28/10/2016 la Commission des monuments historiques au travail vers la fin du XIX In Francia • 1798 Lenoir pubblica il catalogo Musée des monuments francais • 1819 il Ministero istituisce un fondo per i Monuments historiques • 1820 il barone Taylor e Charles Nodier pubblicano Voyages pittoresques et romantiques dans l’ancienne France nucleo iniziale del primo inventario statale • 1830 Guizot crea la carica di Inspecteur des monuments historiques (Ludovic Vitet, Prosper Mérimée) • 1837 è formata la Commission des monuments historiques per portare avanti il lavoro di inventario, distribuire i fondi e formare gli architetti che interverranno sui monumenti • 1840 è pubblicata la prima lista di 1034 monumenti Pio VII Chiaramonti costituì il primo nucleo organico di leggi per la tutela nello Stato Pontificio (“Chirografo” del 1802): • interdice l’esportazione di statue, mosaici, vasi, vetri, medaglioni, frammenti architettonici e dipinti; • obbliga la redazione di inventari annuali delle collezioni private di antichità; • introduce l’obbligo di richiesta di autorizzazione per qualsiasi sterro (che non si può ancora definire scavo archeologico); • reintegra le collezioni papali (stanzia fondi per l’acquisto di opere d’arte per i musei); • favorisce gli artisti migliorando l’insegnamento e facilitandone gli studi con l’istituzioni di premi monetari. Antonio Canova fu nominato Ispettore generale di tutte le belle arti, con nomina a vita, con l’incarico di colmare i vuoti del Museo Vaticano. Nel 1801 l’abate Carlo Fea fu nominato Commissario per le antichità e, insieme a Canova, dovette sorvegliare affinché gli edifici antichi, l’architettura ecclesiastica e i monumenti in e fuori Roma non venissero danneggiati o saccheggiati. 1 28/10/2016 Giuseppe Valadier Italia 1762-1839 Raffaele Stern Italia 1774-1820 E.E. Viollet-le-Duc Francia 1814-1879 Jhon Ruskin Inghilterra 1819-1900 Camillo Boito Italia 1836-1914 Alfredo d’Andrade Italia 1839-1915 Luca Beltrami Italia 1854-1933 Alois Riegl Austria 1858-1905 Gustavo Giovannoni Italia 1873-1947 Cesare Brandi 1906-1988 Italia Roma, Colosseo – 72 d.C., Carlo Labruzzi 1748-1817 olio A metà XVIII secolo papa Benedetto XIV consacrò il monumento ai martiri cristiani. Terremoti 1703 e 1806 2 28/10/2016 il Colosseo di Raffaele Stern (1774-1820) 1806-1807 Dopo il terremoto del 1806, Stern fu incaricato di consolidare l’anello esterno del Colosseo. Sperone settentrionale: contrafforte in laterizi a sostegno dei portici settentrionali che minacciavano rovina. Sono tamponate due campate ma gli archi non vengono ricomposti e sono fissati nella posizione instabile, prossima alla caduta, nella quale si trovavano. Rispetto del monumento o limiti Il progetto di Stern intese realizzare un “effetto di congelamento statico delle arcate”. Egli non cancellò dal monumento i segni del tempo e del dissesto, rifiutando ogni ipotesi di smontaggio delle parti degradate e precarie. Provvide a murare le arcate pericolanti con mattoni, che, ancora oggi, svolgono la funzione di immobilizzare i conci lapidei nella loro posizione di dissesto. Ricorrendo a un espediente tecnico di limitata invasività strutturale, Stern costruì uno sperone di appoggio all’estremità delle arcate che, essendo incomplete e prive di sostegno, economici e urgenza delle opere? tendevano a ribaltarsi e sconnettersi. 3 28/10/2016 «Certamente valido come sostegno ma del tutto “sconveniente” nell’aspetto poiché nel restauro è necessario conciliare efficacemente la solidità con il gusto e il rispetto delle qualità architettoniche originarie … invece di controventare, di puntellare, di contraffortare … si dovrebbero ricostruire almeno le masse di queste parti nelle loro forme e proporzioni, sia in pietra sia in mattone, ma in modo che queste costruzioni presentino esattamente le linee di quelle parti che esse dovrebbero supplire» arch. Guy de Grisor, Conseil des Bâtiments ispettore dei lavori della Commission de Embellissements de Rome il Colosseo di Giuseppe Valadier (1762-1839) 1823-1826 L’ispettore Guy de Grisor suggerì la soluzione, attuata dall’architetto neoclassico Valadier, dopo il risanamento dell’area paludosa che rendeva instabile il terreno (1814-15). Valadier, che auspicava la ricostruzione delle parti perdute, volle inoltre chiudere gli accessi con cancelli. 4 28/10/2016 Valadier progettò un contrafforte in mattoni e travertino (arcate meridionali). Ricostruì per analogia alcune arcate crollate, in numero decrescente a partire dal basso, rispettando la sovrapposizione degli ordini e il ritmo pieni-vuoti del monumento. Valadier scrive nel 1833 «Il nuovo lavoro, per procurare la possibile economia, ha di travertino soltanto la metà dell’altezza dei primi piloni, le imposte degli archi , le basi delle colonne e i rispettivi capitelli e l’ultima membratura dei cornicioni, perché siano più stabili. Tutto il resto è di mattoni, con i quali si sono fedelmente imitate le antiche scorniciature, e avendovi data una patina a fresco generale, imitante l’antico, sembra di travertino intieramente» Preoccupazione per la distinzione tra “nuovo” e “antico” o semplice questione di risparmio? La soluzione è attenta a ristabilire e reinterpretare i caratteri architettonici del monumento. 5 28/10/2016 Giuseppe Valadier Italia 1762-1839 Raffaele Stern Italia 1774-1820 E.E. Viollet-le-Duc Francia 1814-1879 Jhon Ruskin Inghilterra 1819-1900 Camillo Boito Italia 1836-1914 Alfredo d’Andrade Italia 1839-1915 Luca Beltrami Italia 1854-1933 Alois Riegl Austria 1858-1905 Gustavo Giovannoni Italia 1873-1947 Cesare Brandi 1906-1988 Italia la vicenda italiana • in Italia si assiste a un assoluto predominio dell’orientamento stilistico che, pur senza raggiungere l’intensità e il rigore riscontrati in Francia, costituisce il motivo conduttore dell’operatività mostrando un’evidente e spontanea propensione verso le operazioni di “restituzione” del presunto stato originario. • i concorsi internazionali per i completamenti delle fabbriche incompiute: – Santa Croce, Firenze 1847/54 – Santa Maria del Fiore, Firenze 1860/67 – San Petronio, Bologna 1881/87 adesione alle regole analogiche 6 28/10/2016 Santa Croce, Firenze – 1857/65 Su progetto di Arnolfo di Cambio (1294) è consacrata nel 1443 incompiuta nel fronte. Nel 1446 è realizzata una prima fascia di paramento marmoreo. 1842-44 costruzione del campanile goticizzante Gaetano Baccani (1792-1867) Santa Croce, Fi – concorso 1847-54 alcuni elaborati progettuali di concorso 7 28/10/2016 Santa Croce, Fi – concorso 1847-54 Completamento di Niccolò Matas (1798-1872) • Replica forme e stilemi gotici sulla base della porzione di paramento marmoreo già presente sul fronte, che smantella nel 1854 • Riduce al minimo gli elementi scultorei privilegiando la linearità del prospetto • Tensioni e polemiche: quando Matas, senza autorizzazione, prolunga le linee decorative sui fianchi della chiesa intonacati 8 28/10/2016 Santa Maria del Fiore, Fi – concorso1860-67 • Iniziata da Arnolfo di Cambio alla fine del Duecento • 1472 è realizzata la cupola ma la facciata è ancora incompiuta come accade per molte altre chiese dello stesso periodo • 1490 concorso per la facciata ma nessun progetto è accettato • 1587 Lorenzo I de’ Medici fa demolire la parte di facciata realizzata da Arnolfo San Petronio, Bologna • Numerosi tentativi di completamento con facciate provvisorie, di legno tele dipinte e gesso: 1587, 1633, 1635-36, 1661, 1689 S.Maria del Fiore, disegno di Bernardino Pocetti Santa Maria del Fiore, Fi – concorso1860-67 veduta ottocentesca e foto del 1864 9 28/10/2016 Santa Maria del Fiore, Fi – concorso1860-67 3 concorsi e numerose polemiche per capire quale fosse lo stile più conveniente per la secentesca facciata intonacata e dipinta: lo stile di Arnolfo di Cambio o quello di Brunelleschi? – 1860/62 1° concorso, vittoria ex equo a tre proposte che di fatto coprivano le diverse opzioni (Petersen, Falcini, …) – 1863/64 2° concorso, vittoria ex equo a due proposte (Petersen, De Fabris) – 1865/67 3° concorso, vittoria alla proposta di Emilio De Fabris E. De Fabris N. Matas Santa Maria del Fiore, Fi – concorso1860-67 primo concorso del 1860/62 Vilhelm Valdemar Petersen “Alla giustizia si renda omaggio…” Vincenzo Funghini 10 28/10/2016 Santa Maria del Fiore, Fi – concorso1860-67 secondo concorso del 1863/64 Errico Alvino Emilio De Fabris Carlo Ceppi Santa Maria del Fiore, Fi – concorso1860-67 terzo concorso del 1865/67 Emilio De Fabris Leopoldo Massardi Camillo Boito 11 28/10/2016 Santa Maria del Fiore, Firenze – 1876-83 Completamento di Emilio De Fabris (1808-1883) • vince la soluzione di stampo arnolfiano (adottata anche a Orvieto e Siena) ma, per porre fine alla questione, si autorizza un confronto diretto fra le due soluzioni (3 cuspidi o 1 cuspide) progetto prova deidicoronamenti ossatura della 1883 facciata 1875 Santa Maria del Fiore, Firenze – 1876-83 N. Barducci 1883 Viollet-le-Duc: 1865-1866 invia pareri a favore della “soluzione medievale” e consiglia di adattarsi di più alle “idee originarie di Arnolfo” 12 28/10/2016 SANTA MARIA IN COSMEDIN A ROMA la facciata settecentesca G. Sardi, 1718 prima del restauro la navata centrale 1891 prima del restauro la facciata attuale restauro storicostilistico che la riporta a una presunta sistemazione al 1123, data di consacrazione dell’altare G.B. Giovenale, 1892-99 la navata centrale dopo il restauro Il restauratore sceglie tra le tracce del passato quelle che ritiene degne di attenzione e di maggior valore. Dalla selezione derivano distruzioni e invenzioni del tutto arbitrarie tali da non trasmettere al futuro il monumento ma la sua rilettura. 1. Milano, San Babila con la facciata barocca di Aurelio Trezzi (1604), prima del restauro 2. Milano, San Babila dopo il restauro in forme neo-romaniche di Paolo Cesa Bianchi (1883/1905) 1. Firenze, castello di Vincigliata, XI secolo 2. Firenze, castello di Vincigliata dopo il restauro di G. Fancelli commissionato da un ricchissimo inglese Jhon Temple Leader (1860) 13 28/10/2016 1. Orvieto, palazzo del Popolo risalente al XIII secolo ma molto manomesso, 1880 circa 2. Orvieto, palazzo del Popolo dopo il restauro di Giuseppe Sacconi, 1898/99 1. Bologna, San Francesco risalente al XIII secolo 2. Bologna, San Francesco dopo i lavori di integrazione, liberazione e ricostruzione di Alfonso Rubbiani, 1886/1913 “… pochi avanzi bastano a provocare cento idee …” Alfonso Rubbiani Pietro Camporese “il Vecchio” (1726-1781) → Lazio – Santa Maria in Aquiro, Roma (1774) Pasquale Belli (1752-1883) → Lazio – Sant’Andrea delle Fratte, Roma (1826) – Santa Maria della Consolazione, Roma (1827) Giovan Battista Meduna (1800-1880) → Veneto – San Marco, Venezia (1843-75) Pietro Selvatico Estense (1803-1880) → Trentino e Emilia In– quegli anni(1848-50) “non– Palazzo si seppe il freno dell’arte e molto San Pietro, Trento pubblico ditenere Piacenza (1862) tradizione dei restauratori italiani – Duomo di Napoli (1876/1905) – Duomo di Amalfi (1880-1894) utilizzò pienamente Federico Travaglini (1814-1891)il →pensiero Campania e la ricerca di Viollet-le-Duc – San Domenico Maggiore, Napoli (1850-53) – complesso di Gesù e Maria, Napoli (1856) – San Giovanni ancora ai primi delconventuale Novecento. Battista delle monache, Napoli (1858) Ogni città grande e piccola i suoi restauratori, uomini che, di Carlo Maciachini (1818-1899) → Friuli eha Lombardia – Santo Spiridione, Trieste (1860/68) – San Simpliciano, Milano (1870) – Sant’Eustorgio, Milano (1871) – San Marco, fatto, ne cambiano il volto. Milano (1871) – Santa Maria del Carmine, Milano (1880) Errico (1809-1872) → Campania siAlvino lavorò di fantasia”. La Paolo Cesa Bianchi (1840-1920) → Lombardia – San Babila, Milano (1883/1905) Alfonso Rubbiani (1848-1913) → Emilia Romagna – San Francesco, Bologna (1886) – Loggia della Mercanzia, Bologna (1887-88) – Palazzo del Podestà, Bologna (1887) – Palazzo di Re Enzo, Bologna (1905-13) Alfredo d’Andrade (1839-1915) → Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria – Castello di Verrès (1872/1919) – Castello di Rivara (1876/82) – Castello di Fenis, Aosta (1893/1920) – Sacra di San Michele, Sant’Ambrogio di Susa (1888/1920) – Palazzo Madama, Torino (1884/1902) – Porta Palatina, Torino (1900/15) – Porta Soprana, Genova (1890) – San Donato, Genova (1890) 14 28/10/2016 Alfredo d’Andrade (1839-1915) il restauro analogico • • • architetto portoghese, dopo una prima intensa attività pittorica, dal 1863 si dedica all’architettura e all’archeologia e dal 1871 al restauro è direttore dell'Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti del Piemonte e della Liguria dal 1889 Alcuni restauri: – – – – – – Palazzo San Giorgio, Genova 1883/1905 Sant’Agostino, Genova 1883 Santo Stefano, Genova 1883/1916 Porta Soprana, Genova 1882/1914 Sant’Andrea, Levanto (La Spezia) 1892/1915 Battistero di Albenga (Savona) 1900 D'Andrade “ricerca sempre materiali autentici e perfettamente simili agli originali, verso il recupero di metodi costruttivi arcaici” Porta Soprana, Genova (1882-1914) • • • • • • • liberazione dalle costruzioni accostate demolizione degli intonaci delle torri parziale rifacimento del paramento in pietra rifacimento scala a sbalzo ricostruzione di particolari architettonici ricostruzione merli sottomurazione della torre sud 15 28/10/2016 San Donato, Genova (1888/1895) Obiettivo di ripristinare la ‘facies antica’: • Demolizione delle volte e realizzazione travatura a vista • Liberazione delle bifore del falso matroneo • Apertura delle monofore sul fianco sud • Aggiunta del protiro, ispirato da quello della cattedrale di San Lorenzo, al portale duecentesco • Inserimento della raggiera, ispirata da quella della chiesa di San Lorenzo a Portovenere, nel rosone di facciata • Aggiunta di particolari architettonici (cornice a denti di sega sopra gli archetti di facciata, …) • Aggiunta di un piano alla torre nolare, colonne e capitelli San Donato, Genova (1888/1895) chiara adesione a principi francesi «riprodurre le parti offese o mancanti con identiche misure, proporzioni e forme, imitando il carattere, la maniera e il gusto locale dello stile, come il meccanismo del lavoro, da eseguirsi con materiali simili, al fine di ottenere che la nuova opera di restauro non si possa distinguere dall’antica esistente» 16 28/10/2016 San Lorenzo, Genova (1890/1910) Obiettivo: “in un edificio monumentale è nostro dovere cercare che i lavori vengano eseguiti con gusto e con osservazione minuziosa delle tecniche antiche” • lavori di semplice conservazione • lavori di restauro inteso come “riduzione dell’edificio alle sue linee antiche” sgomberandolo da inopportune aggiunte e sovrapposizioni di stile diverso tra le quali in primo luogo, le cappelle addossate alle pareti interne Boito: 1894 esclude la possibilità di riportare l’edificio a una fase di completezza medievale, almeno all’interno ripristinando le capriate 17 28/10/2016 Situazione culturale italiana • La tradizione artistica – italianità dell’arte, creatività del passato, crisi del presente • La questione nazionale – identità culturale da costruire, dispersa com’era tra le individualità regionali e locali la questione dello stile 1860-65 • Ricerca delle origini dell’architettura italiana • Problema storiografico: il medioevo doveva essere ricollocato entro ambiti e periodizzazioni più precisi rispetto a quelli suggeriti dalla tradizione • Negli anni ‘50 dell’Ottocento giungono a maturazione grandi progetti di ricostruzione storico-critica • Selvatico e Ricci pubblicano rassegne di storia dell’architettura incentrate sul caso italiano • Neo-medievalismo italiano aveva come obiettivo quello di rappresentare in pietra i caratteri originali dell’architettura italiana 18 28/10/2016 la questione dello stile 1860-65 • Produzione di disegni e rilievi che diventano fondamentali per le generazioni successive (rilievi di Spielberg per il palazzo pubblico di Siena, quelli di Gravina per il duomo di Monreale, di Kreutz per la basilica marciana, di Andrei per il duomo di Carrara e di Loper per il battistero di Parma). • Nel 1865 Fernand de Dartein pubblica Etude sur l’Architecture lombarde, le prime cento tavole incise costituiranno il corpus di disegni dedicato all’architettura romanica e proto-romanica Fernand de Dartein Etude sur l’Architecture lombarde 19 28/10/2016 • Sul finire del secolo i concetti di ‘stile’, ‘filologia’ e ‘storia’ sono ormai compresenti in tutta l’attività di restauro e, nell’azione concreta, essi si compongono e si sviluppano in modo vario e complesso dando luogo a esiti quanto mai disparati. • Negli ultimi anni dell’Ottocento gli aspetti conservativi sono oggetto di maggior considerazione rispetto a quelli innovativi che erano decisamente prevalsi negli anni precedenti. Camillo Boito (1836-1914) il restauro filologico • • • • Architetto e storico ma anche poeta e scrittore Il suo maestro è il marchese Pietro Selvatico Estense (1803-1880) la cui opera si situa tra la riscoperta del classicismo e il parallelo assorbimento del neogotico inglese con la sua vocazione sociale È presente nei dibattiti nazionali, membro di numerose commissioni di concorso e comitati di studio. Presiede l’Accademia di Brera e insegna al Politecnico per 43 anni Propone di istituire, in sostituzione delle Commissioni conservatrici, 8 Ispettorati regionali dotati di specifiche competenze (studio, progetto, catalogazione, sorveglianza) L’opera di Boito assume rilievo nel campo della diffusione dei principi e dell’organizzazione amministrativa della tutela 20 28/10/2016 Camillo Boito e la questione dello stile • Nel 1865, quando esce il volume di Fernand de Dartein, Boito dà alle stampe le sue prime considerazioni sulla chiesa di Sant’Abbondio a Como che diventa teatro di un’operazione che Boito giudica esemplare: la valorizzazione del suo carattere di prototipo comacino a partire da una nuova base di conoscenze che ne ha modificato i termini interpretativi • Per Boito Como e l’architettura comacina rappresentano un passaggio obbligato per chi intenda affrontare il tema delle origini dell’architettura italiana Sant’Abbondio a Como 21 28/10/2016 Camillo Boito: la questione dello stile • L’architettura italiana deve essere: – una – varia e pieghevole – eminentemente organica • «…l’architetto ha bisogno di sentirsi in mano uno stile che si presti docile, sollecito a ogni caso, che dia modo di ornare, all’occasione, ciascuna parte non simmetrica dell’edificio…» l’architettura in cui trovare tutto questo è l’architettura lombarda “compiutamente e incontrastabilmente italiana” Sullo stile futuro dell’architettura italiana 1880 • • • • Ogni stile architettonico ha un’‘ossatura’ sua propria che viene dalla distribuzione interna dell’edificio, dalla qualità dei materiali impiegati nella costruzione, dall’ordinamento statico della fabbrica, dalle condizioni naturali del paese, da certi principi della scienza e della pratica architettonica, principi diversi secondo il tempo e i luoghi Questa ‘ossatura’ logica, più razionale che artistica, si configura come un organismo ma l’organismo non basta a formare lo stile dell’arte architettonica L’architettura, infatti, tende alla bellezza esprimendo con allegorie dirette, con astratte analogie, l’uso dell’edificio rappresentando quasi inconsapevolmente l’indole della civiltà, certi stati delle culture, certe inclinazioni poetiche o prosaiche dei popoli e dando forma all’animo artistico tutto individuale dell’architetto Questi elementi propriamente estetici costituiscono il simbolismo Il vero bello viene dall’intimità delle due parti, organismo e simbolismo 22 28/10/2016 Camillo Boito, nuove opere Museo civico di Padova nuova costruzione in stile neo-romanico1889 Camillo Boito, restauri Monumento come documento storico connotato dal valore dell’autenticità Sono diversi i modi di restaurare monumenti e cambiano a seconda delle qualità che li caratterizzano: – importanza archeologica (monumenti dell’antichità) ammette interventi di ricomposizione purché basati su ‘dati sicurissimi’ e minime integrazioni, semplificate e distinguibili – apparenza pittoresca (edifici del medioevo) prescrive un ‘restauro invisibile’ che limiti le aggiunte e consideri i modi del passato – bellezza architettonica (edifici del Rinascimento) indica una maggiore ‘libertà di restauro’ Raccomanda uno “spirito discreto nell’intento di non ingannare né il prossimo né i posteri”. Il monumento è un libro da leggersi senza riduzioni, aggiunte o rimaneggiamenti. Profondo rispetto per tutte le stratificazioni del monumento. Impegno costante in difesa dell’‘autentico’ e dell’‘originale’. 23 28/10/2016 Porta Ticinese, Milano – 1861-65 • • • • lavori di liberazione (demolizione degli edifici circostanti) rimozione dell’intonaco al fine di “iscoprire lo stato dell’antico paramento murale” tracce di finestre e archi acuti → reintegrazioni per ripristinare le “antiche forme” vistosi rifacimenti di ampi tratti murari, fornici laterali, merlature guelfe, feritoie da balestriere Il superamento dei criteri stilistici Il forte progresso degli studi delle culture del passato ne pone in evidenza la complessità e la molteplicità cosicché il concetto di monumento quale “tipo”, modello da imitare, cede progressivamente il passo a un’idea più articolata, quella della preesistenza vista come singolare “testimonianza storica, d’arte, di esperienza e di civiltà”, portatrice dunque di un valore storico rispetto e conservazione totale delle stratificazioni che definiscono l’opera nella versione in cui ci è pervenuta qualificazione del restauro attraverso azioni nettamente ‘distinte’ in modo da non alterare il testo originale il fine del restauro non è quello di restituire il monumento al suo stato originario e ideale né quello di garantirne l’unità stilistica, esso deve rispettare tutto il passato e, “procedendo con il rigore della storia e della scienza”, fondare la propria azione su testimonianze certe 24 28/10/2016 Norme per la conservazione dei monumenti 1883 Il documento si fonda sulla concezione secondo la quale i monumenti architettonici del passato “servono, quali documenti essenzialissimi, a chiarire e a illustrare in tutte le sue parti la storia dei vari popoli e dei vari tempi, e perciò vano rispettati e serbati con scrupolo religioso, appunto come documenti, in cui una modificazione anche lieve, la quale possa sembrare opera originaria, trae in inganno e conduce via via a deduzioni sbagliate” 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. il consolidamento deve essere preferito alla riparazione e quest’ultima al restauro; → A.N. Didron le aggiunte di parti mai esistite devono essere eseguite secondo la maniera moderna; → J. Stevenson le sostituzioni di parti distrutte o non ultimate in origine devono essere condotte secondo le forme primitive ma con materiale diverso; nei restauri archeologici devono essere altresì impiegate forme semplificate; → A.C. Quatremère de Quincy le opere di consolidamento devono essere ridotte al minimo indispensabile specialmente nei monumenti che traggono la loro bellezza da marmi, mosaici, dipinti, nonché dagli stessi segni del tempo; → J. Ruskin le aggiunte introdotte nell’edificio in epoche successive devono essere di regola mantenute; → J. Stevenson il restauro dei monumenti deve essere corredato, in ogni sua fase, da studi e documentazione; una lapide dovrà ricordare, sul monumento, la data e le principali opere di restauro effettuatevi. Luca Beltrami (1854-1933) e Gaetano Moretti (1860-1938) il restauro storico • allievi di Camillo Boito, sono considerati i capofila del restauro storico • all’interpretazione soggettiva sostituiscono il metodo della documentazione storicamente fedele ma anche se fondati su dati ‘certi’ operano, pur sempre, demolizioni, rifacimenti e ripristini 25 28/10/2016 Luca Beltrami (1854-1933) Castello Sforzesco, Milano 1893 • • Beltrami cerca di rendere scientifica un’operazione che, in realtà, tende al ripristino attraverso un tradizionale fare in ‘stile’ Predispone disegni e dirige tutte le fasi operative, replica le forme e, dove può, impiega il materiale originario, rifà le antiche decorazioni e, quando mancano indizi sicuri, guarda a esempi coevi che utilizza come modelli (castello di Vigevano) Gaetano Moretti (1860-1938) Campanile di San Marco, Venezia crollo 1902 ricostruzione 1912 26 28/10/2016 Gaetano Moretti (1860-1938) Campanile di San Marco, Venezia 1903/1912 • “che il campanile debba sorgere nello stesso luogo e presentare all’occhio del pubblico la stessa forma e la stessa tonalità di colore” • Giacomo Boni si occupa di organizzare la raccolta e l’ordinamento di tutti i materiali che potevano essere riutilizzati o, comunque, dovevano essere conservati • Necessità di avvalersi di soluzioni nuove – – – – – – • allargato e consolidato il masso di fondazione rastremato il campanile in alto per farlo sembrare più snello ricostruito l’elevato in laterizio con mattoni nuovi ricostruite le rampe interne gettata una soletta armata della cella campanaria rifatti gli elementi architettonici che caratterizzano la cuspide del campanile Si persegue la sincerità “sdegnando gli artifici simulatori, le velature effimere, tutto ciò che tenta di cancellare i confini fra il presente e il passato per sedurre l’occhio e per nascondere il giudizio” 27