DICEMBRE 2012 IL FOGLIO FILOSOFICO La Gazzetta del Sapere PRIMA PAGINA, PRIMA PERSONA Quale significato ha, oggi, celebrare il Natale? Difficile domanda questa, soprattutto perché mi costringe a considerare non solo il vero senso del Natale, da credente che sono, ma anche quello più commercializzato e vuoto. Basti pensare che oggi la nascita di Cristo è “celebrata” persino da uomini di altre religioni o non credenti, che non si sottraggono al quasi inevitabile coinvolgimento generale in questo giorno di festa: nessuno rifiuta una buona cena! Il Natale ha perso il suo senso originario. Spesso i discorsi che si fanno nell’attesa di questo sacro giorno sanno di speranza a buon mercato: diciamo delle cose che non sono vere e a cui nessuno crede, scambiandoci a vicenda doni che dovrebbero esprimere il nostro affetto. Molti di noi attendono in questo giorno qualcosa che li tiri su di morale e cambi il presente, ma rimangono delusi dalla scoperta che, bene o male, dopo i giorni delle feste tutto ritorna più o meno come prima. Si aggiunge a tutto ciò la macchina del consumismo, che contribuisce molto a trasformare la palpitante attesa in frenesia senza un reale scopo se non quello di fare a gara nello sfarzo. Fortunatamente questa visione poco si concilia con il ricordo delle feste natalizie della mia infanzia, in cui il mio ottimismo un po’ ingenuo di bambina mi portava ad ammirare tutto con occhi nuovi: l’immagine che ho del Natale è in un certo senso salvata ... una città scintillante di luci colorate, alberi natalizi ammirati dai marciapiedi che davano alla città un sapore particolare grazie alla combinazione con il freddo invernale e i desideratissimi fiocchi di neve; ma, soprattutto, i presepi vicino ai quali mi fermavo spesso ad ammirare quel felice quadretto famigliare che respira di un’atmosfera così umana, composto da mamma, papà, bue ed asinello, tutti accomunati da quel grande senso di aspettativa che li portava a volgere lo sguardo verso la culla ancora vuota che attendeva il neonato. Questa immagine del Natale vive ancora oggi in me, ma ho notato che, ogni anno, mi “accorgo” sempre più tardi che la venuta dei Cristo è mano a mano più vicina e, per questo, tutto il resto comincia lentamente a perdere d’importanza. Così mi chiedo: che ci stiamo dimenticando del vero e profondo significato del Natale? Da quello che vedo abbiamo sempre più la presunzione di poterci affidare solo sulle nostre forze, continuando a ripetere un “Ce la faremo” nel mezzo di un brusio sempre crescente che ci porta lontani dalla parola di Dio. Ecco, chi vuole recuperare il vero significato di questo importante giorno non ha altra scelta che fare silenzio, fermando per un momento il veloce vorticare della vita. Così avremmo la possibilità di capire la assurdità del mondo in cui, per scelta o meno, viviamo e vivere appieno con significato questo periodo di attesa: si tratta di una gioia semplice e intima, un momento in cui Gesù neonato viene fra noi in tutta la sua umanità. In questo modo il Natale non si esaurirebbe in un vezzo momentaneo, ma acquisirebbe nella nostra vita un’importanza tale da procurarci una gioia che non avrà fine e che non si esaurirà nel momento in cui la stessa città sarà spogliata dalle sue decorazioni e tornerà alla “normalità”. In ciascuno il senso profondo del Natale rimarrà così impresso nel cuore e io per prima mi sorprenderò a pensare: “Quest’anno ho vissuto appieno la venuta di Gesù e il suo significato”. Benedetta 1 DI TUTTO E DI PIU' La neve L'attesa Perché serve la neve per rallentare tutto? La società attuale è ormai abituata a ritmi di vita velocissimi, sfrenati, quasi impossibili. Non c’è posto per respirare, dedicarsi a se stessi completamente, contemplare e godere del mondo che circonda persone troppo perse in occupazioni, bramosie superflue e manie di guadagno. Persone sempre insoddisfatte e impazienti. Basta una modesta danza di fiocchi festanti per bloccare la realtà circostante, per mandarla letteralmente in tilt! Marciapiedi che alle otto di mattino sembrano sentieri di montagna, strade sporche che diventano luoghi di rallentamenti, incidenti, ritardi di pullman, ma soprattutto-cosa a cui pochi fanno caso- silenzio: questa è vita vera. E’ proprio questo il nocciolo della questione, il punto su cui riflettere: una giornata di neve può fare capire quanto sia immediata, distratta ed esigente la nostra popolazione attuale, ma anche quanto spesso sia sbagliata. Ci si lamenta della situazione ma poi si fa anche a meno di andare a piedi al lavoro o di spalare la neve fuori casa; tanto si ammira la città che ora dopo ora si copre di un centimetro in più di neve quanto il panorama non si osserva per i restanti trecentosessantaquattro giorni dell’anno; si fanno storie per il freddo che arriva a dicembre ma allo stesso tempo si gioisce nello stare a letto a dormire se le attività vengono cessate. Bisognerebbe imparare un po’ di più a vedere il mondo con gli occhi con cui è stato osservato il 14 dicembre, risultare più coerenti e adattarsi di più a esso. Attesa è scrivere la letterina a Santa Lucia. Attesa è contare i giorni che mancano a Natale. E’ sognare a occhi aperti un momento tanto voluto. E’ accogliere nove mesi in grembo il frutto dell’amore, il proprio bambino. E’ avere il cuore che batte a mille. E’ impiegare giorni, a volte mesi e anni per prendere una decisione importante. E’ il piacere dell’attendere un altro piacere. E’ stare in ansia per un voto, per un esito. E’ aspettare l’una del sabato di ogni settimana per tirare un po’ il fiato. E’ rimandare l’incontro con la morte. E’ sperare, scoprire, domandare, pensare, temere. E’ un atto ancora non realizzato, un essere potenziale, “ alla Aristotele”. E quando termina l’attesa, il bello è finito. Occorre subito crearne un’altra. La nostra vita è un’attesa continua. CIAK SI GIRA L'amicizia: un fragile equilibrio di opposti L’uomo è un animale sociale che trova nell’amico un altro se stesso: ha ragione Aristotele. Il film “Quasi amici” lo conferma. Driss, ragazzo di periferia appena scarcerato, e Philippe, aristocratico tetraplegico, all’inizio sono due binari irraggiungibili: appartengono a realtà della società diverse che sono però destinate a intrecciarsi. Driss è spontaneo e comico sin dal primo istante in cui spiazza il serio Philippe, poco disposto a scherzare. Eppure sono proprio l’energia, la sincerità, la mancanza di pietà che possiede il giovane verso il disabile a convincerlo ad assumerlo in prova come “badante”. Nasce così l’amicizia che Aristotele chiama utile: Driss ha bisogno di una dimora, Philippe di un sostegno. Tuttavia questo supporto diventa qualcosa di più: passando per un affetto fondato sul piacere, passa a essere l’amicizia più nobile. Entrambi desiderano il bene altrui: Driss vuole tornare a far scorrere nelle vene di Philippe quell’energia persa da tempo, quella stima che lo porterà a spiccare il volo in una storia d’amore, quella voglia di esistere; Philippe desidera far sentire l’altro un uomo fatto e finito. I due, facce opposte della stessa medaglia, sono in realtà pane e Nutella: sono buoni. In Driss sono palesi l’umanità e la sensibilità; Philippe, dietro quella maschera di ghiaccio, nasconde l’ammirazione e la dolcezza verso il primo ragazzo che è riuscito a stargli accanto per più di 10 giorni. Il loro rapporto richiede tempo e consuetudine, come dice Aristotele. Questa forma di amicizia è rara: i due la raggiungono dopo cambiamenti interiori. Driss, da violento e maleducato, diventa rispettoso; da impaziente, diventa calmo; è volenteroso e perfezionista, premuorso e altruista. Arricchisce cuore e mente: scopre l’arte, la musica, la poesia. Di pari passo, Philippe diviene coraggioso, si modernizza, impara a uscire dagli schemi e a cogliere la bellezza della vita, non più le disgrazie. E’ l’unico che sin dall’inizio nota un potenziale in quello che si manifesterà il suo “quasi-amico”. Virginia A TU PER TU Il colore del mese Il verde è il colore della vegetazione e della vita stessa. Indica la natura su cui i filosofi hanno cominciato a interrogarsi. Significa forza, perseveranza, equilibrio, stabilità, solidità, costanza. E’ il colore della speranza, di chi vuole crescere, affermarsi, comandare. La scelta del verde indica autostima. La persona “”verde” è calma, onesta, equa, realista e tranquilla, amante di una vita regolare. Prefissato un obiettivo, lo segue fino in fondo con decisione e grinta. Ama l’ordine e la pulizia. E’ un individuo dotato di grande moralità e buon senso. Il verde è associato a Venere, dea dell’amore e della fertilità. Talvolta è associato a una simbologia negativa: rab- bia, putrefazione, veleno, invidia, malattie e morte sono chiari esempi. Il verde, a livello internazionale, indica il permesso (es. passare ai semafori). Una curiosità? Lo smeraldo, pietra verde più conosciuta, si sarebbe frantumato in mille pezzettini nel caso in cui la sposa a cui veniva consegnato il giorno del matrimonio avesse tradito il consorte. Indica dunque la verità. Valentina 2 1. La prima parola che associ al Natale. Paul: Caldo. Vava: Neve. 2. Per te qual è il suo colore? Perché? Paul: Rosso. Rappresenta l’amore che si rianima nel cuore delle persone. Vava: Verde come l’albero tradizionale. Rosso per il buon Babbo Natale. 3. Un motivo per cui ti piace o non ti piace questa festività. Paul: Mi dà fastidio il consumismo esagerato. Vava: Adoro l’atmosfera e l’aria di gioia che si insinua nel cuore. 4. Quali emozioni provi? Cambiano ogni anno? Paul: Cambiano in base alla persona con cui lo passo. Vava: Felicità e spensieratezza. In genere sono queste. 5. La tua canzone di Natale. Perché? Ti trasmette un messaggio? Paul: “Last Christmas” degli Wham. “Last Christmas I gave you my heart but the very next day you gave it away.” “Lo scorso Natale ti ho dato il mio cuore ma proprio il giorno dopo l’hai buttato via”. Vava: “Don’t shoot me Santa” dei Killers perché è divertente e diversa dalle altre canzoni natalizie dal momento che per una volta Babbo Natale è malvagio. 6. Natale è rinascita? Perché? Paul: Ovvio che lo sia: il giorno dopo ci si mette a dieta. Vava: Sì perché oltre alla nascita di Gesù rinasce lo spirito stanco per i mesi lasciati alle spalle. E’ un periodo nel quale il tempo sembra fermarsi. Poi si può definire ciclico: accade ogni dodici mesi. Muore e rinasce ogni anno. 3 IERI OGGI LA BATTAGLIA ETICA E POLITICA Nel blu, dipinto di blu Arte Medievale Arte Rinascimentale 1.L’arte è ancella della teologia, come la filosofia per San Tommaso (XIII secolo). 2.Si riferisce solo alla Verità rivelata di Dio: la maggior parte delle opere si trovano in Chiesa. Non è permesso il resto per idea platonica: l’arte è mimesi della realtà, non è realtà. 3.E’ un aiuto per avvicinarsi a Dio e raggiungere la salvezza: nel Medioevo sono diffuse le idee di peccato, colpa, predestinazione. La Fede è molto sentita. Appartiene a un campo epistemologico del tutto differente da quello della ragione. 4.L’artista loda Dio; non deve essere esaltato e particolarmente bravo. Nel Medioevo l’uomo è la pedina del Creatore, passivo rispetto al mondo. 5.Ha funzione didascalica: educa gli analfabeti alla Fede attraverso immagini quotidiane. Inoltre, come afferma Aristotele, provoca catarsi. L’uomo si purifica da passioni negative. 6.Le raffigurazioni sono dirette e semplici. 7.L’affresco rappresenta una storia anteriore. L’episodio noto ha il compito di mostrare l’ignoto, cioè il mistero cristiano. 8. Più artisti lavorano a un’unica opera: serve collaborazione. 1.L’arte è “specchio” della nuova posizione dell’uomo, ora al centro del creato. Nasce infatti la prospettiva. 2.Si riferisce soprattutto al valore umano. 3.L’uomo è copula mundi, ovvero anello tra cielo e Terra, come afferma Marsilio Ficino (XV secolo). 4.L’artista è scienziato (per es. Leonardo da Vinci) e homo faber, cioè artefice di se stesso. Il sapere è poter fare come spiega Bacone. Ora occorre una scienza poietica, non più teorica e dunque inutile. 5.Ha due funzioni: edonistica e rappresentativa. La prima porta diletto, la seconda consente di capire il nuovo ordinamento intellettuale e culturale. 6.I dipinti sono preparati con un lungo lavoro. C’è grande attenzione per la geometria, utile in filosofia per capire concetti ardui da comprendere. (es. Cartesio; Cusano) 7.Spesso la rappresentazione è attuale (es. “Homo vitruviano”) o mitologica. 8.Solo un artista lavora all’opera. Il risultato è più proporzionato, ordinato e armonioso. - Ottimismo antropologico. L’uomo ora può determinarsi perché Dio l’ha creato volutamente indeterminato, come afferma Pico della Mirandola. Si ha grande fiducia nell’uomo che si rinnova. - Pessimismo antropologico. L’uomo è il burattino di Dio. Anna Girovagare nell’aria senza limiti è il sogno che ognuno tiene chiuso nel cassetto. Già da piccoli si percepisce che il mondo è una prigione da cui si cerca di fuggire per raggiungere la libertà. Ma che cos’è? Il dizionario la considera autonomia, legge, indipendenza, agio. Non bastano tali definizioni per descriverla. Libertà è di più. E’ avere la possibilità di scegliere: siamo esseri non programmati dalla natura, ma sempre di fronte a un bivio. La vita è fatta di continue decisioni difficili che derivano da questa libertà rischiosa ma anche soddisfacente: si può errare ma ci si può anche riscattare e fare la scelta giusta. La libertà porta anche evoluzione: spesso sono state le trasformazioni nate da insurrezioni- ovvero lo staccarsi dal “gregge”- a portare traguardi rilevanti nel corso della storia. La libertà è qualcosa di soggettivo: ci sarà chi la percepisce quando disegna e chi quando prende a pugni il muro; chi quando suona il pianoforte e chi mentre vola verso Timbuctù. Esiste però una sua legge comune: implica autonomia e responsabilità. E’ necessario prendersi meriti e colpe di quello che si fa, ma allo stesso tempo partecipare non solo alla propria vita ma anche a quella di tutti: la politica. Nel momento in cui se ne rimane distaccati, si diventa burattini: non ci si lamenta del governo, non si propongono idee, si seguono gli altri che magari sbagliano ... Insomma, si rimane nascosti- come diceva Epicuro-, magari delusi e miseri. Ecco il paradosso: per essere liberi e felici bisogna capire di essere nel mondo, senza lasciarsi attraversare da esso ma essendone a capo e quindi restandone connessi. Si può cominciare dalle piccole cose. “Parva res crescunt”. Sophia Giovani Riflettete! Attualmente sono ben pochi i giovani che si interessano della politica. Ogni giorno si ascoltano notizie di politici o presunti tali che si lasciano corrompere, che sfruttano le loro posizioni di prestigio per fini personali, che utilizzano il denaro dello stato per agevolare sé stessi e le proprie famiglie. Nessuno dei governanti attuali è degno di rispetto e per questo motivo i giovani non possono che essere disgustati da un mondo che è gestito da predicatori in giacca e cravatta, ipocriti buffoni che si atteggiano a grandi uomini ma che riescono solamente a far ridere. La classe politica ha dimenticato a chi deve riconoscenza e devozione. Il popolo è fonte del loro potere. Thomas Jefferson disse che non sono i popoli a dover temere i propri governi, ma i governi a dover temere i propri popoli. Non c’è nulla di più esatto. I giovani non comprendono appieno questa frase, temono per il proprio futuro, le cui basi sono gettate oggi da persone inette che rovinano lo Stato e coloro che lo compongono. Tutti gli uomini dovrebbero unirsi e combattere un sistema che necessita di essere soppresso per poter rinascere a nuova vita. La democrazia tanto celebrata non funziona come dovrebbe e per questo richiede di essere modificata radicalmente. Il filosofo inglese Thomas Hobbes sosteneva che lo Stato è un grande corpo le cui membra sono quelle dei singoli cittadini. Secondo Hobbes il popolo è sovrano e assegna allo Stato l’usufrutto di alcuni suoi diritti naturali in cambio dell’esercitazione di libertà che senza di esso gli sarebbe impossibile esercitare. Dovrebbe quindi esservi un uomo in grado di guidare una riforma sociale, considerando attentamente le veritiere parole di Hobbes, modificando lo stato attuale delle cose e riportando ordine e giustizia nell’oceano di cancri sociali che distruggono lo Stato dall’interno. I giovani si interesseranno ancora di politica il giorno in cui un uomo potrà dare loro una speranza, la speranza di un futuro migliore dove poter vivere degnamente. Un uomo dovrà tornare a parlare direttamente alle persone, nelle piazze, in televisione, sui quotidiani, dimostrando che tiene più alla vita della nazione che alla sua e che sacrificherebbe ogni cosa pur di ristabilire l’ordine ormai da tempo perduto. Dunque bisognerà attendere il giorno in cui, dalle ceneri di una società oscura e corrotta, sorgerà l’araldo della giustizia che riporterà, finalmente, l’ordine e la pace. Eghemon 4 5 LA BACHECA C'E' POSTA PER TE Un uomo che non ragiona non è meritevole di esistere perché conduce una vita in modo passivo senza sviluppare senso critico riguardo al mondo circostante. Accetta ogni cosa senza metterla in discussione: osserva, contempla la realtà come se fosse una pedina manipolata da quelli che invece osano, dai “maggiorenni” -come affermerebbe Kant. o non t n e nam ra g i o v i s s u ta ” a z n e e v i ta s esser te “Una degna di Socra è Valentina Prenderla con filosofia: parola-chiave di un’esistenza piena che non abbia rimpianti per nulla. L’uso della ragione permette di analizzare i problemi oggettivamente, senza scoraggiarsi. Occorrono un metodo, un linguaggio appropriato, un “botta e risposta” con l’altro, fare il punto della situazione ogni tanto. La filosofia è la guida della vita: ci conduce e ci libera dai pericoli o, meglio, ci dà gli strumenti giusti per affrontarli. Anna “La fil oso regola fia forma e forgia insegn la vita, g l o a v e c rna le ’animo, iò che si dev a s zioni, i deve e evit are fa rotta in me , sta al tim re e ciò ch zzo ai e o tempe perico ne e tiene sta. S la li de enz vivere libero a di essa n l mare in es da tim ori e t suno può ranqu illo. Senec a e nto ornam un n u è aè l t u ra “La cu ona sorte, m a” u iv n e l l a b i o n e l l a c at t rifug ele Aristot 1. Perché? Perché no (Persico). Guest star Anna: Non vi è mai capitato di parlare con un bambino che continua a chiedervi: -Perché? -. Il bambino è colui che guarda il mondo stupito con due occhi sinceri e si domanda sempre qualcosa relativo a esso magari non pensandoci. E’ lo stesso meccanismo del filosofo, ormai però non più spensierato ma consapevole. Grazie alla domanda “Perché?” è nato il nuovo modo di pensare che ha spinto personaggi qualunque a divenire filosofi illustri e “immortali”. Dal dubbio, dal non sapere, si usa la ragione per colmare quella domanda. 2. Perché studio filosofia? (Buttà, II classico) Eghemon: Perché devi. Anna: Può essere noioso e pesante dover studiare i pensieri che hanno elaborato altre personalità. Chi l’ha detto che le parole di Platone sono oro? Perché apprenderle se non sono nemmeno vere? Alla fine ogni filosofo dice la sua, contraddice quello che afferma un altro per dimostrare una verità relativa, mai assoluta. E’ inevitabile che uno studente qualunque non “digerisca” del tutto il rendere proprie le idee altrui. Tuttavia la filosofia è una materia molto utile: ci porta a riflettere, a essere ricchi di punti di vista, tesi, argomentazioni, ad assumere un metodo.. La filosofia è un punto di partenza per quello che si può inventare, usare e diffondere. E’ un metro di paragone che ci rende critici di fronte alle mille calamità della vita, ai bivi che si aprono lungo il cammino. Impara a “prenderla con filosofia”. 3. Perché faccio il liceo classico? (anonimo) Eghemon: Me lo chiedo anche io. Anna: Domanda tipica! Studiare greco, latino e fare versioni che spesso risultano insensate portano lo studente “classico” a meditare sulla scelta dell’indirizzo intrapreso e sulla possibilità di cambiarlo. Tanti lo lasciano per passare ad altro, stremati o magari solo un po’ spaventati. Ma cos’ha questa scuola di tanto terribile? Forse richiede maggior forza di volontà, ma anche gli altri corsi hanno materie complicate- vogliamo parlare di matematica o fisica?! “Il classico apre la mente”: quante volte te l’hanno detto? Sarà pur vero. Abbi speranza, fiducia, fatti forza e guarda gli ostacoli non come muri imbattibili ma come gradini sempre più vicini al successo. L’ultimo ti porterà a un futuro interessante. I filosofi sapevano di non sapere: questo dava loro la forza di migliorarsi. Sentiti un po’ filosofo. Invece di arrenderti di fronte alla ignoranza cerca di colmarla. Studiando. Che cosa è la cultura? E’ un insieme di discipline -tra cui si inserisce di certo la filosofia-, un bagaglio di nozioni, di informazioni, di scoperte, il sapere in quanto tale che affonda le sue radici nell’antichità e che persiste ancora oggi. Conoscere arricchisce l’animo di chi già ha una situazione favorevole: lo rende migliore, lo completa. Allo stesso tempo però ha un compito ancora più importante per chi è ignorante, per chi può apparire spacciato: lo salva, lo scioglie dalle catene. Valentina 6 7 4. 5. 6. 7. 8. Fu il primo a parlare di atomo. E' il termine greco per indicare la ragione. E' la località dei primi filosofi. Scrisse la “Anabasi”. Alla domanda: “Cos'è il tempo?”, non saprebbe darne spiegazione a chi glielo chiede. PARCO GIOCHI 1. Per lui l’arché era l’aria. 2. “Non si può pensare il non …“ (Parmenide). 3. Significa amore per il sapere. 4. Fu il primo a parlare di atomo. 5. E’ il termine greco per indicare la ragione. 6. E’ la località dei primi filosofi. 7. Scrisse la “Anabasi”. 8. Alla domanda: “Cos’è il tempo?”, non saprebbe darne spiegazione a chi glielo chiede. 1.Anassimene 2.Essere 3.Filosofia 4.Democrito 5.Logos 6.Mileto 7.Senofonte 8.Agostino Soluzione:Disse: Disse: πάντα come un fiume). Soluzione: ῥεῖ ὡς ποταμός. (Tutto (Tuttoscorre scorre come un fiume). L'ANGOLO UTOPICO E se questo e' un Natale “A Natale puoi fare quello che non puoi fare mai”. Questa allegra-ridicola canzone di uno spot pubblicitario perseguita il Natale di tutti noi ormai da anni. Emerge un senso di felicità dallo schermo. Ma alla fine che senso ha questa festa? Fino a quando uno ha 8 anni ne è entusiasta: regali da tutti i parenti. Dopo i 70 anni, per alcuni, questo giorno diviene l’unico momento per vedere tutta la sua famiglia -un cumulo di ipocriti piú attenti all eredità che alla salute dei nonni-. E io come vivo il Natale trovandomi nella fascia di età tra gli 8 e i 70? Bella domanda. Da buon adolescente son ben contento di riempirmi la pancia, ampliare il mio conto in Banca ed avere qualche capo firmato in piú nell armadio. Ma tutto questo ad un severo prezzo: l’indifferenza - “malattia” del nostro secolo- . Chi di noi sarebbe capace, in questo giorno così “speciale”, di accogliere un povero alla propria tavola? Chi sarebbe capace di regalare un piumino a un senzatetto? Chi rinuncerebbe a un bel regalo per donarlo a chi non ha niente? Eppure son tutti bravi a dire: -Ieri ho dato un euro in chiesa.. Ho fatto beneficenza-... Pura ipocrisia. Auguro a tutti voi un (utopico) felice Natale! Utopia, portami via Buon Natale e Felice Anno nuovo! Seguici anche su facebook: https://www.facebook.com/pages/La-Gazzetta-del-Sapere/510076412350692 Giornale periodico degli studenti del Collegio Vescovile s. Alessandro, via Garibaldi 3 - Bergamo Redazione: Anna Chiara Merisio, Benedetta Cavazzutti, Valentina Valota, Lorenzo Tintori Liberi: Virginia Capriotti Progetto Grafico: Anna Chiara Merisio FUORI COMMERCIO 8