Corso di Psicologia Sociale e Laboratorio (I anno) Psicologia

Corso di
Psicologia Sociale e Laboratorio (I anno)
Psicologia Sociale (II Anno)
(MODULO A)
Anno Accademico 2009-10
1
IL GIUDIZIO SOCIALE – STEREOTIPI,
ATTRIBUZIONI E RAPPRESENTAZIONI
SOCIALI
Anno Accademico 2009-10
2
GIUDIZIO SOCIALE E STEREOTIPI
Anno Accademico 2009-10
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Il modo in cui noi agiamo nel mondo
sociale dipende in molti casi dal giudizio
che ci formiamo delle altre persone e dal
giudizio che gli altri si formano su di noi.
Il modo in cui vengono formulati i giudizi
sociali dipende da numerosi fattori, alcuni
dei quali non dipendono che in misura
debole dal controllo individuale
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La categorizzazione sociale e
l’informazione categoriale
Un primo fattore di complessità del giudizio
sociale è rappresentato dalla quantità
d’informazione che l’individuo dovrebbe
prendere in considerazione e a cui è
costantemente esposto.
I giudizi sociali sono resi possibili dall’uso
di
strategie
cognitive
(come
la
categorizzazione) mediante le quali
l’individuo può ridurre l’informazione che
deve essere trattata per formulare un
giudizio sociale
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La categorizzazione sociale e
l’informazione categoriale
La
CATEGORIZZAZIONE
SOCIALE
consiste
appunto
nel
semplificare
l’informazione assegnando un oggetto di
valutazione (ad esempio un’altra persona)
ad una categoria, attribuendogli le
caratteristiche proprie del gruppo o della
categoria sociale. Questo esonera dal
dover considerare tutte le caratteristiche
singolari, ma consente di formulare un
giudizio solo sulle caratteristiche generali
del gruppo
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La categorizzazione sociale e
l’informazione categoriale
Ad es. Incontrando un’altra persona, sulla
base di alcune caratteristiche fisiche
(altezza, colore della pelle, vestiti, ecc.), lo
“affiliamo” ad una categoria (classe d’età,
sesso, origine etnica, ecc.) e tendiamo a
mantenere con essa un comportamento
adeguato alla categoria (se si tratterà di un
bambino, ad esempio, useremo un
vocabolario più semplice)
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La categorizzazione sociale e
l’informazione categoriale
Il giudizio sociale è fortemente
influenzato dalle INFORMAZIONI
CATEGORIALI, cioè da quelle
informazioni che sono associate ad
una categoria di persone e che si
rendono più prontamente disponibili
quando
dobbiamo
percepire,
formulare un giudizio o decidere
come trattare con le altre persone
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La categorizzazione sociale e
l’informazione categoriale
L’informazione categoriale
essenzialmente da:
è
fornita
- Teorie implicite di personalità
(credenze condivise sulla stabilità di tratti di personalità che
si presume tendano a presentarsi associati in modo
relativamente stabile nelle stesse persone)
- Stereotipi
(credenze condivise su tratti di personalità che si presume
appartengano ad una persona in quanto appartenente ad
una categoria sociale determinata)
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Le teorie implicite di
personalità
La personalità è definita dall’insieme di fattori
interni che:
- determinano il modo relativamente stabile delle
persone di reagire nelle diverse situazioni
- rendono conto sia di una certa costanza sul piano
cognitivo e affettivo, sia di una certa coerenza nei
comportamenti.
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Le teorie implicite di
personalità
C’è una convinzione comune che certi tratti di personalità si
presentino insieme e ciò consente di predire più facilmente il
modo in cui una persona potrà comportarsi in una situazione
data. C’è ad esempio una tendenza a considerare che tratti
positivi si accompagnino ad altri tratti positivi (gentile e
onesto) e che tratti negativi siano più spesso associati ad
altri tratti negativi.
Caratteristiche fisiche positive sono più spesso associate a
giudizi positivi sul piano intellettivo (bello e intelligente): la
rappresentazione di personalità degli altri viene spesso
costruita a partire dalle loro caratteristiche fisiche e
viceversa.
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Gli stereotipi *
Costituiscono una classe particolare di Teorie
Implicite di personalità.
Consistono in un legame
stabile tra
l’appartenenza ad un gruppo sociale determinato
e il possesso di caratteristiche attribuite a quel
gruppo.
Lo stereotipo può essere origine di pregiudizi
(atteggiamento verso un gruppo accompagnato
da sentimenti di ostilità) e di discriminazione
(come razzismo e segregazione)
*
Temine di origine tipografica proposto dal giornalista
americano Lippman nel 1922
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Gli stereotipi
Lo stereotipo può essere peggiorativo,
lusinghiero o migliorativo, neutrale.
Lo stereotipo (che ha lo scopo di realizzare
“economie cognitive”) può giustificare
l’ineguaglianza sociale con una teoria
implicita diffusa che assimila le categorie
sociali a fenomeni “naturali” e attribuisce la
stigmatizzazione o lo svantaggio di alcune
categorie sociali alle loro supposte
caratteristiche implicite
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Gli stereotipi
Il processo di conferma delle ipotesi
Il modo in cui gli stereotipi agiscono si comprende
meglio se li si considera come “ipotesi”
semplificate, che cercano conferma nelle
informazioni individuali relative ad una singola
persona.
Tuttavia v’è una tendenza a considerare
selettivamente l’informazione coerente con
l’ipotesi e a trascurare quella contraria. Gli
stereotipi
tendono
quindi
ad
essere
prevalentemente confermati, spesso in modo
inconsapevole.
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Gli stereotipi
Il processo di conferma
delle ipotesi
Il rifiuto di un’informazione incoerente con lo
stereotipo, anche se meno costosa della sua
accettazione, comporta però un certo sforzo e, a
lungo andare, sotto certe condizioni, la costanza
di informazioni incoerenti può portare a:
A) considerare l’individuo un membro “atipico” di una
classe
B) perdere fiducia nello stereotipo o a modificarlo
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Gli stereotipi
L’attivazione automatica degli stereotipi:
L’effetto di priming
Il priming consiste nell’interferenza di un
compito (prime) sull’esito di un compito
successivo (B) considerato in apparenza
indipendente dal primo.
Uno stereotipo attiva nella memoria un
concetto o un tratto (innesco) che verrà
poi utilizzato per dare un giudizio sul
comportamento o sulle caratteristiche di
un individuo. (Vedi esempio di Hannah)
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Gli stereotipi
Assimilazione e contrasto
Si parla di “assimilazione” quando il
priming agisce nella direzione attesa, di
“contrasto” quando agisce in direzione
contraria.
L’assimilazione interviene se l’individuo
non percepisce di essere esposto ad un
priming.
Si ha il contrasto quando il soggetto
percepisce il tentativo di influenzarlo e
cerca
di
correggerlo
in
senso
eccessivamente opposto.
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Gli stereotipi
Dipendenza del priming dalla
applicabilità alla situazione
Il priming è efficace solo se lo stereotipo è
applicabile all’oggetto di giudizio.
Ad esempio un priming sull’aggressività,
avrà più influenza se il soggetto da
giudicare è un uomo, sulla dipendenza se
è una donna (Banaj et al, 1993).
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Gli stereotipi
Fattori che favoriscono l’uso di stereoripi nel
giudizio sociale
L’applicazione dello stereotipo al giudizio sociale
agisce lungo un continuum che va da un giudizio
totalmente
espresso
sulla
base
delle
caratteristiche del gruppo, ad un giudizio
espresso sulla base
solo delle caratteristiche
individuali. La posizione che il soggetto mantiene
nel
formulare
un
giudizio
dipende
prevalentemente da:
- Le risorse cognitive
- La motivazione
- Il contatto
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Gli stereotipi
Fattori che favoriscono l’uso di stereoripi nel
giudizio sociale
- Le risorse cognitive:
Quanto meno il soggetto controlla le proprie
risorse cognitive tanto più tenderà ad affidarsi
agli stereotipi.
Informazione eccessiva, distrazioni, vincoli
temporali, sforzo fisico intenso ed altre condizioni
sfavorevoli sul controllo delle risorse cognitive
tenderanno ad accentuare l’affidamento agli
stereotipi.
(es. esperimento di compiti interferenti di Macrae
et al. 1994)
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Gli stereotipi
Fattori che favoriscono l’uso di stereoripi nel giudizio
sociale
- La motivazione.
Secondo il modello di Fiske e Neuberg (1990), una forte
motivazione tenderà a diminuire o ad annullare l’effetti di
priming degli stereotipi. Se ad esempio il corso delle mie
azioni dipende dall’interazione diretta con gli altri,
aumenterò la disposizione a raccogliere informazioni in
profondità che mi allontaneranno dallo stereotipo.
Se non sono motivato resterò in una fase di
categorizzazione, altrimenti passerò alla fase di conferma e,
se le informazioni non consentono la conferma dello
stereotipo, tenterò di ricategorizzare il target. Se sarà
impossibile procederò ad un giudizio individualizzato
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Gli stereotipi
Fattori che favoriscono l’uso di stereotipi nel
giudizio sociale
Il contatto.
Se l’interazione con un individuo viene percepita
come positiva, è più probabile che gli si
attribuiscano caratteristiche diverse da quelle
della sua categoria. Le informazioni saranno
trattate in profondità e la persona sarà trattata
come un’eccezione. Tuttavia ciò non modificherà
lo stereotipo sulla categoria, a meno che non si
verifichino ripetuti contatti positivi con membri
ritenuti tipici della categoria
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Gli stereotipi
Un modello di Social Judgeability
(giudicabilità sociale)
La validità della percezione degli altri è più
di carattere sociale che corrispondente a
qualche criterio astratto di oggettività e
non dipende solo dalla capacità o dagli
sforzi di chi giudica. La verità della
percezione sociale non è fissa, ma è
definita in funzione della sua utilità.
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Gli stereotipi
Un modello di Social Judgeability
(giudicabilità sociale)
Gli individui sono, in generale, dei buoni
“percettori sociali” e mostrano una certa
efficienza nei giudizi sociali, in quanto si
attengono a “regole sociali” implicite che
specificano sotto quali condizioni è
possibile formulare un giudizio. Questo
principio è alla base del modello della
“giudicabilità sociale” (Schadron, 1991).
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Gli stereotipi
Un modello di Social Judgeability
(giudicabilità sociale)
Una regola del giudizio consiste nel “non
permettersi di giudicare unicamente sulla
base dell’appartenza categoriale”. Tuttavia
questa regola di “bon ton” è variabile
(negli USA fino agli anni ’30 era
considerato corretto esprimere giudizi
negativi sulle persone di colore, oggi non
è “politically correct”).
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Gli stereotipi
Un modello di Social Judgeability
(giudicabilità sociale)
Il rispetto delle regole di giudicabilità sociale
comporta che l’individuo non solo si attenga al
“contenuto informazionale” categoriale e/o
individuale, ma tenga conto allo stesso tempo
del “contenuto meta-informazionale” che gli
suggerisce se, chi o cosa possa o meno
essere sottoposto a giudizio, sulla base di
quale genere di informazione e di quale
quantità d’informazione disponibile
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Gli stereotipi
Un modello di Social Judgeability
(giudicabilità sociale)
Tali criteri costituiscono degli “script” (copioni) di
giudizio (insiemi organizzati di conoscenze
necessarie per giudicare e che permettono di
valutare la legittimità del giudizio) che vengono
applicati in modo semi-automatico
Per esempio, lo script indica la presenza di
informazioni disponibili non pertinenti per il
giudizio (i gusti alimentari per il giudizio sulle
performances universitarie)
Lo script indicherà se le informazioni sono
pertinenti, legittime, affidabili e sufficienti per
formulare un giudizio sociale.
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Gli stereotipi
Un modello di Social Judgeability
(giudicabilità sociale)
L’individuo che giudica dovrà ad esempio, avere
la convinzione (o l’illusione) di non giudicare solo
su informazioni categoriali, ma su informazioni
individualizzate. Se questo avviene potrà
avvalersi ancora a lungo di uno stereotipo.
In questo modo i giudizi di tipo
stereotipo
comportano che coloro che li usano non siano
consapevoli che essi costituiscono in realtà la
loro principale fonte d’informazione
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Gli stereotipi
La “trappola” della minaccia degli stereotipi
Gli stereotipi non hanno solo effetto sul
comportamento di coloro che formulano un
giudizio sociale, ma anche su quello di chi è
sottoposto a giudizio sociale.
Chi si ritiene “giudicabile” secondo uno
stereotipo tende a conformarsi alle attese
connesse allo stereotipo sociale col quale
pensano o sentono di essere giudicati
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Gli stereotipi
La “trappola” della minaccia degli stereotipi
Chi si sente sottoposto ad un giudizio secondo uno
stereotipo negativo, soprattutto se viene sottoposto
ad una prova in condizioni di alto sforzo attentivo,
finisce col provare una forte apprensione e un’ansia
perturbativa che potrà essere all’origine della
diminuzione delle performances
(es. la ricerca di Steele e Aronson, 1995) sulle performance di soggetti
bianchi o neri quando ritenevano o meno di rispondere a domande
funzionali alla formulazione di un giudizio sociale, o sulle performances
matematiche di giovani donne orientali).
Ciò finisce con l’attivare veri e propri “circoli viziosi” che
intrappolano il soggetto sotto “minaccia di stereotipo” e
riducono le sue prestazioni sociali
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L’ ATTRIBUZIONE CAUSALE
Anno Accademico 2009-10
31
L’attribuzione causale
1.
2.
3.
4.
5.
6.
La psicologia ingenua
Heider e la teoria dell’Attribuzione
La teoria dell’inferenza corrispondente
Il modello della covariazione di Kelley
Bias e errori di attribusione
Un’alternativa
alla
teoria
dell’attribuzione: La teoria della Norma
di Kahneman
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Psicologia ingenua e psicologia
scientifica.
La “Psicologia del senso comune”, o
“psicologia ingenua”: l’essere umano
ha l’esigenza di trovare le leggi che
governano i fenomeni sociali e di
attribuire cause e spiegazioni ai
fenomeni con cui entra in contatto
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L’attribuzione causale
Heider (1958) si interroga sul modo
in cui la “psicologia ingenua”
perviene ai propri risultati e sulla sua
validità conoscitiva e pratica
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L’attribuzione causale
L’attribuzione causale è il processo
attraverso il quale giungiamo a
individuare le cause delle azioni e degli
eventi che osserviamo o che ci
accadono direttamente
Punti di riferimento per la
spiegazione causale sono per
Heider:
- L’evento
- L’attore
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- L’osservatore
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L’attribuzione causale
Secondo Heider l’attore o l’osservatore
attribuiscono all’evento una causa
secondo questo schema di possibilità:
temporanea
interna
permanente
causa
esterna
temporanea
permanente
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L’attribuzione causale
Cause interne alla persona:
- Permanenti (disposizioni, tratti di personalità, abilità, intelligenza)
- Temporanee (stato di salute, fatica, umore, motivazione…)
Cause esterne alla persona (situazione)
- Permanenti (difficoltà del compito, norme sociali, disposizioni
dell’ambiente sociale
- Temporanee (tempo cattivo, umore delle altre persone, ecc.)
temporanea
interna
permanente
causa
esterna
temporanea
permanente
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L’attribuzione causale
Secondo Weiner (1995) lo schema può
essere così modificato
Controllabile
Stabile
interna
Instabile
causa
esterna
Stabile
Instabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
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L’attribuzione causale
Una persona non riesce a prendere il treno:
Perché è storpio (interno, stabile, incontrollabile)
Perché si è fermato a comprare il giornale (interno,instabile, controllabile)
Stabile
interna
Instabile
causa
esterna
Stabile
Instabile
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
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L’attribuzione causale
Uno studente prende un buon voto in un compito in classe
Perché il compito era facile (esterno, stabile, incontrollabile)
Perché si è fatto aiutare da un amico (esterno,instabile, controllabile)
Stabile
interna
Instabile
causa
esterna
Stabile
Instabile
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
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40
L’attribuzione causale
Secondo Seligman lo schema può inoltre
essere così arricchito
Stabile
interna
Instabile
causa
esterna
Stabile
Instabile
Controllabile
Incontrollabile
Globale
Specifico
Globale
Specifico
Controllabile
Globale
Specifico
Incontrollabile
Globale
Specifico
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Incontrollabile
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Globale
Specifico
Globale
Specifico
Globale
Specifico
Globale
Specifico
41
L’attribuzione causale
Globale: la causa agisce anche su
altri eventi oltre a quello spiegato
Specifica: la causa riguarda solo
l’evento spiegato
Stabile
interna
causa
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Instabile
Globale
Specifico
Globale
Specifico
Controllabile
Incontrollabile
Controllabile
Globale
Specifico
Incontrollabile
Globale
Specifico
42
Globale
L’attribuzione causale
-
Le dimensioni dell’attribuzione causale
sono dunque:
Il Locus causale (interno/esterno)
La stabilità (stabile/instabile)
La controllabilità (controllabile/non
controllabile)
La globalità (globale/specifico)
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L’inferenza corrispondente
Jones e Davies (1965) ritengono che il
processo di attribuzione causale
avvenga in due stadi:
– Riconoscimento dell’intenzionalità
dell’azione
– Inferenza delle disposizioni dell’attore
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L’inferenza corrispondente
L’inferenza sull’intenzione dell’attore
riguarda:
- Gli effetti specifici
- La desiderabilità sociale
- La libertà di scelta
Se la scelta è libera, riguarda un evento che ha
effetti specifici su ciò che l’attore desidera, non è
particolarmente prestigiosa socialmente, allora la
scelta corrisponderà alle disposizioni dell’attore
,
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La covariazione (Kelley, 1967)
Si stabilisce la causa di un evento mediante lo
studio della corrispondenza sistematica tra la
presenza di una causa supposta e la presenza di
un effetto supposto
Viene valutata la VARIANZA su tre tipi di
informazione, relativa a:
- Livello di CONSENSO degli osservatori
- Livello di DIFFERENZIAZIONE del giudizio su
quell’evento rispetto ad altri eventi simili
- Livello di COSTANZA del giudizio in circostanze
diverse
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Il giudizio è una forma di ANALISI DELLA VARIANZA 46
La covariazione (Kelley, 1967)
Esempio: Una persona ama i film di Bergman:
Molti spettatori amano i film di Bergman (Alto consenso)
La persona ama i film di Bergman, ma non ama i film di Visconti
(Alta differenziazione)
La persona ama sia il Settimo Sigillo, che Il posto delle fragole in
ogni circostanza, al cinema e alla TV (Alta costanza)
 E’ un buon regista (causa esterna)
Pochi spettatori amano i film di Bergman (Basso consenso)
La persona ama sia i film di Bergam, sia i film di Visconti, sia i film
di Walt Disney (Bassa differenziazione)
La persona ama sia il Settimo Sigillo, che Il posto delle fragole in
ogni circostanza, al cinema e alla TV (Alta costanza)
 Questa persona ama il cinema (causa interna)
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Schemi di causalità
(Kelley, 1972)
Kelley propone anche una seconda e più semplice modalità di
pervenire ad una attribuzione. Le persone fanno ricorso a
schemi di causalità che vengono appresi per esperienza o
trasmessi culturalmente. Gli schemi di causalità corrispondono a
una conoscenza generale del modo in cui certe cause sono
legate a certi effetti
Lallie e Abelsen (1983), in modo simile, propongono il ricorso a
strutture di conoscenze. Le azioni sono legate tra loro e sono
ricostruibili mediante schemi di interpretazione di avvenimenti
che consentono anche di dare spiegazioni causali degli
avvenimenti
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Modello delle condizioni anormali
(Hilton e Slugoski, 1986)
Le condizioni anomale di consenso
differenziazione
costanza
Indicano la presenza di qualcosa di anomalo che può spiegare
causalmente il fenomeno a livello di:
Basso consenso  attore
Alta differenziazione  oggetto
Bassa costanza  circostanze
L’anomalia segnalata dall’analisi della covariazione, cioè,
consente di comparare le strutture di consoscenza (gli schemi
degli avvenimenti) in modo da rintracciare la causa degli
avvenimenti
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Bias e errori di attribuzione
• I Bias di autocompiacimento
(Beauvois e Dubois, 1988)
• L’errore fondamentale di attribuzione
(Ross, 1977)
• La discrepanza attore/osservatore
(Jones & Nisbett, 1972)
• L’errore definitivo di attribuzione
(Pettigrew, 1979)
Anno Accademico 2009-10
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Bias e errori di attribuzione
• I Bias di autocompiacimento
(Beauvois e Dubois, 1988)
Le persone tendono ad attribuire:
- agli esiti positivi di cui sono attori
cause personali (interne);
- agli eventi negativi di cui sono attori
cause situazionali (esterne)
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Bias e errori di attribuzione
• L’errore fondamentale di
attribuzione (Ross, 1977)
Un osservatore tende a fare
attribuzioni interne (disposizionali)
delle condotte degli altri, anche
quando cause esterne potrebbero
renderne conto
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Bias e errori di attribuzione
COME SI SPIEGA L’ERRORE FONDAMENTALE DI
ATTRIBUZIONE?
- “Il comportamento ingombra il campo” (Heider, 1958)
- I processi di attribuzione si concentrano sull’elemento
saliente (l’attore)
- Si identifica l’attore come intenzionale e si procede
all’inferenza della disposizione
- L’attribuzione disposizionale è meno costosa
- Fattori culturali (attribuzione disposizionale più frequente in
occidente)
- Fattori evolutivi (più frequente degli adulti, assente nei
bambini)
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Bias e errori di attribuzione
• La discrepanza attore/osservatore
(Jones & Nisbett, 1972)
Quando si valuta un evento:
L’attore tenderà ad effettuare una
valutazione esterna
L’osservatore una valutazione interna
(La conoscenza dell’attore inverte però l’attribuzione da
parte dell’osservatore)
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Bias e errori di attribuzione
Come viene spiegata La discrepanza
attore/osservatore?
-
Differenza di prospettiva (diversa informazione disponibile)
-
L’attore si focalizza sull’ambiente che lo facilita o l’ostacola
-
L’osservaore si focalizza sull’attore (il comportamento
invade il campo)
-
L’attore è in condizione di valutare sulla base della propria
storia: costanza, differenziazione, consenso e di operare
quindi una “covariazione”
-
L’osservatore, non potendo disporre degli elementi di
covariazione privilegerà una spiegazione disposizionale
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Bias e errori di attribuzione
• L’errore definitivo di
attribuzione (Pettigrew, 1979)
Le spiegazioni del comportamento di un
soggetto appartenente ad altri gruppi sono
distorte dalla nostra appartenenza
gruppale
Si verificano cioè attribuzioni asimmetriche
su atti simili per l’ingroup e l’outgroup
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La teroria della norma di
Kahneman e Miller (1986)
Costituisce una visione alternativa
alla teoria dell’attribuzione causale
La norma è definita come un insieme
di stimoli a cui uno stimolo particolare
induce a pensare
(esempio il ristorante mi fa pensare a una
sequenza di eventi, mi sieto, consulto il menù, il
cameriere prende l’ordinazione, vengo servito,
ecc.)
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La teroria della norma di
Kahneman e Miller (1986)
Il pensiero CONTROFATTUALE
Quando manchiamo per “un’inezia” un
evento positivo (es. la vincita ad una
lotteria) attiviamo una sequenza dio
pesnieri del tipo: se solo avessi preso il
biglietto prima, se solo non mi fossi
attardato, se solo …
Un pensiero “contrario ai fatti” che
immagina o evoca alternative ipotetiche a
fatti che sono realmente accaduti
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La teroria della norma di
Kahneman e Miller (1986)
Il pensiero CONTROFATTUALE è un modo con cui
si costruiscono le “norme” e si danno valutazioni
di ciò che è avvenuto e delle cause degli eventi
La nostra valutazione non avviene su dati assoluti,
ma relativi; non sul valore intrinseco delle cose
sulla base di “comparazioni” con altre cose o
situazioni
Le nostre valutazioni non avvengono solo sulla base
di esperienze precedenti, ma sulla base di
rappresentazioni (consce o inconsce) che sono
costruite “sul campo” post hoc
La norma non esiste di per sé, ma si costruisce solo
a partire da ciò che è avvenuto o non è avvenuto
Anno Accademico 2009-10
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La teroria della norma di
Kahneman e Miller (1986)
Che differenza dalle attribuzioni causali?
A differenza delle attribuzioni, la spiegazione ha il
compito non di individuare una singola causa, ma
piuttosto di restaurare una norma:
Non verrà fatta un’analisi della covarianza (costanza
differenziazione, consenso) di eventi presenti, ma
verrà individuato come causa il fattore che
avrebbe potuto essere più facilmente modificato in
un pensiero controfattuale
Anno Accademico 2009-10
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Attribuzioni o norme?
La teoria dell’attribuzione si focalizza sui
processi mediante i quali l’individuo
inferisce le cause degli avvenimenti
La teoria della norma si fovializza sui
processi mediante i quali l’individuo arriva
a sostituire mentalmente a un avvenimento
osservato, un avvenimento ipotetico che
avrebbe potuto o dovuto realizzarsi e la
comprensioen degli avvenimenti consiste
nella loro relativa (im)mutabilità o
(in)evitabilità
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Attribuzioni o norme?
La ricerca empirica mostra che né la
teoria dell’attribuzione né la teoria
della norma sono in grado di spiegare
tutti i processi naives di
individuazione delle cause e di
spiegazione degli avvenimenti.
Entrambe le teorie mantengono tuttavia
un elevato valore euristico e sarebbe
auspicabile una loro integrazione
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Attribuzioni o norme?
Benché le teorie delle spiegazioni ingenue
non siano in grado di spiegare in modo
esaustivo tutti i comportamenti correnti,
essi hanno tuttavia un elevato valore
euristico (Danno una descrizione
relativamente valida di un soggetto naif) e
con una certa capacità di suggerire su
processi di problem solving e decision
making applicazioni in psicologia delle
organizzazioni e in psicologia clinica.
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