2001 - 1997
la poesia corre col tempo, a volte lo anticipa e si ferma un momento per ascoltarsi
Intorno al 1950 è cominciata una nuova mutazione nella poesia italiana. Non dico: una
rivoluzione. La parola rivoluzione suscita immediatamente echi ideologici, ed è troppo ambiziosa. Invece la parola mutazione ci fa pensare a una svolta evolutiva fondata
su una nuova poetica, a un nuovo orizzonte teorico e pratico, nel quale si pone la scrittura di chi concepisce poesie legate al tempo vissuto. Nel 1960 mi fu chiaro che la
nuova poetica era presente, agiva in alcuni scrittori già rilevanti o emergenti con spiccati caratteri. Così mi presi cura di costruire un’antologia di cinque autori, diversissimi tra loro ma uniti da forti premesse e da comuni intenzionalità di prospettiva.
Chiamammo l’antologia “I Novissimi”, un atto di sfida alquanto ironico. La prima edizione del libro uscì nella primavera del 1961. Dunque sono quarant’anni, possiamo
celebrare un anniversario. Nella prefazione radicalizzavo la condizione della nostra
poesia descrivendola con un po’ di enfasi: strozzata apparizione, rito demente e schernitore, discorso sapiente e insieme gioco temerario, pantomima incorporea.
Affermavo spavaldamente: la nostra poesia si misura con la degradazione dei significati e con l’instabilità fisiognomica del mondo verbale in cui siamo immersi. Oggi
userei toni più sfumati. Ma la sostanza del discorso è sempre quella e non la rinnego.
Viviamo in tempi post-apocalittici. Le apocalissi sono già avvenute e continuano ad
accadere. E’ arduo, forse impossibile conferire uno statuto alla poesia. Non c’è più
gerarchia di nessi riconoscibili tra un fenomeno e l’altro. Tra i fenomeni è sempre più
evidente una giustapposizione violenta. Ciò che è discontinuo, ciò che stride suona per
noi carezzevole. Siamo scossi dai cortocircuiti tra gli eventi. Le nostre percezioni si
accavallano e scorrono rapidissimamente. “La realtà dei nessi sconvolti” si insinua
anche tra le parole, nei sintagmi, nei ritmi. Non si può far finta di niente. I poeti di
oggi non possono fare altro che affidarsi al grottesco, alla ripidità, alla vertigine, alle
capriole della sintassi, allo scollamento del pensiero dall’esperienza; oppure può
essere loro consentito di fare un’altra scelta: affidarsi al loro narcisismo e niente
altro. Ancora poche parole che, a mio parere, contano molto per i poeti del nostro
tempo. Nell’epoca supertecnologica siamo paradossalmente più vicini che mai ai
tempi arcaici. In tutta l’epoca moderna (diciamo dal Seicento barocco in poi) l’uomo
non era mai stato così partecipe (benché passivo) dell’energia cosmica, e così continuamente attraversato dalla terribilità, dall’orrore e a volte dalla bellezza della terribilità. L’uomo di oggi è definito un consumatore di oggetti, di merci; ma questa è soltanto una faccia del fenomeno. Sul rovescio si legge un’altra verità: le merci, gli
oggetti sono, nel mondo tecnologico, idee che hanno preso forma di cose. E sono le
idee contenute negli oggetti a consumare i consumatori. Le idee che stanno dentro gli
oggetti sono più potenti degli oggetti stessi. E le idee dentro le cose impediscono
all’uomo di pensare, se non a loro e con loro. Le idee dentro le cose sono sempre più
pervadenti, voraci e possessive. Che cosa possono fare i poeti? Provare a indebolire
il sistema, a svuotare di forza questo meccanismo seduttivo. Credo che una dose di
preveggenza sia implicita nella mutazione cominciata mezzo secolo fa. Naturalmente i
poeti non vinceranno, ma almeno si potrà dire: non hanno fatto finta di niente.
Alfredo Giuliani
2001 - 1997
catalogo realizzato
grazie al contributo di
COMUNE DI ROMA
ASSESSORATO ALLE
POLITICHE CULTURALI
DIPARTIMENTO
CULTURA-SPETTACOLO
MINISTERO DEGLI
AFFARI ESTERI
DIREZIONE GENERALE
PER LA PROMOZIONE
E LA COOPERAZIONE
CULTURALE
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in dal 1997 L’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma sostiene il festival annuale di romapoesia. A Roma, dopo la non dimenticata stagione di Castelporziano, da molti anni non esisteva più un appuntamento che riunisse (e mettesse a confronto) poeti di vari paesi e continenti.
I festival di romapoesia hanno riempito questo vuoto, creando un incontro ormai
riconosciuto e atteso. In questi cinque anni, tra fine estate e inizio autunno, a
Testaccio, all’Esquilino e in altre zone della città i cittadini romani, soprattutto i giovani, hanno potuto incontrare oltre duecento poeti provenienti da tutto il mondo, parlare con loro e assistere alle performance, veri spettacoli di poesia.
Perché la poesia non è una pratica consolatoria, ma, come questi stessi festival
hanno dimostrato, è interazione con le altre arti (soprattutto la musica), esplorazione di nuovi territori, incrocio e scambio tra le culture.
In una società che tende alla globalizzazione, in cui l’omologazione assedia, soprattutto nei più giovani, i processi di individuazione e di appartenenza, la poesia svolge una funzione fondamentale: rifiutando le facili generalizzazioni, proponendo
domande, fornendo stimoli originali e profondi.
La presenza di tanti poeti provenienti da paesi lontani e da culture poco frequentate e conosciute è un’ulteriore occasione per ribadire la vocazione di Roma alla multiculturalità, per sottolineare che le molte culture e il loro confronto sono un reale
deposito di ricchezza.
L’afflusso, la partecipazione e il consenso di migliaia di persone ha confortato in
questi anni il nostro lavoro, e ci spinge a proseguire su questa strada con immutato
entusiasmo.
Gianni Borgna
Assessore alle Politiche Culturali
del Comune di Roma
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Ufficio Spettacolo dell’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di
Roma segue il festival romapoesia fin dai suoi primi passi, nel 1997:
quando, in due serate di fine giugno, il festival ha fatto risuonare il complesso michelangiolesco di piazza del Campidoglio del concerto della poetessa Joy
Harjo, della provocazione di John Giorno, della poesia di Silvano Agosti, Selima Hill,
Fernando Birri e di molti altri poeti italiani e stranieri. In questo contesto forte ed
espanso anche i versi dei poeti più tradizionalmente lineari riprendevano una valenza corporea. Insomma, meno libro e più gesto: più evento, più spettacolo.
Il reading poetico coniugato a musica, immagini, teatro, danza, nuove tecnologie è
un mezzo particolarmente interessante, in grado di veicolare la poesia a pubblici
sempre più vasti, soprattutto a quelli giovanili (molto sensibili ai nuovi linguaggi).
Questo approccio, inoltre, si ricollega agli episodi di ricerca e sperimentazione sulla
poesia che avvennero proprio a Roma negli annni tra i Sessanta e gli Ottanta: dalle
letture della Tartaruga alle performance teatrali del Beat 72, a Castelporziano, ai
festival di Villa Borghese.
In questi cinque anni abbiamo voluto “contaminare” con la poesia quartieri quali
Testaccio (il luogo del divertimento e della musica giovanile) e l’Esquilino (zona di
frontiera con le molte e diverse culture): disseminando il festival tra i capannoni del
vecchio Mattatoio, i caffè, i bellissimi spazi dell’Acquario Romano.
La risposta del pubblico, soprattutto di quello giovanile, è stata sempre attenta, partecipe ed entusiasta.
Raffaele De Lio
Responsabile dell’Ufficio Spettacolo
Assessorato alle Politiche Culturali
del Comune di Roma
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el prestigioso complesso borrominiano dell’ex Oratorio dei Filippini a piazza dell’Orologio ha sede la Casa delle Letterature di Roma, nuovo centro
cittadino interamente dedicato alla letteratura italiana e straniera del
Novecento. Questa realizzazione può essere considerata il risultato del lavoro culturale promosso e realizzato a Roma dall’Assessorato alle Politiche Culturali: raccoglie, sviluppandolo e potenziandolo, il patrimonio di esperienze formatosi in questi anni attraverso l’attività di programmazione culturale dell’Ufficio ConvegniMostre-Conferenze, di cui diventa la sede. Sede effettiva, quindi, di un settore della
programmazione culturale cittadina, centro di produzione di tutte le iniziative a
carattere scientifico, letterario ed editoriale che si rivolgono al grande pubblico cercando di coniugare la serietà dell’impostazione e della cura scientifica con l’intento
di divulgare i propri contenuti.
Casa delle Letterature si propone come luogo della città per la letteratura e della letteratura per la città; un centro di interazione tra la letteratura e le altre arti; un polo
espositivo, una struttura progettata per la divulgazione in campo letterario; un laboratorio/archivio telematico di documentazione, conservazione e valorizzazione del
patrimonio letterario su diversi tipi di supporto; un luogo di letture e di navigazione,
un‘oasi da visitare, una “stazione” culturale nel centro di Roma; una porta d’accesso verso l’universo letterario. Essa si pone, quindi, naturalmente come punto di
incontro privilegiato tra scrittori e pubblico, spazio di aggregazione di gruppi e tendenze, di associazioni ed istituzioni, di appassionati ed esperti di letteratura.
Il lavoro di ideazione e cura dei progetti del nuovo centro non poteva e non può non
avvalersi della collaborazione con Istituzioni, Università, Associazioni Culturali, Enti
pubblici e privati, sia italiani che stranieri. Una preziosa rete di relazioni già avviata
da vari anni, che con l’apertura del nuovo centro si è ulteriormente rafforzata. Ed in
questo ambito l’incontro con l’Associazione Culturale Multirifrazione Progetti è stato
uno dei più interessanti perché ha creato la possibilità di organizzare eventi sulla
poesia italiana e straniera di grande rilievo per l’autorevolezza degli autori partecipanti, per l’ampiezza dei riferimenti internazionali, per la validità delle scelte tematiche.
Da alcuni anni questa collaborazione si concretizza soprattutto sulla sezione della
rassegna romapoesia dedicata all’approfondimento di un paese o continente straniero: ricordiamo le edizioni di Latinoamericapoesia, Africapoesia, Indiapoesia e la
prossima Giapponepoesia. Sono state straordinarie occasioni di incontro con i poeti
di questi paesi e di confronto tra la loro e la nostra poesia: il video “Enciclopoesia”,
prodotto da Casa delle Letterature con MFR Progetti, ne fornisce una valida testimonianza.
Maria Ida Gaeta
Responsabile Casa delle Letterature
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Franca
Rovigatti
U N PA S S AT O P R E S E N T E
(Davvero - come dice il titolo di un appuntamento centrale nel festival di quest'anno - la nostalgia è del futuro. Non del passato. Ho curato i primi quattro festival insieme a Nanni Balestrini, Maria Teresa Carbone, Luigi Cinque, Marco Palladini,
Annapaola Bonanni, Stefano Milioni - con entusiasmo e passione: ci siamo scannati su scalette, strutture, nomi, luoghi. Per pura passione: per dare della poesia il
ritratto più ricco e vero possibile, per creare nuove interazioni e integrazioni.
Ripensando a questo passato, non mi viene un briciolo di nostalgia. È un passato
presente.)
, festival della parola. E parola ha qui un’accezione
molto più vasta che non quella corrente: perché la poesia non è solo l’arte della
parola scritta, non è soltanto veicolazione di senso, bella forma. È ben di più, molto
d’altro.
La poesia in origine è materia del sacro: ed esisteva nel mondo ben prima che la
scrittura fermasse le parole in forme stabili. Era parola-suono, parola-visione, parola-incantamento. Era orale, fissata nella memoria, trasmessa attraverso il canto,
strettamente connessa alla musica, inscindibile dal ritmo, portatrice di visioni e miracoli. Era teogonica, sciamanica (i canti degli aborigeni australiani di Chatwin realmente “costruiscono” le vie!).
Poi arrivò la scrittura. E dopo ancora, la stampa, i libri, la diffusione ad un pubblico
di lettori che si allargava. La poesia, imprigionata dentro il libro, appuntata sulle pagine, privata del suono e della visione, separata dal suo corpo magico, diventa parola scritta. Soprattutto gli ultimi due secoli ne hanno dato una lettura intimistica. Il
poeta non è più la voce del dio che rivela gloria dolore e senso, che opera miracolosi ricongiungimenti: diventa piuttosto il languido ricettacolo di malinconie, solitudini, buoni sentimenti feriti: il poetino. Una caricatura.
Ora l’unica scommessa possibile è quella di ritrovare il corpo perduto della poesia.
La sua voce, che sa cantare, braccia e gambe, che camminano danzando, il fegato
per il coraggio, il cuore per dare il ritmo. Scongelarla dalla pagina: leggerla forte,
cantarla, recitarla, agirla.
Il meraviglioso, sontuoso corpo della poesia in questi anni lo abbiamo visto: lo hanno
portato con loro i poeti invitati al festival.
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Joy Harjo, nativa americana: che con la sua band ha cantato il diritto alla giustizia
poetica; Sainko Namchylak, che ha modulato gli antichissimi armonici della
Mongolia; Bernard Heidsieck, che ha letto un rotolo di carta lungo chilometri, invadendo la sala, gli spettatori; John Giorno, che saltava per il palcoscenico urlando
mirabili provocazioni...
E sono arrivati i poeti irlandesi, con la loro irresistibile musica; sono venuti Oskar
Pastior, Uetz, Selima Hill, Pimenta, Barbara Koehler, Verheggen, Brigitte
Oleschinski, Rothemberg, Tracie Morris, Robin Morgan.
Sono venuti i poeti dell’America Latina (Ak’abal, che parla la ‘lingua’ degli animali
della foresta amazzonica...), le poetesse indiane, i cantori, poeti, rapper dell’Africa
sub-sahariana: ed è stata l’emozione di un incontro con le parole sacre di mondi
poetici lontani, poco o nulla noti.
Ha performato Francesco Leonetti, energia pura; Mario Socrate, ottantenne, ha letto
le sue poesie con una stupefacente voce di adolescente; sono venuti Magrelli,
Pignotti, Zeichen, Lunetta, Giampiero Neri, Anna Cascella, Lisabetta Serra, Silvio
Ramat, Rita Degli Esposti, John Gian, Giuliano Mesa, Mara Cini, Aldo Nove,
Rosaria Lo Russo.
C’è stato Pagliarani, la cui voce, da sola, è un’invettiva; sono saliti in scena
Sanguineti, Balestrini, Giuliani. Abbiamo sentito l’energia spericolata di Julien
Blaine, il ritmo irresistibile dei Tarantolati di Tricarico con Antonio Infantino, la melodia straniata di Ottonieri e i Ringe Ringe Raia, il rap dei Rapsodi, di Frankie Hi-NRG.
Si è svelato il corpo segreto di Louise Bak; abbiamo subìto la furia performativa di
Monty Cantsin e di Richard Martel. Sono venuti quelli del Nuyorican Café: Algarin,
Laviera, Pedro Pietri, Piri Thomas.
C’è stato Hypertext Ulysses, opera-poesia in cui la parola cantata dagli stessi poeti
ha interagito in uno spazio di alta spettacolarità con musica, immagini, nuove tecnologie.
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C’è stato il teatro di poesia: Bordini ed Esposito con Ma($)sacro, Palladini con
Kerouac Road & oltre.
C’è stata la poesia ironica al femminile di Daniela Rossi e Alessandra Berardi.
C’è stato Laboratorio Apocalisse: per una notte la poesia ha liberamente, riccamente sconfinato nella musica, nelle immagini e azioni: nel fuoco di Buggiani, nella
danza contro la tortura di Serge Pey, nelle performance di Szkárosi, Nagy, Sauer,
Hubaut, Gentiluomo, Palladini, Müller, Voce & Verde.
E i rave di poesia: in tanti abbiamo ballato fino a notte alta sul ritmo, sulla musica
della voce dei poeti.
romapoesia è una festa che dura da oltre quattro anni. Non riesco a dirle tutte, le
cose. Non riesco a dirli tutti, i poeti. Sono stati tanti, più di duecento: e ognuno di loro
(ognuno!) ha portato se stesso, anima e corpo: la propria poesia, anima e corpo.
Voce, ritmo, canto, energia, emozione, movimento.
Il corpo della poesia si sta ricostituendo. Chi è venuto alle serate del festival non
potrà più credere che la poesia sia intimismo (seratine solitarie con un libro in mano
alla luce di un’abat-jour). Non potrà più pensare che la poesia sia la sorella povera
delle altre arti. L’ha vista, l’ha sentita, ha ballato al suo ritmo, il cuore si è mosso sui
battiti del cuore della poesia. L’ha cantata, ne è stato coinvolto, gli è venuta voglia di
leggere ad alta voce, di scrivere.
La poesia è una festa. Andandoci, ci si sente più vivi: oppure ci si ricorda com’è
quando si è vivi. Vengono voglie. Diventi allegro, o triste, non importa: ma senti che
ci sei.
Lo capisci adesso perché dicevo che non c’è posto per la nostalgia?
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Nanni
Balestrini
APOCALISSE
a poesia fa male. Generazioni di ipocriti, di insegnanti, di imbecilli, di
baciapile, di pedagoghi, di pedofili, di peracottari, di animebelle puzzolenti hanno cercato di inculcarci una visione edificante e patetica, piagnucolosa e buonista di un’arte che per sua natura è un AFFRONTO
all’esistente per mezzo della parola.
Micidiale e inesorabile, indecorosa e sfrontata, impudica e corrosiva la poesia è
l’Apocalisse del linguaggio. È un urlo selvaggio che strappa brandelli di cervello
ammuffito, che fa sanguinare i corpi resi insensibili dall’alienazione economica, che
trafigge i cuori impotenti e cancerizzati.
La poesia è un’interminabile Apocalisse. O non è.
La poesia è una continua esplosione, una continua rivoluzione, un continuo rifiuto,
una continua distruzione della merda accumulata dal perbenismo criminale dell’homo economicus globalizzato.
La poesia è la Bestia dell’Apocalisse.
La poesia è sputare parole infuocate avvelenate nei suoi occhietti melensi. La poesia è la pioggia di sangue, di fuoco e di piscio che li sommergerà con i loro vestitini
griffati.
(La poesia è anche farla finita con tutti i miserabili sciacalli che sulle sofferenze che
hanno contribuito a infliggere ai popoli intonano canti stonati, inni melensi agli squartati e ai fuggiaschi mentre li derubano anche dei pacchi dono.)
La poesia è una roba che non ve la immaginate nemmeno.
La poesia è il Giubileo delle energie vitali che dilagano sul pianeta avvelenato.
Cagatevi sotto: la Bestia dell’Apocalisse è arrivata!
ROMAPOESIA
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a l
f e s t i v a l
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S E T T E M B R E
d e l l a
2001
d a l
p a r o l a
a cura di Nanni Balestrini, Luigi Cinque, Lello Voce
2001
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CASA DELLE LETTERATURE
TEATRO INDIA
LUNEDÌ 17 SETTEMBRE
SUE LAME, SUO MIELE
Lettura di Mariangela Gualtieri
Testi di M. Gualtieri. Scelta musicale di Andrea Felli
un giorno e una notte di poesia
MERCOLEDÌ 26 SETTEMBRE
TUTTE LE BELLEZZE DEL MONDO
MOSTRA DI JAROSLAV SEIFERT (1901-1986)
ENCICLOPOESIA 1
Proiezione del video dei quattro anni di romapoesia,
con la regia di Sergio Spina, prodotto da Casa delle
Letterature e da MRF Progetti
GIOVEDÌ 27 SETTEMBRE
GIOVANI POETI ROMANI
A cura di Tommaso Ottonieri
Annalisa Comes, Gianfranco Franchi, Marco
Giovenale, Nicola Lagioia, Daniele Mencarelli, Gian
Marco Nagni, Andrea Silvestri, Alessandro Trionfetti,
Sebastiano Triulzi
I POETI DI ROMAPOESIA INCONTRANO IL PUBBLICO
VENERDÌ 28 SETTEMBRE
IDENTITÀ SELVAGGIA
Incontro su parola-suono, poesia-musica. Progetto
Prometheus Hypertext con il sostegno del Programma
Cultura 2000 dell’Unione Europea. MRF Progetti
(Italia), FUSIC (Spagna), ADC,EP (Francia), EPIKOYROS (Grecia)
ROMA IN POESIA DAL 1970 AD OGGI
Dibattito condotto da Walter Pedullà. Interventi di alcuni dei maggiori personaggi e osservatori della poesia a
Roma
POETRY & PARTY cinque anni di romapoesia
Serata ad invito
Antipasti in versi e buffet con D. Agrafiotis (Grecia),
A. Antunes e Z. Moreau (Brasile), B. Ferrando
(Spagna), J. Haddad (Libano), M. Lachlan Young
(Gran Bretagna), V. Magrelli (Italia), L. Rampolokeng
(Sud Africa), Shimoda S. (Giappone), T. Splinter
(Germania-Sud Africa)
LA NOSTALGIA DEL FUTURO prima parte
Demosthenes Agrafiotis (Grecia), Bartolomé
Ferrando (Spagna), Murray Lachlan Young (Gran
Bretagna), Valerio Magrelli (Italia), D.I.G. Drama
Improvisation Group, Nanni Balestrini con Ilaria
Drago: Elettra
VideoScenografie live di Giacomo Verde
SABATO 29 SETTEMBRE
POESIA DAL GIAPPONE
Presentazione dell’antologia bilingue italo-giapponese
“Il coro temporaneo” a cura di Andrea Raos. Introduce
Alfredo Giuliani. Con la partecipazione dei poeti
Kataoka Naoko, Shimoda Seiji, Smelly, Yoshimichi
Takei e Shiraishi Kazuko
Liceo Scientifico AUGUSTO RIGHI
Liceo Classico TORQUATO TASSO
LUNEDÌ 1 OTTOBRE
GIAPPONEPOESIA NELLE SCUOLE
I poeti giapponesi incontrano gli studenti
GALLERIA IL LABIRINTO Via dei Fienaroli 21/A
GIOVEDÌ 27 SETTEMBRE
IL LIBRO DELLE SINDONI
Corrispondenze testuali e visive
Testi di Tiziana Colusso, opere visive di Enrico
Frattaroli, presentazione di Mario Lunetta, con Adel
Bakri, Patrizia Polia, Alessandra Vanzi e gli autori
DOMENICA 30 SETTEMBRE
NO.STOP.
ENCICLOPOESIA 2
MICROFONO APERTO
Un vero e proprio Poet’s Corner dove chiunque voglia
potrà leggere in pubblico i propri versi
POETRY SLAM An Official Poetry Slam Inc. Venue
10 poeti in gara: Mariano Bàino, Marco Berisso,
Biagio Cepollaro, Paolo Gentiluomo, Rosaria Lo
Russo, Aldo Nove, Marco Palladini, Stefano Raspini,
Tiziano Scarpa, Sara Ventroni
Emcee: Lello Voce
Ospite d’onore Tracy Splinter (Germania-Sud Africa)
LA NOSTALGIA DEL FUTURO seconda parte
Arnaldo Antunes con Zaba Moreau (Brasile), Joumana
Haddad (Libano) con Ilaria Drago, Danila Massimi e
Claudia Fichera, Evelina Meghnagi (Italia), Lesego
Rampolokeng (Sud Africa)
Frankie HI-NRG e Alter Ego Ensemble: Coming
together di F. Rzewsky
Edoardo Sanguineti con Andrea Liberovici e Ottavia
Fusco: Rap
VideoScenografie live di Giacomo Verde
GIAPPONEPOESIA la voce il corpo la parola
a cura di Enzo Minarelli e Andrea Raos
Kataoka Naoko, Nomura Kiwao, Shimoda Seiji,
Smelly, Yoshimichi Takei, Shiraishi Kazuko, Oki Itaru
a concludere
THE GANG in concerto
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Tommaso
Ottonieri
VOCI NUOVE DA ROMA
Dal diarismo all’astrazione anti/lirica, dalla ricostruzione alla riesplosione della misura del
verso, dalle alterazioni dei linguaggi ai parossismi dell’espressione (fino a quel limite - impossibile da non varcare - che è l’impuro-lirico del rock), dalle urgenze narrative portate dentro
(e oltre) la misura del verso, giù fino alla persistenza di una poesia-pensiero (espansa in pura
fibrillazione concettualista, oppure “ridotta” sul confine dell’intimità confessionale), o alle più
sublimi-ironiche partiture metriche persino provenzaleggianti (tra incandescenza lirica e ossificazione), - l’esercizio della poesia da parte di coloro che, oggi, nel labirinto sempre più
esponenzialmente esteso di linguaggi e comunicazioni, prendano a praticarla, è anche, inevitabilmente, un intrico di sentieri sconnessi o abbandonati. Strade che s’interrompono, o
magari tornano a intrecciare altre strade fino a di nuovo perdersi, negli intermittenti deserti
d’una selva urbana (come è questa) che non cessa di criptografare ritmi e controtempi, lacerazioni o connessure, mai intrepretabili del tutto. Sono sentieri, spesso, imboccati per caso; e,
quasi sempre, lasciati lì qualche metro prima di entrare nella zona davvero rovente del senso,
in quel vortice (centrifugo, se si vuole - annichilente e vitale, vincolato e apertissimo) che è
l’esperienza della lingua della poesia.
Eppure. Ciò che ha avuto luogo, presso le giovani generazioni “illetterate”, lungo il corso dell’ultimo decennio, è stata l’eccezione di un ritorno imprevisto alla scrittura, in quanto “ritmo”
comunicativo quasi a reduplicare il corpo, ad assorbire tutta l’energia delle sue pulsioni fisiche. Dalla “versificazione” (molto spesso hard-core, o altrimenti goliardica, ma comunque,
tecnicamente, “lirica”…) delle chat-line, alla messaggistica sms coi suoi vincoli di condensazione ai limiti dello haiku (dire tutto per la lunghezza massima di 160 caratteri…), al più “antico” graffitismo, la parola scritta/ritmata corre veloce sulla pelle di questa città (globale? ma
insieme, localissima, innestata nelle fibre di ognuno) che tutta si scandisce di cesure e di ritmemi e - insomma – di versi: imponendo un senso diffuso e immediato (per quanto, ipermedializzato) di poeticità. La voce immateriale e accessibile di una Poesia che, sgraziata irresistibile, sia discesa dal suo incongruo piedistallo, per consegnarci il suo messaggio.
Scrivere poesia, allora, adesso, da Roma. Roma, campo culturale iperdeterminato anche
della poesia; dove il poetico (il segno poetico non meno della marca stessa di “poeticità”) si è
offerto spesso sotto la stella di un’autoindulgenza sublime e imbarazzante. Divaricandosi sull’eterno (falso, probabilmente) dilemma dell’Arcadia e della Ricotta. Del mito dell’istituzione e
del mito della periferia (e, a volte, del mito dell’istituzione della periferia). La normalizzazione,
il furore (la normalizzazione del furore). Tra il luogo ameno del giardino e il territorio putrefatto della plaga. Tra la cancellazione del corpo e la glorificazione del corpo ineffabile. E comunque, tra pratiche di controllo multiverse, da Campo dei Fiori all’Idroscalo: nella più scenografica festante (felliniana?) teatralità degli Apparati, dall’industria spiritual-mondana della
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Chiesa, a quella dell’immaginario-pesante (cinema-tv). Senza mai, eppure, poter rimuovere il
dato di una lingua prensile e fastosamente contorta, indolente-acuminata, che si gattona fino
ad un nonsenso travestito di triviale, ad una “negatività” implosa risolta nello umor nero (umor
cinico) più corrosivo e paradossale, a uno straniante, unico dandysmo che non ha paura di
affrontare il pecoreccio: fra Belli e Petrolini, certo, ma anche nelle stagioni romane delle avanguardie (non solo letterarie) e ai bizzarri happening anni ’70, allo “stile” Beat ’72 (prima della
normalizzazione definitiva e sospirosa, all’ingresso degli ’80).
Dagli esempi accolti di poeti nuovi che scrivono da Roma, nel corso delle varie edizioni di
romapoesia sezione “giovani” - di voci che isolate o connesse ad altre voci emergono dalla
corrente - dominante di rilievo è parsa sempre più questo senso di concretezza linguistica:
una tensione al paradosso oggettivante, oppure, una de/negazione del registro lirico fino alla
“viscerale” presa diretta di qualche specie spiazzante di diarismo; e impulso, infine, alla “crettizzazione” della lirica e del suo soggetto. Altrove, inversamente, è l’inclinazione a pensare
una resistenza della parola, nel suo peso oggettivo: per la definizione di un io post-lirico, che
si pensa fuori del linguaggio e si spinge a interrogare, verticalizzante, per via quasi aforistica,
le forme che ambientano il sé; incidendo la superficie del testo come in un unico taglio verticale verso una sostanza che può essere, al di là di qualsiasi indulgenza, ancora, naturalmente, un vuoto.
Le voci nuove che romapoesia ha accolto senza preclusioni di sorta, con l’unico scopo di
costituire, sia pure per la sola durata del suo evento, un punto di agglutinazione delle differenti pulsioni espressive, senza lasciare che si disperdano (cercando, insomma, di mettere in
connessione la molteplicità dei sentieri: e costruire, semmai, una testura, e al limite un industre labirinto), queste voci sono parse tutte significative proprio nella (per la) loro intrecciata
varietà; voci in grado di farci partecipi anche del loro reciproco confrontarsi, contaminarsi,
mutarsi, in rapporto strettissimo coi tempi (lacerati, martellanti, vitali, disturbanti) di una città
come questa. Sono state voci spesso portatrici di tensioni e posture proprie di linguaggi più
performativi (fino alla “produzione” Poetry Slam, nell’ambito della Festa della Poesia): a ricordarci quella natura aperta, metamorfica, accogliente, che non possiamo fare a meno di riconoscere propria del fare della poesia: a patto che si abbia il coraggio di scrostarlo, questo fare,
dalla resistenza dei suoi stessi stereotipi. Le generazioni nuove di poeti, viste dal laboratorio
di romapoesia, sembrano, allora, voler accedere ai terreni della linguaggio poetico senza privarsi della libertà di eccedervi, di aprirne (straniarne, deterritorializzarne) gli spazi; coscienti
forse che questo è tutto ciò che chiede la poesia, per penetrare il suo vortice. (Per fendere la
nuclearità del suo Vuoto).
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Luigi
Cinque
L’ I D E N T I T À S E LV A G G I A
Il rapporto tra musica e parola fa parte della millenaria, arcaica, civiltà della sintesi, e meno
appartiene alla pratica dell’analisi, alla separazione delle forme espressive tipica della cultura moderna europea.
Non è un caso se, dalle nostre parti, molto spesso la relazione musica-parola ha sofferto (e
soffre) di una sorta di disagio teatrale, più o meno velato, malinconico per giunta: costringendo una delle due a concedere parti di sé, ad adattarsi in forme illustrative, a restare in ombra,
lasciando che la scrittura complessiva, per coerenza di genere, si sviluppi a favore della musica e (in qualche caso) della parola.
Se guardiamo al mondo tradizionale extraeuropeo, o se ricerchiamo, per quel che ci è possibile, nella classicità mediterranea, troviamo che tra parola poetica e musica esiste una vera
e propria identità selvaggia: permane il senso che la parola è di per sé, innanzitutto, suono,
mentre la musica non è solo significante, ma, per via simbolica, verbo primario, radice, suggestione e significato essa stessa.
E il ritmo, già possessione metrico-poetica, è sempre stato il
considerare la parola poeluogo elettivo di quell’identità: il luogo vero della convivenza.
tica e il suono come unico
Questo, i tragici greci lo sapevano bene, e infatti elaboravano una
oggetto sonoro-espressivo
partitura-tessitura di testo ritmico e suono: erano, insomma,
senza distinguere tra signiautori-compositori a tutto campo, non semplici librettisti.
ficato e significante, senza
Per questo il Progetto “Prometeus Hypertext” tiene un occhio
voler separare gli ambiti
(quello dell’istinto, soprattutto) rivolto al “gran di fuori” tradizionale: ai modi arcaici della tradizione orale; guarda a quell’unità narrante di suono e parola considerata oggi, insieme alle nuove tecnologie, come la vera possibilità di evoluzione contemporanea del teatro di poesia.
Il Progetto, dunque, è dedicato all’identità selvaggia: come tentativo di sospendere la parola
poetica e la musica in uno stato di reciproco ascolto; come un’azione scenico-sonora tesa a
cogliere e restituire la risonanza altra - terza - tra musica e parola, considerando quest’ultima
come anticipatrice di suono, e la musica come paesaggio della parola.
2001
17
hypertext ulysses
rabita andalusa
bnet houariyàt
2001
18
Lello
Voce
N O S TA L G I A D E L F U T U R O
È quello che si respira in giro, pur tra tante tensioni, paure, indecisioni. È la nota che sentiamo, da qualche tempo, risuonare sottesa alle arti e non solo alle arti. La sentiamo vibrare profonda nelle strade, dare accenti particolari ai dialoghi della gente, influenzare i suoi gusti e le
sue scelte, la sua musica, i suoi gesti, le sue parole e i suoi sogni. Inaspettata, imprevista ed
imprevedibile accelerazione che scompagina dinamicamente la cena dei convitati di pietra.
Paradossalmente, proprio adesso che la Ragione Economica e il suo figliolo prediletto, il
Pensiero Unico, hanno il fiato corto e sembrano volerci trascinare tutti nella loro brusca frenata, nell’immobilità opulenta che precede la fine, nell’abisso che essi stessi hanno scavato
per noi.
Robert Musil, a cui, come a noi, fu destino di restare in groppa a cavallo tra due secoli, la
chiamava la “nostalgia del futuro”.
Ed è così che anche noi abbiamo deciso di intitolare una sezione di questa quinta edizione
di romapoesia. Per significare quanto essa voglia essere attenta a ciò che verrà, che sta già
avvenendo, così come a ciò che, di decisivo, è già accaduto. Scegliendo, ovviamente, prendendo partito, schierandosi e scommettendo sull’importanza di un certo passato e di un certo
futuro. Non balbettando di un indiscriminato, indistinto passato, né di un nebuloso, retorico
“futuro”.
Perché non tutti i passati e non tutti i futuri si equivalgono, né crediamo ci rappresentino. Per
essere, o almeno per sentirsi contemporanei al proprio presente è esattamente questo che
occorre fare: riconoscere e riconoscersi nel proprio passato e nel proprio futuro. E avere di
nuovo il coraggio e la voglia di rimettere in gioco, ognuno nel suo proprio agire, la carta
dell’Utopia. Restando coi piedi ben saldi per terra e la testa rigorosamente tra le nuvole. Con
le radici ben piantate e lo sguardo che percorre l’orizzonte a perdita d’occhio: “glocali”.
Il tutto a disegnare un nuovo profilo del fare poetico, così come esso ci sembra si stia evolvendo, un’identità ibrida, scomoda ma coinvolgente, plurale, non rinchiudibile in alcuno steccato, ma in continua metamorfosi, in dialogo fitto con se stessa e con le altre arti, alla ricerca di un nuovo “principio speranza” e delle parole per dirlo.
murray lachlan young
lesego rampolokeng
demosthenes agrafiotis
2001
19
bartolomè ferrando
joumana haddad
frankie Hi-NRG
arnaldo antunes
2001
20
POETRY SLAM
Il poetry slam è una gara di poesia in cui diversi poeti leggono sul palco i propri versi e competono tra loro, valutati da una giuria composta estraendo a sorte cinque elementi del pubblico, sotto la direzione dell’Emcee (Master of Cerimony). Ma lo slam è poi, in verità, molto
di più, ed è in questo ‘di più’ che sta la ragione del suo dilagante successo.
Lo slam è un modo nuovo e assolutamente coinvolgente di proporre la poesia ai giovani, una
maniera inedita e rivoluzionaria di ristrutturare i rapporti tra il poeta e il ‘pubblico della poesia’. Lo slam è sport e insieme arte della performance, il poetry slam è un invito pressante
al pubblico a farsi esso stesso critica viva e dinamica, a giudicare, a scegliere.
Insomma, lo slam dimostra, con la sua stessa esistenza e il suo diffondersi, l’indispensabilità della poesia nella società contemporanea e soprattutto il suo essere arte adeguata ai
nuovi e mutati contesti antropologici proposti dal terzo millennio, specie se portata fuori dai
libri e dalle incrostazioni scolastiche.
Come ha detto nell’esordio di un suo quasi-manifesto Marc Smith, il poeta americano che nel
1987 a Chicago ‘inventò’ il poetry slam, «la poesia non è fatta per glorificare il poeta, essa
esiste per celebrare la comunità; il punto dello slam non sono i punti, il punto è la poesia».
mariano bàino
tracy splinter
Da dove sei venuto...
E se non fossi stata io, a chiamarti?
Ti digerisco tanto facilmente
Sei liquido.
Dove stai andando...
E se non fossi stata io, a mandarti?
Ti rigurgito così facilmente
Sei liquido
paolo gentiluomo
Mangiaparole d’uno scontressere
in lingua quasi straniera o metastraniata
Secrete varianti per tue minime intraguerre,
che del secolo la vera sono tragica jam
Arrosselliamoci se l’artscleròsi ci laicovomita,
ci fa sbavanti vermi e sul pattume
marco palladini
21
aldo nove
marco berisso
e da cantine e scantinati e sgabuzzi fuori
e da li sotterranei e box e garagi fuori
e da atri et anfratti et androni tutti fuori
e da servizi e tolette e bagni e cessi fuori
e da cucine e tinelli e sale e salotti fuori
e da le camere da letto e da li letti fuori
e da li tetti e solai e soffitte e soffitti fuori
da le mense fuori da li capannoni fuori
e da li uffici fuori da li reparti fuori
biagio cepollaro
a me mi piace fare il militare
c’ho il Pentium nuovo 33
c’è già in commercio adesso il Pentium due
con processore MMX 200
schede 3DFX e Direct X
ho Porsche Challenge sulla Playstation Sony
la macchina sembra di molla è finta
non fa sgommate è un gioco da imbecilli
sara ventroni
stefano raspini
il piccolo chiede perché c’è buio e perché
luce
il grande risponde che la terra tutti noi giriamo
e lentamente
girando
viene buio e luce e poi luce e buio
che non scompare che ogni cosa luminosa ritorna
e varia
pasta fragrante
rice krispies croccante
Rilke Milkana
sorrisa alla goccia d’abete.
rosaria lo russo
C’è una farfalla nella mia stanza.
C’è questa frase nella mia testa.
Stanza foderata di farfalle.
Aggrappate a migliaia di spilli.
tiziano scarpa
2001
22
GIAPPONEPOESIA
la voce il corpo la parola
Quest’anno romapoesia, cogliendo l’occasione di Italia in Giappone 2001 e dell’intervento di
molti poeti italiani a Tokyo, propone un viaggio completo e affascinante nella letteratura e
nella cultura nipponiche, anche grazie alle sperimentate sinergie con il Ministero degli Affari
Esteri e l’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo. All’inizio di serata saranno offerte all’attenzione
del pubblico romano alcune tra le più interessanti voci della giovane poesia nipponica presenti ne Il Coro Temporaneo, la prima antologia bilingue di poesia italo-giapponese a cura di
Andrea Raos: Kataoka Naoko e Nomura Kiwao. Quindi, in prima assoluta in Italia, eventi spettacolari di tre grandi performer giapponesi. Infine la lettura di una tra le più note e autorevoli
poetesse del Giappone contemporaneo: Shiraishi Kazuko.
Enzo
Minarelli
LA VOCE E IL CORPO
La performance nella terra del sol levante ha ripreso vigore solo negli anni Novanta, dopo un
lungo periodo di silenzio, per riemergere forte e ben determinata.
Il corpo, la voce, la spazialità scenica, relazionati all’uso dei mezzi tecnologici sono i principali aspetti di questo nuovo approccio coinvolgente ed avvincente.
Ecco perché ci è parso opportuno, accanto alla poesia scritta, affiancare, in prima assoluta
almeno per l’Italia, eventi spettacolari di tre tra i più celebrati performer del momento.
Shimoda Seiji ha una fortissima presenza scenica, non fa nulla se non piegare carte o muoversi lentamente, eppure catalizza attenzione, anche perché il tratto sonoro, apparentemente secondario, è il vero fulcro del suo stare in performance. Del suo lavoro dice, “quello che
faccio sono varie azioni collegate all’insignificante della vita, all’inusuale, al metaforico, al
comunicativo, all’esposizione della vita stessa, al visibile-invisibile, al cambio dei valori, ne
necessito come di una sorta di massaggio per la mia vita”.
nomura kiwao
e, serotino,
accanto alle statuette votive per le nascite,
accanto al giardino,
d’infanzia Sion,
arto,
stare accanto,
donna,
accan
donna,
fare, padiglione, sbarre, nord, cuscino, è proibito,
are, s b a r r e a l l e p a r o l e,
fra le braccia
2001
23
Yoshimichi Takei, ovvero l’esempio più calzante della tecnologia più sofisticata, è il frutto dei
colossi ipertecnologizzati che tutti noi conosciamo. Non si tratta di una tecnologia fredda,
tende sempre ad infondervi i suoi contenuti. Usa dei sensori per esempio, incollati al braccio,
per azionare a distanza i volumi di un suono mono-tono che funge da base sonora. Affascina
questo incredibile mix tra sofisticazioni tecnologiche e presenza del corpo. Corpo tecnologico o tecnologia corporale!
Infine, Smelly, la star delle televisioni nipponiche, un misto di sesso e rock’n’roll, travolgente
e strepitoso sulla scena, una macchina da spettacolo, irriverente e sfrontato fino all’inverosimile. Le sue sono delle vere incursioni tra il concerto rock e la provocazione al limite della volgarità e del nonsense. Danza, canta, si agita, coinvolge il pubblico in un tourbillon di emozioni e sensazioni immediate, non prevedibili.
Andrea
Raos
LA VOCE E LA PAROLA
Esistono luoghi imperfetti. Sono quegli spazi di cui parla il poeta Morinaka Takaaki, in cui la
distinzione fra ciò che è lingua e ciò che non lo è si frammenta, salta. Sono innanzitutto luoghi interiori. Nello scollamento fra percezione e coscienza, oltre che il dramma di un individuo, vi è anche la testimonianza di un’insicurezza nella forma, ovvero di uno sradicamento
che non è apertura globale, tantomeno illusione parademocratica di un’eguaglianza fra canoni e culture lontani.
Sono luoghi storici.
Sono i luoghi di un conflitto statico e ripetitivo fra tutto ciò che il procedere, l’allargarsi delle
conoscenze brucia sul proprio passaggio e le scorie che di questa distruzione costituiscono
il frutto più prezioso - l’unico?
I poeti giapponesi che qui si ascolteranno sono scorie. Eredi di nulla, proprietari di una lingua
nuda ed immensa di echi, guardano alle culture occidentali come ai detonatori della loro
morte, alla propria come alla fastosa inutilità di un rito d’esorcismo.
Giustamente assetati di stereotipi, vittime della pulsione irresistibile alla conferma delle identità, chi se non noi, pubblico europeo, potremo far sì che non sia mai perfetto il loro luogo?
kataoka naoko
shimoda seiji
Stando al film
è il non riuscire a catturare il cibo il primo motore della sottomissione
qui non si può non essere d’accordo
......................
Regredire. Oziare di più ancora. Consentire a un certo modo di barbarie
......................
Mi farà star bene. Forse
quando la ragione si copre con un abito, il mio io vi si rinchiude
shiraishi kazuko
ROMAPOESIA
S E T T E M B R E
-
1
O T T O B R E
a cura di Nanni Balestrini, Maria Teresa Carbone, Franca Rovigatti
2000
2 7
2000
27
28 Settembre - EX MATTATOIO
30 Settembre - EX MATTATOIO
L’OMBELICO DEL MONDO
POETI DEL MONDO A ROMA
Jorge Canifa Alvez (Capoverde), Abdul Latif Daoud
(Iraq), Li Ke (Cina), Ribka Sibhatu (Eritrea)
Presentazione del programma televisivo di poesia realizzato
da RAI Educational. Inaugurazione della mostra delle opere
realizzate da venti artisti nel corso delle riprese
PANORAMA ITALIANO
Biagio Cepollaro, Florinda Fusco, Mario Lunetta,
Giuliano Mesa, Elio Pagliarani, Mario Socrate, Silvia
Tessitore
LA VOCE-MUSICA:
OMAGGIO A DEMETRIO STRATOS
Sainkho Namchylak (Repubblica di Tuva), Jaap Blonk
(Olanda), Pierre Thoma (Svizzera), Vincent Barras
(Svizzera), Valeri Scherstjanoi (Russia/Germania),
Enzo Minarelli (Italia), Valeria Magli (Italia), Quatuor
Manicle (Francia/Gran Bretagna/Italia): Nanni
Balestrini, Jill Bennett, Liliane Giraudon, JeanJacques Viton
NUYORICAN CAFÉ
Miguel Algarín, Pedro Pietri, Carlton Spiller
RAVE - LA NOTTE DELLA POESIA
1 Ottobre - TEATRO INDIA
INDIAPOESIA - IL CANTO ERRANTE
Arundhathi Subramanian, Gayatri Majumdar, Sujata
Bhatt, Meena Alexander, Reetika Vazirani
Bauls of Bengal Samrat Sri Purna Das
e il gruppo degli State of Bengal
27 - 29 settembre - CASA DELLE LETTERATURE
29 Settembre - EX MATTATOIO
POETI DAL MONDO
Liliane Giraudon (Francia), Tony Harrison (Gran
Bretagna), Brigitte Oleschinski (Germania), Aleksandra
Petrova (Russia), Jean-Jacques Viton (Francia)
DONNE FRA POESIA E RAP
Tracy Splinter (Germania), Patience Agbabi (Gran
Bretagna), Malika Booker (Gran Bretagna), Julie P
(Italia), Malaisa con Ice One (Italia), Rosaria Lo Russo
(Italia), Patrizia Bettini (Italia), Sonia Bergamasco
(Italia), Mara Redeghieri con Ezio Bonicelli (Italia)
IMMAGINI DEL FUTURO
Giovani poeti romani a cura di Tommaso Ottonieri
Massimiliano Cavallaro, Daniele Claudi, Donatello
Fumarola, Veronica Raimo, Francesco Russo, Luigi
Severi, Maria Terrinoni
Poesia in azione
rassegna video a cura di Daniela Rossi
Poesia in rete
a cura di Gian Paolo Renello
Omaggio video a
Tony Harrison
2000
28
Daniela
Rossi
LA VOCE-MUSICA
O M A G G I O A D E M E T R I O S T R AT O S
quatuor manicle
enzo minarelli
Di Demetrio Stratos, morto il 13 giugno 1979 in un ospedale di New York a soli 34 anni, resta
fondamentale il contributo nell’ambito dell’interdisciplinarietà: dal momento che spaziò nel
mondo del pop e del rock, della performance, della poesia sonora, della fonologia e dell’antropologia.
“Sono nato ad Alessandria d’Egitto, porta fra Occidente ed Oriente: sono un portiere” dice
Stratos in un’intervista a Daniel Charles. In effetti l’opera di Stratos riflette un carattere nomade: emigrò e vagabondò per i paesi dell’oriente per poi stabilirsi in occidente, ed emigrò all’interno della sua stessa ricerca, dal rock progressivo all’avanguardia.
La voce-musica è nomade, dialoga con altri territori: contemporaneamente a ricerche sofisticate nell’ambito della poesia fonetica e sperimentale, Stratos inizia un lavoro per liberare la
voce da qualsiasi dipendenza e costrizione, in modo da restituirle “il suo spessore perduto“.
Difonie, triplofonie fino a quadrifonie dalle armoniche straordinariamente chiare arricchiscono
la sua vocalizzazione.
Per rendergli omaggio, si riuniscono l’olandese Jaap Blonk, performer spettacolare con voce
di straordinaria forza; Valeri Scherstjanoi, un vero virtuoso della voce, grande interprete dei
futuristi russi; Enzo Minarelli, poeta dalla forte vocalità coniugata ad una evidente componente elettronica; gli svizzeri Pierre Thoma e Vincent Barras, artisti al confine tra musica e
poesia; Valeria Magli, che danza uno spezzone di Le Milleuna, spettacolo nato dalla stretta
collaborazione fra Nanni Balestrini (testo) e Demetrio Stratos (voce), interpretato per la prima
volta nel 1979, pochi mesi dopo la morte di Stratos; i Quatuor Manicle (Nanni Balestrini, Jill
Bennett, Liliane Giraudon e Jean-Jacques Viton), in concerto polifonico di voci che si inseguono e si intrecciano fino a fondersi; infine, Sainkho Namchylak, la grande voce maestra
delle tecniche bifoniche.
valeria magli
jaap blonk
sainkho namchylak
valeri scherstjanoi
La
La
La
La
La
La
voce
voce
voce
voce
voce
voce
proviene dalla lingua...
è la lingua primordiale.
è prima.
proviene dalla lingua!
è la lingua primordiale!
è prima!
A spasso, a spasso !
Zojehümi manumeo
Dedabokì mazmekao
A spasso, a spasso!
2000
Daniela
29
Rossi
DONNE FRA POESIA E RAP
È ancora la voce il tema della serata dedicata alle donne che viaggiano fra poesia e musica
fino al contemporaneo rap: poetesse e attrici, rapper e performer, musiciste e cantanti sono
le ospiti che mettono in scena la loro voce e il loro corpo.
La parola non è più confinata nella pagina, esce contaminata con altri linguaggi, altri ritmi.
Così dalla poesia di Rosaria Lo Russo, “gioco linguistico dove il testo suona la voce”, si arriva al rap di Julie P e di Malaisa, dove rinasce la parola poetica non tecnologica, la musica
fatta di parole. Il corpo è in scena con Sonia Bergamasco, attrice e musicista, interprete dei
suoi testi con grande intensità vocale e con Patrizia Bettini, attrice di forte temperamento, che
canta e legge i suoi testi. Si mette in scena la voce, il suono è nel corpo, precede la parola
nelle performances di Tracy Splinter, Patience Agbabi e Malika Booker, le ospiti straniere della
serata. La voce è ancora un’apertura verso modi imprevisti di conoscenza: e Mara
Redeghieri, cantante e autrice del gruppo Ustmamò, cerca con la sua voce e la musica “passaggi impressi indissolubilmente alla pelle e al cuore”.
patience agbabi
Dammi una parola
Una parola qualsiasi
Falla rotolare attraverso la lingua
Come una caramellina colorata.
Apri le labbra
Dilla forte
Ogni sillaba vibrante
Come un transistor.
malika booker
mara redeghieri
La lettera di mio padre
Mi figuro te che scrivi questa lettera
Occhi macchiati e appannati
Da una cataratta non curata
Che scrivi fra un taglio di corrente e l’altro
Candele e lampade a kerosene
La penna che traccia a fatica la tua vita fra
Le righe azzurre
Di una carta giallo chiaro
tracy splinter
2000
30
Anna
Scannavini
NUYORICAN CAFÉ
I poeti e autori che negli anni Settanta si autodenominarono Nuyorican sceglievano con il
nome di dare rilievo primario al fatto di non appartenere né alla cultura portoricana né a quella statunitense. Entrano così sulla scena culturale di New York i figli degli immigrati, nati e cresciuti sul continente e marginalizzati sia dalla cultura spagnola dell’isola che da quella angloamericana del continente. Il gruppo si raccoglie in origine al Nuyorican Poets’ Café, il locale
fondato da Miguel Algarín e attivo ancora oggi. Negli anni Settanta, il Café ha contribuito
molto a definire per gli osservatori le caratteristiche dell’esperienza letteraria portoricana a
New York. Al centro di questa esperienza, biculturalismo e bilinguismo. Mescolando spagnolo e inglese all’interno delle stesse poesie, giustapponendole all’interno degli stessi eventi,
passando da una lingua all’altra nei testi a fronte e nelle autotraduzioni, tutti gli autori che in
quella prima fase si incontravano al Café lavoravano sulle potenzialità creative che derivano
dal vivere fra due o più culture.
Da uno di questi incontri emerge il nucleo che dà origine nel 1975 all’antologia Nuyorican
Poetry, uno snodo fondamentale nella storia e definizione del movimento nuyorican.
Nuyorican Poetry è il primo testo espressamente portoricano e bilingue, un vero e proprio
manifesto della nascente poetica. Curato da Miguel Algarín e Miguel Piñero, Nuyorican
Poetry antologizza poesie inglesi e spagnole, poesie mistilingui e testi a fronte autotradotti. Vi
sono rappresentati una ventina di poeti. Fra questi: Pedro Pietri, Sandra Maria Esteves,
Miguel Piñero e lo stesso Miguel Algarín. Nell’introduzione, Miguel Algarín rivendica apertamente una poetica transculturale e transnazionale basata su bilinguismo, multiculturalismo e
ricorso al repertorio orale. Tutti i poeti del gruppo declamano in pubblico e incidono esecuzioni
orali. L’attenzione al contesto comunicativo e al ruolo del repertorio linguistico è la caratteristica principale.
Da allora, esecuzione orale, multiculturalismo e apertura a tutte le espressioni culturali provenienti dalla inner city sono le caratteristiche dominanti del Café. Attorno a questo progetto,
la programmazione ha potuto raccogliere con gli anni incontri di poesia, musica, teatro, cinema e, in genere, tutto quanto di artisticamente vivo “passa per New York, non solo dai Caraibi
e dalle Americhe, ma da tutto il mondo”. Oggi il Café costituisce il punto di incontro e riferimento di una vasta area di artisti urbani, dedicando appuntamenti settimanali fissi a espressioni quali lo slam, lo hip hop, il cinema alternativo, il teatro di avanguardia, la musica caraibica. Nuyorican viene così ad essere reinterpretato - non senza qualche polemica - come la
misura non solo e non tanto dell’origine portoricana ma della poetica felicemente bilingue,
transculturale e transnazionale avocata già negli anni Settanta.
2000
Marco
Boccitto
RAVE -
LA NOTTE DELLA POESIA - POESIA DA BALLARE
Armonie del nuovo disordine mondiale e poesie da restituire al corpo mediante percussive
eloquenze. Respiri musicalissimi, versi incastonati sul ritmo. Storie d’amore e miscigenaçao
che ridefiniscono il rapporto suono-parola come quello tra suonatori e “giramanopole”, cantori e campionatori, presa diretta e remix. Un intonarumori universale addizionato di frammenti e riverberi accidentali, ritmi prensili e accattivanti, vagamente spirituali, profumi strani,
suoni croccanti, versi che guizzano oltre ogni logica metrica. La disordinata effervescenza
afro-latina sciolta nel battito asimmetrico dell’avant-garde dance e altre caotiche derive tecnoetniche. Una sagra della musica-poesia attorcigliata, cicli di energie concentriche che nobilitano ogni minima variazione. L’anello come forma mentis, oggetti discoidali come attrezzi primigeni. Antichi ronzii, mambi mutanti, stropicciate colonne sonore, l’abbraccio umido del dub,
la vibrazione ambigua della nu-house, il jazz più hip, il Brasile più trip, il roccioso underground
asiatico, potenti trazioni percussive africane e miagolanti chitarre in amore, vecchie melopee
mediterranee e didjeridoo, mbira e mandolino, la concretezza del funk organico e l’indeterminatezza della nuova elettronica astratta, fremiti exotici e saette zigane... Tutto sparpagliato
sul tappeto, il piano inclinato su cui si balla. A proposito: si balla tantissimo.
L’ O M B E L I C O D E L M O N D O
Poesia è una parola il cui suono suscita immediatamente reazioni piacevoli: sensazione di
grazia e armonia, atmosfera di sogno, sentimenti delicati e romantici. Ma se viene usata per
indicare il genere letterario, quello dei versi allineati sulla pagina, produce quasi sempre un’istintiva ripulsa, sembra evocare una cosa noiosa e polverosa, antiquata e pedante, poco
comprensibile e inattuale.
Una fama ingiusta e ingiustificata la cui responsabilità principale può essere attribuita, in gran
parte, alla formazione scolastica, che ha imposto dall’alto un rigido sistema di valori, lasciandolo inerte e indiscusso, e sostanzialmente incomprensibile. È possibile restituire alla poesia
la sua vera identità, quella di una emozionante fusione di sensazioni e pensieri in una musica di parole che incanta l’orecchio e attiva la mente? È possibile mostrare come la poesia
abbia a che fare con tutti gli aspetti della vita quotidiana, illuminandone i momenti più segreti, permettendo di penetrarli intimamente e di ricavarne sensazioni e giudizi inediti? Ed è possibile al tempo stesso dimostrare che la poesia può essere uno spettacolo vivo, affascinante
e attualissimo, in cui le voci dei poeti s’incrociano con le azioni di artisti visivi, con i suoni dei
musicisti e con l’impiego delle nuove tecnologie?
Questa è la sfida che “L’ombelico del mondo” propone a un pubblico non specialistico: un
grande spettacolo televisivo di voci e di suoni, di immagini e di gesti, prodotto da RAI
Educational, vissuto lungo tutte le sue 20 puntate alla presenza dei giovani del “Link”, il famoso centro culturale alternativo di Bologna. Ogni puntata, condotta da Paolo Fabbri con Maria
Sardu, si articola intorno a un tema (da Amore a Guerra, da Mistica a Natura...) discusso con
un ospite centrale (da Eco a Zanzotto, da Bonito Oliva a Sanguineti, da Abruzzese a Alda
Merini...). E però lo sviluppo di quel tema avviene sempre aggregando ulteriori elementi, in
una messa scena simultanea di eventi: letture poetiche, performance attoriali, esibizioni musicali, navigazioni in Internet tra i siti dedicati alla poesia (guidati da Franco Berardi “Bifo”),
rubriche più specifiche dedicate alla esecuzione vocale della poesia (con Rosaria Lo Russo),
ai significati delle forme poetiche (con Niva Lorenzini), a momenti e personaggi della storia
della poesia (con Romano Luperini). Durante la trasmissione un artista visivo (da Rotella a
Vaccari, da Cingolani a Fioroni...) realizza un’opera ispirandosi all’argomento trattato.
31
2000
32
Antonella
Gemignani
INDIAPOESIA
IL CANTO ERRANTE
Se poesia è prima di tutto canto, uno dei suoi luoghi di nascita è certamente l’India. Nel corso
delle antichissime migrazioni dalle pianure iraniche, e poi giù, lungo l’immenso territorio del
subcontinente, il popolo dei Veda rafforzava il senso della propria identità e la permanenza
delle strutture linguistiche con la trasmissione orale di poemi che cantavano i miti fondanti. La
presenza in questa rassegna del gruppo dei Purna Das Baul, cantastorie erranti, è proprio un
richiamo a queste antichissime radici: che nell’India si ripresentano, a distanza di millenni,
miracolosamente intatte. Ma la storia più recente dell’India è storia di colonizzazione, di incroci culturali, di assorbimento -dall’una parte e dall’altra- e di differenziazione. In un paese grande come un continente, che, da stato a stato, conserva notevolissime differenze linguistiche,
l’inglese è diventato la koinè, la lingua di comunicazione. Non è un caso che le cinque poetesse presenti nella rassegna si esprimano in inglese: veicolando i temi della ricchezza e del
disagio di questa condizione. Cantando poemi in cui la lingua-madre viene tradita-tradotta, in
cui le vene dell’antico mondo indiano ancora poderosamente scorrono sotto l’epidermide
appena schiarita della koinè anglofona. La poesia è di nuovo canto -tecnologico, mixato,
cross-culturale: ma sempre segnato dal suono antico della tradizione indiana - nella musica
Asian Underground, di cui il gruppo State of Bengal è uno dei principali rappresentanti. Qui
l’antica anima del sitar e delle tabla si incontra e incrocia con le più attuali tendenze della
musica mondiale.
arundhathi subramanian
Reso morbido dalla storia
e dall’acqua dura,
un sari nel campo,
otto metri di buccia di donna,
sfocia silenzioso
in estuari, arcipelaghi,
insenature, estensioni
seni
o bubboni?
2000
33
Si deve sempre tornare
alle poesie per avere notizie dal mondo
o morire per la loro assenza
meena alexander
Spogliala
bloccala col sangue
la pagina non basta
se non vi sorge il sole
gayatri majumdar
Il vecchio dottor Willi scrive
accovacciato in veranda
a Paterson, New Jersey.
Entriamo nel più dolce
dei bruni pasticcini,
scaviamo un buco
e facciamo provviste per le piogge
durante le piogge.
In questa appiccicaticcia pastadamore
incastriamo le antenne,
ci iniettiamo veleno a vicenda.
sujata bhatt
Il grande Pan non è morto;
è solo emigrato
in India.
Qui gli dei girano indisturbati,
travestiti da serpenti o da scimmie;
ogni albero è sacro
ed è peccato
trattare male un libro.
bauls of bengal samrat sri purna das
Chi ha plasmato
una così bella stanza
con tanta, stupefacente maestria?
Il maestro costruttore
merita la mia gratitudine.
Ma dov’è la sua dimora? Dove vive?
La stanza edificata
su tre colonnati
è un intreccio
di corde, funi e funicelle.
In essa si apron nove porte,
ma le finestre
non si possono contare.
La stanza ha un’ampiezza
di quattordici misure
e può contenere per intero
quattordici mondi.
F E S T I V A L
D E L L A
1 0 - 2 8
P A R O L A
O T T O B R E
a cura di Nanni Balestrini, Maria Teresa Carbone, Franca Rovigatti
1999
35
10 Ottobre - EX MATTATOIO
17- 21 Ottobre EX MATTATOIO, ALPHEUS
HYPERTEXT ULYSSES, file 1.6 di Luigi Cinque
con Shmuel Achiezer, Patrizia Bettini, Bnét Houaryat,
Ilaria Drago, Gnawa Sidi Mimum, Michel Godard,
Catharina Kroeger, Antonio Infantino, Rosaria Lo
Russo, Carlo Mariani, Julie P., Enzo Pietropaoli,
Federico Placidi, Gianluca Ruggeri, Luca Spagnoletti,
Badara Seck, Riccardo Tesi, T.H.O. Tarantula
Hypertext Orchestra, Eugenio Vatta, Abdallah Zrika
TEATRO ITALIANO DI POESIA
11-15 Ottobre - EX MATTATOIO
POESIA DEL MONDO
Louise Bak (Canada), Per Aage Brandt (Danimarca),
Olivier Burckhardt (Svizzera), Monty Cantsin (Canada),
Anna Cascella (Italia), Péter Dobai (Ungheria), Rita
Degli Esposti (Italia), Bianca Maria Frabotta (Italia),
John Gian (Italia), Benoît Gréan (Francia), Barbara
Köhler (Germania), Andrea Inglese (Italia), Jan
Koneffke (Germania), Francesco Leonetti (Italia),
Cécile Mainardi (Francia), Valerio Magrelli (Italia),
E.A. Markham (Gran Bretagna), Tracie Morris (USA),
Andreas Neumeister (Germania), Oskar Pastior
(Germania), Lamberto Pignotti (Italia), Alberto Pimenta
(Portogallo), Laura Pugno (Italia), Abdel Monem
Ramadan (Egitto), Sylvie Richterova (Repubblica
Ceca), Jacqueline Risset (Francia), Jerome
Rothenberg (USA), Jo Shapcott (Gran Bretagna),
Christian Uetz (Svizzera), Jean-Pierre Verheggen
(Belgio), Valentino Zeichen (Italia), e poesia e musica
irlandese (Paul Cahill, Macdara Woods e il gruppo di
musica tradizionale irlandese di Kay McCarthy)
16 Ottobre - EX MATTATOIO
LABORATORIO APOCALISSE
dalla Francia: Julien Blaine, Joël Hubaut, Serge Pey,
Michel Raji
dalla Germania: Jörg Burkhard, Wolfgang Müller,
Reinhard Sauer, Jürgen Schneider
dall’Italia: Nanni Balestrini, Paolo Buggiani, Luigi
Cinque, Massimo Cittadini, Paolo Gentiluomo,
Teresa Macrì, Marco Palladini, Giacomo Verde, Lello
Voce
dall’Ungheria: Irén Kiss, Katalin Ladik, Pál Nagy,
Endre Szkárosi
ingegneria suoni: Luca Spagnoletti
coordinamento artistico: Fabrizio Arcuri
a seguire: RAVE APOCALISSE
con i dj Marco Boccitto (coordinatore), Max Ferraresi,
Riccardo Petitti, e con i poeti di “Laboratorio
Apocalisse” e di “Poesia del Mondo”. Interviene Militant
A (Assalti Frontali)
RAGAZZE, NON FATE VERSI!
un gioco di Alessandra Berardi e Daniela Rossi
con Geraldina Colotti, Dodi Conti, Maddalena De
Panfilis, Lorenza Franzoni, Luciana Preden, Paola
Sansone; conduce Alessandra Berardi
MA($)SACRO
opera pop di Carlo Bordini e Patrizio Esposito
con Carlo Bordini, Rossella Or, Cesar Corrales
e l’orchestra di ottoni e percussioni “Italian Brass”
KEROUAC ROAD & OLTRE
elettrosintesi in oral poetry di e con Marco Palladini
Gruppo “Destinazione Loa”, Marco Cesare e Mariano
De Tassis
22 Ottobre - BIBLIOTECA MARMORATA
GIOVANI POETI DA ROMA
a cura di Tommaso Ottonieri
con Atonal, Veronika Bekkabunga, Florinda Fusco,
Fiammetta Jahier, Enrico Le Pera, S/Z mary, Sara
Ventroni, Simone Zafferani
26 Ottobre - TEATRO INDIA
AFRICAPOESIA: LA PAROLA CANTATA
con i poeti Francis Bebey (Camerun), Reesom Haile
(Eritrea), Karen King Aribisala (Nigeria), Sindiwe
Magona (Repubblica Sudafricana), Jack Mapanje
(Malawi), Leopold Congo Mbemba (Congo), Gcina
Mhlophe (Repubblica Sudafricana), Micere Mugo
(Kenya),
Lesego
Rampolokeng
(Repubblica
Sudafricana), Babacar Sall (Senegal) e con il gruppo di
percussioni tradizionali di Badara Ndiaye
28 Ottobre - ALPHEUS
NOVISSIMI IN CONCERTO
Nanni Balestrini, Alfredo Giuliani, Elio Pagliarani,
Edoardo Sanguineti
con Valeria Magli, Luca Archibugi, Massimo Coen,
Andrea Liberovici, Ottavia Fusco
ROMAPOESIA nei CENTRI CULTURALI
13 ottobre - Accademia di Ungheria
“Al di qua e al di là della poesia”. Incontro con Irén
Kiss, Katalin Ladik, Pál Nagy, Endre Szkárosi.
14 ottobre - Centro Studi Americani
Per la “New American Writers Series”. Incontro con
Tracie Morris e Jerome Rothenberg. Condotto da
Daniela Daniele.
14 ottobre - Accademia di Ungheria
Conversazione con Péter Dobai sul film “Canto notturno del cane” di Gábor Bódy. Condotto dal critico cinematografico Giacomo Gambetti.
1999
36
Luigi
Cinque
H Y P E R T E X T U LY S S E S F I L E 1 . 6
la musica dei narrari e delle lingue
Istantanea è la parola parlata… istantanea è la musica delle lingue e dei diversi narrari che
risuona tra centro e periferie del mondo - nel grandifuori - dove il linguaggio di un centro che
non tiene più si decanta e si ravviva…
Istantaneo - ma non improvvisato - è il flusso sonoro prodotto in scena dalla Tarantula
Hypertext Orchestra.
“Hypertext Ulysses file 1.6” è il frammento di una sinfonia istantanea.
“Hypertext Ulysses” è dedicato non a Ulisse - suo eroe in copertina - ma alle forme del narrare tra tradizione arcaica mediterranea, nuovi linguaggi e nuove tecnologie applicate.
“Hypertext Ulysses” è una parabolica che raccoglie e trascrive rumori di fondo… Il rumore di
fondo attuale che il sud e il nord della terra producono per effetto osmotico, per diacronia violentata, per sincronia obbligata.
Il file 1.6 è parte del diario di bordo di un viaggio geograficamente simile a quello dell’ Ulisse
omerico - tra Europa e Medioriente.
“Hypertext Ulysses” è in navigazione verso una musica dei narrari e delle lingue… è una
‘speech melody’ in cammino verso un’opera etnotecnica… verso stati complementari del
ritmo e della parola… verso un’operapoesia.
1999
37
1999
38
POESIA DEL MONDO
kay mc carthy group
Rapido il sibilo della freccia
scoccata dall’arco
Profondo il silenzio dello stagno
immoto dal suo volo
Unico l’agio del pensiero
nel sondarli entrambi
alberto pimenta
valerio magrelli
olivier burckhardt
Per cinque serate oltre trenta poeti provenienti da dieci paesi del mondo alternano letture e
performance proponendo i diversi aspetti del paesaggio della poesia contemporanea.
La poesia civile di Dobai, la voce antica di Ramadan, il lirismo classico di Gréan, Burckhardt
e Neumeister, le voci lucide e insieme appassionate di Koeler, Magrelli, Risset, Frabotta,
Pugno, l’equilibrio delicatissimo dei versi di Anna Cascella, l’astrattismo ad alto gradiente di
Per Aage Brandt, le stanze filosofiche di Cécile Mainardi, la robusta voce di Markham, lo spirito giocoso di Pignotti, sarcastico di Zeichen, la forte musicalità di Cahill e Woods, la ritmica
vocale di Jan Koneffke, la voce-corpo di Tracie Morris, il canto dei nativi americani ritrovato
da Rothenberg, la dissacrazione e furia di Francesco Leonetti, l’energia scattante di Christian
Uetz, il funambolismo verbale di Oskar Pastior, lo sperimentalismo feroce e sanguigno di
Verheggen, gli interventi di poetica politica di John Gian e di Rita Degli Esposti, le azioni sornione e spiazzanti di Alberto Pimenta, le performance “estreme” di Louise Bak e di Monty
Cantsin.
Aspetto importante della manifestazione è la feconda collaborazione con le Accademie e gli
Istituti di Cultura stranieri nella capitale, che hanno dimostrato concretamente la loro attenzione per il festival: una collaborazione che rappresenta forse il primo passo per una sorta di
rete permanente della poesia a Roma.
Un tempo si portava sulla pagina
il giorno trascorso, adesso invece
si parla solamente del parlare.
Come se nel tragitto
dall’impressione alla carta
si fosse dischiusa una vertigine.
Dunque passando
dall’una all’altra sponda
tutte le mercanzie vanno perdute
abdel monem ramadan
jan koneffke
1999
39
anna cascella
fioriscono i fiori per affetto
della fioritura - e vince
paura di sfiorire ampiezza
scrollata di corolla - fosse anche
minima - la bella - allora folla intiepidita (delle fioriture)
accesa dal colore della forza e
intimidita dall’apparire
terra gialla strinata di rosso
rosso sorgo arrugginito di sangue
sangue di smilza lepre bianca sparata
sparata da cacciatori al sakè a cui viene da vomitare
viene da vomitare sulla sanguinolenta carne
laura pugno
bianca maria frabotta
monty cantsin
louise bak
per aage brandt
popstar aperta
trovatore terrorista
poeta di sangue
partigiano alla macchia e al sacco
vaffanculturale
immortale
operaio delle decostruzioni
autoelettosi capo della gente del Lower East Side
immigrato clandestino
arrivato dal nulla
non appartiene a nulla
residente stabile nella mitologia
tutti i suoi dati personali sono stati smarriti o rubati
tracie morris
oskar pastior
1999
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L A B O R AT O R I O A P O C A L I S S E
romapoesia produce il primo evento di “operapoesia”: quel nuovo ‘genere’
di confine e di confluenza tra le arti del quale tra gli addetti ai lavori si discute da tempo (convegni, testi teorici, ipotesi di lavoro). Da mesi gli artis t i i n v i t a t i ( p o e t i , p e r f o r m e r, m u s i c i s t i , a r t i s t i v i s i v i e d i v i d e o - a r t e ) s o n o
stati allertati sul tema dell’apocalisse: comunicando e scambiando tra di
loro, hanno già realizzato una prima fase, per così dire, di mail-laboratorio.
Si incontrano ora a Roma, per diversi giorni lavorano l’uno accanto all’altro
allo scopo di tessere insieme in unica trama i diversi sogni e visioni: in un
gioco delle parti estremamente fluido, in cui nulla è dato per scontato, né la
supremazia di un progetto, né una gerarchia tra le arti.
irén kiss
endre szkárosi
reinhard sauer
paolo buggiani
serge pey & michel raji
1999
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lello voce
rave apocalisse
militant A assalti frontali
Marco Palladini
joel hubaut
Arrosselliamoci se l’artscleròsi ci laicovomita,
ci fa sbavanti vermi e sul pattume
Dura la voce dark, di phoné arcana, di peso onirico,
mitovedova flocculazione del
Delirio della poeta che oltreragiona oltre l’ottuso
e s’adempie cogli occhi rivoltati
katalin ladik
L’esistenza nostra cucciola e briciola l’esistenza nostra ignorata dico
refusa scartata consumata rottamata sprecata investita l’esistenza nostra
puledra e scintilla ora imbolsita trottata domata macellata divorata e l’attimo
preciso quah è stato quale il respiro il lampo di luce a confine quale la
fine il termine il nome impronunciabile e pronunciato che ci ha trasformati
in un già detto in un già fatto in storia della nostra storia in morìa epidemica?
è stato il peso dell’assenza
quando ho scelto anch’io di scegliere
il disordine alla diseguaglianza
1999
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T E AT R O I TA L I A N O D I P O E S I A
Daniela Rossi
Alessandra Berardi
R A G A Z Z E , N O N FAT E V E R S I !
Poesia rosa? Sì, però in salsa agrodolce. Un mix tutto speciale di aforismi, epigrammi, rime
argute... A prepararlo, tre delle dodici autrici selezionate da “Rispondete per le Rime”, la rilevazione-rivelazione della poesia ironica delle ragazze organizzata da Alessandra Berardi e
Daniela Rossi, complici i progetti Riso Rosa e le riviste “Linus” e “Noidonne”.
Presentate da Alessandra Berardi, profetessa del musa e getta, eccole.
Colotti, oltranzista sentimentale: “Grandi Amori - Dove sei/ amore-amore/ ti vorrei/ alle sei,/
dopo l’ora del tè:/ prima saremmo in tre”.
Preden, smisurata metricista: “Biancaneve e i settenari - Brontolo, Dotto e Cucciolo/ è un settenario sdrucciolo”.
Paola Sansone, lapidaria lapidata: “Notizia Ansa: L’ennesimo uomo/ mi scansa”.
Lorenza Franzoni serve al pubblico comici rudimenti di energomorficonomea (sapevate che
nel nome di ogni cibo sono racchiuse le istruzioni per mangiarlo?!).
Mentre Dodi Conti e Maddalena De Panfilis duettano in modo singolare per offrirci le pagine
migliori di tutto il concorso.
Carlo
Bordini
MA($)SACRO
In Ma($)sacro si incontrano diversi linguaggi, sia a livello musicale che a livello linguistico: per
questo l’abbiamo chiamata Opera Pop, perché mette insieme materiali diversi, spesso extraletterari ed extramusicali. Il filo conduttore di questo materiale eterogeneo è per la musica il
concetto allargato di “danza”, mentre per il testo l’uso di un rapporto erotico come filo conduttore delle varianti utilizzate. Nel testo e nella musica si alternano temi di violenza e di dolcezza; le voci fuori campo e l’uso di accenti musicali propri della musica concreta tendono a
dare a Ma($)sacro un tono acceso e variabile. La musica passa da situazioni astratte e spunti jazzistici, dal tango al melodrammatico; la voce fuori campo interviene come contrappunto
con materiali di diverso genere, tra cui, per esempio, articoli sullo stato dell’economia mondiale.
L’opera è divisa in una prima parte, MA, e in una seconda parte, SACRO, intervallate, nel titolo, dal simbolo convenzionale del dollaro, ed è dedicata alle vittime di Bill Clinton.
1999
Marco
Palladini
K E R O U A C R O A D & O LT R E
Fin dal suo atto di nascita il linguaggio della Beat Generation è linguaggio musicale. I riferimenti precipui della scrittura di Kerouac & soci erano Charlie Parker e Thelonious Monk, Miles
Davis e Art Blakey, Charlie Mingus e Dizzy Gillespie. Ritmo della sintassi, struttura associativa della frase, montaggio analogico dei versi venivano in gran parte da lì, dalla nuova forma
bop del jazz del dopoguerra. Il linguaggio poetico ne fu straordinariamente rivitalizzato, ridinamizzato, una botta di adrenalina per parlare la lingua del presente. Il “beat” del tempo musicale era il deterrente giusto per pensare veloce, scrivere veloce, guidare veloce, vivere veloce “coast to coast”. A metà degli anni ’50 nei locali di San Francisco e di New York si moltiplicavano i readings musicali dei poeti della nuova America: serate e nottate, talora memorabili, in cui affiancati da band di be-bop i protagonisti della Beat Poetry sperimentavano la forza
orale dei loro testi sulla base delle interazioni e improvvisazioni musicali, dei cambi d’umore
(anche etilici) del momento, degli imprevedibili cortocircuiti con la platea. Il concerto poetico
“Kerouac Road & Oltre” è pensato come una sorta di erratico viaggio dentro-fuori la ora disperata e intossicata ora euforica e vitalistica, ora epica e funerea ora cosmico-mistica scrittura
in versi di Jack Kerouac, remixata o interpolata con miei testi. Questo viaggio intreccia ritmiche techno-pop, suggestioni rock e blues, echi di sound sperimentale nell’interplay con una
oratura poetica che ricerca fluidità ricorrendo a invenzioni lessicali e plurilinguistiche, anche
per superare la tradizionale difficoltà dell’italiano a fondere la lingua colta e quella popolare e
parlata.
43
1999
44
Maria
Antonietta
Saracino
AFRICAPOESIA
L A PA R O L A C A N TATA
La poesia è di casa in Africa forse più che altrove, perché più che altrove, nel più tormentato
e appassionato dei continenti, è di casa - rispettata e temuta - la parola.
Parola come respiro, ritmo, pianto, invettiva, lamento, urlo di gioia o di dolore, suono che
nasce dalla gola per dare vita e movimento al corpo e all’anima, segnando di sé ogni aspetto dell’esistenza: impensabile la vita, in Africa, separata dalla poesia, dalla musica, dal canto,
la vita stessa essendo inestricabilmente intessuta di tutte queste dimensioni.
“Amo le parole” scrive e canta - dal Sudafrica - Gcina Mhlophe: “la lingua dei miei antenati /
Quando sono felice, sono le parole a dare forma alla mia felicità / Quando sono triste e confusa / Le parole si trasformano in argilla e mi permettono / Di modellare e rimodellare i miei
pensieri scomposti / Fino a che non riesco a trovare la pace, nel profondo della mia anima...”.
Sono buone le parole anche per l’eritreo Reesom Haile, nella cui lingua, il tigrino, esse si fondono e confondono come i sapori di una pietanza tradizionale: “Benvenuti / Nella nostra lingua” dice, con l’attenzione che si riserva all’ospite di riguardo: “Assaporate / La salsa / Di
burro fuso / Impastato con spezie, / Pepe berbero / E sale che viene dal mare, / Sono grandi le ossa / Non solo per via degli aromi”.
Duri e senza cedimenti, per contro, i versi di Jack Mapanje, del Malawi, che per essere poeta
passa quattro anni senza processo in un carcere del suo paese, esperienza dalla quale esce
segnato nell’anima e nel corpo; stessa esperienza di censura vissuta, in Kenya, da Micere
Mugo, tuttora esule negli Stati Uniti, che ai suoi versi affida toni di nostalgia. Ironici e provocatori, al contrario, quelli della nigeriana Karen King Aribisala, versi costruiti come una sorta
di percorso a ostacoli tra le diversità dei mondi che ha conosciuto e che insieme alla poesia
continua ad attraversare. Tutto questo, e molto altro ancora...
1999
45
micere mugo
jack mapanje
francis bebey
reesom haile
badara ndiaye group
lesego rampolokeng
15 ottobre -7 novembre
a cura di Nanni Balestrini, Marco Palladini, Franca Rovigatti
1998
47
15 Ottobre - ACQUARIO ROMANO
6 Novembre - EX-MATTATOIO
MUSICA E POESIA DEL MAGHREB
Rabita Andalusa: Ahmed Taoud, Mohammed Ghani,
Ahmed Echkara, Mustapha Ani, Jelloul Majidi, Driss
Ghani, Adil Amrani; Bnet Houariyàt: Malika Rahmi,
SaÏda Madrani, Zahra Bani, Halima Zaiter, Khadija
Haliba
RESIDENZE NOMADI
Hossam Elouam, Michael Korovkin, Cécile Mainardi
2 Novembre - CAFFÈ LATINO
7 Novembre - TEATRO DI DOCUMENTI
CASUAL SEX
Murray Lachlan Young con Aldo Nove
LA TELA DELLA MADRE IMMAGINARIA
Incontro con Robin Morgan condotto da Maria Nadotti
4 Novembre - CAFFÈ LATINO
7 Novembre - EX-MATTATOIO
SEQUENZA ORANTE
Rosaria Lo Russo
POÉSIE ACTION
Bernard Heidsieck
RAVE DI POESIA
Altri Luoghi, Emme di Massimiliano Chiamenti,
Antonio Infantino e i Tarantolati di Tricarico,
Massimo Mori, Marco Palladini con Mariano De
Tassis, Rapsodi, Julien Blaine, Gianni Fontana,
Richard Martel, Robin Morgan, Tommaso Ottonieri,
Lello Voce, Tomaso Binga, Antonio Amendola, Enzo
Berardi ULTRASH
5 Novembre - BIBLIOTECA MARMORATA
3 Novembre - ACQUARIO ROMANO
GIOVANI POETI ROMANI
a cura di Tommaso Ottonieri
Marta Biuso, Simone Consorti, Michele Fianco,
Marco Mantello, Vincenzo Ostuni, Paolo
Pagnoncelli, Laura Pugno, Christian Raimo, Lidia
Riviello
LATINOAMERICA POESIA
Jorge Enrique Adoum, Humberto Ak’abal, Carmen
Boullosa, Louis Philippe Dalembert, Giovanni
Quessep , Gonzalo Rojas, Blanca Wiethüchter,
Saùl Yurkievich
A cura di Martha Canfield e di Nanni Balestrini
JEDES WORT ALS KLANG, ALS ORT, ALS BEGRIFF
Adolf Endler
5 Novembre - EX-MATTATOIO
POESIA & MUSICA
Tommaso Ottonieri con i Ringe Ringe Raia
(Massimiliano Sacchi, Marco Di Palo, Cristiano Della
Monica, Paolo Sasso, Pietro Bentivenga)
Giuliano Zosi: Chirac
esecuzione della Ursonate
di Kurt Schwitters
OPERAPOESIA
Julien Blaine, Gianni Fontana, Richard Martel, Lello
Voce con Giacomo Verde
1998
48
La poesia fa bene. Di fronte al nulla, induce visioni. Contro la stupidità, declina l’intelligenza.
Nella paura e confusione, evoca la lucidità. Con tale consapevolezza, questo festival vuole
rendere omaggio alla poesia, coniugando alcune tra le infinite possibilità che essa offre. Poeti
di molti paesi, europei e non, vengono a festeggiarla, portando parole in lingue diverse. Una
Babele, allora? No, perché la poesia risuona e si fa percepire ben al di là del senso.
Accanto alle classiche letture, il festival propone vere e proprie performances poetico-teatrali, o poetico-musicali; e insieme parte quella scommessa che è “operapoesia”, un genere in
cui il poeta è al centro di un’operazione multicodice: che è chiamato a percorrere recitando i
suoi versi con (e attraverso) la musica, la danza, la videoarte.
MUSICA E POESIA DEL MAGHREB
I Rabita Andalusa sono cinque strumentisti-cantanti di Fès: il loro repertorio spazia dalle
forme musicali di tradizione colta a quelle più schiettamente popolari e rituali. Accanto al
repertorio classico (musica arabo-andalusa e gharnati), interpretano anche quello della cultura musicale tradizionale della loro regione (Jebàla, sulla costa occidentale del massiccio del
Rif), utilizzando gli strumenti del folklore locale. Per la prima volta in Italia.
Le Bnet Houariyàt (le figlie dell’Houara) sono cinque donne di Marrakech che cantano e danzano, al ritmo dei loro strumenti a percussione, eseguendo musiche tradizionali berbere della
loro tribù d’origine, l’Houara, e di altre regioni della piana del fiume Dra’a. Trapiantate da anni
nel contesto urbano, queste donne berbere esercitano una regolare attività musicale, suonando a domicilio, dietro compenso, in occasione di feste, nascite e matrimoni. Già note in
vari paesi d’Europa, hanno da poco inciso un CD per l’etichetta Real Word di Peter Gabriel.
rabita andalusa
Il battello si ferma,
mi ha portato nel paese dei Roumi,
Incenso negli occhi di tutti.
Il battello si ferma.
bnet houariyàt
1998
49
CASUAL SEX
Performance di Murray Lachlan Young, già definito dalla stampa inglese “Lord Byron del
rock”, “Shakespeare in acido”, ma anche “il poeta da un milione di sterline”, assieme ad Aldo
Nove, suo traduttore.
SEQUENZA ORANTE
JEDES WORT ALS KLANG
POÉSIE ACTION
Rosaria Lo Russo, Adolf Endler, Bernard Heidsieck: tre prospettive diverse e convergenti: un monologo in prosa poetica, che fonde l’unione erotica della mistica sponsale e il flusso
della visione; un ‘mosaico di parole’, in cui si esprime quella “energia dei segni” di cui parla
Nietzsche a proposito delle Odi di Orazio, facendo valere “ogni parola come suono, come
luogo, come concetto”; Heidsieck, fondatore (fra il 1955 e il 1962) di Poésie Sonore e di
Poésie Action, che aspira a “mettere la poesia ‘in piedi’, farla uscire dal libro, renderla attiva”.
POESIA & MUSICA
Due affondi sulle possibilità contemporanee di scavare ancora nel fondativo rapporto musicapoesia. Tommaso Ottonieri lavora sullo stereotipo sanremese e pop, “rileggendo” e destabilizzando gli stilemi più triti della forma-canzone; l’esecuzione di Giuliano Zosi della Ursonate
è un omaggio a Kurt Schwitters (“padre” dada di un vocalismo “noise”) nel cinquantenario
della morte.
bernard heidsieck
giuliano zosi
murray lachlan young
adolf endler & reinhard sauer
tommaso ottonieri
sai per sai per sai per
ché mi piaci
è per i 24
e quattro mila baci
che t’ho dati
flautati acuminati
da plastica e da stoffa
soffocati,
cioè dico in carne ed ossa, nella fossa
che più non ti darò
1998
50
OPERAPOESIA
con Julien Blaine, Gianni Fontana, Richard Martel, Lello Voce & Giacomo Verde
Verso la definizione di un nuovo “genere”: una forma che nasce dall’incontro, dal lavoro comune e dalle interazioni di poeta e artista visivo e/o musicista e/o coreografo, e che vede il poeta
recitante in scena come ‘libretto vivente’.
julien blaine
gianni fontana
richard martel
1998
51
RAVE DI POESIA
Fino all’alba immersi in un ritmo martellante in cui flash di poesia illuminano la base battente
di techno music, di house music: in cui il rap si infrange sulla musica di trance dei Tarantolati
di Tricarico, in cui i dj mixano, frammentano, strisciano la poesia sulla musica e viceversa...
Gruppi di poesia-musica (Emme di Massimiliano Chiamenti), rappers che recitano in greco
antico (Rapsodi), gruppi di poesia che lavorano sull’intersezione di ritmi e di suoni (Altri
Luoghi): ma anche, e soprattutto, microfoni aperti a chiunque si voglia esprimere in poesia.
rapsodi
tomaso binga
altri luoghi
tarantolati di tricarico
antonio infantino
antonio amendola & enzo berardi
massimiliano chiamenti
1998
52
Martha
Canfield
L AT I N O A M E R I C A P O E S I A
LA NUOVA POESIA DALLE ANDE AL CARIBE
La poesia è una grande festa: l’hanno ripetuto i poeti di tutto il mondo, di tutte le epoche. Non
perché nella poesia si celebri qualcosa di particolarmente festoso o allegro. Qualche volta sì:
la gioia dell’amore, il linguaggio dei corpi in contatto, la luce di un giardino in primavera, o l’acqua limpida di un fiume cantando sulle pietre... Tante altre volte no. Forse il più delle volte la
poesia ci parla della morte, della brevità della vita, di ciò che abbiamo perso irrimediabilmente, dei sogni crudelmente contrastati dalla realtà, dei desideri impossibili: volare, diventare invisibili, rivedere i nostri cari defunti, esplorare i segreti del centro della terra o dell’altro
lato dello specchio.
L’America di lingua spagnola, che nella prima metà del secolo ha dato i grandi nomi di
Neruda, di Vallejo, di Octavio Paz, ha dato - e sta dando - alla fine del secolo una teoria di
grandissimi poeti, provenienti dalle più svariate scuole, legati - e non poteva essere diversamente - alla cultura del loro tempo, ma anche ai paesaggi, ai cibi, ai profumi, ai tipi umani e
alla storia delle loro terre. Se Jorge Enrique Adoum ci comunica la sofferenza e le umiliazioni ripetute, dalla Conquista alle dittature nella storia americana, e in particolare nel suo
“Ecuador amaro”, Humberto Ak’abal si rivela un continuatore di quella civiltà maya che credevamo un reperto del passato e ci racconta il suo mondo di sottile armonia con la natura,
con l’immaginazione e con il sacro. Gonzalo Rojas, ormai da più di cinquant’anni, ci regala in
immagini superbe un Cile scomparso, quello della sua infanzia nella provincia del sud, di suo
padre minatore, ma anche le sue visioni di ciò che saremo, o potremmo essere, nel 2000, e
soprattutto di ciò che siamo sempre stati, fin dalle origini del mondo, emozioni, carne fremente, sentimenti, anelito amoroso. Invece la messicana Carmen Boullosa si scatena in un
delirio irriverente, dal quale scaturisce un’insolita voce straordinariamente femminile e diversa da tutti gli stereotipi che i secoli hanno accumulato sull’immagine e - peggio ancora - sulla
coscienza della donna.
Agli antipodi l’uno dell’altro stanno l’argentino Yurkievich e il colombiano Quessep; il primo
dissacrante e trasgressivo, associa paladini a pidocchi, accosta le parole in base ai suoni, e
riporta nella lingua poetica la lingua della pubblicità o del gergo familiare, ma, alla fine ci trasmette, anche lui, l’angoscia di vivere in questi tempi senza dèi; Quessep invece, tormentato
da un identico vuoto, si rifà ai vecchi miti, si costruisce un mondo tutto suo, dove i cavalieri
del XX secolo, o i personaggi dei miti, sono ancora reali, e folgoranti, nell’attimo fugace che
viene concesso prima che la censura di un tempo terribilmente mediocre si abbatta su di loro.
La boliviana Blanca Wiethüchter sa barcamenarsi tra desideri segreti e norme imposte, e la
sua voce calma e suadente ci ricostruisce itinerari di ricerca e di scoperta di un io indubbiamente femminile, legato al suo tempo ma fedele ai propri sogni.
Otto straordinari poeti si riuniscono a Roma per la prima volta. E questo evento unico e meraviglioso non può che essere celebrato come una grande festa: la festa della poesia esaltata
dalla presenza di alcuni dei suoi migliori ambasciatori, dall’incontro fra di loro e con noi, dall’amicizia.
1998
carmen boullosa
giovanni quessep
53
humberto ak’abal
L’aria si mangia il tuo sospiro.
Sfiora il monte
l’ultimo bagliore del sole.
La sera finisce
nel nero dei tuoi occhi.
L’amore becchetta:
è un uccellino
con voglia di cantare.
jorge enrique adoum
Busso alla porta.
— Chi è, domando.
— Io, rispondo.
— Avanti, dico.
Io entro.
Mi ritrovo quello che sono stato tempo fa.
Mi attende quello che sono adesso.
Non so quale dei due è più vecchio.
louis philippe dalembert
blanca wiethüchter
gonzalo rojas
Oh voce, unica voce: tutto il vuoto del mare,
tutto il vuoto del mare non mi basta,
tutto il vuoto del cielo,
tutta la cavità della bellezza
non basta a contenerti
saùl yurkievich
1997
a cura di Franca Rovigatti e Stefano Milioni
1997
55
25 Giugno - PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO
26 Giugno - PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO
LETTURA
Mara Cini, Fabio Ciriachi, Milo De Angelis, Roberto
Deidier, Paolo Febbraro, Lamberto Garzia, Jolanda
Insana, Giancarlo Majorino, Giampiero Neri,
Tommaso Ottonieri, Gianfranco Palmery, Antonio
Riccardi, Giovanna Sicari
LETTURA
Edoardo Albinati, Carlo Bordini, Silvia Bre, Anna
Cascella, Bianca Maria Frabotta, Riccardo Held,
Gabriella Leto, Marco Lodoli, Cosimo Ortesta, Elio
Pecora, Plinio Perilli, Silvio Ramat, Lisabetta Serra
POESIA E MUSICA
lettura di Daniele Pieroni ed esecuzione di Pesna
(musica di Flavio Pescosolido su versi di Daniele
Pieroni; soprano Elisabeth Aubry)
ARTAUD FILES
Marco Palladini
OMAGGIO A GINSBERG
lettura di Ennio Fantastichini
ATTORI IN POESIA
Carlo Monni, brani dallo spettacolo
Maiali Bradi
POETI IN VISITA
Michalis Ganàs (Grecia), Desmond O’Grady (Irlanda),
Aonghas Mac Necail (Scozia), Fernando Birri
(Argentina) con Magda Mercatali, Joy Harjo and Poetic
Justice (Susan M. Williams, William Bluehouse
Johnson, Frank Poocha, Richard Carbajal, John L.
Williams) in concerto
OPLEPOESIE
Paolo Albani, Raffaele Aragona, Giorgio Weiss
BUFALA COSMICA
Marco Ardemagni, Alessandra Berardi,
Antonio Pezzinga
POESIA E MUSICA
Alberto Bertoni con il sax di Ivan Valentini
POESIA E CINEMA
Silvano Agosti
testi da A volte si fissa un punto di Michelangelo
Antonioni letti da Roberto Gammino e Sara Ricci
POESIA E RAP
Frankie HI-NRG MC
POETI IN VISITA
Martin Nakell (USA), Selima Hill (Gran Bretagna),
John Giorno (USA)
nel corso delle serate
fondali di cinema
Videopoesia, selezione da
United States Of Poetry
Robert Cahen (settembre 1996) e Videoappunti
(dal Festival di Locarno, ottobre 1996)
di Emanuele De Vincenti
le serate sono presentate da
Maddalena De Panfilis e Giovanna Mori
1997
56
romapoesia, una vetrina di forme e generi, un panorama di tendenze, una festa della poesia: in cui poesia di tradizione e poesia di sperimentazione, poesia ludica e poesia civile,
musica e immagini si legano a creare una piccola piattaforma, una minuscola nave volante
che oggi parte, bateau ivre carico di poeti, per un viaggio nel tempo.
La consolidata tradizione della poesia italiana apre all’incontro e al confronto con la poesia
internazionale: dalla provocazione appassionata di John Giorno, alla voce celtica di Aonghas
Mac Necail, alla classicità di Desmond o’ Grady, all’ironia di Selima Hill, al canto di riscatto di
Joy Harjo e del suo gruppo Poetic Justice, all’eleganza del greco Michalis Ganàs, allo sperimentalismo del californiano Martin Nakell.
Inoltre, la poesia si confronta con la musica (Bertoni, Pieroni, Frankie Hi-NRG), con il teatro,
con il cinema (Antonioni, Birri, Agosti), con il confinante territorio della prosa.
Già oggi e per il futuro, romapoesia vuole riproporre una serie di appuntamenti con la grande poesia del mondo. Così, si è pensato alla creazione di un circuito di poesia a livello nazionale, in associazione con il lavoro dei numerosi altri festival italiani ed europei.
1997
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fernando birri
martin nakell
John Giorno
I fondamentalisti
cattolici,
e i fondamentalisti in generale,
sono virus,
che ci stanno distruggendo,
moltiplicandosi
e mutando,
ci stanno ammazzando,
ora, sai bene
che devi usare medicine
forti per i virus.
Semplicemente, dì
No
ai valori della famiglia
semplicente, dì
No
ai valori della famiglia
aonghas mac necail
daniele pieroni
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silvia bre
giorgio weiss
selima hill
Il sole brilla e splende quando la tua valigia
esce, un poco rigida, dal letto
e si precipita giù sulla strada per la spiaggia
dove valige di ogni sorta
balzano su e giù per l’aria
e sembrano un gregge di monumenti abbattuti
o pezzetti di camera da letto che provano
a levarsi in volo.
giampiero neri
alberto bertoni
giancarlo majorino
antonio riccardi
Fisso lo sconosciuto rovistando
architetture e macerie, balzi e stralci
di un comparabile volto sgrumato.
I suoi occhi mi tengono lontano;
preferirebbe ci legassimo a un gioco:
ci sto e continuo a misurare quel poco
che nega e torna, dentro e fuori, già,
la superficie e la profondità.
Metropolitane
e viali colle ali.
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elio pecora
riccardo held
joy harjo
Ma corri, seguila fino alla porta,
toccala, fermala, cancella l’ombra,
da quegli occhi allarmati di ragazza,
ferita, bella e piena di paura,
stringi più forte, toglile il respiro,
prendi la sua paura tra le mani
come fai con la tua, fai come sempre,
spingila via da lei, fatti aiutare
fabio ciriachi
frankie hi-nrg
marco lodoli
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Jorge Enrique Adoum - Nato ad Ambato
(Ecuador) nel 1926, nel 1944 entra a far parte di
“Madrugada”, movimento che segna una svolta
nella storia della poesia ecuadoriana, accogliendo le innovazioni delle avanguardie e proclamandosi politicamente di sinistra. Usa un linguaggio particolare, basato sulla manipolazione
e ricostruzione dei vocaboli. Mai, comunque,
semplici giochi di parole, ma una forma di ribellione e contestazione di quelle che Adoum chiama “subdemocracias cuarteleras” (sottodemocrazie da caserma). Il suo Entre Marx y una
Mujer Desnuda (1976), è forse il migliore esempio di romanzo sperimentale ispanoamericano
dopo Rayuela di Julio Cortázar.
Patience Agbabi - Poeta e performer, vive a
Londra dove fa parte del London Arts Board’s
Literature Advisory Group. Oltre a due raccolte di
poesia (R.A.W. e Transformatrix), ha scritto e
realizzato nel 1997, insieme a Adeola Agbebiyi e
Dorothea Smartt, la performance polivocale
Fo(u)r Women.
Silvano Agosti - Nato a Brescia nel 1938,
dopo soggiorni in Inghilterra, Francia e in
Germania, parte per un viaggio intorno al
Mediterraneo in autostop. Nel 1962 si diploma in
regia presso il Centro Sperimentale di
Cinematografia. Dal 1963 al 1965 è in Unione
Sovietica e a Mosca segue un corso di perfezionamento all’Istituto di Stato del Cinema, dove si
specializza in tecnica del montaggio e compie
uno studio particolare sull’opera di S. M.
Ejzenstein. In seguito si stabilisce a Roma dove
gira quasi tutti i suoi film, tra cui: Il Giardino delle
Delizie (1967), Nel più Alto dei Cieli (1976),
Quartiere (1987), Uova di Garofano (1992), e dove ancora oggi vive, scrive poesie, gioca, lavora.
Demosthenes Agrafiotis - Nato nel 1946, è
attivo nei campi della poesia, pittura, fotografia (e
loro interazioni), con libri di poesia e saggi,
mostre di fotografia/pittura/disegno e installazioni, in Grecia e all’estero. Nutre un particolare
interesse per le relazioni tra arte e nuove tecnologie e per progetti multimediali e inter-mediali. I
suoi saggi sono dedicati all’analisi delle differenti forme d’arte come fenomeno culturale. La sua
rivista in forma antologica “Clinamen” ha funzionato per oltre un decennio come punto d’amalgama tra la poesia greca e l’arte europea e americana.
Humberto Ak’abal - Nato a Momostenango
(Totonicapán, Guatemala) nel 1952. La sua
prima raccolta poetica, El Animalero (1990), ha
ottenuto un immediato successo di pubblico e di
critica; una fortuna ancora maggiore ha avuto la
seconda raccolta, Guardián de la Caída de Agua
(1993), accolta con grande interesse anche in
altri paesi latinoamericani e in Europa. Nel 1996
lo studioso guatemalteco Carlos Montemayor
cura una vasta antologia della sua opera poetica
in lingua k’iche’ e in spagnolo, intitolata dall’autore stesso Ajkem Tzij - Tejedor de Palabras. Gli è
stato conferito il Premio Internazionale di Poesia
“Blaise Cendrars 1997” a Neuchâtel.
Paolo Albani - Nato a Marina di Massa nel
1946. Poeta visivo e sonoro, è membro
dell’OpLePo (Opificio di Letteratura Potenziale) e
dirige la nuova serie di Tèchne, rivista di giochi
letterari e non. Recentemente ha pubblicato Aga
Magéra Difúra. Dizionario delle Lingue
Immaginarie (Zanichelli 1994) (ed. fr.
Dictionnaire des Langues Imaginaires, Les
Belles Lettres, 2001), Forse Queneau.
Enciclopedia delle Scienze Anomale (Zanichelli
1999) e Il Corteggiatore e altri racconti
(Campanotto 2000).
Edoardo Albinati - È nato nel 1956 a Roma.
Ha pubblicato libri di narrativa, Arabeschi della
Vita Morale (Longanesi, 1988), Il Polacco
Lavatore di Vetri (Longanesi, 1989, nuova ed.
Oscar Mondadori, 1998), Orti di Guerra (Fazi,
1997), Maggio Selvaggio (Mondadori, 1999,
nuova ed. Oscar Mondadori, 2001), 19 (Oscar
Mondadori, 2001); e libri di poesia, Elegie e
Proverbi (Mondadori, 1989), La Comunione dei
Beni (Giunti, 1995), Capodanno del Vam (Il
Labirinto, 1998). Ha inoltre scritto, insieme a
Paolo Del Colle, il poemetto Mare o Monti
(L’Obliquo, 1997). Nel febbraio 2002 uscirà presso Guanda una nuova raccolta di poesie,
Sintassi Italiana.
Meena Alexander - Poetessa indiana in lingua inglese, vive negli Stati Uniti, ed è una tipica
scrittrice apolide, cross-culturale, impegnata a
descrivere liricamente quelli che lei chiama “i
confini emotivi”, le linee d’ombra che caratterizzano i passaggi esistenziali. Pubblicazioni in riviste e antologie anglo-americane.
Miguel Algarín - Nato a Portorico nel 1941 ed
emigrato a New York nei primi anni Cinquanta, è
uno dei principali animatori della scena “nuyorican”. Docente di letteratura inglese alla Rutgers
University, fondatore del Nuyorican Poets’ Café,
autore di racconti, testi teatrali, sceneggiature
cinematografiche, ha curato insieme a Miguel
Piñero la fondamentale antologia Nuyorican
Poetry (1975) e, insieme a Bob Holman, Aloud!
Voices from the Nuyorican Poets’ Café (1994), e
ha pubblicato diverse raccolte poetiche fra cui
63
Time’s Now/Ya Es Tiempo (1985). In italiano: in
Voci di Frontiera. Scritture dei Latinos negli Stati
Uniti, Feltrinelli, Milano 1997.
romanzo che ha appena concluso. L’editore sta
ancora cercando le giuste parole per indicargli la
miniera più vicina.
Antonio Amendola - Musicista e scrittore inversi. Si dedica da molti anni alla ricerca vocale.
Ha partecipato agli stage di canto difonico con
Tran Quan Hai e di informatica musicale con
Michelangelo Lupone. È stato redattore delle riviste “Versicolare” e “Non c’è Verso”. Ha pubblicato nel 1987 Vocalisia (Ed. Lalli, Poggibonsi) e nel
2001 Il Tenorale (Ed. Impronte degli Uccelli,
Roma). Nel 1999 ha partecipato ad Art-Media
dell’Università di Salerno e a Scrittori in
Biblioteca presso la Biblioteca Alessandrina di
Roma. Nel 2001 a Musei Aperti e Porte Aperte
presso l’Università La Sapienza di Roma. Ha
fatto parte del gruppo Baobab di poesia-sonora
nel 1994.
Karen King Aribisala - Ha completato la sua
formazione culturale in luoghi diversi quali
Barbados, Italia, Inghilterra e Nigeria, luoghi la
cui influenza è presente e riconoscibile nella sua
produzione narrativa e poetica. Karen King
Aribisala vive a Lagos, dove insegna presso il
Dipartimento di Inglese della locale Università.
Ha al suo attivo una raccolta di racconti, Our
Wife & Other Stories (1990), con il quale ha vinto
il Commonwealth Writers’ Prize nel 1991 e un
volume, Kicking Tongues (1998), che, con un
misto di poesia e prosa, riscrive in versione nigeriana The Canterbury Tales.
Arnaldo Antunes - È nato a San Paolo,
Brasile, nel 1960. Fin dal 1980 è autore di musica, video, poesie, performance, spettacoli e
interventi in altri media. Dal 1982 al 1992 ha fatto
parte del gruppo musicale Titãs, col quale ha
pubblicato sette album. Come solista, ha pubblicato quattro Cd: Nome (1993), Ninguém (1995),
O Silêncio (1996) e Um Som (1998). Circa 150
brani scritti da lui sono stati interpretati da vari
artisti brasiliani. Ha pubblicato i libri: Ou E
(1983), Psia (1986), Tudos (1990), As Coisas
(1992), 2 ou + Corpos no Mesmo Espaço
(1997), Doble Duplo (2000) e 40 Escritos (2000).
Le sue poesie sono state incluse in numerose
antologie, in Brasile e all’estero.
Raffaele Aragona - Ingegnere, insegna
Tecnica delle Costruzioni nella Facoltà di
Architettura dell’Università “Federico II” di Napoli.
Giornalista pubblicista, è tra i fondatori
dell’OpLePo (Opificio di Letteratura Potenziale).
È autore di Una Voce Poco Fa - Repertorio di
Vocaboli Omonimi della Lingua Italiana
(Zanichelli, 1994) e La Viola del Bardo. Piccolo
Omonimario Illustrato (Oplepo, 1994). Ha curato
una raccolta di Indovinelli Napoletani (Tommaso
Marotta, 1992) e il volume Enigmatica. Per una
Poietica Ludica (ESI, 1996). Anche a sua cura
sono i più recenti Le Vertigini del Labirinto (ESI,
2000) e Capri à Contrainte (La Conchiglia,
2000).
Marco Ardemagni - Milanese del ‘63, ha
speso gran parte del suo tempo a dimostrare di
essere un antilirico, riuscendo il più delle volte
semplicemente antipatico. Per raggiungere i suoi
turpi obiettivi ha collaborato a riviste di ogni
genere e programmi radiotelevisivi di bassa lega,
ha scritto poesie senza cuore e con troppe regole, con gli altri poetastri del gruppo Bufala
Cosmica (Rime Tempestose, Sperling & Kupfer,
1992 e sezione nell’antologia di Altri Luoghi,
Genova 1991). Nel 1995 ha appeso la poesia al
chiodo che si merita e si è messo a lavorare a un
Mariano Bàino - Nato a Napoli nel 1953. Ha
pubblicato, di poesia: Camera Iperbarica (1983),
Fax Giallo (1993), ‘Onne ‘e Terra (1994),
Pinocchio (Moviole) (2000); in prosa, il racconto
Il Mite e Immite Limite (1998). Ha tradotto dal
francese Jacques Fersen, Gilbert Lely e Guy
Demerson. Ha collaborato con i musicisti
Agostino Di Scipio (Improvviso Polifonico
Petronico) e Enzo Nini (Bislack). Fra le presenze
antologiche: Les Italiens (Marsiglia, 1985) e
Poesia Italiana della Contraddizione (Roma,
1989). È stato tra i fondatori della rivista “Baldus”
e del Gruppo 93. Fra le collaborazioni a riviste e
quotidiani: Linea d’Ombra, L’Immaginazione,
Diverse Lingue, Il Mattino, Il Verri, Il Diario.
Louise Bak - Poeta, performer, operatrice
culturale, vive a Toronto dove conduce fra l’altro Sex City, l’unico programma radiofonico
locale che risponde alla necessità di esplorare
la cultura erotica. La sua prima raccolta di poesie, Gingko Kitchen, è giunta alla seconda edizione, mentre una seconda raccolta è uscita
presso Coach House Books nella primavera
del 2000.
Nanni Balestrini - Nato a Milano nel 1935.
Poeta e performer, scrittore, organizzatore culturale. Tra i suoi libri di poesia: Poesie Pratiche
(Einaudi, 1976), Blackout (Feltrinelli, 1980),
Ipocalisse (Scheiwiller, 1986), Estremi Rimedi
(Manni, 1995), Le Avventure Complete della
Signorina Richmond (Testo&immagine, 1999). Il
volume La Grande Rivolta (Bompiani, 1999) raccoglie i tre romanzi Vogliamo tutto (1971), Gli
Invisibili (1987) e L’Editore (1989).
Vincent Barras - Nato in Svizzera nel 1956, è
poeta sonoro, musicista, traduttore e insegna
Storia della Medicina presso l’Università di
Losanna. Ha pubblicato Au Homard (con J.
Demierre), Poésies Sonores (con Nicholas
Zurbrugg), Galine, l’Âme et Ses Passions (con
Terpsichore Birchler e Anne France Morand). Ha
tradotto Sanguineti, Adorno, Seferis. È redattore
della rivista “Contrechamps”.
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Francis Bebey - Nato in Camerun, ha vissuto
per molti anni in Francia dove è morto nel 2001.
Francis Bebey ha alternato l’attività di poeta e
scrittore a quella di musicista. Oltre ad avere
registrato molti dischi e ad avere tenuto più di
mille concerti in moltissimi paesi dei cinque continenti, ha composto fra l’altro la musica per
diversi film, fra cui Yaaba di Idrissa Ouedraogo,
ed è stato responsabile del Programma della
Musica all’UNESCO. Per il suo romanzo
L’Enfant-pluie ha ricevuto nel 1994 il premio
Saint-Exupéry.
Jill Bennett - Nata a Londra, vive a
Maussane-les-Alpilles (Provenza). Ha pubblicato
poesie su “Dock(s)” e su altre riviste.
Alessandra Berardi - Nata nel 1959, vivente.
Poetessa, scrittrice e performer. Col gruppo
Bufala Cosmica pubblica nel ‘92 Rime
Tempestose (Sperling & Kupfer). Partecipa a
eventi di teatro e poesia, tra cui gli spettacoli dell’etichetta Riso Rosa di Daniela Rossi. Con l’inarrestabile D. R. cura Ragazze, Non Fate Versi!
(Editrice Zona, 1999). Gioca in Sfiga all’Ok
Corral di Stefano Bartezzaghi (Einaudi Stile libero, 1998). Versi, racconti e aforismi girano in riviste sottili, robuste antologie, dischi compatti, eteree onde radio&tivù. Alessandra ([email protected]) si fregia del titolo di Musa Auto-ispiratrice, che spera ereditario.
Enzo Berardi - Da diversi anni porta avanti il
progetto di confine ULTRASH. In letteratura si
occupa del quotidiano, esasperando e ironizzando i fatti di cronaca. Nei video porta agli estremi
l’informazione-spettacolo. Le sue performance
vedono un uso estremo della voce e del corpo
rivendicando la centralità del corpo, appunto,
come unità psichico-fisica.
Sonia Bergamasco - Attrice e poeta, è nata
a Milano, dove si è diplomata in pianoforte e recitazione. Come attrice ha lavorato in teatro con
Giorgio Strehler, Massimo Castri, Glauco Mauri,
Theodoros Terzopoulos e Carmelo Bene; nel
cinema è stata diretta da Silvio Soldini ed è la
protagonista di L’Amore Probabilmente di
Giuseppe Bertolucci (2001). Numerosi concerti
per voce recitante. Alcune sue poesie sono state
pubblicate sulla rivista “Poesia”; vincitrice del
Premio Nazionale di Poesia “Marianna Florenzi”.
Marco Berisso - Nato a Lavagna (GE) nel
1964. Ha curato un’edizione commentata di Dal
Calamajo di un Mèdico di Carlo Dossi (Bulzoni,
1995), del poemetto anonimo duecentesco
L’Intelligenza, (Fondazione Pietro Bembo-Ugo
Guanda Editore, 2000) e il saggio La Raccolta
dei Poeti Perugini del Vat. Barberiniano lat. 4036
(Olschki, 2000) e ha scritto l’introduzione al
romanzo di Alberto Moravia Io e Lui (Bompiani,
2000). Ha pubblicato poesie e testi teorici su
varie riviste e antologie e il romanzo Il Verbale
(Derive e Approdi, 2000). Con il Collettivo di
Pronto Intervento Poetico “Altri Luoghi” ha partecipato a varie rassegne nazionali. Ha fatto parte
del Gruppo 93.
Alberto Bertoni - È nato nel 1955 a Modena,
dove risiede. Ricercatore presso il Dipartimento
di Italianistica dell’Università di Bologna, ha condiviso quattro plaquettes di versi con l’altro poeta
modenese Enrico Trebbi fra il 1981 e il 1990. In
proprio ha pubblicato Crinali (1989) e Lettere
Stagionali (1996). Con Trebbi e il musicista Ivan
Valentini ha ideato e prodotto il Cd La Casa
Azzurra (1997). È tra i fondatori e curatori della
rassegna di poesia contemporanea “Gli immediati dintorni”.
Patrizia Bettini - Dopo la partecipazione al
primo festival internazionale di Castelporziano
(1979), e alle due successive edizioni con proprie poesie e come traduttrice, ha lavorato nell’ambito del teatro di ricerca in qualità di attrice,
cantante e autrice condividendo esperienze con
registi (Pippo Di Marca, Mario Ricci, Giancarlo
Nanni, Marco Solari), musicisti (Antonello Neri,
Liquid Ice, Luigi Cinque), coreografi (Franco
Senica, Anita Bucchi, Margherita Parrilla) e scrittori. Nel 1989 la sua videopoesia Samarinda
vince il primo premio al Concorso Nosside; nel
1997 vince il premio Fondi “Giovani
Protagonisti”.
Sujata Bhatt - Indiana residente a Brema.
Dalle sue liriche emerge con grande evidenza ed
efficacia la fusione indissolubile di spiritualità e
materialità del mondo indiano, visto “da distanza”
secondo l’ottica apolide e sradicata del migrante.
La sua poesia è anche carica di un erotismo
molto onesto e naturale, in sintonia con la più
elevata tradizione di poesia femminile.
Tomaso Binga - Vive e lavora a Roma. Si
occupa dal 1970 di scrittura verbo-visiva e di
sonorità poetica-performativa. Tra le sue pubblicazioni: Indovina Cos’è (Ed. Hetea, 1987); Vorrei
Essere un Vigile Urbano (Umberto Sala Ed.,
1995); Autoritratto a Scatto (Ed. Le Impronte
degli Uccelli, 2000). Ha preso parte ad innumerevoli manifestazioni - mostre, rassegne, festival
di poesia, etc. - tra cui la Biennale di Venezia nel
1978 e nel 2001. Ha partecipato a numerose trasmissioni radiofoniche e televisive e collabora
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con il Musis dell’Università La Sapienza di
Roma. In arte ha assunto un nome maschile per
contestare con ironia i privilegi del mondo degli
uomini.
Fernando Birri - regista, pittore, scrittore,
poeta, nato nel 1925 a Santa Fe (Argentina), è
considerato il padre del nuovo cinema latinoamericano. Suo è il manifesto “per un cinema
nazionale, realista, critico e popolare”. Il suo
cinema è magico, visionario, ma di grande impegno democratico e civile. Ha anche fondato un
“Laboratorio ambulante di poetica cinematografica”, che ha attraversato vari paesi d’Europa e del
Sud America.
Julien Blaine - Nato nel 1942. Bibliografia
scelta: W.M. Quinzième, 1966; Essai sur la
Sculpturale,1967; Paragenesi, 1967; Processus
de Déculturisation, 1972; Elefanti e Primi Testi,
1977; 13427 Poëmes Métaphisiques, 1986; Via
Italia, 1990; Calmar, 1993; Bamileke, 1995.
Qualche film tra cui Cycle Solaire et Cycle du
Carbone e Rouge Improvisé. Numerose esposizioni tra cui “24 testi alla bomba” e “Du sorcier de
V. au magicien de M.”. Innumerevoli performances tra cui Reps Éléphant 306 (circo Franchi, Aix
1962) e L’Arc C’est la Lyre (Centre Georges
Pompidou, Parigi 1997). Importante discografia
tra cui Radio Taxi (Studio Morra, Napoli 1984).
Jaap Blonk - Nato nel 1953 a Woerden,
Olanda, è compositore autodidatta, performer
vocale, poeta fonetico. Una vena Dada percorre
tutto il suo lavoro: dalle composizioni musicali,
alle esecuzioni vocali (soprattutto su testi di
Antonin Artaud, Lucebert e Kurt Schwitters), alle
improvvisazioni. Performance in Europa, Usa,
Canada, Indonesia, America Latina. Collaborazioni con musicisti ed ensemble nel campo della
musica contemporanea. Fondatore e leader
degli Splinks, orchestra di 13 elementi, e di
BRAAXTAAL. Lavori per radio e televisione. In
anni recenti ha iniziato a fare, ed esporre, grandi
disegni dei suoi spartiti. La sua discografia è
molto ricca.
Malika Booker - Nata in Gran Bretagna da una
famiglia di origine guyanese e caraibica, alterna
alla sua attività di poeta (suoi testi sono presenti
fra l’altro in IC3: The Penguin Anthology of New
Black Writing) e di perfomer (Love Screams,
Reading Is Fundamental) con la conduzione di
laboratori e di corsi di scrittura creativa.
Carlo Bordini - È ricercatore presso il
Dipartimento di Studi Storici dell’Università La
Sapienza di Roma. Ha pubblicato i seguenti volumi di poesia: Strana Categoria (stampato in proprio, 1975), Poesie Leggere (Barbablu, 1981),
Strategia (Savelli,1981), Pericolo (Aelia Laelia,
1984), Mangiare (Empiria, 1995), Polvere
(Empiria, 1999) Ha pubblicato, in prosa: Manuale
di Autodistruzione (Fazi, 1998). Ha curato, con
altri Dal Fondo Poeti Marginali (Savelli, 1978). Ha
composto, insieme alla pittrice Rosa Foschi
Patella, il libro in copia unica POLVERE e, insieme al musicista Patrizio Esposito, Voyage,
Ma($)sacro, Opera Pop. È presente in antologie,
riviste e libri collettivi.
Carmen Boullosa - È nata a Città del
Messico nel 1954. Scrittrice di poesia, narrativa
e teatro. Il suo linguaggio poetico, di forte impatto, scava nel cunicoli della coscienza, nel rapporto fra sogno e veglia, fra desiderio e volontà,
fra aggressività e sottomissione. La frantumazione dell’io, reiterata tematica della letteratura contemporanea, assume in questa poesia la forma
di soggetti itineranti e metamorfici, nei quali tutti
i passaggi sono possibili, anche oltre i confini del
proprio sesso, o della propria specie. Anche
nelle opere di narrativa, per lo più romanzi, le
voci narranti possono essere di uomini o di
donne, del presente o del passato, oppure di un
inquietante futuro apocalittico.
Per Aage Brandt - Semiologo e poeta. Nato
nel 1944 a Buenos Aires, ma di nazionalità
danese, Per Aage Brandt parte dalla filologia
romanza per attraversare la linguistica strutturale e la semantica, elaborando una serie di
modelli altamente innovativi. Dal 1969 è attivamente presente sulla scena poetica mondiale
con reading, pubblicazioni, partecipazioni a riviste.
Silvia Bre - È nata a Bergamo e vive a Roma.
Le sue poesie sono apparse a partire dagli anni
Ottanta su varie riviste letterarie. Nel 1987, insieme a Marco Lodoli, ha pubblicato per l’editore
Bompiani il romanzo Snack Bar Budapest. Nel
1990 ha pubblicato la raccolta di poesie I Riposi
per l’editore Rotundo. Nel 2000 ha pubblicato
presso Mondadori la traduzione del Canzoniere
di Louis Lab. Nel 2001 ha pubblicato presso
Einaudi la raccolta di poesie Le Barricate
Misteriose.
Olivier Burckhardt - Svizzero tedescoaustraliano, con infanzia passata a Roma, adolescenza in Inghilterra e Australia, università in
Nuova Zelanda e residenza attuale in Francia, il
romanziere, poeta e saggista Burckhardt non
può non avere una speciale attenzione per le lingue, per la correlazione traduzione-tradimento. Il
suo prossimo libro, infatti, è redatto in una mistilingua anglo-italiana.
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Jörg Burkhard - Nato nel 1943 a Dresda,
Jörg Burkhard vive e lavora ad Heidelberg. Poeta
e artista, le sue prime pubblicazioni risalgono al
1962. Dal 1984 sperimenta il work in progress
audio-poetico GELD Frozen City, con una valigia
piena di walkman, nastri, fili. Usando un dittafono autocostruito di corti circuiti optoelettronici e
un pezzo di legno come tastiera, Burkhard crea
veri e propri “graffiti sonori”.
Paul Cahill - Nato a Rathdowney nel 1949. Ha
studiato in vari paesi europei e attualmente è
direttore agli studi dell’Accademia Britannica di
Perugia. Critico della letteratura contemporanea
(collaborazioni con “Metropolis”, Moby Dick e
Volumnia) e poeta, ha pubblicato Words on the
wing, tradotto in italiano da Rita Castigli.
Jorge Canifa Alvez - Nato nel 1972 nelle
Isole di Capo Verde, dal 1979 vive a Roma, dove
ha studiato lettere. Nel 1996 ha fondato il mensile di sociologia “La Stella”. Collabora a Radio
Capoverde. Scrive lunghi poemi visionari. Nel
1993 ha vinto il premio letterario Peter Pan, e nel
1997 un suo racconto ha vinto il terzo premio al
concorso letterario per immigrati “Ekse Tra” di
Rimini.
2001, Emendamenti dei Guasti (1998-1999). I
suoi testi poetici sono stati tradotti e compresi in
diverse antologie. Dal 1990 al 1997 ha diretto
con Mariano Baino e Lello Voce la rivista
“Baldus”. È tra i promotori del Gruppo ’93 e ha
partecipato a numerosi reading di poesia nazionali e internazionali.
Massimiliano Chiamenti - Nato il 17
novembre 1967 a Firenze, dove risiede. Ha fondato nel 1993 il gruppo di poesia rock EMME con
il quale ha messo in musica le proprie poesie in
italiano e in inglese: un disco, Storyboard ‘99
(1999) è stato pubblicato da City Lights Italia e
uno nuovo, dal titolo Songs of Being and not
Being Here, è in produzione. Ha partecipato a
molti festival di poesia e musica, l’ultimo dei quali
Genova Poesia 2001. Ha pubblicato due libri di
poesia, anche questi editi da City Lights Italia:
Schedule (1999) e Maximilien (2000). Ha ricevuto da Edoardo Sanguineti il premio di poesia
Città di Corciano nel 1995.
Monty Cantsin - Monty Cantsin (Istvan
Kantor) è più noto come fondatore del NEOISM
(1979). I temi che principalmente lo coinvolgono
sono il potere e la decadenza della società tecnologica. Kantor/Cantsin ha vissuto a Budapest,
Parigi, Montreal, Portland, San Francisco,
Londra, New York, e attualmente vive a Toronto.
Performance e video nei maggiori festival di
media-art in Europa, nord e sud America,
Giappone, Australia. Cantsin è stato più volte in
prigione per i suoi interventi sovversivi in musei
e gallerie.
Mara Cini - È nata e vive a Lagune di Sasso
Marconi, sulle colline bolognesi. Si occupa di
scrittura e di arti visive partecipando ad esposizioni, incontri, letture ed organizzando manifestazioni culturali. Suoi lavori sono apparsi in
numerose riviste ed antologie italiane e straniere; è redattrice di “Anterem”. Ha pubblicato le
raccolte di poesia Scritture (North Press, 1979),
La Direzione della Sosta (Tam Tam, 1982), Anni
e Altri Riti (Anterem, 1987), Dentro Fuori Casa
(Anterem, 1995), In Tempo (Porto dei santi,
2000) e racconti in Narratori delle Riserve a cura
di Gianni Celati (Feltrinelli, 1992) e Racconta 2
(La Tartaruga, 1993). Nel 2001 ha partecipato
alla Biennale di Venezia collaborando al progetto internazionale Markers.
Anna Cascella - Nata a Roma nel 1941, ha
pubblicato Le Voglie in Nuovi Poeti Italiani, 1
(Einaudi, 1980); Tesoro da Nulla (1983-1989),
premio “Laura Nobile”, premio Mondello opera
prima; Piccoli Campi (Stamperia dell’Arancio,
1996), premio “Sandro Penna” e “Procida, Isola
di Arturo - Elsa Morante” per la poesia. È autrice
di saggi tra cui I Colori di Gatsby - Lettura di
Fitzgerald (Lithos editrice, 1995). Dalla fine degli
anni settanta è presente in riviste e antologie italiane e straniere. Ha recensito testi di poesie e
narrativa anglo-americana e inglese per la Rete
Tre di Radio Rai, per cui ha scritto il radio-dramma Bolero e curato rubriche di poesia.
Fabio Ciriachi - È nato a Roma, dove vive, nel
1944. Nel 1984 ha organizzato e diretto le prime
quattro edizioni di “Confluenze -Rassegna nazionale di Poesia della città di Arezzo”. Nel 1990 ha
fondato il quadrimestrale di poesia “Pagine” della
cui redazione ha fatto parte fino alla fine del
1992. Ha collaborato come recensore di libri a “il
Mercurio” de “la Repubblica” e a “la talpa libri” de
“il Manifesto”. È presente in Pagine d’Arte e di
Poesia (Tracce, 1989) e Storia dell’Arte Italiana
in Poesia (Sansoni, 1990). Ha vinto il Premio
Montale 1990 nella sezione inediti. Ha pubblicato la raccolta di poesie L’Arte di Chiamare con un
Filo di Voce (Empiria, 1999).
Biagio Cepollaro - Nato a Napoli nel 1959,
vive a Milano. Ha scritto di poesia: 1984, Le
Parole di Eliodora; i primi due libri della trilogia
De Requie et Natura: 1993, Scribeide (19851989), 1993, Luna Persciente (1989-1992); la
pubblicazione del terzo libro della trilogia,
Fabrica (1993-1997), è prevista per il 2002;
Geraldina Colotti - Ha pubblicato Versi
Cancellati (edizioni G.R.A.) e i racconti Per Caso
Ho Ucciso la Noia (edizioni Voland). Quando non
dorme nel suo pigiama a strisce (sconta una
condanna a 27 anni per aver fatto parte delle
Brigate Rosse), lavora a “la talpa libri” de “il
Manifesto”.
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Dodi Conti - Eclettica ed eccentrica, co-fondatrice di “Riso Rosa”, è la star del nuovo decennio
(ma è già prenotata per tutto il millennio). Nota al
grande pubblico del piccolo schermo per Macao,
Raidue, può finalmente esibirsi a grandezza
naturale nei film Due Volte nella Vita, La Vespa e
la Regina, Muzungu, Fantozzi 2000.
Louis-Philippe Dalembert - È nato a Portau-Prince (Haiti) nel dicembre 1962. Qui ha studiato alla Scuola Normale Superiore dedicandosi, successivamente, al giornalismo. Nel 1986 si
è trasferito a Parigi, dove ha conseguito il diploma alla Scuola Superiore di Giornalismo prima,
e il dottorato in Letterature Comparate, poi. Nel
1996, dopo un decennio, è tornato ad Haiti,
diventando consigliere del ministro della Cultura.
Numerose sue poesie e racconti sono stati tradotti e pubblicati in libri collettivi e su riviste in
Francia, Italia (su “Pagine”), Serbia, Brasile e in
molti altri paesi.
Milo De Angelis - Vive a Milano, dove è nato
nel 1951. Queste le sue raccolte poetiche:
Somiglianze (Guanda 1976); Millimetri (Einaudi,
1983); Terra del Viso (Mondadori, 1985);
Distante un Padre (Mondadori, 1989); Biografia
Sommaria (Mondadori, 1999). Ha inoltre pubblicato una fiaba e un saggio (Poesia e Destino,
Cappelli, 1982). Nel 2001, presso Donzelli, è
uscito Dove Eravamo Già Stati, ampia antologia
della sua opera.
Rita Degli Esposti - Nata a Bologna, vive ora
a Venezia. Lavora come attrice e regista di teatro. Molte esperienze di festival internazionali di
poesia, tra cui “One World Poetry” (Melkweg,
Amsterdam, 1983), “Polypoesis” (Budapest,
1992), “Di versi in versi” (Parma, 1982, 84, 86),
etc. Tra i libri di poesia: The Angel/L’Angelo,
1980; Le Opache Sicurezze della Signora
Kowanski, 1986; In Livrea di Transizione, 1990;
AM-RITA (1998). È presente in varie riviste internazionali di poesia (“Coyote’s Journal”, “ZFA”,
“Orte verlag”, “Uj Holgyfutar”, “Mgur-poesia”,
etc.).
Roberto Deidier - È nato a Roma nel 1965.
Ha esordito nel 1989 su “Tempo presente” presentato da Elio Pecora. Nel ‘95 esce il suo primo
libro Il Passo del Giorno (Sestante, Premio
Mondello opera prima). Nel 1999 pubblica una
seconda raccolta, Libro Naturale (Edizioni dell’ombra). Ha pubblicato vari studi tra cui:
L’Officina di Penna (Archinto, 1997), Stili della
Percezione. Spazio, tempo poesia (Marcos y
Marcos, 1998), La Fondazione del Moderno.
Percorsi della Poesia Occidentale (Carrocci,
2001). Ha curato i carteggi Montale-Penna e
Saba-Penna, una ricerca sulla poesia negli anni
ottanta e una raccolta di interviste a Giorgio
Manganelli.
Maddalena De Panfilis - Versificatrice versatile, comica sottile e donna longilinea, è inoltre
autrice autorevole per la televisione e il teatro:
dal suo La Nottata sta per essere tratto un film.
Ha recitato in lavori teatrali propri e altrui (tra l’altro, di Stefano Benni). Ha partecipato alla gestazione di “Riso Rosa”, e ha due bambini meravigliosi.
Péter Dobai - Nato a Budapest nel 1944, fin
da giovanissimo scrive e pubblica poesie e racconti. Studia filosofia e semiologia, con particolare attenzione alla semiotica dei linguaggi cinematografici. All’inizio degli anni Settanta, comincia a scrivere sceneggiature (premio speciale
cortometraggi a Oberhausen, 1971) e a lavorare
come assistente alla regia. Sua è la sceneggiatura di Mephisto. Pubblicazioni di poesia in volumi e riviste.
Hossan Elouam - Giovane poeta e artista
visivo egiziano, la sua poesia (pubblicata su riviste e antologie) mescola e confronta temi classici islamici a suggestioni più tipicamente occidentali.
Adolf Endler - È nato a Düsseldorf nel 1930;
nel 1955 si è trasferito nella R. D. T. Dal 1979 vive
a Berlino. Ha pubblicato, fra l’altro: Awakes
Without Fear, poesie (1960); Way in Wipes,
reportage e poesie (1960); The Children of the
Nibelungen, poesie (1974); Two Attempts, over
Georgia to Tell, resoconto di viaggio (1976);
Entangled Clear Messages, poesie (1979);
Document Endler, Poems from 30 Years
(1981/1988); Without Denomination of Reasons,
prosa e poesie (1985); Schichtenflotz, prosa
(1987); Exemplary Schleimloesend, prosa
(1990); The Response of the Poet, romanzo
(1992); Tarzan at the Prenzlauer Mountain,
Sudelblaetter 1981-1993 (1994).
Paolo Febbraro - È nato nel 1965 a Roma,
dove vive. Ha esordito con la silloge Disse la
Voce, compresa nel volume collettivo Poesia
Contemporanea. Quarto Quaderno Italiano (a
cura di F. Buffoni, Guerini e Associati, 1993), poi
ripresa parzialmente nel libro poetico Il Secondo
Fine (Marcos y Marcos, 1999), che fra gli altri ha
ottenuto i premi Dario Bellezza e Mondello per
l’opera prima. Come critico, si occupa in particolare di poesia contemporanea su diversi periodici. Ha curato una raccolta dei Poeti Italiani della
“Voce” (Marcos y Marcos, 1998) e una vasta
Antologia della Critica Militante (Ist. Poligrafico e
Zecca dello Stato, 2001).
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Bartolomé Ferrando - Nato a Valencia.
Professore ordinario di performance e arte intermedia nella facoltà di Belle Arti. Ha fondato la
rivista di poesia sperimentale “Texto Poetico”. Ha
partecipato a numerosi festival e incontri di performance di poesia-azione in Spagna e in molti
paesi europei ed extraeuropei. Come membro
del gruppo Flatus Vocis Trio, di Taller de Musica
Mondana e di Rojo si è esibito in festival di poesia fonetica e musica in Spagna, Germania,
Francia e Svizzera; in festival di free jazz e performance in Belgio, Germania, Olanda e
Svizzera. Ha realizzato diverse mostre e installazioni di poesia visiva e di poesia oggetto in
Spagna e Italia.
Giovanni Fontana - Poliartista, ricercatore in
aree intermediali e sinestetiche, conduce la sua
ricerca operando sconfinamenti e attivando contaminazioni a partire da matrici poetiche “fonovisuali”, in cui si inscrivono i suoi “sound poems”.
I suoi testi, da considerare come vere e proprie
partiture, costituiscono la struttura delle sue performance elettroacustiche. Ha pubblicato libri e
dischi. Il suo lavoro più recente è Chorus (Ed.
Piero Manni, 2000), con allegato Cd. Ha fondato
la rivista di poetiche intermediali “La Taverna di
Auerbach” e l’audiorivista “Momo”. Ha proposto
performance e installazioni in centinaia di festival
di nuova poesia e di arti elettroniche.
Biancamaria Frabotta - È nata a Roma nel
1946. Qui vive insegnando Letteratura Italiana
Moderna e Contemporanea all’Università di
Roma “La Sapienza”. Ha pubblicato i seguenti
libri di poesia: Il Rumore Bianco, Feltrinelli, 1982;
Appunti di Volo e Altre Poesie, La Cometa, 1985;
Controcanto al Chiuso, Rossi&Spera editori,
1991; La Viandanza, Mondadori, 1995 (Premio
Montale 1995); Terra Contigua, Empiria, 1999.
Ha inoltre pubblicato il romanzo Velocità di Fuga,
Reverdito, 1989, la trilogia teatrale Trittico
dell’Obbedienza, Sellerio, 1996 e vari saggi di
critica letteraria. Ha curato l’antologia Donne in
Poesia, Savelli,1976.
Lorenza Franzoni - Coetanea della bambola
Barbie e della rivoluzione cubana. Burattinaia e
molto spesso burattino, lavora da anni nel teatro
di figura, nel teatro di strada, nel teatro di varietà
e nel cabaret (Viaggio in Italia, Tre Pezzi,
Latitudini...). Recentemente è stata promossa
alla Poesia. Tra le attività artistiche a lei più care,
i défilé coi “bestiari-vestiari”, che disegna e
costruisce. Collabora da un decennio a “Riso
Rosa”.
Florinda Fusco - Laureata nel ‘96 a Bari in
Lingue e Letterature Straniere con una tesi comparata su Italo Calvino e Jorge Luis Borges. Ha
svolto studi presso le Università di Edimburgo e
di Cordoba. Attualmente è dottoranda di ricerca
in italianistica presso la Facoltà di Lettere
dell’Università di Napoli Federico II, con una tesi
filologica sulla poesia di Edoardo Cacciatore. Ha
collaborato al fascicolo de “L’immaginazione” (n.
164) dedicato a Cacciatore. Nel ‘98 ha ottenuto
riconoscimenti al Premio Montale e al Premio
Vittorio Bodini. Sue poesie sulle riviste “Origini” e
“L’immaginazione”.
Michalis Ganàs - È nato in Epiro nel 1944. Ha
scritto sceneggiature per la televisione e ha tradotto opere teatrali tra cui Le Nuvole di
Aristofane che è stata rappresentata nel 1991 al
teatro di Epidauro. Le sue poesie sono state
musicate da famosi compositori greci e tradotte
in molte lingue europee. Ha pubblicato fino ad
oggi quattro raccolte poetiche: Cena Mistica
(1978), Pietre Nere (1980), Cristallina Giànnina
1991, Ballata (1993), ricche per contenuto e
qualità; accanto a queste opere di poesia, ha
scritto anche un racconto lungo, Patria Matrigna
(1981). Vive e lavora ad Atene.
Lamberto Garzia - Giovane poeta di Arma di
Taggia (Liguria), in realtà nomade, è presente in
molti festival nazionali e internazionali e ha collaborato all’organizzazione di “Altramarea”, il
festival di Lerici, Golfo dei Poeti.
Paolo Gentiluomo - È nato a Vercelli nel
1964. Fa parte del gruppo di musica industriale
Tam Quam Tabula Rasa. Coordina con M.
Berisso, P. Cademartori, G. Caserza il Collettivo
Di Pronto Intervento Poetico “Altri Luoghi” con il
quale ha partecipato ai lavori del Gruppo ‘93. Un
romanzo, I Pruriti del Giovane Letale, scritto con
Enea Ortis, ha avuto parziale pubblicazione a
puntate su rivista. Ha pubblicato i volumi Novene
Irresistibili (Ed. Periferia, 1995) e Catalogo (Ed.
Zona, 1998). Oltre 200 letture pubbliche.
Collabora spesso con musicisti e artisti visivi;
partecipa in qualità di poeta-gentiluomo agli
spettacoli della coreografa e danzatrice contemporanea Aline Nari.
John Gian - Nei primi anni Settanta inizia la
ricerca e la sperimentazione sul linguaggio. Nel
1977 è tra gli organizzatori del festival di poesia
P77 a Venezia. Nello stesso anno fonda con
Armando Pajalich “?” rivista di poesia internazionale. Negli anni Settanta vive per lunghi periodi
in Francia, Inghilterra, Iran e Stati Uniti. Dal 1979
realizza numerose performance in collaborazione con vari artisti tra i quali Franco Beltrametti,
Giovanni d’Agostino e Rita Degli Esposti. Nel
1987 fonda con Gianni Curreli la rivista “MgurPoesia” e nel 1988 con Pajalich la casa editrice
Supernova. Pubblicazioni recenti: Il Suono
Vuoto, 1999; -P- (15-22), 1999.
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John Giorno - Nato nel 1936 a New York,
amico storico di William Burroughs, Andy
Wahrrol, Keith Haring, è una delle più importanti
e innovative figure della poesia americana della
seconda metà del Novecento. Tra i fondatori
della performance di poesia, John Giorno ha elevato il linguaggio parlato a forma d’arte. La sua
opera si avvale dei più diversi supporti: pagina,
reading, performance, cassetta, Lp, Cd, video,
internet. I Giorno Poetry Systems, fondati nel
1965, innovano profondamente la scena poetica
introducendo le nuove tecnologie. L’AIDS
Treatment Project, nato nel 1984, è il tentativo di
combattere la catastrofe rappresentata dall’Aids
con la compassione che John Giorno mutua
dalla pratica del buddismo tibetano.
Liliane Giraudon - Nata nel 1946, vive e lavora a Marsiglia. Poeta e performer, da oltre vent’anni lavora ad installazioni di poesia con coreografi, musicisti, artisti visivi e per la radio e la
televisione. Dal 1980 al 1990 lavora a “Banana
Split”, di cui è cofondatrice con Jean-Jacques
Viton, e insieme a lui dirige “La nouvelle B.S.”,
rivista video. Codirettrice della rivista “If”, membro della “cosmetic company (R)”. Molte pubblicazione di poesia, tra cui Pallaksch, Pallaksch
(1990: Prix Maupassant), Les Animaux Font
Toujours l’Amour de la Même Manière (1995),
Anne n’est pas Suzanne (1998), Homobiographie (2000).
Alfredo Giuliani - Nato a Mombaroccio,
Pesaro nel 1924, vive a Roma dal 1930. Ha insegnato all’Università di Bologna e all’Università
”Gabriele D’Annunzio” di Chieti. Ha scritto poesie, saggi, operine teatrali, un beffardo breve
romanzino (Il Giovane Max, 1972), ha composto
poesie-collages lavorando con amici pittori
(Nonnis, Novelli, Perilli, Scialoja). Nell’antologia I
Novissimi (Milano, 1961) ha individuato una tendenza espressiva che stava mutando l’universo
mentale della poesia italiana: l’introduzione
all’antologia è generalmente ritenuta il primo
“manifesto” della Neoavanguardia.
Benoît Gréan - Francese, passato a New
York, presente a Roma.
Il s’engageait à
Si dedicava a
brouiller les traces
confondere tracce
tourner la page et
voltare pagina e
semer les cendres
spargere ceneri
il déboulait en d’autres langues rotolava in altre lingue
revivifiait les épitaphes
ridava vita agli epitaffi
Mariangela Gualtieri - Autrice di teatro, ha
fondato insieme al regista Cesare Ronconi il
Teatro Valdoca, nel quale è attiva come drammaturga. Del 1992 la sua prima raccolta di versi
Antenata (ed. Crocetti), seguita nel 1995 da
Fuoco Centrale e, nel 1997, da Nei Leoni e nei
Lupi, entrambi editi da I Quaderni del Battello
Ebbro. Nel 1995 esce Nessuno Ma Tornano, a
cura di Valentina Valentini (ed. Centro Editoriale
e Librario Università degli Studi della Calabria) e,
nel 1996, Sue Dimore, Catalogo del Palazzo
delle Esposizioni, Roma. Dell’autrice il Teatro
Valdoca ha pubblicato nel 1999 Parsifal e nel
2000 Chioma.
Joumana Haddad - Nata a Beirut, Libano,
nel 1970. Traduttrice e giornalista letteraria presso il giornale libanese An-NAHAR (dal 1997),per
il cui supplemento culturale cura i dossier sulla
poesia italiana contemporanea. Inoltre ha tradotto varie opere italiane e francese in arabo.
Editorialista della rivista settimanale araba
“Sayidati Sadati”, diffusa nel mondo arabo.
Pubblicazioni: Il Tempo del Sogno, raccolta di
poesie in francese (1995), Invito a una Cena
Segreta, raccolta di poesie in arabo (1998), Due
Mani Verso l’Abisso, raccolta di poesie in arabo
(2000). Sta ora preparando un’antologia della
poesia italiana del novecento tradotta in arabo.
Reesom Haile - Vincitore del Reemok Prize
per la poesia nel 1998, Reesom Haile è riconosciuto come il poeta che ha saputo rivoluzionare,
modernizzandola, la poesia in tigrino, una delle
lingue più parlate in Eritrea. Dopo vent’anni trascorsi in esilio, e periodi di permanenza in vari
paesi del mondo, nel 1998 Reesom Haile è tornato nel suo paese, e ha cominciato a scrivere
poesie, guadagnando in breve tempo fama e
riconoscimenti. Pur essendo plurilingue, scrive in
tigrino, entrando così a far parte di quella folta
schiera di poeti africani che hanno scelto di dare
voce poetica alle proprie lingue di origine.
Joy Harjo - Nata a Tulsa, Oklahoma, membro
della tribù Muscogee, Joy Harjo si trasferì nel
New Mexico per seguire i corsi dell’Institute of
American Indian Arts, dove ha studiato pittura e
teatro. Il suo più recente libro è il best seller The
Woman Who Fell from the Sky (trad. it.: Con
Furia di Amore e in Guerra, a cura di Laura
Coltelli, Quattroventi, 1996). Presto Joy Harjo
cominciò a pensare ad una band che combinasse poesia e un tipo di musica in cui si intrecciassero ritmi tribali, jazz e rock: il risultato è stata la
nascita, nel 1992, del gruppo Joy Harjo and
Poetic Justice, composto da membri delle tribù
Sisseton-Wapeton Dakota, Hopi e Navajo.
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Tony Harrison - Nato a Leeds nel 1937, ha
vissuto in Inghilterra, Africa, Europa Orientale e
Stati Uniti. Poeta risentito e sardonico, visionario,
ma che si confronta profondamente col sociale,
Harrison mette davvero in campo la poesia
penetrando oltre l’ideologia. Autore teatrale,
inventore di una nuova forma di poema televisivo, regista di film di straordinaria originalità e
densità, corrispondente in versi dalla Bosnia per
il “Guardian”, Harrison è il poeta inglese più letto
degli ultimi vent’anni. Tra le sue opere, The
School of Eloquence e V., poemetto cimiteriale
che è la sua opera più famosa (in italiano: V. e
altre poesie, traduzione e cura di Massimo
Bacigalupo, Einaudi 1996).
Bernard Heidsieck - È nato nel 1928 a
Parigi. Inserisce nella sua poetica le innovazioni
tecnologiche più avanzate allo scopo di adeguare l’oralità al mondo contemporaneo. Ha collaborato sia con la “poesia sonora” negli anni cinquanta che con la “poesie action” qualche anno
più tardi. I suoi testi, fortemente ancorati alla
realtà urbana, non si realizzano completamente
che attraverso la voce, nel corso di letture pubbliche con registrazioni sovrapposte, dove emerge una creatività e un virtuosismo ritmico sorprendente.
Riccardo Held - È nato a Venezia nel 1954.
Traduttore, poeta e consulente editoriale, ha
vinto il Premio Rimini nel 1985 con il volume Per
Questa Rilassata Acida Voglia. Ha pubblicato traduzioni di romanzi, teatro e poesia dal francese
e dal tedesco. Suoi lavori sono usciti in antologie
e numerose riviste. Con Il Guizzo Irriverente
dell’Azzurro (Marsilio, 1995), ha vinto il premio
Montale 1996.
Selima Hill - Nata a Londra nel 1945 da una
famiglia di pittori, è stata Poet-In-Residence del
National Museum of Science di Londra, del Royal
Devon e dell’Exeter Hospital di Exeter. Insegna
presso la Master-class all’Ars Centre. Il suo libro
più recente, VIOLET, è stata la Summer Choice
della Poetry Book Society e la short-listed del
Premio T.S. Eliot (1997). Altri riconoscimenti
includono il Cholmondeley Award for Litterat
Fellow of University of East Anglis and Arts
Council of Great Britain Writers Award. Ha 7 gatti,
7 pesci, 7 nipoti e ha pubblicato 7 raccolte.
Joël Hubaut - Nato ad Amiens nel 1947, è
impegnato nell’organizzazione di spazi di cultura
alternativa (“Nouveau Mixage”, edizioni della
C.R.E.M., “Fractal Musik”, etc.). Inizia il suo percorso artistico alla fine degli anni Sessanta, orientandosi verso un missaggio ibrido e mostruoso
(Peste-Moderna). Dagli anni Settanta i suoi segni
di “scrittura epidemica” invadono tutti i supporti
possibili. Autore di numerose installazioni e performance: ponendo epidemia e contaminazione al
centro di una riflessione su arte e società, il suo
ricorso alla parodia/derisione acquisisce una
dimensione profondamente tragica.
Andrea Inglese - Nato a Torino nel 1967,
studi di letteratura comparata all’Università di
Trento, è stato redattore della rivista “Baldus”. È
presente nell’antologia di poesia contemporanea
VI Quaderno Italiano (Marcos y Marcos, 1998). È
uno dei membri fondatori di Sincretica, gruppo di
ricerca artistica multimediale. Con Sincretica ha
presentato due spettacoli multimediali: Memorie
dell’Immediato (1996, Milano e Venezia), Spotcity: Esercizi di Persuasione Urbana (1998,
Genova e Milano) e un video: La Buiosa (1997;
Prix de la Création, Festival di Clermont-Ferrant
1998).
Jolanda Insana - Nata a Messina, vive a
Roma. Ha tradotto Poesie di Saffo (Estro, 1985),
Carmina Priapaea (Studio Editoriale, 1991), De
amore di Andrea Cappellano (Studio Editoriale,
1992), e per il teatro testi di Euripide e Plauto (la
Casina è di prossima pubblicazione da Giunti).
Le sue poesie sono raccolte in Sciarra Amara
(“Quaderni della Fenice”, Guanda, 1977),
Fendenti Fonici (Società di Poesia, 1982, Premio
Mondello opera prima), Il Collettame (Società di
Poesia, 1985), La Clausura (Crocetti, 1987),
Medicina Carnale (Mondadori, 1994), L’Occhio
Dormiente (Marsilio, 1997).
Kataoka Naoko - Nata nel 1961 nella provincia di Saitama. Ha pubblicato i libri di poesia
Sango Shishunki Shokogun (Sindrome Puberale
Post-Parto) nel 1996 e Sutekina Tomodachi
(Splendidi Amici) nel 1998. È attiva anche come
lettrice-performer e commentatrice d’attualità.
Irén Kiss - Nata a Budapest nel 1947, dopo gli
studi letterari, lavora a vari programmi culturali
della radio ungherese e collabora con riviste di
ricerca letteraria. Dal 1990 insegna letterature
comparate all’Università di Budapest. Tra i suoi
campi di indagine, le avanguardie, le post-avanguardie, la poesia sperimentale. Scrittrice, poeta,
artista visiva, ha pubblicato vari volumi (trad. in
italiano L’Arcadia Capovolta, Le Cinque Vie,
Bergamo 1987) e partecipato a numerose rassegne e festival.
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Barbara Köler - Nata nel 1959 a Burgstädt
(DDR), dopo aver compiuto gli studi a Lipsia,
vive attualmente a Duisburg. Tra le sue raccolte
di poesie, Deutsches Roulette (1991), Blue Box
(1995). Premio della Fondazione Jürgen Ponto,
premio Förderpreis Leonce und Lena e Else
Lasker Schüler.
Jan Koneffke - Nato a Darmstadt nel 1960,
fino al 1981 vive a Berlino. Dopo il periodo passato all’Accademia Tedesca di Villa Massimo
(1995) si è trasferito a Roma, dove è attualmente corrispondente di diversi organi di stampa
tedeschi. Autore, tra l’altro, di Vor der Premiere
(1988), Gelbes Dienstrad wie es Hoch Durch die
Luft Schoss (1989), Bergers Fall (1991).
Michael Korovkin - Scrittore e poeta russocanadese, da diversi anni vive in Italia. Figura
provocatoria è l’autore di Lina Volgina, Memorie
di una Maitresse Moscovita, il falso che è stato
un famoso caso letterario. La sua poesia è tesa,
brillante, feroce.
Murray Lachlan Young - Definito dalla stampa inglese “Lord Byron del rock”, “Shakespeare
in acido” - ma anche “Il poeta da un milione di
sterline” - è, in Gran Bretagna, un fenomeno editoriale: per l’incisione dei suoi versi su Cd ha
ricevuto un anticipo stratosferico. Casual Sex
(sesso estremo, droga, rave, etc) è pubblicato in
Italia da Bompiani (1998).
Katalin Ladik - Nata a Novi Sad nel 1942,
scrittrice e attrice, è autore sperimentale di opere
sonore e interprete di opere musicali sperimentali. Poesia visiva, happening, performance, azioni di mail-art. È anche attrice di teatro, televisione e cinema. Tra le sue pubblicazioni: Ballada az
Ezüstbicikliröl (Ballata della Bicicletta d’Argento,
1969), Mesék a Hétfejü Varrógépröl (Favola
della Macchina da Cucire a Sette Teste, 1971),
Poesie Erotiche (trad. it. G. Scotti, 1983),
Jegyesség (1994).
Francesco Leonetti - Nato nel 1924 a
Cosenza. Ha diretto varie riviste con Pasolini,
Vittorini, Calvino, Pomodoro, Balestrini, ecc.
Insegna estetica all’Accademia d’Arte di Brera,
Milano. Estremista. Poeta e teorico, attore e regista. I testi nei cataloghi Einaudi, Feltrinelli,
Lupetti e Manni, Scheiwiller.
Gabriella Leto - È nata e vive a Roma. Ha
esordito nel 1975 sull’”Almanacco dello
Specchio” e nel 1980 ha preso parte
all’Antologia Einaudiana Nuovi Poeti Italiani I. Il
suo primo libro individuale è Nostalgia
dell’Acqua (Premio Viareggio e Premio S.
Pellegrino, 1991). Nel 1997 ha pubblicato un
altro libro di versi L’ora Insonne. Presso Einaudi
ha pubblicato Le Elegie di Properzio, Le Eroidi,
Gli Amori di Ovidio e, nei tascabili, un volume
con tutto l’Ovidio amoroso. Le sue traduzioni
sono poi uscite tutte nella edizione einaudiana
della Pléiade.
Marco Lodoli - Nato nel 1956 a Roma. Ha
pubblicato i suoi primi testi sulle riviste “Braci” e
“Prato Pagano”. Ha pubblicato: Diario di un
Millennio che Fugge (Einaudi); Snack Bar
Budapest, con Silvia Bre (Bompiani); Ponte
Milvio (Rotundo); Grande Raccordo (Bompiani);
I Fannulloni (Einaudi); Crampi (Einaudi); Grande
Circo Invalido (Einaudi); I Principianti (Einaudi);
Calendarietto (Castelvecchi); Cani e Lupi
(Einaudi); Il vento (Einaudi); Boccacce
(Melangolo); I Fiori (Einaudi); Fuori dal Cinema
(Einaudi); La Notte (Einaudi); Zoe (Stampa
Alternativa). È insegnante in una scuola romana
e collabora come critico cinematografico al
“Diario della settimana”.
Rosaria Lo Russo - Nata a Firenze nel 1964,
poeta, lettrice-performer, traduttrice e saggista,
in poesia ha pubblicato L’Estro (Cesati, 1987),
Vrusciamundo (I Quaderni del Battello Ebbro,
1994),
Sanfredianina,
in
“Poesia
Contemporanea”. Quinto Quaderno Italiano
(Crocetti, 1996), Comedia (Bompiani, 1998),
Dimenticamiti Musa a Me Stessa (Edizioni
Canopo 1999), Melologhi (Emilio Mazzoli). Ha
tradotto opere della poetessa statunitense Anne
Sexton e di Erica Jong. Come lettrice e performer di testi da lei scritti o come interprete della
poesia contemporanea e non, ha collaborato con
Piera degli Esposti, Iosif Brodskij, Mario Luzi,
Giorgio Caproni, Nanni Balestrini, Luigi Cinque.
Mario Lunetta - Poeta, narratore, saggista,
traduttore, è nato nel 1934 a Roma, dove vive.
Tra le sue raccolte di poesia Lo Stuzzicadenti di
Jarry (1972), La Presa di Palermo (1979), Flea
Market (1983), La Torre dell’Ammiragliato
(1985), Wunderkammer (1990), Antartide
(1993), Roulette Occidentale (2000). Curatore di
diverse antologie (Poesia Italiana della
Contraddizione, con Franco Cavallo, 1985;
Poesia Politica e Civile Italiana, 1996), è coautore, con Filippo Bettini e Francesco Muzzioli, di
Letteratura degli Anni Ottanta (1985) e ha scritto
per il teatro e per la radio.
Aonghas Mac Necail - Nato nell’isola di
Skye nel 1942. Si è formato negli anni ‘60 studiando all’Università di Glasgow sotto la guida di
Philip Hobsbaum. Dopo una breve permanenza
a Londra, dove ha scritto e collaborato con diverse riviste, tra il 1977 e il 1981 viene nominato
Writer in Residence presso il Gaelic College di
Skye e quello di Oban. MacNecail è un poeta
bilingue: la sua poesia nasce in gaelico ed è in
seguito tradotta in inglese da lui stesso. Tra le
sue opere Sireadh Bradain Sicir (1983), An
Cathadh Môr (1984), An Seachandb agus dàin
eile (1986). Imaginary Wounds (1980) e Rock
72
and Water (1990) sono le uniche raccolte interamente in inglese.
Sindiwe Magona - Nata in Sudafrica, nella
provincia del Transkei, e cresciuta in un sobborgo nero di Cape Town, ha lavorato come domestica e come maestra elementare. Ha completato gli studi presso l’Università di Londra e presso
la Columbia School of Social Work di New York.
In Sudafrica è stata attiva militante del
Movimento Donne per la Pace, e nel 1976 è
stata membro a Bruxelles del Tribunale
Internazionale per i Crimini contro le Donne.
Narratrice molto nota, Sindiwe Magona ha al suo
attivo due volumi di racconti, un romanzo e due
volumi autobiografici. Un volume che raccoglie la
sua opera poetica è in corso di stampa presso la
casa editrice inglese Women’s Press.
Valerio Magrelli - Nato a Roma nel 1957, la
sua opera poetica degli anni 1980-92 è raccolta
in Poesie e Altre Poesie (Einaudi, 1996). Nel
1999 è uscito, sempre per Einaudi, Didascalie
per la Lettura di un Giornale. Docente di letteratura francese all’Università di Pisa, collabora con
“Il Messaggero” e “Diario”. Per la Einaudi dirige la
serie trilingue della collana “Scrittori tradotti da
scrittori”.
Cécile Mainardi - Nata il 25 giugno ad
Asnières/Seine, compiuti gli studi universitari
(Lettere a Nice, Paris IV Sorbonne, AixMarseille), insegna da sette anni a Mentone.
Beneficiaria (1997) della “Bourse Découverte”
della Maison des Ecrivains. Pensionnaire (199899) dell’Accademia di Francia, Villa Medici, disciplina “Letteratura”. Dal 1989, pubblica su numerose riviste, non solo francesi; nel 1992 esce
Grievement, e nel 1997 L’Armature de Phedre. In
corso di pubblicazione: La Forêt de Porphyre e
Poemz.
Giancarlo Majorino - Nato a Milano nel
1928, è poeta, critico letterario e docente di estetica. Tra i suoi libri di poesia ricordiamo La
Capitale del Nord (1959), Lotte Secondarie
(1967), Equilibrio in Pezzi (1971), Provvisorio
(1984), La Solitudine e gli Altri (1990),
Tetrallegro (1990), Le Trascurate (1999),
Autoantologia
(1953-1999),
Gli
Alleati
Viaggiatori (2001). Ha fondato e diretto, solo o
con altri, le riviste “Il Corpo”, “Incognita”,
“Manocomete”; ha curato l’antologia Poesie e
Realtà 1945-2000.
Gayatri Majumdar - Vive in India. La sua
poesia conserva forti legami con la storia e il tessuto geopolitico del continente, nei toni che
variano dal divertissement surreale, alla satira
sulla globalizzazione culturale, al dolce lirismo
intimista.
Jack Mapanje - Nato in un villaggio del
distretto di Mangochi, nel Malawi del sud, Jack
Mapanje ha insegnato presso l’Università del
Malawi fino alla pubblicazione del suo primo libro
di poesie, Of Chameleons and Gods (1987). Il
libro, ritenuto sovversivo, fu immediatamente
messo al bando dall’allora dittatore del Malawi
Hastings Banda, e Mapanje fu lasciato in carcere senza processo dal settembre 1987 al maggio
1991: una prigionia che ha lasciato segni visibili
sul corpo del poeta. Di Mapanje, che oggi vive in
Inghilterra e insegna all’Università di Leeds,
sono apparse altre due raccolte poetiche, l’ultima delle quali Skipping Without Ropes.
E.A. (Archie) Markham - È nato nel 1939
nell’isola caraibica di Monserrat, ma sin dalla
metà degli anni Cinquanta vive in Inghilterra,
dove dirige la scuola di scrittura creativa presso
l’Università di Sheffield. Archie Markham ha al
suo attivo sei volumi di poesia, tra i quali Living
in Disguise, Towards the End of the Century, e il
recente Misapprehensions. Ha curato due corposi volumi antologici, rispettivamente di poesia
e prosa caraibica, e diretto le riviste inglesi
“Artrage”, e “Sheffield Thursday”, quest’ultima
dedicata interamente alla scrittura creativa.
Richard Martel - Poeta, critico, performer,
organizzatore, fonda negli anni Ottanta “Le Lieu”,
in Quèbec, un centro di incontri, interventi e festival; fondatore della rivista “Interventions” (interventi sociali in Quebec), l’ha trasformata in
“Inter”, rivista di critica e informazione sulle performance. Poeta multimediale, gira il mondo e
idea azioni collettive in Europa e altrove con i
suoi amici del Quebec, perché tutto cambi.
Utopico come Filliou e tutti gli energumeni
dell’Eternal Network.
Léopold Congo Mbemba - Nato nel 1959 a
Brazzaville, nella repubblica del Congo, risiede
attualmente in Francia. Ha pubblicato diverse
raccolte di poesie presso le edizioni L’Harmattan,
nella collezione “Poètes des cinq continents”. I
suoi testi più recenti sono: Déjà le Sol est Semé,
1997; Le Tombeau Transparent, 1998; Le Chant
de Sama N’déye, 1999.
Giuliano Mesa - Nato a Salvaterra (Reggio
Emilia, 1957), vive a Roma. Ha pubblicato
Schedario. Poesie 1973-1977 (Geiger, 1978), I
loro Scritti (Quasar, 1992), Improvviso e Dopo
(Anterem, 1997, Premio Lorenzo Montano), Da
Recitare nei Giorni di Festa (in Resistenze 2, a
cura di M. Palladini, Arlem, 1997), Quattro
Quaderni. Improvvisi 1995-1998, Zona, 2000. È
tra i redattori di Akusma. Forme della Poesia
Contemporanea (Metauro, aprile 2000).
Gcina Mhlophe - Nata a Durban, in Sudafrica,
nel 1959, Gcina Mhlophe vive oggi a
Johannesburg. Autrice teatrale, attrice e poetes-
73
sa, Mhlophe è nota per le sue straordinarie doti
di story-teller ed è anche autrice di racconti per
bambini. Si esibisce regolarmente al Market
Theatre di Johannesburg, del quale è stata direttrice alla fine degli anni Ottanta. La sua commedia Have You Seen Zandile, del 1990, è stata
accolta con grande favore in Sudafrica e all’estero. Come attrice è apparsa in Place of Weeping,
1986, la storia di una donna in lotta contro il regime dell’apartheid.
Enzo Minarelli - Si occupa di poesia e delle
sue praticabili aperture verso il suono, la scrittura, il video e lo spettacolo sin dagli anni Settanta.
Ha pubblicato diversi titoli di poesia lineare;
numerose pubblicazioni sonore in dischi, audiocassette e Cd. Del 1987 è il “Manifesto della
Polipoesia”, tentativo di teorizzare lo spettacolo
di poesia sonora. Coordina il Festival di Poesia
Sonora che annualmente si tiene a Bologna.
Come videopoeta realizza una serie di videopoesie sonore sin dal 1982 e, di recente, alcune
videoambientazioni sonore. Dirige il Video
Sound Poetry Festival, rassegna internazionale
interamente dedicata ai rapporti tra le varie
forme di poesie e il video.
Robin Morgan - Nata a Lake Worth, Florida il
29 gennaio del 1941, vive e lavora a New York.
Poetessa, romanziera, saggista politica, attivista
femminista, giornalista. Ha pubblicato 14 libri, tra
cui 4 raccolte di poesia, due romanzi e le ormai
classiche antologie Sisterhood is Powerful e
Sisterhood is Global. Figura di riferimento del
femminismo statunitense e internazionale, è suo
il Credo di una Donna presentato alla Conferenza Mondiale di Pechino del 1995. Nel 1986 e
nel 1989 è stata inviata nei campi profughi palestinesi, in Giordania, Libano, Egitto, Cisgiordania
e Gaza, come osservatrice e testimone della
condizione femminile. I suoi scritti sono tradotti in
otto lingue (in Italia, dalle edizioni La Tartaruga).
Massimo Mori - È poeta multimediale e vive
da molti anni a Firenze. Ha iniziato la propria attività creativa alla fine degli anni ‘60 con opere
lineari, aderendo però rapidamente alle poetiche
sperimentali riferibili alla “Poesia Totale”. Tra le
più conosciute performance Container, La
Misurazione della Qualità, Combattimento con
l’Ombra, Kra. Tra le numerose opere visuali si
possono rammentare: Codex Poema Concreto
In (K+7) Canti; Liberto, Libro E Libertà, poema
da strada; Ippocampo Librante, Stonefax, colonna scrittoria e Madrecava, pietra-poema-serena;
in collaborazione con lo scultore Riccardo
Nannini il libro da muro Arpeggi e Yin-Yang:
Tavolino e Sedia per l’Ospite Gradito.
Tracie Morris - Poetessa e performer attiva
nell’ambito di diversi media, Tracie Morris ha
ricevuto diversi premi e riconoscimenti di poesia
(New York Foundation for the Arts Fellowship,
National Haiku Slam Championship, Asian
Cultural Council Fellowship). Ha pubblicato due
raccolte di poesia, Intermission e Chap-T-her
Won, e ha collaborato a progetti nel campo del
teatro, del cinema, della danza.
Micere Mugo - Nata in Kenya nel 1942, ha
compiuto i suoi studi in Uganda e Canada, e
insegnato in varie università in Kenya, Stati Uniti,
Zimbabwe e Canada. Marxista dichiarata e militante, è stata per questo costretta all’esilio dal
regime di Jomo Kenyatta, stessa sorte toccata al
poeta Ngugi wa Thiong’o, con il quale nel 1976
Mugo pubblica The Trial of Dedan Kimathi.
L’esilio la porta dapprima in Zimbabwe e successivamente negli Stati Uniti, dove oggi vive insegnando alla Syracuse University. A Micere Mugo
si devono inoltre Daugther of My People, The
Long Illness of Ex-Chief Kiti, e My Mother’s
Poems and Other Songs.
Wolfgang Müller - Nato nel 1957 a
Wolfsburg, vive a Berlino. Autore, musicista, artista noto soprattutto per le installazioni videomusicali con testo poetico. Membro fondatore del
gruppo “Die Tödliche Doris” (1980-87), con cui
ha portato avanti numerosi progetti musicali
(Musée d’Art Moderne, Parigi, 1982; The
Museum of Modern Art, New York, 1987;
Documenta 8, Kassel, 1987). Autore tra l’altro di
Die Hormone des Mannes (1996), Blue Tit-das
Deutsch-Isländische Blaumeisenbuch (1998).
Pál Nagy - Poeta, performer, artista visivo
ungherese, dal dicembre 1956 vive a Parigi.
Fondatore di “Magyar Muheli - Atélier Hongrois”,
rivista di poesia sperimentale ungherese che è
stata un punto di riferimento nel periodo della
guerra fredda. Negli anni Ottanta, insieme a un
gruppo di artisti, ha fondato “p’ART”, rivista su
supporto video.
Martin Nakell - Poeta e scrittore californiano,
di originalissima scrittura. Tra le sue pubblicazioni: The Myth of Creation, Ramon, e Two Fields
that Face & Mirror Each Other (Sun & Moon
Press, 2001). Tra gli altri riconoscimenti, il
Gertrude Stein Award in Poetry (1996).
Sainkho Namchylak - Proveniente dalla piccola e lontana Repubblica di Tuva, ai margini
della Mongolia, questa eccezionale performer
sonora è diventata famosa in tutto il mondo per
le sue emozionanti esecuzioni di “throat singing”,
che si riallacciano agli antichi rituali sciamanici.
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Giampiero Neri - Nato ad Erba (Como) nel
1927, Giampiero Neri è un poeta nitido e laico: la
sua poesia nasce sotto il segno di un’appassionata pazienza, ed è contraddistinta da una singolare concretezza. Tra le sue raccolte: L’aspetto
occidentale del vestito (Guanda, 1976), Liceo
(Guanda, 1986), Teatro naturale (Mondadori,
1998).
Andreas Neumeister - Nato a Monaco
(1959), dove vive, è scrittore di narrativa, poeta e
artista visivo. Presso Suhrkamp Verlag sono
usciti i suoi romanzi Äpfel vom Baum im Kies
(1988), Salz im Blut (1990), Ausdeutschen
(1994) e Gut Laut (1998). Insieme a Marcel
Hartges ha curato Poetry! Slam! Texte der PopFraktion Heraus (1996). A Roma si è tenuta una
sua mostra insieme a Frances Scholz: “In dubio
pro disco” (settembre 1999).
Nomura Kiwao - È uno degli autori più importanti nel panorama della poesia contemporanea
giapponese. Nato nella regione di Saitama nel
1951, laureato presso la Waseda University, ha
pubblicato dieci raccolte di poesie tra cui:
Kawanae (1987); Hanpuku-Hõkõ (1992);
Tokusei No Nai Hi No Motoni (1993), con cui ha
vinto il premio Rekitei; Selected Poems (1996);
Kaze No Haibun (1999) con cui ha vinto il premio
Takami Jun.
Aldo Nove - È nato a Varese il 12 luglio 1967.
Come poeta ha pubblicato Tornando nel Tuo
Sangue (1989), Musica per Streghe (1991) e La
Luna Vista da Viggiù, nel volume Quinto
Quaderno di Poesia Italiana Contemporanea
(1994). Come narratore ha pubblicato presso
Castelvecchi i racconti Woobinda e Altre Storie
Senza Lieto Fine (1996) e, nello stesso anno, Il
Mondo dell’Amore, in Gioventù Cannibale
(Einaudi); in seguito, ha pubblicato, presso la collana Stile Libero della Einaudi, Puerto Plata
Market (1998) e Amore mio infinito (2000).
Dirige, per la Bompiani, la collana di poesia
“inVersi”. Con il musicista e cantante Garbo ha
curato, nel ‘97, il libretto dell’album Up the Line.
Desmond O’Grady - Nato a Limerick, Irlanda,
nel 1935. Negli anni ‘50 si trasferisce a Parigi,
Roma e negli Stati Uniti, dove consegue un dottorato ad Harvard. Poi insegna all’Università
Americana del Cairo e all’Università di
Alessandria di Egitto. Dalla fine degli anni ‘50 alla
metà degli anni ‘60, insegnante a Roma, è tra i
membri fondatori della Comunità Europea degli
Scrittori, editor europeo di “The Transatlantic
Review “ e editor inglese di “Europa Letteraria”.
Tra l’altro organizza il Festival Internazionale di
Poesia di Spoleto. Le sue pubblicazioni contano
sedici raccolte di poesia, incluso The Road
Taken, Poems 1956-96, nove raccolte di traduzioni e alcuni libri di prosa e di memorie.
Brigitte Oleschinski - Nata a Colonia, per
anni ha svolto attività accademica nel campo
della storia contemporanea. Vive attualmente a
Berlino, dedicandosi alla scrittura poetica. La sua
prima raccolta, Mental Heat Control (1990), ha
ricevuto il Förderungspreis Literatur zum
Kunstpreis Berlin, mentre la seconda, Your
Passport Is Not Guilty (1998), è stata insignita
del prestigioso Peter-Huchel-Preis.
Cosimo Ortesta - Nato a Taranto nel 1939,
dopo un lungo periodo milanese, è tornato a
vivere a Roma. ha pubblicato le seguenti raccolte di poesia: La Passione della Biografia
(Quaderni della fenice, 1977); Il Bagno degli
Occhi (Guanda, 1980); La Nera Costanza
(Acquario-La nuova Guanda, 1985); Nel
Progetto di un Freddo Perenne (Einaudi, 1988);
Serraglio Primaverile (Empiria, 1999). Ha tradotto da Baudelaire, Rimbaud, Mallarmé, Char.
Tommaso Ottonieri - Nato negli Abruzzi nel
1958, napoletano, vive attualmente a Roma. Ha
pubblicato, in prosa narrativa e non, Dalle
Memorie di un Piccolo Ipertrofico (Feltrinelli,
1980), Coniugativo (Corpo10, 1984), Crema
Acida (Lupetti-Manni, 1997), L’Album Crèmisi
(Empirìa, 2000); in versi, Elegia Sanremese
(Bompiani, 1998); e i sincretismi critici (intorno
all’ultima scena letteraria in Italia) raccolti ne La
Plastica della Lingua. Stili in fuga lungo una età
postrema (Bollati Boringhieri, 2000).
Elio Pagliarani - Nato a Viserba nel 1927.
Presente nell’ antologia dei Novissimi, ha fatto
parte del Gruppo 63. Se nelle prime raccolte
degli anni Cinquanta (Cronache e altre poesie,
1954; Inventario Privato, 1959) aveva proposto
un originale sperimentalismo, nei volumi degli
anni Sessanta (La Ragazza Carla, 1962;
Lezione di Fisica, 1964; Lezione di Fisica e
Fecaloro, 1968) si è mostrato vicino alle prove
radicali della neoavanguardia. Con Rosso Corpo
Lingua Oro Pope Papa: Scienza Doppio Trittico
di Nandi (1977) è andato accentuando una ricerca sulla dimensione ritmica del testo. In anni più
recenti ha pubblicato, fra l’altro, La Ballata di
Rudy (1995) per il quale gli è stato conferito il
premio Viareggio.
Marco Palladini - Nato a Roma, è scrittore di
vocazione eterodossa e sperimentale, autore e
artefice teatrale. Ha pubblicato i libri in versi Et
Ego In Movimento (1987), Ovunque a Novunque
(1985), Fabrika Poiesis (1999). Nell’ambito del
festival Romapoesia ‘98 ha ideato il primo “rave
di poesia” italiano. Tra i suoi lavori andati in
scena: MeDea (1990), Justine-Il Vizio della Virtu’
(1991), 12 Settimane a Sodoma (1993),
Giovanna: la Ballata degli Squali (1994), Il
Rumore della Notte (1995). Co-autore e interprete, assieme a T. Lucattini, di Stupidi Bambini,
Piccoli Profeti (2000). Tra le sue performance
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poetiche: Kerouac Road & Oltre (1996-99); Falò’
Moderni per Voce Agnostica (1999); L’Amore è
un Vampiro (Sdentato) (2001).
Gianfranco Palmery - È nato e vive a Roma.
È stato critico letterario per “Il Messaggero”. Ha
fondato e diretto la rivista letteraria “Arsenale”.
Raffinato traduttore di Keats, Shelley, Stéfan ed
altri. Opere di poesia: L’Opera della Vita (1986),
In Quattro (1991), Il Versipelle (1992), Sonetti
Domiciliari (1994), Taccuino degli Incubi e Gatti
e Prodigi (1997).
Oskar Pastior - Appartenente alla minoranza
tedesca in Romania, nasce nel 1927 a Sibiu
(Transilvania). Nel 1945 viene deportato in un
campo di lavoro in Unione Sovietica. Nel 1969 si
stabilisce a Berlino Ovest, dove inizia la sua attività di scrittore e poeta sperimentale. Tra le sue
ultime pubblicazioni, Eine Kleine Kunstmaschine
(1994), Ügel Beg und Ügel Tal. Gedichte 19691997. Album (1997), Das Hören des Genitivs.
Gedichte (1997). “Sonetburger” (hamburger di
sonetti), anagrammi in versi, palindromi, contaminazioni, il Progetto Ping-Pong: questi sono
solo alcuni tra gli innumerevoli “oggetti magici”
presenti nella sua valigia di prestigiatore del
verso.
Elio Pecora - Autore di raccolte di poesia,
romanzi, saggi, testi per il teatro. Poesia: La
chiave di vetro, Cappelli, 1970; Motivetto, Spada,
1978; Interludio, Empiria, 1987; Dediche e
Bagatelle, Rossi & Spera, 1990; Poesie 19751995, Empiria, 1997; Per Altre Misure, S. Marco
dei Giustiniani, 2001. I libri di prosa: Estate,
Bompiani, 1981; I Triambuli, Il Pellicano, 1985;
Sandro Penna: una Biografia, Frassinelli, 1984 e
1990; La Ragazza con il Vestito di Legno e altre
fiabe italiane, Frassinelli, 1992; L’occhio Corto, Il
Girasole, 1995. Ha collaborato come critico letterario con la Rai e a numerosi quotidiani e periodici.
Plinio Perilli - Poeta di decisa apparteneneza
lirica (Preghiere di un laico, 1980-1993), è critico
attivo e infaticabile. Sue sono, tra l’altro, una
Storia dell’Arte in Poesia (1992) e l’antologia
Melodie della terra. Novecento e Natura
(Crocetti, 1999). Dirige diverse collane di poesia,
tra cui il Tempo Ansante, per le edizioni
Fermenti.
Serge Pey - Nato a Tolosa nel 1950, poeta e
performer. Redige i suoi testi su bastoni di castagno con i quali realizza installazioni rituali. La
sua pratica della poesia l’ha condotto ad approfondire i fenomeni di possessione e di spossessione nella pratica orale del poema. Autore del
Manifesto e del Movimento della Filosofia
Diretta, fondatore del Festival Internazionale di
Tolosa, fa parte del gruppo internazionale della
Poesia di Azione. È autore di una quindicina di
volumi, tra cui La Définition de l’Aigle, Nôtre
Dame la Noire ou l’Evangile du Serpent, La Main
et le Couteau.
Aleksandra Petrova - Nata a San
Pietroburgo nel 1964, da diversi anni collabora
con testi di poesia e di saggistica a riviste letterarie e artistiche, tra cui “Continent”, “Talisman”,
“Mitin Zhurnal”. Nel 1990 ha ricevuto il primo premio al festival internazionale di poesia di
Augsburg. Vive attualmente a Roma dove svolge
una ricerca accademica sull’arte italiana.
Antonio Pezzinga - Nato a Milano nel corso
del ventesimo secolo. È vissuto tra Milano,
Roma, gli Usa, il Brasile e Rogoredo. Ha pubblicato, col gruppo della Bufala Cosmica, Rime
Tempestose (Sperling&Kupfer, 1992) nonché
collaborato con Linus, Comix e varie altre riviste
di dubbia qualità e tiratura quasi inesistente. Si è
esibito in varie parti d’Italia volontariamente e
involontariamente. Tra le altre si ricordano le
apparizioni
a
Milanopoesia
(1991)
e
Romapoesia (1997). Di Milano ricorda senza
nostalgia “il bel cielo di Lombardia, così bello
quando è bello”. Attualmente sta valutando se
riprodursi.
Daniele Pieroni - È nato a Pescara nel 1961,
vive a Roma dall’età di dieci anni. È autore di
poesia, prosa, saggi apparsi su riviste e in volume. Fra i tanti titoli: Scritti, Shakespeare & C.,
1984; Il Libro di Ilaria, Ripostes, 1991;
Colombario dell’Idea, La Cometa, 1995 e il
recente Passi Esornativi e una Palinodia,
Stamperia dell’Arancio, 1999. È inoltre autore di
un libretto d’opera, La festa dell’Universo e di
soggetti per la danza. Traduce dall’inglese e dal
francese e ha curato antologie di poesia del
Quèbec, di Russia e Australia. Ha ottenuto il
Premio Erato-Farnesina 1997 per la Poesia.
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Pedro Pietri - Nato a Ponce (Portorico) nel
1943, è autore del celebre Puerto Rican
Obituary (1973), autentico manifesto della “nuyorican experience”. Attore e performer di grandissima presenza scenica, erede del bardo comunitario Jorge Brandon, Pietri è autore di testi teatrali più volte messi in scena nell’off e off-off
Broadway. La sua produzione, come l’ormai
celebre serie di Telephone Booths, è interamente autoprodotta o inedita, una sorta di ininterrotto monologo sull’irrealtà della realtà metropolitana. In italiano: Pedro Pietri, Scarafaggi
Metropolitani e altre poesie, Baldini & Castoldi,
1993.
Lamberto Pignotti - Nato nel 1926 a
Firenze, Lamberto Pignotti concepisce all’inizio
degli anni Sessanta le prime forme di poesia tecnologica e poesia visiva. Dopo avere partecipato
alla formazione del Gruppo 63, ha dato vita
insieme a Miccini, Chiari e altri al Gruppo 70. Dal
1971, prima alla facoltà di architettura di Firenze
e poi al Dams di Bologna, ha tenuto corsi sui rapporti fra avanguardie, mass media e new media.
Ha pubblicato numerosi libri di poesia, poesia
visiva, narrazione e saggistica, e ha curato diverse mostre di poesia visiva e arte intermediale.
Alberto Pimenta - Alberto Pimenta è nato nel
1937 a Oporto (Portogallo) e non è ancora
morto. (“già nulla è ciò che era / e probabilmente
mai più lo sarà / e anche se lo fosse / qualcosa
mi dice che già non sarebbe ciò che era / poiché
ciò che era / era ciò che era per essere ciò che
era / il che io mi ricordo molto bene / anche se io
non ero allora ciò che ora sono / ma ciò che ora
sono / o comincio ad essere / è cessare di essere ciò che sono…”)
Luciana Preden - Nasce giovanissima a
Napoli e cresce, di poco, a Roma, che la vede
baby-sitter di chitarra classica, allenatrice della
forma poetica, bibliotecomane e bibliotecaria,
sempre e comunque dedita alla nobile arte dell’attesa dei mezzi pubblici. Si vanta vergognosamente di varie pubblicazioni di versi, di un suo
haiku inserito in una collezione di Tokio e, soprattutto, delle sue vittorie a Scrabble.
Laura Pugno - Laura Pugno è nata a Roma
nel 1970. Ha pubblicato poesie e racconti su
varie antologie e riviste, e un suo racconto è
stato selezionato alla Biennale dei Giovani Artisti
del Mediterraneo (Roma, 1999). È di prossima
uscita presso La Nuova Magenta Editrice un
volume di versi e aforismi scritto a quattro mani
con Giulio Mozzi.
Giovanni Quessep - Nato nel 1939 nella provincia di Sucre, sulla costa caraibica colombiana. Dopo una prima raccolta giovanile, esce El
Ser no Es una Fábula (1968), dove sono già
definite alcune delle sue costanti: il ritmo musi-
cale austero, il tono riflessivo e sentenzioso, la
sicura composizione di una serrata rete simbolica. Buona parte di questa raccolta è dedicata a
parlare della poesia stessa, dell’avventura della
scrittura. La voce poetica - per Quessep come
per Borges - non è dell’individuo, bensì della tradizione. In essa l’uomo si riscatta attraverso un
movimento dialettico che va dall’io, entità contingente, all’essere, entità sostanziale.
Abdel Monem Ramadan - Enfant terrible
della scena letteraria egiziana, Abdel Monem
Ramadan (Cairo, 1951) dall’inizio degli anni
Ottanta pubblica regolarmente le sue raccolte.
Le sue poesie, spesso francamente pornografiche, hanno fatto scandalo in Egitto. La sua tecnica poetica è basata sul montaggio: giustapposizioni di quadri, evocazioni, varianti idiolettiche,
ripetizioni. Il suo è un linguaggio che parte dal
basso, dal corpo, dalla fisicità, e mantiene la
materia all’interno di un ritmo serratissmo.
Silvio Ramat - È nato il 2 ottobre 1939 a
Firenze. Come poeta ha esordito con Le Feste di
una Città (Quartiere, 1959). Della sua produzione in versi, antologizzata in Origine e Destino (I
Quaderni del Battello Ebbro, 1995), si citano: Gli
Sproni Ardenti (Mondadori, 1964), Corpo e
Cosmo (Scheiwiller, 1973), In Parola (Guanda,
1977), L’Inverno delle Teorie (Mondadori, 1980),
L’Arte del Primo Sonno (San Marco dei
Gustiniani, 1984), Orto e Nido (Garzanti, 1987),
Una Fonte (Crocetti, 1988), Pomerania (Crocetti,
1993), Numeri Primi (Marsilio, 1996), Il Gioco e
la Candela (Crocetti, 1997). Ordinario di Storia
della
Letteratura
Italiana
Moderna
e
Contemporanea presso l’Università di Padova.
Lesego Rampolokeng - Nato nel 1965 nei
pressi di Soweto, Lesego Rampolokeng è figura
di rilievo nella giovane poesia sudafricana. Poeta
e performer di grande energia, spesso intrisa di
provocazione, Rampolokeng attinge a piene
mani, per i suoi versi, alle dolorose vicende che
in anni recenti hanno insanguinato il suo paese,
cui dà voce poetica attraverso i ritmi del rap e del
reggae.
77
Stefano Raspini - Nasce a Belluno ma si trasferisce a Reggio Emilia quasi subito e quasi
subito inizia a scrivere favole, poesie, racconti,
monologhi. Si interessa di cinema all’età di venti
anni con due cortometraggi: Strassman e Caio
la Rivelazione. Nel ’90 conosce il poeta-scrittore
Caliceti con il quale pubblica due libri-cult:
Fonderia Italghisa (1996) e Battito Animale
(2001). Contemporaneamente escono due sue
raccolte di poesie surreali: Delirio e Antiretina.
Nel 2000 è invitato alla trasmissione “Ombelico
del Mondo” con e di Nanni Balestrini registrata al
mitico “Link” di Bologna. Non ha mai vinto nulla e
perciò è grande!!
Mara Redeghieri - Laureata in Lingue e
Letterature straniere nel 1990, insegna inglese,
e dal 1991 collabora e canta con gli Üstmamò,
con i quali ha lavorato alla composizione e stesura dei testi di cinque album. Collaborazione
alla stesura dell’album Dispetto di Gianna
Nannini. Composizione del testo per il brano di
chiusura del film Denti di Gabriele Salvatores.
Letture pubbliche di opere e testi letterari.
Antonio Riccardi - Nato a Cattabiano
(Parma) nel 1962, si è laureato in filosofia con
una tesi sulla mistica del Seicento. Vive a Sesto
San Giovanni e lavora nell’editoria di poesia. Le
sue poesie sono raccolte nel volume Il profitto
domestico (Mondadori, 1996).
Sylvie Richterova - Scrittrice, poetessa, saggista, nata a Brno, ex Cecoslovacchia, dal 1971
vive in Italia (Roma, Padova, Trevignano
Romano) insegnando letteratura ceca e slovacca (attualmente all’Università di Viterbo e a “La
Sapienza” di Roma). Scrive poesie e romanzi in
ceco, saggi in ceco e in italiano, cura personalmente le traduzioni in italiano e in francese (in
questi giorni esce a Parigi, presso Gallimard, il
suo ultimo romanzo intitolato Il Secondo Addio e
firmato Sylvie Richter).
Jacqueline Risset - Nata a Besançon
(Francia). Studi (lettere classiche e italiano) alla
Ecole Normale Superieure (Paris). Ha pubblicato, tra i volumi di poesia: Jeu, Seuil, 1971; Sept
Passages de la Vie d’une Femme, Flammarion,
1985; L’ Amour de Loin, Flammarion, 1988
(Amor di Lontano, Einaudi, 1993); Petits
Elements de Physique Amoureuse, Gallimard,
1995. Di Dante Alighieri ha tradotto La Divina
Commedia; inoltre, ha tradotto in italiano Le
Parti Pris des Choses di Francis Ponge (Einaudi,
1979). È professore ordinario di letteratura francese dal 1976, presso l’Università degli Studi di
“Roma Tre”. Collabora con giornali e riviste italiane e straniere (L’Unità, Le Monde, L’Infini, etc).
Gonzalo Rojas - Nato nel 1917 a Lebu, nel
Sud del Cile. Professore di teoria letteraria
all’Università di Concepción, ebbe diversi incarichi diplomatici a Pechino e a L’Avana. Dopo il
golpe di Pinochet, dovette fuggire in esilio.
Tornato in patria nel 1980, vive da allora a
Chillán. Autore di una compatta opera lirica, la
sua (come dice il critico e poeta Eduardo Milán)
è una “poesia del meticciato”, in quanto ibridazione della forma, accoppiamento del parlato
quotidiano con il linguaggio poetico dell’invenzione: “un linguaggio di corpo aperto da dove scappa un’anima alla velocità della luce”.
Jerome Rothenberg - Nato a New York nel
1931, è considerato oggi uno dei più importanti
poeti americani. Autore di numerosissime raccolte (ricordiamo fra l’altro A Book of Testimony,
1971 e Esther K. Comes to America, 1973),
Rothenberg ha inoltre curato l’antologia Shaking
the Pumpkin: Traditional Poetry of the Indian
North Americas (1972), che ha rappresentato un
momento fondamentale per la conoscenza della
poesia degli Indiani d’America. Continuando nell’ambito di questa sua ricerca “etnopoetica”,
Rothenberg in anni più recenti ha esplorato le
proprie radici ebraiche e ha collaborato alla pubblicazione di alcune antologie che scandagliano
il rapporto fra poesia e cultura in America.
Babacar Sall - Nato nel 1954 a Dakar, dopo
gli studi universitari (Parigi e Ginevra), insegna
sociologia alla Ecole des Hautes Etudes en
Sciences Sociales di Parigi. È direttore editoriale
per le edizioni dell’Harmattan e dirige la rivista
“Sociétés Africaines et Diaspora”. Ha pubblicato
diverse raccolte di poesia con le Editions Silex e
con L’Harmattan (Le Poème Blessé, 1996; Le Lit
de Sable, 1998; Le Sang des Collines, 1998) e
una serie di saggi sulla condizione della diaspora africana.
Edoardo Sanguineti - Nato a Genova nel
1930. Le sue poesie sono raccolte in Segnalibro
(1982), Bisbidis (1987), Senzatitolo (1992) e
Corollario (1997), tutti pubblicati da Feltrinelli,
come pure i romanzi: Capriccio Italiano (1963) e
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Il Giuoco dell’Oca (1967). Vedi anche: E.
Sanguineti e A. Liberovici, Il Mio Amore È come
una Febbre e Mi Rovescio (Bompiani 1998).
Jürgen Schneider - Nato nel 1952, vive e
lavora a Berlino. È autore, traduttore, gallerista,
curatore e ogni tanto anche artista.
Paola Sansone - A Genova, cerca di battere
batteri in un laboratorio ospedaliero e di far battere, ovunque, regolarmente, il proprio cuore.
Spesso viene battuta. Una battuta tira l’altra. Per
non dimenticarle le mette in rima e per vizio le
scrive. Per fortuna le pubblica: in Giovani Blues
under 25 di Tondelli, nel 1985, nel ‘91 in un libretto allegato alla rivista “Wimbledon”, nel ‘92 nel
volume Comicamente Parlando (Clab Editore).
Lisabetta Serra - È nata in Brasile. Vive a
Modena. Ha pubblicato Poesie, 1983; le raccolte
O Sydera, 1986; Un Immobile Andare, 1989;
Dalla Memoria un Gioco, 1993; I Capelli e altri
racconti, 1989; Storie di Viano, 1999. Sue poesie
e racconti sono apparsi su numerose riviste e
antologie. Fondatrice e curatrice della rivista di
poesia “Gli immediati dintorni”. Dal 1989 lavora
con il gruppo poesia della casa delle donne di
Modena per attività anche seminariali e performance.
Reinhard Sauer - Nato nel 1956, lettore di lingua tedesca all’Università di Macerata, traduttore, critico e poeta. Ha curato mostre d’arte, conferenze-incontro con poeti e scrittori tedeschi e
italiani. È collaboratore di Radio RAI per i programmi culturali.
Tiziano Scarpa - Nato a Venezia nel 1963, ha
pubblicato il romanzo Occhi sulla Graticola
(Einaudi 1996), la raccolta di racconti Amore
(Einaudi 1998), la guida turistico-letteraria
Venezia È un Pesce (Feltrinelli 2000) e Cos’è
Questo Fracasso? (Einaudi 2000), raccolta di
articoli e saggi scritti lungo tutto l’arco degli anni
Novanta. I suoi libri sono tradotti in francese,
spagnolo, tedesco. La commedia radiofonica
Popcorn (Radio Rai 1997) è stata tradotta e
messa in onda in una decina di paesi. Con Raul
Montanari e Aldo Nove ha scritto il libro di versi
Nelle Galassie Oggi come Oggi - Covers
(Einaudi 2001).
Valeri Scherstjanoi - Poeta sonoro e artista
grafico sperimentale, è nato in un gulag del
Kazakstan e cresciuto nella Russia meridionale;
nel 1981 si è trasferito a Berlino, e dal 1998 vive
a Monaco. Studi sui Futuristi russi. Sin dal 1968
performa poesia sonora. Tra le sue pubblicazioni:
Das Russische Alphabet - Scribentisch, 1990;
Ars Scribendi - Non Finita, Berlin 1993; Tango
mit Kühen, Anthologie der russischen
Lautpoesie zu Beginn des 20. Jahrhunderts,
Wien 1998. Tra i radiodrammi: Polyphonia, 1991;
Lautland, 1994; Matrjoschka, 1996; OPK
“Futurist”, 1996; Ein Tag aus dem Leben des
Valeri Scherstjanoi, 1998; Tango mit Kühen,
1999; Makrophon, 2000.
Jo Shapcott - Vincitrice in due edizioni del
concorso nazionale di poesia inglese “National
Poetry Competition”, Jo Shapcott insegna alle
università di Newcastle e Durham e collabora
con la BBC e con l’edizione domenicale
dell’Independent. La sua pubblicazione più
recente è My Life Asleep, finalista al premio T. S.
Eliot.
Shimoda Seiji - Direttore del NIPAF. Nel 1970
comincia a scrivere poesie a Nagano, in occasione della nascita del movimento studentesco.
Nel ’75, all’Università di Osaka, si accosta all’arte, al teatro sperimentale e alle performance. Nel
’77, partendo da Tokio, inizia un tour di performance in Giappone. Nel ’79, effettua 100 performance alla Kid Ailack Art Hall di Tokio. Nel 1980
pubblica il libro di poesie Coffee Shop. In seguito viene invitato a oltre 100 festival internazionali in 30 nazioni. In Giappone organizza numerosi
festival e nel ’93 fonda il NIPAF. Nel 2000 riceve
il Bessie Award; nel 2001 compie performance in
Israele, Francia, Indonesia e Usa.
Shiraishi Kazuko - Nata il 27 febbraio 1931 a
Vancouver (Canada), si trasferì prima della guerra con la famiglia a Tokio, dove vive. Nel 1948
entrò a far parte del gruppo VOU diretto da
Katue Kitasono. Laureata nel 1953 con una tesi
sul surrealismo nei film di Cocteau, dal 1963 dà
letture di poesia con noti musicisti jazz fra cui
Itaru Oki, Yoshiaki Fujikawa e il Now Music
Ensemble. Ha partecipato a raduni internazionali a Manila (‘75), Rotterdam (‘75 e ‘79), negli Usa
(‘76) dove ha registrato un disco con Sam
Rivers. Nel 1978 è in Egitto e in India, completando un poema di 5000 versi sulle sue esperienze; nel 1979 fonda con alcuni amici il PRW
(Poetry Roads to the World).
Ribka Sibhatu - Nata nel 1962 ad Asmara.
Nel 1978, sotto il regime di Manghista
Salemariam, ha scontato un anno di carcere:
costretta all’esilio, è riparata in Francia.
Trasferitasi a Roma, dove si è laureata in Lingue
e Letterature Moderne, si occupa del recupero
della tradizione poetica orale eritrea. Ha collabo-
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rato a diversi progetti culturali (letteratura, cinema, libri) sulla multiculturalità. Ha pubblicato due
raccolte di versi, ed è presente in varie antologie
(Quaderno africano 1, Alì e altre storie.
Letteratura e immigrazione).
Giovanna Sicari - È nata a Taranto nel 1954
e vive a Roma dall’età di otto anni; insegna al
penitenziario di Rebibbia. Decisioni (Quaderni di
Barbablù, 1986) è il primo libro, cui seguono
Ponte d’Ingresso (Rossi e Spera, 1988); Sigillo
(Crocetti, 1989); Uno Stadio del Respiro
(Scheiwiller, 1995); Nudo e Misero Trionfi
l’Umano (Empiria, 1988); Roma della Vigilia (Il
Labirinto, 1999). Ha curato La Moneta di Caronte
(lettere e poesie per il terzo millennio, Spirali,
1993). Ha pubblicato La Legge e l’Estasi
(Quaderni del Battello Ebbro, 1999) saggi e letture. Collabora con numerose riviste e - dal 1985
all’89 - è stata redattrice di “Arsenale”. Di prossima uscita una scelta di poesie in Yale Italian
Poetry (1999-2000).
Smelly - Smelly danza con l’amore e con la
verità… La sua espressività illustra le possibilità
di un nuovo stile di performance a Tokio. Anche
se, a prima vista, le sue evoluzioni appaiono
banali, senza senso e immature, sono anche
piene di pudore, ironiche e descrivono le debolezze insite nella natura umana. Smelly danza
magnificamente sulla linea di confine tra comicità e arte. Le sue performance non possono
essere veramente comprese se non vi si assiste
di persona, allo stesso modo in cui non si può
capire il senso della parola “olfatto” (smell) finché
non si annusa. “Smell” sta per carattere e punto
debole - ma anche per fascino - delle persone.
Mario Socrate - Nato a Roma nel 1920,
poeta, scrittore e ispanista, è professore emerito
della Terza Università di Roma. Tra i saggi critici,
Il Riso Maggiore di Miguel de Cervantes (La
Nuova Italia, 1997). Tra le raccolte di poesia:
Roma e i Nostri Anni (Feltrinelli, 1957), Favole
Paraboliche (Feltrinelli, 1961), Manuale di
Retorica in Ultimi Esempi (Marsilio, 1973), Il
Punto di Vista (Garzanti, 1985: Premio Viareggio
per la Poesia), Allegorie Quotidiane (Garzanti,
1991).
Carlton T. Spiller - Nato a Fort Benning,
Georgia, nel 1953, è cresciuto nel New Jersey,
dove vive tuttora. Ha conseguito un dottorato in
legge e attualmente svolge l’attività di avvocato
nel campo ambientale. Carlton T. Spiller è anche
uno dei direttori del Nuyorican Poets Café. Come
poeta, ha pubblicato in Aloud! Voices from the
Nuyorican Poets’ Café e ha preso parte a numerosi incontri di poesia in tutto il mondo.
Tracy Splinter - Nata nel 1971 a Cape Town,
Sud Africa, vive e lavora ad Amburgo e dal 1997
ha assunto la nazionalità tedesca. Poeta e per-
former sonora, lavora su suono e ritmo con grande fisicità. Ha partecipato a numerosi incontri e
festival di poesia, gare di poetry slam (ha vinto il
3° German National Poetry Slam tenutosi a
Weimar nell’ottobre 1999) ed è l’organizzatrice di
“Wired on Words”, un forum di poesia sonora alla
SchillerOper di Amburgo.
Arundhathi Subramanian - Vive in India,
poetessa della generazione delle trenta-quarantenni, impegnata a rappresentare con grande
padronanza stilistica e linguistica una realtà
urbana complessa e intricata, una Bombaywaste land babelica. La caratteristica più rilevante delle sue poesie è la raffinata ricerca lessicale.
Endre Szkárosi - Nato a Budapest nel 1952,
dopo studi di italianistica è professore di letteratura italiana all’Università di Budapest. Pratica
poesia dall’inizio degli anni Settanta, partecipando alla fondazione di vari gruppi e riviste, curando per anni il più importante forum dell’avanguardia ungherese, e presenziando a festival e
rassegne. Poeta sonoro, visivo, operatore di
video-poesia, creatore di installazioni poetiche,
ha pubblicato numerosi libri, cassette, Cd, dischi.
Silvia Tessitore - Poeta e giornalista freelance, ha lavorato per radio, Tv e carta stampata. Si
occupa della promozione e dell’ufficio stampa
dell’Editrice Zona. Realizza pure Rubicondor on
Line, la prima newsletter italiana di poesia
(http://space.tin.it/clubnet/sitessit). Ha pubblicato
tre raccolte di poesia: Aspirina (Edizioni del
Delfino, 1988); Gli Ornitorinchi (Edizioni
Ripostes, 1994); Numeri (Editrice Zona, 1998).
Ha partecipato a vari festival, manifestazioni e
convegni di poesia. Nel dicembre 1999, ha
curato con Nanni Balestrini la realizzazione
dell’antologia poetica web Botto 3000
(www.arstv.com/botto3000).
Pierre Thoma - Nato a Berna nel 1949, vive a
Ginevra dal 1960. Compositore musicale e poeta
sonoro, è uno dei fondatori del gruppo
“Digitalissimus”. Composizioni di musica da
camera, musica elettroacustica, musica per
esterni, musica per teatro, per balletti e per
opere video. Dal 1990 compone testi scritti e
sonori ed esegue performance nel corso di svariati festival internazionali di poesia.
80
Christian Uetz - Nato nel 1963 a Egnach,
studi di filosofia, letterature comparate e greco
antico, vive tra Langenthal e Romanshorn am
Bodensee. Ha pubblicato le raccolte Luren
(1993), Reeden (1994), Nichte (1998) e Zoom
Nicht (1999). Ha partecipato a molti festival di
poesia sperimentale (Heidelberg, Berlino, cicli di
letture al Nuyorican Poet’s Café, etc.), ed è considerato tra i massimi performer di lingua tedesca: “...un vero fenomeno di energia. Questa è
poesia esistenziale, e sempre più carica di eros”
(Thomas Wiedmer).
Reetika Vazirani - Poetessa indiana allieva di
Derek Walcott, vive negli Stati Uniti. La struttura
preferita della sua poesia è il monologo drammatico, che riproduce in particolare le emozioni
e sensazioni della generazione precedente alla
sua, uomini e donne sud asiatici che si trovano
per la prima volta a contatto con l’incomprensibile “mondo nuovo”.
Sara Ventroni - Nata nel 1974, nel 1994 è
presente nell’antologia Primi Versi a cura di
Riccardo Reim. Nel 1997 esce il poemetto
Clarissa e altre poesie (Nuovi Materiali), nel
1998 Acquatica e altre poesie (Il ponte vecchio).
Partecipa all’edizione 1999 di Romapoesia.
Traduce La Terra Desolata di T.S. Eliot, testi della
poetessa imagista Hilda Doolittle. Nel 2000 partecipa alla Prima Giornata Mondiale della
Poesia; al laboratorio di nuove scritture
“Ricercare”, alla rassegna emiliana Le Voci della
Poesia. Nel 2001 ha vinto il primo Poetry Slam
italiano; ha presentato al Brescia Jazz Festival la
performance Three Jazz Script; ha presentato
alla XII rassegna jazz di Orsara la performance
L’Aria Dietro il Segno.
Jean-Pierre Verheggen - Nato a Gembloux
nel 1942, è stato consigliere del Ministro della
Cultura e membro dalla prima ora del gruppo
TXT. Ha lavorato anche come attore comico e
come performer (Polyphonix). Oggi lavora a
Bruxelles, presso l’Istituto per la promozione
della letteratura belga in lingua francese, dove
presenta incontri letterari e grandi esposizioni
letterarie e di pittura. Nel 1995 ha ricevuto il premio Grand Prix de l’Humour Noir per la sua
opera complessiva. Fra le sue opere più recenti
Ridiculum Vitae (1994) e Entre Zut et Zen
(1998).
Jean-Jacques Viton - Nato nel 1933, vive e
lavora a Marsiglia. Poeta, performer, traduttore di
poesia. Co-fondatore della rivista “Manteia”
(1976-1984), dal 1980 al 1990 lavora a “Banana
Split”, di cui è co-fondatore con Liliane Giraudon;
attualmente insieme a lei dirige “La nouvelle
B.S.”, rivista video. Dal 1991 è membro del comitato di redazione di “Action poétique”. Co-direttore della rivista “If”. Tra le sue pubblicazioni:
Terminal (1981), Douze Apparitions Calmes des
Nus et Leur Suite, qu’Elles Provoquent (1984),
La Formation du Cavalier (1991), Les
Poètes/Vestiaire (1996), L’Assiette (1996), Le
Voyage d’Été (1999).
Lello Voce - Poeta, scrittore e performer, è
nato a Napoli nel 1957 e vive a Treviso. Ha pubblicato quattro libri di poesia, sempre accompagnati da supporti audio, tra cui Farfalle da
Combattimento (Bompiani, 1999). Nel 1998, per
conto dell’UNESCO, è stato Direttore artistico
del festival internazionale VeronaRap e, nel
2001, del Festival della Poesia Italiana a Tokyo.
Ha introdotto in Italia i primi Poetry Slam. Il suo
testo narrativo Cucarachas, primo ed unico
romanzo scritto completamente in diretta on line
sulla Rete, uscirà a novembre presso
DeriveApprodi. La sua penultima versione è
ancora visibile e liberamente scaricabile all’indirizzo www.raisatzoom.it/romanzoom
Giorgio Weiss - È poeta noto soprattutto per
la sua produzione di genere giocoso, espressa
anche in numerose iniziative a carattere spettacolare, sia in Tv che in teatro. Privilegia la ricerca linguistica rielaborando stilemi del passato e
persegue un intraprendente sperimentalismo
volto ad affermare la materialità del fare poetico
e i suoi legami con la scientificità. Tra le sue rac-
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colte di poesia, Versi Senza con Senso e WeissBoito. È membro dell’organismo letterario
OpLePo (“Opificio di Letteratura Potenziale”) e
redattore capo della rivista internazionale “Poeti
& Poesia”. Conduce al Teatro XX Secolo di
Roma una serie di incontri poetici dal titolo
“Quando i poeti giocano”.
Blanca Wiethüchter - Nata a La Paz
(Bolivia) nel 1947, attualmente dirige il
Dipartimento di Arte e Cultura dell’Università
Cattolica Boliviana a La Paz. Nella sua scrittura
poetica predilige la forma del poemetto, usa il
verso libero, e il ritmo, soavemente scandito, è
affidato soprattutto ai parallelismi e alle ripetizioni. La poesia è per la Wiethüchter uno strumento di esplorazione dell’essere, nelle zone più
riposte e segrete (“el sótano”, la cantina dell’anima, o la notte, tante volte invocata nei suoi
versi), ma anche in quelle più vicine alla coscienza e alla veglia, dove si trovano gli affetti più
immediati, la vita di ogni giorno.
Macdara Woods - Nato a Dublino nel 1942,
pubblica la sua prima raccolta poetica nel 1970.
Altre otto ne sono seguite, tra cui i Selected
Poems (Dedalus Press, 1996). La sua poesia è
tradotta in molti paesi e presente su antologie.
Macdara Woods lavora spesso con musicisti
(Brendan Graham, gli irlandesi Anuna e gli italiani Militia), e i suoi readings sono dei veri e propri
concerti.
Yoshimichi Takei - È nato nel 1953 a Abasiri,
in Giappone, e risiede a Tokio. È attivo nel campo
delle performance, degli interventi artistici e della
danza fin dai primi anni Ottanta. Le sue performance hanno avuto luogo in Europa, Stati Uniti,
Asia e Giappone. Uno degli obiettivi principali
dell’arte di Takei è convertire i movimenti del
corpo in suoni mediante strumenti elettrici come
sensori e bulbi luminosi. A partire dal 1996, in
collaborazione con The Blue Ball Company, ha
sviluppato la serie The Big Yawn. Nel 2000, The
Blue Ball Company ha prodotto il Cd audio della
sua nuova performance I Wish You Were Here.
Saúl Yurkievich - Nato in Argentina nel 1931,
vive a Parigi dove insegna alla Sorbona. La sua
poesia, sulle tracce del Finnegans Wake di
Joyce, o di Altazor di Vicente Huidobro, metabolizza elementi del music-hall, dei fumetti, della
radio, del cinema, della televisione e delle telenovelas, delle canzoni popolari, ecc. Yurkievich è
inoltre particolarmente dotato per quelle operazioni di frantumazione e ricomposizione del linguaggio, o del “corpo” della madre lingua, dalle
quali, secondo Barthes, scaturiscono il piacere o
il godimento perverso, che possono rendere la
scrittura, e quindi la lettura, attività esaltanti,
orgiastiche e orgasmiche.
Valentino Zeichen - È nato a Fiume ma vive
da sempre a Roma. Pubblica il suo primo libro di
poesia nel 1974, con la Coop. Scrittori, Area di
Rigore. Nel 1979 pubblica Ricreazione (Soc. di
poesia Guanda). Ancora per Guanda Editore, nel
1983, Pagine di Gloria. Nello stesso anno pubblica il romanzo Tana per Tutti (Ed. Lucarini). Del
1987 è la raccolta di poesie Museo Interiore
(Guanda Editore). Nel 1991 pubblica Gibilterra
nella collana “Nuovo Specchio”, Mondadori.
Zeichen è anche tradotto in francese con un’antologia di sue poesie ed è presente nell’antologia
di poesia internazionale, in lingua tedesca, curata da Hans Magnus Enzensberger dal titolo
Luftfracht Internationale. Poesie 1940 bis 1990.
Giuliano Zosi - È nato a Roma nel 1940, ha
studiato composizione con R. Lupi, L.
Dallapiccola e G. Petrassi. Ha vinto il premio
internazionale di composizione O. Esplà in
Spagna, con il pezzo sinfonico Ritratto Di Gregor
Samsa (1976). Ha preso parte a diversi gruppi di
artisti contemporanei: Rinnovamento Musicale
(1968), Suono Giallo (1979-80), Il Raccolto
(1996), Poesia Sonora Baobab (1997). Dal 1980
si è dedicato alla ricerca interdisciplinare tra le
arti e le scienze. Dedicandosi alla Poesia Sonora
ha scritto sei phonos e vari poemi; noto anche
come esecutore dei dadaisti e dei futuristi, frequenta vari festival europei. È professore di composizione al conservatorio di Milano.
uno sguardo all’indietro
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Sara
Ventroni
ROMA IN POESIA
Letture dagli anni Settanta
Mappare lo spazio specifico delle letture di poesia a Roma nell’arco di un trentennio
circa, dai Settanta a oggi, muovendo la carta di Roma lungo l’asse diacronico,
segnando la topografia degli spazi e gli snodi cronologici rappresentati da alcuni eventi. Tagliare poi porzioni sincroniche di un altro spazio, interno alla poesia stessa: per
cercare le allusioni, le relazioni tra oralità e scrittura, tra grafia e dizione nella superficie insonorizzata dello spazio tipografico, o nelle dichiarazioni dei poeti stessi.
Mappa contesto e mappa in-testo: sei gli “ospiti” ascoltati, esemplari per la loro esperienza e testimoni per una tessitura prospettica dello sfondo: Francesco Muzzioli,
Biancamaria Frabotta, Franco Cordelli, Simone Carella, Valerio Magrelli ed Elio
Pagliarani.
CONTESTO
Luoghi nel luogo: a Roma, negli anni Sessanta, è la galleria d’arte lo spazio degli
incontri e degli eventi: La Tartaruga di Plinio De Martiis, prima a via del Babuino, poi
a Piazza del Popolo, che raccoglie tanto i giovani “popartisti” romani quanto scrittori,
poeti, critici, collezionisti; o L’Attico, di Fabio Sargentini, con i primi assaggi di performance. L’intervento del gruppo neoavanguardista resta di fatto policentrico, “installato” ma allo stesso tempo mobile rispetto al contesto urbano, anche se la redazione di
Quindici ha sede stabile a Roma. Di fatto, lungo i Sessanta non ci sono Festival né
letture programmate di poesia, tranne quella, nel 1967, al Dioniso club di via Madonna
dei Monti: una Free Poetry session dove intervengono Pagliarani, Amelia Rosselli,
Patrizia Vicinelli, Valentino Zeichen, mentre sempre Roma dà spazio a due nuovi progetti di avanguardia: Nuova Consonanza con Aldo Clementi, Franco Evangelisti,
Ennio Morricone, Antonello Neri e il loro progetto Mev (musica elettronica viva); il
Gruppo Romano Free Jazz con Schiano, Melis, Schiaffini, Tonani e Pecori.
La mappa urbana dei Settanta è puntellata da segnalazioni di teatri, teatrini, cantine:
lì si trasferisce quella dimensione di progettazione e sperimentazione delle forme, alte
o basse, di cultura urbana: teatri off, teatro-cabaret, teatro politico di Centocelle, teatro femminista a via della Stelletta, Dioniso club alla Suburra, la nuova programmazione al Beat 72, cantina di via Belli attiva già dal 1966.
Ci sono momenti più favorevoli a un tipo di arte: il teatro, tra il 1965 e il 1980 è stata
una «esplosione straordinaria», come dice Pagliarani, allora anche critico teatrale,
prima per Quindici poi per Paese Sera, «un momento decisivo è stato l’arrivo del
Living Theatre».
84
Il Living o il Teatr Laboratorium di Grotowsky, l’happening, inaugurato già alla fine dei
Cinquanta da Kaprow: suggestioni che segnano la topografia e favoriscono l’attrazione della poesia nell’orbita del nuovo teatro d’avanguardia romano.
“Anno zero della letteratura”, il 1970, rispetto al numero di opere pubblicate: già il
decennio precedente si era chiuso, nel ‘69, con la fine di Quindici e il conseguente
scioglimento della neoavanguardia. «A partire da questo decennio», spiega Muzzioli,
«non è più possibile ricostruire la letteratura italiana. Inizia una sorta di divaricazione/isolamento degli autori: la poesia si restringe al poeta».
Nel 1975 l’antologia, dal titolo significativo Il Pubblico della Poesia, a cura di Cordelli
e Berardinelli, propone uno scenario da “deriva”: nessuna distinzione di generi o poetiche ma un’apertura illimitata e irrequieta alla versione più “testimoniale” della poesia.
«È stata un gesto liberatorio, di crescita, nato dalla necessità di liberarsi dell’ipoteca
ideologica della neoavanguardia, anche se io non ero antiavanguardista», racconta
Cordelli. A suo modo una nuova e diffusa tendenza risponde all’onda crescente della
contestazione: se da una parte “la poesia è di tutti” sembra essere lo slogan del
momento, senza distinzione col pubblico, in un clima di diffusa “artisticità”, dall’altra, i
poeti che emergono recuperano proprio il momento soggettivo, centrato su un io produttore di senso che corrode le proposte avanzate a suo tempo dai Novissimi.
L’antologia, di cui i poeti “performeranno”, tre anni dopo, tutti i testi alla cantina del
Beat 72, mette in chiaro il nuovo statuto di “pubblico” assunto dai lettori-ascoltatori,
l’intercambiabilità di ruoli, mentre la poesia accetta di trascinare la forma del reading
verso soluzioni sempre più dirette all’happening, ad una modalità dove il pubblico è
sollecitato a farsi co-protagonista dell’evento poetico.
Diversamente, alla galleria di Plinio De Martiis sono attivi i Laboratori di Poesia di Elio
Pagliarani: una sua invenzione, con un seguito di “nuove leve” come Valerio Magrelli:
«Si leggeva, si discuteva di “cose concrete” tipo i generi letterari», racconta Pagliarani,
«come si è fatto una volta, fino a tardi, di epigrammi». Sempre Pagliarani è promotore, poi presidente, della Cooperativa Nazionale Scrittori, con Giuliani, Guglielmi,
Malerba, Manganelli, Pedullà, Zavattini e altri. Una costola della Cooperativa è la casa
editrice Area, diretta da Balestrini: un catalogo fitto di narrativa, saggistica politica,
poesia: tra le pubblicazioni c’è anche la relazione parlamentare sulla mafia. Per iniziativa della Cooperativa si organizza un convegno a Orvieto nel 1976.
«È un punto di svolta» spiega Muzzioli, «lì si portano le prime contestazioni fatte dal
movimento dei cosiddetti “nuovi soggetti”, che poi sfocerà nella contestazione del ’77,
con la sua divisone tra ala militarista e ala creativa»; “nuovi soggetti” fondamentalmente “politici” o sociali ma comunque raccolti e antologizzati, per esempio, nel ‘78,
dalla casa editrice Savelli, col volume Dal Fondo, la Poesia dei Marginali: poesie di
omosessuali, eroinomani, prostitute, carcerati, pazzi.
«È stata la seconda tappa importante» racconta Magrelli, allora ventenne. «Era un
grande convegno, una discussione molto frontale e rudimentale. Lì ho conosciuto per
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esempio De Angelis, che veniva da Milano». Contro il Convegno maturano nuove
modalità, ancora embrionali ma già tipiche del moto centrifugo del Movimento: «Fu
l’ultimo atto di rilievo della neoavanguardia», racconta Cordelli. «Era il momento di
massima gloria di Balestrini: aveva pubblicato La Violenza Illustrata e non si parlava
d’altro. Noi andammo a questo convegno a “fare casino”, e lo facemmo, ma a livello
di provocazione».
Lo spazio più esplosivo della mappa romana del 1977 è la cantina del Beat ‘72, già
da tredici anni luogo-chiave dell’avanguardia teatrale romana.
Dall’incontro tra Cordelli e Carella, già attivo al teatro di via Belli dal 1972 con i lavori
della Scuola Romana, nascono le famose “sedici serate” di poesia, poi raccontate nel
libro-reportage di Cordelli Il Poeta Postumo, del 1978. Uno ogni sabato, i poeti dell’antologia del 1975 performano i testi tra un pubblico folto e curioso, anche critico, ma
puntuale all’appuntamento con letture che ammiccano e cedono al teatro: di fatto, a
Roma, la poesia alla ribalta è una novità.
«L’idea delle serate al Beat non era di fare letture di poesia», racconta Cordelli, «ma
di chiedere che i poeti esprimessero come volevano il loro mondo, attraverso una performance. Erano sedici sabati, sedici serate, sedici poeti come espressione di sé, corporale, gestuale. C’era una grande esplosione di soggettivismo, anche politica: il ’77
è stato anche questo. La mia idea era di portare questa misura a livello iperbolico: di
far esplodere la soggettività dall’interno». La stessa impostazione manipolatoria,
maiuetica spinge anche Carella a “dirigere” i poeti, o a lavorare direttamente sulla
messa in scena dei testi: «Pensavo che il poeta fosse il nuovo drammaturgo», spiega
Carella, «colui che ha la proprietà della lingua: attraverso il testo e il gesto poteva
diventare protagonista dell’evento».
Con Morte Funesta di Dario Bellezza, di fatto, non si pronuncia nemmeno una parola. Il testo, accompagnato dalla musica d’avanguardia di Antonello Neri, è proiettato
su tutte le pareti: lo spettatore è invitato a ricostruirlo seguendo le lettere. Da I Delfini
Saltano di Giuseppe Conte, sorta di favola fantascientifica, Carella tira fuori un fumetto, disegnato da Vincino e proiettato su diapositive, mentre alcuni doppiatori leggono
il testo assieme al sottofondo, Sheherazade, di Rimsky-Korsakov.
«Il pubblico? Andavano alle manifestazioni e scendevano giù al Beat a sentire i poeti»,
continua Carella. «Non era una semplice lettura ma una messa in scena. Mi interessava la presenza viva del poeta, spettacolare, per far arrivare la poesia».
Di neo-soggettivismo o neo-orfismo si finirà per parlare, poi, per un’altra antologia, La
Parola Innamorata del 1978, una raccolta di autori assolutamente diversi, autonomi.
«In sé stessa non è importante», dice Muzzioli. «Ma lo è sintomaticamente, proprio
perché testimonia di questa fase “neoromantica”, di ripresa del momento sentimentale, di invasamento di matrice platonica: la parola che si innamora del poeta, che viene
a parlare per bocca sua».
Sempre con la regia di Carella e Cordelli la mappa dello spazio teatral-poetico dirot-
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ta, nel 1979, verso il lido di Ostia per il Primo Festival Internazionale dei Poeti, a
Castel Porziano. Una tre giorni di poesia finita in prima pagina, anche e soprattutto per
la rissa della prima sera e un pubblico di cinquemila persone scalpitante nell’attesa di
una Patti Smith che non arriverà mai.
È un disastro per i poeti italiani che vengono fischiati e si difendono come possono,
anche provocando il pubblico, come fanno Bellezza o Viviani per esempio, mentre l’unico successo è riservato a star internazionali quali Ginsberg, Evtushenko o Amiri
Baraka (LeRoi Jones). Il Festival è l’ultima fermata della corsa verso la spettacolarizzazione della poesia, con la decisa e reciproca opposizione pubblico-poeta. In molti,
da subito, puntano il dito contro l’intenzione di spingere i poeti italiani a lanciarsi in
pasto a un pubblico che reclama la sua parte di spettacolo sul palco.
«Quella è un po’ la storia che si è inventato Andermann nel film», dice Carella. «Era
fissato con l’idea “la nave dei poeti è affondata”, ma era la prima volta che avveniva
un incontro di massa di quel tipo».
«Mentre nel ‘77», spiega Cordelli, «ogni poeta faceva il suo spettacolo, lì doveva solo
leggere. Poi, di fatto, Castel Porziano fu un vero happening perché il pubblico è diventato attore».
«Rispetto a Castel Porziano», racconta Muzzioli, al tempo nel gruppo dei Quaderni di
Critica, «avevo la sensazione della inconscia messa in scena del mito di Orfeo: il
poeta che si fa sbranare dalle Baccanti. Fu l’acme del tentativo di portare la poesia
verso il movimento».
«Come osservatrice», racconta la Frabotta, «l’impressione fu di violazione, la sensazione che qualcosa fosse violato proprio nel rapporto che esiste tra pubblico e poeta».
«Certo», dice Magrelli, «è stata anche una cosa molto spettacolare, ma mi dava fastidio che la poesia scomparisse per il gesto ad effetto, fagocitata dal teatro».
Pagliarani, come Giuliani, dovrebbe leggere, ma quel giorno è inviato da Paese Sera
a recensire una prima di teatro (“da una parte fu un bene, perché fu una serata disastrosa per gli italiani”). È invitato, comunque, per la sera successiva, ma si ritira
quando l’organizzazione sta per cedere all’ipotesi di una “quota” di poeti imposti dal
pubblico.
Dal 1980 la realtà dei reading di poesia si accomoda su spazi decisamente più istituzionali o “borghesi”, mentre l’ibridazione con altri linguaggi assume la forma di pacifica convivenza. «Esce Il Nome della Rosa», spiega Muzzioli. «Quello è uno spartiacque molto chiaro. Entriamo nel Mercato Editoriale».
«Abbiamo vissuto un “dodicennio nero”», racconta Cordelli. «Il primo paletto è il 1968,
il secondo il 1980. Quando è uscito Il Nome della Rosa ho detto: “la letteratura è veramente morta”. Mi sembrava un libro “finto” e che aveva successo: allora era una infamia questa cosa, eravamo forse esagerati, ma quella fu la sensazione».
Sempre per iniziativa di Carella e Cordelli proseguono i Festival di poesia: nel 1980 a
piazza di Siena, dentro Villa Borghese, nel 1981 all’Università, con una tenzone poe-
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tica tra Benigni e i poeti in ottava rima, una specie di jam session su temi proposti dal
pubblico.
Nel biennio ’84 -’85 al Parco dei Daini, a Villa Borghese. Nel 1985, l’ultima di questa
serie, al Pincio.
«Bisognava allargare il tipo di proposta», spiega Carella. Come accade con la undici
giorni a Piazza di Siena, con teatro, musica indiana, astrofisica. Brodsky come Neil
Armstrong, Margherita Hack o Ruffini, che porta al pubblico la registrazione del bip di
una supernova.
«Lì a piazza di Siena», racconta Muzzioli, «si entra già nelle manifestazioni dell’Estate
Romana, ma c’era anche chi, come Spatola, presentava una sperimentazione di un
certo tipo, con una fortissima dose di ironia». Spatola performa il suo classico aviation-aviateur, dove ripete le due parole imitando il rumore dell’aereo; Arrigo LoraTotino indossa una tuta nera e emette il suo bip-bip, secondo suggestioni futuriste.
Lora-Totino viene bersagliato dal pubblico con delle bucce di cocomero.
«Spatola e Lora-Totino», continua Muzzioli, «portavano una sperimentazione diversa
ma il pubblico, anche in questa generazione “controculturale”, aveva ancora la vecchia
idea di poesia di invasamento. Questo comportava difficoltà perché passassero anche
sperimentazioni autoironiche».
Con gli anni Novanta la mappa degli spazi poetici scantona di nuovo verso il litorale
romano: nella cornice, stavolta suggestiva e scenografica del teatro di Ostia antica,
riprendono vita, a tratti, i Festival organizzati da Carella. Dal 1994, con un ritorno a
reading o edizioni-revival decisamente “raffreddate”, come quella Da Castel Porziano
1979 a Ostia 1999.
Nel 1992 un tentativo diverso di performare la poesia è il reading al Museo laboratorio
di arte contemporanea alla Sapienza, presentato da Pagliarani e riproposto alla Festa
nazionale dell’Unità di Reggio Emilia, che ha finito per costituire il punto di partenza per
il futuro laboratorio di nuove scritture Ricercare. Promotori e protagonisti sono i poeti
del Gruppo ‘93, nato nel 1989 dal confronto con l’eredità della neoavanguardia e teso
verso la contemporaneità “per inserirsi nei suoi punti di crisi” (Ottonieri).
Nel corso della lettura vengono esposte alcune installazioni interattive a cura della
videorivista Videor e dello spazio Audiobox di Rai-Radiouno (Audiopoesia), mentre
Lorenzo Durante invia, per fax, la Sestina Fugata per Facsimile, le cui ottanta pagine
sono esposte alla parete man mano che arrivano. L’Anello Che Non Tiene è l’antologia-catalogo nata dall’evento, con la presenza di autori quali Lello Voce, Giuseppe
Caliceti, Giuliano Mesa, Marco Berisso, Mariano Baino, Paolo Gentiluomo.
Sarà dal 1997 che, su ideazione di Franca Rovigatti e, dall’anno successivo con Nanni
Balestrini e Luigi Cinque, si inaugurerà lo spazio poetico, policentrico di romapoesia:
prima edizione al Campidoglio, poi dislocato tra gli ambienti dell’archeologia industriale urbana: l’Ex Mattatoio di Testaccio o il Teatro India, lungo l’Ostiense del gasomentro. Una fitta sezione internazionale con “latinoamericapoesia”, “africapoesia”,
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“indiapoesia” e l’avvio di nuovi percorsi incrociati e ibridazioni di poesia con arti visive, rave, musica, nuove tecnologie, come il Rave Apocalisse o, nel 1999, Hypertext
Ulysses: opera etnotecnica, operapoesia di Luigi Cinque, con testi di vari autori e performer tra i quali Rosaria Lo Russo. La poesia è un’interminabile Apocalisse. O non
è. (Nanni Balestrini).
IN-TESTO
“Notavo strani addensamenti nella ritmicità del mio pensiero, strani arresti, strane coagulazioni e cambi di tempi, strani intervalli di riposo o assenza di azione; nuove fusioni
sonore e ideali secondo il cambiare del tempo pratico...” (Amelia Rosselli, “Spazi Metrici”)
C’è uno spazio (anche questo in movimento metamorfico), più interno alla poesia:
bianco, afono, tipografico, dove le parole ingaggiano la loro sfida o corteggiamento
alla origine sonora e dialogica della lingua, al ritmo di una musica interna, tonale o
meno.
Spazio dove le parole inscenano la loro possibile attualizzazione nell’evento concreto, nella presenza della parola.
Parola che già costruisce e pensa se stessa come segno che sta per essere detto
(che sta per diventare rantolo, respiro, fonazione, suono); che immagina una sua èkstasis, una fuoriuscita da sé, della grafia, per alleggerirsi, per verificare la tenuta della
pronuncia, per incantare, per inscenare, per raccontare. Per continuare a parlare sotto
altre forme di contatto: udito versus vista, presenza versus assenza, evanescenza del
suono versus stabilità del testo.
È il rapporto, in quello spazio specifico, tra oralità e scrittura, in un’epoca e civiltà
aurali, dove i nuovi media oralizzanti, sonori - radio, tv, o web - convivono con una alfabetizzazione e produzione ancora (ma per quanto?) essenzialmente tipografica.
Oralità come fantasma che ritorna nel testo, insopprimibile garanzia di vitalità.
Oralità come struttura stessa, a monte - genetica - che direziona le voci nel testo.
Un rifugiato politico in rete, si definisce ironicamente Francesco Muzzioli, da anni
attento alle strade possibili per la poesia di ricerca: «Sì, perché nel momento in cui l’editoria non accoglie la poesia, bisogna cercare altri canali».
«Ho la sensazione», chiarisce, «che la poesia sia tornata all’oralità, anche quando è
scritta». Qualcosa di diverso sembra venire col nuovo millennio: la struttura della Rete
- ibrido di immagine, testo e suono - prospetta ampi margini di sperimentazione, come
mostra l’antologia di poeti di ricerca in Rete che Muzzioli ha curato, o la webzine
[email protected].
«Oggi Internet si offre come strumento obbligato alla poesia. In questa fase la novità
è rappresentata dal sonoro: il poeta sa che il suo testo non vivrà che nella lettura che
ne farà. Il vero problema è la separatezza di questa ricerche». Una sonorità inedita,
contaminata dall’elettronica o totalmente orale come il rap puro, il free style: forme
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vocali, formulaiche. «Questa modalità», continua Muzzioli, «dovrebbe condurre a una
reimpostazione degli studi di metrica che non si sono mai occupati dell’aspetto ritmico, “quantitativo” della sillaba». Tutti segnali del fatto che la poesia, pur di non morire
nel silenzio della stretta editoriale, si trasferisce altrove, con ogni mezzo.
“Quando sono sul palcoscenico”, scriveva anni fa Biancamaria Frabotta, dopo Castel
Porziano, “esposta alle luci e agli sguardi, la parola poetica mi viene meno, sbiadisce,
si annulla. E non per timidezza, perché ben altra protervia posso esibire in un pubblico dibattito”, prendendo così le distanze dall’eccessiva gestualizzazione della parola
poetica, da alcune forme “estreme” di performance.
«Il problema», chiarisce la Frabotta, «è che la poesia cerca delle vie un po’ misteriose di comunicazione: se la si esteriorizza totalmente nel gesto teatrale diventa un’appendice di quel gesto». Una fitta esperienza di letture o di lavori alla radio, reading
meno ufficiali, improvvisati in privato. «La poesia», continua, «non necessariamente
prevede il momento teatrale, mentre invece prevede la musica, perché la poesia è già
ritmo: non musicalità, ma ritmo vitale, sostanziale». La genesi del testo, l’innesco, per
la Frabotta, è comunque visivo, pittorico: «La poesia», afferma, «per quanto mi riguarda, nasce per immagine, ed è un’immagine che viene da sola. Il problema è accoglierla. La prima immagine è il fuoco della poesia». Inizia a leggere i suoi testi in un
gruppo all’Università, poi c’è l’incontro col movimento femminista, ma le due esperienze restano per un certo tempo separate, fino all’approdo dell’antologia del 1977,
Donne e Poesia. Schierata oggi dalla parte del libro, del mondo della cellulosa, la
Frabotta si interroga sulla possibilità, in una modalità pluridirezionale di accesso al
sapere, di creare e trasmettere un classico: un testo che continui a parlare nel tempo.
Come un incantatore/ di serpenti incantato/ mi ipnotizza la lingua/ del suono che si
srotola/ mentre i denti di ferro,/ il rosario di uncini,/ strappano questa carne/ da scortico, e sbranato/ sta il cuore di chi ascolta. Valerio Magrelli ha esordito leggendo, giovanissimo, quei testi che cinque anni dopo sono confluiti nella prima raccolta, Ora
Serrata Retinae uscita per Feltrinelli nel 1980. «Il giugno 1975», racconta, «quella per
me è stata la data di passaggio». Si tratta di una tre giorni di letture alla galleria La
Tartaruga, i primi due riservati ai poeti nazionali e il terzo una specie di “corrida”, a
intervento libero: «Ho cominciato leggendo».
Partecipa ai laboratori di Pagliarani mentre, nell’arco di un ventennio, legge un po’
dappertutto in Italia e all’estero, collaborando più tardi anche con musicisti come
Ceccarelli o Baggiani. I testi, sempre così calibrati, argomentativi, bene adatti allo
spazio tipografico, nascondono accenni alla natura sonora della lingua, al suo ticchettìo, così che la grafia viene manomessa o provocata dall’interno, lucidamente:
venivo avanti con le ruote bloccate/ le vertebre contratte/ le parole-trattino/ e dal mio
sforzo veniva/ un calore e un colore/ e un odore di carne strinata:/ scintille, una piog-
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gia di lingue/ focaie nella notte./ Ah vagoni frenati, ah parole-trattino/ io fricativo, ritratto dell’attrito.
«In effetti», chiarisce, «nella prima raccolta c’è un approccio più “visivo”, mentre in
Esercizi di Tiptologia, sicuramente più “sonoro”». C’è poi l’ascolto di altre lingue nel
lavoro di traduzione praticato, tra l’altro, all’interno della Collana Trilingue che ha diretto per l’Einaudi. Scrittura come mezzo di trasporto da altre lingue o come traccia per
altre scritture: poesia che legge altri testi, li attraversa e li “riscrive”, come nell’ultima
raccolta, Didascalie per la Lettura di un Giornale.
Aldilà di questi percorsi incrociati interni al mondo chirografico, è possibile tracciare la
“segnaletica” di una scrittura poetica che continuamente osserva se stessa e la propria lingua: perché una voce invecchia/ anche nel suono sta l’osso del tempo/ anche
nel fiato. Soffiavo e c’era/ dentro un’eco che precedeva la pronuncia... Come in uno
specchio dove ad essere doppia, allusa, riflessa, è l’immagine sonora che la lingua
poetica scritta si fa della lingua.
Se non per tracce o cenni o tappe si può dare conto del rapporto, nella poesia di
Pagliarani, tra testo scritto, reading, trasposizione teatrale, o musicale; tra scrittura e
oralità: l’aspetto della pluri-vocalità assume i caratteri di elemento generativo, fondante, sin dall’impostazione grafica dei testi.
«Ho dei ricordi bellissimi», racconta. «Uno dei primi è proprio lì alla Suburra», al
Dioniso club, nel 1967, insieme alla Rosselli. Un’altra tappa è negli anni Ottanta, all’interno delle iniziative promosse da Simone Carella a Villa Borghese: «C’era moltissima gente, qualche anno dopo Castel Porziano. È stata una lettura pazzesca, ricordo
ho letto una variante de La Merce Esclusa».
Il testo ha tre o quattro varianti: una è quella del “conigliopollo”, un’altra quella di
“Andreotti accompagnato da cinquemila cestini da viaggio”. Quella sera legge la
variante dell’“attentato a Reagan”.
L’uso della variante è legato ad un rapporto diverso con l’idea di unicità e di fissità dell’originale andato in stampa. Il testo “ufficiale” di Pagliarani si riserva ampi spazi di
manovra per una possibile esecuzione: resta mobile, recupera quelle fluidità e potenzialità del discorso orale, lasciandosi “manomettere” in vista del contesto specifico di
lettura.
«Ho fatto letture molto belle», racconta Pagliarani. «Per esempio negli anni Novanta,
a Ostia antica», mentre proprio in quegli anni si segnalano i lavori con artisti d’avanguardia come Aldo Clementi, che musica il finale de La Ballata di Rudi o con Massimo
e Gabriele Coen, al Classico, per la Prima Giornata Mondiale della Poesia, mentre la
collaborazione musicale più recente, è con Massimiliano Sacchi (visto anche in romapoesia con i Ringe Ringe Raia), sempre per la Ballata.
91
«Col teatro ho fatto quattro o cinque spettacoli: tutti erano miei testi teatralizzati», racconta Pagliarani. «Io non ho toccato niente: il lavoro l’hanno fatto il regista e gli attori».
«La prima cosa», continua, «è all’interno di Palermo Uno: il Gruppo ’63 organizzò due
serate di teatro; la prima a Roma, organizzata dai “romani”, la seconda a Bologna dai
“bolognesi”». A Roma il lavoro è su tre contesti: uno di Giordano Falzoni, uno di
Pagliarani, dalla Lezione di Fisica e il terzo da Povera Juliet di Giuliani. «Fu uno spettacolo bellissimo», racconta, «con un ritmo lentissimo per il testo di Falzoni, un allegro per il mio pezzo e un fortissimo per quello di Giuliani».
«Poi», continua Pagliarani, «nel 1965 uno spettacolo diretto da Toti Scialoja. Anche
quello molto bello. Prendemmo in affitto il Parioli per quattro o cinque sere. Erano vari
testi. Il brano di Balestrini erano le sole didascalie del Gabbiano di Cechov. Il mio, era
la prima versione de La Merce Esclusa e mentre l’attore leggeva si vedeva un interno
di supermarket con delle donne che guardavano e frugavano tra i vestiti».
Nel 1967 è la volta del Fecaloro al Dioniso club, diretto da Gian Carlo Celli, con
Simone Carella aiuto regista: una specie di gioco-battaglia navale, con la scena allestita come la scacchiera di una dama, fatta di sole corde. Successivamente lo portano a Spoleto, nello spazio “non ufficiale” del Festival, attirando l’attenzione e l’elogio
di Jerzy Grotowsky.
Venti anni dopo Simone Carella lo ripropone in una nuova edizione a Roma, in Prati,
in un teatro allestito ad hoc per l’Estate Romana, tra viale Mazzini e viale Angelico.
«Era una serata pazzesca di pioggia», racconta Pagliarani. «Dopo un po’ andai via,
quindi questo spettacolo non l’ho mai visto dall’inizio alla fine».
Nel 1984 è la volta del Faust di Copenaghen, mentre è ancora Carella a mettere in
scena il testo - uscito nel 1987, edizioni In Corpo 10 - de La Bella Addormentata nel
Bosco.
La poesia di Elio Pagliarani sta dalla parte del parlato, del recitato, della lingua, o
meglio delle lingue: alla lettura, i ritmi sono scanditi col braccio, in un solfeggio drammatizzato, accelerato o bloccato sugli a-capo. È un urto, un dialogo di registri, socioletti, linguaggi settoriali e momenti lirici, controcanti popolari. La stessa impostazione
grafica dei versi non è che una didascalia, una indicazione ben precisa della scansione della lettura. Le pagine “orizzontalizzate” mettono sottosopra l’oggetto-libro per
guidare il lettore nello “spartito” secondo il tempi specifici di lettura.
Anche la metrica, quindi, salta o si allunga per rifare il verso a, per scaricare e ricaricare, spostandole, le parole. Ogni verso deve poter essere attuabile e se si fa troppo
cantabile non è che per citazione di codice: allusione a uno dei toni della lingua:
(Però guarda come al lamento
il verso si fa compiacente, niente è più facile di questo ma io lo spezzo).
indice
indice
Alfredo Giuliani
La poesia corre col tempo, a volte lo anticipa e si ferme un momento per ascoltarsi
Premessa
Gianni Borgna
Raffaele De Lio
Maria Ida Gaeta
2a di copertina
3
4
5
Franca Rovigatti, Un passato presente
Nanni Balestrini, Apocalisse
7
11
romapoesia 2001
Tommaso Ottonieri, Voci nuove da Roma
Luigi Cinque, L’identità selvaggia
Lello Voce, Nostalgia del futuro
Poetry Slam
giapponepoesia
Enzo Minarelli, La voce e il corpo
Andrea Raos, La voce e la parola
12
14
16
18
20
22
23
L’ARCHIVIO
romapoesia 2000
Daniela Rossi, La voce-musica, omaggio a Demetrio Stratos
Daniela Rossi, Donne fra poesia e rap
Anna Scannavini, Nuyorican Café
Marco Boccitto, Rave - La notte della poesia - Poesia da ballare
L’ombelico del mondo
Antonella Gemignani, indiapoesia, il canto errante
26
28
29
30
31
31
32
romapoesia 1999
Luigi Cinque, Hypertext Ulysses, file 1.6, la musica dei narrari e delle lingue
Poesia del mondo
Laboratorio Apocalisse
Teatro italiano di poesia
Daniela Rossi e Alessandra Berardi, Ragazze, non fate versi!
Carlo Bordini, Ma($)sacro
Marco Palladini, Kerouac road & oltre
Maria Antonietta Saracino, africapoesia, la parola cantata
34
36
38
40
42
42
43
44
romapoesia 1998
Musica e poesia del Maghreb
Casual Sex
Sequenza orante, Jedes Wort als Klang, Poésie Action
Poesia & musica
Operapoesia
Rave di poesia
Martha Canfield, latinoamerica poesia, la nuova poesia dalle Ande al Caribe
46
48
49
49
49
50
51
52
romapoesia 1997
54
I POETI
60
UNO SGUARDO ALL’INDIETRO
Sara Ventroni, Roma in poesia. Letture dagli anni Settanta
83
93
indice
94
romapoesia 2001
Comune di Roma
Sindaco Walter Veltroni
Assessorato alle Politiche Culturali
Assessore Gianni Borgna
Dipartimento Politiche Culturali
Direttore Giovanna Marinelli
Ufficio Spettacolo
Raffaele De Lio / Responsabile
Settore Tecnico
Maria Carla Mancinelli
Enrico Mastrangeli
Roberta Arati
Maria Cavolata
Settore Amministrativo
Tommaso Angelini
Rina Mammoli
Eliana Montuori
Maria Concetta Capomolla
Settore Contabilità
Floriana Colomba
Nilde Fanti
Settore Comunicazione
Stefania Esther La Sala
Paola Piovelli
Marina Pallotta
Silvia Rossi
Progetto a cura di Raffaele De Lio
Un particolare ringraziamento va
al Dott. Antonio Calicchia
romapoesia
a cura di
Nanni Balestrini
Luigi Cinque
Lello Voce
Per giapponepoesia
Ufficio Convegni Mostre Conferenze
Casa delle Letterature
Maria Ida Gaeta / Responsabile
Organizzazione
Laura Boari
Miriam Caredda
Giovanna Merli
Furio Terra Abrami
consulenza artistica
Tommaso Ottonieri
consulenza per
giapponepoesia
Enzo Minarelli
e Andrea Raos
organizzazione generale
Anna Paola Bonanni
collaborazione
organizzativa
Lorenzo Mazzoni
Marina Saraceno
direzione tecnica
STEP
ufficio stampa
Marina Nocilla
Fabrizio Tomasello
grafica e segni
Cecilia Valli
Aldo Di Domenico
Si ringrazia il Teatro di Roma, l’Ambasciata del Brasile a Roma, L’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo, Shicho-Sha
Edizioni, Stanze Aperte - Parma Poesia, Ventabren Art Contemporaine, VARIG
95
romapoesia 1997 - 2001
I festival di romapoesia, che dal 1999 godono del patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali,
sono potuti crescere grazie al sostegno, alla collaborazione e alla sinergia con istituzioni, enti ed organismi pubblici e privati, italiani e stranieri:
Comune di Roma, Assessorato
alle Politiche Culturali
Ministero degli Affari Esteri,
D. G. P. C. C.
Unione Europea
UNESCO
Istituto Internazionale per l’Opera
e la Poesia
British Council
Goethe-Institut Rom
Goethe-Institut Milan
Pro Helvetia - Fondazione
Svizzera per la Cultura, Milano
Ambasciata del Brasile a Roma
Ambasciata del Canada
a Roma
Ambasciata di Francia a Roma
Ambasciata del Portogallo
a Roma
Ambasciata degli Stati Uniti
d’America a Roma
Accademia d’Ungheria
Keats and Shelley Memorial
House
Istituto Italo-Latinoamericano
Centro Studi Americani
Istituto Svizzero di Roma
Accademia Tedesca
Accademia di Francia
Accademia d’Egitto
Academia Belgica
Teatro di Roma
Casa delle Letterature
Sistema Biblioteche Centri
Culturali
Istituto Italiano di Cultura di Tokyo
Nederlands Literair Produktieen
Vertalingenfonds
Città di Palermo - Aryadeva
Off Med
MRF Progetti
Festival Val-de-Marne
Frankfurt Literaturhaus
Magyar Muheli
Stanze Aperte - Parma Poesia
Ventabren Art Contemporaine
Casa dei Diritti Sociali
Cineteca Azzurro Scipioni
Casa Editrice Bompiani
La Tartaruga Edizioni
Shicho-Sha Edizioni
Raidue
Rai Educational
Raisatzoom
TvZone
Radio Città Futura
Caltanet
Radio Dimensione Suono Roma
Caffè Latino
Farmindustria
VARIG
Libreria del Testaccio
ODRADEK “la libreria”
i collaboratori
organizzazione generale
Anna Paola Bonanni
logistica
Luigi Piccirilli
riprese internet
Lacab comunicazione
consulenza artistica e letteraria
Marco Boccitto, Antonella
Gemignani, Enzo Minarelli,
Tommaso Ottonieri, Andrea
Raos, Daniela Rossi, Maria
Antonietta Saracino, Anna
Scannavini
collaborazione organizzativa
Nanda Grazioli, Lorenzo
Mazzoni, Livia Sacchetti, Marina
Saraceno, Lucilla Zanazzi
rapporti con l'editoria
Patrizia Ottolini
traduzioni
Mary Archer, Maria Teresa
Carbone, Rita Castigli,
Laura Coltelli, Daniela Daniele,
Riccardo Duranti, Dina Fachin,
Antonella Gemignani, Luca
Guerneri, Eva Kampmann,
Rosaria Lo Russo, Anna Maria
Mazziotti, Janet Mente, Paola
Maria Minucci, Liliane Palombo,
Michael Radford, Franca Rovigatti,
Maria Antonietta Saracino,
Reinhard Sauer, Anna Scannavini,
Andrea Sirotti, Paola Splendore,
Gyösö Szábo
produzione esecutiva
Isabella Valoriani
segreteria organizzativa
Maria Stella Crea
Elisabetta Mancini
progetto allestimento
Sergio Tramonti, Tiziano
Fario, Roberto Malfatto
coordinamento tecnico
Francesco Montanaro
direzione tecnica
STEP
relazioni esterne
Piero Grazioli
ufficio stampa
Anna Elena Averardi,
L’Agenzia,
Francesca Limana, Marina
Nocilla & Fabrizio Tomasello
fotografie e video
Astolfo Leti Messina
Marco Garzia
regie video
Sergio Spina
consulenza viaggi
Enrico Moraggi
Patrizia Ramarini
progetto grafico e illustrazioni
Aldo Di Domenico e Cecilia Valli
sito internet
Gian Paolo Renello
consulenza per la stampa
Maurizio Eusebio
si ringraziano: Associazione Sidi Mimoum di Casablanca, Massimo Bacigalupo, Antonio Baldassarre, Pietro
Bevilacqua, Claudio Botosso, Manuela Corti, Paola De Angelis, Henry Deluy, Alberto Di Mauro, Stelio Fiorenza,
Renato Fontana, Maria Gazzetti, Institute of Dubbology, Stefano Li Colli, Mario Maffi, Ponderosa Music,
Renessaince One, Luciano Ricci, Gabriella Sanna, Carla Sassi, Giacomo Spaghetti, Shashi Tiwari
catalogo a cura di
tommaso ottonieri
e franca rovigatti
redazione
anna paola bonanni
claudio mapelli
lorenzo mazzoni
marina saraceno
foto di astolfo leti messina
la
la
la
la
foto
foto
foto
foto
di mariano baino è di luciano ferrara
di marco berisso è di cristiana bacetti
di marco palladini è di bruna ginammi
grande di julien blaine (p. 48) è di serge assier
grafica e segni
cecilia valli
aldo di domenico
stampa a cura de
Il Centro Cromografico
Roma
ritrovare il corpo perduto della poesia
la sua voce, che sa cantare
braccia e gambe, che camminano danzando
il fegato per il coraggio
il cuore per dare il ritmo