Macroeconomia, riassunti di alcuni capitoli del libro Macroeconomia

Macroeconomia, riassunti di alcuni capitoli del libro Macroeconomia, Mankiw Taylor, Zannichelli.
Capitolo 3. Il reddito nazionale: da dove viene e dove va
1. I fattori di produzione e la tecnologia di produzione determinano la produzione
aggregata di beni e servizi del sistema economico. Un aumento della quantità di uno
dei fattori o un'innovazione tecnologica provocano un aumento della produzione.
2. L'impresa concorrenziale che massimizza il profitto utilizza una quantità di lavoro
tale da eguagliare il prodotto marginale del lavoro al salario reale; analogamente,
utilizza una quantità di capitale tale da eguagliare il prodotto marginale del capitale
alla rendita reale del capitale. Dunque, la remunerazione di ciascun fattore di
produzione è commisurata al suo prodotto marginale; se la funzione di produzione ha
rendimenti di scala costanti, tutta la produzione aggregata è utilizzata per remunerare
i fattori.
3. La produzione aggregata del sistema economico viene utilizzata per consumo,
investimento e spesa pubblica. Il consumo è correlato positivamente al reddito
disponibile; la spesa per investimento è correlata negativamente al tasso di interesse
reale; la spesa pubblica e le imposte sono determinate esogenamente dalla politica
fiscale.
4. Il tasso di interesse reale si aggiusta in modo da equilibrare la domanda e l'offerta del
prodotto aggregato dell'economia o, analogamente, per garantire l'equilibrio tra
l'offerta di fondi mutuabili, cioè risparmio, e la domanda di fondi mutuabili, cioè
spesa per investimento. Una diminuzione del risparmio nazionale, che può essere
provocata da un aumento della spesa pubblica o da una diminuzione delle imposte,
riduce l'investimento di equilibrio e fa aumentare il tasso di interesse. Anche un
aumento della domanda di investimento, che può essere provocata da un'innovazione
tecnologica o da un incentivo fiscale all'investimento, provoca un aumento del tasso
di interesse; un aumento della domanda di investimento fa aumentare la quantità di
investimento soltanto se un più elevato tasso di interesse stimola gli individui a
risparmiare di più.
Capitolo 4. La moneta e l'inflazione
1. La moneta è lo stock di attività utilizzate per le transazioni. Essa ha funzione di riserva di
valore, unità di conto e mezzo di scambio. Diversi tipi di attività vengono utilizzati come
moneta: i sistemi di moneta merce ricorrono ad attività dotate di valore intrinseco, mentre i
sistemi di moneta a corso legale ricorrono ad attività che hanno come unica funzione quella
di fungere da moneta. Nelle economie moderne il controllo dell'offerta di moneta è affidato
alla Banca Centrale.
2. La teoria quantitativa della moneta ipotizza che la velocità di circolazione della moneta sia
costante e giunge all conclusione che il PIL nominale sia proporzionale alla quantità di
moneta. Poiché i fattori di produzione e la funzione di produzione determinano il PIL reale,
la teoria quantitativa implica che il livello dei prezzi sia proporzionale alla quantità di
moneta. Di conseguenza, il tasso di crescita della quantità di moneta determina il tasso di
inflazione.
3. Il signoraggio è ciò che lo Stato ricava da un aumento dell'offerta di moneta ed equivale a
un'imposta sui saldi monetari detenuti dagli individui. Sebbene in molte economie sia
quantitativamente irrilevante, spesso nelle economie colpite da iperinflazione il signoraggio
rappresenta per il governo la principale fonte di entrate.
4. Il tasso di interesse nominale è la somma del tasso di interesse reale e del tasso di inflazione.
L'effetto di Fisher comporta che il tasso di interesse nominale si muova parallelamente al
tasso di inflazione attesa.
5. Il tasso di interesse nominale rappresenta il costo- opportunità di detenere moneta in forma
liquida. Dunque è lecito aspettarsi che la domanda di moneta dipenda dal tasso di interesse
nominale. In questo caso, il livello dei prezzi dipende sia dalla quantità corrente di moneta.
sia dalla quantità di moneta attesa per il futuro.
Capitolo 9. Introduzione alle fluttuazioni economiche
1. I sistemi economici sono caratterizzati da fluttuazioni di breve periodo dell'attività
economica, le quali vengono genericamente misurate dall'andamento del PIL reale. Queste
fluttuazioni sono associate a oscillazioni di molte variabili macroeconomiche. In particolare,
quando la crescita del PIL rallenta, rallentano anche la crescita del consumo (di solito in
misura inferiore) e la crescita dell'investimento (di solito in misura superiore), con un
aggravio della disoccupazione. Per quanto gli economisti analizzino svariati indicatori,
queste fluttuazioni sono in larga misura imprevedibili.
2. La differenza fondamentale tra il lungo e il breve periodo è che nel lungo periodo i prezzi
sono flessibili, mentre nel breve periodo sono vischiosi. Il modello di domanda aggregata e
offerta aggregata costituisce un quadro di riferimento per l'analisi delle fluttuazioni cicliche
e per la valutazione degli effetti di provvedimenti alternativi in diversi orizzonti temporali.
3. La curva di domanda aggregata ha pendenza negativa: questo significa che più basso è il
livello dei prezzi, tanto più elevata è la quantità domandata aggregata di beni e servizi.
4. Nel lungo periodo la curva di offerta aggregata è verticale perchè il prodotto è determinato
dalla quantità di capitale e di lavoro e dalla tecnologia disponibile; perciò, uno spostamento
della domanda aggregata influenza il livello dei prezzi, ma non quello del prodotto
aggregato e dell'occupazione.
5. Nel breve periodo la curva di offerta aggregata è orizzontale perchè salari e prezzi sono
vischiosi: perciò, uno spostamento della curva di domanda aggregata influenza il prodotto e
l'occupazione.
6. Gli shock della domanda e dell'offerta provocano fluttuazioni economiche. Poiché la banca
centrale può far spostare la curva di domanda aggregata, può tentare di controbilanciare
questi shock per mantenere il prodotto aggregato e l'occupazione al loro livello naturale.
Capitolo 10. La domanda aggregata I: il modello IS – LM
1. la croce keynesiana è un modello semplificato della determinazione del reddito. Prende la
politica fiscale e l'investimento programmato per dati e dimostra che esiste un solo livello
del reddito nazionale per cui la spesa programmata è uguale alla spesa effettiva; dimostra
anche che i provvedimenti di politica fiscale hanno un effetto amplificato sul reddito.
2. Se si introduce l'ipotesi che l'investimento programmato sia una funzione del tasso di
interesse, la croce Keynesiana definisce una relazione tra reddito e tasso di interesse: un più
elevato livello di tasso di interesse fa diminuire l'investimento programmato e questo, a sua
volta, riduce il reddito nazionale. La curava IS, che ha pendenza negativa, sintetizza
graficamente la relazione inversa che intercorre tra il tasso di interesse e reddito.
3. La teoria della preferenza per la liquidità è un modello semplificato per la determinazione
del tasso di interesse: considera l'offerta di moneta e il livello dei prezzi come esogenamente
determinati e ipotizza che il tasso di interesse si aggiusti in moda da portare in equilibrio
l'offerta e la domanda di saldi monetari reali. Questa teoria implica che un aumento
dell'offerta di moneta faccia diminuire il livello del tasso di interesse.
4. Se introduciamo l'ipotesi che la domanda dei saldi monetari reali sia funzione del livello del
reddito, al teoria della preferenza per la liquidità definisce una relazione tra reddito e tasso di
interesse: un più elevato livello di reddito fa aumentare la domanda di saldi monetari reali
che, a sua volta, fa aumentare il tasso di interesse. La curva LM, che ha pendenza positiva,
illustra questa relazione diretta tra reddito e tasso di interesse.
5. Il modello IS – LM combina gli elementi della croce Keynesiana e della teoria della
preferenza per la liquidità: la curva IS e dei servizi e la curva LM i punti che soddisfano
l'equilibrio nel mercato della moneta. L'intersezione delle due curve individua il livello di
reddito e il tasso di interesse che soddisfano le condizioni di equilibrio in entrambi i mercati.
Capitolo 11. La domanda aggregata II: applicare il modello IS- LM
1. Il modello IS- LM è una teoria della domanda aggregata di beni e servizi. Le varibili
esogene del modello sono la politica fiscale, la politica monetaria e il livello dei prezzi. Il
modello spiega due variabili endogene: il tasso di interesse e il livello del reddito
nazionale.
2. La curva IS rappresenta la relazione inversa tra il tasso di interesse e il livello di reddito che
deriva dalla condizione di quilibrio del mercato dei beni e dei servizi. La curva LM
rappresenta la relazione diretta tra tasso di interesse e livello di reddito che deriva dalla
condizione di equilibrio del mercato dei saldi monetari reali. L'equilibrio del modello ISLM, rappresentato dal punto di interesezione delle due curve, rappresenta il simulataneo
equilibrio del mercato dei beni e del mercato dei saldi monetari reali.
3. La curva di domanda aggregata riassume i risultati del modello IS- LM illustrando il
reddito di equilibrio per ogni dato livello dei prezzi. La curva di domanda aggregata ha
pendenza negativa, perchè all'abbassarsi del livello dei prezzi corrisponde un aumento dei
saldi monetari che, a sua volta, deprime i tasso di interese, stimolando l'investimento e, per
questa via, un aumento del reddito di equilibrio.
4. Una politica fiscale espansiva, un aumento della spesa pubblica o una diminuzione delle
imposte, provoca uno spostamento della curva IS verso destra. Tale spostamento della curva
IS fa aumentare il tasso di interesse e il reddito. L'aumento del reddito rappresenta uno
spostamento verso destra della curva di domada aggregata. Analogamente, una politica
fiscale restrittiva induce uno spostamento verso sinistra della curva IS, facendo diminuire il
tasso di interesse e il reddito, e generando uno spostamento verso sinistra della curva di
domanda aggregata.
5. Una politica monetaria espansiva, induce uno spostamento verso il basso della curva LM,
facendo diminuire il tasso di interesse e aumentare il reddito. L'aumento del reddito
rappresenta uno spostamento verso destra della curva di domanda aggregata. Analogamente,
una politica monetaria restrittiva fa spostare la curva LM verso l'alto, facendo aumentare il
tasso di interesse, diminuire il reddito e spostare la curva di domanda aggregata verso
sinistra.
Capitolo 13: L'offerta aggregata e il trade- off di breve periodo tra inflazione e disoccupazione
1. Le tre teorie dell'oferta aggregata- i modelli dei prezzi vischiosi, dei salari vischiosi e
dell'informazione imperfetta, attribuiscono gli scostamenti del prodotto aggregato e
dell'occupazione dai rispettivi livelli naturali a diverse imperfezioni del mercato. Secondo le
tre teorie, il prodotto aggregato supera il livello naturale se i prezzi superano il livello atteso,
e il prodotto aggregato scende al di sotto del suo livello naturale se i prezzi sono inferiori al
livello atteso.
2. Spesso gli economisti esprimono l'offerta aggregata attraverso una relazione detta curva il
Philips. La curva di Philips afferma che l'inflazione dipende dall'inflazione attesa, dallo
scostamento della disoccupazione dal suo tasso naturale e dagli shock dell'offerta. Secondo
la curva di Philips, i responsabili della politica economica, controllando la domanda
aggregata, devono fare i conti con un trade- off di breve periodo tra inflazione e
disoccupazione.
3. Se l'inflazione attesa dipende dall'inflazione osservata nel recente passato, l'inflazione ha un
andamento inerziale; questo significa che per produrre l'inflazione è necessario uno shock
dell'offerta o un periodo di elevata disoccupazione e riduzione del prodotto. Se invece gli
individui hanno aspettative razionali, un impegno credibile alla riduzionee dell' inflazione
dovrebbe riuscire a influenzare direttamente le aspettative di inflazione, permettendo,
quindi, un rientro dell'inflazione non recessivo.
4. La maggior parte degli economisti accetta l'ipotesi del tasso naturale, secondo la quale le
fluttuazioni della domanda aggregata hanno effetti soltanto di breve periodo sul prodotto
aggregato e sull'occupazione. Alcuni economisti hanno però individuato alcuni meccanismi
attraverso i quali una recessione può lasciare segni permanenti nell'economia, facendo
aumentare il tasso naturale di disoccupazione.