Lezione 16. Effetti asimmetrici nel meccanismo di trasmissione La politica monetaria ha effetti asimmetrici in realtà economiche non omogenee. Il processo di trasmissione è condizionato da: 1. struttura del sistema produttivo 2. modalità delle relazioni contrattuali 3. caratteristiche del sistema finanziario. M. Molinari, Economia e Politica Monetaria a.a. 2015-16; Lezione 16 Pagina 1 Inflazione Manifestazione di un conflitto distributivo tra soggetti/gruppi per ottenere una quota maggiore del reddito aumentando i prezzi (e i salari); se il prodotto è dato in termini reali, unico effetto: aumento del valore nominale. Non tutti i soggetti hanno lo stesso “potere di mercato”: la variazione dei prezzi assoluti modifica la struttura dei prezzi relativi. Redistribuzione del reddito “occulta”: gli elettori non possono attribuirne la responsabilità ai rappresentanti politici e premiarli/punirli con il voto. Soluzione: attribuire a BC obiettivo prioritario contenimento inflazione, lasciando le scelte distributive al mercato ed eventualmente ai politici. Il controllo dei prezzi assoluti può però produrre una redistribuzione del reddito tra gruppi di individui, tra settori produttivi di un paese e tra regioni di un’area. M. Molinari, Economia e Politica Monetaria a.a. 2015-16; Lezione 16 Pagina 2 Processo di trasmissione e prezzi relativi Considerare effetti differenziali prodotti da variazioni negli aggregati monetari e creditizi, o nei tassi d’interesse. Esempio. Due settori, A e B, con differenti strutture produttive (o due Paesi dell’Area EURO). Ipotesi: 1. elasticità dei costi all’aumentare della produzione maggiore in A che in B; 2. obiettivo politica monetaria: tasso di inflazione dell’intera economia (media ponderata della crescita dei prezzi nei due settori, con pesi rappresentati dalla quota del prodotto di ognuno sul prodotto interno); 3. politica monetaria espansiva stimola la domanda aggregata complessiva; 4. la maggiore domanda si distribuisce in proporzione alle quote di mercato. M. Molinari, Economia e Politica Monetaria a.a. 2015-16; Lezione 16 Pagina 3 Effetti: o costi e prezzi crescono più in A che in B; cambia il prezzo relativo (per hp.1): data l’elasticità della domanda rispetto ai prezzi nei due settori, quello con la struttura dei costi più sensibile all’espansione della produzione perde quote di mercato: A riduce la sua crescita, a vantaggio di B; o se elasticità di costo simili, ma diverse elasticità della domanda rispetto al reddito e ai prezzi (e.g., A produce beni “tradizionali” e B beni “innovativi” e maggiori sbocchi di mercato), politica monetaria espansiva: maggiore produzione in B (per maggiore elasticità rispetto al reddito); costi e prezzi crescono di più rispetto ad A; B acquisisce quote di mercato tanto più l’aumento dei costi è contenuto rispetto ad A. Se realtà produttiva non omogenea i settori che hanno maggiore capacità di contenere l’evoluzione dei costi aumentano la loro competitività nei confronti degli altri. Politica monetaria, contenendo il tasso di crescita “medio” dei prezzi (costi) accentua la competizione tra settori “efficienti” e “inefficienti”, a favore dei primi. M. Molinari, Economia e Politica Monetaria a.a. 2015-16; Lezione 16 Pagina 4 Settori che beneficiano di una politica monetaria incurante degli effetti reali del suo intervento: quelli i cui costi aumentano relativamente meno al crescere della produzione (per innovazioni di processo – organizzative e tecnologiche – che accrescono l’efficienza produttiva). quelli che si appropriano di una più ampia fetta della crescita della domanda (per innovazioni che migliorano la qualità dei prodotti). La manovra monetaria è distorsiva se avvantaggia i settori monopolistici e di rendita: attraverso le economie di scala rafforzano la loro posizione. Il controllo del processo inflazionistico favorisce chi opera in situazioni istituzionali che garantiscono flessibilità contrattuali e del mercato del lavoro. Regimi di politica monetaria vincolanti per la dinamica inflazionistica si accompagnano spesso alla richiesta di riforme strutturali del mercato del lavoro capaci di ridurre il potere di mercato del sindacato. M. Molinari, Economia e Politica Monetaria a.a. 2015-16; Lezione 16 Pagina 5 Implicazioni di differenti strutture finanziarie delle imprese Gli effetti degli interventi monetari dell’indebitamento delle imprese. dipendono anche dalla struttura Quelle che registrano un peggioramento della redditività sono penalizzate tramite: - canale del tasso di interesse: quotazioni inferiori sul mercato dei titoli determinano aumenti del costo del capitale; - canale creditizio: minor credito per minori prospettive di flussi di reddito futuri. Diversa struttura dell’indebitamento ed effetti differenziati della politicy: M. Molinari, Economia e Politica Monetaria a.a. 2015-16; Lezione 16 Pagina 6 effetto del costo del capitale tanto più rilevante quanto maggiore è l’incidenza dei finanziamenti a breve sul totale delle passività delle singole imprese; le imprese risentono di una politica monetaria restrittiva tanto più quanto maggiore è la parte dei finanziamenti a tassi indicizzati (possono essere rinegoziate le condizioni al variare delle condizioni del mercato). Industrie ad alta intensità di capitale si rivolgono per lo più al credito degli intermediari per relazioni di clientela e maggiore stabilità dei tassi. La disponibilità dei mercati a fornire credito dipende dalla disponibilità di informazioni sulla redditività e solvibilità delle imprese. Se informazioni sono scarse: no opportunità di rivolgersi al mercato dei capitali e, se non si hanno sufficienti fondi interni, ci si rivolge al credito bancario. Se, con politica restrittiva, gli intermediari creditizi restringono il credito in maniera più intensa dei mercati, le imprese prive di fonti alternative di finanziamento sono maggiormente razionate: gli investimenti diminuiscono di più. Implicazioni di differenti strutture del sistema finanziario M. Molinari, Economia e Politica Monetaria a.a. 2015-16; Lezione 16 Pagina 7 Sistemi “mercatocentrici”. Canale di trasmissione prevalente: tasso d’interesse (costo del capitale). Se forniscono informazioni corrette sul rischio incorporato nei titoli, diversificazione del portafoglio e ampia gamma di strumenti facilitano incontro domande/offerte di prestiti, assicurando un elevato grado di ripartizione intersoggettiva e intersettoriale dei rischi. Sistemi “bancocentrici”. Canale del credito più rilevante. Tassi bancari riflettono interventi di policy. Il processo di trasmissione dipende da interazione domanda/offerta di credito e depositi (scelte delle banche sul volume dei fondi da intermediare). Relazioni di clientela (informazione privata): banche valutano il rischio delle singole imprese diversamente da BC: tassi bancari non in linea con quelli di mercato assicurano ripartizione intertemporale dei rischi (banche si sobbarcano temporaneamente il costo dell’impulso monetario al posto delle imprese). Politica monetaria restrittiva induce, attraverso i mercati, una caduta dei prezzi delle attività patrimoniali (e del valore delle imprese) e, attraverso l’operare degli intermediari, una diversa disponibilità a concedere credito. Dimensioni delle banche M. Molinari, Economia e Politica Monetaria a.a. 2015-16; Lezione 16 Pagina 8 Relazioni di clientela attenuano l’efficacia della politica monetaria (rendono meno volatili le condizioni di credito lungo il ciclo). Se però banche razionate sul mercato monetario: aumentano il tasso sui prestiti e il razionamento del credito, trasferendo con rapidità gli impulsi monetari: > efficacia della politica monetaria. Istituzioni concorrenti Contrazione monetaria; diminuzione riserve; riduzione depositi; anche l’attivo deve diminuire: aumento dei tassi sui titoli e sul credito; si riducono prestiti e investimenti in titoli. Se non si possono sostituire i depositi con altre passività, la minore raccolta porta banche a ridimensionare l’offerta di credito (razionamento). Istituzioni che competono nella raccolta di fondi presso i risparmiatori (fondi comuni monetari) possono favorire la sostituzione del credito bancario con il finanziamento diretto attraverso i mercati finanziari. Si riduce la rilevanza del canale creditizio e la possibilità che le banche compensino gli effetti della politica monetaria. Arricchimento dei mercati finanziari aumenta l’efficacia della politica monetaria: costringe le banche a trasmettere più rapidamente alla clientela le variazioni delle condizioni di mercato. Grado di concorrenza M. Molinari, Economia e Politica Monetaria a.a. 2015-16; Lezione 16 Pagina 9 Se la raccolta di depositi avviene in situazioni di limitata concorrenza, le banche sono meno sollecitate a trasferire gli aumenti dei tassi del mercato monetario a quelli sui depositi e sul credito. Al crescere del grado di concorrenza, all’interno del sistema bancario e tra banche e mercati (esterno), aumenta la reattività dei tassi di interesse bancari a variazioni della politica monetaria. Un impulso di politica monetaria ha un effetto più rapido sulle variabili reali nei sistemi mercatocentrici che in quelli bancocentrici, perché la maggiore ripartizione intersoggettiva dei rischi li rende più reattivi agli impulsi restrittivi. M. Molinari, Economia e Politica Monetaria a.a. 2015-16; Lezione 16 Pagina 10 Effetti differenziati della regolamentazione prudenziale Banche di maggiori dimensioni: credito a imprese grandi, con minore probabilità di insolvenza e rating più elevati => minor requisito patrimoniale a fronte del rischio di credito. Banche di minore dimensione non possono avvalersi di sistemi di rating sofisticati e adottano il sistema di rating esterno, continuando ad essere soggette a requisiti di capitale uniformi. Ciò può indurre le banche grandi ad abbandonare clienti ad alto rischio, perché troppo cari in termini di capitale regolamentare, e le banche minori ad assorbirli. Selezione avversa: concentrazione di debitori rischiosi presso banche mediopiccole che devono applicare alla clientela condizioni di tasso più onerose, con premi per il rischio superiori alla media e maggiore razionamento del credito. Comitato di Basilea: requisiti patrimoniali inferiori per l’esposizione delle banche verso le PMI (riduzione media del 10%). M. Molinari, Economia e Politica Monetaria a.a. 2015-16; Lezione 16 Pagina 11