il foglio filosofico - Collegio Vescovile S. Alessandro

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DICEMBRE 2012
IL FOGLIO
FILOSOFICO
La Gazzetta del Sapere
PRIMA PAGINA, PRIMA PERSONA
Quale significato ha, oggi, celebrare il Natale?
Difficile domanda questa, soprattutto perché mi costringe a considerare non solo il vero senso del Natale, da
credente che sono, ma anche quello più commercializzato e vuoto. Basti pensare che oggi la nascita di Cristo
è “celebrata” persino da uomini di altre religioni o non
credenti, che non si sottraggono al quasi inevitabile coinvolgimento generale in questo giorno di festa: nessuno
rifiuta una buona cena! Il Natale ha perso il suo senso originario. Spesso i discorsi che si fanno nell’attesa di questo
sacro giorno sanno di speranza a buon mercato: diciamo delle cose che non sono vere e a cui nessuno crede,
scambiandoci a vicenda doni che dovrebbero esprimere
il nostro affetto. Molti di noi attendono in questo giorno
qualcosa che li tiri su di morale e cambi il presente, ma
rimangono delusi dalla scoperta che, bene o male, dopo
i giorni delle feste tutto ritorna più o meno come prima.
Si aggiunge a tutto ciò la macchina del consumismo, che
contribuisce molto a trasformare la palpitante attesa in
frenesia senza un reale scopo se non quello di fare a gara
nello sfarzo. Fortunatamente questa visione poco si concilia con il ricordo delle feste natalizie della mia infanzia,
in cui il mio ottimismo un po’ ingenuo di bambina mi
portava ad ammirare tutto con occhi nuovi: l’immagine
che ho del Natale è in un certo senso salvata ... una città
scintillante di luci colorate, alberi natalizi ammirati dai
marciapiedi che davano alla città un sapore particolare
grazie alla combinazione con il freddo invernale e i desideratissimi fiocchi di neve; ma, soprattutto, i presepi
vicino ai quali mi fermavo spesso ad ammirare quel felice quadretto famigliare che respira di un’atmosfera così
umana, composto da mamma, papà, bue ed asinello,
tutti accomunati da quel grande senso di aspettativa che
li portava a volgere lo sguardo verso la culla ancora vuota
che attendeva il neonato. Questa immagine del Natale
vive ancora oggi in me, ma ho notato che, ogni anno,
mi “accorgo” sempre più tardi che la venuta dei Cristo
è mano a mano più vicina e, per questo, tutto il resto
comincia lentamente a perdere d’importanza. Così mi
chiedo: che ci stiamo dimenticando del vero e profondo significato del Natale? Da quello che vedo abbiamo
sempre più la presunzione di poterci affidare solo sulle
nostre forze, continuando a ripetere un “Ce la faremo” nel
mezzo di un brusio sempre crescente che ci porta lontani
dalla parola di Dio. Ecco, chi vuole recuperare il vero significato di questo importante giorno non ha altra scelta
che fare silenzio, fermando per un momento il veloce
vorticare della vita. Così avremmo la possibilità di capire
la assurdità del mondo in cui, per scelta o meno, viviamo
e vivere appieno con significato questo periodo di attesa:
si tratta di una gioia semplice e intima, un momento in
cui Gesù neonato viene fra noi in tutta la sua umanità.
In questo modo il Natale non si esaurirebbe in un vezzo
momentaneo, ma acquisirebbe nella nostra vita un’importanza tale da procurarci una gioia che non avrà fine
e che non si esaurirà nel momento in cui la stessa città
sarà spogliata dalle sue decorazioni e tornerà alla “normalità”. In ciascuno il senso profondo del Natale rimarrà
così impresso nel cuore e io per prima mi sorprenderò
a pensare: “Quest’anno ho vissuto appieno la venuta di
Gesù e il suo significato”.
Benedetta
1
DI TUTTO E DI PIU'
La neve
L'attesa
Perché serve la neve per rallentare tutto? La società
attuale è ormai abituata a ritmi di vita velocissimi,
sfrenati, quasi impossibili. Non c’è posto per respirare, dedicarsi a se stessi completamente, contemplare
e godere del mondo che circonda persone troppo
perse in occupazioni, bramosie superflue e manie di
guadagno. Persone sempre insoddisfatte e impazienti. Basta una modesta danza di fiocchi festanti per
bloccare la realtà circostante, per mandarla letteralmente in tilt! Marciapiedi che alle otto di mattino
sembrano sentieri di montagna, strade sporche che
diventano luoghi di rallentamenti, incidenti, ritardi
di pullman, ma soprattutto-cosa a cui pochi fanno
caso- silenzio: questa è vita vera. E’ proprio questo
il nocciolo della questione, il punto su cui riflettere:
una giornata di neve può fare capire quanto sia immediata, distratta ed esigente la nostra popolazione attuale, ma anche quanto spesso sia
sbagliata. Ci si lamenta della situazione
ma poi si fa anche a meno di andare a
piedi al lavoro o di spalare la neve fuori casa; tanto si ammira la città che ora
dopo ora si copre di un centimetro in più
di neve quanto il panorama non si osserva per
i restanti trecentosessantaquattro giorni dell’anno; si
fanno storie per il freddo che arriva a dicembre
ma allo stesso tempo si gioisce nello stare a letto a dormire se le attività vengono cessate.
Bisognerebbe imparare un po’ di più a vedere
il mondo con gli occhi con cui è stato osservato
il 14 dicembre, risultare più coerenti e adattarsi di
più a esso.
Attesa è scrivere la letterina a Santa Lucia.
Attesa è contare i giorni che mancano a Natale.
E’ sognare a occhi aperti un momento tanto voluto.
E’ accogliere nove mesi in grembo il frutto dell’amore, il proprio bambino.
E’ avere il cuore che batte a mille.
E’ impiegare giorni, a volte mesi e anni per prendere
una decisione importante.
E’ il piacere dell’attendere un altro piacere.
E’ stare in ansia per un voto, per un esito.
E’ aspettare l’una del sabato di ogni settimana per
tirare un po’ il fiato.
E’ rimandare l’incontro con la morte.
E’ sperare, scoprire, domandare, pensare, temere.
E’ un atto ancora non realizzato, un essere potenziale, “ alla Aristotele”.
E quando termina l’attesa,
il bello è finito. Occorre
subito crearne un’altra.
La nostra vita è un’attesa
continua.
CIAK SI GIRA
L'amicizia: un fragile equilibrio di opposti
L’uomo è un animale sociale che trova nell’amico un altro se stesso: ha ragione Aristotele. Il film “Quasi
amici” lo conferma.
Driss, ragazzo di periferia appena scarcerato, e Philippe, aristocratico tetraplegico, all’inizio sono due binari
irraggiungibili: appartengono a realtà della società diverse che sono però destinate a intrecciarsi. Driss è
spontaneo e comico sin dal primo istante in cui spiazza il serio Philippe, poco disposto a scherzare. Eppure
sono proprio l’energia, la sincerità, la mancanza di pietà che possiede il giovane verso il disabile a convincerlo ad assumerlo in prova come “badante”.
Nasce così l’amicizia che Aristotele chiama utile: Driss ha bisogno di una dimora, Philippe di un sostegno.
Tuttavia questo supporto diventa qualcosa di più: passando per un affetto fondato sul piacere, passa a essere l’amicizia più nobile. Entrambi desiderano il bene altrui: Driss vuole tornare a far scorrere nelle vene di
Philippe quell’energia persa da tempo, quella stima che lo porterà a spiccare il volo in una storia d’amore,
quella voglia di esistere; Philippe desidera far sentire l’altro un uomo fatto e finito.
I due, facce opposte della stessa medaglia, sono in realtà pane e Nutella: sono buoni. In Driss sono palesi
l’umanità e la sensibilità; Philippe, dietro quella maschera di ghiaccio, nasconde l’ammirazione e la dolcezza
verso il primo ragazzo che è riuscito a stargli accanto per più di 10 giorni. Il loro rapporto richiede tempo
e consuetudine, come dice Aristotele.
Questa forma di amicizia è rara: i due la raggiungono dopo cambiamenti interiori. Driss, da violento e
maleducato, diventa rispettoso; da impaziente, diventa calmo; è volenteroso e perfezionista, premuorso e
altruista. Arricchisce cuore e mente: scopre l’arte, la musica, la poesia. Di pari passo, Philippe diviene coraggioso, si modernizza, impara a uscire dagli schemi e a cogliere la bellezza della vita, non più le disgrazie. E’
l’unico che sin dall’inizio nota un potenziale in quello che si manifesterà il suo “quasi-amico”.
Virginia
A TU PER TU
Il colore del mese
Il verde è il colore della vegetazione e della vita stessa. Indica la natura su cui i filosofi hanno cominciato
a interrogarsi. Significa forza, perseveranza, equilibrio, stabilità, solidità, costanza. E’ il colore della
speranza, di chi vuole crescere, affermarsi, comandare. La scelta del verde indica autostima. La persona
“”verde” è calma, onesta, equa, realista e tranquilla,
amante di una vita regolare. Prefissato un obiettivo, lo segue fino in fondo con decisione e grinta.
Ama l’ordine e la pulizia. E’ un individuo dotato di
grande moralità e buon senso. Il verde è associato a
Venere, dea dell’amore e della fertilità.
Talvolta è associato a una simbologia negativa: rab-
bia, putrefazione, veleno, invidia, malattie e morte sono chiari esempi. Il
verde, a livello internazionale, indica
il permesso (es. passare ai semafori).
Una curiosità? Lo smeraldo, pietra
verde più conosciuta, si sarebbe
frantumato in mille pezzettini nel
caso in cui la sposa a cui veniva
consegnato il giorno del matrimonio avesse tradito il consorte. Indica dunque la verità.
Valentina
2
1. La prima parola che associ al Natale.
Paul: Caldo.
Vava: Neve.
2. Per te qual è il suo colore? Perché?
Paul: Rosso. Rappresenta l’amore che si rianima nel cuore delle persone.
Vava: Verde come l’albero tradizionale. Rosso per il buon Babbo Natale.
3. Un motivo per cui ti piace o non ti piace questa festività.
Paul: Mi dà fastidio il consumismo esagerato.
Vava: Adoro l’atmosfera e l’aria di gioia che si insinua nel cuore.
4. Quali emozioni provi? Cambiano ogni anno?
Paul: Cambiano in base alla persona con cui lo passo.
Vava: Felicità e spensieratezza. In genere sono queste.
5. La tua canzone di Natale. Perché? Ti trasmette un messaggio?
Paul: “Last Christmas” degli Wham. “Last Christmas I gave you my heart but the very next day you gave it
away.” “Lo scorso Natale ti ho dato il mio cuore ma proprio il giorno dopo l’hai buttato via”.
Vava: “Don’t shoot me Santa” dei Killers perché è divertente e diversa dalle altre canzoni natalizie dal momento che per una volta Babbo Natale è malvagio.
6. Natale è rinascita? Perché?
Paul: Ovvio che lo sia: il giorno dopo ci si mette a dieta.
Vava: Sì perché oltre alla nascita di Gesù rinasce lo spirito stanco per i mesi lasciati alle spalle. E’ un periodo
nel quale il tempo sembra fermarsi. Poi si può definire ciclico: accade ogni dodici mesi. Muore e rinasce
ogni anno.
3
IERI
OGGI
LA BATTAGLIA
ETICA E POLITICA
Nel blu, dipinto di blu
Arte Medievale
Arte Rinascimentale
1.L’arte è ancella della teologia, come la filosofia
per San Tommaso (XIII secolo).
2.Si riferisce solo alla Verità rivelata di Dio: la maggior parte delle opere si trovano in Chiesa.
Non è permesso il resto per idea platonica: l’arte è
mimesi della realtà, non è realtà.
3.E’ un aiuto per avvicinarsi a Dio e raggiungere la
salvezza: nel Medioevo sono diffuse le idee di peccato, colpa, predestinazione. La Fede è molto sentita. Appartiene a un campo epistemologico del tutto
differente da quello della ragione.
4.L’artista loda Dio; non deve essere esaltato e particolarmente bravo. Nel Medioevo l’uomo è la pedina del Creatore, passivo rispetto al mondo.
5.Ha funzione didascalica: educa gli analfabeti alla
Fede attraverso immagini quotidiane.
Inoltre, come afferma Aristotele, provoca catarsi.
L’uomo si purifica da passioni negative.
6.Le raffigurazioni sono dirette e semplici.
7.L’affresco rappresenta una storia anteriore.
L’episodio noto ha il compito di mostrare l’ignoto,
cioè il mistero cristiano.
8. Più artisti lavorano a un’unica opera: serve collaborazione.
1.L’arte è “specchio” della nuova posizione dell’uomo, ora al centro del creato. Nasce infatti la prospettiva.
2.Si riferisce soprattutto al valore umano.
3.L’uomo è copula mundi, ovvero anello tra cielo e
Terra, come afferma Marsilio Ficino (XV secolo).
4.L’artista è scienziato (per es. Leonardo da Vinci) e
homo faber, cioè artefice di se stesso.
Il sapere è poter fare come spiega Bacone. Ora occorre una scienza poietica, non più teorica e dunque
inutile.
5.Ha due funzioni: edonistica e rappresentativa.
La prima porta diletto, la seconda consente di capire
il nuovo ordinamento intellettuale e culturale.
6.I dipinti sono preparati con un lungo lavoro. C’è
grande attenzione per la geometria, utile in filosofia
per capire concetti ardui da comprendere.
(es. Cartesio; Cusano)
7.Spesso la rappresentazione è attuale (es. “Homo
vitruviano”) o mitologica.
8.Solo un artista lavora all’opera. Il risultato è più
proporzionato, ordinato e armonioso.
- Ottimismo antropologico. L’uomo ora può determinarsi perché Dio l’ha creato volutamente indeterminato, come afferma Pico della Mirandola. Si ha
grande fiducia nell’uomo che si rinnova.
- Pessimismo antropologico. L’uomo è il burattino
di Dio.
Anna
Girovagare nell’aria senza limiti è il sogno che ognuno tiene chiuso nel cassetto. Già da
piccoli si percepisce che il mondo è una prigione da cui si cerca di fuggire per raggiungere la libertà. Ma che cos’è? Il dizionario la considera autonomia, legge, indipendenza,
agio. Non bastano tali definizioni per descriverla. Libertà è di più. E’ avere la possibilità
di scegliere: siamo esseri non programmati dalla natura, ma sempre di fronte a un bivio.
La vita è fatta di continue decisioni difficili che derivano da questa libertà rischiosa ma anche
soddisfacente: si può errare ma ci si può anche riscattare e fare la scelta giusta. La libertà porta
anche
evoluzione: spesso sono state le trasformazioni nate da insurrezioni- ovvero lo staccarsi dal “gregge”- a portare
traguardi rilevanti nel corso della storia. La libertà è qualcosa di soggettivo: ci sarà chi la percepisce quando disegna e chi quando prende a pugni il muro; chi quando suona il pianoforte e chi mentre vola verso Timbuctù.
Esiste però una sua legge comune: implica autonomia e responsabilità. E’ necessario prendersi meriti e colpe
di quello che si fa, ma allo stesso tempo partecipare non solo alla propria vita ma anche a quella di tutti: la
politica. Nel momento in cui se ne rimane distaccati, si diventa burattini: non ci si lamenta del governo, non
si propongono idee, si seguono gli altri che magari sbagliano ... Insomma, si rimane nascosti- come diceva
Epicuro-, magari delusi e miseri.
Ecco il paradosso: per essere liberi e felici bisogna capire di essere nel mondo, senza lasciarsi attraversare da
esso ma essendone a capo e quindi restandone connessi. Si può cominciare dalle piccole cose.
“Parva res crescunt”.
Sophia
Giovani Riflettete!
Attualmente sono ben pochi i giovani che si interessano della politica. Ogni giorno si ascoltano
notizie di politici o presunti tali che si lasciano corrompere, che sfruttano le loro posizioni di
prestigio per fini personali, che utilizzano il denaro dello stato per agevolare sé stessi
e le proprie famiglie. Nessuno dei governanti attuali è degno di rispetto e per questo
motivo i giovani non possono che essere disgustati da un mondo che è gestito da predicatori in giacca e cravatta, ipocriti buffoni che si atteggiano a grandi uomini ma che
riescono solamente a far ridere. La classe politica ha dimenticato a chi deve riconoscenza
e devozione. Il popolo è fonte del loro potere. Thomas Jefferson disse che non sono i popoli a dover temere i
propri governi, ma i governi a dover temere i propri popoli. Non c’è nulla di più esatto. I giovani non comprendono appieno questa frase, temono per il proprio futuro, le cui basi sono gettate oggi da persone inette
che rovinano lo Stato e coloro che lo compongono. Tutti gli uomini dovrebbero unirsi e combattere un sistema
che necessita di essere soppresso per poter rinascere a nuova vita. La democrazia tanto celebrata non funziona
come dovrebbe e per questo richiede di essere modificata radicalmente. Il filosofo inglese Thomas Hobbes
sosteneva che lo Stato è un grande corpo le cui membra sono quelle dei singoli cittadini. Secondo Hobbes
il popolo è sovrano e assegna allo Stato l’usufrutto di alcuni suoi diritti naturali in cambio dell’esercitazione
di libertà che senza di esso gli sarebbe impossibile esercitare. Dovrebbe quindi esservi un uomo in grado di
guidare una riforma sociale, considerando attentamente le veritiere parole di Hobbes, modificando lo stato
attuale delle cose e riportando ordine e giustizia nell’oceano di cancri sociali che distruggono lo Stato dall’interno. I giovani si interesseranno ancora di politica il giorno in cui un uomo potrà dare loro una speranza, la
speranza di un futuro migliore dove poter vivere degnamente. Un uomo dovrà tornare a parlare direttamente
alle persone, nelle piazze, in televisione, sui quotidiani, dimostrando che tiene più alla vita della nazione che
alla sua e che sacrificherebbe ogni cosa pur di ristabilire l’ordine ormai da tempo perduto. Dunque bisognerà
attendere il giorno in cui, dalle ceneri di una società oscura e corrotta, sorgerà l’araldo della giustizia che
riporterà, finalmente, l’ordine e la pace.
Eghemon
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5
LA BACHECA
C'E' POSTA PER TE
Un uomo che non ragiona non è meritevole di esistere perché conduce una vita in modo passivo senza
sviluppare senso critico riguardo al mondo circostante. Accetta ogni cosa senza metterla in discussione:
osserva, contempla la realtà come se fosse una pedina manipolata da quelli che invece osano, dai “maggiorenni” -come affermerebbe Kant.
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Socra
è
Valentina
Prenderla con filosofia: parola-chiave di un’esistenza piena che non abbia rimpianti per nulla. L’uso della ragione
permette di analizzare i problemi oggettivamente, senza
scoraggiarsi. Occorrono un metodo, un linguaggio appropriato, un “botta e risposta” con l’altro, fare il punto
della situazione ogni tanto. La filosofia è la guida della
vita: ci conduce e ci libera dai pericoli o, meglio, ci dà gli
strumenti giusti per affrontarli.
Anna
“La fil
oso
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l
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rna le ’animo,
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Aristot
1. Perché? Perché no (Persico). Guest star
Anna: Non vi è mai capitato di parlare con un bambino che continua a chiedervi: -Perché? -. Il bambino è colui che guarda il mondo stupito con due occhi
sinceri e si domanda sempre qualcosa relativo a esso magari non pensandoci.
E’ lo stesso meccanismo del filosofo, ormai però non più spensierato ma consapevole. Grazie alla domanda “Perché?” è nato il nuovo modo di pensare che
ha spinto personaggi qualunque a divenire filosofi illustri e “immortali”. Dal
dubbio, dal non sapere, si usa la ragione per colmare quella domanda.
2. Perché studio filosofia? (Buttà, II classico)
Eghemon: Perché devi.
Anna: Può essere noioso e pesante dover studiare i pensieri che hanno elaborato altre personalità. Chi l’ha detto che le parole di Platone sono oro? Perché apprenderle se non sono nemmeno
vere? Alla fine ogni filosofo dice la sua, contraddice quello che afferma un altro per dimostrare
una verità relativa, mai assoluta. E’ inevitabile che uno studente qualunque non “digerisca” del
tutto il rendere proprie le idee altrui. Tuttavia la filosofia è una materia molto utile: ci porta a
riflettere, a essere ricchi di punti di vista, tesi, argomentazioni, ad assumere un metodo.. La filosofia è un punto di partenza per quello che si può inventare, usare e diffondere. E’ un metro di
paragone che ci rende critici di fronte alle mille calamità della vita, ai bivi che si aprono lungo il
cammino. Impara a “prenderla con filosofia”.
3. Perché faccio il liceo classico? (anonimo)
Eghemon: Me lo chiedo anche io.
Anna: Domanda tipica! Studiare greco, latino e fare versioni che spesso risultano insensate portano lo studente “classico” a meditare sulla scelta dell’indirizzo intrapreso e sulla possibilità di
cambiarlo. Tanti lo lasciano per passare ad altro, stremati o magari solo un po’ spaventati. Ma
cos’ha questa scuola di tanto terribile? Forse richiede maggior forza di volontà, ma anche gli altri
corsi hanno materie complicate- vogliamo parlare di matematica o fisica?!
“Il classico apre la mente”: quante volte te l’hanno detto? Sarà pur vero. Abbi speranza, fiducia,
fatti forza e guarda gli ostacoli non come muri imbattibili ma come gradini sempre più vicini al
successo. L’ultimo ti porterà a un futuro interessante. I filosofi sapevano di non sapere: questo
dava loro la forza di migliorarsi. Sentiti un po’ filosofo. Invece di arrenderti di fronte alla ignoranza cerca di colmarla. Studiando.
Che cosa è la cultura? E’ un insieme di discipline -tra
cui si inserisce di certo la filosofia-, un bagaglio di nozioni, di informazioni, di scoperte, il sapere in quanto
tale che affonda le sue radici nell’antichità e che persiste ancora oggi. Conoscere arricchisce l’animo di chi
già ha una situazione favorevole: lo rende migliore, lo
completa. Allo stesso tempo però ha un compito ancora più importante per chi è ignorante, per chi può
apparire spacciato: lo salva, lo scioglie dalle catene.
Valentina
6
7
4.
5.
6.
7.
8.
Fu il primo a parlare di atomo.
E' il termine greco per indicare la ragione.
E' la località dei primi filosofi.
Scrisse la “Anabasi”.
Alla domanda: “Cos'è il tempo?”, non saprebbe darne spiegazione a chi glielo
chiede.
PARCO GIOCHI
1. Per lui l’arché era l’aria.
2. “Non si può pensare il non …“
(Parmenide).
3. Significa amore per il sapere.
4. Fu il primo a parlare di atomo.
5. E’ il termine greco per indicare
la ragione.
6. E’ la località dei primi filosofi.
7. Scrisse la “Anabasi”.
8. Alla domanda: “Cos’è il tempo?”,
non saprebbe darne spiegazione a
chi glielo chiede.
1.Anassimene
2.Essere
3.Filosofia
4.Democrito
5.Logos
6.Mileto
7.Senofonte
8.Agostino
Soluzione:Disse:
Disse: πάντα
come
un fiume).
Soluzione:
ῥεῖ ὡς ποταμός. (Tutto
(Tuttoscorre
scorre
come
un fiume).
L'ANGOLO UTOPICO
E se questo e' un Natale
“A Natale puoi fare quello che non puoi fare mai”.
Questa allegra-ridicola canzone di uno spot pubblicitario perseguita il Natale di tutti noi ormai da anni. Emerge un senso di felicità dallo schermo. Ma alla fine che senso ha questa festa? Fino a quando uno ha 8 anni ne è
entusiasta: regali da tutti i parenti. Dopo i 70 anni, per alcuni, questo giorno diviene l’unico momento per vedere tutta la sua famiglia -un cumulo di ipocriti piú attenti all eredità che alla salute dei nonni-. E io come vivo
il Natale trovandomi nella fascia di età tra gli 8 e i 70? Bella domanda. Da buon adolescente son ben contento
di riempirmi la pancia, ampliare il mio conto in Banca ed avere qualche capo firmato in piú nell armadio. Ma
tutto questo ad un severo prezzo: l’indifferenza - “malattia” del nostro secolo- . Chi di noi sarebbe capace, in
questo giorno così “speciale”, di accogliere un povero alla propria tavola? Chi sarebbe capace di regalare un
piumino a un senzatetto? Chi rinuncerebbe a un bel regalo per donarlo a chi non ha niente? Eppure son tutti
bravi a dire: -Ieri ho dato un euro in chiesa.. Ho fatto beneficenza-... Pura ipocrisia.
Auguro a tutti voi un (utopico) felice Natale!
Utopia, portami via
Buon Natale e Felice Anno nuovo!
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Giornale periodico degli studenti del Collegio Vescovile s. Alessandro, via Garibaldi 3 - Bergamo
Redazione: Anna Chiara Merisio, Benedetta Cavazzutti, Valentina Valota, Lorenzo Tintori
Liberi: Virginia Capriotti
Progetto Grafico: Anna Chiara Merisio
FUORI COMMERCIO
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