DIDATTICA ATTIVA - Approfondimento Il buco dell’ozono L’atmosfera è l’involucro gassoso che circonda la Terra. Le principali sostanze aeriformi che la compongono sono l’azoto N2, l’ossigeno O2, l’argo Ar, il vapore acqueo H2O e il diossido di carbonio CO2. Corpi solidi, come le meteore, bruciano attraversando l’atmosfera. Lo strato di gas atmosferici è anche in grado di fermare gran parte delle radiazioni a elevata energia provenienti dal Sole. Queste radiazioni sono assorbite prima di raggiungere la superficie terrestre. Tra i gas atmosferici in grado di assorbire le radiazioni più pericolose, come le radiazioni ultraviolette (UV), un ruolo importante è rivestito dall’ozono O3, un composto presente in tracce nell’atmosfera (8 ppm). L’zono è particolarmente concentrato solo in una ristretta fascia della stratosfera, chiamata ozonosfera (figura 1). 80 Altezza (km) 60 40 STRATOSFERA 20 TROPOSFERA 0 L’ozonosfera è la parte di stratosfera, compresa tra 20 e 35 km di quota, dove si ha la massima concentrazione di ozono. 0 2 4 8 10 figura 1 L’ozono si concentra a una quota compresa tra 30 e 35 km e diventa sempre più rarefatto all’aumentare e al diminuire della quota. L’ozono si forma dalla reazione tra ossigeno molecolare O2 e ossigeno atomico O: O2 + O → O3 ∆H<0 Questa reazione è fortemente esotermica e provoca il riscaldamento dell’aria nell’alta stratosfera, che risulta più calda dell’aria sottostante e si stratifica. L’ossigeno atomico si forma per fotodissociazione dell’ossigeno molecolare ad opera dei raggi ultravioletti provenienti dal Sole (hν) (figura 2): O2 + hν → 2O Perché si formi ozono è necessaria la presenza contemporanea di ossigeno molecolare e di raggi ultravioletti. Al diminuire della quota la quantità di ossigeno aumenta, mentre i raggi ultravioletti risultano sempre meno intensi perché assorbiti negli strati superiori. La massima quantità di ozono si forma perciò a 30 km di quota, dove è massimo il prodotto tra l’intensità dei raggi UV e la concentrazione dell’ossigeno molecolare. Le molecole di ozono che si formano assorbono le radiazioni solari con lunghezza d’onda compresa fra 240 e 340 nm (UV-B e UV-C). Ciò provoca la scissione dell’ozono in un atomo e una molecola di ossigeno: O3 + hν → O2 + O Nella parte in ombra dell’atmosfera l’ozono reagisce con l’ossigeno atomico per formare ossigeno molecolare: O3 + O → 2O2 L’ozono viene quindi continuamente formato, decomposto e riformato nella stratosfera. I processi di formazione e distruzione instaurano un equilibrio dinamico, che mantiene costante la concentrazione del gas. hν (λ = 241 nm, UV-C) O2 O O energia O O2 O3 hν (λ = 320 nm, UV-B) O3 O3 O O O2 O2 O2 figura 2 I processi di formazione e di distruzione dell’ozono nella stratosfera sono in equilibrio per cui, in assenza di altri contributi, la concentrazione di questo gas è costante. L’ozono, che si forma dalla reazione tra ossigeno molecolare e ossigeno atomico, assorbe le radiazioni ultraviolette e si scompone di nuovo in ossigeno atomico e ossigeno molecolare. 1 Mario Rippa - La 6 Concentrazione di ozono (ppm) chimica di Rippa - secondo biennio - Italo Bovolenta editore - 2012 DIDATTICA ATTIVA - Approfondimento A partire dal 1974 i ricercatori hanno osservato, nei mesi di settembre-ottobre, una diminuzione stagionale della concentrazione di ozono nella stratosfera in corrispondenza dell’Antartide e hanno identificato il fenomeno con il nome di buco dell’ozono (figura 3). 1979 Il buco dell’ozono consiste in una significativa diminuzione della quantità di ozono stratosferico, che si osserva nel corso della primavera australe al di sopra dell’Antartide e che dura un paio di mesi. Alla fine di questo periodo l’ozono distrutto non si ricrea completamente, per cui ogni anno il buco si ripresenta con dimensioni sempre maggiori. L’assottigliamento dello strato di ozono risulta più marcato alle alte latitudini soprattutto per l’azione determinante del clima sui meccanismi di degradazione dell’ozono. Le basse temperature sono in grado di trasformare alcune sostanze da una forma inattiva a una forma attiva nei confronti dell’ozono. Durante la notte polare l’atmosfera si raffredda e si ha diminuzione di pressione. Questo effetto, unito alla rotazione terrestre, crea un vortice di aria fredda e si ha l’isolamento di grandi masse d’aria polare per molti mesi consecutivi. Quando la temperatura raggiunge –80 °C, si formano nubi, chiamate nubi stratosferiche polari, che rappresentano la superficie ideale per la liberazione di atomi di alogeni. Questi atomi provocano l’inizio di una catena di reazioni che comportano la degradazione dell’ozono. Per esempio, gli atomi di cloro si combinano con l’ozono formando monossido di cloro e ossigeno molecolare: Cl + O3 → ClO + O2 Il monossido di cloro si combina poi con un atomo di ossigeno liberando ossigeno molecolare e un atomo dell’alogeno, che ricomincia il processo: ClO + O → Cl + O2 Un solo atomo di cloro può decomporre migliaia di molecole di ozono. La principale fonte di atomi di cloro è dovuta all’uomo ed è rappresentata dai clorofluorocarburi, in sigla CFC. I CFC sono sostanze utilizzate in modo massiccio a partire dal dopoguerra fino alla fine degli anni ’80 del secolo scorso come propellenti nelle bombolette spray e come fluidi refrigeranti nei frigoriferi. I CFC furono immessi sul mercato in quanto non tossici, stabili e inerti. Proprio l’inerzia chimica è la causa della loro pericolosità nei confronti dello strato di ozono. Questi gas infatti permangono nell’atmosfera anche un centinaio di anni, risalgono lentamente e alla fine arrivano nella stratosfera. Qui i CFC sono decomposti dai raggi ultravioletti per formare fluorocarburi FC e liberare atomi di cloro e bromo, che decompongono le molecole di ozono: CFC + hν → Cl + FC 1994 2010 figura 3 Attraverso l’utilizzo di diverse colorazioni, le immagini satellitari mostrano la consistenza dello strato di ozono al di sopra dell’Antartide. La massima concentrazione di ozono è indicata dai colori verde e giallo, concentrazioni inferiori sono indicate in blu, mentre la concentrazione minima è rappresentata in viola. Le immagini scattate in tre anni differenti, il 1979, il 1994 e il 2010, mostrano come nel 1979 non vi fossero zone povere di ozono. Nel 1994 si è registrata la minima concentrazione di ozono al di sopra dell’Antartico, come è dimostrato dall’ampia zona colorata di viola. Successivamente il trend si è invertito e nel 2010 si è registrato il valore di concentrazione di ozono più alto del decennio. 2 Mario Rippa - La chimica di Rippa - secondo biennio - Italo Bovolenta editore - 2012 DIDATTICA ATTIVA - Approfondimento radiazioni UV aumenta il rischio di contrarre un tumore della pelle, a seguito di mutazioni del DNA delle cellule epiteliali. Nel 1995 il Premio Nobel per la chimica fu assegnato all’olandese Paul Jozef Crutzen e agli statunitensi Mario José Molina e Frank Sherwood Rowland per il loro lavoro sulla formazione e decomposizione dell’ozono. Per la prima volta l’Accademia delle scienze svedese premiò scienziati attivi nel campo della chimica dell’atmosfera, dando dignità scientifica a ricerche in campo ambientale. La produzione di CFC è stata vietata nei Paesi sviluppati nel 1995 a seguito degli accordi internazionali stabiliti con il protocollo di Montreal del 1987 (figura 4). Nonostante ciò, la concentrazione di CFC in atmosfera è ancora molto alta e sta diminuendo entamente. Si stima che il buco dell’ozono sarà presente fino al 2075. L’assottigliamento dello strato di ozono comporta una diminuzione dell’assorbimento delle radiazioni UV-B, in quanto questi raggi ultravioletti sono assorbiti esclusivamente dall’ozono e non dall’ossigeno. L’esposizione alle 1 400 Migliaia di tonnellate 1 200 1 000 800 600 400 200 0 1950 1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990 1995 2000 figura 4 L’andamento della produzione mondiale di CFC nel tempo mostra come queste sostanze abbiano raggiunto un massimo di utilizzazione nel 1988. A seguito di accordi internazionali, nel giro di pochi anni la produzione di CFC è stata poi ridotta drasticamente. 3 Mario Rippa - La chimica di Rippa - secondo biennio - Italo Bovolenta editore - 2012