Fondazione Eventi Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata ƒE 01 PIAZZA VITTORIO VENETO 5 62100 MACERATA STAMPATO IN PROPRIO PROMOSSA DALLA Essa intende illustrare il primo incontro significativo tra civiltà europea e cinese nell’esperienza storica e nell’opera di padre Matteo Ricci S. I. (Macerata 1552 - Pechino 1610).Compiuti i primi studi nel collegio dei gesuiti di Macerata, Matteo frequenta per circa tre anni la facoltà di legge alla Sapienza di Roma. Entrato nel 1571 nella Compagnia di Gesù, fino al 1577 riceve nel Collegio Romano la migliore formazione umanistica, filosofica e scientifica del tempo, in particolare sotto la guida del celebre matematico Cristoforo Clavio. Inviato alle missioni d’Oriente, dopo un soggiorno di sei mesi a Coimbra, dove studia la lingua portoghese, nel 1578 giunge in India. Qui insegna lettere classiche nei collegi della Compagnia a Goa e Cochin, studia teologia e viene ordinato sacerdote (1581). Nel 1582 è chiamato a Macao, dove il confratello Michele Ruggeri sta già tentando da tre anni di entrare nel misterioso e inaccessibile Regno di Mezzo. FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DELLA PROVINCIA DI MACERATA, CON LA COLLABORAZIONE DI REGIONE MARCHE, PROVINCIA DI MACERATA, COMUNE DI MACERATA E BANCA DELLE MARCHE, LA MOSTRA “P. MATTEO RICCI. L’EUROPA ALLA CORTE DEI MING”, È ORGANIZZATA DALL’ISTITUTO MATTEO RICCI DI MACERATA. Padre Matteo Ricci l’Europa alla corte dei Ming 2 Sono già cinquant’anni che i gesuiti bussano inutilmente alle porte della Cina. L’ordine impartito ai due padri è di giungere a Pechino, convertire l'imperatore o, almeno, ottenere un permesso di libera predicazione del cristianesimo. Dapprima in abiti di monaco buddista, Ricci fonda insieme a Ruggeri nel 1583 la prima residenza a Zhaoqing; quindi da solo apre una seconda residenza a Shaozhou (1589-95). In veste di predicatore letterato, fattosi in tutto cinese, apre ancora le residenze di Nanchang (1595-98), Nanjing (1599-1600), Beijing (1601-1610). Primo occidentale a entrare in contatto con l’antichissima e raffinata civiltà cinese, della quale giunge a possedere perfettamente lingua, tradizione letteraria e costumi, comprende che per introdurre il cristianesimo in questo “altro mondo” deve stabilire con esso un solido ponte di conoscenza, fiducia e amicizia, vincendo la diffidenza e la paura che separano uomini e nazioni. Ha inoltre offerto all’Europa il primo esatto contributo di ampia e diretta conoscenza della Cina, con la storia della sua esperienza durata quasi trent’anni e intitolata Della entrata della Compagnia di Giesù e Christianità nella Cina. Quest’opera, che un confratello belga tradusse in latino e pubblicò a suo nome, limitandosi a dire che era stata tratta da “note” di Matteo Ricci, costituì la principale fonte di informazioni attendibili e precise per l’Europa fino all’età dell’Illuminismo. Completano l’opera storica le Lettere che Ricci scrisse in Europa, documenti preziosi e toccanti della sua esperienza personale ed umana. Visse dieci anni alla corte dei Ming col titolo di mandarino e sostenuto dal pubblico erario. Alla sua morte, l’imperatore concesse un terreno per la tomba, fino a oggi onorata: era la prima volta che tale concessione veniva fatta a uno straniero nella storia della Cina. Filippo Mignini Il percorso della mostra, che si snoda dalla Chiesa di San Paolo a Palazzo Ricci alla Pinacoteca Comunale, è costituito da sei sezioni. Scienze occidentali introdotte in Cina: matematica, astronomia, geografia, cartografia, orologi. In mostra vengono esposti alcuni documenti eccezionali di tale attività, come l’originale della carta geografica realizzata a Pechino nel 1602, proveniente dalla Biblioteca Apostolica Vaticana. 1 Vita quotidiana nella corte e nelle case dei mandarini: dipinti, porcellane, ori e lacche di fine epoca Ming. 2 L’incontro con le religioni cinesi (confucianesimo, buddismo, taoismo): oggetti rituali, tavolette per il culto degli antenati, idoli, statuette di dei ed eroi. 3 Dotato di memoria prodigiosa, di ampio e profondo sapere umanistico e scientifico, di grandi virtù umane e cristiane, introduce in Cina teologia, filosofia, letteratura, scienze e arti occidentali, componendo opere che verranno incluse nella selezione dei capolavori universali della letteratura cinese di tutti i tempi. Come scriveva un letterato cinese alla sua morte, “il dottor Li (Ricci) ha aperto gli occhi della Cina sul mondo”. Ha preparato cinque diverse edizioni di carte geografiche universali con le nuove misurazioni dei meridiani e dei paralleli, dimostrando definitivamente che il Catai di Marco Polo, fino ad allora ritenuto e disegnato sui mappamondi come un paese diverso, coincideva invece con la stessa Cina. Ha costruito a centinaia astrolabi, sfere terrestri e celesti, orologi solari e meccanici, strumenti per gli osservatori di Nanchino e Pechino. Ha fatto conoscere la Geometria di Euclide e altri trattati scientifici occidentali grazie a un minuzioso lavoro di traduzione e si apprestava a riformare il calendario cinese alla vigilia della morte. Ha tradotto in latino le principali opere confuciane, che spiegava e commentava ai nuovi confratelli che giungevano dall’Europa passando per la porta da lui aperta. Libri e tecniche di stampa: carta, pennelli e inchiostri, matrici di legno per la stampa, opere pubblicate da Ricci e da amici cinesi. 4 Strumenti musicali cinesi e strumenti occidentali introdotti in Cina, quali il clavicordo e l’organo. 5 Pittura a olio, sconosciuta ai cinesi prima di Ricci. 6 3 LA STRAORDINARIA COLLEZIONE DI PALAZZO RICCI A MACERATA, OLTRE 300 OPERE TRA DIPINTI E SCULTURE TUTTE D’ARTE ITALIANA DEL NOVECENTO, RACCOLTE IN VENT’ANNI DI PERSEVERANTE, BRILLANTE POLITICA DI ACQUISIZIONI SOTTO L’EGIDA DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DELLA PROVIN- grande La sedu Un patrimonio eccezionale, situato in uno dei maggiori edifici patrizi legati alla vicenda storica della città marchigiana, Palazzo Ricci, che è stato salvato da uno stato di terribile incuria e riportato all’originario splendore. Ma non è tutto. Se le opere della raccolta costituiscono di per sé un perfetto corpus artistico, la Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata, intende dar vita a un programma di eventi culturali che stabilisca una sofisticata trama di rimandi e suggestioni, che sottolinei e si intersechi con l’alto valore intrinseco dei dipinti e delle sculture esposti nelle sale di Palazzo Ricci. La mostra dal titolo “La grande seduzione. 1920 – 1960: l’alta moda e i gioielli d’arte” che si aprirà il 24 luglio 2003 durante lo svolgimento della prestigiosa stagione musicale estiva locale allo Sferisterio per chiudersi il 15 agosto ideata da Ettore Mocchetti e curata dallo stesso e da Tiziana Serretta Fiorentino, si propone proprio di evidenziare la fitta trama di reciproci riferimenti che intercorre fra l’ambito artistico e la moda durante il XX secolo. Tiziana Serretta Fiorentino grande collezionista e storica del gioiello e del costume ha messo a disposizione, tratti dalla sua vastissima raccolta che documenta al meglio la parabola creativa del fashion del Novecento, una scelta particolarmente significativa di grandi abiti e accessori che saranno esposti lungo lo scalone d’onore e il salone del terzo piano di Palazzo Ricci. Un itinerario che si apre negli anni Venti, quell’età del jazz molto travagliata per l’Italia, ma altrettanto piena di fermenti innovativi e dinamici grazie al gruppo futurista, che rappresenta anche l’incipit cronologico della raccolta d’arte permanente. Abiti rigorosamente haute-couture, il meglio uscito da storici ateliers italiani e francesi, nomi celebrati che sanciscono epoche e mutamenti sociali e di gusto spalancando ampie frontiere dell’immaginario, che evocano lusso, sofisticazione, cultura. I roaring Twenties di Scott Fitzgerald e del charleston saranno rappresentati dalle maison parigine Patou e Vionnet, per proseguire negli anni Trenta dei Surrealisti con la loro elegantissima musa, Elsa Schiaparelli e con i magistrali drapées tra neoclassico e sospeso dèco di Madame Gres. CIA DI MACERATA, COMPONE UN SUGGESTIVO PER- Ettore Mocchetti CORSO ATTRAVERSO IL CONTROVERSO SECOLO APPENA CONCLUSOSI, RACCONTANDONE I DIVERSI PASSAGGI E GLI EPISODI ARTISTICI SALIENTI. zione E poi il New Look Dior, esplosione di vita e nuove energie dopo le ristrettezze e gli orrori del periodo bellico, che anima gli anni Cinquanta, l’aristocratica allure di Hubert de Givenchy indimenticabile couturier di Audrey Hepburn in Sabrina e in Breakfast at Tiffany, la rivoluzionaria creatività a tutto tondo dell’enfant prodige Yves Saint Laurent, giovanissimo successore di Dior alla fine dei Fifties e titolare di una propria maison soltanto pochi anni dopo. E la Hollywood sul Tevere della Dolce Vita, di Flaiano e Ava Gardner, degli scandali a via Veneto e di Tyrone Power, rievocata dalle toilettes da gran sera delle leggendarie Sorelle Fontana e di Jole Veneziani col suo virtuosismo di applicazioni e broderies sontuose, dai monili che uscivano dai laboratori romani di Bulgari e Cazzaniga spesso abbinati alle più importanti creazioni degli ateliers locali, la policroma cifra peculiare, i meravigliosi patterns di Emilio Pucci, l’avveniristica ricerca di Paco Rabanne, così vicino a certi sperimentatori sixties dei vari milieux artistici. Chiude la scena, fermandosi così agli anni Settanta allo stesso modo dello svolgersi della raccolta d’arte lo chic intramontabile di Valentino, personalità che sullo scorcio degli anni Sessanta si impone in tutto il mondo con l’abito da sposa in dentelle avorio, per le seconde clamorose nozze con il favoloso magnate greco Aristotele Onassis di Jacqueline Bouvier Kennedy, di cui verrà esposto un abito da gran sera realizzato per l’attrice Valentina Cortese. 5 Urbs Salvia il criptoportico della dea Salus viene alla luce. UN PAIO D’ANNI FA, GRAZIE AL SOSTEGNO, DAVVERO PREZIOSO, DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DELLA PROVINCIA DI MACERATA, LE RICERCHE ARCHEOLOGICHE SONO RIPRESE E LE TRE CAMPAGNE CHE SI SONO SUSSEGUITE, SOTTO LA DIREZIONE DELL’UNIVERSITÀ DI MACERATA E DELLA SOPRINTENDENZA AI BENI ARCHEOLOGICI PER LE MARCHE, HANNO ORMAI PORTATO ALLA LUCE ALL’INCIRCA I 4/5 DELL’EDIFICIO. IL SUO TOTALE SCO- PRIMENTO AVVERRÀ CON DUE PROSSIME CAMPAGNE DI SCAVO. Questo edificio fu individuato nel 1977 da Christiane Delplace (Università di Bordeaux) che ne scavò anche il tratto sul lato nord-occidentale. Dopodiché i lavori furono interrotti. Gianfranco Paci 6 Il criptoportico fa parte di un complesso santuariale costituito da un tempio, di cui restano poco più che le fondazioni, circondato su tre lati da una galleria a due piani. Sul quarto lato, in cui si trovava la scalinata di accesso al tempio, la galleria era ad un solo piano. Posto al centro della città romana, questo santuario doveva occupare e probabilmente chiudere il lato sud-occidentale del foro cittadino, costituendo con la sua monumentalità una specie di quinta scenografica su questo lato. Esso era dedicato alla dea Salus Augusta Salviensium – la Salute Augusta degli Urbisalviensi – come dimostrano i tanti bolli su tegole provenienti dall’edificio, la divinità impersonava il concetto di Salute in senso civico e politico: salute, cioè, non del corpo umano, ma dello stato romano e della comunità cittadina. L’epiteto di Augusta inoltre, collegando la divinità al nome dell’imperatore, adempiva la funzione, eminentemente politica e ben rilevata dagli studiosi, di veicolare il consenso della periferia (in questo caso della popolazione urbisalviense) verso il potere costituito, che era accentrato nelle mani dell’imperatore: ciò secondo una precisa connotazione della mentalità antica, in cui religione e politica erano strettamente connesse. Delle due gallerie che costituivano il criptoportico quella superiore è andata totalmente perduta, così come l’alzato del tempio di cui s’è detto, mentre quella inferiore, essendo in buona parte interrata, si è conservata e ci è pervenuta in uno stato di conservazione più che soddisfacente: in particolare si sono qui conservati, per ampi tratti, gli intonaci dipinti che ne decoravano le pareti. L’apparato decorativo, che suggerisce una datazione dell’edificio ai primi decenni del I sec. D.C., vede susseguirsi, su fasce distinte, riquadri contenenti motivi di genere (animali in caccia) e trofei d’armi e la presenza di questo elemento pittorico fanno di questo edificio - che pure risponde ad una tipologia ben nota e abbastanza documentata nel mondo romano - un monumento di eccezionale interesse ed anche di grande attrazione. Lo scavo ha inoltre portato alla acquisizione, oltre che di una grande quantità di materiali, tra cui non pochi elementi architettonici appartenenti alla galleria superiore, anche di dati che aiutano a capire le caratteristiche strutturali dell’edificio e la sua storia. Così si è scoperto che il soffitto della galleria inferiore era sostenuto da una serie di archi voltati impostati su pilastri, che correvano al centro di ogni galleria. Inoltre la caduta regolare e simmetrica di essi, per cui sono venuti ad appoggiarsi su una coltre di detriti preesistente, come si vede molto bene dai pilastri meglio conservati - il 6° e il 7°della galleria nord-occidentale -, induce a ritenere che sia stato un terremoto a provocarne il crollo e a porre fine alla vita dell’edificio. Poiché la ceramica restituita dallo scavo mostra che il criptoportico era frequentato ancora in età tarda, se dobbiamo cercare il terremoto che l’ha distrutto tra quelli storicamente noti, la scelta viene a cadere su quello documentato in età di Carlo Magno. La buona conservazione dell’edificio fino ad età così inoltrata smentisce la notizia dello storico Procopio che avrebbe visto la città di Urbisaglia pressoché distrutta dall’incursione di Alarico agli inizi del V sec. A.C. Lo stato di crollo provocato dal terremoto offre oggi un colpo d’occhio che impressiona ed avvince il visitatore che si trova all’interno della galleria, il quale ha davanti a sé lo spettacolo suggestivo dell’edificio antico come era nel momento stesso in cui il tempo s’è fermato. Per tali caratteristiche il criptoportico della Salus costituisce, al presente, l’edificio di maggior interesse della città romana di Urbs Salvia, che pure vanta (con le sue mura in buono stato di conservazione, il teatro, l’anfiteatro ed altri monumenti) un’area archeologica di prim’ordine e senza eguali nella regione marchigiana. NEL FEBBRAIO 2002 LA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DELLA PROVINCIA DI MACERATA HA DATO AVVIO AL “PROGETTO MARCHE LIBERATE”, UN PROGRAMMA DI RICERCHE ARCHIVISTICHE, COORDINATE DAL PROF. ROGER ABSALOM DEL CULTURAL RESEARCH INSTITUTE SHEFFIELD HALLAM UNIVERSITY, VOLTO A COSTITUIRE UN FONDO DOCUMENTARIO CHE POTESSE SERVIRE COME BASE DI STUDI SCIENTIFICI ED APPLICAZIONI DIDATTICHE CIRCA L’IMPATTO DELLA PRESENZA ALLEATA NELLA REGIONE MARCHE TRA IL 1943 E IL 1946. Principali relazioni di operazioni militari e azioni amministrative: la narrativa delle operazioni militari nelle Marche preparata per la Presidenza del Consiglio dei Ministri britannici; a le relazioni giornaliere degli ufficiali britannici di collegamento con le unità dell’VIII Armata (principalmente quelle polacche del Generale Anders); b i diari di guerra e le narrative delle operazioni di divisioni e raggruppamenti dell’VIII Armata dispiegati sul fronte marchigiano; c Marche le relazioni iniziali degli ufficiali di punta del Governo militare alleato inviate subito dopo la prima ricognizione di ogni Comune; d liberate Il progetto mira alla ricostruzione storica nelle sue dimensioni politiche, economiche e sociali dell’esperienza popolare negli anni cruciali di liberazione-occupazione della Regione Marche da eserciti stranieri. La ricostruzione della traccia che la presenza Alleata avrebbe lasciato in tutti i suoi aspetti nella memoria, dall’esordio del rinnovamento istituzionale e della cultura politica, alle vicissitudini personali e familiari, in un momento fittamente intriso di speranze e di delusioni, è arricchita dalla possibilità di attingere a massicce fonti finora largamente ignorate. Ne sono un esempio le relazioni dell’epoca, corredate da dati concreti e statistiche che formavano il tessuto intimo dell’operato dei Comandi militari e del Governo militare alleato. L’obiettivo del programma “Marche Liberate” è quello di fornire a studiosi e studenti un ampio campione delle fonti originali angloamericane tale da permettere di integrare nelle proprie ricerche e studi un’autentica inesplorata dimensione documentaria. Data l’entità complessiva dei carteggi pertinenti alle Marche (oltre un milione di pagine) occorreva scegliere quelli che probabilmente sarebbero risultati più utili ad eventuali ricercatori, studiosi e studenti. Alla luce di questa considerazione ove possibile, sono state scelte una serie di relazioni di operazioni militari e di azioni amministrative relative al periodo della liberazione/occupazione delle Marche da parte Alleata il più possibile completa. Nel caso delle fotografie, dei filmati e delle registrazioni sonore, il principale criterio adoperato è quello della pertinenza a specifiche località o episodi della campagna militare nelle Marche. Il progetto ha portato alla creazione di un archivio di riferimento formato dalla seguente documentazione: una scelta ragionata di documenti originali Alleati dell’epoca; a un’emeroteca consistente in pubblicazioni delle unità combattenti e di giornali nazionali ed Alleati relativi alla situazione marchigiana; b audiovisivi Alleati (filmati e trasmissioni radiofoniche) giacenti negli archivi e musei di Londra e di Washington; c una fototeca, di fonte Alleata, con immagini della guerra nelle Marche. d Roger Absolom le relazioni settimanali e mensili del Regional Commissioner, governatore della V Regione del Governo militare alleato, quelle dei vari Provincial Commissioners, governatori alleati delle quattro Province delle Marche; e le relazioni degli ufficiali specialisti preposti a livello regionale e provinciale a specifiche funzioni amministrative (alimentazione, genio civile, pubblica sicurezza, sanità, protezione dei beni culturali, ecc.); f scambi di corrispondenza tra Governatori Alleati e Prefetti in merito a particolari vertenze. g 7 progettograficoicebergstampabiemmegraf Civitanova Marche La città di Enrico Cecchetti danza tutto l’anno. L’EDIZIONE 2003 DEL FESTIVAL CIVITANOVA DANZA, CHE SI SVOLGE DAL 9 LUGLIO AL 3 AGOSTO, COINCIDE CON IL DECIMO ANNIVERSARIO DELLA MANIFESTAZIONE. QUEST’ANNO GILBERTO SANTINI HA ELABORATO UN PROGETTO ARTISTICO CHE PARTE DALLA TRADIZIONE DEL MAESTRO ENRICO CECCHETTI. Luca Romagnoli In cartellone, oltre ad uno stage di danza a cui parteciperanno ballerini provenienti da tutto il mondo, gli spettacoli con il corpo di ballo del Teatro alla Scala, il Balletto Kirov del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo, la tradizione del tango argentino con la compagnia Tangokinesis, il flamenco del Nuevo Ballet Espanol, l’esibizione in anteprima nazionale di Leone Barilli e lo stile personalissimo della compagnia Honved Ensamble di Budapest. Va sottolineato che, nel corso degli anni, Civitanova Danza ha modificato profondamente la sua fisiono- La trentanovesima edizione di MacerataOpera si terrà allo Sferisterio dal 18 luglio al 13 agosto 2003. Da rilevare che Katia Ricciarelli è stata nominata nuovo Direttore Artistico. MacerataOpera Luca Romagnoli 8 mia, passando da isolato avvenimento estivo ad essere parte di un progetto ben più ampio e articolato che la Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata ha sostenuto sin dalle prime edizioni. In questi dieci anni, in cui nei palcoscenici della città si sono avvicendati i maggiori protagonisti della danza italiana ed internazionale, il pubblico ha avuto la possibilità di approfondire la conoscenza del variegato mondo della danza e soprattutto ha potuto conoscere approfonditamente la figura del Maestro Enrico Cecchetti, la cui famiglia era originaria di Civitanova Marche. XXXIX MacerataOpera, quest’anno rende omaggio al grande scenografo Josef Svoboda presentando due opere esemplari del suo lavoro allo Sferisterio: La Traviata e Lucia di Lammermoor, con la regia di Henning Brockhaus. In entrambi gli spettacoli, Svoboda sviluppa un progetto scenografico di straordinaria eleganza ed espressività. Tutto il palco è fulcro della messinscena, la scenografia inventa significati inattesi, rendendo il pubblico, prima partecipe e poi protagonista unico. Il mutare dei fondali avviene come per magia mediante grandi specchi, tappeti, veli semitrasparenti o attraverso proiezioni allusive. Le nuove produzioni della stagione 2003, invece, riguardano la Cavalleria Rusticana di Mascagni e Pagliacci di Leoncavallo. La regia è stata affidata a Massimo Ranieri che così debutta nel mondo dell’opera. “Il mio interesse per la regia lirica - ha detto Ranieri durante un’intervista - scaturisce dal fatto che, dopo anni e anni di cinema e teatro, ho sentito il desiderio di combinare la mia meridionalità e le numerose esperienze teatrali con queste due opere, Cavalleria Rusticana e Pagliacci, che hanno in comune la vita reale, la tragedia, il sud. Esse sono accomunate da due storie d’amore che non possono essere vissute, dall’odio e dalle vendette e richiederanno, da parte dei cantanti, grande impegno interpretativo”. Ad inaugurare la stagione lirica di MacerataOpera è stato El Cimarron, un’opera contemporanea, dal carattere teatrale, concepita dall’autore, Werner Henze, come un recital per voce, chitarra, flauto e percussioni, sviluppata in quindici scene, all’interno delle quali, il protagonista canta, declama e racconta la storia della sua vita e la sua esperienza di schiavo.