Kommission für Konjunkturfragen Commission pour les questions conjoncturelles Commissione per i problemi congiunturali Documentazione stampa Rapporto annuale 2007 della Commissione per i problemi congiunturali Nel suo ultimo rapporto annuale, la Commissione per i problemi congiunturali ha realizzato un’esauriente retrospettiva sullo sviluppo congiunturale, sull’evoluzione della teoria della congiuntura e sulla politica congiunturale durante gli ultimi decenni. La relazione è completata da un istoriato della Commissione dagli anni di fondazione ai giorni nostri. Il mandato legale della Commissione prevede che il presente rapporto contenga anche una valutazione della situazione economica e delle prospettive future. Con quest’ultimo rapporto annuale la Commissione spera altresí di aver fornito un contributo alla storia economica della Svizzera degli ultimi decenni. Situazione economica e prospettive Le turbolenze nel mercato finanziario internazionale originate dalla crisi del mercato immobiliare USA hanno pesato sulla prospettiva congiunturale fino a metà 2007. Indubbiamente le conseguenze di queste tensioni del mercato finanziario sull’economia reale sono state limitate grazie all’intervento tempestivo e deciso delle banche centrali di tutto il mondo. Tuttavia, i rischi per la congiuntura mondiale sono aumentati con l’evolvere degli interventi correttivi sul mercato immobiliare USA. In particolare negli USA, le prospettive di crescita per il futuro andamento economico sono contenute, ora che la crisi del mercato dei mutui ipotecari con scarsa solvibilità (“subprime mortgage market”) si è estesa anche ad altri segmenti del mercato finanziario. Nelle altre regioni del mondo invece le prospettive per l’anno prossimo rimangono favorevoli, nonostante l’aumentata incertezza. I dati congiunturali sulla Svizzera suggeriscono che l’attività economica continua ad essere dinamica. Fino alla fine dell’anno i tassi di crescita diminuiranno gradualmente e si registrerà un aumento complessivo del PIL del 2,8% per il 2007. Per il 2008 si prevede un tasso di crescita tra l’1,5 e il 2% e il tasso di disoccupazione rimarrà a livelli contenuti. Storia della Commissione per i problemi congiunturali e della politica congiunturale della Svizzera Il primo capitolo dell’ultimo rapporto annuale della Commissione per i problemi congiunturali è dedicato alla nascita e all’attività della Commissione nei suoi 75 anni di esistenza. Si è parlato della sua concezione dominante di politica economica e si è descritto l’andamento congiunturale dagli anni sessanta. In questa direzione verranno descritti e valutati in capitoli separati gli sforzi nei settori politici determinanti per la congiuntura, come la politica fiscale e monetaria. Viene infine presentata un’analisi dello sviluppo della teoria della congiuntura. Storia della Commissione per i problemi congiunturali La Commissione per i problemi congiunturali è nata durante la grande depressione, nel 1932, come “Commissione per l’osservazione della congiuntura” e può essere considerata figlia del suo tempo. Nel 1965 è stata ribattezzata “Commissione per i problemi congiunturali” (CPC) e nel 1980 è stata elevata al rango di commissione federale. Sin dall’inizio aveva due compiti: l’osservazione della congiuntura e la consulenza di politica economica, che nel corso del tempo ha preso il sopravvento. -2- Nel corso dei suoi 75 anni di esistenza, la Commissione per i problemi congiunturali ha sottoposto all’attenzione del Consiglio federale e dei cittadini numerosi rapporti e pareri. I più importanti sono stati pubblicati sulla rivista “Die Volkswirtschaft/La Vie économique” come comunicati della Commissione. Il presente rapporto annuale è il n. 386 e sarà l’ultimo di questi comunicati. Nel rapporto si può vedere come la concezione di politica economica della Commissione sia cambiata nel corso del tempo. A tal riguardo si possono identificare tre fasi che non presentano confini netti e che si intersecano fra loro. Innanzitutto, durante la crisi economica mondiale, la Commissione occupava una posizione corporativistica. In questa fase era particolarmente importante che il prezzo fosse stabilito “correttamente”. Successivamente, verso la fine della Seconda guerra mondiale, la Commissione ha assunto una posizione keynesiana. Al centro del dibattito vi era la stabilizzazione della domanda aggregata. Alla fine degli anni novanta si è conclusa anche questa fase, e i problemi che doveva affrontare la Commissione erano più che altro strutturali, anche se non è stata assunta una posizione eccessivamente orientata all’offerta. Lo sviluppo congiunturale in Svizzera dall’alta congiuntura degli anni sessanta fino ad oggi Partendo da un’analisi dello sviluppo economico complessivo degli ultimi 40 anni, emergono chiari segnali del carattere prevalentemente “endogeno” delle fluttuazioni nella crescita. Gli shock esogeni, come i due shock petroliferi degli anni settanta e ottanta, o la crisi monetaria e finanziaria nel Sudest asiatico del 1997/1998, possono effettivamente provocare o rafforzare una fluttuazione, ma da soli non bastano a spiegare le fluttuazioni nella crescita dell’economia globale. La politica congiunturale della Svizzera dagli anni sessanta I due grandi settori politici responsabili del controllo dell’andamento congiunturale verranno affrontati in un capitolo separato. Viene sottolineato il mutamento significativo registrato in questi settori politici dagli anni sessanta e in che misura si è riusciti a tener conto delle esigenze che erano state poste. Politica finanziaria: a partire dagli anni sessanta si è cercato innanzitutto di armonizzare lo sviluppo economico, con l’aiuto della politica statale in materia di entrate e uscite, e in particolare di appiattire i cicli congiunturali. Nella pratica tuttavia questa politica finanziaria anticiclica si è rivelata insostenibile. Come mostra il rapporto, questa politica ha portato ad un aumento vertiginoso del debito pubblico. Durante la recessione si è raggiunto facilmente il consenso degli attori politici sul deficit, ma non sulle eccedenze durante l’alta congiuntura. Secondariamente, i ritardi decisionali ed esecutivi hanno provocato un effetto prociclico di quelle che sarebbero dovute essere misure anticicliche. Queste esperienze hanno portato a fissare obiettivi più modesti e così non si mirava più ad una stabilizzazione attiva, ma si voleva che il sistema avesse un parziale effetto stabilizzante automatico. Politica monetaria: anche la politica monetaria della Svizzera ha attraversato fasi alterne a partire dal 1960. La svolta principale è avvenuta indubbiamente nel 1973, con la transizione dai tassi di cambio fissi a quelli variabili. Negli anni sessanta, la politica monetaria svizzera è stata caratterizzata dall’obbligo del rispetto della parità con il franco. Solo l’eliminazione di questo obbligo ha offerto alla Banca Nazionale Svizzera la possibilità di seguire una politica monetaria autonoma, orientata alla stabilità dei prezzi. Dal 1973 alla fine del 1999, la Banca Nazionale Svizzera ha perseguito una “politica monetaria restrittiva”, orientata al controllo degli aggregati monetari. All’inizio del 2000 è infine avvenuto il passaggio all’attuale concetto di politica monetaria, che si orienta sulle previsioni d’inflazione e di stabilità dei prezzi. Dal rapporto emerge che questo sviluppo ha portato a cambiamenti di regime valutario e di strategia di politica monetaria fortemente influenzati dal mutato ambiente economico e monetario, e anche dall’opinione prevalente sui meccanismi di funzionamento e sulle possibilità della politica monetaria. A tale proposito, la Commissione ritiene che la Banca Nazionale Svizzera abbia svolto un ruolo attivo ed essenziale nel dibattito economico sui concetti di politica monetaria e sulla loro evoluzione. Sviluppo della teoria congiunturale La Commissione ha dedicato un intero capitolo allo sviluppo della teoria congiunturale nel corso degli ultimi 75 anni. Vengono riportate le diverse interpretazioni dei fenomeni congiunturali durante -3- la grande crisi degli anni trenta e viene illustrato il successo della rivoluzione keynesiana. Quest’ultima, congiuntamente alla teoria neoclassica del coordinamento del mercato guidato dai prezzi, è sfociata nella sintesi neoclassica che ha successivamente messo in crisi il “monetarismo”. L’attacco monetaristico al modello di consenso keynesiano degli anni sessanta e all’ottimismo del fine tuning delle politiche di stabilizzazione della sintesi neoclassica erano solo il primo passo di un cambiamento più radicale delle basi metodologiche della teoria della congiuntura che ha portato alla teoria della congiuntura neo-classica. Concetti di politica economica della commissione Come già rilevato inizialmente, secondo la Commissione per i problemi congiunturali occorre distinguere tre fasi: corporativistica, keynesiana e post-keynesiana. Il fatto che la Commissione abbia attraversato queste fasi dipende da un lato dallo sviluppo della teoria della congiuntura e dall’altro dallo sviluppo economico. Così ad esempio, per il passaggio dalla fase keynesiana a quella post-keynesiana è stata decisiva l’idea che non si potesse superare il problema di crescita della Svizzera con una politica orientata alla domanda, convinzione che si è gradualmente consolidata nella Commissione negli anni novanta. Questa svolta diventa evidente anche perché negli anni novanta si è cercato ancora di agire sullo sviluppo economico con due programmi congiunturali, mentre il pacchetto di crescita del Consiglio federale previsto nel 2004 ha rinunciato completamente a tali misure e si è schierato totalmente dal lato dell’offerta. Ciò non significa necessariamente che la politica finanziaria e monetaria non possono avere effetti dal lato della domanda e che di conseguenza non influenzano lo sviluppo economico. Da una parte rimane indiscusso l’effetto positivo di stabilizzatore automatico, e dall’altra la politica monetaria eccessivamente restrittiva del 1994 ha contribuito ad un prolungamento della recessione e quindi anche ad una maggiore disoccupazione. Tutto ciò fa supporre che nella situazione attuale della Svizzera effettivamente non si possa trascurare il lato della domanda, nella quale riveste un ruolo particolare la politica monetaria, ma occorre mettere l’accento sulle misure dal lato dell’offerta che emanano dal governo. Ancor più che negli anni sessanta e settanta, dominati dal pensiero keynesiano, oggi il pensiero corporativistico sembra essere diventato obsoleto, anche se ha caratterizzato la prima fase dell’esistenza della Commissione. Le proposte di politica economica formulate un tempo, oggi non verrebbero più considerate seriamente. A tale proposito bisognerebbe generalmente evitare di respingere gli accenni corporativistici che cercano di coinvolgere tutti gli interessati nelle decisioni politiche. Per concludere, anche la Commissione per i problemi congiunturali costituiva un’istituzione corporativistica nella quale erano rappresentati interessi contrapposti. *** Nell’ambito di una verifica di tutte le commissioni extraparlamentari di consultazione, l’anno scorso il Consiglio federale ha deciso di eliminare anche la Commissione per i problemi congiunturali, che era nata nel 1932 come commissione per l’osservazione della congiuntura. Con l’abolizione della Commissione non esiste piú in Svizzera un organo paritetico che possa prendere posizione su questioni fondamentali di politica economica. Si vedrà in che misura una simile lacuna potrà essere in futuro colmata da altre istituzioni. Berna, 10 dicembre 2007 Informazioni: Prof. Gebhard Kirchgässner, presidente della CPC, tel.: 071 / 224 23 47; E-Mail: [email protected] Prof. Claude Jeanrenaud, membro della CPC, tel.: 032 / 718 14 05 ; E-Mail: [email protected] Rapporto annuale: www.kfk.admin.ch Temi speciali: www.kfk.admin.ch -4- Rapporto annuale da ritirare presso la segreteria della Commissione per i problemi congiounturali (in versione cartacea): allegato a "Die Volkswirtschaft", n. 12/2007 Segreteria: Segreteria di Stato dell’economia, SECO, Effingerstrasse 1, 3003 Berna, Tel.: 031 322 62 72, Fax: 031 323 50 01.