Pareggio storico negli Stati Uniti Le donne che

La ventisettesima ora
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Pareggio storico negli Stati Uniti
Le donne che lavorano
hanno raggiunto gli uomini
di Federico Fubini
Qualcosa di strano sta succedendo in questa lunga coda della crisi iniziata nel 2007. Sta succedendo una cosa che non era nei
modelli degli economisti o nei prezzi a termine dei derivati sottoscritti dai banchieri. Sta succedendo, semplicemente, che le
donne se la cavano meglio. O quando proprio non riescono a cavarsela meglio, se non altro non si arrendono.
Le indicazioni arrivano da molte parti. Negli Stati Uniti per esempio l’ondata di piena della disoccupazione ha investito in primo
luogo gli uomini e solo in misura inferiore le loro partner. La tendenza è così pronunciata da aver portato a un pareggio
storico – oggi la forza lavoro attiva è composta al 50% dagli uni e al 50% dalle altre – che presto potrebbe diventare
sorpasso: l’anno prossimo in America potrebbero esserci più donne che uomini al lavoro, perché no?
È vero, sarebbe un sorpasso in discesa e i dati del crollo dell’occupazione maschile sono paurosi, niente da festeggiare. Il 35%
degli uomini nel pieno delle forze (25-54 anni) ma senza istruzione superiore sono disoccupati, quando negli anni ’60 in quello
stato si trovava solo il 10% anche dopo una recessione.
Quel che è successo in parte è chiaro. La grande crisi ha distrutto attività prevalentemente maschili, nell’edilizia o nelle
fabbriche. Le attività che in proporzione assorbono invece più donne, dalla sanità all’insegnamento, si sono salvate decisamente
meglio o addirittura sono cresciute.
Ma questa è solo una parte della storia: l’altra faccia è che oggi in America esistono più studentesse che studenti nei ranghi
dell’istruzione superiore e che le ragazze rivelano una maggiore tenuta nel rendimento scolastico. I dropouts maschi, gli
esplusi dal sistema scolastico, sono più frequenti. Ciò a sua volta influenza la capacità delle ragazze di trovare lavoro in
un’economia sempre più innervata da tecnologie che richiedono un buon livello di istruzione.
I dati sugli altri Paesi del G7 raccontano storie simili sull’universo femminile:
minore declino dell’occupazione, maggiore persistenza scolastica, superiore capacità di
adattamento alla trasformazione tecnologica quando l’economia si contrae.
E poi prendete la Grecia. Quello che sta accadendo laggiù sarebbe uno studio appassionante sull’antropologia dell’europeo
contemporaneo, non fosse così tragico. Anche in Grecia è successo che l’occupazione maschile è entrata in quella macchina
distruttrice che chiamano recessione. Licenziati nei cantieri edili, licenziati nei cantieri navali, licenziati nelle piccole imprese
(una su quattro ha già chiuso). Invece le donne sono riuscite a mantenere meglio i loro posti, in prevalenza nell’amministrazione
pubblica o nei servizi, eppure curiosamente nelle statistiche la disoccupazione femminile è cresciuta tanto quanto quella
maschile, più 4% in un anno.
http://27esimaora.corriere.it/articolo/pareggio-storico-negli-stati-unitile-donne-che-lav... 16/06/2011
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Possibile? Secondo gli esperti, sì. Molte donne che prima stavano a casa si sono gettate controcorrente alla ricerca di
un lavoro proprio mentre i loro uomini restavano a terra. Per questo ora emergono nelle statistiche come disoccupate
mentre prima stavano semplicemente a casa, rinunciatarie.
Insomma, quando il gioco si fa duro, le donne si stanno facendo carico di far quadrare i conti in famiglia.
Potremmo discutere a lungo sul perché. Provo a fare due ipotesi per spiegarmi questi cambiamenti nel mondo post-2008 che
hanno tutta l’aria di voler durare per la prossima generazione.
La prima è che
le donne hanno avuto accesso all’istruzione superiore più tardi, dunque la trattano
come una conquista preziosa perché niente affatto scontata.
La seconda è che
l’abitudine alla cura degli altri – i figli, i genitori anziani, i mariti, i nipoti – rende le
donne di queste generazioni più agili mentalmente. Più capaci di adattarsi al
cambiamento continuo degli strumenti e dei modi di lavoro. Più pronte a evolvere con
le tecnologie in ufficio o con le nuove circostanze sociali.
Chissà, magari sono fuori strada. Ma voi che ne pensate?
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