinciale (3,6%).
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La popolazione attiva
In occasione dell’ultimo censimento generale della popolazione (ottobre
1991) i residenti attivi in condizione professionale (occupati e disoccupati)
nell’Alta Valle di Non ammontavano a 2.237 unità, pari al 40,6% del totale della
popolazione, una percentuale molto simile a quella provinciale (41,8%).
Considerando la distribuzione della popolazione attiva per ramo di
attività economica, il primo aspetto che emerge con chiarezza è l’alta
percentuale di occupati nel settore primario nei comuni dell’Alta Valle di Non. Il
settore agricolo, ed in particolare la coltivazione delle mele, recita ancora un
ruolo prioritario nella zona, insieme ad una buona zootecnia ed alle attività di
trasformazione ad essa connesse (caseifici). Il 10% della popolazione residente
è infatti dedita all’agricoltura, con punte del 15% nel comune di Romeno o del
12% e oltre nei comuni di Amblar e Fondo. Queste percentuali sono molto
elevate, soprattutto se confrontate con la media provinciale, pari al 5,7%.
A fronte di questo elevato grado di occupazione nel settore si registra
anche una consistente presenza di occupati nel settore secondario (in buona
parte a carattere artigiano) e nel commercio, mentre inferiore rispetto alla
distribuzione provinciale appare il numero di occupati nel settore dei servizi.
Mentre nel caso degli addetti all’agricoltura questi dati fanno
propendere per una effettiva vocazione primaria dell’Alta Valle di Non, in quanto
generalmente l’attività agricola viene svolta nel comune di residenza, altrettanto
non più dirsi, sulla base di queste sole informazioni, per quanto riguarda la
caratterizzazione industriale dei comuni evidenziati. Questo perché un residente
occupato nel settore secondario o terziario può prestare la propria opera sia nel
comune di residenza, ma anche in altro comune ( 3). L’effettiva caratterizzazione
(3) Il censimento generale della popolazione rileva, per ogni residente , il settore di attività economica in cui
questo è occupato (agricoltura, industria, servizi), indipendentemente dal fatto che lavori nel comune in cui
risiede o in altro comune.
Il censimento generale dell’industria, viceversa, rileva per ogni comune il numero delle imprese localizzate
sul suo territorio ed il numero di addetti che in esse lavorano, indipendentemente da dove risiedono gli
addetti.
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economica del comune può quindi emergere considerando anche i dati relativi
alle imprese operanti sul territorio.
L’agricoltura
Secondo i dati dell’ultimo censimento generale dell’agricoltura (19901991), i terreni agricoli e boschivi dell’Alta Valle di Non si estendono per circa
9.500 ettari, pari al 93,5% della superficie complessiva della zona ed all’1,9%
della superficie agricola e boschiva dell’intera provincia.
Oltre il 76% della superficie agricola e forestale dell’Alta Valle di Non
risulta a bosco, mentre la superficie agricola utilizzata risulta pari al 21% circa.
A livello provinciale le corrispondenti superfici ammontano rispettivamente al
61% ed al 31%.
La maggior parte (85%) della superficie agricola utilizzata della zona,
che rappresenta la superficie investita ed effettivamente utilizzata in coltivazioni
propriamente agricole, risulta costituita da prati permanenti e pascoli.
Risulta invece abbastanza contenuta, in termini di estensione, la
superficie investita dalle coltivazioni legnose agrarie: 175 ettari circa nell’intera
area dell’Alta Valle di Non. Questa superficie appare molto concentrata
geograficamente: nei soli comuni di Fondo e Romeno è localizzato oltre il 96%
della superficie destinata a coltivazioni legnose agrarie (mele e pere).
Le aziende agricole presenti sul territorio dell’Alta Valle di Non sono
oltre 500 e rappresentano l’1,4% delle aziende censite in tutta la provincia. La
presenza di grandi estensioni di superficie a bosco determina una superficie
media delle aziende piuttosto ampia e superiore a quella registrata nella media
provinciale. Se si considera, invece, la sola superficie agricola utilizzata, la
superficie media delle aziende si riduce considerevolmente, scendendo dai 19
ettari ai circa 4 ettari, in linea con il valore medio dell’intera provincia.
Questa situazione è abbastanza omogenea in tutti i comuni dell’area
dell’Alta Valle di Non, con la sola eccezione del comune di Cavareno, in cui, a
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fronte di una superficie relativamente estesa, corrisponde un numero di aziende
contenuto, determinando superfici medie molto elevate.
L’industria
La struttura industriale dell’Alta Valle di Non risulta costituita alla
rilevazione censuaria del 1996 da 191 unità locali con 723 addetti. Il peso
percentuale rispetto al complesso della provincia non è trascurabile e pari al
2,1% per quanto riguarda le unità locali e all’1,2% per quanto riguarda gli
addetti.
Il settore secondario ha subito nel corso degli ultimi anni modificazioni e
ristrutturazioni in termini sia di strutture produttive che di occupazione. Nell’arco
delle ultime due rilevazioni censuarie, ovvero nel periodo 1991-1996, le unità
locali del settore si sono ridotte dell’8,6%, a cui è viceversa corrisposto un
incremento degli addetti pari al 9,2% (soprattutto nel settore delle costruzioni).
Nello stesso periodo a livello provinciale le strutture produttive del settore
secondario sono diminuite di poco meno del 12%, a cui ha fatto riscontro una
perdita di occupazione pari al 2%.
Questa dinamica contrapposta del numero delle strutture e degli
occupati ha comportato un aumento della dimensione media delle aziende in
termini di addetti. Nell’Alta Valle di Non il numero medio di addetti per unità
locale è infatti passato da 3 a 4 nel quinquennio 1991-1996.
I settori maggiormente rappresentati sono quelli delle attività
manifatturiere, con 95 unità locali e 455 addetti, ed il settore delle costruzioni,
con 93 unità locali e 251 addetti. Questi due settori rappresentano il 98% sia in
termini di unità locali che di addetti nell’ambito delle attività secondarie. Le altre
attività del settore industriale sono scarsamente o per nulla rappresentate
nell’Alta Valle di Non.
Considerando gli aspetti strutturali delle imprese, per la maggior parte si
tratta di piccole imprese. Soltanto 2 imprese della zona dell’Alta Valle di Non
hanno una struttura occupazionale superiore ai 10 dipendenti e sono localizzate
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nei comuni di Cavareno e Ruffrè. Esse operano nei settori della fabbricazione di
apparecchi elettromedicali e nel settore delle costruzioni edili, fognature,
acquedotti e strade.
Le altre imprese del settore manifatturiero presentano un numero medio
di addetti abbastanza contenuto, di poco inferiore ai 4 addetti per unità locale.
Il terziario
La struttura del settore terziario dell’Alta Valle di Non, così come risulta
dal censimento intermedio dell’industria del 1996, appare diversificata e
abbastanza consistente, potendo contare su 333 unità locali e 851 addetti. In
termini percentuali, la sua incidenza rispetto al contesto provinciale risulta
dell’1,6% per quanto riguarda le unità locali e dell’1,1% per gli addetti.
Anche il settore terziario(4), come già notato per l’industria, ha segnato
un andamento contrastante nella dinamica degli addetti e delle unità locali nel
quinquennio che intercorre tra i due censimenti del 1991 e 1996.
Mentre le unità locali del settore sono diminuite da 338 e 307 (-9,2%),
nello stesso periodo gli addetti sono sostanzialmente rimasti stabili, passando
da 808 a 811 (+0,4%). Nello stesso periodo, a livello provinciale, le unità locali
si sono ridotte del 12%, a fronte di un aumento dell’occupazione pari all’8,3%, a
testimonianza di un consistente processo di ristrutturazione dell’intero settore.
Tutti i settori, ad eccezione di quello delle attività immobiliari,
informatica e ricerca, hanno subito contrazioni consistenti nel numero di unità
locali, con punte prossime al 60% per il settore dell’intermediazione monetaria e
finanziaria. Sul versante degli addetti, invece, la situazione è più variabile, con
alcuni settori (commercio, pubblici esercizi, attività immobiliari, informatica e
ricerca) che aumentano il livello di occupazione ed altri (trasporti e
(4) Dal confronto nella dinamica del settore sono esclusi tutta la pubblica amministrazione ed i servizi
pubblici, in quanto gli stessi non sono stati rilevati in occasione del censimento intermedio dell’industria
effettuato nel corso del 1996. La quota del settore terziario posta a confronto tra il 1991 ed il 1996
comprende pertanto solo il commercio, gli alberghi e i ristoranti, i trasporti e le comunicazioni,
l’intermediazione monetaria e finanziaria, le attività immobiliari, l’informatica e la ricerca.
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magazzinaggio, intermediazione monetaria e finanziaria) che, viceversa,
riducono il numero degli addetti.
Praticamente tutti i rami del settore terziario sono rappresentati tra le
attività dell’Alta Valle di Non, anche se i più consistenti sono quelli del
commercio all’ingrosso e al dettaglio (136 unità locali e 350 addetti) e degli
alberghi e ristoranti (79 strutture con 243 addetti).
La presenza di attività di servizio nell’Alta Anaunia risulta consistente
anche se si confrontano i rapporti tra esercizi e residenti. Nel settore del
commercio sono presenti 24 unità locali ogni mille residenti, rispetto ai 17
esercizi per mille residenti rilevati nella media provinciale. Analogamente nel
settore degli alberghi e ristoranti, dove troviamo 14 esercizi per mille residenti
nella zona dell’Alta Valle di Non, contro 8 esercizi nella media provinciale.
L’artigianato
L’artigianato svolge un ruolo fondamentale per l’economia dell’Alta
Anaunia. Basti dire che quasi il 50% delle imprese rilevate in occasione del
censimento intermedio dell’industria nel 1996 sono a carattere artigiano e che in
esse opera il 45% degli addetti della zona. Questi numeri sono ancora più
significativi se confrontati con quanto avviene a livello provinciale: in questo
caso le imprese artigiane sono il 36% del totale e occupano il 24% degli addetti
complessivi.
La struttura artigiana è distribuita in modo omogeneo in tutti i comuni
dell’Alta Valle di Non e riguarda i settori dell’edilizia, del legno, le attività
meccaniche e la lavorazione dei metalli in genere.
L’importanza di questo settore è ulteriormente accresciuta dal fatto che
l’artigianato non si presenta come un comparto isolato, ma interagisce con altri
settori come l’industria, l’agricoltura, il commercio ed il turismo.
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Il turismo
In Valle di Non il turismo, nel corso degli anni, si è affiancato
all’agricoltura ed all’artigianato come importante fonte di reddito delle
popolazioni locali. L’Alta Valle di Non offre infatti ai turisti una consistente
capacità ricettiva, costituita da 2.700 strutture ricettive fra esercizi alberghieri,
extraalberghieri e seconde case, per un totale di circa 17.000 posti letto.
Rispetto all’offerta provinciale, l’Alta Valle di Non rappresenta il 3,9% in termini
di strutture ed il 3,7% in termini di posti letto.
L’offerta si caratterizza prevalentemente per la presenza di seconde
case e di alloggi privati, che in termini di posti letto rappresentano circa il 70%
della
capacità
ricettiva
complessiva,
mentre
le
strutture
alberghiere
rappresentano, sempre in termini di posti letto, circa il 16% della capacità
ricettiva.
La distribuzione della capacità ricettiva non è omogenea in tutta la
zona, ma risulta relativamente maggiore in alcuni comuni, quali Ronzone,
Cavareno, Fondo e Ruffrè.
Per valutare e confrontare la capacità ricettiva della zona dell’Alta Valle
di Non rispetto alla provincia è utile considerare il tasso di ricettività, ottenuto
dividendo il numero dei letti negli esercizi ricettivi (escluse le seconde case, che
incidono relativamente poco sulla produzione di reddito aggiuntivo) per gli
abitanti residenti. Complessivamente l’Alta Valle di Non offre una capacità
ricettiva più consistente della media provinciale e pari a 137 posti letto ogni
cento residenti, rispetto ad un valore provinciale pari a 59 posti letto ogni cento
residenti. Particolarmente elevate in termini di potenzialità ricettiva risultano le
situazioni dei comuni di Ronzone e Ruffrè, in cui il tasso di ricettività risulta pari
rispettivamente a 476 e 241 posti letto ogni cento residenti.
A fronte di questa capacità ricettiva complessivamente elevata, anche il
movimento turistico appare rilevante per l’economia dell’Alta Anaunia. Nel 1998
le presenze turistiche rilevate sono state oltre 666 mila, corrispondenti a oltre 86
mila arrivi: esse equivalgono al 2,5% delle presenze di tutta la provincia.
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La maggiore incidenza delle strutture ricettive extralberghiere (ed in
particolare delle seconde case) eleva leggermente la permanenza media dei
turisti nella zona dell’Alta Valle di Non rispetto a quanto si registra a livello
provinciale: mediamente un turista soggiorna nell’Alta Anaunia circa 8 giorni,
rispetto ai 7 giorni di permanenza nella media provinciale.
Un utile indicatore sulla turisticità di una zona è rappresentato dal
rapporto tra le presenze (escluse ancora una volta quelle delle seconde case,
per il loro apporto economico relativamente più contenuto) e la popolazione
residente. Nell’Alta Valle di Non questo rapporto è molto più elevato della media
provinciale: 114 presenze ogni residente rispetto alle 39 presenze in tutta la
provincia. Ancora una volta sono i comuni di Ronzone e Ruffrè a presentare
indici di turisticità particolarmente elevati e pari, rispettivamente, a 345 e 219
presenze ogni residente.
Una limitazione del turismo dell’Alta Valle di Non è rappresentata dal
fatto che si tratta di un turismo monostagionale, concentrato prevalentemente
nei mesi estivi. In questo periodo, infatti, è concentrato oltre l’80% delle
presenze complessive, mentre nella stagione invernale si rileva poco meno del
14% delle presenze. Nella media della provincia si assiste, invece, ad una
maggiore distribuzione delle presenze tra la stagione invernale ed estiva: la
prima raccoglie il 33% delle presenze mentre la seconda il 62%.
L’effetto negativo di questa elevata concentrazione di presenze nella
sola stagione estiva, oltre ai problemi di carico antropico (dimensionamento di
fognature, acquedotti, depuratori, strade, ecc.) è rappresentato dal basso grado
di utilizzo delle strutture ricettive, che possono operare regolarmente solo per
pochi giorni all’anno, molti meno di quelli rilevati a livello provinciale.
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Il pendolarismo
Il fenomeno del pendolarismo in uscita, rilevato alla data dell’ultimo
censimento generale della popolazione (1991), interessa in modo abbastanza
consistente tutti i comuni dell’Alta Valle di Non, sia per motivi di lavoro che per
motivi di studio.
La quota più consistente è riferita ai movimenti per motivi di lavoro ed
interessa 485 persone, ovvero il 37% della popolazione attiva della zona. Esso
si esaurisce per lo più in spostamenti interni al comprensorio della Valle di Non;
meno del 14% dei pendolari si reca infatti in altri comprensori rispetto a quello di
residenza, mentre circa il 18% dei pendolari si reca in altra provincia.
Analoghe considerazioni valgono per i movimenti pendolari in uscita
generati da motivi di studio: ne sono coinvolte poco più di 380 persone, quasi
tutte (oltre l’80%) per spostamenti interni al comprensorio della Valle di Non.
Abbastanza consistente anche il fenomeno del pendolarismo in entrata.
Esso coinvolge per lavoro poco più di 570 persone: è quasi tutto (95%) un
movimento interno al comprensorio della Valle di Non.
Più modesto, invece, il movimento in entrata per studio, che vede
coinvolte poco più di 200 persone, quasi tutte dirette verso il comune di Fondo,
dove è localizzata l’unica scuola media dell’Alta Anaunia. Nessuno studente
proviene da altri comprensori verso i comuni dell’Alta Valle di Non.
La dotazione di alcune strutture
La presenza di alcune strutture di servizio permette di inquadrare
ulteriormente la situazione socio-economica dei comuni dell’Alta Valle di Non.
Cominciando dalle strutture scolastiche, nel complesso sono presenti
11 istituti, di cui 5 scuole materne, 5 scuole elementari e 1 scuola media. Non
sono presenti nella zona scuole superiori. Il comune maggiormente dotato di
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infrastrutture scolastiche è quello di Fondo, con 3 scuole, tra cui l’unica scuola
media della zona.
Rapportando le strutture presenti nella zona dell’Alta Valle di Non alla
popolazione che potenzialmente può usufruire di tali strutture (residenti per
particolari fasce di età) emerge una dotazione consistente, superiore alla media
provinciale. Risulta infatti una disponibilità di 1 scuola materna ogni 37 residenti
in età compresa fra 3 e 5 anni, 1 scuola elementare ogni 58 residenti fra 6 e 10
anni e 1 scuola media ogni 178 residenti in età compresa fra 11 e 13 anni. Gli
stessi rapporti sono uguali, nella media provinciale, a 1 scuola materna ogni 48
residenti, 1 scuola elementare ogni 88 residenti e 1 scuola media ogni 157
residenti.
Per quanto riguarda la dotazione di biblioteche e sale di pubblica
lettura, nell’Alta Valle di Non è disponibile una sola biblioteca con una dotazione
di poco più di 18 mila libri. In rapporto alla popolazione residente la dotazione è
molto simile a quella che si riscontra nella media provinciale: la biblioteca
dell’Alta Valle di Non ha un bacino di utenza di circa 5.800 residenti, mentre a
livello provinciale ogni biblioteca serve una media di 5.600 utenti.
Più consistente la presenza di sportelli bancari: nel 1997 ne sono stati
rilevati 6, di cui 3 nel comune di Fondo. Sempre con riferimento alla
popolazione residente, ciò significa la presenza di poco più 1 sportello ogni
1.000 residenti, rapporto questo assai simile rispetto alla dotazione che si rileva
a livello provinciale. Per quanto riguarda l’attività degli istituti di credito, i
depositi ammontano a poco meno di 22 milioni per abitante, a fronte di 13
milioni di impieghi per abitante.
Particolarmente elevata rispetto alla media provinciale la dotazione di
impianti sportivi: in tutti i comuni dell’area dell’Alta Valle di Non sono infatti
presenti strutture sportive, per un totale di 99 impianti, corrispondenti al 3,3%
della dotazione dell’intera provincia. In rapporto alla popolazione residente
questa dotazione risulta quasi tripla rispetto alla disponibilità provinciale:
risultano infatti disponibili 16,9 impianti ogni 1.000 residenti nei comuni dell’Alta
Anaunia, a fronte di un rapporto pari a 6,5 impianti nella media provinciale. Tra i
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diversi impianti ricordiamo la presenza di campi da calcio, campi da golf, campi
da tennis e pallavolo, piscine e palestre.
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Allegato statistico
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