Correnti indotte 1 Questo metodo si avvale di bobine percorse da correnti alternate, le quali producono campi magnetici che generano correnti indotte nel pezzo da esaminare. Ovviamente il materiale da esaminare deve essere in grado di condurre l'elettricità. La corrente indotta modifica l'impedenza totale della bobina. 2 Se sono presenti difetti nella struttura in esame, varierà il trasporto di corrente indotta e di conseguenza l'impedenza misurata. Il tutto funziona quindi come un classico trasformatore che sfrutti un avvolgimento primario ed uno secondario. 3 Si misurano quindi due grandezze: ampiezza ed angolo di fase della bobina, che sono correlabili in grafico. 4 Tralasciando per brevità la laboriosa teoria a supporto della tecnica, si può accennare alle due modalità di utilizzo nei controlli. La prima è a bobina esterna (sonda): in questo caso avvicinando ed allontanando la bobina dal pezzo in esame, vi si producono correnti e si genera un campo magnetico che si oppone a quello della bobina. 5 La misura dell'interazione materiale-bobina a diverse distanze del palpatore produce curve caratteristiche, dalle quali si deduce se l'andamento è anomalo. Con questo metodo, misurando la conducibilità, si possono rivelare discontinuità misurare spessori ricoprenti non conduttivi (vernici) 6 misurare spessori di rivestimenti galvanici. La seconda modalità è detta a bobina avvolgente e si applica a prodotti lunghi (tubi), che percorrono l'interno dell'avvolgimento e costituiscono veri e propri circuiti secondari. Nel caso di cilindri perfetti è addirittura possibile il calcolo teorico dell'impedenza prima della misura, senza riferirsi a curve sperimentali precedenti. 7 Questa tecnica offre notevoli vantaggi, sia per la buona sensibilità che per la rapidità di esecuzione ed i bassi costi di esercizio. Non si può però applicare a materiali non conduttori e richiede operatori estremamente esperti per interpretare il tipo di difetto. 8 L'esame non distruttivo con correnti indotte (ET) consiste fondamentalmente nell'indurre dei campi magnetici alternati, creati attraverso apposite bobine (o sonde), nel materiale in esame. Tali campi generano nella zona di intervento delle correnti indotte (correnti di Focault) le quali saranno deviate da eventuali discontinuità presenti all'interno del componente interessato al controllo. 9 Il campo magnetico variabile prodotto dalle sonde viene denominato campo primario mentre il campo magnetico generato dalle correnti indotte, anch'esso variabile, viene denominato campo secondario. 10 La fase delle correnti indotte, il cui flusso dipende da variabili legate al materiale in esame, varia in dipendenza della frequenza di eccitazione e delle caratteristiche del componente da ispezionare quali conducibilità elettrica, permeabilità magnetica e dimensioni geometriche. 11 Di conseguenza anche il campo magnetico secondario, associato a tali correnti, varia in maniera analoga e viene analizzato valutando i suoi effetti sulla corrente o sulla tensione dell'avvolgimento primario, oppure sulla corrente o sulla tensione indotta in un avvolgimento secondario. 12 I fattori di accoppiamento magnetico, l'ampiezza e la fase delle correnti indotte, variano continuamente dando luogo ad un ampio spettro di segnali; tuttavia anche gli angoli di fase della corrente di eccitazione, del flusso magnetico e della tensione, assumono particolare importanza per la corretta esecuzione di questo metodo di esame non distruttivo. 13 14 In particolare, ad ogni campo magnetico compete un flusso di spostamento magnetico, espresso in Weber (Wb) e quantitativamente misurabile in base al valore dei volt-secondi indotti in una spira concatenata a tale flusso, quando questo la taglia completamente nel tempo. 15 La quantità di flusso magnetico, riferita all'unità di area trasversale normale alla direzione del flusso stesso, viene denominata induzione magnetica, indicata con il simbolo B ed espressa in Wb/m (Tesla - S.I. o Gauss ne sistema elettromagnetico). L' intensità del campo magnetico è indicata, nel S.I., con il simbolo H e misurata in Ampere/metro; nel sistema elettromagnetico l'unità di misura H è l'Oersted. 16 Una trattazione particolareggiata dei principi teorici che sono alla base dell'esame non distruttivo con le correnti indotte richiederebbe l'utilizzazione di numerose nozioni di fisica ed un'esposizione del discorso su altre tematiche collaterali a tale metodo di controllo. 17 Tuttavia è doveroso prendere atto che, a causa del rapporto di reciprocità tra i due circuiti che generano il campo primario ed il campo secondario precedentemente descritti, un unico strumento risulta in grado di evidenziare un mutamento delle condizioni iniziali in uno qualsiasi dei due circuiti, per il fatto che essi si influenzano a vicenda. 18 Di conseguenza, dati due circuiti elettricamente separati, uno solo dei quali risulta alimentato direttamente con tensione alternata, risulta possibile individuare con opportuna strumentazione le eventuali variazioni di resistenza verificatesi nell'altro circuito. 19 Ovviamente la condizione fondamentale per cui tale fenomeno avviene risulta essere la generazione di correnti indotte o, in altre parole, deve esistere tra i due circuiti, in funzione di anello di congiunzione, un flusso magnetico indotto nel nucleo della bobina. 20 Nel controllo mediante correnti indotte si distinguono fondamentalmente due tipi di tecniche che dipendono dalla metodologia utilizzata per generare le correnti parassite nel materiale in esame: TECNICA A BOBINA PASSANTE: dove la bobina di eccitazione ha la sola funzione di produrre il campo magnetico, mentre l'avvolgimento secondario ha la sola funzione di 21 ricevere la tensione indotta dal flusso prodotto dalle correnti parassite. TECNICA A TESTINA (PICK-UP): dove una sonda viene fatta scorrere sulla superficie del componente in esame alla ricerca di eventuali difetti. 22 A riguardo è bene considerare che l'esame ET risulta essere essenzialmente un metodo di controllo superficiale in quanto, come ben noto dall'elettrotecnica, a causa dell’effetto pelle in un conduttore piano la corrente cade esponenzialmente con la penetrazione e, in generale, maggiore sarà la frequenza, la permeabilità e la conducibilità, minore sarà la profondità di penetrazione. 23 Tuttavia, nonostante tale limitazione, il metodo delle correnti indotte risulta estremamente versatile in quanto consente ogni tipo di applicazione che possa essere proficuamente correlata alle variabili delle caratteristiche fisico-chimiche di un qualsiasi materiale conduttore. 24 Tale metodo risulta a tutt'oggi una valida alternativa alla difficoltà di applicazione del controllo magnetoscopico per l'esame dei componenti realizzati in acciaio inossidabile austenitico. 25 Particolare importanza assume il fatto che, non essendo necessario il contatto fisico tra sonda e superficie in esame, risulta possibile il controllo di manufatti in movimento e di componenti caratterizzati da particolari geometrie o temperature superficiali molto elevate. 26 In conclusione, tale metodo risulta particolarmente idoneo per rilevare discontinuità associate alla geometria del componente, quali cricche, deformazioni, inclusioni, variazioni di spessore, ossidazioni, etc., 27 nonchè lo spessore di riporti non conduttivi su base conduttiva conduttivi su base di diversa conduttività, e qualsiasi variazione associata alla conduttività del materiale (disomogeneità delle leghe, surriscaldamenti localizzati, errori di trattamento termico, etc.). 28 Il metodo delle Correnti Indotte viene frequentemente utilizzato nel settore aeronautico per il controllo non distruttivo di numerosi componenti del turboreattore; la sua applicazione risulta largamente diffusa sia per la buona conduttività elettrica dei materiali in esame sia per la particolare difettologia superficiale che si presta ad essere rilevata con questo metodo di analisi. 29 Un tipico esempio di applicazione delle correnti indotte risulta essere il controllo della radice di palette del primo stadio "fan" (compressore anteriore), esaminate anche con il metodo dei Liquidi Penetranti, che presentano tuttavia alcune problematiche legate sia alle loro caratteristiche geometriche e dimensionali sia al tipo di difetti da evidenziare. 30 Infatti occorre assicurare una perfetta corrispondenza tra il profilo della superficie in esame e quello della sonda, in modo tale da garantire una buona resa strumentale ed evitare la presenza dei segnali di difficile interpretazione o non conformi alla realtà. 31 Inoltre, pur ricorrendo all'aumento del guadagno strumentale, a cui però non corrisponde un aumento della risoluzione, il rapporto segnalerumore dovrebbe risultare almeno di 3/1; tuttavia, considerando anche l'influenza di numerose variabili esterne al processo di controllo quali condizioni ambientali, fluttuazioni di tensione di rete, vibrazioni e/o vicinanze di campi magnetici, i parametri 32 operativi del controllo possono essere ottimizzati agendo sia sui circuiti strumentali che scegliendo opportune frequenze di ispezione. Al fine di evidenziare incrinature anche allo stato nascente ed intervenire preventivamente su possibili fenomeni di rottura, risulta di estrema importanza la realizzazione di standards di riferimento;infatti questi ultimi presentano una 33 serie di discontinuità (difetti) aventi dimensioni e geometrie note, e consentono di definire e registrare i parametri significativi del segnale strumentale che risulterà di riferimento durante l'ispezione. Nel caso particolare del primo stadio "fan" viene utilizzata una paletta del compressore anteriore con una incrinatura sulla radice ottenuta per elettroerosione; tutte le palette che 34 sulla radice presentano segnali inferiori al 33% della traccia di riferimento sono accettabili, a meno della presenza di particolari indicazioni che richiedano una più approfondita interpretazione. Nei casi in cui sia la strumentazione che la metodologia siano state ottimizzate per un determinato tipo di ispezione può risultare particolarmente utile l'automatizzazione 35 dell'intero processo di controllo riducendo il fattore umano e svincolando i risultati dalla soggettività dell'operatore. 36