2001 - 1997 la poesia corre col tempo, a volte lo anticipa e si ferma un momento per ascoltarsi Intorno al 1950 è cominciata una nuova mutazione nella poesia italiana. Non dico: una rivoluzione. La parola rivoluzione suscita immediatamente echi ideologici, ed è troppo ambiziosa. Invece la parola mutazione ci fa pensare a una svolta evolutiva fondata su una nuova poetica, a un nuovo orizzonte teorico e pratico, nel quale si pone la scrittura di chi concepisce poesie legate al tempo vissuto. Nel 1960 mi fu chiaro che la nuova poetica era presente, agiva in alcuni scrittori già rilevanti o emergenti con spiccati caratteri. Così mi presi cura di costruire un’antologia di cinque autori, diversissimi tra loro ma uniti da forti premesse e da comuni intenzionalità di prospettiva. Chiamammo l’antologia “I Novissimi”, un atto di sfida alquanto ironico. La prima edizione del libro uscì nella primavera del 1961. Dunque sono quarant’anni, possiamo celebrare un anniversario. Nella prefazione radicalizzavo la condizione della nostra poesia descrivendola con un po’ di enfasi: strozzata apparizione, rito demente e schernitore, discorso sapiente e insieme gioco temerario, pantomima incorporea. Affermavo spavaldamente: la nostra poesia si misura con la degradazione dei significati e con l’instabilità fisiognomica del mondo verbale in cui siamo immersi. Oggi userei toni più sfumati. Ma la sostanza del discorso è sempre quella e non la rinnego. Viviamo in tempi post-apocalittici. Le apocalissi sono già avvenute e continuano ad accadere. E’ arduo, forse impossibile conferire uno statuto alla poesia. Non c’è più gerarchia di nessi riconoscibili tra un fenomeno e l’altro. Tra i fenomeni è sempre più evidente una giustapposizione violenta. Ciò che è discontinuo, ciò che stride suona per noi carezzevole. Siamo scossi dai cortocircuiti tra gli eventi. Le nostre percezioni si accavallano e scorrono rapidissimamente. “La realtà dei nessi sconvolti” si insinua anche tra le parole, nei sintagmi, nei ritmi. Non si può far finta di niente. I poeti di oggi non possono fare altro che affidarsi al grottesco, alla ripidità, alla vertigine, alle capriole della sintassi, allo scollamento del pensiero dall’esperienza; oppure può essere loro consentito di fare un’altra scelta: affidarsi al loro narcisismo e niente altro. Ancora poche parole che, a mio parere, contano molto per i poeti del nostro tempo. Nell’epoca supertecnologica siamo paradossalmente più vicini che mai ai tempi arcaici. In tutta l’epoca moderna (diciamo dal Seicento barocco in poi) l’uomo non era mai stato così partecipe (benché passivo) dell’energia cosmica, e così continuamente attraversato dalla terribilità, dall’orrore e a volte dalla bellezza della terribilità. L’uomo di oggi è definito un consumatore di oggetti, di merci; ma questa è soltanto una faccia del fenomeno. Sul rovescio si legge un’altra verità: le merci, gli oggetti sono, nel mondo tecnologico, idee che hanno preso forma di cose. E sono le idee contenute negli oggetti a consumare i consumatori. Le idee che stanno dentro gli oggetti sono più potenti degli oggetti stessi. E le idee dentro le cose impediscono all’uomo di pensare, se non a loro e con loro. Le idee dentro le cose sono sempre più pervadenti, voraci e possessive. Che cosa possono fare i poeti? Provare a indebolire il sistema, a svuotare di forza questo meccanismo seduttivo. Credo che una dose di preveggenza sia implicita nella mutazione cominciata mezzo secolo fa. Naturalmente i poeti non vinceranno, ma almeno si potrà dire: non hanno fatto finta di niente. Alfredo Giuliani 2001 - 1997 catalogo realizzato grazie al contributo di COMUNE DI ROMA ASSESSORATO ALLE POLITICHE CULTURALI DIPARTIMENTO CULTURA-SPETTACOLO MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI DIREZIONE GENERALE PER LA PROMOZIONE E LA COOPERAZIONE CULTURALE 2 3 in dal 1997 L’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma sostiene il festival annuale di romapoesia. A Roma, dopo la non dimenticata stagione di Castelporziano, da molti anni non esisteva più un appuntamento che riunisse (e mettesse a confronto) poeti di vari paesi e continenti. I festival di romapoesia hanno riempito questo vuoto, creando un incontro ormai riconosciuto e atteso. In questi cinque anni, tra fine estate e inizio autunno, a Testaccio, all’Esquilino e in altre zone della città i cittadini romani, soprattutto i giovani, hanno potuto incontrare oltre duecento poeti provenienti da tutto il mondo, parlare con loro e assistere alle performance, veri spettacoli di poesia. Perché la poesia non è una pratica consolatoria, ma, come questi stessi festival hanno dimostrato, è interazione con le altre arti (soprattutto la musica), esplorazione di nuovi territori, incrocio e scambio tra le culture. In una società che tende alla globalizzazione, in cui l’omologazione assedia, soprattutto nei più giovani, i processi di individuazione e di appartenenza, la poesia svolge una funzione fondamentale: rifiutando le facili generalizzazioni, proponendo domande, fornendo stimoli originali e profondi. La presenza di tanti poeti provenienti da paesi lontani e da culture poco frequentate e conosciute è un’ulteriore occasione per ribadire la vocazione di Roma alla multiculturalità, per sottolineare che le molte culture e il loro confronto sono un reale deposito di ricchezza. L’afflusso, la partecipazione e il consenso di migliaia di persone ha confortato in questi anni il nostro lavoro, e ci spinge a proseguire su questa strada con immutato entusiasmo. Gianni Borgna Assessore alle Politiche Culturali del Comune di Roma 4 ‘ Ufficio Spettacolo dell’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma segue il festival romapoesia fin dai suoi primi passi, nel 1997: quando, in due serate di fine giugno, il festival ha fatto risuonare il complesso michelangiolesco di piazza del Campidoglio del concerto della poetessa Joy Harjo, della provocazione di John Giorno, della poesia di Silvano Agosti, Selima Hill, Fernando Birri e di molti altri poeti italiani e stranieri. In questo contesto forte ed espanso anche i versi dei poeti più tradizionalmente lineari riprendevano una valenza corporea. Insomma, meno libro e più gesto: più evento, più spettacolo. Il reading poetico coniugato a musica, immagini, teatro, danza, nuove tecnologie è un mezzo particolarmente interessante, in grado di veicolare la poesia a pubblici sempre più vasti, soprattutto a quelli giovanili (molto sensibili ai nuovi linguaggi). Questo approccio, inoltre, si ricollega agli episodi di ricerca e sperimentazione sulla poesia che avvennero proprio a Roma negli annni tra i Sessanta e gli Ottanta: dalle letture della Tartaruga alle performance teatrali del Beat 72, a Castelporziano, ai festival di Villa Borghese. In questi cinque anni abbiamo voluto “contaminare” con la poesia quartieri quali Testaccio (il luogo del divertimento e della musica giovanile) e l’Esquilino (zona di frontiera con le molte e diverse culture): disseminando il festival tra i capannoni del vecchio Mattatoio, i caffè, i bellissimi spazi dell’Acquario Romano. La risposta del pubblico, soprattutto di quello giovanile, è stata sempre attenta, partecipe ed entusiasta. Raffaele De Lio Responsabile dell’Ufficio Spettacolo Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma 5 el prestigioso complesso borrominiano dell’ex Oratorio dei Filippini a piazza dell’Orologio ha sede la Casa delle Letterature di Roma, nuovo centro cittadino interamente dedicato alla letteratura italiana e straniera del Novecento. Questa realizzazione può essere considerata il risultato del lavoro culturale promosso e realizzato a Roma dall’Assessorato alle Politiche Culturali: raccoglie, sviluppandolo e potenziandolo, il patrimonio di esperienze formatosi in questi anni attraverso l’attività di programmazione culturale dell’Ufficio ConvegniMostre-Conferenze, di cui diventa la sede. Sede effettiva, quindi, di un settore della programmazione culturale cittadina, centro di produzione di tutte le iniziative a carattere scientifico, letterario ed editoriale che si rivolgono al grande pubblico cercando di coniugare la serietà dell’impostazione e della cura scientifica con l’intento di divulgare i propri contenuti. Casa delle Letterature si propone come luogo della città per la letteratura e della letteratura per la città; un centro di interazione tra la letteratura e le altre arti; un polo espositivo, una struttura progettata per la divulgazione in campo letterario; un laboratorio/archivio telematico di documentazione, conservazione e valorizzazione del patrimonio letterario su diversi tipi di supporto; un luogo di letture e di navigazione, un‘oasi da visitare, una “stazione” culturale nel centro di Roma; una porta d’accesso verso l’universo letterario. Essa si pone, quindi, naturalmente come punto di incontro privilegiato tra scrittori e pubblico, spazio di aggregazione di gruppi e tendenze, di associazioni ed istituzioni, di appassionati ed esperti di letteratura. Il lavoro di ideazione e cura dei progetti del nuovo centro non poteva e non può non avvalersi della collaborazione con Istituzioni, Università, Associazioni Culturali, Enti pubblici e privati, sia italiani che stranieri. Una preziosa rete di relazioni già avviata da vari anni, che con l’apertura del nuovo centro si è ulteriormente rafforzata. Ed in questo ambito l’incontro con l’Associazione Culturale Multirifrazione Progetti è stato uno dei più interessanti perché ha creato la possibilità di organizzare eventi sulla poesia italiana e straniera di grande rilievo per l’autorevolezza degli autori partecipanti, per l’ampiezza dei riferimenti internazionali, per la validità delle scelte tematiche. Da alcuni anni questa collaborazione si concretizza soprattutto sulla sezione della rassegna romapoesia dedicata all’approfondimento di un paese o continente straniero: ricordiamo le edizioni di Latinoamericapoesia, Africapoesia, Indiapoesia e la prossima Giapponepoesia. Sono state straordinarie occasioni di incontro con i poeti di questi paesi e di confronto tra la loro e la nostra poesia: il video “Enciclopoesia”, prodotto da Casa delle Letterature con MFR Progetti, ne fornisce una valida testimonianza. Maria Ida Gaeta Responsabile Casa delle Letterature 7 Franca Rovigatti U N PA S S AT O P R E S E N T E (Davvero - come dice il titolo di un appuntamento centrale nel festival di quest'anno - la nostalgia è del futuro. Non del passato. Ho curato i primi quattro festival insieme a Nanni Balestrini, Maria Teresa Carbone, Luigi Cinque, Marco Palladini, Annapaola Bonanni, Stefano Milioni - con entusiasmo e passione: ci siamo scannati su scalette, strutture, nomi, luoghi. Per pura passione: per dare della poesia il ritratto più ricco e vero possibile, per creare nuove interazioni e integrazioni. Ripensando a questo passato, non mi viene un briciolo di nostalgia. È un passato presente.) , festival della parola. E parola ha qui un’accezione molto più vasta che non quella corrente: perché la poesia non è solo l’arte della parola scritta, non è soltanto veicolazione di senso, bella forma. È ben di più, molto d’altro. La poesia in origine è materia del sacro: ed esisteva nel mondo ben prima che la scrittura fermasse le parole in forme stabili. Era parola-suono, parola-visione, parola-incantamento. Era orale, fissata nella memoria, trasmessa attraverso il canto, strettamente connessa alla musica, inscindibile dal ritmo, portatrice di visioni e miracoli. Era teogonica, sciamanica (i canti degli aborigeni australiani di Chatwin realmente “costruiscono” le vie!). Poi arrivò la scrittura. E dopo ancora, la stampa, i libri, la diffusione ad un pubblico di lettori che si allargava. La poesia, imprigionata dentro il libro, appuntata sulle pagine, privata del suono e della visione, separata dal suo corpo magico, diventa parola scritta. Soprattutto gli ultimi due secoli ne hanno dato una lettura intimistica. Il poeta non è più la voce del dio che rivela gloria dolore e senso, che opera miracolosi ricongiungimenti: diventa piuttosto il languido ricettacolo di malinconie, solitudini, buoni sentimenti feriti: il poetino. Una caricatura. Ora l’unica scommessa possibile è quella di ritrovare il corpo perduto della poesia. La sua voce, che sa cantare, braccia e gambe, che camminano danzando, il fegato per il coraggio, il cuore per dare il ritmo. Scongelarla dalla pagina: leggerla forte, cantarla, recitarla, agirla. Il meraviglioso, sontuoso corpo della poesia in questi anni lo abbiamo visto: lo hanno portato con loro i poeti invitati al festival. 8 Joy Harjo, nativa americana: che con la sua band ha cantato il diritto alla giustizia poetica; Sainko Namchylak, che ha modulato gli antichissimi armonici della Mongolia; Bernard Heidsieck, che ha letto un rotolo di carta lungo chilometri, invadendo la sala, gli spettatori; John Giorno, che saltava per il palcoscenico urlando mirabili provocazioni... E sono arrivati i poeti irlandesi, con la loro irresistibile musica; sono venuti Oskar Pastior, Uetz, Selima Hill, Pimenta, Barbara Koehler, Verheggen, Brigitte Oleschinski, Rothemberg, Tracie Morris, Robin Morgan. Sono venuti i poeti dell’America Latina (Ak’abal, che parla la ‘lingua’ degli animali della foresta amazzonica...), le poetesse indiane, i cantori, poeti, rapper dell’Africa sub-sahariana: ed è stata l’emozione di un incontro con le parole sacre di mondi poetici lontani, poco o nulla noti. Ha performato Francesco Leonetti, energia pura; Mario Socrate, ottantenne, ha letto le sue poesie con una stupefacente voce di adolescente; sono venuti Magrelli, Pignotti, Zeichen, Lunetta, Giampiero Neri, Anna Cascella, Lisabetta Serra, Silvio Ramat, Rita Degli Esposti, John Gian, Giuliano Mesa, Mara Cini, Aldo Nove, Rosaria Lo Russo. C’è stato Pagliarani, la cui voce, da sola, è un’invettiva; sono saliti in scena Sanguineti, Balestrini, Giuliani. Abbiamo sentito l’energia spericolata di Julien Blaine, il ritmo irresistibile dei Tarantolati di Tricarico con Antonio Infantino, la melodia straniata di Ottonieri e i Ringe Ringe Raia, il rap dei Rapsodi, di Frankie Hi-NRG. Si è svelato il corpo segreto di Louise Bak; abbiamo subìto la furia performativa di Monty Cantsin e di Richard Martel. Sono venuti quelli del Nuyorican Café: Algarin, Laviera, Pedro Pietri, Piri Thomas. C’è stato Hypertext Ulysses, opera-poesia in cui la parola cantata dagli stessi poeti ha interagito in uno spazio di alta spettacolarità con musica, immagini, nuove tecnologie. 9 C’è stato il teatro di poesia: Bordini ed Esposito con Ma($)sacro, Palladini con Kerouac Road & oltre. C’è stata la poesia ironica al femminile di Daniela Rossi e Alessandra Berardi. C’è stato Laboratorio Apocalisse: per una notte la poesia ha liberamente, riccamente sconfinato nella musica, nelle immagini e azioni: nel fuoco di Buggiani, nella danza contro la tortura di Serge Pey, nelle performance di Szkárosi, Nagy, Sauer, Hubaut, Gentiluomo, Palladini, Müller, Voce & Verde. E i rave di poesia: in tanti abbiamo ballato fino a notte alta sul ritmo, sulla musica della voce dei poeti. romapoesia è una festa che dura da oltre quattro anni. Non riesco a dirle tutte, le cose. Non riesco a dirli tutti, i poeti. Sono stati tanti, più di duecento: e ognuno di loro (ognuno!) ha portato se stesso, anima e corpo: la propria poesia, anima e corpo. Voce, ritmo, canto, energia, emozione, movimento. Il corpo della poesia si sta ricostituendo. Chi è venuto alle serate del festival non potrà più credere che la poesia sia intimismo (seratine solitarie con un libro in mano alla luce di un’abat-jour). Non potrà più pensare che la poesia sia la sorella povera delle altre arti. L’ha vista, l’ha sentita, ha ballato al suo ritmo, il cuore si è mosso sui battiti del cuore della poesia. L’ha cantata, ne è stato coinvolto, gli è venuta voglia di leggere ad alta voce, di scrivere. La poesia è una festa. Andandoci, ci si sente più vivi: oppure ci si ricorda com’è quando si è vivi. Vengono voglie. Diventi allegro, o triste, non importa: ma senti che ci sei. Lo capisci adesso perché dicevo che non c’è posto per la nostalgia? 10 11 Nanni Balestrini APOCALISSE a poesia fa male. Generazioni di ipocriti, di insegnanti, di imbecilli, di baciapile, di pedagoghi, di pedofili, di peracottari, di animebelle puzzolenti hanno cercato di inculcarci una visione edificante e patetica, piagnucolosa e buonista di un’arte che per sua natura è un AFFRONTO all’esistente per mezzo della parola. Micidiale e inesorabile, indecorosa e sfrontata, impudica e corrosiva la poesia è l’Apocalisse del linguaggio. È un urlo selvaggio che strappa brandelli di cervello ammuffito, che fa sanguinare i corpi resi insensibili dall’alienazione economica, che trafigge i cuori impotenti e cancerizzati. La poesia è un’interminabile Apocalisse. O non è. La poesia è una continua esplosione, una continua rivoluzione, un continuo rifiuto, una continua distruzione della merda accumulata dal perbenismo criminale dell’homo economicus globalizzato. La poesia è la Bestia dell’Apocalisse. La poesia è sputare parole infuocate avvelenate nei suoi occhietti melensi. La poesia è la pioggia di sangue, di fuoco e di piscio che li sommergerà con i loro vestitini griffati. (La poesia è anche farla finita con tutti i miserabili sciacalli che sulle sofferenze che hanno contribuito a infliggere ai popoli intonano canti stonati, inni melensi agli squartati e ai fuggiaschi mentre li derubano anche dei pacchi dono.) La poesia è una roba che non ve la immaginate nemmeno. La poesia è il Giubileo delle energie vitali che dilagano sul pianeta avvelenato. Cagatevi sotto: la Bestia dell’Apocalisse è arrivata! ROMAPOESIA 1 7 a l f e s t i v a l 3 0 S E T T E M B R E d e l l a 2001 d a l p a r o l a a cura di Nanni Balestrini, Luigi Cinque, Lello Voce 2001 13 CASA DELLE LETTERATURE TEATRO INDIA LUNEDÌ 17 SETTEMBRE SUE LAME, SUO MIELE Lettura di Mariangela Gualtieri Testi di M. Gualtieri. Scelta musicale di Andrea Felli un giorno e una notte di poesia MERCOLEDÌ 26 SETTEMBRE TUTTE LE BELLEZZE DEL MONDO MOSTRA DI JAROSLAV SEIFERT (1901-1986) ENCICLOPOESIA 1 Proiezione del video dei quattro anni di romapoesia, con la regia di Sergio Spina, prodotto da Casa delle Letterature e da MRF Progetti GIOVEDÌ 27 SETTEMBRE GIOVANI POETI ROMANI A cura di Tommaso Ottonieri Annalisa Comes, Gianfranco Franchi, Marco Giovenale, Nicola Lagioia, Daniele Mencarelli, Gian Marco Nagni, Andrea Silvestri, Alessandro Trionfetti, Sebastiano Triulzi I POETI DI ROMAPOESIA INCONTRANO IL PUBBLICO VENERDÌ 28 SETTEMBRE IDENTITÀ SELVAGGIA Incontro su parola-suono, poesia-musica. Progetto Prometheus Hypertext con il sostegno del Programma Cultura 2000 dell’Unione Europea. MRF Progetti (Italia), FUSIC (Spagna), ADC,EP (Francia), EPIKOYROS (Grecia) ROMA IN POESIA DAL 1970 AD OGGI Dibattito condotto da Walter Pedullà. Interventi di alcuni dei maggiori personaggi e osservatori della poesia a Roma POETRY & PARTY cinque anni di romapoesia Serata ad invito Antipasti in versi e buffet con D. Agrafiotis (Grecia), A. Antunes e Z. Moreau (Brasile), B. Ferrando (Spagna), J. Haddad (Libano), M. Lachlan Young (Gran Bretagna), V. Magrelli (Italia), L. Rampolokeng (Sud Africa), Shimoda S. (Giappone), T. Splinter (Germania-Sud Africa) LA NOSTALGIA DEL FUTURO prima parte Demosthenes Agrafiotis (Grecia), Bartolomé Ferrando (Spagna), Murray Lachlan Young (Gran Bretagna), Valerio Magrelli (Italia), D.I.G. Drama Improvisation Group, Nanni Balestrini con Ilaria Drago: Elettra VideoScenografie live di Giacomo Verde SABATO 29 SETTEMBRE POESIA DAL GIAPPONE Presentazione dell’antologia bilingue italo-giapponese “Il coro temporaneo” a cura di Andrea Raos. Introduce Alfredo Giuliani. Con la partecipazione dei poeti Kataoka Naoko, Shimoda Seiji, Smelly, Yoshimichi Takei e Shiraishi Kazuko Liceo Scientifico AUGUSTO RIGHI Liceo Classico TORQUATO TASSO LUNEDÌ 1 OTTOBRE GIAPPONEPOESIA NELLE SCUOLE I poeti giapponesi incontrano gli studenti GALLERIA IL LABIRINTO Via dei Fienaroli 21/A GIOVEDÌ 27 SETTEMBRE IL LIBRO DELLE SINDONI Corrispondenze testuali e visive Testi di Tiziana Colusso, opere visive di Enrico Frattaroli, presentazione di Mario Lunetta, con Adel Bakri, Patrizia Polia, Alessandra Vanzi e gli autori DOMENICA 30 SETTEMBRE NO.STOP. ENCICLOPOESIA 2 MICROFONO APERTO Un vero e proprio Poet’s Corner dove chiunque voglia potrà leggere in pubblico i propri versi POETRY SLAM An Official Poetry Slam Inc. Venue 10 poeti in gara: Mariano Bàino, Marco Berisso, Biagio Cepollaro, Paolo Gentiluomo, Rosaria Lo Russo, Aldo Nove, Marco Palladini, Stefano Raspini, Tiziano Scarpa, Sara Ventroni Emcee: Lello Voce Ospite d’onore Tracy Splinter (Germania-Sud Africa) LA NOSTALGIA DEL FUTURO seconda parte Arnaldo Antunes con Zaba Moreau (Brasile), Joumana Haddad (Libano) con Ilaria Drago, Danila Massimi e Claudia Fichera, Evelina Meghnagi (Italia), Lesego Rampolokeng (Sud Africa) Frankie HI-NRG e Alter Ego Ensemble: Coming together di F. Rzewsky Edoardo Sanguineti con Andrea Liberovici e Ottavia Fusco: Rap VideoScenografie live di Giacomo Verde GIAPPONEPOESIA la voce il corpo la parola a cura di Enzo Minarelli e Andrea Raos Kataoka Naoko, Nomura Kiwao, Shimoda Seiji, Smelly, Yoshimichi Takei, Shiraishi Kazuko, Oki Itaru a concludere THE GANG in concerto 2001 14 Tommaso Ottonieri VOCI NUOVE DA ROMA Dal diarismo all’astrazione anti/lirica, dalla ricostruzione alla riesplosione della misura del verso, dalle alterazioni dei linguaggi ai parossismi dell’espressione (fino a quel limite - impossibile da non varcare - che è l’impuro-lirico del rock), dalle urgenze narrative portate dentro (e oltre) la misura del verso, giù fino alla persistenza di una poesia-pensiero (espansa in pura fibrillazione concettualista, oppure “ridotta” sul confine dell’intimità confessionale), o alle più sublimi-ironiche partiture metriche persino provenzaleggianti (tra incandescenza lirica e ossificazione), - l’esercizio della poesia da parte di coloro che, oggi, nel labirinto sempre più esponenzialmente esteso di linguaggi e comunicazioni, prendano a praticarla, è anche, inevitabilmente, un intrico di sentieri sconnessi o abbandonati. Strade che s’interrompono, o magari tornano a intrecciare altre strade fino a di nuovo perdersi, negli intermittenti deserti d’una selva urbana (come è questa) che non cessa di criptografare ritmi e controtempi, lacerazioni o connessure, mai intrepretabili del tutto. Sono sentieri, spesso, imboccati per caso; e, quasi sempre, lasciati lì qualche metro prima di entrare nella zona davvero rovente del senso, in quel vortice (centrifugo, se si vuole - annichilente e vitale, vincolato e apertissimo) che è l’esperienza della lingua della poesia. Eppure. Ciò che ha avuto luogo, presso le giovani generazioni “illetterate”, lungo il corso dell’ultimo decennio, è stata l’eccezione di un ritorno imprevisto alla scrittura, in quanto “ritmo” comunicativo quasi a reduplicare il corpo, ad assorbire tutta l’energia delle sue pulsioni fisiche. Dalla “versificazione” (molto spesso hard-core, o altrimenti goliardica, ma comunque, tecnicamente, “lirica”…) delle chat-line, alla messaggistica sms coi suoi vincoli di condensazione ai limiti dello haiku (dire tutto per la lunghezza massima di 160 caratteri…), al più “antico” graffitismo, la parola scritta/ritmata corre veloce sulla pelle di questa città (globale? ma insieme, localissima, innestata nelle fibre di ognuno) che tutta si scandisce di cesure e di ritmemi e - insomma – di versi: imponendo un senso diffuso e immediato (per quanto, ipermedializzato) di poeticità. La voce immateriale e accessibile di una Poesia che, sgraziata irresistibile, sia discesa dal suo incongruo piedistallo, per consegnarci il suo messaggio. Scrivere poesia, allora, adesso, da Roma. Roma, campo culturale iperdeterminato anche della poesia; dove il poetico (il segno poetico non meno della marca stessa di “poeticità”) si è offerto spesso sotto la stella di un’autoindulgenza sublime e imbarazzante. Divaricandosi sull’eterno (falso, probabilmente) dilemma dell’Arcadia e della Ricotta. Del mito dell’istituzione e del mito della periferia (e, a volte, del mito dell’istituzione della periferia). La normalizzazione, il furore (la normalizzazione del furore). Tra il luogo ameno del giardino e il territorio putrefatto della plaga. Tra la cancellazione del corpo e la glorificazione del corpo ineffabile. E comunque, tra pratiche di controllo multiverse, da Campo dei Fiori all’Idroscalo: nella più scenografica festante (felliniana?) teatralità degli Apparati, dall’industria spiritual-mondana della 2001 Chiesa, a quella dell’immaginario-pesante (cinema-tv). Senza mai, eppure, poter rimuovere il dato di una lingua prensile e fastosamente contorta, indolente-acuminata, che si gattona fino ad un nonsenso travestito di triviale, ad una “negatività” implosa risolta nello umor nero (umor cinico) più corrosivo e paradossale, a uno straniante, unico dandysmo che non ha paura di affrontare il pecoreccio: fra Belli e Petrolini, certo, ma anche nelle stagioni romane delle avanguardie (non solo letterarie) e ai bizzarri happening anni ’70, allo “stile” Beat ’72 (prima della normalizzazione definitiva e sospirosa, all’ingresso degli ’80). Dagli esempi accolti di poeti nuovi che scrivono da Roma, nel corso delle varie edizioni di romapoesia sezione “giovani” - di voci che isolate o connesse ad altre voci emergono dalla corrente - dominante di rilievo è parsa sempre più questo senso di concretezza linguistica: una tensione al paradosso oggettivante, oppure, una de/negazione del registro lirico fino alla “viscerale” presa diretta di qualche specie spiazzante di diarismo; e impulso, infine, alla “crettizzazione” della lirica e del suo soggetto. Altrove, inversamente, è l’inclinazione a pensare una resistenza della parola, nel suo peso oggettivo: per la definizione di un io post-lirico, che si pensa fuori del linguaggio e si spinge a interrogare, verticalizzante, per via quasi aforistica, le forme che ambientano il sé; incidendo la superficie del testo come in un unico taglio verticale verso una sostanza che può essere, al di là di qualsiasi indulgenza, ancora, naturalmente, un vuoto. Le voci nuove che romapoesia ha accolto senza preclusioni di sorta, con l’unico scopo di costituire, sia pure per la sola durata del suo evento, un punto di agglutinazione delle differenti pulsioni espressive, senza lasciare che si disperdano (cercando, insomma, di mettere in connessione la molteplicità dei sentieri: e costruire, semmai, una testura, e al limite un industre labirinto), queste voci sono parse tutte significative proprio nella (per la) loro intrecciata varietà; voci in grado di farci partecipi anche del loro reciproco confrontarsi, contaminarsi, mutarsi, in rapporto strettissimo coi tempi (lacerati, martellanti, vitali, disturbanti) di una città come questa. Sono state voci spesso portatrici di tensioni e posture proprie di linguaggi più performativi (fino alla “produzione” Poetry Slam, nell’ambito della Festa della Poesia): a ricordarci quella natura aperta, metamorfica, accogliente, che non possiamo fare a meno di riconoscere propria del fare della poesia: a patto che si abbia il coraggio di scrostarlo, questo fare, dalla resistenza dei suoi stessi stereotipi. Le generazioni nuove di poeti, viste dal laboratorio di romapoesia, sembrano, allora, voler accedere ai terreni della linguaggio poetico senza privarsi della libertà di eccedervi, di aprirne (straniarne, deterritorializzarne) gli spazi; coscienti forse che questo è tutto ciò che chiede la poesia, per penetrare il suo vortice. (Per fendere la nuclearità del suo Vuoto). 15 2001 16 Luigi Cinque L’ I D E N T I T À S E LV A G G I A Il rapporto tra musica e parola fa parte della millenaria, arcaica, civiltà della sintesi, e meno appartiene alla pratica dell’analisi, alla separazione delle forme espressive tipica della cultura moderna europea. Non è un caso se, dalle nostre parti, molto spesso la relazione musica-parola ha sofferto (e soffre) di una sorta di disagio teatrale, più o meno velato, malinconico per giunta: costringendo una delle due a concedere parti di sé, ad adattarsi in forme illustrative, a restare in ombra, lasciando che la scrittura complessiva, per coerenza di genere, si sviluppi a favore della musica e (in qualche caso) della parola. Se guardiamo al mondo tradizionale extraeuropeo, o se ricerchiamo, per quel che ci è possibile, nella classicità mediterranea, troviamo che tra parola poetica e musica esiste una vera e propria identità selvaggia: permane il senso che la parola è di per sé, innanzitutto, suono, mentre la musica non è solo significante, ma, per via simbolica, verbo primario, radice, suggestione e significato essa stessa. E il ritmo, già possessione metrico-poetica, è sempre stato il considerare la parola poeluogo elettivo di quell’identità: il luogo vero della convivenza. tica e il suono come unico Questo, i tragici greci lo sapevano bene, e infatti elaboravano una oggetto sonoro-espressivo partitura-tessitura di testo ritmico e suono: erano, insomma, senza distinguere tra signiautori-compositori a tutto campo, non semplici librettisti. ficato e significante, senza Per questo il Progetto “Prometeus Hypertext” tiene un occhio voler separare gli ambiti (quello dell’istinto, soprattutto) rivolto al “gran di fuori” tradizionale: ai modi arcaici della tradizione orale; guarda a quell’unità narrante di suono e parola considerata oggi, insieme alle nuove tecnologie, come la vera possibilità di evoluzione contemporanea del teatro di poesia. Il Progetto, dunque, è dedicato all’identità selvaggia: come tentativo di sospendere la parola poetica e la musica in uno stato di reciproco ascolto; come un’azione scenico-sonora tesa a cogliere e restituire la risonanza altra - terza - tra musica e parola, considerando quest’ultima come anticipatrice di suono, e la musica come paesaggio della parola. 2001 17 hypertext ulysses rabita andalusa bnet houariyàt 2001 18 Lello Voce N O S TA L G I A D E L F U T U R O È quello che si respira in giro, pur tra tante tensioni, paure, indecisioni. È la nota che sentiamo, da qualche tempo, risuonare sottesa alle arti e non solo alle arti. La sentiamo vibrare profonda nelle strade, dare accenti particolari ai dialoghi della gente, influenzare i suoi gusti e le sue scelte, la sua musica, i suoi gesti, le sue parole e i suoi sogni. Inaspettata, imprevista ed imprevedibile accelerazione che scompagina dinamicamente la cena dei convitati di pietra. Paradossalmente, proprio adesso che la Ragione Economica e il suo figliolo prediletto, il Pensiero Unico, hanno il fiato corto e sembrano volerci trascinare tutti nella loro brusca frenata, nell’immobilità opulenta che precede la fine, nell’abisso che essi stessi hanno scavato per noi. Robert Musil, a cui, come a noi, fu destino di restare in groppa a cavallo tra due secoli, la chiamava la “nostalgia del futuro”. Ed è così che anche noi abbiamo deciso di intitolare una sezione di questa quinta edizione di romapoesia. Per significare quanto essa voglia essere attenta a ciò che verrà, che sta già avvenendo, così come a ciò che, di decisivo, è già accaduto. Scegliendo, ovviamente, prendendo partito, schierandosi e scommettendo sull’importanza di un certo passato e di un certo futuro. Non balbettando di un indiscriminato, indistinto passato, né di un nebuloso, retorico “futuro”. Perché non tutti i passati e non tutti i futuri si equivalgono, né crediamo ci rappresentino. Per essere, o almeno per sentirsi contemporanei al proprio presente è esattamente questo che occorre fare: riconoscere e riconoscersi nel proprio passato e nel proprio futuro. E avere di nuovo il coraggio e la voglia di rimettere in gioco, ognuno nel suo proprio agire, la carta dell’Utopia. Restando coi piedi ben saldi per terra e la testa rigorosamente tra le nuvole. Con le radici ben piantate e lo sguardo che percorre l’orizzonte a perdita d’occhio: “glocali”. Il tutto a disegnare un nuovo profilo del fare poetico, così come esso ci sembra si stia evolvendo, un’identità ibrida, scomoda ma coinvolgente, plurale, non rinchiudibile in alcuno steccato, ma in continua metamorfosi, in dialogo fitto con se stessa e con le altre arti, alla ricerca di un nuovo “principio speranza” e delle parole per dirlo. murray lachlan young lesego rampolokeng demosthenes agrafiotis 2001 19 bartolomè ferrando joumana haddad frankie Hi-NRG arnaldo antunes 2001 20 POETRY SLAM Il poetry slam è una gara di poesia in cui diversi poeti leggono sul palco i propri versi e competono tra loro, valutati da una giuria composta estraendo a sorte cinque elementi del pubblico, sotto la direzione dell’Emcee (Master of Cerimony). Ma lo slam è poi, in verità, molto di più, ed è in questo ‘di più’ che sta la ragione del suo dilagante successo. Lo slam è un modo nuovo e assolutamente coinvolgente di proporre la poesia ai giovani, una maniera inedita e rivoluzionaria di ristrutturare i rapporti tra il poeta e il ‘pubblico della poesia’. Lo slam è sport e insieme arte della performance, il poetry slam è un invito pressante al pubblico a farsi esso stesso critica viva e dinamica, a giudicare, a scegliere. Insomma, lo slam dimostra, con la sua stessa esistenza e il suo diffondersi, l’indispensabilità della poesia nella società contemporanea e soprattutto il suo essere arte adeguata ai nuovi e mutati contesti antropologici proposti dal terzo millennio, specie se portata fuori dai libri e dalle incrostazioni scolastiche. Come ha detto nell’esordio di un suo quasi-manifesto Marc Smith, il poeta americano che nel 1987 a Chicago ‘inventò’ il poetry slam, «la poesia non è fatta per glorificare il poeta, essa esiste per celebrare la comunità; il punto dello slam non sono i punti, il punto è la poesia». mariano bàino tracy splinter Da dove sei venuto... E se non fossi stata io, a chiamarti? Ti digerisco tanto facilmente Sei liquido. Dove stai andando... E se non fossi stata io, a mandarti? Ti rigurgito così facilmente Sei liquido paolo gentiluomo Mangiaparole d’uno scontressere in lingua quasi straniera o metastraniata Secrete varianti per tue minime intraguerre, che del secolo la vera sono tragica jam Arrosselliamoci se l’artscleròsi ci laicovomita, ci fa sbavanti vermi e sul pattume marco palladini 21 aldo nove marco berisso e da cantine e scantinati e sgabuzzi fuori e da li sotterranei e box e garagi fuori e da atri et anfratti et androni tutti fuori e da servizi e tolette e bagni e cessi fuori e da cucine e tinelli e sale e salotti fuori e da le camere da letto e da li letti fuori e da li tetti e solai e soffitte e soffitti fuori da le mense fuori da li capannoni fuori e da li uffici fuori da li reparti fuori biagio cepollaro a me mi piace fare il militare c’ho il Pentium nuovo 33 c’è già in commercio adesso il Pentium due con processore MMX 200 schede 3DFX e Direct X ho Porsche Challenge sulla Playstation Sony la macchina sembra di molla è finta non fa sgommate è un gioco da imbecilli sara ventroni stefano raspini il piccolo chiede perché c’è buio e perché luce il grande risponde che la terra tutti noi giriamo e lentamente girando viene buio e luce e poi luce e buio che non scompare che ogni cosa luminosa ritorna e varia pasta fragrante rice krispies croccante Rilke Milkana sorrisa alla goccia d’abete. rosaria lo russo C’è una farfalla nella mia stanza. C’è questa frase nella mia testa. Stanza foderata di farfalle. Aggrappate a migliaia di spilli. tiziano scarpa 2001 22 GIAPPONEPOESIA la voce il corpo la parola Quest’anno romapoesia, cogliendo l’occasione di Italia in Giappone 2001 e dell’intervento di molti poeti italiani a Tokyo, propone un viaggio completo e affascinante nella letteratura e nella cultura nipponiche, anche grazie alle sperimentate sinergie con il Ministero degli Affari Esteri e l’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo. All’inizio di serata saranno offerte all’attenzione del pubblico romano alcune tra le più interessanti voci della giovane poesia nipponica presenti ne Il Coro Temporaneo, la prima antologia bilingue di poesia italo-giapponese a cura di Andrea Raos: Kataoka Naoko e Nomura Kiwao. Quindi, in prima assoluta in Italia, eventi spettacolari di tre grandi performer giapponesi. Infine la lettura di una tra le più note e autorevoli poetesse del Giappone contemporaneo: Shiraishi Kazuko. Enzo Minarelli LA VOCE E IL CORPO La performance nella terra del sol levante ha ripreso vigore solo negli anni Novanta, dopo un lungo periodo di silenzio, per riemergere forte e ben determinata. Il corpo, la voce, la spazialità scenica, relazionati all’uso dei mezzi tecnologici sono i principali aspetti di questo nuovo approccio coinvolgente ed avvincente. Ecco perché ci è parso opportuno, accanto alla poesia scritta, affiancare, in prima assoluta almeno per l’Italia, eventi spettacolari di tre tra i più celebrati performer del momento. Shimoda Seiji ha una fortissima presenza scenica, non fa nulla se non piegare carte o muoversi lentamente, eppure catalizza attenzione, anche perché il tratto sonoro, apparentemente secondario, è il vero fulcro del suo stare in performance. Del suo lavoro dice, “quello che faccio sono varie azioni collegate all’insignificante della vita, all’inusuale, al metaforico, al comunicativo, all’esposizione della vita stessa, al visibile-invisibile, al cambio dei valori, ne necessito come di una sorta di massaggio per la mia vita”. nomura kiwao e, serotino, accanto alle statuette votive per le nascite, accanto al giardino, d’infanzia Sion, arto, stare accanto, donna, accan donna, fare, padiglione, sbarre, nord, cuscino, è proibito, are, s b a r r e a l l e p a r o l e, fra le braccia 2001 23 Yoshimichi Takei, ovvero l’esempio più calzante della tecnologia più sofisticata, è il frutto dei colossi ipertecnologizzati che tutti noi conosciamo. Non si tratta di una tecnologia fredda, tende sempre ad infondervi i suoi contenuti. Usa dei sensori per esempio, incollati al braccio, per azionare a distanza i volumi di un suono mono-tono che funge da base sonora. Affascina questo incredibile mix tra sofisticazioni tecnologiche e presenza del corpo. Corpo tecnologico o tecnologia corporale! Infine, Smelly, la star delle televisioni nipponiche, un misto di sesso e rock’n’roll, travolgente e strepitoso sulla scena, una macchina da spettacolo, irriverente e sfrontato fino all’inverosimile. Le sue sono delle vere incursioni tra il concerto rock e la provocazione al limite della volgarità e del nonsense. Danza, canta, si agita, coinvolge il pubblico in un tourbillon di emozioni e sensazioni immediate, non prevedibili. Andrea Raos LA VOCE E LA PAROLA Esistono luoghi imperfetti. Sono quegli spazi di cui parla il poeta Morinaka Takaaki, in cui la distinzione fra ciò che è lingua e ciò che non lo è si frammenta, salta. Sono innanzitutto luoghi interiori. Nello scollamento fra percezione e coscienza, oltre che il dramma di un individuo, vi è anche la testimonianza di un’insicurezza nella forma, ovvero di uno sradicamento che non è apertura globale, tantomeno illusione parademocratica di un’eguaglianza fra canoni e culture lontani. Sono luoghi storici. Sono i luoghi di un conflitto statico e ripetitivo fra tutto ciò che il procedere, l’allargarsi delle conoscenze brucia sul proprio passaggio e le scorie che di questa distruzione costituiscono il frutto più prezioso - l’unico? I poeti giapponesi che qui si ascolteranno sono scorie. Eredi di nulla, proprietari di una lingua nuda ed immensa di echi, guardano alle culture occidentali come ai detonatori della loro morte, alla propria come alla fastosa inutilità di un rito d’esorcismo. Giustamente assetati di stereotipi, vittime della pulsione irresistibile alla conferma delle identità, chi se non noi, pubblico europeo, potremo far sì che non sia mai perfetto il loro luogo? kataoka naoko shimoda seiji Stando al film è il non riuscire a catturare il cibo il primo motore della sottomissione qui non si può non essere d’accordo ...................... Regredire. Oziare di più ancora. Consentire a un certo modo di barbarie ...................... Mi farà star bene. Forse quando la ragione si copre con un abito, il mio io vi si rinchiude shiraishi kazuko ROMAPOESIA S E T T E M B R E - 1 O T T O B R E a cura di Nanni Balestrini, Maria Teresa Carbone, Franca Rovigatti 2000 2 7 2000 27 28 Settembre - EX MATTATOIO 30 Settembre - EX MATTATOIO L’OMBELICO DEL MONDO POETI DEL MONDO A ROMA Jorge Canifa Alvez (Capoverde), Abdul Latif Daoud (Iraq), Li Ke (Cina), Ribka Sibhatu (Eritrea) Presentazione del programma televisivo di poesia realizzato da RAI Educational. Inaugurazione della mostra delle opere realizzate da venti artisti nel corso delle riprese PANORAMA ITALIANO Biagio Cepollaro, Florinda Fusco, Mario Lunetta, Giuliano Mesa, Elio Pagliarani, Mario Socrate, Silvia Tessitore LA VOCE-MUSICA: OMAGGIO A DEMETRIO STRATOS Sainkho Namchylak (Repubblica di Tuva), Jaap Blonk (Olanda), Pierre Thoma (Svizzera), Vincent Barras (Svizzera), Valeri Scherstjanoi (Russia/Germania), Enzo Minarelli (Italia), Valeria Magli (Italia), Quatuor Manicle (Francia/Gran Bretagna/Italia): Nanni Balestrini, Jill Bennett, Liliane Giraudon, JeanJacques Viton NUYORICAN CAFÉ Miguel Algarín, Pedro Pietri, Carlton Spiller RAVE - LA NOTTE DELLA POESIA 1 Ottobre - TEATRO INDIA INDIAPOESIA - IL CANTO ERRANTE Arundhathi Subramanian, Gayatri Majumdar, Sujata Bhatt, Meena Alexander, Reetika Vazirani Bauls of Bengal Samrat Sri Purna Das e il gruppo degli State of Bengal 27 - 29 settembre - CASA DELLE LETTERATURE 29 Settembre - EX MATTATOIO POETI DAL MONDO Liliane Giraudon (Francia), Tony Harrison (Gran Bretagna), Brigitte Oleschinski (Germania), Aleksandra Petrova (Russia), Jean-Jacques Viton (Francia) DONNE FRA POESIA E RAP Tracy Splinter (Germania), Patience Agbabi (Gran Bretagna), Malika Booker (Gran Bretagna), Julie P (Italia), Malaisa con Ice One (Italia), Rosaria Lo Russo (Italia), Patrizia Bettini (Italia), Sonia Bergamasco (Italia), Mara Redeghieri con Ezio Bonicelli (Italia) IMMAGINI DEL FUTURO Giovani poeti romani a cura di Tommaso Ottonieri Massimiliano Cavallaro, Daniele Claudi, Donatello Fumarola, Veronica Raimo, Francesco Russo, Luigi Severi, Maria Terrinoni Poesia in azione rassegna video a cura di Daniela Rossi Poesia in rete a cura di Gian Paolo Renello Omaggio video a Tony Harrison 2000 28 Daniela Rossi LA VOCE-MUSICA O M A G G I O A D E M E T R I O S T R AT O S quatuor manicle enzo minarelli Di Demetrio Stratos, morto il 13 giugno 1979 in un ospedale di New York a soli 34 anni, resta fondamentale il contributo nell’ambito dell’interdisciplinarietà: dal momento che spaziò nel mondo del pop e del rock, della performance, della poesia sonora, della fonologia e dell’antropologia. “Sono nato ad Alessandria d’Egitto, porta fra Occidente ed Oriente: sono un portiere” dice Stratos in un’intervista a Daniel Charles. In effetti l’opera di Stratos riflette un carattere nomade: emigrò e vagabondò per i paesi dell’oriente per poi stabilirsi in occidente, ed emigrò all’interno della sua stessa ricerca, dal rock progressivo all’avanguardia. La voce-musica è nomade, dialoga con altri territori: contemporaneamente a ricerche sofisticate nell’ambito della poesia fonetica e sperimentale, Stratos inizia un lavoro per liberare la voce da qualsiasi dipendenza e costrizione, in modo da restituirle “il suo spessore perduto“. Difonie, triplofonie fino a quadrifonie dalle armoniche straordinariamente chiare arricchiscono la sua vocalizzazione. Per rendergli omaggio, si riuniscono l’olandese Jaap Blonk, performer spettacolare con voce di straordinaria forza; Valeri Scherstjanoi, un vero virtuoso della voce, grande interprete dei futuristi russi; Enzo Minarelli, poeta dalla forte vocalità coniugata ad una evidente componente elettronica; gli svizzeri Pierre Thoma e Vincent Barras, artisti al confine tra musica e poesia; Valeria Magli, che danza uno spezzone di Le Milleuna, spettacolo nato dalla stretta collaborazione fra Nanni Balestrini (testo) e Demetrio Stratos (voce), interpretato per la prima volta nel 1979, pochi mesi dopo la morte di Stratos; i Quatuor Manicle (Nanni Balestrini, Jill Bennett, Liliane Giraudon e Jean-Jacques Viton), in concerto polifonico di voci che si inseguono e si intrecciano fino a fondersi; infine, Sainkho Namchylak, la grande voce maestra delle tecniche bifoniche. valeria magli jaap blonk sainkho namchylak valeri scherstjanoi La La La La La La voce voce voce voce voce voce proviene dalla lingua... è la lingua primordiale. è prima. proviene dalla lingua! è la lingua primordiale! è prima! A spasso, a spasso ! Zojehümi manumeo Dedabokì mazmekao A spasso, a spasso! 2000 Daniela 29 Rossi DONNE FRA POESIA E RAP È ancora la voce il tema della serata dedicata alle donne che viaggiano fra poesia e musica fino al contemporaneo rap: poetesse e attrici, rapper e performer, musiciste e cantanti sono le ospiti che mettono in scena la loro voce e il loro corpo. La parola non è più confinata nella pagina, esce contaminata con altri linguaggi, altri ritmi. Così dalla poesia di Rosaria Lo Russo, “gioco linguistico dove il testo suona la voce”, si arriva al rap di Julie P e di Malaisa, dove rinasce la parola poetica non tecnologica, la musica fatta di parole. Il corpo è in scena con Sonia Bergamasco, attrice e musicista, interprete dei suoi testi con grande intensità vocale e con Patrizia Bettini, attrice di forte temperamento, che canta e legge i suoi testi. Si mette in scena la voce, il suono è nel corpo, precede la parola nelle performances di Tracy Splinter, Patience Agbabi e Malika Booker, le ospiti straniere della serata. La voce è ancora un’apertura verso modi imprevisti di conoscenza: e Mara Redeghieri, cantante e autrice del gruppo Ustmamò, cerca con la sua voce e la musica “passaggi impressi indissolubilmente alla pelle e al cuore”. patience agbabi Dammi una parola Una parola qualsiasi Falla rotolare attraverso la lingua Come una caramellina colorata. Apri le labbra Dilla forte Ogni sillaba vibrante Come un transistor. malika booker mara redeghieri La lettera di mio padre Mi figuro te che scrivi questa lettera Occhi macchiati e appannati Da una cataratta non curata Che scrivi fra un taglio di corrente e l’altro Candele e lampade a kerosene La penna che traccia a fatica la tua vita fra Le righe azzurre Di una carta giallo chiaro tracy splinter 2000 30 Anna Scannavini NUYORICAN CAFÉ I poeti e autori che negli anni Settanta si autodenominarono Nuyorican sceglievano con il nome di dare rilievo primario al fatto di non appartenere né alla cultura portoricana né a quella statunitense. Entrano così sulla scena culturale di New York i figli degli immigrati, nati e cresciuti sul continente e marginalizzati sia dalla cultura spagnola dell’isola che da quella angloamericana del continente. Il gruppo si raccoglie in origine al Nuyorican Poets’ Café, il locale fondato da Miguel Algarín e attivo ancora oggi. Negli anni Settanta, il Café ha contribuito molto a definire per gli osservatori le caratteristiche dell’esperienza letteraria portoricana a New York. Al centro di questa esperienza, biculturalismo e bilinguismo. Mescolando spagnolo e inglese all’interno delle stesse poesie, giustapponendole all’interno degli stessi eventi, passando da una lingua all’altra nei testi a fronte e nelle autotraduzioni, tutti gli autori che in quella prima fase si incontravano al Café lavoravano sulle potenzialità creative che derivano dal vivere fra due o più culture. Da uno di questi incontri emerge il nucleo che dà origine nel 1975 all’antologia Nuyorican Poetry, uno snodo fondamentale nella storia e definizione del movimento nuyorican. Nuyorican Poetry è il primo testo espressamente portoricano e bilingue, un vero e proprio manifesto della nascente poetica. Curato da Miguel Algarín e Miguel Piñero, Nuyorican Poetry antologizza poesie inglesi e spagnole, poesie mistilingui e testi a fronte autotradotti. Vi sono rappresentati una ventina di poeti. Fra questi: Pedro Pietri, Sandra Maria Esteves, Miguel Piñero e lo stesso Miguel Algarín. Nell’introduzione, Miguel Algarín rivendica apertamente una poetica transculturale e transnazionale basata su bilinguismo, multiculturalismo e ricorso al repertorio orale. Tutti i poeti del gruppo declamano in pubblico e incidono esecuzioni orali. L’attenzione al contesto comunicativo e al ruolo del repertorio linguistico è la caratteristica principale. Da allora, esecuzione orale, multiculturalismo e apertura a tutte le espressioni culturali provenienti dalla inner city sono le caratteristiche dominanti del Café. Attorno a questo progetto, la programmazione ha potuto raccogliere con gli anni incontri di poesia, musica, teatro, cinema e, in genere, tutto quanto di artisticamente vivo “passa per New York, non solo dai Caraibi e dalle Americhe, ma da tutto il mondo”. Oggi il Café costituisce il punto di incontro e riferimento di una vasta area di artisti urbani, dedicando appuntamenti settimanali fissi a espressioni quali lo slam, lo hip hop, il cinema alternativo, il teatro di avanguardia, la musica caraibica. Nuyorican viene così ad essere reinterpretato - non senza qualche polemica - come la misura non solo e non tanto dell’origine portoricana ma della poetica felicemente bilingue, transculturale e transnazionale avocata già negli anni Settanta. 2000 Marco Boccitto RAVE - LA NOTTE DELLA POESIA - POESIA DA BALLARE Armonie del nuovo disordine mondiale e poesie da restituire al corpo mediante percussive eloquenze. Respiri musicalissimi, versi incastonati sul ritmo. Storie d’amore e miscigenaçao che ridefiniscono il rapporto suono-parola come quello tra suonatori e “giramanopole”, cantori e campionatori, presa diretta e remix. Un intonarumori universale addizionato di frammenti e riverberi accidentali, ritmi prensili e accattivanti, vagamente spirituali, profumi strani, suoni croccanti, versi che guizzano oltre ogni logica metrica. La disordinata effervescenza afro-latina sciolta nel battito asimmetrico dell’avant-garde dance e altre caotiche derive tecnoetniche. Una sagra della musica-poesia attorcigliata, cicli di energie concentriche che nobilitano ogni minima variazione. L’anello come forma mentis, oggetti discoidali come attrezzi primigeni. Antichi ronzii, mambi mutanti, stropicciate colonne sonore, l’abbraccio umido del dub, la vibrazione ambigua della nu-house, il jazz più hip, il Brasile più trip, il roccioso underground asiatico, potenti trazioni percussive africane e miagolanti chitarre in amore, vecchie melopee mediterranee e didjeridoo, mbira e mandolino, la concretezza del funk organico e l’indeterminatezza della nuova elettronica astratta, fremiti exotici e saette zigane... Tutto sparpagliato sul tappeto, il piano inclinato su cui si balla. A proposito: si balla tantissimo. L’ O M B E L I C O D E L M O N D O Poesia è una parola il cui suono suscita immediatamente reazioni piacevoli: sensazione di grazia e armonia, atmosfera di sogno, sentimenti delicati e romantici. Ma se viene usata per indicare il genere letterario, quello dei versi allineati sulla pagina, produce quasi sempre un’istintiva ripulsa, sembra evocare una cosa noiosa e polverosa, antiquata e pedante, poco comprensibile e inattuale. Una fama ingiusta e ingiustificata la cui responsabilità principale può essere attribuita, in gran parte, alla formazione scolastica, che ha imposto dall’alto un rigido sistema di valori, lasciandolo inerte e indiscusso, e sostanzialmente incomprensibile. È possibile restituire alla poesia la sua vera identità, quella di una emozionante fusione di sensazioni e pensieri in una musica di parole che incanta l’orecchio e attiva la mente? È possibile mostrare come la poesia abbia a che fare con tutti gli aspetti della vita quotidiana, illuminandone i momenti più segreti, permettendo di penetrarli intimamente e di ricavarne sensazioni e giudizi inediti? Ed è possibile al tempo stesso dimostrare che la poesia può essere uno spettacolo vivo, affascinante e attualissimo, in cui le voci dei poeti s’incrociano con le azioni di artisti visivi, con i suoni dei musicisti e con l’impiego delle nuove tecnologie? Questa è la sfida che “L’ombelico del mondo” propone a un pubblico non specialistico: un grande spettacolo televisivo di voci e di suoni, di immagini e di gesti, prodotto da RAI Educational, vissuto lungo tutte le sue 20 puntate alla presenza dei giovani del “Link”, il famoso centro culturale alternativo di Bologna. Ogni puntata, condotta da Paolo Fabbri con Maria Sardu, si articola intorno a un tema (da Amore a Guerra, da Mistica a Natura...) discusso con un ospite centrale (da Eco a Zanzotto, da Bonito Oliva a Sanguineti, da Abruzzese a Alda Merini...). E però lo sviluppo di quel tema avviene sempre aggregando ulteriori elementi, in una messa scena simultanea di eventi: letture poetiche, performance attoriali, esibizioni musicali, navigazioni in Internet tra i siti dedicati alla poesia (guidati da Franco Berardi “Bifo”), rubriche più specifiche dedicate alla esecuzione vocale della poesia (con Rosaria Lo Russo), ai significati delle forme poetiche (con Niva Lorenzini), a momenti e personaggi della storia della poesia (con Romano Luperini). Durante la trasmissione un artista visivo (da Rotella a Vaccari, da Cingolani a Fioroni...) realizza un’opera ispirandosi all’argomento trattato. 31 2000 32 Antonella Gemignani INDIAPOESIA IL CANTO ERRANTE Se poesia è prima di tutto canto, uno dei suoi luoghi di nascita è certamente l’India. Nel corso delle antichissime migrazioni dalle pianure iraniche, e poi giù, lungo l’immenso territorio del subcontinente, il popolo dei Veda rafforzava il senso della propria identità e la permanenza delle strutture linguistiche con la trasmissione orale di poemi che cantavano i miti fondanti. La presenza in questa rassegna del gruppo dei Purna Das Baul, cantastorie erranti, è proprio un richiamo a queste antichissime radici: che nell’India si ripresentano, a distanza di millenni, miracolosamente intatte. Ma la storia più recente dell’India è storia di colonizzazione, di incroci culturali, di assorbimento -dall’una parte e dall’altra- e di differenziazione. In un paese grande come un continente, che, da stato a stato, conserva notevolissime differenze linguistiche, l’inglese è diventato la koinè, la lingua di comunicazione. Non è un caso che le cinque poetesse presenti nella rassegna si esprimano in inglese: veicolando i temi della ricchezza e del disagio di questa condizione. Cantando poemi in cui la lingua-madre viene tradita-tradotta, in cui le vene dell’antico mondo indiano ancora poderosamente scorrono sotto l’epidermide appena schiarita della koinè anglofona. La poesia è di nuovo canto -tecnologico, mixato, cross-culturale: ma sempre segnato dal suono antico della tradizione indiana - nella musica Asian Underground, di cui il gruppo State of Bengal è uno dei principali rappresentanti. Qui l’antica anima del sitar e delle tabla si incontra e incrocia con le più attuali tendenze della musica mondiale. arundhathi subramanian Reso morbido dalla storia e dall’acqua dura, un sari nel campo, otto metri di buccia di donna, sfocia silenzioso in estuari, arcipelaghi, insenature, estensioni seni o bubboni? 2000 33 Si deve sempre tornare alle poesie per avere notizie dal mondo o morire per la loro assenza meena alexander Spogliala bloccala col sangue la pagina non basta se non vi sorge il sole gayatri majumdar Il vecchio dottor Willi scrive accovacciato in veranda a Paterson, New Jersey. Entriamo nel più dolce dei bruni pasticcini, scaviamo un buco e facciamo provviste per le piogge durante le piogge. In questa appiccicaticcia pastadamore incastriamo le antenne, ci iniettiamo veleno a vicenda. sujata bhatt Il grande Pan non è morto; è solo emigrato in India. Qui gli dei girano indisturbati, travestiti da serpenti o da scimmie; ogni albero è sacro ed è peccato trattare male un libro. bauls of bengal samrat sri purna das Chi ha plasmato una così bella stanza con tanta, stupefacente maestria? Il maestro costruttore merita la mia gratitudine. Ma dov’è la sua dimora? Dove vive? La stanza edificata su tre colonnati è un intreccio di corde, funi e funicelle. In essa si apron nove porte, ma le finestre non si possono contare. La stanza ha un’ampiezza di quattordici misure e può contenere per intero quattordici mondi. F E S T I V A L D E L L A 1 0 - 2 8 P A R O L A O T T O B R E a cura di Nanni Balestrini, Maria Teresa Carbone, Franca Rovigatti 1999 35 10 Ottobre - EX MATTATOIO 17- 21 Ottobre EX MATTATOIO, ALPHEUS HYPERTEXT ULYSSES, file 1.6 di Luigi Cinque con Shmuel Achiezer, Patrizia Bettini, Bnét Houaryat, Ilaria Drago, Gnawa Sidi Mimum, Michel Godard, Catharina Kroeger, Antonio Infantino, Rosaria Lo Russo, Carlo Mariani, Julie P., Enzo Pietropaoli, Federico Placidi, Gianluca Ruggeri, Luca Spagnoletti, Badara Seck, Riccardo Tesi, T.H.O. Tarantula Hypertext Orchestra, Eugenio Vatta, Abdallah Zrika TEATRO ITALIANO DI POESIA 11-15 Ottobre - EX MATTATOIO POESIA DEL MONDO Louise Bak (Canada), Per Aage Brandt (Danimarca), Olivier Burckhardt (Svizzera), Monty Cantsin (Canada), Anna Cascella (Italia), Péter Dobai (Ungheria), Rita Degli Esposti (Italia), Bianca Maria Frabotta (Italia), John Gian (Italia), Benoît Gréan (Francia), Barbara Köhler (Germania), Andrea Inglese (Italia), Jan Koneffke (Germania), Francesco Leonetti (Italia), Cécile Mainardi (Francia), Valerio Magrelli (Italia), E.A. Markham (Gran Bretagna), Tracie Morris (USA), Andreas Neumeister (Germania), Oskar Pastior (Germania), Lamberto Pignotti (Italia), Alberto Pimenta (Portogallo), Laura Pugno (Italia), Abdel Monem Ramadan (Egitto), Sylvie Richterova (Repubblica Ceca), Jacqueline Risset (Francia), Jerome Rothenberg (USA), Jo Shapcott (Gran Bretagna), Christian Uetz (Svizzera), Jean-Pierre Verheggen (Belgio), Valentino Zeichen (Italia), e poesia e musica irlandese (Paul Cahill, Macdara Woods e il gruppo di musica tradizionale irlandese di Kay McCarthy) 16 Ottobre - EX MATTATOIO LABORATORIO APOCALISSE dalla Francia: Julien Blaine, Joël Hubaut, Serge Pey, Michel Raji dalla Germania: Jörg Burkhard, Wolfgang Müller, Reinhard Sauer, Jürgen Schneider dall’Italia: Nanni Balestrini, Paolo Buggiani, Luigi Cinque, Massimo Cittadini, Paolo Gentiluomo, Teresa Macrì, Marco Palladini, Giacomo Verde, Lello Voce dall’Ungheria: Irén Kiss, Katalin Ladik, Pál Nagy, Endre Szkárosi ingegneria suoni: Luca Spagnoletti coordinamento artistico: Fabrizio Arcuri a seguire: RAVE APOCALISSE con i dj Marco Boccitto (coordinatore), Max Ferraresi, Riccardo Petitti, e con i poeti di “Laboratorio Apocalisse” e di “Poesia del Mondo”. Interviene Militant A (Assalti Frontali) RAGAZZE, NON FATE VERSI! un gioco di Alessandra Berardi e Daniela Rossi con Geraldina Colotti, Dodi Conti, Maddalena De Panfilis, Lorenza Franzoni, Luciana Preden, Paola Sansone; conduce Alessandra Berardi MA($)SACRO opera pop di Carlo Bordini e Patrizio Esposito con Carlo Bordini, Rossella Or, Cesar Corrales e l’orchestra di ottoni e percussioni “Italian Brass” KEROUAC ROAD & OLTRE elettrosintesi in oral poetry di e con Marco Palladini Gruppo “Destinazione Loa”, Marco Cesare e Mariano De Tassis 22 Ottobre - BIBLIOTECA MARMORATA GIOVANI POETI DA ROMA a cura di Tommaso Ottonieri con Atonal, Veronika Bekkabunga, Florinda Fusco, Fiammetta Jahier, Enrico Le Pera, S/Z mary, Sara Ventroni, Simone Zafferani 26 Ottobre - TEATRO INDIA AFRICAPOESIA: LA PAROLA CANTATA con i poeti Francis Bebey (Camerun), Reesom Haile (Eritrea), Karen King Aribisala (Nigeria), Sindiwe Magona (Repubblica Sudafricana), Jack Mapanje (Malawi), Leopold Congo Mbemba (Congo), Gcina Mhlophe (Repubblica Sudafricana), Micere Mugo (Kenya), Lesego Rampolokeng (Repubblica Sudafricana), Babacar Sall (Senegal) e con il gruppo di percussioni tradizionali di Badara Ndiaye 28 Ottobre - ALPHEUS NOVISSIMI IN CONCERTO Nanni Balestrini, Alfredo Giuliani, Elio Pagliarani, Edoardo Sanguineti con Valeria Magli, Luca Archibugi, Massimo Coen, Andrea Liberovici, Ottavia Fusco ROMAPOESIA nei CENTRI CULTURALI 13 ottobre - Accademia di Ungheria “Al di qua e al di là della poesia”. Incontro con Irén Kiss, Katalin Ladik, Pál Nagy, Endre Szkárosi. 14 ottobre - Centro Studi Americani Per la “New American Writers Series”. Incontro con Tracie Morris e Jerome Rothenberg. Condotto da Daniela Daniele. 14 ottobre - Accademia di Ungheria Conversazione con Péter Dobai sul film “Canto notturno del cane” di Gábor Bódy. Condotto dal critico cinematografico Giacomo Gambetti. 1999 36 Luigi Cinque H Y P E R T E X T U LY S S E S F I L E 1 . 6 la musica dei narrari e delle lingue Istantanea è la parola parlata… istantanea è la musica delle lingue e dei diversi narrari che risuona tra centro e periferie del mondo - nel grandifuori - dove il linguaggio di un centro che non tiene più si decanta e si ravviva… Istantaneo - ma non improvvisato - è il flusso sonoro prodotto in scena dalla Tarantula Hypertext Orchestra. “Hypertext Ulysses file 1.6” è il frammento di una sinfonia istantanea. “Hypertext Ulysses” è dedicato non a Ulisse - suo eroe in copertina - ma alle forme del narrare tra tradizione arcaica mediterranea, nuovi linguaggi e nuove tecnologie applicate. “Hypertext Ulysses” è una parabolica che raccoglie e trascrive rumori di fondo… Il rumore di fondo attuale che il sud e il nord della terra producono per effetto osmotico, per diacronia violentata, per sincronia obbligata. Il file 1.6 è parte del diario di bordo di un viaggio geograficamente simile a quello dell’ Ulisse omerico - tra Europa e Medioriente. “Hypertext Ulysses” è in navigazione verso una musica dei narrari e delle lingue… è una ‘speech melody’ in cammino verso un’opera etnotecnica… verso stati complementari del ritmo e della parola… verso un’operapoesia. 1999 37 1999 38 POESIA DEL MONDO kay mc carthy group Rapido il sibilo della freccia scoccata dall’arco Profondo il silenzio dello stagno immoto dal suo volo Unico l’agio del pensiero nel sondarli entrambi alberto pimenta valerio magrelli olivier burckhardt Per cinque serate oltre trenta poeti provenienti da dieci paesi del mondo alternano letture e performance proponendo i diversi aspetti del paesaggio della poesia contemporanea. La poesia civile di Dobai, la voce antica di Ramadan, il lirismo classico di Gréan, Burckhardt e Neumeister, le voci lucide e insieme appassionate di Koeler, Magrelli, Risset, Frabotta, Pugno, l’equilibrio delicatissimo dei versi di Anna Cascella, l’astrattismo ad alto gradiente di Per Aage Brandt, le stanze filosofiche di Cécile Mainardi, la robusta voce di Markham, lo spirito giocoso di Pignotti, sarcastico di Zeichen, la forte musicalità di Cahill e Woods, la ritmica vocale di Jan Koneffke, la voce-corpo di Tracie Morris, il canto dei nativi americani ritrovato da Rothenberg, la dissacrazione e furia di Francesco Leonetti, l’energia scattante di Christian Uetz, il funambolismo verbale di Oskar Pastior, lo sperimentalismo feroce e sanguigno di Verheggen, gli interventi di poetica politica di John Gian e di Rita Degli Esposti, le azioni sornione e spiazzanti di Alberto Pimenta, le performance “estreme” di Louise Bak e di Monty Cantsin. Aspetto importante della manifestazione è la feconda collaborazione con le Accademie e gli Istituti di Cultura stranieri nella capitale, che hanno dimostrato concretamente la loro attenzione per il festival: una collaborazione che rappresenta forse il primo passo per una sorta di rete permanente della poesia a Roma. Un tempo si portava sulla pagina il giorno trascorso, adesso invece si parla solamente del parlare. Come se nel tragitto dall’impressione alla carta si fosse dischiusa una vertigine. Dunque passando dall’una all’altra sponda tutte le mercanzie vanno perdute abdel monem ramadan jan koneffke 1999 39 anna cascella fioriscono i fiori per affetto della fioritura - e vince paura di sfiorire ampiezza scrollata di corolla - fosse anche minima - la bella - allora folla intiepidita (delle fioriture) accesa dal colore della forza e intimidita dall’apparire terra gialla strinata di rosso rosso sorgo arrugginito di sangue sangue di smilza lepre bianca sparata sparata da cacciatori al sakè a cui viene da vomitare viene da vomitare sulla sanguinolenta carne laura pugno bianca maria frabotta monty cantsin louise bak per aage brandt popstar aperta trovatore terrorista poeta di sangue partigiano alla macchia e al sacco vaffanculturale immortale operaio delle decostruzioni autoelettosi capo della gente del Lower East Side immigrato clandestino arrivato dal nulla non appartiene a nulla residente stabile nella mitologia tutti i suoi dati personali sono stati smarriti o rubati tracie morris oskar pastior 1999 40 L A B O R AT O R I O A P O C A L I S S E romapoesia produce il primo evento di “operapoesia”: quel nuovo ‘genere’ di confine e di confluenza tra le arti del quale tra gli addetti ai lavori si discute da tempo (convegni, testi teorici, ipotesi di lavoro). Da mesi gli artis t i i n v i t a t i ( p o e t i , p e r f o r m e r, m u s i c i s t i , a r t i s t i v i s i v i e d i v i d e o - a r t e ) s o n o stati allertati sul tema dell’apocalisse: comunicando e scambiando tra di loro, hanno già realizzato una prima fase, per così dire, di mail-laboratorio. Si incontrano ora a Roma, per diversi giorni lavorano l’uno accanto all’altro allo scopo di tessere insieme in unica trama i diversi sogni e visioni: in un gioco delle parti estremamente fluido, in cui nulla è dato per scontato, né la supremazia di un progetto, né una gerarchia tra le arti. irén kiss endre szkárosi reinhard sauer paolo buggiani serge pey & michel raji 1999 41 lello voce rave apocalisse militant A assalti frontali Marco Palladini joel hubaut Arrosselliamoci se l’artscleròsi ci laicovomita, ci fa sbavanti vermi e sul pattume Dura la voce dark, di phoné arcana, di peso onirico, mitovedova flocculazione del Delirio della poeta che oltreragiona oltre l’ottuso e s’adempie cogli occhi rivoltati katalin ladik L’esistenza nostra cucciola e briciola l’esistenza nostra ignorata dico refusa scartata consumata rottamata sprecata investita l’esistenza nostra puledra e scintilla ora imbolsita trottata domata macellata divorata e l’attimo preciso quah è stato quale il respiro il lampo di luce a confine quale la fine il termine il nome impronunciabile e pronunciato che ci ha trasformati in un già detto in un già fatto in storia della nostra storia in morìa epidemica? è stato il peso dell’assenza quando ho scelto anch’io di scegliere il disordine alla diseguaglianza 1999 42 T E AT R O I TA L I A N O D I P O E S I A Daniela Rossi Alessandra Berardi R A G A Z Z E , N O N FAT E V E R S I ! Poesia rosa? Sì, però in salsa agrodolce. Un mix tutto speciale di aforismi, epigrammi, rime argute... A prepararlo, tre delle dodici autrici selezionate da “Rispondete per le Rime”, la rilevazione-rivelazione della poesia ironica delle ragazze organizzata da Alessandra Berardi e Daniela Rossi, complici i progetti Riso Rosa e le riviste “Linus” e “Noidonne”. Presentate da Alessandra Berardi, profetessa del musa e getta, eccole. Colotti, oltranzista sentimentale: “Grandi Amori - Dove sei/ amore-amore/ ti vorrei/ alle sei,/ dopo l’ora del tè:/ prima saremmo in tre”. Preden, smisurata metricista: “Biancaneve e i settenari - Brontolo, Dotto e Cucciolo/ è un settenario sdrucciolo”. Paola Sansone, lapidaria lapidata: “Notizia Ansa: L’ennesimo uomo/ mi scansa”. Lorenza Franzoni serve al pubblico comici rudimenti di energomorficonomea (sapevate che nel nome di ogni cibo sono racchiuse le istruzioni per mangiarlo?!). Mentre Dodi Conti e Maddalena De Panfilis duettano in modo singolare per offrirci le pagine migliori di tutto il concorso. Carlo Bordini MA($)SACRO In Ma($)sacro si incontrano diversi linguaggi, sia a livello musicale che a livello linguistico: per questo l’abbiamo chiamata Opera Pop, perché mette insieme materiali diversi, spesso extraletterari ed extramusicali. Il filo conduttore di questo materiale eterogeneo è per la musica il concetto allargato di “danza”, mentre per il testo l’uso di un rapporto erotico come filo conduttore delle varianti utilizzate. Nel testo e nella musica si alternano temi di violenza e di dolcezza; le voci fuori campo e l’uso di accenti musicali propri della musica concreta tendono a dare a Ma($)sacro un tono acceso e variabile. La musica passa da situazioni astratte e spunti jazzistici, dal tango al melodrammatico; la voce fuori campo interviene come contrappunto con materiali di diverso genere, tra cui, per esempio, articoli sullo stato dell’economia mondiale. L’opera è divisa in una prima parte, MA, e in una seconda parte, SACRO, intervallate, nel titolo, dal simbolo convenzionale del dollaro, ed è dedicata alle vittime di Bill Clinton. 1999 Marco Palladini K E R O U A C R O A D & O LT R E Fin dal suo atto di nascita il linguaggio della Beat Generation è linguaggio musicale. I riferimenti precipui della scrittura di Kerouac & soci erano Charlie Parker e Thelonious Monk, Miles Davis e Art Blakey, Charlie Mingus e Dizzy Gillespie. Ritmo della sintassi, struttura associativa della frase, montaggio analogico dei versi venivano in gran parte da lì, dalla nuova forma bop del jazz del dopoguerra. Il linguaggio poetico ne fu straordinariamente rivitalizzato, ridinamizzato, una botta di adrenalina per parlare la lingua del presente. Il “beat” del tempo musicale era il deterrente giusto per pensare veloce, scrivere veloce, guidare veloce, vivere veloce “coast to coast”. A metà degli anni ’50 nei locali di San Francisco e di New York si moltiplicavano i readings musicali dei poeti della nuova America: serate e nottate, talora memorabili, in cui affiancati da band di be-bop i protagonisti della Beat Poetry sperimentavano la forza orale dei loro testi sulla base delle interazioni e improvvisazioni musicali, dei cambi d’umore (anche etilici) del momento, degli imprevedibili cortocircuiti con la platea. Il concerto poetico “Kerouac Road & Oltre” è pensato come una sorta di erratico viaggio dentro-fuori la ora disperata e intossicata ora euforica e vitalistica, ora epica e funerea ora cosmico-mistica scrittura in versi di Jack Kerouac, remixata o interpolata con miei testi. Questo viaggio intreccia ritmiche techno-pop, suggestioni rock e blues, echi di sound sperimentale nell’interplay con una oratura poetica che ricerca fluidità ricorrendo a invenzioni lessicali e plurilinguistiche, anche per superare la tradizionale difficoltà dell’italiano a fondere la lingua colta e quella popolare e parlata. 43 1999 44 Maria Antonietta Saracino AFRICAPOESIA L A PA R O L A C A N TATA La poesia è di casa in Africa forse più che altrove, perché più che altrove, nel più tormentato e appassionato dei continenti, è di casa - rispettata e temuta - la parola. Parola come respiro, ritmo, pianto, invettiva, lamento, urlo di gioia o di dolore, suono che nasce dalla gola per dare vita e movimento al corpo e all’anima, segnando di sé ogni aspetto dell’esistenza: impensabile la vita, in Africa, separata dalla poesia, dalla musica, dal canto, la vita stessa essendo inestricabilmente intessuta di tutte queste dimensioni. “Amo le parole” scrive e canta - dal Sudafrica - Gcina Mhlophe: “la lingua dei miei antenati / Quando sono felice, sono le parole a dare forma alla mia felicità / Quando sono triste e confusa / Le parole si trasformano in argilla e mi permettono / Di modellare e rimodellare i miei pensieri scomposti / Fino a che non riesco a trovare la pace, nel profondo della mia anima...”. Sono buone le parole anche per l’eritreo Reesom Haile, nella cui lingua, il tigrino, esse si fondono e confondono come i sapori di una pietanza tradizionale: “Benvenuti / Nella nostra lingua” dice, con l’attenzione che si riserva all’ospite di riguardo: “Assaporate / La salsa / Di burro fuso / Impastato con spezie, / Pepe berbero / E sale che viene dal mare, / Sono grandi le ossa / Non solo per via degli aromi”. Duri e senza cedimenti, per contro, i versi di Jack Mapanje, del Malawi, che per essere poeta passa quattro anni senza processo in un carcere del suo paese, esperienza dalla quale esce segnato nell’anima e nel corpo; stessa esperienza di censura vissuta, in Kenya, da Micere Mugo, tuttora esule negli Stati Uniti, che ai suoi versi affida toni di nostalgia. Ironici e provocatori, al contrario, quelli della nigeriana Karen King Aribisala, versi costruiti come una sorta di percorso a ostacoli tra le diversità dei mondi che ha conosciuto e che insieme alla poesia continua ad attraversare. Tutto questo, e molto altro ancora... 1999 45 micere mugo jack mapanje francis bebey reesom haile badara ndiaye group lesego rampolokeng 15 ottobre -7 novembre a cura di Nanni Balestrini, Marco Palladini, Franca Rovigatti 1998 47 15 Ottobre - ACQUARIO ROMANO 6 Novembre - EX-MATTATOIO MUSICA E POESIA DEL MAGHREB Rabita Andalusa: Ahmed Taoud, Mohammed Ghani, Ahmed Echkara, Mustapha Ani, Jelloul Majidi, Driss Ghani, Adil Amrani; Bnet Houariyàt: Malika Rahmi, SaÏda Madrani, Zahra Bani, Halima Zaiter, Khadija Haliba RESIDENZE NOMADI Hossam Elouam, Michael Korovkin, Cécile Mainardi 2 Novembre - CAFFÈ LATINO 7 Novembre - TEATRO DI DOCUMENTI CASUAL SEX Murray Lachlan Young con Aldo Nove LA TELA DELLA MADRE IMMAGINARIA Incontro con Robin Morgan condotto da Maria Nadotti 4 Novembre - CAFFÈ LATINO 7 Novembre - EX-MATTATOIO SEQUENZA ORANTE Rosaria Lo Russo POÉSIE ACTION Bernard Heidsieck RAVE DI POESIA Altri Luoghi, Emme di Massimiliano Chiamenti, Antonio Infantino e i Tarantolati di Tricarico, Massimo Mori, Marco Palladini con Mariano De Tassis, Rapsodi, Julien Blaine, Gianni Fontana, Richard Martel, Robin Morgan, Tommaso Ottonieri, Lello Voce, Tomaso Binga, Antonio Amendola, Enzo Berardi ULTRASH 5 Novembre - BIBLIOTECA MARMORATA 3 Novembre - ACQUARIO ROMANO GIOVANI POETI ROMANI a cura di Tommaso Ottonieri Marta Biuso, Simone Consorti, Michele Fianco, Marco Mantello, Vincenzo Ostuni, Paolo Pagnoncelli, Laura Pugno, Christian Raimo, Lidia Riviello LATINOAMERICA POESIA Jorge Enrique Adoum, Humberto Ak’abal, Carmen Boullosa, Louis Philippe Dalembert, Giovanni Quessep , Gonzalo Rojas, Blanca Wiethüchter, Saùl Yurkievich A cura di Martha Canfield e di Nanni Balestrini JEDES WORT ALS KLANG, ALS ORT, ALS BEGRIFF Adolf Endler 5 Novembre - EX-MATTATOIO POESIA & MUSICA Tommaso Ottonieri con i Ringe Ringe Raia (Massimiliano Sacchi, Marco Di Palo, Cristiano Della Monica, Paolo Sasso, Pietro Bentivenga) Giuliano Zosi: Chirac esecuzione della Ursonate di Kurt Schwitters OPERAPOESIA Julien Blaine, Gianni Fontana, Richard Martel, Lello Voce con Giacomo Verde 1998 48 La poesia fa bene. Di fronte al nulla, induce visioni. Contro la stupidità, declina l’intelligenza. Nella paura e confusione, evoca la lucidità. Con tale consapevolezza, questo festival vuole rendere omaggio alla poesia, coniugando alcune tra le infinite possibilità che essa offre. Poeti di molti paesi, europei e non, vengono a festeggiarla, portando parole in lingue diverse. Una Babele, allora? No, perché la poesia risuona e si fa percepire ben al di là del senso. Accanto alle classiche letture, il festival propone vere e proprie performances poetico-teatrali, o poetico-musicali; e insieme parte quella scommessa che è “operapoesia”, un genere in cui il poeta è al centro di un’operazione multicodice: che è chiamato a percorrere recitando i suoi versi con (e attraverso) la musica, la danza, la videoarte. MUSICA E POESIA DEL MAGHREB I Rabita Andalusa sono cinque strumentisti-cantanti di Fès: il loro repertorio spazia dalle forme musicali di tradizione colta a quelle più schiettamente popolari e rituali. Accanto al repertorio classico (musica arabo-andalusa e gharnati), interpretano anche quello della cultura musicale tradizionale della loro regione (Jebàla, sulla costa occidentale del massiccio del Rif), utilizzando gli strumenti del folklore locale. Per la prima volta in Italia. Le Bnet Houariyàt (le figlie dell’Houara) sono cinque donne di Marrakech che cantano e danzano, al ritmo dei loro strumenti a percussione, eseguendo musiche tradizionali berbere della loro tribù d’origine, l’Houara, e di altre regioni della piana del fiume Dra’a. Trapiantate da anni nel contesto urbano, queste donne berbere esercitano una regolare attività musicale, suonando a domicilio, dietro compenso, in occasione di feste, nascite e matrimoni. Già note in vari paesi d’Europa, hanno da poco inciso un CD per l’etichetta Real Word di Peter Gabriel. rabita andalusa Il battello si ferma, mi ha portato nel paese dei Roumi, Incenso negli occhi di tutti. Il battello si ferma. bnet houariyàt 1998 49 CASUAL SEX Performance di Murray Lachlan Young, già definito dalla stampa inglese “Lord Byron del rock”, “Shakespeare in acido”, ma anche “il poeta da un milione di sterline”, assieme ad Aldo Nove, suo traduttore. SEQUENZA ORANTE JEDES WORT ALS KLANG POÉSIE ACTION Rosaria Lo Russo, Adolf Endler, Bernard Heidsieck: tre prospettive diverse e convergenti: un monologo in prosa poetica, che fonde l’unione erotica della mistica sponsale e il flusso della visione; un ‘mosaico di parole’, in cui si esprime quella “energia dei segni” di cui parla Nietzsche a proposito delle Odi di Orazio, facendo valere “ogni parola come suono, come luogo, come concetto”; Heidsieck, fondatore (fra il 1955 e il 1962) di Poésie Sonore e di Poésie Action, che aspira a “mettere la poesia ‘in piedi’, farla uscire dal libro, renderla attiva”. POESIA & MUSICA Due affondi sulle possibilità contemporanee di scavare ancora nel fondativo rapporto musicapoesia. Tommaso Ottonieri lavora sullo stereotipo sanremese e pop, “rileggendo” e destabilizzando gli stilemi più triti della forma-canzone; l’esecuzione di Giuliano Zosi della Ursonate è un omaggio a Kurt Schwitters (“padre” dada di un vocalismo “noise”) nel cinquantenario della morte. bernard heidsieck giuliano zosi murray lachlan young adolf endler & reinhard sauer tommaso ottonieri sai per sai per sai per ché mi piaci è per i 24 e quattro mila baci che t’ho dati flautati acuminati da plastica e da stoffa soffocati, cioè dico in carne ed ossa, nella fossa che più non ti darò 1998 50 OPERAPOESIA con Julien Blaine, Gianni Fontana, Richard Martel, Lello Voce & Giacomo Verde Verso la definizione di un nuovo “genere”: una forma che nasce dall’incontro, dal lavoro comune e dalle interazioni di poeta e artista visivo e/o musicista e/o coreografo, e che vede il poeta recitante in scena come ‘libretto vivente’. julien blaine gianni fontana richard martel 1998 51 RAVE DI POESIA Fino all’alba immersi in un ritmo martellante in cui flash di poesia illuminano la base battente di techno music, di house music: in cui il rap si infrange sulla musica di trance dei Tarantolati di Tricarico, in cui i dj mixano, frammentano, strisciano la poesia sulla musica e viceversa... Gruppi di poesia-musica (Emme di Massimiliano Chiamenti), rappers che recitano in greco antico (Rapsodi), gruppi di poesia che lavorano sull’intersezione di ritmi e di suoni (Altri Luoghi): ma anche, e soprattutto, microfoni aperti a chiunque si voglia esprimere in poesia. rapsodi tomaso binga altri luoghi tarantolati di tricarico antonio infantino antonio amendola & enzo berardi massimiliano chiamenti 1998 52 Martha Canfield L AT I N O A M E R I C A P O E S I A LA NUOVA POESIA DALLE ANDE AL CARIBE La poesia è una grande festa: l’hanno ripetuto i poeti di tutto il mondo, di tutte le epoche. Non perché nella poesia si celebri qualcosa di particolarmente festoso o allegro. Qualche volta sì: la gioia dell’amore, il linguaggio dei corpi in contatto, la luce di un giardino in primavera, o l’acqua limpida di un fiume cantando sulle pietre... Tante altre volte no. Forse il più delle volte la poesia ci parla della morte, della brevità della vita, di ciò che abbiamo perso irrimediabilmente, dei sogni crudelmente contrastati dalla realtà, dei desideri impossibili: volare, diventare invisibili, rivedere i nostri cari defunti, esplorare i segreti del centro della terra o dell’altro lato dello specchio. L’America di lingua spagnola, che nella prima metà del secolo ha dato i grandi nomi di Neruda, di Vallejo, di Octavio Paz, ha dato - e sta dando - alla fine del secolo una teoria di grandissimi poeti, provenienti dalle più svariate scuole, legati - e non poteva essere diversamente - alla cultura del loro tempo, ma anche ai paesaggi, ai cibi, ai profumi, ai tipi umani e alla storia delle loro terre. Se Jorge Enrique Adoum ci comunica la sofferenza e le umiliazioni ripetute, dalla Conquista alle dittature nella storia americana, e in particolare nel suo “Ecuador amaro”, Humberto Ak’abal si rivela un continuatore di quella civiltà maya che credevamo un reperto del passato e ci racconta il suo mondo di sottile armonia con la natura, con l’immaginazione e con il sacro. Gonzalo Rojas, ormai da più di cinquant’anni, ci regala in immagini superbe un Cile scomparso, quello della sua infanzia nella provincia del sud, di suo padre minatore, ma anche le sue visioni di ciò che saremo, o potremmo essere, nel 2000, e soprattutto di ciò che siamo sempre stati, fin dalle origini del mondo, emozioni, carne fremente, sentimenti, anelito amoroso. Invece la messicana Carmen Boullosa si scatena in un delirio irriverente, dal quale scaturisce un’insolita voce straordinariamente femminile e diversa da tutti gli stereotipi che i secoli hanno accumulato sull’immagine e - peggio ancora - sulla coscienza della donna. Agli antipodi l’uno dell’altro stanno l’argentino Yurkievich e il colombiano Quessep; il primo dissacrante e trasgressivo, associa paladini a pidocchi, accosta le parole in base ai suoni, e riporta nella lingua poetica la lingua della pubblicità o del gergo familiare, ma, alla fine ci trasmette, anche lui, l’angoscia di vivere in questi tempi senza dèi; Quessep invece, tormentato da un identico vuoto, si rifà ai vecchi miti, si costruisce un mondo tutto suo, dove i cavalieri del XX secolo, o i personaggi dei miti, sono ancora reali, e folgoranti, nell’attimo fugace che viene concesso prima che la censura di un tempo terribilmente mediocre si abbatta su di loro. La boliviana Blanca Wiethüchter sa barcamenarsi tra desideri segreti e norme imposte, e la sua voce calma e suadente ci ricostruisce itinerari di ricerca e di scoperta di un io indubbiamente femminile, legato al suo tempo ma fedele ai propri sogni. Otto straordinari poeti si riuniscono a Roma per la prima volta. E questo evento unico e meraviglioso non può che essere celebrato come una grande festa: la festa della poesia esaltata dalla presenza di alcuni dei suoi migliori ambasciatori, dall’incontro fra di loro e con noi, dall’amicizia. 1998 carmen boullosa giovanni quessep 53 humberto ak’abal L’aria si mangia il tuo sospiro. Sfiora il monte l’ultimo bagliore del sole. La sera finisce nel nero dei tuoi occhi. L’amore becchetta: è un uccellino con voglia di cantare. jorge enrique adoum Busso alla porta. — Chi è, domando. — Io, rispondo. — Avanti, dico. Io entro. Mi ritrovo quello che sono stato tempo fa. Mi attende quello che sono adesso. Non so quale dei due è più vecchio. louis philippe dalembert blanca wiethüchter gonzalo rojas Oh voce, unica voce: tutto il vuoto del mare, tutto il vuoto del mare non mi basta, tutto il vuoto del cielo, tutta la cavità della bellezza non basta a contenerti saùl yurkievich 1997 a cura di Franca Rovigatti e Stefano Milioni 1997 55 25 Giugno - PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO 26 Giugno - PIAZZA DEL CAMPIDOGLIO LETTURA Mara Cini, Fabio Ciriachi, Milo De Angelis, Roberto Deidier, Paolo Febbraro, Lamberto Garzia, Jolanda Insana, Giancarlo Majorino, Giampiero Neri, Tommaso Ottonieri, Gianfranco Palmery, Antonio Riccardi, Giovanna Sicari LETTURA Edoardo Albinati, Carlo Bordini, Silvia Bre, Anna Cascella, Bianca Maria Frabotta, Riccardo Held, Gabriella Leto, Marco Lodoli, Cosimo Ortesta, Elio Pecora, Plinio Perilli, Silvio Ramat, Lisabetta Serra POESIA E MUSICA lettura di Daniele Pieroni ed esecuzione di Pesna (musica di Flavio Pescosolido su versi di Daniele Pieroni; soprano Elisabeth Aubry) ARTAUD FILES Marco Palladini OMAGGIO A GINSBERG lettura di Ennio Fantastichini ATTORI IN POESIA Carlo Monni, brani dallo spettacolo Maiali Bradi POETI IN VISITA Michalis Ganàs (Grecia), Desmond O’Grady (Irlanda), Aonghas Mac Necail (Scozia), Fernando Birri (Argentina) con Magda Mercatali, Joy Harjo and Poetic Justice (Susan M. Williams, William Bluehouse Johnson, Frank Poocha, Richard Carbajal, John L. Williams) in concerto OPLEPOESIE Paolo Albani, Raffaele Aragona, Giorgio Weiss BUFALA COSMICA Marco Ardemagni, Alessandra Berardi, Antonio Pezzinga POESIA E MUSICA Alberto Bertoni con il sax di Ivan Valentini POESIA E CINEMA Silvano Agosti testi da A volte si fissa un punto di Michelangelo Antonioni letti da Roberto Gammino e Sara Ricci POESIA E RAP Frankie HI-NRG MC POETI IN VISITA Martin Nakell (USA), Selima Hill (Gran Bretagna), John Giorno (USA) nel corso delle serate fondali di cinema Videopoesia, selezione da United States Of Poetry Robert Cahen (settembre 1996) e Videoappunti (dal Festival di Locarno, ottobre 1996) di Emanuele De Vincenti le serate sono presentate da Maddalena De Panfilis e Giovanna Mori 1997 56 romapoesia, una vetrina di forme e generi, un panorama di tendenze, una festa della poesia: in cui poesia di tradizione e poesia di sperimentazione, poesia ludica e poesia civile, musica e immagini si legano a creare una piccola piattaforma, una minuscola nave volante che oggi parte, bateau ivre carico di poeti, per un viaggio nel tempo. La consolidata tradizione della poesia italiana apre all’incontro e al confronto con la poesia internazionale: dalla provocazione appassionata di John Giorno, alla voce celtica di Aonghas Mac Necail, alla classicità di Desmond o’ Grady, all’ironia di Selima Hill, al canto di riscatto di Joy Harjo e del suo gruppo Poetic Justice, all’eleganza del greco Michalis Ganàs, allo sperimentalismo del californiano Martin Nakell. Inoltre, la poesia si confronta con la musica (Bertoni, Pieroni, Frankie Hi-NRG), con il teatro, con il cinema (Antonioni, Birri, Agosti), con il confinante territorio della prosa. Già oggi e per il futuro, romapoesia vuole riproporre una serie di appuntamenti con la grande poesia del mondo. Così, si è pensato alla creazione di un circuito di poesia a livello nazionale, in associazione con il lavoro dei numerosi altri festival italiani ed europei. 1997 57 fernando birri martin nakell John Giorno I fondamentalisti cattolici, e i fondamentalisti in generale, sono virus, che ci stanno distruggendo, moltiplicandosi e mutando, ci stanno ammazzando, ora, sai bene che devi usare medicine forti per i virus. Semplicemente, dì No ai valori della famiglia semplicente, dì No ai valori della famiglia aonghas mac necail daniele pieroni 58 silvia bre giorgio weiss selima hill Il sole brilla e splende quando la tua valigia esce, un poco rigida, dal letto e si precipita giù sulla strada per la spiaggia dove valige di ogni sorta balzano su e giù per l’aria e sembrano un gregge di monumenti abbattuti o pezzetti di camera da letto che provano a levarsi in volo. giampiero neri alberto bertoni giancarlo majorino antonio riccardi Fisso lo sconosciuto rovistando architetture e macerie, balzi e stralci di un comparabile volto sgrumato. I suoi occhi mi tengono lontano; preferirebbe ci legassimo a un gioco: ci sto e continuo a misurare quel poco che nega e torna, dentro e fuori, già, la superficie e la profondità. Metropolitane e viali colle ali. 59 elio pecora riccardo held joy harjo Ma corri, seguila fino alla porta, toccala, fermala, cancella l’ombra, da quegli occhi allarmati di ragazza, ferita, bella e piena di paura, stringi più forte, toglile il respiro, prendi la sua paura tra le mani come fai con la tua, fai come sempre, spingila via da lei, fatti aiutare fabio ciriachi frankie hi-nrg marco lodoli 62 Jorge Enrique Adoum - Nato ad Ambato (Ecuador) nel 1926, nel 1944 entra a far parte di “Madrugada”, movimento che segna una svolta nella storia della poesia ecuadoriana, accogliendo le innovazioni delle avanguardie e proclamandosi politicamente di sinistra. Usa un linguaggio particolare, basato sulla manipolazione e ricostruzione dei vocaboli. Mai, comunque, semplici giochi di parole, ma una forma di ribellione e contestazione di quelle che Adoum chiama “subdemocracias cuarteleras” (sottodemocrazie da caserma). Il suo Entre Marx y una Mujer Desnuda (1976), è forse il migliore esempio di romanzo sperimentale ispanoamericano dopo Rayuela di Julio Cortázar. Patience Agbabi - Poeta e performer, vive a Londra dove fa parte del London Arts Board’s Literature Advisory Group. Oltre a due raccolte di poesia (R.A.W. e Transformatrix), ha scritto e realizzato nel 1997, insieme a Adeola Agbebiyi e Dorothea Smartt, la performance polivocale Fo(u)r Women. Silvano Agosti - Nato a Brescia nel 1938, dopo soggiorni in Inghilterra, Francia e in Germania, parte per un viaggio intorno al Mediterraneo in autostop. Nel 1962 si diploma in regia presso il Centro Sperimentale di Cinematografia. Dal 1963 al 1965 è in Unione Sovietica e a Mosca segue un corso di perfezionamento all’Istituto di Stato del Cinema, dove si specializza in tecnica del montaggio e compie uno studio particolare sull’opera di S. M. Ejzenstein. In seguito si stabilisce a Roma dove gira quasi tutti i suoi film, tra cui: Il Giardino delle Delizie (1967), Nel più Alto dei Cieli (1976), Quartiere (1987), Uova di Garofano (1992), e dove ancora oggi vive, scrive poesie, gioca, lavora. Demosthenes Agrafiotis - Nato nel 1946, è attivo nei campi della poesia, pittura, fotografia (e loro interazioni), con libri di poesia e saggi, mostre di fotografia/pittura/disegno e installazioni, in Grecia e all’estero. Nutre un particolare interesse per le relazioni tra arte e nuove tecnologie e per progetti multimediali e inter-mediali. I suoi saggi sono dedicati all’analisi delle differenti forme d’arte come fenomeno culturale. La sua rivista in forma antologica “Clinamen” ha funzionato per oltre un decennio come punto d’amalgama tra la poesia greca e l’arte europea e americana. Humberto Ak’abal - Nato a Momostenango (Totonicapán, Guatemala) nel 1952. La sua prima raccolta poetica, El Animalero (1990), ha ottenuto un immediato successo di pubblico e di critica; una fortuna ancora maggiore ha avuto la seconda raccolta, Guardián de la Caída de Agua (1993), accolta con grande interesse anche in altri paesi latinoamericani e in Europa. Nel 1996 lo studioso guatemalteco Carlos Montemayor cura una vasta antologia della sua opera poetica in lingua k’iche’ e in spagnolo, intitolata dall’autore stesso Ajkem Tzij - Tejedor de Palabras. Gli è stato conferito il Premio Internazionale di Poesia “Blaise Cendrars 1997” a Neuchâtel. Paolo Albani - Nato a Marina di Massa nel 1946. Poeta visivo e sonoro, è membro dell’OpLePo (Opificio di Letteratura Potenziale) e dirige la nuova serie di Tèchne, rivista di giochi letterari e non. Recentemente ha pubblicato Aga Magéra Difúra. Dizionario delle Lingue Immaginarie (Zanichelli 1994) (ed. fr. Dictionnaire des Langues Imaginaires, Les Belles Lettres, 2001), Forse Queneau. Enciclopedia delle Scienze Anomale (Zanichelli 1999) e Il Corteggiatore e altri racconti (Campanotto 2000). Edoardo Albinati - È nato nel 1956 a Roma. Ha pubblicato libri di narrativa, Arabeschi della Vita Morale (Longanesi, 1988), Il Polacco Lavatore di Vetri (Longanesi, 1989, nuova ed. Oscar Mondadori, 1998), Orti di Guerra (Fazi, 1997), Maggio Selvaggio (Mondadori, 1999, nuova ed. Oscar Mondadori, 2001), 19 (Oscar Mondadori, 2001); e libri di poesia, Elegie e Proverbi (Mondadori, 1989), La Comunione dei Beni (Giunti, 1995), Capodanno del Vam (Il Labirinto, 1998). Ha inoltre scritto, insieme a Paolo Del Colle, il poemetto Mare o Monti (L’Obliquo, 1997). Nel febbraio 2002 uscirà presso Guanda una nuova raccolta di poesie, Sintassi Italiana. Meena Alexander - Poetessa indiana in lingua inglese, vive negli Stati Uniti, ed è una tipica scrittrice apolide, cross-culturale, impegnata a descrivere liricamente quelli che lei chiama “i confini emotivi”, le linee d’ombra che caratterizzano i passaggi esistenziali. Pubblicazioni in riviste e antologie anglo-americane. Miguel Algarín - Nato a Portorico nel 1941 ed emigrato a New York nei primi anni Cinquanta, è uno dei principali animatori della scena “nuyorican”. Docente di letteratura inglese alla Rutgers University, fondatore del Nuyorican Poets’ Café, autore di racconti, testi teatrali, sceneggiature cinematografiche, ha curato insieme a Miguel Piñero la fondamentale antologia Nuyorican Poetry (1975) e, insieme a Bob Holman, Aloud! Voices from the Nuyorican Poets’ Café (1994), e ha pubblicato diverse raccolte poetiche fra cui 63 Time’s Now/Ya Es Tiempo (1985). In italiano: in Voci di Frontiera. Scritture dei Latinos negli Stati Uniti, Feltrinelli, Milano 1997. romanzo che ha appena concluso. L’editore sta ancora cercando le giuste parole per indicargli la miniera più vicina. Antonio Amendola - Musicista e scrittore inversi. Si dedica da molti anni alla ricerca vocale. Ha partecipato agli stage di canto difonico con Tran Quan Hai e di informatica musicale con Michelangelo Lupone. È stato redattore delle riviste “Versicolare” e “Non c’è Verso”. Ha pubblicato nel 1987 Vocalisia (Ed. Lalli, Poggibonsi) e nel 2001 Il Tenorale (Ed. Impronte degli Uccelli, Roma). Nel 1999 ha partecipato ad Art-Media dell’Università di Salerno e a Scrittori in Biblioteca presso la Biblioteca Alessandrina di Roma. Nel 2001 a Musei Aperti e Porte Aperte presso l’Università La Sapienza di Roma. Ha fatto parte del gruppo Baobab di poesia-sonora nel 1994. Karen King Aribisala - Ha completato la sua formazione culturale in luoghi diversi quali Barbados, Italia, Inghilterra e Nigeria, luoghi la cui influenza è presente e riconoscibile nella sua produzione narrativa e poetica. Karen King Aribisala vive a Lagos, dove insegna presso il Dipartimento di Inglese della locale Università. Ha al suo attivo una raccolta di racconti, Our Wife & Other Stories (1990), con il quale ha vinto il Commonwealth Writers’ Prize nel 1991 e un volume, Kicking Tongues (1998), che, con un misto di poesia e prosa, riscrive in versione nigeriana The Canterbury Tales. Arnaldo Antunes - È nato a San Paolo, Brasile, nel 1960. Fin dal 1980 è autore di musica, video, poesie, performance, spettacoli e interventi in altri media. Dal 1982 al 1992 ha fatto parte del gruppo musicale Titãs, col quale ha pubblicato sette album. Come solista, ha pubblicato quattro Cd: Nome (1993), Ninguém (1995), O Silêncio (1996) e Um Som (1998). Circa 150 brani scritti da lui sono stati interpretati da vari artisti brasiliani. Ha pubblicato i libri: Ou E (1983), Psia (1986), Tudos (1990), As Coisas (1992), 2 ou + Corpos no Mesmo Espaço (1997), Doble Duplo (2000) e 40 Escritos (2000). Le sue poesie sono state incluse in numerose antologie, in Brasile e all’estero. Raffaele Aragona - Ingegnere, insegna Tecnica delle Costruzioni nella Facoltà di Architettura dell’Università “Federico II” di Napoli. Giornalista pubblicista, è tra i fondatori dell’OpLePo (Opificio di Letteratura Potenziale). È autore di Una Voce Poco Fa - Repertorio di Vocaboli Omonimi della Lingua Italiana (Zanichelli, 1994) e La Viola del Bardo. Piccolo Omonimario Illustrato (Oplepo, 1994). Ha curato una raccolta di Indovinelli Napoletani (Tommaso Marotta, 1992) e il volume Enigmatica. Per una Poietica Ludica (ESI, 1996). Anche a sua cura sono i più recenti Le Vertigini del Labirinto (ESI, 2000) e Capri à Contrainte (La Conchiglia, 2000). Marco Ardemagni - Milanese del ‘63, ha speso gran parte del suo tempo a dimostrare di essere un antilirico, riuscendo il più delle volte semplicemente antipatico. Per raggiungere i suoi turpi obiettivi ha collaborato a riviste di ogni genere e programmi radiotelevisivi di bassa lega, ha scritto poesie senza cuore e con troppe regole, con gli altri poetastri del gruppo Bufala Cosmica (Rime Tempestose, Sperling & Kupfer, 1992 e sezione nell’antologia di Altri Luoghi, Genova 1991). Nel 1995 ha appeso la poesia al chiodo che si merita e si è messo a lavorare a un Mariano Bàino - Nato a Napoli nel 1953. Ha pubblicato, di poesia: Camera Iperbarica (1983), Fax Giallo (1993), ‘Onne ‘e Terra (1994), Pinocchio (Moviole) (2000); in prosa, il racconto Il Mite e Immite Limite (1998). Ha tradotto dal francese Jacques Fersen, Gilbert Lely e Guy Demerson. Ha collaborato con i musicisti Agostino Di Scipio (Improvviso Polifonico Petronico) e Enzo Nini (Bislack). Fra le presenze antologiche: Les Italiens (Marsiglia, 1985) e Poesia Italiana della Contraddizione (Roma, 1989). È stato tra i fondatori della rivista “Baldus” e del Gruppo 93. Fra le collaborazioni a riviste e quotidiani: Linea d’Ombra, L’Immaginazione, Diverse Lingue, Il Mattino, Il Verri, Il Diario. Louise Bak - Poeta, performer, operatrice culturale, vive a Toronto dove conduce fra l’altro Sex City, l’unico programma radiofonico locale che risponde alla necessità di esplorare la cultura erotica. La sua prima raccolta di poesie, Gingko Kitchen, è giunta alla seconda edizione, mentre una seconda raccolta è uscita presso Coach House Books nella primavera del 2000. Nanni Balestrini - Nato a Milano nel 1935. Poeta e performer, scrittore, organizzatore culturale. Tra i suoi libri di poesia: Poesie Pratiche (Einaudi, 1976), Blackout (Feltrinelli, 1980), Ipocalisse (Scheiwiller, 1986), Estremi Rimedi (Manni, 1995), Le Avventure Complete della Signorina Richmond (Testo&immagine, 1999). Il volume La Grande Rivolta (Bompiani, 1999) raccoglie i tre romanzi Vogliamo tutto (1971), Gli Invisibili (1987) e L’Editore (1989). Vincent Barras - Nato in Svizzera nel 1956, è poeta sonoro, musicista, traduttore e insegna Storia della Medicina presso l’Università di Losanna. Ha pubblicato Au Homard (con J. Demierre), Poésies Sonores (con Nicholas Zurbrugg), Galine, l’Âme et Ses Passions (con Terpsichore Birchler e Anne France Morand). Ha tradotto Sanguineti, Adorno, Seferis. È redattore della rivista “Contrechamps”. 64 Francis Bebey - Nato in Camerun, ha vissuto per molti anni in Francia dove è morto nel 2001. Francis Bebey ha alternato l’attività di poeta e scrittore a quella di musicista. Oltre ad avere registrato molti dischi e ad avere tenuto più di mille concerti in moltissimi paesi dei cinque continenti, ha composto fra l’altro la musica per diversi film, fra cui Yaaba di Idrissa Ouedraogo, ed è stato responsabile del Programma della Musica all’UNESCO. Per il suo romanzo L’Enfant-pluie ha ricevuto nel 1994 il premio Saint-Exupéry. Jill Bennett - Nata a Londra, vive a Maussane-les-Alpilles (Provenza). Ha pubblicato poesie su “Dock(s)” e su altre riviste. Alessandra Berardi - Nata nel 1959, vivente. Poetessa, scrittrice e performer. Col gruppo Bufala Cosmica pubblica nel ‘92 Rime Tempestose (Sperling & Kupfer). Partecipa a eventi di teatro e poesia, tra cui gli spettacoli dell’etichetta Riso Rosa di Daniela Rossi. Con l’inarrestabile D. R. cura Ragazze, Non Fate Versi! (Editrice Zona, 1999). Gioca in Sfiga all’Ok Corral di Stefano Bartezzaghi (Einaudi Stile libero, 1998). Versi, racconti e aforismi girano in riviste sottili, robuste antologie, dischi compatti, eteree onde radio&tivù. Alessandra ([email protected]) si fregia del titolo di Musa Auto-ispiratrice, che spera ereditario. Enzo Berardi - Da diversi anni porta avanti il progetto di confine ULTRASH. In letteratura si occupa del quotidiano, esasperando e ironizzando i fatti di cronaca. Nei video porta agli estremi l’informazione-spettacolo. Le sue performance vedono un uso estremo della voce e del corpo rivendicando la centralità del corpo, appunto, come unità psichico-fisica. Sonia Bergamasco - Attrice e poeta, è nata a Milano, dove si è diplomata in pianoforte e recitazione. Come attrice ha lavorato in teatro con Giorgio Strehler, Massimo Castri, Glauco Mauri, Theodoros Terzopoulos e Carmelo Bene; nel cinema è stata diretta da Silvio Soldini ed è la protagonista di L’Amore Probabilmente di Giuseppe Bertolucci (2001). Numerosi concerti per voce recitante. Alcune sue poesie sono state pubblicate sulla rivista “Poesia”; vincitrice del Premio Nazionale di Poesia “Marianna Florenzi”. Marco Berisso - Nato a Lavagna (GE) nel 1964. Ha curato un’edizione commentata di Dal Calamajo di un Mèdico di Carlo Dossi (Bulzoni, 1995), del poemetto anonimo duecentesco L’Intelligenza, (Fondazione Pietro Bembo-Ugo Guanda Editore, 2000) e il saggio La Raccolta dei Poeti Perugini del Vat. Barberiniano lat. 4036 (Olschki, 2000) e ha scritto l’introduzione al romanzo di Alberto Moravia Io e Lui (Bompiani, 2000). Ha pubblicato poesie e testi teorici su varie riviste e antologie e il romanzo Il Verbale (Derive e Approdi, 2000). Con il Collettivo di Pronto Intervento Poetico “Altri Luoghi” ha partecipato a varie rassegne nazionali. Ha fatto parte del Gruppo 93. Alberto Bertoni - È nato nel 1955 a Modena, dove risiede. Ricercatore presso il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Bologna, ha condiviso quattro plaquettes di versi con l’altro poeta modenese Enrico Trebbi fra il 1981 e il 1990. In proprio ha pubblicato Crinali (1989) e Lettere Stagionali (1996). Con Trebbi e il musicista Ivan Valentini ha ideato e prodotto il Cd La Casa Azzurra (1997). È tra i fondatori e curatori della rassegna di poesia contemporanea “Gli immediati dintorni”. Patrizia Bettini - Dopo la partecipazione al primo festival internazionale di Castelporziano (1979), e alle due successive edizioni con proprie poesie e come traduttrice, ha lavorato nell’ambito del teatro di ricerca in qualità di attrice, cantante e autrice condividendo esperienze con registi (Pippo Di Marca, Mario Ricci, Giancarlo Nanni, Marco Solari), musicisti (Antonello Neri, Liquid Ice, Luigi Cinque), coreografi (Franco Senica, Anita Bucchi, Margherita Parrilla) e scrittori. Nel 1989 la sua videopoesia Samarinda vince il primo premio al Concorso Nosside; nel 1997 vince il premio Fondi “Giovani Protagonisti”. Sujata Bhatt - Indiana residente a Brema. Dalle sue liriche emerge con grande evidenza ed efficacia la fusione indissolubile di spiritualità e materialità del mondo indiano, visto “da distanza” secondo l’ottica apolide e sradicata del migrante. La sua poesia è anche carica di un erotismo molto onesto e naturale, in sintonia con la più elevata tradizione di poesia femminile. Tomaso Binga - Vive e lavora a Roma. Si occupa dal 1970 di scrittura verbo-visiva e di sonorità poetica-performativa. Tra le sue pubblicazioni: Indovina Cos’è (Ed. Hetea, 1987); Vorrei Essere un Vigile Urbano (Umberto Sala Ed., 1995); Autoritratto a Scatto (Ed. Le Impronte degli Uccelli, 2000). Ha preso parte ad innumerevoli manifestazioni - mostre, rassegne, festival di poesia, etc. - tra cui la Biennale di Venezia nel 1978 e nel 2001. Ha partecipato a numerose trasmissioni radiofoniche e televisive e collabora 65 con il Musis dell’Università La Sapienza di Roma. In arte ha assunto un nome maschile per contestare con ironia i privilegi del mondo degli uomini. Fernando Birri - regista, pittore, scrittore, poeta, nato nel 1925 a Santa Fe (Argentina), è considerato il padre del nuovo cinema latinoamericano. Suo è il manifesto “per un cinema nazionale, realista, critico e popolare”. Il suo cinema è magico, visionario, ma di grande impegno democratico e civile. Ha anche fondato un “Laboratorio ambulante di poetica cinematografica”, che ha attraversato vari paesi d’Europa e del Sud America. Julien Blaine - Nato nel 1942. Bibliografia scelta: W.M. Quinzième, 1966; Essai sur la Sculpturale,1967; Paragenesi, 1967; Processus de Déculturisation, 1972; Elefanti e Primi Testi, 1977; 13427 Poëmes Métaphisiques, 1986; Via Italia, 1990; Calmar, 1993; Bamileke, 1995. Qualche film tra cui Cycle Solaire et Cycle du Carbone e Rouge Improvisé. Numerose esposizioni tra cui “24 testi alla bomba” e “Du sorcier de V. au magicien de M.”. Innumerevoli performances tra cui Reps Éléphant 306 (circo Franchi, Aix 1962) e L’Arc C’est la Lyre (Centre Georges Pompidou, Parigi 1997). Importante discografia tra cui Radio Taxi (Studio Morra, Napoli 1984). Jaap Blonk - Nato nel 1953 a Woerden, Olanda, è compositore autodidatta, performer vocale, poeta fonetico. Una vena Dada percorre tutto il suo lavoro: dalle composizioni musicali, alle esecuzioni vocali (soprattutto su testi di Antonin Artaud, Lucebert e Kurt Schwitters), alle improvvisazioni. Performance in Europa, Usa, Canada, Indonesia, America Latina. Collaborazioni con musicisti ed ensemble nel campo della musica contemporanea. Fondatore e leader degli Splinks, orchestra di 13 elementi, e di BRAAXTAAL. Lavori per radio e televisione. In anni recenti ha iniziato a fare, ed esporre, grandi disegni dei suoi spartiti. La sua discografia è molto ricca. Malika Booker - Nata in Gran Bretagna da una famiglia di origine guyanese e caraibica, alterna alla sua attività di poeta (suoi testi sono presenti fra l’altro in IC3: The Penguin Anthology of New Black Writing) e di perfomer (Love Screams, Reading Is Fundamental) con la conduzione di laboratori e di corsi di scrittura creativa. Carlo Bordini - È ricercatore presso il Dipartimento di Studi Storici dell’Università La Sapienza di Roma. Ha pubblicato i seguenti volumi di poesia: Strana Categoria (stampato in proprio, 1975), Poesie Leggere (Barbablu, 1981), Strategia (Savelli,1981), Pericolo (Aelia Laelia, 1984), Mangiare (Empiria, 1995), Polvere (Empiria, 1999) Ha pubblicato, in prosa: Manuale di Autodistruzione (Fazi, 1998). Ha curato, con altri Dal Fondo Poeti Marginali (Savelli, 1978). Ha composto, insieme alla pittrice Rosa Foschi Patella, il libro in copia unica POLVERE e, insieme al musicista Patrizio Esposito, Voyage, Ma($)sacro, Opera Pop. È presente in antologie, riviste e libri collettivi. Carmen Boullosa - È nata a Città del Messico nel 1954. Scrittrice di poesia, narrativa e teatro. Il suo linguaggio poetico, di forte impatto, scava nel cunicoli della coscienza, nel rapporto fra sogno e veglia, fra desiderio e volontà, fra aggressività e sottomissione. La frantumazione dell’io, reiterata tematica della letteratura contemporanea, assume in questa poesia la forma di soggetti itineranti e metamorfici, nei quali tutti i passaggi sono possibili, anche oltre i confini del proprio sesso, o della propria specie. Anche nelle opere di narrativa, per lo più romanzi, le voci narranti possono essere di uomini o di donne, del presente o del passato, oppure di un inquietante futuro apocalittico. Per Aage Brandt - Semiologo e poeta. Nato nel 1944 a Buenos Aires, ma di nazionalità danese, Per Aage Brandt parte dalla filologia romanza per attraversare la linguistica strutturale e la semantica, elaborando una serie di modelli altamente innovativi. Dal 1969 è attivamente presente sulla scena poetica mondiale con reading, pubblicazioni, partecipazioni a riviste. Silvia Bre - È nata a Bergamo e vive a Roma. Le sue poesie sono apparse a partire dagli anni Ottanta su varie riviste letterarie. Nel 1987, insieme a Marco Lodoli, ha pubblicato per l’editore Bompiani il romanzo Snack Bar Budapest. Nel 1990 ha pubblicato la raccolta di poesie I Riposi per l’editore Rotundo. Nel 2000 ha pubblicato presso Mondadori la traduzione del Canzoniere di Louis Lab. Nel 2001 ha pubblicato presso Einaudi la raccolta di poesie Le Barricate Misteriose. Olivier Burckhardt - Svizzero tedescoaustraliano, con infanzia passata a Roma, adolescenza in Inghilterra e Australia, università in Nuova Zelanda e residenza attuale in Francia, il romanziere, poeta e saggista Burckhardt non può non avere una speciale attenzione per le lingue, per la correlazione traduzione-tradimento. Il suo prossimo libro, infatti, è redatto in una mistilingua anglo-italiana. 66 Jörg Burkhard - Nato nel 1943 a Dresda, Jörg Burkhard vive e lavora ad Heidelberg. Poeta e artista, le sue prime pubblicazioni risalgono al 1962. Dal 1984 sperimenta il work in progress audio-poetico GELD Frozen City, con una valigia piena di walkman, nastri, fili. Usando un dittafono autocostruito di corti circuiti optoelettronici e un pezzo di legno come tastiera, Burkhard crea veri e propri “graffiti sonori”. Paul Cahill - Nato a Rathdowney nel 1949. Ha studiato in vari paesi europei e attualmente è direttore agli studi dell’Accademia Britannica di Perugia. Critico della letteratura contemporanea (collaborazioni con “Metropolis”, Moby Dick e Volumnia) e poeta, ha pubblicato Words on the wing, tradotto in italiano da Rita Castigli. Jorge Canifa Alvez - Nato nel 1972 nelle Isole di Capo Verde, dal 1979 vive a Roma, dove ha studiato lettere. Nel 1996 ha fondato il mensile di sociologia “La Stella”. Collabora a Radio Capoverde. Scrive lunghi poemi visionari. Nel 1993 ha vinto il premio letterario Peter Pan, e nel 1997 un suo racconto ha vinto il terzo premio al concorso letterario per immigrati “Ekse Tra” di Rimini. 2001, Emendamenti dei Guasti (1998-1999). I suoi testi poetici sono stati tradotti e compresi in diverse antologie. Dal 1990 al 1997 ha diretto con Mariano Baino e Lello Voce la rivista “Baldus”. È tra i promotori del Gruppo ’93 e ha partecipato a numerosi reading di poesia nazionali e internazionali. Massimiliano Chiamenti - Nato il 17 novembre 1967 a Firenze, dove risiede. Ha fondato nel 1993 il gruppo di poesia rock EMME con il quale ha messo in musica le proprie poesie in italiano e in inglese: un disco, Storyboard ‘99 (1999) è stato pubblicato da City Lights Italia e uno nuovo, dal titolo Songs of Being and not Being Here, è in produzione. Ha partecipato a molti festival di poesia e musica, l’ultimo dei quali Genova Poesia 2001. Ha pubblicato due libri di poesia, anche questi editi da City Lights Italia: Schedule (1999) e Maximilien (2000). Ha ricevuto da Edoardo Sanguineti il premio di poesia Città di Corciano nel 1995. Monty Cantsin - Monty Cantsin (Istvan Kantor) è più noto come fondatore del NEOISM (1979). I temi che principalmente lo coinvolgono sono il potere e la decadenza della società tecnologica. Kantor/Cantsin ha vissuto a Budapest, Parigi, Montreal, Portland, San Francisco, Londra, New York, e attualmente vive a Toronto. Performance e video nei maggiori festival di media-art in Europa, nord e sud America, Giappone, Australia. Cantsin è stato più volte in prigione per i suoi interventi sovversivi in musei e gallerie. Mara Cini - È nata e vive a Lagune di Sasso Marconi, sulle colline bolognesi. Si occupa di scrittura e di arti visive partecipando ad esposizioni, incontri, letture ed organizzando manifestazioni culturali. Suoi lavori sono apparsi in numerose riviste ed antologie italiane e straniere; è redattrice di “Anterem”. Ha pubblicato le raccolte di poesia Scritture (North Press, 1979), La Direzione della Sosta (Tam Tam, 1982), Anni e Altri Riti (Anterem, 1987), Dentro Fuori Casa (Anterem, 1995), In Tempo (Porto dei santi, 2000) e racconti in Narratori delle Riserve a cura di Gianni Celati (Feltrinelli, 1992) e Racconta 2 (La Tartaruga, 1993). Nel 2001 ha partecipato alla Biennale di Venezia collaborando al progetto internazionale Markers. Anna Cascella - Nata a Roma nel 1941, ha pubblicato Le Voglie in Nuovi Poeti Italiani, 1 (Einaudi, 1980); Tesoro da Nulla (1983-1989), premio “Laura Nobile”, premio Mondello opera prima; Piccoli Campi (Stamperia dell’Arancio, 1996), premio “Sandro Penna” e “Procida, Isola di Arturo - Elsa Morante” per la poesia. È autrice di saggi tra cui I Colori di Gatsby - Lettura di Fitzgerald (Lithos editrice, 1995). Dalla fine degli anni settanta è presente in riviste e antologie italiane e straniere. Ha recensito testi di poesie e narrativa anglo-americana e inglese per la Rete Tre di Radio Rai, per cui ha scritto il radio-dramma Bolero e curato rubriche di poesia. Fabio Ciriachi - È nato a Roma, dove vive, nel 1944. Nel 1984 ha organizzato e diretto le prime quattro edizioni di “Confluenze -Rassegna nazionale di Poesia della città di Arezzo”. Nel 1990 ha fondato il quadrimestrale di poesia “Pagine” della cui redazione ha fatto parte fino alla fine del 1992. Ha collaborato come recensore di libri a “il Mercurio” de “la Repubblica” e a “la talpa libri” de “il Manifesto”. È presente in Pagine d’Arte e di Poesia (Tracce, 1989) e Storia dell’Arte Italiana in Poesia (Sansoni, 1990). Ha vinto il Premio Montale 1990 nella sezione inediti. Ha pubblicato la raccolta di poesie L’Arte di Chiamare con un Filo di Voce (Empiria, 1999). Biagio Cepollaro - Nato a Napoli nel 1959, vive a Milano. Ha scritto di poesia: 1984, Le Parole di Eliodora; i primi due libri della trilogia De Requie et Natura: 1993, Scribeide (19851989), 1993, Luna Persciente (1989-1992); la pubblicazione del terzo libro della trilogia, Fabrica (1993-1997), è prevista per il 2002; Geraldina Colotti - Ha pubblicato Versi Cancellati (edizioni G.R.A.) e i racconti Per Caso Ho Ucciso la Noia (edizioni Voland). Quando non dorme nel suo pigiama a strisce (sconta una condanna a 27 anni per aver fatto parte delle Brigate Rosse), lavora a “la talpa libri” de “il Manifesto”. 67 Dodi Conti - Eclettica ed eccentrica, co-fondatrice di “Riso Rosa”, è la star del nuovo decennio (ma è già prenotata per tutto il millennio). Nota al grande pubblico del piccolo schermo per Macao, Raidue, può finalmente esibirsi a grandezza naturale nei film Due Volte nella Vita, La Vespa e la Regina, Muzungu, Fantozzi 2000. Louis-Philippe Dalembert - È nato a Portau-Prince (Haiti) nel dicembre 1962. Qui ha studiato alla Scuola Normale Superiore dedicandosi, successivamente, al giornalismo. Nel 1986 si è trasferito a Parigi, dove ha conseguito il diploma alla Scuola Superiore di Giornalismo prima, e il dottorato in Letterature Comparate, poi. Nel 1996, dopo un decennio, è tornato ad Haiti, diventando consigliere del ministro della Cultura. Numerose sue poesie e racconti sono stati tradotti e pubblicati in libri collettivi e su riviste in Francia, Italia (su “Pagine”), Serbia, Brasile e in molti altri paesi. Milo De Angelis - Vive a Milano, dove è nato nel 1951. Queste le sue raccolte poetiche: Somiglianze (Guanda 1976); Millimetri (Einaudi, 1983); Terra del Viso (Mondadori, 1985); Distante un Padre (Mondadori, 1989); Biografia Sommaria (Mondadori, 1999). Ha inoltre pubblicato una fiaba e un saggio (Poesia e Destino, Cappelli, 1982). Nel 2001, presso Donzelli, è uscito Dove Eravamo Già Stati, ampia antologia della sua opera. Rita Degli Esposti - Nata a Bologna, vive ora a Venezia. Lavora come attrice e regista di teatro. Molte esperienze di festival internazionali di poesia, tra cui “One World Poetry” (Melkweg, Amsterdam, 1983), “Polypoesis” (Budapest, 1992), “Di versi in versi” (Parma, 1982, 84, 86), etc. Tra i libri di poesia: The Angel/L’Angelo, 1980; Le Opache Sicurezze della Signora Kowanski, 1986; In Livrea di Transizione, 1990; AM-RITA (1998). È presente in varie riviste internazionali di poesia (“Coyote’s Journal”, “ZFA”, “Orte verlag”, “Uj Holgyfutar”, “Mgur-poesia”, etc.). Roberto Deidier - È nato a Roma nel 1965. Ha esordito nel 1989 su “Tempo presente” presentato da Elio Pecora. Nel ‘95 esce il suo primo libro Il Passo del Giorno (Sestante, Premio Mondello opera prima). Nel 1999 pubblica una seconda raccolta, Libro Naturale (Edizioni dell’ombra). Ha pubblicato vari studi tra cui: L’Officina di Penna (Archinto, 1997), Stili della Percezione. Spazio, tempo poesia (Marcos y Marcos, 1998), La Fondazione del Moderno. Percorsi della Poesia Occidentale (Carrocci, 2001). Ha curato i carteggi Montale-Penna e Saba-Penna, una ricerca sulla poesia negli anni ottanta e una raccolta di interviste a Giorgio Manganelli. Maddalena De Panfilis - Versificatrice versatile, comica sottile e donna longilinea, è inoltre autrice autorevole per la televisione e il teatro: dal suo La Nottata sta per essere tratto un film. Ha recitato in lavori teatrali propri e altrui (tra l’altro, di Stefano Benni). Ha partecipato alla gestazione di “Riso Rosa”, e ha due bambini meravigliosi. Péter Dobai - Nato a Budapest nel 1944, fin da giovanissimo scrive e pubblica poesie e racconti. Studia filosofia e semiologia, con particolare attenzione alla semiotica dei linguaggi cinematografici. All’inizio degli anni Settanta, comincia a scrivere sceneggiature (premio speciale cortometraggi a Oberhausen, 1971) e a lavorare come assistente alla regia. Sua è la sceneggiatura di Mephisto. Pubblicazioni di poesia in volumi e riviste. Hossan Elouam - Giovane poeta e artista visivo egiziano, la sua poesia (pubblicata su riviste e antologie) mescola e confronta temi classici islamici a suggestioni più tipicamente occidentali. Adolf Endler - È nato a Düsseldorf nel 1930; nel 1955 si è trasferito nella R. D. T. Dal 1979 vive a Berlino. Ha pubblicato, fra l’altro: Awakes Without Fear, poesie (1960); Way in Wipes, reportage e poesie (1960); The Children of the Nibelungen, poesie (1974); Two Attempts, over Georgia to Tell, resoconto di viaggio (1976); Entangled Clear Messages, poesie (1979); Document Endler, Poems from 30 Years (1981/1988); Without Denomination of Reasons, prosa e poesie (1985); Schichtenflotz, prosa (1987); Exemplary Schleimloesend, prosa (1990); The Response of the Poet, romanzo (1992); Tarzan at the Prenzlauer Mountain, Sudelblaetter 1981-1993 (1994). Paolo Febbraro - È nato nel 1965 a Roma, dove vive. Ha esordito con la silloge Disse la Voce, compresa nel volume collettivo Poesia Contemporanea. Quarto Quaderno Italiano (a cura di F. Buffoni, Guerini e Associati, 1993), poi ripresa parzialmente nel libro poetico Il Secondo Fine (Marcos y Marcos, 1999), che fra gli altri ha ottenuto i premi Dario Bellezza e Mondello per l’opera prima. Come critico, si occupa in particolare di poesia contemporanea su diversi periodici. Ha curato una raccolta dei Poeti Italiani della “Voce” (Marcos y Marcos, 1998) e una vasta Antologia della Critica Militante (Ist. Poligrafico e Zecca dello Stato, 2001). 68 Bartolomé Ferrando - Nato a Valencia. Professore ordinario di performance e arte intermedia nella facoltà di Belle Arti. Ha fondato la rivista di poesia sperimentale “Texto Poetico”. Ha partecipato a numerosi festival e incontri di performance di poesia-azione in Spagna e in molti paesi europei ed extraeuropei. Come membro del gruppo Flatus Vocis Trio, di Taller de Musica Mondana e di Rojo si è esibito in festival di poesia fonetica e musica in Spagna, Germania, Francia e Svizzera; in festival di free jazz e performance in Belgio, Germania, Olanda e Svizzera. Ha realizzato diverse mostre e installazioni di poesia visiva e di poesia oggetto in Spagna e Italia. Giovanni Fontana - Poliartista, ricercatore in aree intermediali e sinestetiche, conduce la sua ricerca operando sconfinamenti e attivando contaminazioni a partire da matrici poetiche “fonovisuali”, in cui si inscrivono i suoi “sound poems”. I suoi testi, da considerare come vere e proprie partiture, costituiscono la struttura delle sue performance elettroacustiche. Ha pubblicato libri e dischi. Il suo lavoro più recente è Chorus (Ed. Piero Manni, 2000), con allegato Cd. Ha fondato la rivista di poetiche intermediali “La Taverna di Auerbach” e l’audiorivista “Momo”. Ha proposto performance e installazioni in centinaia di festival di nuova poesia e di arti elettroniche. Biancamaria Frabotta - È nata a Roma nel 1946. Qui vive insegnando Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea all’Università di Roma “La Sapienza”. Ha pubblicato i seguenti libri di poesia: Il Rumore Bianco, Feltrinelli, 1982; Appunti di Volo e Altre Poesie, La Cometa, 1985; Controcanto al Chiuso, Rossi&Spera editori, 1991; La Viandanza, Mondadori, 1995 (Premio Montale 1995); Terra Contigua, Empiria, 1999. Ha inoltre pubblicato il romanzo Velocità di Fuga, Reverdito, 1989, la trilogia teatrale Trittico dell’Obbedienza, Sellerio, 1996 e vari saggi di critica letteraria. Ha curato l’antologia Donne in Poesia, Savelli,1976. Lorenza Franzoni - Coetanea della bambola Barbie e della rivoluzione cubana. Burattinaia e molto spesso burattino, lavora da anni nel teatro di figura, nel teatro di strada, nel teatro di varietà e nel cabaret (Viaggio in Italia, Tre Pezzi, Latitudini...). Recentemente è stata promossa alla Poesia. Tra le attività artistiche a lei più care, i défilé coi “bestiari-vestiari”, che disegna e costruisce. Collabora da un decennio a “Riso Rosa”. Florinda Fusco - Laureata nel ‘96 a Bari in Lingue e Letterature Straniere con una tesi comparata su Italo Calvino e Jorge Luis Borges. Ha svolto studi presso le Università di Edimburgo e di Cordoba. Attualmente è dottoranda di ricerca in italianistica presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Napoli Federico II, con una tesi filologica sulla poesia di Edoardo Cacciatore. Ha collaborato al fascicolo de “L’immaginazione” (n. 164) dedicato a Cacciatore. Nel ‘98 ha ottenuto riconoscimenti al Premio Montale e al Premio Vittorio Bodini. Sue poesie sulle riviste “Origini” e “L’immaginazione”. Michalis Ganàs - È nato in Epiro nel 1944. Ha scritto sceneggiature per la televisione e ha tradotto opere teatrali tra cui Le Nuvole di Aristofane che è stata rappresentata nel 1991 al teatro di Epidauro. Le sue poesie sono state musicate da famosi compositori greci e tradotte in molte lingue europee. Ha pubblicato fino ad oggi quattro raccolte poetiche: Cena Mistica (1978), Pietre Nere (1980), Cristallina Giànnina 1991, Ballata (1993), ricche per contenuto e qualità; accanto a queste opere di poesia, ha scritto anche un racconto lungo, Patria Matrigna (1981). Vive e lavora ad Atene. Lamberto Garzia - Giovane poeta di Arma di Taggia (Liguria), in realtà nomade, è presente in molti festival nazionali e internazionali e ha collaborato all’organizzazione di “Altramarea”, il festival di Lerici, Golfo dei Poeti. Paolo Gentiluomo - È nato a Vercelli nel 1964. Fa parte del gruppo di musica industriale Tam Quam Tabula Rasa. Coordina con M. Berisso, P. Cademartori, G. Caserza il Collettivo Di Pronto Intervento Poetico “Altri Luoghi” con il quale ha partecipato ai lavori del Gruppo ‘93. Un romanzo, I Pruriti del Giovane Letale, scritto con Enea Ortis, ha avuto parziale pubblicazione a puntate su rivista. Ha pubblicato i volumi Novene Irresistibili (Ed. Periferia, 1995) e Catalogo (Ed. Zona, 1998). Oltre 200 letture pubbliche. Collabora spesso con musicisti e artisti visivi; partecipa in qualità di poeta-gentiluomo agli spettacoli della coreografa e danzatrice contemporanea Aline Nari. John Gian - Nei primi anni Settanta inizia la ricerca e la sperimentazione sul linguaggio. Nel 1977 è tra gli organizzatori del festival di poesia P77 a Venezia. Nello stesso anno fonda con Armando Pajalich “?” rivista di poesia internazionale. Negli anni Settanta vive per lunghi periodi in Francia, Inghilterra, Iran e Stati Uniti. Dal 1979 realizza numerose performance in collaborazione con vari artisti tra i quali Franco Beltrametti, Giovanni d’Agostino e Rita Degli Esposti. Nel 1987 fonda con Gianni Curreli la rivista “MgurPoesia” e nel 1988 con Pajalich la casa editrice Supernova. Pubblicazioni recenti: Il Suono Vuoto, 1999; -P- (15-22), 1999. 69 John Giorno - Nato nel 1936 a New York, amico storico di William Burroughs, Andy Wahrrol, Keith Haring, è una delle più importanti e innovative figure della poesia americana della seconda metà del Novecento. Tra i fondatori della performance di poesia, John Giorno ha elevato il linguaggio parlato a forma d’arte. La sua opera si avvale dei più diversi supporti: pagina, reading, performance, cassetta, Lp, Cd, video, internet. I Giorno Poetry Systems, fondati nel 1965, innovano profondamente la scena poetica introducendo le nuove tecnologie. L’AIDS Treatment Project, nato nel 1984, è il tentativo di combattere la catastrofe rappresentata dall’Aids con la compassione che John Giorno mutua dalla pratica del buddismo tibetano. Liliane Giraudon - Nata nel 1946, vive e lavora a Marsiglia. Poeta e performer, da oltre vent’anni lavora ad installazioni di poesia con coreografi, musicisti, artisti visivi e per la radio e la televisione. Dal 1980 al 1990 lavora a “Banana Split”, di cui è cofondatrice con Jean-Jacques Viton, e insieme a lui dirige “La nouvelle B.S.”, rivista video. Codirettrice della rivista “If”, membro della “cosmetic company (R)”. Molte pubblicazione di poesia, tra cui Pallaksch, Pallaksch (1990: Prix Maupassant), Les Animaux Font Toujours l’Amour de la Même Manière (1995), Anne n’est pas Suzanne (1998), Homobiographie (2000). Alfredo Giuliani - Nato a Mombaroccio, Pesaro nel 1924, vive a Roma dal 1930. Ha insegnato all’Università di Bologna e all’Università ”Gabriele D’Annunzio” di Chieti. Ha scritto poesie, saggi, operine teatrali, un beffardo breve romanzino (Il Giovane Max, 1972), ha composto poesie-collages lavorando con amici pittori (Nonnis, Novelli, Perilli, Scialoja). Nell’antologia I Novissimi (Milano, 1961) ha individuato una tendenza espressiva che stava mutando l’universo mentale della poesia italiana: l’introduzione all’antologia è generalmente ritenuta il primo “manifesto” della Neoavanguardia. Benoît Gréan - Francese, passato a New York, presente a Roma. Il s’engageait à Si dedicava a brouiller les traces confondere tracce tourner la page et voltare pagina e semer les cendres spargere ceneri il déboulait en d’autres langues rotolava in altre lingue revivifiait les épitaphes ridava vita agli epitaffi Mariangela Gualtieri - Autrice di teatro, ha fondato insieme al regista Cesare Ronconi il Teatro Valdoca, nel quale è attiva come drammaturga. Del 1992 la sua prima raccolta di versi Antenata (ed. Crocetti), seguita nel 1995 da Fuoco Centrale e, nel 1997, da Nei Leoni e nei Lupi, entrambi editi da I Quaderni del Battello Ebbro. Nel 1995 esce Nessuno Ma Tornano, a cura di Valentina Valentini (ed. Centro Editoriale e Librario Università degli Studi della Calabria) e, nel 1996, Sue Dimore, Catalogo del Palazzo delle Esposizioni, Roma. Dell’autrice il Teatro Valdoca ha pubblicato nel 1999 Parsifal e nel 2000 Chioma. Joumana Haddad - Nata a Beirut, Libano, nel 1970. Traduttrice e giornalista letteraria presso il giornale libanese An-NAHAR (dal 1997),per il cui supplemento culturale cura i dossier sulla poesia italiana contemporanea. Inoltre ha tradotto varie opere italiane e francese in arabo. Editorialista della rivista settimanale araba “Sayidati Sadati”, diffusa nel mondo arabo. Pubblicazioni: Il Tempo del Sogno, raccolta di poesie in francese (1995), Invito a una Cena Segreta, raccolta di poesie in arabo (1998), Due Mani Verso l’Abisso, raccolta di poesie in arabo (2000). Sta ora preparando un’antologia della poesia italiana del novecento tradotta in arabo. Reesom Haile - Vincitore del Reemok Prize per la poesia nel 1998, Reesom Haile è riconosciuto come il poeta che ha saputo rivoluzionare, modernizzandola, la poesia in tigrino, una delle lingue più parlate in Eritrea. Dopo vent’anni trascorsi in esilio, e periodi di permanenza in vari paesi del mondo, nel 1998 Reesom Haile è tornato nel suo paese, e ha cominciato a scrivere poesie, guadagnando in breve tempo fama e riconoscimenti. Pur essendo plurilingue, scrive in tigrino, entrando così a far parte di quella folta schiera di poeti africani che hanno scelto di dare voce poetica alle proprie lingue di origine. Joy Harjo - Nata a Tulsa, Oklahoma, membro della tribù Muscogee, Joy Harjo si trasferì nel New Mexico per seguire i corsi dell’Institute of American Indian Arts, dove ha studiato pittura e teatro. Il suo più recente libro è il best seller The Woman Who Fell from the Sky (trad. it.: Con Furia di Amore e in Guerra, a cura di Laura Coltelli, Quattroventi, 1996). Presto Joy Harjo cominciò a pensare ad una band che combinasse poesia e un tipo di musica in cui si intrecciassero ritmi tribali, jazz e rock: il risultato è stata la nascita, nel 1992, del gruppo Joy Harjo and Poetic Justice, composto da membri delle tribù Sisseton-Wapeton Dakota, Hopi e Navajo. 70 Tony Harrison - Nato a Leeds nel 1937, ha vissuto in Inghilterra, Africa, Europa Orientale e Stati Uniti. Poeta risentito e sardonico, visionario, ma che si confronta profondamente col sociale, Harrison mette davvero in campo la poesia penetrando oltre l’ideologia. Autore teatrale, inventore di una nuova forma di poema televisivo, regista di film di straordinaria originalità e densità, corrispondente in versi dalla Bosnia per il “Guardian”, Harrison è il poeta inglese più letto degli ultimi vent’anni. Tra le sue opere, The School of Eloquence e V., poemetto cimiteriale che è la sua opera più famosa (in italiano: V. e altre poesie, traduzione e cura di Massimo Bacigalupo, Einaudi 1996). Bernard Heidsieck - È nato nel 1928 a Parigi. Inserisce nella sua poetica le innovazioni tecnologiche più avanzate allo scopo di adeguare l’oralità al mondo contemporaneo. Ha collaborato sia con la “poesia sonora” negli anni cinquanta che con la “poesie action” qualche anno più tardi. I suoi testi, fortemente ancorati alla realtà urbana, non si realizzano completamente che attraverso la voce, nel corso di letture pubbliche con registrazioni sovrapposte, dove emerge una creatività e un virtuosismo ritmico sorprendente. Riccardo Held - È nato a Venezia nel 1954. Traduttore, poeta e consulente editoriale, ha vinto il Premio Rimini nel 1985 con il volume Per Questa Rilassata Acida Voglia. Ha pubblicato traduzioni di romanzi, teatro e poesia dal francese e dal tedesco. Suoi lavori sono usciti in antologie e numerose riviste. Con Il Guizzo Irriverente dell’Azzurro (Marsilio, 1995), ha vinto il premio Montale 1996. Selima Hill - Nata a Londra nel 1945 da una famiglia di pittori, è stata Poet-In-Residence del National Museum of Science di Londra, del Royal Devon e dell’Exeter Hospital di Exeter. Insegna presso la Master-class all’Ars Centre. Il suo libro più recente, VIOLET, è stata la Summer Choice della Poetry Book Society e la short-listed del Premio T.S. Eliot (1997). Altri riconoscimenti includono il Cholmondeley Award for Litterat Fellow of University of East Anglis and Arts Council of Great Britain Writers Award. Ha 7 gatti, 7 pesci, 7 nipoti e ha pubblicato 7 raccolte. Joël Hubaut - Nato ad Amiens nel 1947, è impegnato nell’organizzazione di spazi di cultura alternativa (“Nouveau Mixage”, edizioni della C.R.E.M., “Fractal Musik”, etc.). Inizia il suo percorso artistico alla fine degli anni Sessanta, orientandosi verso un missaggio ibrido e mostruoso (Peste-Moderna). Dagli anni Settanta i suoi segni di “scrittura epidemica” invadono tutti i supporti possibili. Autore di numerose installazioni e performance: ponendo epidemia e contaminazione al centro di una riflessione su arte e società, il suo ricorso alla parodia/derisione acquisisce una dimensione profondamente tragica. Andrea Inglese - Nato a Torino nel 1967, studi di letteratura comparata all’Università di Trento, è stato redattore della rivista “Baldus”. È presente nell’antologia di poesia contemporanea VI Quaderno Italiano (Marcos y Marcos, 1998). È uno dei membri fondatori di Sincretica, gruppo di ricerca artistica multimediale. Con Sincretica ha presentato due spettacoli multimediali: Memorie dell’Immediato (1996, Milano e Venezia), Spotcity: Esercizi di Persuasione Urbana (1998, Genova e Milano) e un video: La Buiosa (1997; Prix de la Création, Festival di Clermont-Ferrant 1998). Jolanda Insana - Nata a Messina, vive a Roma. Ha tradotto Poesie di Saffo (Estro, 1985), Carmina Priapaea (Studio Editoriale, 1991), De amore di Andrea Cappellano (Studio Editoriale, 1992), e per il teatro testi di Euripide e Plauto (la Casina è di prossima pubblicazione da Giunti). Le sue poesie sono raccolte in Sciarra Amara (“Quaderni della Fenice”, Guanda, 1977), Fendenti Fonici (Società di Poesia, 1982, Premio Mondello opera prima), Il Collettame (Società di Poesia, 1985), La Clausura (Crocetti, 1987), Medicina Carnale (Mondadori, 1994), L’Occhio Dormiente (Marsilio, 1997). Kataoka Naoko - Nata nel 1961 nella provincia di Saitama. Ha pubblicato i libri di poesia Sango Shishunki Shokogun (Sindrome Puberale Post-Parto) nel 1996 e Sutekina Tomodachi (Splendidi Amici) nel 1998. È attiva anche come lettrice-performer e commentatrice d’attualità. Irén Kiss - Nata a Budapest nel 1947, dopo gli studi letterari, lavora a vari programmi culturali della radio ungherese e collabora con riviste di ricerca letteraria. Dal 1990 insegna letterature comparate all’Università di Budapest. Tra i suoi campi di indagine, le avanguardie, le post-avanguardie, la poesia sperimentale. Scrittrice, poeta, artista visiva, ha pubblicato vari volumi (trad. in italiano L’Arcadia Capovolta, Le Cinque Vie, Bergamo 1987) e partecipato a numerose rassegne e festival. 71 Barbara Köler - Nata nel 1959 a Burgstädt (DDR), dopo aver compiuto gli studi a Lipsia, vive attualmente a Duisburg. Tra le sue raccolte di poesie, Deutsches Roulette (1991), Blue Box (1995). Premio della Fondazione Jürgen Ponto, premio Förderpreis Leonce und Lena e Else Lasker Schüler. Jan Koneffke - Nato a Darmstadt nel 1960, fino al 1981 vive a Berlino. Dopo il periodo passato all’Accademia Tedesca di Villa Massimo (1995) si è trasferito a Roma, dove è attualmente corrispondente di diversi organi di stampa tedeschi. Autore, tra l’altro, di Vor der Premiere (1988), Gelbes Dienstrad wie es Hoch Durch die Luft Schoss (1989), Bergers Fall (1991). Michael Korovkin - Scrittore e poeta russocanadese, da diversi anni vive in Italia. Figura provocatoria è l’autore di Lina Volgina, Memorie di una Maitresse Moscovita, il falso che è stato un famoso caso letterario. La sua poesia è tesa, brillante, feroce. Murray Lachlan Young - Definito dalla stampa inglese “Lord Byron del rock”, “Shakespeare in acido” - ma anche “Il poeta da un milione di sterline” - è, in Gran Bretagna, un fenomeno editoriale: per l’incisione dei suoi versi su Cd ha ricevuto un anticipo stratosferico. Casual Sex (sesso estremo, droga, rave, etc) è pubblicato in Italia da Bompiani (1998). Katalin Ladik - Nata a Novi Sad nel 1942, scrittrice e attrice, è autore sperimentale di opere sonore e interprete di opere musicali sperimentali. Poesia visiva, happening, performance, azioni di mail-art. È anche attrice di teatro, televisione e cinema. Tra le sue pubblicazioni: Ballada az Ezüstbicikliröl (Ballata della Bicicletta d’Argento, 1969), Mesék a Hétfejü Varrógépröl (Favola della Macchina da Cucire a Sette Teste, 1971), Poesie Erotiche (trad. it. G. Scotti, 1983), Jegyesség (1994). Francesco Leonetti - Nato nel 1924 a Cosenza. Ha diretto varie riviste con Pasolini, Vittorini, Calvino, Pomodoro, Balestrini, ecc. Insegna estetica all’Accademia d’Arte di Brera, Milano. Estremista. Poeta e teorico, attore e regista. I testi nei cataloghi Einaudi, Feltrinelli, Lupetti e Manni, Scheiwiller. Gabriella Leto - È nata e vive a Roma. Ha esordito nel 1975 sull’”Almanacco dello Specchio” e nel 1980 ha preso parte all’Antologia Einaudiana Nuovi Poeti Italiani I. Il suo primo libro individuale è Nostalgia dell’Acqua (Premio Viareggio e Premio S. Pellegrino, 1991). Nel 1997 ha pubblicato un altro libro di versi L’ora Insonne. Presso Einaudi ha pubblicato Le Elegie di Properzio, Le Eroidi, Gli Amori di Ovidio e, nei tascabili, un volume con tutto l’Ovidio amoroso. Le sue traduzioni sono poi uscite tutte nella edizione einaudiana della Pléiade. Marco Lodoli - Nato nel 1956 a Roma. Ha pubblicato i suoi primi testi sulle riviste “Braci” e “Prato Pagano”. Ha pubblicato: Diario di un Millennio che Fugge (Einaudi); Snack Bar Budapest, con Silvia Bre (Bompiani); Ponte Milvio (Rotundo); Grande Raccordo (Bompiani); I Fannulloni (Einaudi); Crampi (Einaudi); Grande Circo Invalido (Einaudi); I Principianti (Einaudi); Calendarietto (Castelvecchi); Cani e Lupi (Einaudi); Il vento (Einaudi); Boccacce (Melangolo); I Fiori (Einaudi); Fuori dal Cinema (Einaudi); La Notte (Einaudi); Zoe (Stampa Alternativa). È insegnante in una scuola romana e collabora come critico cinematografico al “Diario della settimana”. Rosaria Lo Russo - Nata a Firenze nel 1964, poeta, lettrice-performer, traduttrice e saggista, in poesia ha pubblicato L’Estro (Cesati, 1987), Vrusciamundo (I Quaderni del Battello Ebbro, 1994), Sanfredianina, in “Poesia Contemporanea”. Quinto Quaderno Italiano (Crocetti, 1996), Comedia (Bompiani, 1998), Dimenticamiti Musa a Me Stessa (Edizioni Canopo 1999), Melologhi (Emilio Mazzoli). Ha tradotto opere della poetessa statunitense Anne Sexton e di Erica Jong. Come lettrice e performer di testi da lei scritti o come interprete della poesia contemporanea e non, ha collaborato con Piera degli Esposti, Iosif Brodskij, Mario Luzi, Giorgio Caproni, Nanni Balestrini, Luigi Cinque. Mario Lunetta - Poeta, narratore, saggista, traduttore, è nato nel 1934 a Roma, dove vive. Tra le sue raccolte di poesia Lo Stuzzicadenti di Jarry (1972), La Presa di Palermo (1979), Flea Market (1983), La Torre dell’Ammiragliato (1985), Wunderkammer (1990), Antartide (1993), Roulette Occidentale (2000). Curatore di diverse antologie (Poesia Italiana della Contraddizione, con Franco Cavallo, 1985; Poesia Politica e Civile Italiana, 1996), è coautore, con Filippo Bettini e Francesco Muzzioli, di Letteratura degli Anni Ottanta (1985) e ha scritto per il teatro e per la radio. Aonghas Mac Necail - Nato nell’isola di Skye nel 1942. Si è formato negli anni ‘60 studiando all’Università di Glasgow sotto la guida di Philip Hobsbaum. Dopo una breve permanenza a Londra, dove ha scritto e collaborato con diverse riviste, tra il 1977 e il 1981 viene nominato Writer in Residence presso il Gaelic College di Skye e quello di Oban. MacNecail è un poeta bilingue: la sua poesia nasce in gaelico ed è in seguito tradotta in inglese da lui stesso. Tra le sue opere Sireadh Bradain Sicir (1983), An Cathadh Môr (1984), An Seachandb agus dàin eile (1986). Imaginary Wounds (1980) e Rock 72 and Water (1990) sono le uniche raccolte interamente in inglese. Sindiwe Magona - Nata in Sudafrica, nella provincia del Transkei, e cresciuta in un sobborgo nero di Cape Town, ha lavorato come domestica e come maestra elementare. Ha completato gli studi presso l’Università di Londra e presso la Columbia School of Social Work di New York. In Sudafrica è stata attiva militante del Movimento Donne per la Pace, e nel 1976 è stata membro a Bruxelles del Tribunale Internazionale per i Crimini contro le Donne. Narratrice molto nota, Sindiwe Magona ha al suo attivo due volumi di racconti, un romanzo e due volumi autobiografici. Un volume che raccoglie la sua opera poetica è in corso di stampa presso la casa editrice inglese Women’s Press. Valerio Magrelli - Nato a Roma nel 1957, la sua opera poetica degli anni 1980-92 è raccolta in Poesie e Altre Poesie (Einaudi, 1996). Nel 1999 è uscito, sempre per Einaudi, Didascalie per la Lettura di un Giornale. Docente di letteratura francese all’Università di Pisa, collabora con “Il Messaggero” e “Diario”. Per la Einaudi dirige la serie trilingue della collana “Scrittori tradotti da scrittori”. Cécile Mainardi - Nata il 25 giugno ad Asnières/Seine, compiuti gli studi universitari (Lettere a Nice, Paris IV Sorbonne, AixMarseille), insegna da sette anni a Mentone. Beneficiaria (1997) della “Bourse Découverte” della Maison des Ecrivains. Pensionnaire (199899) dell’Accademia di Francia, Villa Medici, disciplina “Letteratura”. Dal 1989, pubblica su numerose riviste, non solo francesi; nel 1992 esce Grievement, e nel 1997 L’Armature de Phedre. In corso di pubblicazione: La Forêt de Porphyre e Poemz. Giancarlo Majorino - Nato a Milano nel 1928, è poeta, critico letterario e docente di estetica. Tra i suoi libri di poesia ricordiamo La Capitale del Nord (1959), Lotte Secondarie (1967), Equilibrio in Pezzi (1971), Provvisorio (1984), La Solitudine e gli Altri (1990), Tetrallegro (1990), Le Trascurate (1999), Autoantologia (1953-1999), Gli Alleati Viaggiatori (2001). Ha fondato e diretto, solo o con altri, le riviste “Il Corpo”, “Incognita”, “Manocomete”; ha curato l’antologia Poesie e Realtà 1945-2000. Gayatri Majumdar - Vive in India. La sua poesia conserva forti legami con la storia e il tessuto geopolitico del continente, nei toni che variano dal divertissement surreale, alla satira sulla globalizzazione culturale, al dolce lirismo intimista. Jack Mapanje - Nato in un villaggio del distretto di Mangochi, nel Malawi del sud, Jack Mapanje ha insegnato presso l’Università del Malawi fino alla pubblicazione del suo primo libro di poesie, Of Chameleons and Gods (1987). Il libro, ritenuto sovversivo, fu immediatamente messo al bando dall’allora dittatore del Malawi Hastings Banda, e Mapanje fu lasciato in carcere senza processo dal settembre 1987 al maggio 1991: una prigionia che ha lasciato segni visibili sul corpo del poeta. Di Mapanje, che oggi vive in Inghilterra e insegna all’Università di Leeds, sono apparse altre due raccolte poetiche, l’ultima delle quali Skipping Without Ropes. E.A. (Archie) Markham - È nato nel 1939 nell’isola caraibica di Monserrat, ma sin dalla metà degli anni Cinquanta vive in Inghilterra, dove dirige la scuola di scrittura creativa presso l’Università di Sheffield. Archie Markham ha al suo attivo sei volumi di poesia, tra i quali Living in Disguise, Towards the End of the Century, e il recente Misapprehensions. Ha curato due corposi volumi antologici, rispettivamente di poesia e prosa caraibica, e diretto le riviste inglesi “Artrage”, e “Sheffield Thursday”, quest’ultima dedicata interamente alla scrittura creativa. Richard Martel - Poeta, critico, performer, organizzatore, fonda negli anni Ottanta “Le Lieu”, in Quèbec, un centro di incontri, interventi e festival; fondatore della rivista “Interventions” (interventi sociali in Quebec), l’ha trasformata in “Inter”, rivista di critica e informazione sulle performance. Poeta multimediale, gira il mondo e idea azioni collettive in Europa e altrove con i suoi amici del Quebec, perché tutto cambi. Utopico come Filliou e tutti gli energumeni dell’Eternal Network. Léopold Congo Mbemba - Nato nel 1959 a Brazzaville, nella repubblica del Congo, risiede attualmente in Francia. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie presso le edizioni L’Harmattan, nella collezione “Poètes des cinq continents”. I suoi testi più recenti sono: Déjà le Sol est Semé, 1997; Le Tombeau Transparent, 1998; Le Chant de Sama N’déye, 1999. Giuliano Mesa - Nato a Salvaterra (Reggio Emilia, 1957), vive a Roma. Ha pubblicato Schedario. Poesie 1973-1977 (Geiger, 1978), I loro Scritti (Quasar, 1992), Improvviso e Dopo (Anterem, 1997, Premio Lorenzo Montano), Da Recitare nei Giorni di Festa (in Resistenze 2, a cura di M. Palladini, Arlem, 1997), Quattro Quaderni. Improvvisi 1995-1998, Zona, 2000. È tra i redattori di Akusma. Forme della Poesia Contemporanea (Metauro, aprile 2000). Gcina Mhlophe - Nata a Durban, in Sudafrica, nel 1959, Gcina Mhlophe vive oggi a Johannesburg. Autrice teatrale, attrice e poetes- 73 sa, Mhlophe è nota per le sue straordinarie doti di story-teller ed è anche autrice di racconti per bambini. Si esibisce regolarmente al Market Theatre di Johannesburg, del quale è stata direttrice alla fine degli anni Ottanta. La sua commedia Have You Seen Zandile, del 1990, è stata accolta con grande favore in Sudafrica e all’estero. Come attrice è apparsa in Place of Weeping, 1986, la storia di una donna in lotta contro il regime dell’apartheid. Enzo Minarelli - Si occupa di poesia e delle sue praticabili aperture verso il suono, la scrittura, il video e lo spettacolo sin dagli anni Settanta. Ha pubblicato diversi titoli di poesia lineare; numerose pubblicazioni sonore in dischi, audiocassette e Cd. Del 1987 è il “Manifesto della Polipoesia”, tentativo di teorizzare lo spettacolo di poesia sonora. Coordina il Festival di Poesia Sonora che annualmente si tiene a Bologna. Come videopoeta realizza una serie di videopoesie sonore sin dal 1982 e, di recente, alcune videoambientazioni sonore. Dirige il Video Sound Poetry Festival, rassegna internazionale interamente dedicata ai rapporti tra le varie forme di poesie e il video. Robin Morgan - Nata a Lake Worth, Florida il 29 gennaio del 1941, vive e lavora a New York. Poetessa, romanziera, saggista politica, attivista femminista, giornalista. Ha pubblicato 14 libri, tra cui 4 raccolte di poesia, due romanzi e le ormai classiche antologie Sisterhood is Powerful e Sisterhood is Global. Figura di riferimento del femminismo statunitense e internazionale, è suo il Credo di una Donna presentato alla Conferenza Mondiale di Pechino del 1995. Nel 1986 e nel 1989 è stata inviata nei campi profughi palestinesi, in Giordania, Libano, Egitto, Cisgiordania e Gaza, come osservatrice e testimone della condizione femminile. I suoi scritti sono tradotti in otto lingue (in Italia, dalle edizioni La Tartaruga). Massimo Mori - È poeta multimediale e vive da molti anni a Firenze. Ha iniziato la propria attività creativa alla fine degli anni ‘60 con opere lineari, aderendo però rapidamente alle poetiche sperimentali riferibili alla “Poesia Totale”. Tra le più conosciute performance Container, La Misurazione della Qualità, Combattimento con l’Ombra, Kra. Tra le numerose opere visuali si possono rammentare: Codex Poema Concreto In (K+7) Canti; Liberto, Libro E Libertà, poema da strada; Ippocampo Librante, Stonefax, colonna scrittoria e Madrecava, pietra-poema-serena; in collaborazione con lo scultore Riccardo Nannini il libro da muro Arpeggi e Yin-Yang: Tavolino e Sedia per l’Ospite Gradito. Tracie Morris - Poetessa e performer attiva nell’ambito di diversi media, Tracie Morris ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti di poesia (New York Foundation for the Arts Fellowship, National Haiku Slam Championship, Asian Cultural Council Fellowship). Ha pubblicato due raccolte di poesia, Intermission e Chap-T-her Won, e ha collaborato a progetti nel campo del teatro, del cinema, della danza. Micere Mugo - Nata in Kenya nel 1942, ha compiuto i suoi studi in Uganda e Canada, e insegnato in varie università in Kenya, Stati Uniti, Zimbabwe e Canada. Marxista dichiarata e militante, è stata per questo costretta all’esilio dal regime di Jomo Kenyatta, stessa sorte toccata al poeta Ngugi wa Thiong’o, con il quale nel 1976 Mugo pubblica The Trial of Dedan Kimathi. L’esilio la porta dapprima in Zimbabwe e successivamente negli Stati Uniti, dove oggi vive insegnando alla Syracuse University. A Micere Mugo si devono inoltre Daugther of My People, The Long Illness of Ex-Chief Kiti, e My Mother’s Poems and Other Songs. Wolfgang Müller - Nato nel 1957 a Wolfsburg, vive a Berlino. Autore, musicista, artista noto soprattutto per le installazioni videomusicali con testo poetico. Membro fondatore del gruppo “Die Tödliche Doris” (1980-87), con cui ha portato avanti numerosi progetti musicali (Musée d’Art Moderne, Parigi, 1982; The Museum of Modern Art, New York, 1987; Documenta 8, Kassel, 1987). Autore tra l’altro di Die Hormone des Mannes (1996), Blue Tit-das Deutsch-Isländische Blaumeisenbuch (1998). Pál Nagy - Poeta, performer, artista visivo ungherese, dal dicembre 1956 vive a Parigi. Fondatore di “Magyar Muheli - Atélier Hongrois”, rivista di poesia sperimentale ungherese che è stata un punto di riferimento nel periodo della guerra fredda. Negli anni Ottanta, insieme a un gruppo di artisti, ha fondato “p’ART”, rivista su supporto video. Martin Nakell - Poeta e scrittore californiano, di originalissima scrittura. Tra le sue pubblicazioni: The Myth of Creation, Ramon, e Two Fields that Face & Mirror Each Other (Sun & Moon Press, 2001). Tra gli altri riconoscimenti, il Gertrude Stein Award in Poetry (1996). Sainkho Namchylak - Proveniente dalla piccola e lontana Repubblica di Tuva, ai margini della Mongolia, questa eccezionale performer sonora è diventata famosa in tutto il mondo per le sue emozionanti esecuzioni di “throat singing”, che si riallacciano agli antichi rituali sciamanici. 74 Giampiero Neri - Nato ad Erba (Como) nel 1927, Giampiero Neri è un poeta nitido e laico: la sua poesia nasce sotto il segno di un’appassionata pazienza, ed è contraddistinta da una singolare concretezza. Tra le sue raccolte: L’aspetto occidentale del vestito (Guanda, 1976), Liceo (Guanda, 1986), Teatro naturale (Mondadori, 1998). Andreas Neumeister - Nato a Monaco (1959), dove vive, è scrittore di narrativa, poeta e artista visivo. Presso Suhrkamp Verlag sono usciti i suoi romanzi Äpfel vom Baum im Kies (1988), Salz im Blut (1990), Ausdeutschen (1994) e Gut Laut (1998). Insieme a Marcel Hartges ha curato Poetry! Slam! Texte der PopFraktion Heraus (1996). A Roma si è tenuta una sua mostra insieme a Frances Scholz: “In dubio pro disco” (settembre 1999). Nomura Kiwao - È uno degli autori più importanti nel panorama della poesia contemporanea giapponese. Nato nella regione di Saitama nel 1951, laureato presso la Waseda University, ha pubblicato dieci raccolte di poesie tra cui: Kawanae (1987); Hanpuku-Hõkõ (1992); Tokusei No Nai Hi No Motoni (1993), con cui ha vinto il premio Rekitei; Selected Poems (1996); Kaze No Haibun (1999) con cui ha vinto il premio Takami Jun. Aldo Nove - È nato a Varese il 12 luglio 1967. Come poeta ha pubblicato Tornando nel Tuo Sangue (1989), Musica per Streghe (1991) e La Luna Vista da Viggiù, nel volume Quinto Quaderno di Poesia Italiana Contemporanea (1994). Come narratore ha pubblicato presso Castelvecchi i racconti Woobinda e Altre Storie Senza Lieto Fine (1996) e, nello stesso anno, Il Mondo dell’Amore, in Gioventù Cannibale (Einaudi); in seguito, ha pubblicato, presso la collana Stile Libero della Einaudi, Puerto Plata Market (1998) e Amore mio infinito (2000). Dirige, per la Bompiani, la collana di poesia “inVersi”. Con il musicista e cantante Garbo ha curato, nel ‘97, il libretto dell’album Up the Line. Desmond O’Grady - Nato a Limerick, Irlanda, nel 1935. Negli anni ‘50 si trasferisce a Parigi, Roma e negli Stati Uniti, dove consegue un dottorato ad Harvard. Poi insegna all’Università Americana del Cairo e all’Università di Alessandria di Egitto. Dalla fine degli anni ‘50 alla metà degli anni ‘60, insegnante a Roma, è tra i membri fondatori della Comunità Europea degli Scrittori, editor europeo di “The Transatlantic Review “ e editor inglese di “Europa Letteraria”. Tra l’altro organizza il Festival Internazionale di Poesia di Spoleto. Le sue pubblicazioni contano sedici raccolte di poesia, incluso The Road Taken, Poems 1956-96, nove raccolte di traduzioni e alcuni libri di prosa e di memorie. Brigitte Oleschinski - Nata a Colonia, per anni ha svolto attività accademica nel campo della storia contemporanea. Vive attualmente a Berlino, dedicandosi alla scrittura poetica. La sua prima raccolta, Mental Heat Control (1990), ha ricevuto il Förderungspreis Literatur zum Kunstpreis Berlin, mentre la seconda, Your Passport Is Not Guilty (1998), è stata insignita del prestigioso Peter-Huchel-Preis. Cosimo Ortesta - Nato a Taranto nel 1939, dopo un lungo periodo milanese, è tornato a vivere a Roma. ha pubblicato le seguenti raccolte di poesia: La Passione della Biografia (Quaderni della fenice, 1977); Il Bagno degli Occhi (Guanda, 1980); La Nera Costanza (Acquario-La nuova Guanda, 1985); Nel Progetto di un Freddo Perenne (Einaudi, 1988); Serraglio Primaverile (Empiria, 1999). Ha tradotto da Baudelaire, Rimbaud, Mallarmé, Char. Tommaso Ottonieri - Nato negli Abruzzi nel 1958, napoletano, vive attualmente a Roma. Ha pubblicato, in prosa narrativa e non, Dalle Memorie di un Piccolo Ipertrofico (Feltrinelli, 1980), Coniugativo (Corpo10, 1984), Crema Acida (Lupetti-Manni, 1997), L’Album Crèmisi (Empirìa, 2000); in versi, Elegia Sanremese (Bompiani, 1998); e i sincretismi critici (intorno all’ultima scena letteraria in Italia) raccolti ne La Plastica della Lingua. Stili in fuga lungo una età postrema (Bollati Boringhieri, 2000). Elio Pagliarani - Nato a Viserba nel 1927. Presente nell’ antologia dei Novissimi, ha fatto parte del Gruppo 63. Se nelle prime raccolte degli anni Cinquanta (Cronache e altre poesie, 1954; Inventario Privato, 1959) aveva proposto un originale sperimentalismo, nei volumi degli anni Sessanta (La Ragazza Carla, 1962; Lezione di Fisica, 1964; Lezione di Fisica e Fecaloro, 1968) si è mostrato vicino alle prove radicali della neoavanguardia. Con Rosso Corpo Lingua Oro Pope Papa: Scienza Doppio Trittico di Nandi (1977) è andato accentuando una ricerca sulla dimensione ritmica del testo. In anni più recenti ha pubblicato, fra l’altro, La Ballata di Rudy (1995) per il quale gli è stato conferito il premio Viareggio. Marco Palladini - Nato a Roma, è scrittore di vocazione eterodossa e sperimentale, autore e artefice teatrale. Ha pubblicato i libri in versi Et Ego In Movimento (1987), Ovunque a Novunque (1985), Fabrika Poiesis (1999). Nell’ambito del festival Romapoesia ‘98 ha ideato il primo “rave di poesia” italiano. Tra i suoi lavori andati in scena: MeDea (1990), Justine-Il Vizio della Virtu’ (1991), 12 Settimane a Sodoma (1993), Giovanna: la Ballata degli Squali (1994), Il Rumore della Notte (1995). Co-autore e interprete, assieme a T. Lucattini, di Stupidi Bambini, Piccoli Profeti (2000). Tra le sue performance 75 poetiche: Kerouac Road & Oltre (1996-99); Falò’ Moderni per Voce Agnostica (1999); L’Amore è un Vampiro (Sdentato) (2001). Gianfranco Palmery - È nato e vive a Roma. È stato critico letterario per “Il Messaggero”. Ha fondato e diretto la rivista letteraria “Arsenale”. Raffinato traduttore di Keats, Shelley, Stéfan ed altri. Opere di poesia: L’Opera della Vita (1986), In Quattro (1991), Il Versipelle (1992), Sonetti Domiciliari (1994), Taccuino degli Incubi e Gatti e Prodigi (1997). Oskar Pastior - Appartenente alla minoranza tedesca in Romania, nasce nel 1927 a Sibiu (Transilvania). Nel 1945 viene deportato in un campo di lavoro in Unione Sovietica. Nel 1969 si stabilisce a Berlino Ovest, dove inizia la sua attività di scrittore e poeta sperimentale. Tra le sue ultime pubblicazioni, Eine Kleine Kunstmaschine (1994), Ügel Beg und Ügel Tal. Gedichte 19691997. Album (1997), Das Hören des Genitivs. Gedichte (1997). “Sonetburger” (hamburger di sonetti), anagrammi in versi, palindromi, contaminazioni, il Progetto Ping-Pong: questi sono solo alcuni tra gli innumerevoli “oggetti magici” presenti nella sua valigia di prestigiatore del verso. Elio Pecora - Autore di raccolte di poesia, romanzi, saggi, testi per il teatro. Poesia: La chiave di vetro, Cappelli, 1970; Motivetto, Spada, 1978; Interludio, Empiria, 1987; Dediche e Bagatelle, Rossi & Spera, 1990; Poesie 19751995, Empiria, 1997; Per Altre Misure, S. Marco dei Giustiniani, 2001. I libri di prosa: Estate, Bompiani, 1981; I Triambuli, Il Pellicano, 1985; Sandro Penna: una Biografia, Frassinelli, 1984 e 1990; La Ragazza con il Vestito di Legno e altre fiabe italiane, Frassinelli, 1992; L’occhio Corto, Il Girasole, 1995. Ha collaborato come critico letterario con la Rai e a numerosi quotidiani e periodici. Plinio Perilli - Poeta di decisa apparteneneza lirica (Preghiere di un laico, 1980-1993), è critico attivo e infaticabile. Sue sono, tra l’altro, una Storia dell’Arte in Poesia (1992) e l’antologia Melodie della terra. Novecento e Natura (Crocetti, 1999). Dirige diverse collane di poesia, tra cui il Tempo Ansante, per le edizioni Fermenti. Serge Pey - Nato a Tolosa nel 1950, poeta e performer. Redige i suoi testi su bastoni di castagno con i quali realizza installazioni rituali. La sua pratica della poesia l’ha condotto ad approfondire i fenomeni di possessione e di spossessione nella pratica orale del poema. Autore del Manifesto e del Movimento della Filosofia Diretta, fondatore del Festival Internazionale di Tolosa, fa parte del gruppo internazionale della Poesia di Azione. È autore di una quindicina di volumi, tra cui La Définition de l’Aigle, Nôtre Dame la Noire ou l’Evangile du Serpent, La Main et le Couteau. Aleksandra Petrova - Nata a San Pietroburgo nel 1964, da diversi anni collabora con testi di poesia e di saggistica a riviste letterarie e artistiche, tra cui “Continent”, “Talisman”, “Mitin Zhurnal”. Nel 1990 ha ricevuto il primo premio al festival internazionale di poesia di Augsburg. Vive attualmente a Roma dove svolge una ricerca accademica sull’arte italiana. Antonio Pezzinga - Nato a Milano nel corso del ventesimo secolo. È vissuto tra Milano, Roma, gli Usa, il Brasile e Rogoredo. Ha pubblicato, col gruppo della Bufala Cosmica, Rime Tempestose (Sperling&Kupfer, 1992) nonché collaborato con Linus, Comix e varie altre riviste di dubbia qualità e tiratura quasi inesistente. Si è esibito in varie parti d’Italia volontariamente e involontariamente. Tra le altre si ricordano le apparizioni a Milanopoesia (1991) e Romapoesia (1997). Di Milano ricorda senza nostalgia “il bel cielo di Lombardia, così bello quando è bello”. Attualmente sta valutando se riprodursi. Daniele Pieroni - È nato a Pescara nel 1961, vive a Roma dall’età di dieci anni. È autore di poesia, prosa, saggi apparsi su riviste e in volume. Fra i tanti titoli: Scritti, Shakespeare & C., 1984; Il Libro di Ilaria, Ripostes, 1991; Colombario dell’Idea, La Cometa, 1995 e il recente Passi Esornativi e una Palinodia, Stamperia dell’Arancio, 1999. È inoltre autore di un libretto d’opera, La festa dell’Universo e di soggetti per la danza. Traduce dall’inglese e dal francese e ha curato antologie di poesia del Quèbec, di Russia e Australia. Ha ottenuto il Premio Erato-Farnesina 1997 per la Poesia. 76 Pedro Pietri - Nato a Ponce (Portorico) nel 1943, è autore del celebre Puerto Rican Obituary (1973), autentico manifesto della “nuyorican experience”. Attore e performer di grandissima presenza scenica, erede del bardo comunitario Jorge Brandon, Pietri è autore di testi teatrali più volte messi in scena nell’off e off-off Broadway. La sua produzione, come l’ormai celebre serie di Telephone Booths, è interamente autoprodotta o inedita, una sorta di ininterrotto monologo sull’irrealtà della realtà metropolitana. In italiano: Pedro Pietri, Scarafaggi Metropolitani e altre poesie, Baldini & Castoldi, 1993. Lamberto Pignotti - Nato nel 1926 a Firenze, Lamberto Pignotti concepisce all’inizio degli anni Sessanta le prime forme di poesia tecnologica e poesia visiva. Dopo avere partecipato alla formazione del Gruppo 63, ha dato vita insieme a Miccini, Chiari e altri al Gruppo 70. Dal 1971, prima alla facoltà di architettura di Firenze e poi al Dams di Bologna, ha tenuto corsi sui rapporti fra avanguardie, mass media e new media. Ha pubblicato numerosi libri di poesia, poesia visiva, narrazione e saggistica, e ha curato diverse mostre di poesia visiva e arte intermediale. Alberto Pimenta - Alberto Pimenta è nato nel 1937 a Oporto (Portogallo) e non è ancora morto. (“già nulla è ciò che era / e probabilmente mai più lo sarà / e anche se lo fosse / qualcosa mi dice che già non sarebbe ciò che era / poiché ciò che era / era ciò che era per essere ciò che era / il che io mi ricordo molto bene / anche se io non ero allora ciò che ora sono / ma ciò che ora sono / o comincio ad essere / è cessare di essere ciò che sono…”) Luciana Preden - Nasce giovanissima a Napoli e cresce, di poco, a Roma, che la vede baby-sitter di chitarra classica, allenatrice della forma poetica, bibliotecomane e bibliotecaria, sempre e comunque dedita alla nobile arte dell’attesa dei mezzi pubblici. Si vanta vergognosamente di varie pubblicazioni di versi, di un suo haiku inserito in una collezione di Tokio e, soprattutto, delle sue vittorie a Scrabble. Laura Pugno - Laura Pugno è nata a Roma nel 1970. Ha pubblicato poesie e racconti su varie antologie e riviste, e un suo racconto è stato selezionato alla Biennale dei Giovani Artisti del Mediterraneo (Roma, 1999). È di prossima uscita presso La Nuova Magenta Editrice un volume di versi e aforismi scritto a quattro mani con Giulio Mozzi. Giovanni Quessep - Nato nel 1939 nella provincia di Sucre, sulla costa caraibica colombiana. Dopo una prima raccolta giovanile, esce El Ser no Es una Fábula (1968), dove sono già definite alcune delle sue costanti: il ritmo musi- cale austero, il tono riflessivo e sentenzioso, la sicura composizione di una serrata rete simbolica. Buona parte di questa raccolta è dedicata a parlare della poesia stessa, dell’avventura della scrittura. La voce poetica - per Quessep come per Borges - non è dell’individuo, bensì della tradizione. In essa l’uomo si riscatta attraverso un movimento dialettico che va dall’io, entità contingente, all’essere, entità sostanziale. Abdel Monem Ramadan - Enfant terrible della scena letteraria egiziana, Abdel Monem Ramadan (Cairo, 1951) dall’inizio degli anni Ottanta pubblica regolarmente le sue raccolte. Le sue poesie, spesso francamente pornografiche, hanno fatto scandalo in Egitto. La sua tecnica poetica è basata sul montaggio: giustapposizioni di quadri, evocazioni, varianti idiolettiche, ripetizioni. Il suo è un linguaggio che parte dal basso, dal corpo, dalla fisicità, e mantiene la materia all’interno di un ritmo serratissmo. Silvio Ramat - È nato il 2 ottobre 1939 a Firenze. Come poeta ha esordito con Le Feste di una Città (Quartiere, 1959). Della sua produzione in versi, antologizzata in Origine e Destino (I Quaderni del Battello Ebbro, 1995), si citano: Gli Sproni Ardenti (Mondadori, 1964), Corpo e Cosmo (Scheiwiller, 1973), In Parola (Guanda, 1977), L’Inverno delle Teorie (Mondadori, 1980), L’Arte del Primo Sonno (San Marco dei Gustiniani, 1984), Orto e Nido (Garzanti, 1987), Una Fonte (Crocetti, 1988), Pomerania (Crocetti, 1993), Numeri Primi (Marsilio, 1996), Il Gioco e la Candela (Crocetti, 1997). Ordinario di Storia della Letteratura Italiana Moderna e Contemporanea presso l’Università di Padova. Lesego Rampolokeng - Nato nel 1965 nei pressi di Soweto, Lesego Rampolokeng è figura di rilievo nella giovane poesia sudafricana. Poeta e performer di grande energia, spesso intrisa di provocazione, Rampolokeng attinge a piene mani, per i suoi versi, alle dolorose vicende che in anni recenti hanno insanguinato il suo paese, cui dà voce poetica attraverso i ritmi del rap e del reggae. 77 Stefano Raspini - Nasce a Belluno ma si trasferisce a Reggio Emilia quasi subito e quasi subito inizia a scrivere favole, poesie, racconti, monologhi. Si interessa di cinema all’età di venti anni con due cortometraggi: Strassman e Caio la Rivelazione. Nel ’90 conosce il poeta-scrittore Caliceti con il quale pubblica due libri-cult: Fonderia Italghisa (1996) e Battito Animale (2001). Contemporaneamente escono due sue raccolte di poesie surreali: Delirio e Antiretina. Nel 2000 è invitato alla trasmissione “Ombelico del Mondo” con e di Nanni Balestrini registrata al mitico “Link” di Bologna. Non ha mai vinto nulla e perciò è grande!! Mara Redeghieri - Laureata in Lingue e Letterature straniere nel 1990, insegna inglese, e dal 1991 collabora e canta con gli Üstmamò, con i quali ha lavorato alla composizione e stesura dei testi di cinque album. Collaborazione alla stesura dell’album Dispetto di Gianna Nannini. Composizione del testo per il brano di chiusura del film Denti di Gabriele Salvatores. Letture pubbliche di opere e testi letterari. Antonio Riccardi - Nato a Cattabiano (Parma) nel 1962, si è laureato in filosofia con una tesi sulla mistica del Seicento. Vive a Sesto San Giovanni e lavora nell’editoria di poesia. Le sue poesie sono raccolte nel volume Il profitto domestico (Mondadori, 1996). Sylvie Richterova - Scrittrice, poetessa, saggista, nata a Brno, ex Cecoslovacchia, dal 1971 vive in Italia (Roma, Padova, Trevignano Romano) insegnando letteratura ceca e slovacca (attualmente all’Università di Viterbo e a “La Sapienza” di Roma). Scrive poesie e romanzi in ceco, saggi in ceco e in italiano, cura personalmente le traduzioni in italiano e in francese (in questi giorni esce a Parigi, presso Gallimard, il suo ultimo romanzo intitolato Il Secondo Addio e firmato Sylvie Richter). Jacqueline Risset - Nata a Besançon (Francia). Studi (lettere classiche e italiano) alla Ecole Normale Superieure (Paris). Ha pubblicato, tra i volumi di poesia: Jeu, Seuil, 1971; Sept Passages de la Vie d’une Femme, Flammarion, 1985; L’ Amour de Loin, Flammarion, 1988 (Amor di Lontano, Einaudi, 1993); Petits Elements de Physique Amoureuse, Gallimard, 1995. Di Dante Alighieri ha tradotto La Divina Commedia; inoltre, ha tradotto in italiano Le Parti Pris des Choses di Francis Ponge (Einaudi, 1979). È professore ordinario di letteratura francese dal 1976, presso l’Università degli Studi di “Roma Tre”. Collabora con giornali e riviste italiane e straniere (L’Unità, Le Monde, L’Infini, etc). Gonzalo Rojas - Nato nel 1917 a Lebu, nel Sud del Cile. Professore di teoria letteraria all’Università di Concepción, ebbe diversi incarichi diplomatici a Pechino e a L’Avana. Dopo il golpe di Pinochet, dovette fuggire in esilio. Tornato in patria nel 1980, vive da allora a Chillán. Autore di una compatta opera lirica, la sua (come dice il critico e poeta Eduardo Milán) è una “poesia del meticciato”, in quanto ibridazione della forma, accoppiamento del parlato quotidiano con il linguaggio poetico dell’invenzione: “un linguaggio di corpo aperto da dove scappa un’anima alla velocità della luce”. Jerome Rothenberg - Nato a New York nel 1931, è considerato oggi uno dei più importanti poeti americani. Autore di numerosissime raccolte (ricordiamo fra l’altro A Book of Testimony, 1971 e Esther K. Comes to America, 1973), Rothenberg ha inoltre curato l’antologia Shaking the Pumpkin: Traditional Poetry of the Indian North Americas (1972), che ha rappresentato un momento fondamentale per la conoscenza della poesia degli Indiani d’America. Continuando nell’ambito di questa sua ricerca “etnopoetica”, Rothenberg in anni più recenti ha esplorato le proprie radici ebraiche e ha collaborato alla pubblicazione di alcune antologie che scandagliano il rapporto fra poesia e cultura in America. Babacar Sall - Nato nel 1954 a Dakar, dopo gli studi universitari (Parigi e Ginevra), insegna sociologia alla Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi. È direttore editoriale per le edizioni dell’Harmattan e dirige la rivista “Sociétés Africaines et Diaspora”. Ha pubblicato diverse raccolte di poesia con le Editions Silex e con L’Harmattan (Le Poème Blessé, 1996; Le Lit de Sable, 1998; Le Sang des Collines, 1998) e una serie di saggi sulla condizione della diaspora africana. Edoardo Sanguineti - Nato a Genova nel 1930. Le sue poesie sono raccolte in Segnalibro (1982), Bisbidis (1987), Senzatitolo (1992) e Corollario (1997), tutti pubblicati da Feltrinelli, come pure i romanzi: Capriccio Italiano (1963) e 78 Il Giuoco dell’Oca (1967). Vedi anche: E. Sanguineti e A. Liberovici, Il Mio Amore È come una Febbre e Mi Rovescio (Bompiani 1998). Jürgen Schneider - Nato nel 1952, vive e lavora a Berlino. È autore, traduttore, gallerista, curatore e ogni tanto anche artista. Paola Sansone - A Genova, cerca di battere batteri in un laboratorio ospedaliero e di far battere, ovunque, regolarmente, il proprio cuore. Spesso viene battuta. Una battuta tira l’altra. Per non dimenticarle le mette in rima e per vizio le scrive. Per fortuna le pubblica: in Giovani Blues under 25 di Tondelli, nel 1985, nel ‘91 in un libretto allegato alla rivista “Wimbledon”, nel ‘92 nel volume Comicamente Parlando (Clab Editore). Lisabetta Serra - È nata in Brasile. Vive a Modena. Ha pubblicato Poesie, 1983; le raccolte O Sydera, 1986; Un Immobile Andare, 1989; Dalla Memoria un Gioco, 1993; I Capelli e altri racconti, 1989; Storie di Viano, 1999. Sue poesie e racconti sono apparsi su numerose riviste e antologie. Fondatrice e curatrice della rivista di poesia “Gli immediati dintorni”. Dal 1989 lavora con il gruppo poesia della casa delle donne di Modena per attività anche seminariali e performance. Reinhard Sauer - Nato nel 1956, lettore di lingua tedesca all’Università di Macerata, traduttore, critico e poeta. Ha curato mostre d’arte, conferenze-incontro con poeti e scrittori tedeschi e italiani. È collaboratore di Radio RAI per i programmi culturali. Tiziano Scarpa - Nato a Venezia nel 1963, ha pubblicato il romanzo Occhi sulla Graticola (Einaudi 1996), la raccolta di racconti Amore (Einaudi 1998), la guida turistico-letteraria Venezia È un Pesce (Feltrinelli 2000) e Cos’è Questo Fracasso? (Einaudi 2000), raccolta di articoli e saggi scritti lungo tutto l’arco degli anni Novanta. I suoi libri sono tradotti in francese, spagnolo, tedesco. La commedia radiofonica Popcorn (Radio Rai 1997) è stata tradotta e messa in onda in una decina di paesi. Con Raul Montanari e Aldo Nove ha scritto il libro di versi Nelle Galassie Oggi come Oggi - Covers (Einaudi 2001). Valeri Scherstjanoi - Poeta sonoro e artista grafico sperimentale, è nato in un gulag del Kazakstan e cresciuto nella Russia meridionale; nel 1981 si è trasferito a Berlino, e dal 1998 vive a Monaco. Studi sui Futuristi russi. Sin dal 1968 performa poesia sonora. Tra le sue pubblicazioni: Das Russische Alphabet - Scribentisch, 1990; Ars Scribendi - Non Finita, Berlin 1993; Tango mit Kühen, Anthologie der russischen Lautpoesie zu Beginn des 20. Jahrhunderts, Wien 1998. Tra i radiodrammi: Polyphonia, 1991; Lautland, 1994; Matrjoschka, 1996; OPK “Futurist”, 1996; Ein Tag aus dem Leben des Valeri Scherstjanoi, 1998; Tango mit Kühen, 1999; Makrophon, 2000. Jo Shapcott - Vincitrice in due edizioni del concorso nazionale di poesia inglese “National Poetry Competition”, Jo Shapcott insegna alle università di Newcastle e Durham e collabora con la BBC e con l’edizione domenicale dell’Independent. La sua pubblicazione più recente è My Life Asleep, finalista al premio T. S. Eliot. Shimoda Seiji - Direttore del NIPAF. Nel 1970 comincia a scrivere poesie a Nagano, in occasione della nascita del movimento studentesco. Nel ’75, all’Università di Osaka, si accosta all’arte, al teatro sperimentale e alle performance. Nel ’77, partendo da Tokio, inizia un tour di performance in Giappone. Nel ’79, effettua 100 performance alla Kid Ailack Art Hall di Tokio. Nel 1980 pubblica il libro di poesie Coffee Shop. In seguito viene invitato a oltre 100 festival internazionali in 30 nazioni. In Giappone organizza numerosi festival e nel ’93 fonda il NIPAF. Nel 2000 riceve il Bessie Award; nel 2001 compie performance in Israele, Francia, Indonesia e Usa. Shiraishi Kazuko - Nata il 27 febbraio 1931 a Vancouver (Canada), si trasferì prima della guerra con la famiglia a Tokio, dove vive. Nel 1948 entrò a far parte del gruppo VOU diretto da Katue Kitasono. Laureata nel 1953 con una tesi sul surrealismo nei film di Cocteau, dal 1963 dà letture di poesia con noti musicisti jazz fra cui Itaru Oki, Yoshiaki Fujikawa e il Now Music Ensemble. Ha partecipato a raduni internazionali a Manila (‘75), Rotterdam (‘75 e ‘79), negli Usa (‘76) dove ha registrato un disco con Sam Rivers. Nel 1978 è in Egitto e in India, completando un poema di 5000 versi sulle sue esperienze; nel 1979 fonda con alcuni amici il PRW (Poetry Roads to the World). Ribka Sibhatu - Nata nel 1962 ad Asmara. Nel 1978, sotto il regime di Manghista Salemariam, ha scontato un anno di carcere: costretta all’esilio, è riparata in Francia. Trasferitasi a Roma, dove si è laureata in Lingue e Letterature Moderne, si occupa del recupero della tradizione poetica orale eritrea. Ha collabo- 79 rato a diversi progetti culturali (letteratura, cinema, libri) sulla multiculturalità. Ha pubblicato due raccolte di versi, ed è presente in varie antologie (Quaderno africano 1, Alì e altre storie. Letteratura e immigrazione). Giovanna Sicari - È nata a Taranto nel 1954 e vive a Roma dall’età di otto anni; insegna al penitenziario di Rebibbia. Decisioni (Quaderni di Barbablù, 1986) è il primo libro, cui seguono Ponte d’Ingresso (Rossi e Spera, 1988); Sigillo (Crocetti, 1989); Uno Stadio del Respiro (Scheiwiller, 1995); Nudo e Misero Trionfi l’Umano (Empiria, 1988); Roma della Vigilia (Il Labirinto, 1999). Ha curato La Moneta di Caronte (lettere e poesie per il terzo millennio, Spirali, 1993). Ha pubblicato La Legge e l’Estasi (Quaderni del Battello Ebbro, 1999) saggi e letture. Collabora con numerose riviste e - dal 1985 all’89 - è stata redattrice di “Arsenale”. Di prossima uscita una scelta di poesie in Yale Italian Poetry (1999-2000). Smelly - Smelly danza con l’amore e con la verità… La sua espressività illustra le possibilità di un nuovo stile di performance a Tokio. Anche se, a prima vista, le sue evoluzioni appaiono banali, senza senso e immature, sono anche piene di pudore, ironiche e descrivono le debolezze insite nella natura umana. Smelly danza magnificamente sulla linea di confine tra comicità e arte. Le sue performance non possono essere veramente comprese se non vi si assiste di persona, allo stesso modo in cui non si può capire il senso della parola “olfatto” (smell) finché non si annusa. “Smell” sta per carattere e punto debole - ma anche per fascino - delle persone. Mario Socrate - Nato a Roma nel 1920, poeta, scrittore e ispanista, è professore emerito della Terza Università di Roma. Tra i saggi critici, Il Riso Maggiore di Miguel de Cervantes (La Nuova Italia, 1997). Tra le raccolte di poesia: Roma e i Nostri Anni (Feltrinelli, 1957), Favole Paraboliche (Feltrinelli, 1961), Manuale di Retorica in Ultimi Esempi (Marsilio, 1973), Il Punto di Vista (Garzanti, 1985: Premio Viareggio per la Poesia), Allegorie Quotidiane (Garzanti, 1991). Carlton T. Spiller - Nato a Fort Benning, Georgia, nel 1953, è cresciuto nel New Jersey, dove vive tuttora. Ha conseguito un dottorato in legge e attualmente svolge l’attività di avvocato nel campo ambientale. Carlton T. Spiller è anche uno dei direttori del Nuyorican Poets Café. Come poeta, ha pubblicato in Aloud! Voices from the Nuyorican Poets’ Café e ha preso parte a numerosi incontri di poesia in tutto il mondo. Tracy Splinter - Nata nel 1971 a Cape Town, Sud Africa, vive e lavora ad Amburgo e dal 1997 ha assunto la nazionalità tedesca. Poeta e per- former sonora, lavora su suono e ritmo con grande fisicità. Ha partecipato a numerosi incontri e festival di poesia, gare di poetry slam (ha vinto il 3° German National Poetry Slam tenutosi a Weimar nell’ottobre 1999) ed è l’organizzatrice di “Wired on Words”, un forum di poesia sonora alla SchillerOper di Amburgo. Arundhathi Subramanian - Vive in India, poetessa della generazione delle trenta-quarantenni, impegnata a rappresentare con grande padronanza stilistica e linguistica una realtà urbana complessa e intricata, una Bombaywaste land babelica. La caratteristica più rilevante delle sue poesie è la raffinata ricerca lessicale. Endre Szkárosi - Nato a Budapest nel 1952, dopo studi di italianistica è professore di letteratura italiana all’Università di Budapest. Pratica poesia dall’inizio degli anni Settanta, partecipando alla fondazione di vari gruppi e riviste, curando per anni il più importante forum dell’avanguardia ungherese, e presenziando a festival e rassegne. Poeta sonoro, visivo, operatore di video-poesia, creatore di installazioni poetiche, ha pubblicato numerosi libri, cassette, Cd, dischi. Silvia Tessitore - Poeta e giornalista freelance, ha lavorato per radio, Tv e carta stampata. Si occupa della promozione e dell’ufficio stampa dell’Editrice Zona. Realizza pure Rubicondor on Line, la prima newsletter italiana di poesia (http://space.tin.it/clubnet/sitessit). Ha pubblicato tre raccolte di poesia: Aspirina (Edizioni del Delfino, 1988); Gli Ornitorinchi (Edizioni Ripostes, 1994); Numeri (Editrice Zona, 1998). Ha partecipato a vari festival, manifestazioni e convegni di poesia. Nel dicembre 1999, ha curato con Nanni Balestrini la realizzazione dell’antologia poetica web Botto 3000 (www.arstv.com/botto3000). Pierre Thoma - Nato a Berna nel 1949, vive a Ginevra dal 1960. Compositore musicale e poeta sonoro, è uno dei fondatori del gruppo “Digitalissimus”. Composizioni di musica da camera, musica elettroacustica, musica per esterni, musica per teatro, per balletti e per opere video. Dal 1990 compone testi scritti e sonori ed esegue performance nel corso di svariati festival internazionali di poesia. 80 Christian Uetz - Nato nel 1963 a Egnach, studi di filosofia, letterature comparate e greco antico, vive tra Langenthal e Romanshorn am Bodensee. Ha pubblicato le raccolte Luren (1993), Reeden (1994), Nichte (1998) e Zoom Nicht (1999). Ha partecipato a molti festival di poesia sperimentale (Heidelberg, Berlino, cicli di letture al Nuyorican Poet’s Café, etc.), ed è considerato tra i massimi performer di lingua tedesca: “...un vero fenomeno di energia. Questa è poesia esistenziale, e sempre più carica di eros” (Thomas Wiedmer). Reetika Vazirani - Poetessa indiana allieva di Derek Walcott, vive negli Stati Uniti. La struttura preferita della sua poesia è il monologo drammatico, che riproduce in particolare le emozioni e sensazioni della generazione precedente alla sua, uomini e donne sud asiatici che si trovano per la prima volta a contatto con l’incomprensibile “mondo nuovo”. Sara Ventroni - Nata nel 1974, nel 1994 è presente nell’antologia Primi Versi a cura di Riccardo Reim. Nel 1997 esce il poemetto Clarissa e altre poesie (Nuovi Materiali), nel 1998 Acquatica e altre poesie (Il ponte vecchio). Partecipa all’edizione 1999 di Romapoesia. Traduce La Terra Desolata di T.S. Eliot, testi della poetessa imagista Hilda Doolittle. Nel 2000 partecipa alla Prima Giornata Mondiale della Poesia; al laboratorio di nuove scritture “Ricercare”, alla rassegna emiliana Le Voci della Poesia. Nel 2001 ha vinto il primo Poetry Slam italiano; ha presentato al Brescia Jazz Festival la performance Three Jazz Script; ha presentato alla XII rassegna jazz di Orsara la performance L’Aria Dietro il Segno. Jean-Pierre Verheggen - Nato a Gembloux nel 1942, è stato consigliere del Ministro della Cultura e membro dalla prima ora del gruppo TXT. Ha lavorato anche come attore comico e come performer (Polyphonix). Oggi lavora a Bruxelles, presso l’Istituto per la promozione della letteratura belga in lingua francese, dove presenta incontri letterari e grandi esposizioni letterarie e di pittura. Nel 1995 ha ricevuto il premio Grand Prix de l’Humour Noir per la sua opera complessiva. Fra le sue opere più recenti Ridiculum Vitae (1994) e Entre Zut et Zen (1998). Jean-Jacques Viton - Nato nel 1933, vive e lavora a Marsiglia. Poeta, performer, traduttore di poesia. Co-fondatore della rivista “Manteia” (1976-1984), dal 1980 al 1990 lavora a “Banana Split”, di cui è co-fondatore con Liliane Giraudon; attualmente insieme a lei dirige “La nouvelle B.S.”, rivista video. Dal 1991 è membro del comitato di redazione di “Action poétique”. Co-direttore della rivista “If”. Tra le sue pubblicazioni: Terminal (1981), Douze Apparitions Calmes des Nus et Leur Suite, qu’Elles Provoquent (1984), La Formation du Cavalier (1991), Les Poètes/Vestiaire (1996), L’Assiette (1996), Le Voyage d’Été (1999). Lello Voce - Poeta, scrittore e performer, è nato a Napoli nel 1957 e vive a Treviso. Ha pubblicato quattro libri di poesia, sempre accompagnati da supporti audio, tra cui Farfalle da Combattimento (Bompiani, 1999). Nel 1998, per conto dell’UNESCO, è stato Direttore artistico del festival internazionale VeronaRap e, nel 2001, del Festival della Poesia Italiana a Tokyo. Ha introdotto in Italia i primi Poetry Slam. Il suo testo narrativo Cucarachas, primo ed unico romanzo scritto completamente in diretta on line sulla Rete, uscirà a novembre presso DeriveApprodi. La sua penultima versione è ancora visibile e liberamente scaricabile all’indirizzo www.raisatzoom.it/romanzoom Giorgio Weiss - È poeta noto soprattutto per la sua produzione di genere giocoso, espressa anche in numerose iniziative a carattere spettacolare, sia in Tv che in teatro. Privilegia la ricerca linguistica rielaborando stilemi del passato e persegue un intraprendente sperimentalismo volto ad affermare la materialità del fare poetico e i suoi legami con la scientificità. Tra le sue rac- 81 colte di poesia, Versi Senza con Senso e WeissBoito. È membro dell’organismo letterario OpLePo (“Opificio di Letteratura Potenziale”) e redattore capo della rivista internazionale “Poeti & Poesia”. Conduce al Teatro XX Secolo di Roma una serie di incontri poetici dal titolo “Quando i poeti giocano”. Blanca Wiethüchter - Nata a La Paz (Bolivia) nel 1947, attualmente dirige il Dipartimento di Arte e Cultura dell’Università Cattolica Boliviana a La Paz. Nella sua scrittura poetica predilige la forma del poemetto, usa il verso libero, e il ritmo, soavemente scandito, è affidato soprattutto ai parallelismi e alle ripetizioni. La poesia è per la Wiethüchter uno strumento di esplorazione dell’essere, nelle zone più riposte e segrete (“el sótano”, la cantina dell’anima, o la notte, tante volte invocata nei suoi versi), ma anche in quelle più vicine alla coscienza e alla veglia, dove si trovano gli affetti più immediati, la vita di ogni giorno. Macdara Woods - Nato a Dublino nel 1942, pubblica la sua prima raccolta poetica nel 1970. Altre otto ne sono seguite, tra cui i Selected Poems (Dedalus Press, 1996). La sua poesia è tradotta in molti paesi e presente su antologie. Macdara Woods lavora spesso con musicisti (Brendan Graham, gli irlandesi Anuna e gli italiani Militia), e i suoi readings sono dei veri e propri concerti. Yoshimichi Takei - È nato nel 1953 a Abasiri, in Giappone, e risiede a Tokio. È attivo nel campo delle performance, degli interventi artistici e della danza fin dai primi anni Ottanta. Le sue performance hanno avuto luogo in Europa, Stati Uniti, Asia e Giappone. Uno degli obiettivi principali dell’arte di Takei è convertire i movimenti del corpo in suoni mediante strumenti elettrici come sensori e bulbi luminosi. A partire dal 1996, in collaborazione con The Blue Ball Company, ha sviluppato la serie The Big Yawn. Nel 2000, The Blue Ball Company ha prodotto il Cd audio della sua nuova performance I Wish You Were Here. Saúl Yurkievich - Nato in Argentina nel 1931, vive a Parigi dove insegna alla Sorbona. La sua poesia, sulle tracce del Finnegans Wake di Joyce, o di Altazor di Vicente Huidobro, metabolizza elementi del music-hall, dei fumetti, della radio, del cinema, della televisione e delle telenovelas, delle canzoni popolari, ecc. Yurkievich è inoltre particolarmente dotato per quelle operazioni di frantumazione e ricomposizione del linguaggio, o del “corpo” della madre lingua, dalle quali, secondo Barthes, scaturiscono il piacere o il godimento perverso, che possono rendere la scrittura, e quindi la lettura, attività esaltanti, orgiastiche e orgasmiche. Valentino Zeichen - È nato a Fiume ma vive da sempre a Roma. Pubblica il suo primo libro di poesia nel 1974, con la Coop. Scrittori, Area di Rigore. Nel 1979 pubblica Ricreazione (Soc. di poesia Guanda). Ancora per Guanda Editore, nel 1983, Pagine di Gloria. Nello stesso anno pubblica il romanzo Tana per Tutti (Ed. Lucarini). Del 1987 è la raccolta di poesie Museo Interiore (Guanda Editore). Nel 1991 pubblica Gibilterra nella collana “Nuovo Specchio”, Mondadori. Zeichen è anche tradotto in francese con un’antologia di sue poesie ed è presente nell’antologia di poesia internazionale, in lingua tedesca, curata da Hans Magnus Enzensberger dal titolo Luftfracht Internationale. Poesie 1940 bis 1990. Giuliano Zosi - È nato a Roma nel 1940, ha studiato composizione con R. Lupi, L. Dallapiccola e G. Petrassi. Ha vinto il premio internazionale di composizione O. Esplà in Spagna, con il pezzo sinfonico Ritratto Di Gregor Samsa (1976). Ha preso parte a diversi gruppi di artisti contemporanei: Rinnovamento Musicale (1968), Suono Giallo (1979-80), Il Raccolto (1996), Poesia Sonora Baobab (1997). Dal 1980 si è dedicato alla ricerca interdisciplinare tra le arti e le scienze. Dedicandosi alla Poesia Sonora ha scritto sei phonos e vari poemi; noto anche come esecutore dei dadaisti e dei futuristi, frequenta vari festival europei. È professore di composizione al conservatorio di Milano. uno sguardo all’indietro 83 Sara Ventroni ROMA IN POESIA Letture dagli anni Settanta Mappare lo spazio specifico delle letture di poesia a Roma nell’arco di un trentennio circa, dai Settanta a oggi, muovendo la carta di Roma lungo l’asse diacronico, segnando la topografia degli spazi e gli snodi cronologici rappresentati da alcuni eventi. Tagliare poi porzioni sincroniche di un altro spazio, interno alla poesia stessa: per cercare le allusioni, le relazioni tra oralità e scrittura, tra grafia e dizione nella superficie insonorizzata dello spazio tipografico, o nelle dichiarazioni dei poeti stessi. Mappa contesto e mappa in-testo: sei gli “ospiti” ascoltati, esemplari per la loro esperienza e testimoni per una tessitura prospettica dello sfondo: Francesco Muzzioli, Biancamaria Frabotta, Franco Cordelli, Simone Carella, Valerio Magrelli ed Elio Pagliarani. CONTESTO Luoghi nel luogo: a Roma, negli anni Sessanta, è la galleria d’arte lo spazio degli incontri e degli eventi: La Tartaruga di Plinio De Martiis, prima a via del Babuino, poi a Piazza del Popolo, che raccoglie tanto i giovani “popartisti” romani quanto scrittori, poeti, critici, collezionisti; o L’Attico, di Fabio Sargentini, con i primi assaggi di performance. L’intervento del gruppo neoavanguardista resta di fatto policentrico, “installato” ma allo stesso tempo mobile rispetto al contesto urbano, anche se la redazione di Quindici ha sede stabile a Roma. Di fatto, lungo i Sessanta non ci sono Festival né letture programmate di poesia, tranne quella, nel 1967, al Dioniso club di via Madonna dei Monti: una Free Poetry session dove intervengono Pagliarani, Amelia Rosselli, Patrizia Vicinelli, Valentino Zeichen, mentre sempre Roma dà spazio a due nuovi progetti di avanguardia: Nuova Consonanza con Aldo Clementi, Franco Evangelisti, Ennio Morricone, Antonello Neri e il loro progetto Mev (musica elettronica viva); il Gruppo Romano Free Jazz con Schiano, Melis, Schiaffini, Tonani e Pecori. La mappa urbana dei Settanta è puntellata da segnalazioni di teatri, teatrini, cantine: lì si trasferisce quella dimensione di progettazione e sperimentazione delle forme, alte o basse, di cultura urbana: teatri off, teatro-cabaret, teatro politico di Centocelle, teatro femminista a via della Stelletta, Dioniso club alla Suburra, la nuova programmazione al Beat 72, cantina di via Belli attiva già dal 1966. Ci sono momenti più favorevoli a un tipo di arte: il teatro, tra il 1965 e il 1980 è stata una «esplosione straordinaria», come dice Pagliarani, allora anche critico teatrale, prima per Quindici poi per Paese Sera, «un momento decisivo è stato l’arrivo del Living Theatre». 84 Il Living o il Teatr Laboratorium di Grotowsky, l’happening, inaugurato già alla fine dei Cinquanta da Kaprow: suggestioni che segnano la topografia e favoriscono l’attrazione della poesia nell’orbita del nuovo teatro d’avanguardia romano. “Anno zero della letteratura”, il 1970, rispetto al numero di opere pubblicate: già il decennio precedente si era chiuso, nel ‘69, con la fine di Quindici e il conseguente scioglimento della neoavanguardia. «A partire da questo decennio», spiega Muzzioli, «non è più possibile ricostruire la letteratura italiana. Inizia una sorta di divaricazione/isolamento degli autori: la poesia si restringe al poeta». Nel 1975 l’antologia, dal titolo significativo Il Pubblico della Poesia, a cura di Cordelli e Berardinelli, propone uno scenario da “deriva”: nessuna distinzione di generi o poetiche ma un’apertura illimitata e irrequieta alla versione più “testimoniale” della poesia. «È stata un gesto liberatorio, di crescita, nato dalla necessità di liberarsi dell’ipoteca ideologica della neoavanguardia, anche se io non ero antiavanguardista», racconta Cordelli. A suo modo una nuova e diffusa tendenza risponde all’onda crescente della contestazione: se da una parte “la poesia è di tutti” sembra essere lo slogan del momento, senza distinzione col pubblico, in un clima di diffusa “artisticità”, dall’altra, i poeti che emergono recuperano proprio il momento soggettivo, centrato su un io produttore di senso che corrode le proposte avanzate a suo tempo dai Novissimi. L’antologia, di cui i poeti “performeranno”, tre anni dopo, tutti i testi alla cantina del Beat 72, mette in chiaro il nuovo statuto di “pubblico” assunto dai lettori-ascoltatori, l’intercambiabilità di ruoli, mentre la poesia accetta di trascinare la forma del reading verso soluzioni sempre più dirette all’happening, ad una modalità dove il pubblico è sollecitato a farsi co-protagonista dell’evento poetico. Diversamente, alla galleria di Plinio De Martiis sono attivi i Laboratori di Poesia di Elio Pagliarani: una sua invenzione, con un seguito di “nuove leve” come Valerio Magrelli: «Si leggeva, si discuteva di “cose concrete” tipo i generi letterari», racconta Pagliarani, «come si è fatto una volta, fino a tardi, di epigrammi». Sempre Pagliarani è promotore, poi presidente, della Cooperativa Nazionale Scrittori, con Giuliani, Guglielmi, Malerba, Manganelli, Pedullà, Zavattini e altri. Una costola della Cooperativa è la casa editrice Area, diretta da Balestrini: un catalogo fitto di narrativa, saggistica politica, poesia: tra le pubblicazioni c’è anche la relazione parlamentare sulla mafia. Per iniziativa della Cooperativa si organizza un convegno a Orvieto nel 1976. «È un punto di svolta» spiega Muzzioli, «lì si portano le prime contestazioni fatte dal movimento dei cosiddetti “nuovi soggetti”, che poi sfocerà nella contestazione del ’77, con la sua divisone tra ala militarista e ala creativa»; “nuovi soggetti” fondamentalmente “politici” o sociali ma comunque raccolti e antologizzati, per esempio, nel ‘78, dalla casa editrice Savelli, col volume Dal Fondo, la Poesia dei Marginali: poesie di omosessuali, eroinomani, prostitute, carcerati, pazzi. «È stata la seconda tappa importante» racconta Magrelli, allora ventenne. «Era un grande convegno, una discussione molto frontale e rudimentale. Lì ho conosciuto per 85 esempio De Angelis, che veniva da Milano». Contro il Convegno maturano nuove modalità, ancora embrionali ma già tipiche del moto centrifugo del Movimento: «Fu l’ultimo atto di rilievo della neoavanguardia», racconta Cordelli. «Era il momento di massima gloria di Balestrini: aveva pubblicato La Violenza Illustrata e non si parlava d’altro. Noi andammo a questo convegno a “fare casino”, e lo facemmo, ma a livello di provocazione». Lo spazio più esplosivo della mappa romana del 1977 è la cantina del Beat ‘72, già da tredici anni luogo-chiave dell’avanguardia teatrale romana. Dall’incontro tra Cordelli e Carella, già attivo al teatro di via Belli dal 1972 con i lavori della Scuola Romana, nascono le famose “sedici serate” di poesia, poi raccontate nel libro-reportage di Cordelli Il Poeta Postumo, del 1978. Uno ogni sabato, i poeti dell’antologia del 1975 performano i testi tra un pubblico folto e curioso, anche critico, ma puntuale all’appuntamento con letture che ammiccano e cedono al teatro: di fatto, a Roma, la poesia alla ribalta è una novità. «L’idea delle serate al Beat non era di fare letture di poesia», racconta Cordelli, «ma di chiedere che i poeti esprimessero come volevano il loro mondo, attraverso una performance. Erano sedici sabati, sedici serate, sedici poeti come espressione di sé, corporale, gestuale. C’era una grande esplosione di soggettivismo, anche politica: il ’77 è stato anche questo. La mia idea era di portare questa misura a livello iperbolico: di far esplodere la soggettività dall’interno». La stessa impostazione manipolatoria, maiuetica spinge anche Carella a “dirigere” i poeti, o a lavorare direttamente sulla messa in scena dei testi: «Pensavo che il poeta fosse il nuovo drammaturgo», spiega Carella, «colui che ha la proprietà della lingua: attraverso il testo e il gesto poteva diventare protagonista dell’evento». Con Morte Funesta di Dario Bellezza, di fatto, non si pronuncia nemmeno una parola. Il testo, accompagnato dalla musica d’avanguardia di Antonello Neri, è proiettato su tutte le pareti: lo spettatore è invitato a ricostruirlo seguendo le lettere. Da I Delfini Saltano di Giuseppe Conte, sorta di favola fantascientifica, Carella tira fuori un fumetto, disegnato da Vincino e proiettato su diapositive, mentre alcuni doppiatori leggono il testo assieme al sottofondo, Sheherazade, di Rimsky-Korsakov. «Il pubblico? Andavano alle manifestazioni e scendevano giù al Beat a sentire i poeti», continua Carella. «Non era una semplice lettura ma una messa in scena. Mi interessava la presenza viva del poeta, spettacolare, per far arrivare la poesia». Di neo-soggettivismo o neo-orfismo si finirà per parlare, poi, per un’altra antologia, La Parola Innamorata del 1978, una raccolta di autori assolutamente diversi, autonomi. «In sé stessa non è importante», dice Muzzioli. «Ma lo è sintomaticamente, proprio perché testimonia di questa fase “neoromantica”, di ripresa del momento sentimentale, di invasamento di matrice platonica: la parola che si innamora del poeta, che viene a parlare per bocca sua». Sempre con la regia di Carella e Cordelli la mappa dello spazio teatral-poetico dirot- 86 ta, nel 1979, verso il lido di Ostia per il Primo Festival Internazionale dei Poeti, a Castel Porziano. Una tre giorni di poesia finita in prima pagina, anche e soprattutto per la rissa della prima sera e un pubblico di cinquemila persone scalpitante nell’attesa di una Patti Smith che non arriverà mai. È un disastro per i poeti italiani che vengono fischiati e si difendono come possono, anche provocando il pubblico, come fanno Bellezza o Viviani per esempio, mentre l’unico successo è riservato a star internazionali quali Ginsberg, Evtushenko o Amiri Baraka (LeRoi Jones). Il Festival è l’ultima fermata della corsa verso la spettacolarizzazione della poesia, con la decisa e reciproca opposizione pubblico-poeta. In molti, da subito, puntano il dito contro l’intenzione di spingere i poeti italiani a lanciarsi in pasto a un pubblico che reclama la sua parte di spettacolo sul palco. «Quella è un po’ la storia che si è inventato Andermann nel film», dice Carella. «Era fissato con l’idea “la nave dei poeti è affondata”, ma era la prima volta che avveniva un incontro di massa di quel tipo». «Mentre nel ‘77», spiega Cordelli, «ogni poeta faceva il suo spettacolo, lì doveva solo leggere. Poi, di fatto, Castel Porziano fu un vero happening perché il pubblico è diventato attore». «Rispetto a Castel Porziano», racconta Muzzioli, al tempo nel gruppo dei Quaderni di Critica, «avevo la sensazione della inconscia messa in scena del mito di Orfeo: il poeta che si fa sbranare dalle Baccanti. Fu l’acme del tentativo di portare la poesia verso il movimento». «Come osservatrice», racconta la Frabotta, «l’impressione fu di violazione, la sensazione che qualcosa fosse violato proprio nel rapporto che esiste tra pubblico e poeta». «Certo», dice Magrelli, «è stata anche una cosa molto spettacolare, ma mi dava fastidio che la poesia scomparisse per il gesto ad effetto, fagocitata dal teatro». Pagliarani, come Giuliani, dovrebbe leggere, ma quel giorno è inviato da Paese Sera a recensire una prima di teatro (“da una parte fu un bene, perché fu una serata disastrosa per gli italiani”). È invitato, comunque, per la sera successiva, ma si ritira quando l’organizzazione sta per cedere all’ipotesi di una “quota” di poeti imposti dal pubblico. Dal 1980 la realtà dei reading di poesia si accomoda su spazi decisamente più istituzionali o “borghesi”, mentre l’ibridazione con altri linguaggi assume la forma di pacifica convivenza. «Esce Il Nome della Rosa», spiega Muzzioli. «Quello è uno spartiacque molto chiaro. Entriamo nel Mercato Editoriale». «Abbiamo vissuto un “dodicennio nero”», racconta Cordelli. «Il primo paletto è il 1968, il secondo il 1980. Quando è uscito Il Nome della Rosa ho detto: “la letteratura è veramente morta”. Mi sembrava un libro “finto” e che aveva successo: allora era una infamia questa cosa, eravamo forse esagerati, ma quella fu la sensazione». Sempre per iniziativa di Carella e Cordelli proseguono i Festival di poesia: nel 1980 a piazza di Siena, dentro Villa Borghese, nel 1981 all’Università, con una tenzone poe- 87 tica tra Benigni e i poeti in ottava rima, una specie di jam session su temi proposti dal pubblico. Nel biennio ’84 -’85 al Parco dei Daini, a Villa Borghese. Nel 1985, l’ultima di questa serie, al Pincio. «Bisognava allargare il tipo di proposta», spiega Carella. Come accade con la undici giorni a Piazza di Siena, con teatro, musica indiana, astrofisica. Brodsky come Neil Armstrong, Margherita Hack o Ruffini, che porta al pubblico la registrazione del bip di una supernova. «Lì a piazza di Siena», racconta Muzzioli, «si entra già nelle manifestazioni dell’Estate Romana, ma c’era anche chi, come Spatola, presentava una sperimentazione di un certo tipo, con una fortissima dose di ironia». Spatola performa il suo classico aviation-aviateur, dove ripete le due parole imitando il rumore dell’aereo; Arrigo LoraTotino indossa una tuta nera e emette il suo bip-bip, secondo suggestioni futuriste. Lora-Totino viene bersagliato dal pubblico con delle bucce di cocomero. «Spatola e Lora-Totino», continua Muzzioli, «portavano una sperimentazione diversa ma il pubblico, anche in questa generazione “controculturale”, aveva ancora la vecchia idea di poesia di invasamento. Questo comportava difficoltà perché passassero anche sperimentazioni autoironiche». Con gli anni Novanta la mappa degli spazi poetici scantona di nuovo verso il litorale romano: nella cornice, stavolta suggestiva e scenografica del teatro di Ostia antica, riprendono vita, a tratti, i Festival organizzati da Carella. Dal 1994, con un ritorno a reading o edizioni-revival decisamente “raffreddate”, come quella Da Castel Porziano 1979 a Ostia 1999. Nel 1992 un tentativo diverso di performare la poesia è il reading al Museo laboratorio di arte contemporanea alla Sapienza, presentato da Pagliarani e riproposto alla Festa nazionale dell’Unità di Reggio Emilia, che ha finito per costituire il punto di partenza per il futuro laboratorio di nuove scritture Ricercare. Promotori e protagonisti sono i poeti del Gruppo ‘93, nato nel 1989 dal confronto con l’eredità della neoavanguardia e teso verso la contemporaneità “per inserirsi nei suoi punti di crisi” (Ottonieri). Nel corso della lettura vengono esposte alcune installazioni interattive a cura della videorivista Videor e dello spazio Audiobox di Rai-Radiouno (Audiopoesia), mentre Lorenzo Durante invia, per fax, la Sestina Fugata per Facsimile, le cui ottanta pagine sono esposte alla parete man mano che arrivano. L’Anello Che Non Tiene è l’antologia-catalogo nata dall’evento, con la presenza di autori quali Lello Voce, Giuseppe Caliceti, Giuliano Mesa, Marco Berisso, Mariano Baino, Paolo Gentiluomo. Sarà dal 1997 che, su ideazione di Franca Rovigatti e, dall’anno successivo con Nanni Balestrini e Luigi Cinque, si inaugurerà lo spazio poetico, policentrico di romapoesia: prima edizione al Campidoglio, poi dislocato tra gli ambienti dell’archeologia industriale urbana: l’Ex Mattatoio di Testaccio o il Teatro India, lungo l’Ostiense del gasomentro. Una fitta sezione internazionale con “latinoamericapoesia”, “africapoesia”, 88 “indiapoesia” e l’avvio di nuovi percorsi incrociati e ibridazioni di poesia con arti visive, rave, musica, nuove tecnologie, come il Rave Apocalisse o, nel 1999, Hypertext Ulysses: opera etnotecnica, operapoesia di Luigi Cinque, con testi di vari autori e performer tra i quali Rosaria Lo Russo. La poesia è un’interminabile Apocalisse. O non è. (Nanni Balestrini). IN-TESTO “Notavo strani addensamenti nella ritmicità del mio pensiero, strani arresti, strane coagulazioni e cambi di tempi, strani intervalli di riposo o assenza di azione; nuove fusioni sonore e ideali secondo il cambiare del tempo pratico...” (Amelia Rosselli, “Spazi Metrici”) C’è uno spazio (anche questo in movimento metamorfico), più interno alla poesia: bianco, afono, tipografico, dove le parole ingaggiano la loro sfida o corteggiamento alla origine sonora e dialogica della lingua, al ritmo di una musica interna, tonale o meno. Spazio dove le parole inscenano la loro possibile attualizzazione nell’evento concreto, nella presenza della parola. Parola che già costruisce e pensa se stessa come segno che sta per essere detto (che sta per diventare rantolo, respiro, fonazione, suono); che immagina una sua èkstasis, una fuoriuscita da sé, della grafia, per alleggerirsi, per verificare la tenuta della pronuncia, per incantare, per inscenare, per raccontare. Per continuare a parlare sotto altre forme di contatto: udito versus vista, presenza versus assenza, evanescenza del suono versus stabilità del testo. È il rapporto, in quello spazio specifico, tra oralità e scrittura, in un’epoca e civiltà aurali, dove i nuovi media oralizzanti, sonori - radio, tv, o web - convivono con una alfabetizzazione e produzione ancora (ma per quanto?) essenzialmente tipografica. Oralità come fantasma che ritorna nel testo, insopprimibile garanzia di vitalità. Oralità come struttura stessa, a monte - genetica - che direziona le voci nel testo. Un rifugiato politico in rete, si definisce ironicamente Francesco Muzzioli, da anni attento alle strade possibili per la poesia di ricerca: «Sì, perché nel momento in cui l’editoria non accoglie la poesia, bisogna cercare altri canali». «Ho la sensazione», chiarisce, «che la poesia sia tornata all’oralità, anche quando è scritta». Qualcosa di diverso sembra venire col nuovo millennio: la struttura della Rete - ibrido di immagine, testo e suono - prospetta ampi margini di sperimentazione, come mostra l’antologia di poeti di ricerca in Rete che Muzzioli ha curato, o la webzine [email protected]. «Oggi Internet si offre come strumento obbligato alla poesia. In questa fase la novità è rappresentata dal sonoro: il poeta sa che il suo testo non vivrà che nella lettura che ne farà. Il vero problema è la separatezza di questa ricerche». Una sonorità inedita, contaminata dall’elettronica o totalmente orale come il rap puro, il free style: forme 89 vocali, formulaiche. «Questa modalità», continua Muzzioli, «dovrebbe condurre a una reimpostazione degli studi di metrica che non si sono mai occupati dell’aspetto ritmico, “quantitativo” della sillaba». Tutti segnali del fatto che la poesia, pur di non morire nel silenzio della stretta editoriale, si trasferisce altrove, con ogni mezzo. “Quando sono sul palcoscenico”, scriveva anni fa Biancamaria Frabotta, dopo Castel Porziano, “esposta alle luci e agli sguardi, la parola poetica mi viene meno, sbiadisce, si annulla. E non per timidezza, perché ben altra protervia posso esibire in un pubblico dibattito”, prendendo così le distanze dall’eccessiva gestualizzazione della parola poetica, da alcune forme “estreme” di performance. «Il problema», chiarisce la Frabotta, «è che la poesia cerca delle vie un po’ misteriose di comunicazione: se la si esteriorizza totalmente nel gesto teatrale diventa un’appendice di quel gesto». Una fitta esperienza di letture o di lavori alla radio, reading meno ufficiali, improvvisati in privato. «La poesia», continua, «non necessariamente prevede il momento teatrale, mentre invece prevede la musica, perché la poesia è già ritmo: non musicalità, ma ritmo vitale, sostanziale». La genesi del testo, l’innesco, per la Frabotta, è comunque visivo, pittorico: «La poesia», afferma, «per quanto mi riguarda, nasce per immagine, ed è un’immagine che viene da sola. Il problema è accoglierla. La prima immagine è il fuoco della poesia». Inizia a leggere i suoi testi in un gruppo all’Università, poi c’è l’incontro col movimento femminista, ma le due esperienze restano per un certo tempo separate, fino all’approdo dell’antologia del 1977, Donne e Poesia. Schierata oggi dalla parte del libro, del mondo della cellulosa, la Frabotta si interroga sulla possibilità, in una modalità pluridirezionale di accesso al sapere, di creare e trasmettere un classico: un testo che continui a parlare nel tempo. Come un incantatore/ di serpenti incantato/ mi ipnotizza la lingua/ del suono che si srotola/ mentre i denti di ferro,/ il rosario di uncini,/ strappano questa carne/ da scortico, e sbranato/ sta il cuore di chi ascolta. Valerio Magrelli ha esordito leggendo, giovanissimo, quei testi che cinque anni dopo sono confluiti nella prima raccolta, Ora Serrata Retinae uscita per Feltrinelli nel 1980. «Il giugno 1975», racconta, «quella per me è stata la data di passaggio». Si tratta di una tre giorni di letture alla galleria La Tartaruga, i primi due riservati ai poeti nazionali e il terzo una specie di “corrida”, a intervento libero: «Ho cominciato leggendo». Partecipa ai laboratori di Pagliarani mentre, nell’arco di un ventennio, legge un po’ dappertutto in Italia e all’estero, collaborando più tardi anche con musicisti come Ceccarelli o Baggiani. I testi, sempre così calibrati, argomentativi, bene adatti allo spazio tipografico, nascondono accenni alla natura sonora della lingua, al suo ticchettìo, così che la grafia viene manomessa o provocata dall’interno, lucidamente: venivo avanti con le ruote bloccate/ le vertebre contratte/ le parole-trattino/ e dal mio sforzo veniva/ un calore e un colore/ e un odore di carne strinata:/ scintille, una piog- 90 gia di lingue/ focaie nella notte./ Ah vagoni frenati, ah parole-trattino/ io fricativo, ritratto dell’attrito. «In effetti», chiarisce, «nella prima raccolta c’è un approccio più “visivo”, mentre in Esercizi di Tiptologia, sicuramente più “sonoro”». C’è poi l’ascolto di altre lingue nel lavoro di traduzione praticato, tra l’altro, all’interno della Collana Trilingue che ha diretto per l’Einaudi. Scrittura come mezzo di trasporto da altre lingue o come traccia per altre scritture: poesia che legge altri testi, li attraversa e li “riscrive”, come nell’ultima raccolta, Didascalie per la Lettura di un Giornale. Aldilà di questi percorsi incrociati interni al mondo chirografico, è possibile tracciare la “segnaletica” di una scrittura poetica che continuamente osserva se stessa e la propria lingua: perché una voce invecchia/ anche nel suono sta l’osso del tempo/ anche nel fiato. Soffiavo e c’era/ dentro un’eco che precedeva la pronuncia... Come in uno specchio dove ad essere doppia, allusa, riflessa, è l’immagine sonora che la lingua poetica scritta si fa della lingua. Se non per tracce o cenni o tappe si può dare conto del rapporto, nella poesia di Pagliarani, tra testo scritto, reading, trasposizione teatrale, o musicale; tra scrittura e oralità: l’aspetto della pluri-vocalità assume i caratteri di elemento generativo, fondante, sin dall’impostazione grafica dei testi. «Ho dei ricordi bellissimi», racconta. «Uno dei primi è proprio lì alla Suburra», al Dioniso club, nel 1967, insieme alla Rosselli. Un’altra tappa è negli anni Ottanta, all’interno delle iniziative promosse da Simone Carella a Villa Borghese: «C’era moltissima gente, qualche anno dopo Castel Porziano. È stata una lettura pazzesca, ricordo ho letto una variante de La Merce Esclusa». Il testo ha tre o quattro varianti: una è quella del “conigliopollo”, un’altra quella di “Andreotti accompagnato da cinquemila cestini da viaggio”. Quella sera legge la variante dell’“attentato a Reagan”. L’uso della variante è legato ad un rapporto diverso con l’idea di unicità e di fissità dell’originale andato in stampa. Il testo “ufficiale” di Pagliarani si riserva ampi spazi di manovra per una possibile esecuzione: resta mobile, recupera quelle fluidità e potenzialità del discorso orale, lasciandosi “manomettere” in vista del contesto specifico di lettura. «Ho fatto letture molto belle», racconta Pagliarani. «Per esempio negli anni Novanta, a Ostia antica», mentre proprio in quegli anni si segnalano i lavori con artisti d’avanguardia come Aldo Clementi, che musica il finale de La Ballata di Rudi o con Massimo e Gabriele Coen, al Classico, per la Prima Giornata Mondiale della Poesia, mentre la collaborazione musicale più recente, è con Massimiliano Sacchi (visto anche in romapoesia con i Ringe Ringe Raia), sempre per la Ballata. 91 «Col teatro ho fatto quattro o cinque spettacoli: tutti erano miei testi teatralizzati», racconta Pagliarani. «Io non ho toccato niente: il lavoro l’hanno fatto il regista e gli attori». «La prima cosa», continua, «è all’interno di Palermo Uno: il Gruppo ’63 organizzò due serate di teatro; la prima a Roma, organizzata dai “romani”, la seconda a Bologna dai “bolognesi”». A Roma il lavoro è su tre contesti: uno di Giordano Falzoni, uno di Pagliarani, dalla Lezione di Fisica e il terzo da Povera Juliet di Giuliani. «Fu uno spettacolo bellissimo», racconta, «con un ritmo lentissimo per il testo di Falzoni, un allegro per il mio pezzo e un fortissimo per quello di Giuliani». «Poi», continua Pagliarani, «nel 1965 uno spettacolo diretto da Toti Scialoja. Anche quello molto bello. Prendemmo in affitto il Parioli per quattro o cinque sere. Erano vari testi. Il brano di Balestrini erano le sole didascalie del Gabbiano di Cechov. Il mio, era la prima versione de La Merce Esclusa e mentre l’attore leggeva si vedeva un interno di supermarket con delle donne che guardavano e frugavano tra i vestiti». Nel 1967 è la volta del Fecaloro al Dioniso club, diretto da Gian Carlo Celli, con Simone Carella aiuto regista: una specie di gioco-battaglia navale, con la scena allestita come la scacchiera di una dama, fatta di sole corde. Successivamente lo portano a Spoleto, nello spazio “non ufficiale” del Festival, attirando l’attenzione e l’elogio di Jerzy Grotowsky. Venti anni dopo Simone Carella lo ripropone in una nuova edizione a Roma, in Prati, in un teatro allestito ad hoc per l’Estate Romana, tra viale Mazzini e viale Angelico. «Era una serata pazzesca di pioggia», racconta Pagliarani. «Dopo un po’ andai via, quindi questo spettacolo non l’ho mai visto dall’inizio alla fine». Nel 1984 è la volta del Faust di Copenaghen, mentre è ancora Carella a mettere in scena il testo - uscito nel 1987, edizioni In Corpo 10 - de La Bella Addormentata nel Bosco. La poesia di Elio Pagliarani sta dalla parte del parlato, del recitato, della lingua, o meglio delle lingue: alla lettura, i ritmi sono scanditi col braccio, in un solfeggio drammatizzato, accelerato o bloccato sugli a-capo. È un urto, un dialogo di registri, socioletti, linguaggi settoriali e momenti lirici, controcanti popolari. La stessa impostazione grafica dei versi non è che una didascalia, una indicazione ben precisa della scansione della lettura. Le pagine “orizzontalizzate” mettono sottosopra l’oggetto-libro per guidare il lettore nello “spartito” secondo il tempi specifici di lettura. Anche la metrica, quindi, salta o si allunga per rifare il verso a, per scaricare e ricaricare, spostandole, le parole. Ogni verso deve poter essere attuabile e se si fa troppo cantabile non è che per citazione di codice: allusione a uno dei toni della lingua: (Però guarda come al lamento il verso si fa compiacente, niente è più facile di questo ma io lo spezzo). indice indice Alfredo Giuliani La poesia corre col tempo, a volte lo anticipa e si ferme un momento per ascoltarsi Premessa Gianni Borgna Raffaele De Lio Maria Ida Gaeta 2a di copertina 3 4 5 Franca Rovigatti, Un passato presente Nanni Balestrini, Apocalisse 7 11 romapoesia 2001 Tommaso Ottonieri, Voci nuove da Roma Luigi Cinque, L’identità selvaggia Lello Voce, Nostalgia del futuro Poetry Slam giapponepoesia Enzo Minarelli, La voce e il corpo Andrea Raos, La voce e la parola 12 14 16 18 20 22 23 L’ARCHIVIO romapoesia 2000 Daniela Rossi, La voce-musica, omaggio a Demetrio Stratos Daniela Rossi, Donne fra poesia e rap Anna Scannavini, Nuyorican Café Marco Boccitto, Rave - La notte della poesia - Poesia da ballare L’ombelico del mondo Antonella Gemignani, indiapoesia, il canto errante 26 28 29 30 31 31 32 romapoesia 1999 Luigi Cinque, Hypertext Ulysses, file 1.6, la musica dei narrari e delle lingue Poesia del mondo Laboratorio Apocalisse Teatro italiano di poesia Daniela Rossi e Alessandra Berardi, Ragazze, non fate versi! Carlo Bordini, Ma($)sacro Marco Palladini, Kerouac road & oltre Maria Antonietta Saracino, africapoesia, la parola cantata 34 36 38 40 42 42 43 44 romapoesia 1998 Musica e poesia del Maghreb Casual Sex Sequenza orante, Jedes Wort als Klang, Poésie Action Poesia & musica Operapoesia Rave di poesia Martha Canfield, latinoamerica poesia, la nuova poesia dalle Ande al Caribe 46 48 49 49 49 50 51 52 romapoesia 1997 54 I POETI 60 UNO SGUARDO ALL’INDIETRO Sara Ventroni, Roma in poesia. Letture dagli anni Settanta 83 93 indice 94 romapoesia 2001 Comune di Roma Sindaco Walter Veltroni Assessorato alle Politiche Culturali Assessore Gianni Borgna Dipartimento Politiche Culturali Direttore Giovanna Marinelli Ufficio Spettacolo Raffaele De Lio / Responsabile Settore Tecnico Maria Carla Mancinelli Enrico Mastrangeli Roberta Arati Maria Cavolata Settore Amministrativo Tommaso Angelini Rina Mammoli Eliana Montuori Maria Concetta Capomolla Settore Contabilità Floriana Colomba Nilde Fanti Settore Comunicazione Stefania Esther La Sala Paola Piovelli Marina Pallotta Silvia Rossi Progetto a cura di Raffaele De Lio Un particolare ringraziamento va al Dott. Antonio Calicchia romapoesia a cura di Nanni Balestrini Luigi Cinque Lello Voce Per giapponepoesia Ufficio Convegni Mostre Conferenze Casa delle Letterature Maria Ida Gaeta / Responsabile Organizzazione Laura Boari Miriam Caredda Giovanna Merli Furio Terra Abrami consulenza artistica Tommaso Ottonieri consulenza per giapponepoesia Enzo Minarelli e Andrea Raos organizzazione generale Anna Paola Bonanni collaborazione organizzativa Lorenzo Mazzoni Marina Saraceno direzione tecnica STEP ufficio stampa Marina Nocilla Fabrizio Tomasello grafica e segni Cecilia Valli Aldo Di Domenico Si ringrazia il Teatro di Roma, l’Ambasciata del Brasile a Roma, L’Istituto Italiano di Cultura di Tokyo, Shicho-Sha Edizioni, Stanze Aperte - Parma Poesia, Ventabren Art Contemporaine, VARIG 95 romapoesia 1997 - 2001 I festival di romapoesia, che dal 1999 godono del patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, sono potuti crescere grazie al sostegno, alla collaborazione e alla sinergia con istituzioni, enti ed organismi pubblici e privati, italiani e stranieri: Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali Ministero degli Affari Esteri, D. G. P. C. C. Unione Europea UNESCO Istituto Internazionale per l’Opera e la Poesia British Council Goethe-Institut Rom Goethe-Institut Milan Pro Helvetia - Fondazione Svizzera per la Cultura, Milano Ambasciata del Brasile a Roma Ambasciata del Canada a Roma Ambasciata di Francia a Roma Ambasciata del Portogallo a Roma Ambasciata degli Stati Uniti d’America a Roma Accademia d’Ungheria Keats and Shelley Memorial House Istituto Italo-Latinoamericano Centro Studi Americani Istituto Svizzero di Roma Accademia Tedesca Accademia di Francia Accademia d’Egitto Academia Belgica Teatro di Roma Casa delle Letterature Sistema Biblioteche Centri Culturali Istituto Italiano di Cultura di Tokyo Nederlands Literair Produktieen Vertalingenfonds Città di Palermo - Aryadeva Off Med MRF Progetti Festival Val-de-Marne Frankfurt Literaturhaus Magyar Muheli Stanze Aperte - Parma Poesia Ventabren Art Contemporaine Casa dei Diritti Sociali Cineteca Azzurro Scipioni Casa Editrice Bompiani La Tartaruga Edizioni Shicho-Sha Edizioni Raidue Rai Educational Raisatzoom TvZone Radio Città Futura Caltanet Radio Dimensione Suono Roma Caffè Latino Farmindustria VARIG Libreria del Testaccio ODRADEK “la libreria” i collaboratori organizzazione generale Anna Paola Bonanni logistica Luigi Piccirilli riprese internet Lacab comunicazione consulenza artistica e letteraria Marco Boccitto, Antonella Gemignani, Enzo Minarelli, Tommaso Ottonieri, Andrea Raos, Daniela Rossi, Maria Antonietta Saracino, Anna Scannavini collaborazione organizzativa Nanda Grazioli, Lorenzo Mazzoni, Livia Sacchetti, Marina Saraceno, Lucilla Zanazzi rapporti con l'editoria Patrizia Ottolini traduzioni Mary Archer, Maria Teresa Carbone, Rita Castigli, Laura Coltelli, Daniela Daniele, Riccardo Duranti, Dina Fachin, Antonella Gemignani, Luca Guerneri, Eva Kampmann, Rosaria Lo Russo, Anna Maria Mazziotti, Janet Mente, Paola Maria Minucci, Liliane Palombo, Michael Radford, Franca Rovigatti, Maria Antonietta Saracino, Reinhard Sauer, Anna Scannavini, Andrea Sirotti, Paola Splendore, Gyösö Szábo produzione esecutiva Isabella Valoriani segreteria organizzativa Maria Stella Crea Elisabetta Mancini progetto allestimento Sergio Tramonti, Tiziano Fario, Roberto Malfatto coordinamento tecnico Francesco Montanaro direzione tecnica STEP relazioni esterne Piero Grazioli ufficio stampa Anna Elena Averardi, L’Agenzia, Francesca Limana, Marina Nocilla & Fabrizio Tomasello fotografie e video Astolfo Leti Messina Marco Garzia regie video Sergio Spina consulenza viaggi Enrico Moraggi Patrizia Ramarini progetto grafico e illustrazioni Aldo Di Domenico e Cecilia Valli sito internet Gian Paolo Renello consulenza per la stampa Maurizio Eusebio si ringraziano: Associazione Sidi Mimoum di Casablanca, Massimo Bacigalupo, Antonio Baldassarre, Pietro Bevilacqua, Claudio Botosso, Manuela Corti, Paola De Angelis, Henry Deluy, Alberto Di Mauro, Stelio Fiorenza, Renato Fontana, Maria Gazzetti, Institute of Dubbology, Stefano Li Colli, Mario Maffi, Ponderosa Music, Renessaince One, Luciano Ricci, Gabriella Sanna, Carla Sassi, Giacomo Spaghetti, Shashi Tiwari catalogo a cura di tommaso ottonieri e franca rovigatti redazione anna paola bonanni claudio mapelli lorenzo mazzoni marina saraceno foto di astolfo leti messina la la la la foto foto foto foto di mariano baino è di luciano ferrara di marco berisso è di cristiana bacetti di marco palladini è di bruna ginammi grande di julien blaine (p. 48) è di serge assier grafica e segni cecilia valli aldo di domenico stampa a cura de Il Centro Cromografico Roma ritrovare il corpo perduto della poesia la sua voce, che sa cantare braccia e gambe, che camminano danzando il fegato per il coraggio il cuore per dare il ritmo