Amat platea delle marche calendario teatrale novembre 2007 le stagioni teatrali sono promosse in collaborazione con i Comuni di riferimento Venerdì 2 e sabato 3 novembre 2007 Fermo, Teatro dell’Aquila Teatro Stabile dell'Umbria MOBY DICK da Herman Melville con Giorgio Albertazzi e Marco Foschi regia di Antonio Latella Un canto, una danza con la morte, un vertiginoso giro di valzer, tra la vita e la morte. Non si possono affrontare le filosofiche parole di Melville senza la partecipazione al viaggio di un grande attore che da tempo naviga nei porti del mondo, sui palchi di tutti i teatri, un uomo che non ha più bisogno di recitare le parole, poiché è nel suo essere che c'è la parola, nel biancore dei suoi capelli c'è il bianco accecante di qualcosa che forse non è mai esistito, come la balena bianca. "Era la bianchezza della balena che sopra ogni cosa mi attirava. Ma come posso sperare di spiegarmi qui? Eppure in qualche modo oscuro e approssimativo devo spiegarmi altrimenti tutti questi capitoli potrebbe riuscire in nulla." dice Ismaele. "Perchè quel viaggio era qualcosa di più”. Quel viaggio, quel qualcosa di più lo si può forse percepire nella voce di un capitano come Giorgio Albertazzi, più che in una vana concettualizzazione di una idea registica: è tempo per i miei marinai e per me di avere una nuova voce da ascoltare, per poter proseguire il viaggio che da tempo abbiamo cominciato, alla ricerca di una via da seguire, o di una risposta al perchè tutte le sere continuare ad issare l'ancora del teatro. [Antonio Latella] Venerdì 2 e sabato 3 novembre 2007 Macerata, Teatro Lauro Rossi Balletto di Roma GIULIETTA E ROMEO balletto in due atti liberamente ispirato alla tragedia di William Shakespeare con Kledi Kadiu e Noemi Arcangeli coreografie di Fabrizio Monteverde musica di Sergej Prokof’ev La coreografia ideata nel 1989 da Fabrizio Monteverde per le bellissime musiche composte da Prokof’ev nel 1940, ha riscosso negli ultimi anni un grande consenso di pubblico. Il Balletto di Roma ne propone un nuovo allestimento che vede nel ruolo di Romeo Kledi Kadiu. L'esplosivo ballerino, noto volto televisivo, debutta per la prima volta in Italia sulla scena tetrale con un ruolo da protagonista, affiancato da Noemi Arcangeli nel ruolo di Giulietta. Il muro decrepito indica la tragedia lasciata alle spalle: un conflitto mondiale che ha cancellato per sempre "l'età dell'innocenza", ribaltando schemi morali e convenzioni e annientando energie ed emozioni. Ma è anche uno sfondo che segna la voglia di rinascere e assaporare fino all'ultimo respiro ogni attimo di vita. Nell'Italia del secondo dopoguerra, Giulietta diventa il simbolo di un irresistibile desiderio di sfuggire alle regole di quel mondo e dagli obblighi imposti da una condizione femminile che è ambigua nella sua imposta sudditanza, anche se proprio di questa irrefrenabile voglia di emancipazione sarà vittima. Romeo, invece, è un giovane timido, introverso, solitario, totalmente aperto al desiderio e alla curiosità dell'amore, vittima consapevole della volitiva irruenza della sua leggendaria compagna. Così lontani eppure così vicini agli archetipi shakespeariani, cristallizzati soprattutto dalla tradizione ballettistica della partitura di Prokof’ev, i due amanti immaginati dal coreografo Fabrizio Monteverde per la sua prima produzione 'a serata' - creata nel 1989 per l'allora giovane Balletto di Toscana - dovevano segnare un momento importante per il teatro di danza italiano. Per la prima volta con questa produzione si veniva infatti ad affermare - nell'ardua sfida della composizione di un balletto completo - una scrittura d'autore di danza originale, non soggiogata dai temibili riferimenti 'storici', ma autonoma e sicura nel mettere a fuoco il plot shakespeariano. Scavando con ispirazione 'rabbiosa' nei sentimenti e nei caratteri dei personaggi gli aspetti più consoni all'immaginario del coreografo romano, Monteverde viene fortemente influenzato da echi cinematografici, da riferimenti letterari e da citazioni di usanze e costumi nostrani al punto di innalzare a figure importanti – e portanti - del dramma due personaggi sinteticamente trattati da Shakespeare, ma che nella nostra cultura sono fondamentali: le madri dei due protagonisti. Queste donne assumono nel balletto una dimensione tragica assoluta e diventano i veri motori immobili della vicenda con la loro presenza ossessiva e opprimente, con i loro odi tessuti in silenzio, una nella sua superficialità di donna-oggetto sottomessa e sciocca, l'altra, inchiodata istericamente ad una sedia a rotelle, soffocante, terribile dea ex machina della vicenda. Si tratta di personificazioni forti, che si traducono in una coreografia nervosa, scattante, senza fronzoli, ma nella quale le forze espressive della formazione modern del coreografo si fondono in un legato continuo agli spunti e alle linee della danza neoaccademica. Lunedì 4 novembre 2007 Macerata, Cine Teatro Italia Ann Liv Young Dance Company SNOW WHITE uno spettacolo di ANN LIV YOUNG in collaborazione con Festival Gender Bender- Bologna [lo spettacolo contiene scene di nudo integrale; se ne consiglia la visione ad un pubblico adulto] Ann Liv Young è uno dei nomi più interessanti della scena performativa newyorkese. La sua personale rilettura di Snow White (Biancaneve), immersa in una dimensione femminile ed esclusiva, concentra l’attenzione sui personaggi di Biancaneve, del Principe e della Matrigna, tutti interpretati da donne, tra cui la stessa coreografa nei panni della protagonista. Biancaneve si muove sul palco in modo sensuale, a tratti volgare e divertente. Canta le canzoni d’amore dei nostri tempi i classici del pop di Beyoncè, di Mary J. Blige e di Whitney Houston, ma in chiave punk. L’interpretazione è “rabbiosa” e le tre performer si presentano sul palco vestite di pesanti sneakers nere e body di lycra, spogliandosi e svestendosi in maniera compulsiva, quasi a caso. La critica newyorkese ha definito gli spettacoli della Young magnetici e provocatori per la messa in scena della nudità completa, mostrata senza censure né compromessi. Fresco e in apparenza spontaneo, l’universo della Young è legato ai capricci impulsivi di una ragazzina dall’immaginario selvaggio, impegnata in una personale ed estrema ribellione dal retrogusto femminista. Giovedì 15 novembre 2007 Jesi, Teatro Studio Valeria Moriconi RESURREZIONE di Lev Tolstoj, sceneggiatura televisiva di Oreste Del Buono, Franco Enriquez e Aldo Nicolaj con Valeria Moriconi regia di Franco Enriquez selezione critica, proiezione e collegamento in rete a cura di Carlo Infante Conferenza spettacolo multimediale, ad apertura della rassegna Scompagina, con la conduzione di Carlo Infante, docente di Performing Media, che utilizzerà una sequenza di estratti video dello sceneggiato televisivo combinati con alcune parole chiave (tag) animate in Flash attraverso soluzioni grafiche a cura dello studio Capolinea. Interverrà Emilio Pozzi, docente di storia del teatro all’Università di Urbino, con un contributo storico critico sullo sceneggiato televisivo e con una sua intervista in video a Luca Ronconi, all’epoca attore nel cast di Resurrezione. Partecipazione straordinaria di Piera Degli Esposti per una lettura teatrale di Coscienza a posto e Katiuscia in più. Il principe sarebbe stupido a non fuggire in Siberia, recensione dello sceneggiato a firma di Achille Campanile, pubblicata da L’Europeo. Verrà inoltre presentato nel corso dell’incontro il blog partecipativo su www.scompagina.org in cui gli spettatori potranno intervenire con dei commenti. “15 febbraio. Ho riletto per la quarta volta il romanzo di Tolstoj. Il personaggio di Katiuscia è tutto scritto: persino il suo modo di girare gli occhi e di correre e di ridere, tutto è scritto con una verità da sbalordire. Forse non avrò alcun merito in questa interpretazione, perché sto bevendo, come una carta assorbente, ogni parola. Spero solo che si capisca con quanto amore e felicità ho lavorato.” [Valeria Moriconi in Tv Radiocorriere] “La Moriconi, bravissima in tutte le inquadrature, nelle scene in tribunale è una Katiuscia ancora troppo fresca, troppo bella ragazza e molto appetibile. Siamo molto lontani dalla straccioneria pidocchiosa del testo, dalle tracce dell’abiezione in cui è caduta. Si può dire che è meglio, più fresca e desiderabile adesso, che quando, giovinetta, puro fiorellino appena sbocciato, correva lieta per i campi, inseguita dal principe…” [Achille Campanile in L’Europeo] Venerdì 9, sabato 10 e domenica 11 novembre 2007 Ascoli Piceno, Teatro Ventidio Basso Martedì 13 novembre 2007 Osimo, Teatro La Nuova Fenice Mercoledì 14 e giovedì 15 novembre 2007 Civitanova Marche, Teatro Rossini Venerdì 16, sabato 17 e domenica 18 novembre 2007 Fano, Teatro della Fortuna Teatro Stabile di Firenze MARGARITA E IL GALLO di Edoardo Erba con Maria Amelia Monti, Gianfelice Imparato, Franco Barbero, Francesco Meoni e Giulia Weber regia di Ugo Chiti Coinvolgente, imprevedibile, colta, esilarante, questa nuova commedia è un gioellino di intelligenza e di abilità teatrale: usando lo stile della commedia piccante del ‘500 parla del rapporto fra i sessi in modo attualissimo e staordinariamente incisivo e trascina gli interpreti a una straordinaria prova d’attore. A testimonianza del valore dell’opera il riconoscimento attribuito a Edoardo Erba nell’ambito del prestigioso Premio Eti 2007 (gli Olimpici del Teatro) come migliore “Autore di novità italiana” nella stagione 2006/2007. La messa in scena di un autore contemporaneo che scrive un testo occhieggiando, squisitamente, alla commedia cinquecentesca non è certo impresa facile per un regista a sua volta autore. Non è facile perché sembra venire meno, proprio di partenza, il piacere della scrittura intesa come riappropriazione di uno schema classico. Margarita e il gallo è però una commedia di caratteri così puntigliosamente costruiti che il piacere della regia diviene complicità divertita con questa “partitura” tutta meditata in funzione dell’attore. Al centro della vicenda una “strega” che muove, quasi incidentalmente, i desideri dei vari personaggi realizzando i loro più inconfessabili desideri. Divertita commedia degli equivoci? Cangiante pochade sulla perdita dell’identità? Lieve farsa sugli amori proibiti? Il testo di Edoardo Erba lascia intuire molteplici allusioni tutte sospese in un sorriso perenne, la regia cerca di entrare nell’intreccio di parole rispettando regole e trasparenze del giuoco. [Ugo Chiti] Venerdì 16 novembre 2007 Porto San Giorgio, Teatro Comunale Associazione Culturale Shining e ITS Italia Spettacoli NÉ CAPI, NÉ CODE scritto e interpretato da Francesca Reggiani e Gabriella Germani regia di Valter Lupo Né capi, né code nasce dall’incontro inedito di due brillanti attrici-trasformiste che portano in palcoscenico i personaggi vecchi e nuovi del loro multiforme, inesauribile repertorio. La carrellata di protagoniste del mondo dello spettacolo e dell’informazione, della politica e della cultura: nuove maîtres à penser di una società mediatica svuotata che fa sempre più fatica a distinguere tra realtà e reality. Le due intraprendenti attrici mettono in scena una satira sociale e di costume su temi di attualità: caro vita, pressione fiscale, sperperi, precariato, burocrazia kafkiana, ambiente ma anche disagi e incertezze del cittadino rispetto a un mondo che cambia e che toglie punti di riferimento, il difficile rapporto con le nuove tecnologie, le insidie del mercato globale, l’assuefazione ai modelli pubblicitari, il delirio consumistico del tutto a meno, del “compro, ergo sum”. E poi uno sguardo ai rapporti interpersonali: la crisi della coppia, della famiglia, racconti di donne in bilico, di single e divorziate, mogli e amanti tutte alla ricerca del partner ideale. E le lusinghe della chirurgia estetica, perché in fondo nella vita “ci si può sempre rifare”. Paradossi e contraddizioni del nostro tempo, che Francesca e Gabriella trasformano in comico, costruendo uno show brillante in forma di puzzle, fatto di brevi monologhi, folgoranti dialoghi e atti unici irresistibili. Venerdì 16 novembre 2007 Treia, Teatro Comunale Sabato 17 novembre 2007 Corridonia, Teatro G.B. Velluti Compagnia delle Indie Occidentali PRIMA PAGINA di Ben Hecht e Charles Mac Arthur, adattamento di Edoardo Erba con Gianmarco Tognazzi e Bruno Armando regia di Francesco Tavassi C’è il mondo del giornalismo più cinico al centro di The Front Page, commedia di Ben Hecht e Charles Mac Arthur datata 1931 e resa nota dalla pellicola del ‘74 di Billy Wilder interpretata da Jack Lemmon e Walter Matthau. Tribunale di Chicago, 1929. I giornalisti apettano l'esecuzione dell'anarco-marxista Earl Williams, condannato con la falsa accusa di omicidio. Il reporter Hildy Johnson, che ha deciso di sposarsi e lasciare la vita del cronista per quella del pubblicitario, resiste al suo cinico direttore che tenta di trattenerlo. Ma il condannato fugge cadendo in braccio proprio a Johnson. Prende il via una movimentata caccia all'uomo che, condotta più per interessi bassi che in nome di un ideale di giustizia, investe tutti i protagonisti di un irresisitibile carattere grottesco. A prima vista Prima Pagina è infatti una commedia leggera che mette in luce i vizi del rapporto fra media e società. Un’altra dimensione si rivela però ad un’osservazione più attenta: la partecipazione degli autori, che traspare qui e là, per il dramma del condannato crudelmente braccato oltre che dagli uomini della legge anche dai giornalisti ansiosi di notizie, lascia affiorare il giudizio su un’epoca e su una classe sociale dell’America del Novecento ben descritte tanto dalla figura del reporter che da quella del suo intrattabile direttore. Venerdì 16 novembre 2007 Tolentino, Teatro Vaccaj Sabato 17 e domenica 18 novembre 2007 Fermo, Teatro dell’Aquila Camelia srl SUNSHINE di William Mastrosimone con Sebastiano Somma e Benedicta Boccoli regia di Giorgio Albertazzi Sunshine è un testo trasgressivo e delicato al tempo stesso. Crudeltà e tenerezza convivono in una messa in scena in cui gli spunti comici faranno da contrappunto melodico ad una partitura amara e spigolosa, per i gemiti ed i sussulti di anime sbandate. L’allestimento proposto mette in luce il magico e perverso gioco della seduzione. William Mastrosimone ci racconta una favola postmoderna. L’incontro tra un principe azzurro in agrodolce e una giovane da salvare e redimere. Nel rincorrere questi due personaggi tra provocazioni e insulti, promesse e paure sbirceremo nelle pieghe del rapporto nato per caso tra un uomo e una donna. Le storie di vita di entrambi si definiranno davanti ai nostri occhi, nella Genova dei nostri giorni. Genova, città portuale di arrivi e partenze, con la sua anima malinconica e schiva, ma ricca e vivace è il luogo scelto per l’incontro in questa nuova traduzione, perché di Genova vogliamo l’aria, i colori, gli umori. Armando è un uomo forte, integro, duro, ma dolce. Un uomo che si aggrappa al senso che ha voluto dare alla sua vita, nel tentativo di non scivolare nel mondo di Sunshine. Scopriamo le fragilità di un uomo dallo sguardo di lupo, che come Ulisse, sembra non voler altro che riconquistare il suo nido. E lo sguardo spaurito ma sapiente di Sunshine lo scruta con un candore sempre più irresistibile. Si colpiranno a vicenda senza pietà. L’arte sottile della seduzione ispira la regia, perché questo testo vive nel gioco delle parti e nell’osservare un uomo e una donna guardarsi, amarsi forse, temersi, rincorrersi, ferirsi, cercarsi. È la vita stessa a guidarci: gli occhi di un uomo che guardano una donna che si tratti di una ballerina del desiderio o della persona sedutaci accanto su un autobus. Due anime in un recinto che giocano all’eros. Domenica 18 novembre 2007 Urbino, Teatro Sanzio CTA Gorizia CENERENTOLA ALL’OPERA liberamente tratto da “La Cenerentola” di Gioachino Rossini libretto Jacopo Ferretti con Serena Di Blasio ideazione, testo e regia Antonella Caruzzi Avvicinare i bambini al teatro in musica in modo semplice e accattivante, proponendo alcune opere che possano parlare al loro immaginario e suscitare, divertendoli, il loro interesse è lo scopo di questo spettacolo. L’opera viene proposta non solo raccontando la storia di Cenerentola, ma anche tentando di spiegare questo genere di teatro e il mondo che gli ruota intorno: dati storici, ma anche manie, mode, aneddoti divertenti che hanno accompagnato il successo dell’opera. Cenerentola all’Opera è pensato come un racconto da dietro le quinte. Lo spettacolo si svolge in una sartoria teatrale mentre sul palcoscenico si sta provando l’opera del grande musicista. In scena Angela, la sarta, lavora ai costumi per i cantanti, ascolta l’opera e le piace, le piace immensamente… e presa dall’entusiasmo ce la racconta lei, mettendola in scena sul suo tavolo da lavoro, con quello che ha a disposizione: stoffe, scatole, bozzetti, modelli e deliziosi manichini usciti dalla creatività ironica e poetica di Francesco Tullio Altan. Il palcoscenico diventa così una palestra di fantasia, dove il gioco di identificazione di Angela con Cenerentola evidenzia una storia parallela fatta di sorellastre e principi da sposare. Con questa soluzione drammaturgica, la regia offre una lettura leggera e divertente dell’opera rossiniana, comica e gioiosa, attraverso un raccontare divertito che utilizza gli oggetti quotidiani per introdurre i piccoli spettatori a una fiaba raccontata in musica. Giovedì 22 novembre 2007 Chiaravalle, Teatro Comunale Valle Compagnia Lavia - Procope Studio LE NOZZE DI FIGARO di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais con Tullio Solenghi regia di Matteo Tarasco Questa commedia di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais – ‘figlio teatrale’ di Molière è nota al grande pubblico per l’opera omonima di Mozart su libretto di Lorenzo da Ponte. Parte della trilogia che comprende anche il celebre Il Barbiere di Siviglia e La madre colpevole, Le nozze di Figaro è l’ultima grande commedia del teatro settecentesco prima della rivoluzione francese e un esempio massimo del genere del vaudeville. Beaumarchais mette in atto una coraggiosa istanza sociale nei confronti di una classe eternamente dominante e la commedia diventa lo specchio della storia: quella di un mondo sull’orlo di un abisso, ma anche della storia privata di una famiglia in crisi. Tema centrale delle Nozze è la famiglia fondata sul matrimonio. I conflitti familiari, lo scontro tra società e morale e la lotta tra natura e cultura sono i punti cardine su cui si regge la ‘folle giornata’ delle nozze. La messa in scena, partendo da una brillante traduzione di Enrico Groppali, propone un Figaro ambivalente: il Figaro-servo, scaltro architetto di mille trame, e il Figaroproletario, degno rappresentante di un Quarto Stato costretto a lungo a tenere sopite le sue rivendicazioni. Venerdì 23, sabato 24 e domenica 25 novembre 2007 Pesaro, Teatro Rossini Pantakin da Venezia, in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Venezia, Università Ca’ Foscari di Venezia; Assessorato alla Produzione Culturale – Comune di Venezia, Produttori Professionali Teatrali Veneti, Regione del Veneto, Ministero per i Beni e le Attività Culturali ARLECCHINO DON GIOVANNI prima ricostruzione del canovaccio “Le Festin de Pierre” di “Dominique” Biancolelli di Sandro Berti, Gianluigi e Roberto Carlone, Giancarlo Macrì con Michele Modesto Casarin, Manuela Massimi, Federico Scridel, Roberto Serpi regia di Roberto Cuppone e Michele Modesto Casarin La storia di Don Giovanni deve la sua straordinaria popolarità ai comici dell’arte italiani che per due secoli ne fecero in tutta Europa un cavallo di battaglia. Oggi non poteva toccare che a Pantakin di Venezia, la compagnia italiana di maggior tradizione nella commedia dell’arte, di riesumare questo antico e leggendario canovaccio. La ricostruzione che qui propongo in prima assoluta moderna – non a caso con la preziosa collaborazione di Michele Modesto Casarin, il più famoso Pantalone veneziano operante oggi in Italia – è naturalmente libera e ispirata a rimettere in scena tutta la godibilità del racconto e la spettacolarità dei lazzi: una girandola di maschere (sette) e dialetti (sei), di virtuosismi (quattro attori in dodici personaggi, ventinove cambi di costume) e di musicalità (cinque musiche originali, cantate dal vivo). Ma nello stesso tempo credo che presenti alcuni motivi di interesse culturale. Per la prima volta si possono apprezzare in scena alcune invenzioni di Biancolelli (un arlecchino narratore di grande modernità, il naufragio, la favola del maialino) e in particolare la maschera che fu dell’attore italo-francese - Dominique Biancolelli - in una esatta ricostruzione appositamente realizzata da uno dei più prestigiosi mascherari italiani, Stefano Perocco di Meduna. È anche una occasione di apprezzare il rapporto che ebbe Molière, e il suo Don Giovanni, con il mestiere dei comici italiani, in particolare nell’episodio del Povero e in alcuni monologhi di Don Giovanni. E infine di riscoprire il rapporto che possiamo ancora avere noi, spettatori mediatici e dimidiati, con queste antiche favole. [Roberto Cuppone] Giovedì 22 novembre 2007 Matelica, Teatro Piermarini Venerdì 23 novembre 2007 Porto Sant’Elpidio, Teatro delle Api Banda Osiris in collaborazione con Asti Teatro BANDA.25 di Sandro Berti, Gianluigi e Roberto Carlone, Giancarlo Macrì con la BANDA OSIRIS e Ivan Ciccarelli (percussioni), Raffaele Koler (trombe), Roberto Melone (basso e chitarre) Tra musica seria e musica comica, citazioni colte e trash d'annata, canzoni d'autore e jingle pubblicitari, prende corpo un recital che è insieme uno spettacolo teatrale, un concerto. Brani nuovi e originali, altri ricchi di suggestioni romantiche e di atmosfere rarefatte vengono assemblati tra loro per libere associazioni, racconti, aneddoti, poesie, umorismo surreale e continue sorprese che sono elementi essenziali della cifra stilistica del gruppo. Banda.25 è un viaggio attraverso l'Italia e i luoghi, gli avvenimenti, i personaggi che hanno caratterizzato questo ultimo quarto di secolo, ma soprattutto è un viaggio che rilegge in modo ironico alcune tappe significative dei 25 anni di storia della Banda Osiris, la migliore espressione italiana della comicità nel teatro musicale. Venerdì 23 novembre 2007 San Severino Marche, Teatro Feronia Compagnia Lavia - Procope Studio LE NOZZE DI FIGARO di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais con Tullio Solenghi regia di Matteo Tarasco Questa commedia di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais – ‘figlio teatrale’ di Molière è nota al grande pubblico per l’opera omonima di Mozart su libretto di Lorenzo da Ponte. Parte della trilogia che comprende anche il celebre Il Barbiere di Siviglia e La madre colpevole, Le nozze di Figaro è l’ultima grande commedia del teatro settecentesco prima della rivoluzione francese e un esempio massimo del genere del vaudeville. Beaumarchais mette in atto una coraggiosa istanza sociale nei confronti di una classe eternamente dominante e la commedia diventa lo specchio della storia: quella di un mondo sull’orlo di un abisso, ma anche della storia privata di una famiglia in crisi. Tema centrale delle Nozze è la famiglia fondata sul matrimonio. I conflitti familiari, lo scontro tra società e morale e la lotta tra natura e cultura sono i punti cardine su cui si regge la ‘folle giornata’ delle nozze. La messa in scena, partendo da una brillante traduzione di Enrico Groppali, propone un Figaro ambivalente: il Figaro-servo, scaltro architetto di mille trame, e il Figaroproletario, degno rappresentante di un Quarto Stato costretto a lungo a tenere sopite le sue rivendicazioni. Sabato 24 novembre 2007 Civitanova Marche, Teatro Annibal Caro e Spazio Multimediale San Francesco ANTICORPI EXPLO Tracce di giovane danza d’autore Per la coordinazione e la promozione di giovani gruppi di danza d’autore in Italia nasce Anticorpi XL, un network che coinvolge operatori di più regioni: Lazio, Marche, Piemonte, Veneto ed Emilia Romagna. La rete ha origine dall’intenzione di estendere al territorio nazionale i contenuti e le forme di intervento già attuate in Emilia-Romagna da Anticorpi, creata nel 2006 da alcuni dei più attenti operatori della regione, coordinati dall’Associazione Cantieri di Ravenna. Anticorpi XL si propone di analizzare le creazioni di gruppi di giovane formazione operanti nelle rispettive regioni di riferimento, di agevolare la loro mobilità grazie alla condivisione delle esperienze e allo scambio di professionalità da parte dei soggetti coinvolti e di mantenere sempre aggiornate le occasioni e le modalità di diffusione e osservazione della giovane danza d'autore. Il progetto vuole essere uno strumento concreto di visibilità, promozione e mobilità delle giovani compagnie italiane indipendenti, per promuovere la danza d'autore italiana di recente formazione e per evidenziare forme di danza generate da un forte stimolo personale alla ricerca. Mercoledì 21 novembre 2007 Montegranaro, Cine Teatro La Perla Giovedì 22 novembre 2007 Camerino, Teatro F. Marchetti Venerdì 23 novembre 2007 Osimo, Teatro La Nuova Fenice Sabato 24 novembre 2007 Montemarciano, Teatro Alfieri La Pirandelliana - Argot SUL LAGO DORATO di Ernest Thompson con Arnoldo Foà e Erica Blanc regia di Maurizio Panici Storia a lieto fine resa famosa dalla pellicola di Mark Rydell del 1981, interpretata da Kathrine Hepburn e Peter Fonda e vincitrice di ben tre premi Oscar, Sul lago dorato porta in scena con levità l’eterno conflitto fra genitori e figli. Norman Thayer e la moglie Ethel, ormai ottantenni, si ritirano a vivere nella loro casa in riva al lago. Li raggiunge per l'estate la figlia Chelsea, che ha già un figlio adolescente molto problematico, con il suo nuovo ragazzo. Chelsea spera di riuscire a ricucire il rapporto con il padre, da sempre travagliato. Ma l'incontro non funziona. Chelsea se ne va lasciando il figlio, che ovviamente non gradisce la sistemazione con gli anziani. La vita con i nonni, però poco a poco trasforma il giovane che, alla fine, apprezzerà i loro suggerimenti. Al termine dell'estate Chelsea ritorna con il fidanzato, diventato nel frattempo marito, è grata ai genitori per la positiva influenza esercitata sul figlio e finalmente riappacificatasi con il padre, lascia i genitori vivere con ritrovata serenità i loro ultimi anni. Sabato 24 novembre 2007 San Marcello, Teatro P. Ferrari MARE DELLE VERITÀ dialoghi e suoni di e con Andrea De Carlo, accompagnato dalla musica di Arup Kanti Das Un giorno nevoso di fine novembre Lorenzo Telmari, ex skipper e giramondo ritiratosi in campagna a scrivere un libro, riceve una telefonata da suo fratello che gli comunica che il loro padre Teo, virologo di fama internazionale, è morto. Lorenzo si precipita a Roma, dove scopre di aver ereditato un segreto scottante, con vaste implicazioni etiche e politiche. Presto è risucchiato in una vicenda attualissima e inquietante, che si snoda, senza un attimo di tregua, tra complicate relazioni famigliari, intrecci di politica e religione, una appassionata storia d’amore, fughe per terra e per mare fino alle coste del Portogallo meridionale. Con Mare delle verità Andrea De Carlo ha scritto uno dei suoi romanzi più impegnati e allo stesso tempo più avventurosi, intrecciando una trama serrata che gli permette di raccontare, con passione, indignazione e divertimento, del mondo di oggi e dei suoi molti problemi aperti. Sabato 24 novembre 2007 Sant’Elpidio a Mare, Teatro Cicconi Star Dust UN VIAGGIO D'AMORE percorso sentimentale da Dante a Montale con musiche e canzoni dal vivo scritto, diretto e interpretato da Michele Placido con Tom Sinatra e Federica Vincenti La voce suadente di Michele Placido che interpreta le più belle poesie d’amore scritte dai grandi maestri della letteratura di fama mondiale, si alterna ai brani più famosi di Rota, di Theodorakis e di altri, suonati con maestria alla chitarra da Tom Sinatra e alla voce melodiosa di Federica Vincenti, giovane attrice dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica. Nel corso della sua lunga carriera Placido ha alternato spesso al teatro – dove ha esordito nel 1970 grazie a Luca Ronconi – cinema e televisione che gli hanno regalato grande popolarità. Ma nonostante siano stati questi ultimi a renderlo celebre, l’attore continua a essere molto legato a quel mondo dove, dice: “vige ancora la parola come protagonista”. Lunedì 26 novembre 2007 Macerata, Teatro Lauro Rossi Socìetas Raffaello Sanzio UOVO DI BOCCA Lettura drammatica brani testuali di Claudia Castellucci e Chiara Guidi partitura vocale e ritmo drammatico di Chiara Guidi con CLAUDIA CASTELLUCCI e CHIARA GUIDI regia di Romeo Castellucci proiezione del video ALPHABET realizzazione Romeo Castellucci, suono di Scott Gibbons Il programma di lettura drammatica è diviso in due parti: la prima propone una sequenza di domande sul tema della libertà; la seconda si basa su un componimento astratto realizzato da una capra. La lettura è eseguita in monofonia da due voci femminili. Uovo di bocca allude alla poesia come prodotto orale, che si dà, qui, nella sua forma metrica e timbrica: arte drammatica della parola. Le interpreti non interferiscono con l’azione della voce attraverso atti che non siano esclusivamente fonici. La voce è comune a tutti gli animali; è una specie di espirazione fonica; può essere espressiva dei sentimenti. La parola è un prodotto degli animali umani: nomina le cose per distinguerle; esprime, oltre ai sentimenti, anche emozioni e concetti. In questa lettura drammatica paragoniamo la voce poetica umana con la voce poetica di una capra. È un esperimento dai molteplici significati. Il più semplice è forse quello che vede attribuire al canto del capro l’origine della tragedia. L’arte drammatica a un certo punto venne a sostituire la celebrazione collettiva e religiosa degli uomini, culminata con il sacrificio dell’animale (spesso un capro). Andremo paragonando due modi di scegliere le parole e di comporre poemi: l’uno umano, l’altro animale. Entrambi prendono corpo in una voce. La voce, di per sé, è portatrice di un significato sconosciuto. È il “cantus obscurior” che, secondo Quintiliano e Cicerone, è presente in ogni discorso. La voce rende comuni i due testi metafisicamente diversi: quello scritto dalla Castellucci, e l’altro composto da una capra. Il testo umano, tratto dal libro Uovo di bocca propone una serie di domande che sembra avere lo scopo di esaurire tutta la gamma delle possibili questioni sulla nascita, sul destino, sulla libertà. Il terreno è da subito quello della teologia intesa come ambito di interrogazione che considera la morte un punto di confluenza dei temi, dei problemi e dei dati di fatto, da cui muove qualsiasi altro tipo di invenzione umana. Il testo animale, quello proveniente dalla capra, è, al contrario, radicalmente anti-teologico e anti-filosofico, perché si situa in un ambito di assoluta alienazione. Gli animali ignorano la domanda; per essi è tutto un’affermazione. “Il sistema di scrittura degli amminoacidi dà corpo ad una voce notturna preesistente alla nostra specie. E’ un codice biologico convenzionale scritto, non pronunciabile. Le lettere simboliche degli amminoacidi sono in numero simile ai segni dell’alfabeto. Gli amminoacidi sono alla base dell’energia di ogni forma vivente; il loro codice letterario è privo di corde che si tendono e s’allentano, ed è al di là e al di qua dello scorrere del tempo. Le catene degli amminoacidi non hanno accenti né punteggiatura. I codici di lettere che le compongono sono uniti e consequenziali: sono privi di forma distinta”. Restituire la voce nascosta del vivente nei sotterranei dell’essere: le lettere degli amminoacidi vivono nel silenzioso buio e chiuso di un corpo. Non conoscono altezza, timbri, tono e volumi. Colloco degli accenti e creo delle macchie, perforo le condensazioni. La “scrittura” viene così alla luce assumendo una forma umana. Martedì 27 novembre 2007 Grottammare, Teatro delle Energie Komiko Production e Teatro Augusteo MISERIA E NOBILTÀ di Eduardo Scarpetta con Francesco Paolantoni, Nando Paone e Carlo Croccolo regia di Armando Pugliese Miseria e nobiltà è tra i capolavori di Eduardo Scarpetta: commedia allegra e divertente sviluppa i due temi sociali della tragedia della miseria e del grottesco della nobiltà. Ambientata nella Napoli di fine '800, è la storia di Felice Sciosciammocca, scrivano, e di Pasquale, poveri in canna e costretti a vivere alla giornata. In attesa si presenta però alle due famiglie un'occasione d'oro: il marchesino Eugenio vorrebbe sposare Gemma, famosa ballerina, ma i suoi genitori approvano il matrimonio. Il padre di Gemma acconsente alle nozze solo se anche i genitori di Eugenio acconsentiranno. Eugenio quindi chiede a Felice e Pasquale ed alle rispettive mogli, Pupella e Concetta, di presentarsi a casa del padre di Gemma facendosi credere i suoi aristocratici parenti. Un lauto pranzo offerto da Eugenio alle due famiglie darà il via ad una serie inarrestabile di equivoci... Perché l’umore originario di un testo della comicità ottocentesca possa essere oggi accolto dal pubblico è indispensabile riadattarlo: Armando Pugliese, esperto nella riduzione in forma attuale della tradizione napoletana, riformula il materiale di Scarpetta e ne diventa, in un certo senso, co-autore. Giovedì 29 novembre 2007 Maiolati Spontini, Teatro G. Spontini PROCESSO A DIO di Stefano Massini con Ottavia Piccolo, Vittorio Viviani e Silvano Piccardi regia di Sergio Fantoni Ci sono idee, frammenti di luce e indizi di storie che incontri una volta e non ti lasciano più. Erano anni che tenevo chiusa in qualche cassetto della mente la traccia di un Processo a Dio all’indomani della Shoah. Immaginavo quel processo come una resa dei conti: violenta, acuta, drastica. Sicuramente un appuntamento non più rimandabile, un guardarsi negli occhi fra terra e cielo. Devo a Sergio Fantoni la riapertura definitiva del cassetto. Ho lavorato su Processo a Dio come forse si lavora ad una statua: ho sgrossato il blocco di marmo per poi scendere sempre più nel dettaglio. Ed era come se il testo esistesse già, laggiù, in fondo al blocco. Un passo dopo l’altro mi si rivelavano i tratti dei personaggi, i nodi della vicenda, le dinamiche della trama, il disegno del dialogo. Sono stato spettatore di ciò che scrivevo e scrittore di ciò che vedevo scorrermi davanti agli occhi. [Stefano Massini] Il fatto, tra i tanti, che più mi ha colpito leggendo o rileggendo, a distanza di anni, le testimonianze dei “salvati”, è stato la loro difficoltà a testimoniare dal vivo l’esperienza del lager, il loro “doloroso senso del pudore” a raccontare. Un silenzio che sembrava suggerire un complesso di colpa, come Primo Levi ha sottolineato, per essere ancora vivi. Le testimonianze dei sopravvissuti sono state affidate quasi sempre ai libri, alla parola scritta. Pochissime le immagini, le interviste, le foto, del “dopo”. Esisteva una precisa linea di demarcazione tra il “prima” e il “dopo”. Linea che non è stata quasi mai valicata. Ecco, forse, è stata questa piccola scoperta ad aiutarmi a credere che l’intuizione di Stefano, il suo “processo”, potesse essere rappresentato. I personaggi del “processo” hanno vissuto tutti il lager, erano consapevoli di quello che dicevano e di cosa parlavano, anche se molte cose le hanno scoperte dopo la liberazione. Quindi non dovevano convincere nessuno, non temevano sguardi scettici, curiosi ma increduli, non temevano di essere smentiti: avevano tutti bevuto lo stesso veleno. Temevano una sola cosa: il ritorno alla vita di tutti i giorni, a quella vita che poco alla volta avrebbe cancellato o che non avrebbe più voluto sentir parlare, sembra assurdo solo pensarlo, della loro “esperienza”. Temevano, e a ragione, un procedimento di cancellazione della loro ormai incancellabile identità: aver vissuto il lager. [Sergio Fantoni] Venerdì 30 novembre 2007 Ascoli Piceno, Teatro Ventidio Basso Synergie Teatrali DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA di Miguel de Cervantes regia di Stefano Artissunch Il Don Chisciotte di Stefano Artissunch – in residenza con la sua compagnia al Teatro Ventidio Basso – è un personaggio contemporaneo immerso in scenografia e costumi iperrealistici, che sintetizzano i personaggi nel dramma mantenendone tuttavia intatta la sua classicità. E se la vita di ognuno di noi fosse una fantastica avventura? Non la solita noiosa quotidianità normale, troppo normale, assolutamente normale! Proprio per sfuggire alla routine dell’uomo moderno, un gentiluomo (Don Chisciotte), suggestionato da fantasie e avventure scaturite dalla lettura di romanzi cavallereschi, decide di diventare un cavaliere con il compito di liberare il mondo dall’arroganza e dai soprusi dei cattivi. Il nuovo modo di vedere il mondo con occhi non offuscati dalle idee e dai condizionamenti sociali, fa precipitare Don Chisciotte ed il suo compagno Sancho Panza, in una girandola di avvenimenti ed avventure che rivivono in questa nuova proposta di Synergie Teatrali. Nel gioco di confusione tra azione e riflessione, passato e presente, illusione e realtà, si snoda la dinamica vicenda dei personaggi di Miguel de Cervantes. “Devi sapere, Sancho, che un uomo non può essere superiore a un altro se non fa più dell’altro. Tutte queste burrasche che incontriamo sono i segnali del sereno che sta per venire, e delle cose buone che ci accadranno: perché sia il male che il bene non possono essere eterni e da ciò segue che, essendo durato troppo a lungo il male, il bene è prossimo a venire.” Venerdì 30 novembre 2007 Fano, Teatro della Fortuna Spellbound Dance Company SPELLBOUND DANCE COMPANY Carmina Burana musiche di Carl Orff, V. Caracciolo, Antonio Vivaldi danzatori Alessandra Chirulli, Fabrizio Clemente, Maria Cossu, Gianmaria Giuliattini, Nicholas Poggiali, Marianna Ombrosi, Silvia Rizzo, Sofia Barbiero, Francesco Gammino, Eva Grieco regia e coreografia di Mauro Astolfi La scelta di Carmina Burana per la Spellbound Dance Company nasce da un desiderio di reinterpretare dei canti che sempre hanno conquistato una propria autonoma dignità teatrale in sede concertistica per la loro dirompente vitalità e ritmo. La danza testimonia e cerca di fondere la sua forza narrativa con quella della musica come a riunire e a completare lo spirito dei Carmina . Nella raccolta, accanto a versi che esaltano il vino e l’amore, altri cantano la natura, altri condannano la dissolutezza del clero del tempo o incoraggiano le fanciulle a godere del piacere dei sensi. Alcuni versi richiamano all’amore ingenuo e popolaresco, o lodano la taverna. Non mancano infine “canti crociati” con violenti attacchi alla corruzione del tempo e alla avidità di denaro: temi che esprimono grande vivacità di sentimenti ma che sottendono anche un’inquietudine spirituale e una forma di pessimismo. Il balletto di Mauro Astolfi traccia un percorso tra i sentieri dei Carmina come mezzo di espressione dello spirito inquieto dei goliardi, come fosse la loro poesia. Venerdì 30 novembre 2007 Sant’Elpidio a Mare, Teatro Cicconi Martedì 27 e mercoledì 28 novembre 2007 Urbino, Teatro Sanzio Leart’ e Teatro Stabile delle Marche CASA DI BAMBOLA L'altra Nora drammaturgia e regia di Leo Muscato da Henrik Ibsen con Lunetta Savino, Paolo Besseggato, Riccardo Zinna, Salvatore Lanolina e Carlina Torta In Casa di bambola il personaggio di Nora ha una personalità complessa e sfaccettata. Alterna con ciclicità, momenti di sconforto in cui pensa al suicidio, a momenti di eccessivo ottimismo in cui mostra grande stima di sé, espansività, desiderio inusitato di seduzione, eccitamento intellettuale e artistico e, soprattutto, un’iperattività confusa che mette a dura prova la pazienza di chi gli sta attorno. Spesso è logorroica, esaltata da quello che dice: pensa velocemente, e tutto le appare semplice e comprensibile, fino al punto di sottovalutare la realtà e irritarsi con chi la contraddice. Costruendo il personaggio di Nora, Ibsen ha tracciato delle linee comportamentali che ricordano i sintomi di una psicopatologia scoperta un secolo dopo: il disturbo bipolare. È una malattia difficile da diagnosticare, perché sovente l’eccitazione viene scambiata per un tratto espansivo del carattere. Il principale campanello d’allarme per la diagnosi di questa patologia, è la tendenza a spendere molti soldi. Proprio come Nora. Chi è affetto da questo disturbo, non sa regolarsi: fa delle spese folli, regala denari, s’indebita fino al collo; e poi lascia che siano i familiari a doversi fare carico delle conseguenze. Esattamente come fa Nora. Info T 071 2072439 – www.amat.marche.it ufficio stampa Amat _ Barbara Mancia 071 2075880 / 335 7756368 / [email protected]