Al “Quercia” i ragazzi mettono in scena Moliere di Pasquale Delle Curti Applausi scroscianti hanno salutato la bella performance dei ragazzi del Laboratorio di teatro moderno del liceo scientifico-classico “Federico Quercia” di Marcianise. Giovedì sera, nell’auditorium della scuola diretta dal dirigente scolastico Diamante Marotta, c’è stato l’atto conclusivo di un percorso di ricerca e di messa in scena curato con passione e grande professionalità dai professori Francesco Caso e Maria Delle Curti. Dopo aver rappresentato testi di indubbio valore e di notevole complessità di Annibale Ruccello e Luigi Pirandello, quest’anno il laboratorio teatrale si è misurato con uno dei testi più famosi di Moliere, “L’avaro”. Strordinario genio creativo della Francia secentesca, Moliere ha rappresento la società del suo tempo senza veli, mettendone a nudo vizi e virtù, strappando quella maschera di perbenismo, di falsi valori che, da sempre, le era stata cucita addosso dalla tradizione. Padre del realismo e dell’ironia, ha inteso il teatro come strumento comunicativo in grado di veicolare messaggi importanti dietro frasi o comportamenti apparentemente ridicoli o insignificanti. “L’avaro” è Arpagone, un ricco e vecchio parigino, odiato da tutti per la sua spilorceria e perché presta soldi ad usura. Questo usuraio ha due figli, Cleante ed Elisa: entrambi amano, riamati, Marianna e Valerio, ma non possono confidare i propri sentimenti al padre, il quale non sente ragione, da quel mostro di calcolo e di egoismo qual è. Arpagone, infatti, ha già in mente di far sposare il figlio con una ricca vedova e la figlia con un facoltoso anziano vedovo, che non vuole la dote. Per sé, invece, ha messo gli occhi sulla povera Marianna, che vuole sposare ad ogni costo. Da qui tutta una serie di sotterfugi e di stratagemmi da parte dei due giovani, oppressi e angustiati da questa dispotica volontà paterna, che tutto dispone in vista e in funzione del proprio interesse… I ragazzi del laboratorio hanno scelto questo testo perché ben si presta ad amare riflessioni sulle grettezze e gli egoismi dei nostri tempi, sulle incapacità diffuse di “volere bene”, ovvero sulla disponibilità ad amare solo la materialità effimera del denaro. Ma con Moliere i ragazzi hanno voluto continuare a coltivare il sogno di far emergere i sentimenti più puri proprio nelle situazioni di vita più difficili: a dispetto dei soldi tanto amati da Arpagone, i suoi due figli riescono comunque a sposare i loro amati, predi- sponendosi ad una vita diversa rispetto a quella vissuta dall’avaro padre. Spinti anche dalla partecipazione entusiasta del dirigente Marotta, i giovani quercini hanno interpretato in maniera brillante, nel testo integrale, una delle vette del teatro moderno, dimostrando, ancora una volta, di avere un talento che aspetta solo di essere mieuticamente portato fuori dall’opera paziente e faticosa di docenti appassionati, quali sono senz’altro i professori Francesco Caso e Maria Delle Curti. Hanno partecipato gli alunni Antonio Natale, Francesco Di Maio, Teresa Argenziano, Vincenzo Bellaiuto, Nicola De Cesare, Maria Rosaria Alberico, Giovanna Bruno, Tullio Laudadio, Walter Russo, Tommaso Siciliano, Francesco Manfredonia, Giuliano Maietta, Maria Pia Letizia, Paola Scialla, Teresa Lener, Raffaele Di Giovanni, Francesca Pontillo, Vincenza Pontillo e Federica Oriano. Antonio Natale VF Antonio Natale VF