I LUNEDÌ DEL CINEMA Rassegna di cinema internazionale d’autore dal 10 settembre al 17 dicembre 2007 Spettacoli ore 20.15 e ore 22.15 (salvo diverse indicazioni) Ingresso € 7 - Soci Arci € 5 - Ridotto (studenti - over 65) € 4 Tessera 10 film a scelta su 20 (Lunedì + Mercoledì) € 50 - Soci Arci € 30 settembre 1.00 lunedì 10 re 2 lo unico o Spettaco INLAND EMPIRE di David Lynch Stati Uniti/Polonia/Francia 2006 Mostra del Cinema di Venezia 2006 Leone d’oro alla carriera David Lynch settembre STILL LIFE lunedì 17 di Jia Zhang-ke Cina/Hong Kong 2006 Mostra del Cinema di Venezia 2006 Leone d’oro Miglior Film settembre BREAKFAST ON PLUTO lunedì 24 di Neil Jordan Irlanda 2006 ttobre lunedì 1 o ttobre lunedì 8 o ottobre lunedì 15 ottobre lunedì 22 DARATT di Mahamat-Saleh Haroun Ciad/Francia/Austria/Belgio 2006 Mostra del Cinema di Venezia 2006 Premio Speciale della Giuria Lunedì 10 settembre Spettacolo unico ore 21.00 INLAND EMPIRE di David Lynch Regia e Sceneggiatura DAVID LYNCH Fotografia ODD-GEIR SAETHER Montaggio DAVID LYNCH Scenografia CHRISTINA N. WILSON Costumi KAREN BAIRD, HEIDI BIVENS Musica AUTORI VARI. Personaggi e interpreti LAURA DERN, JUSTIN THEROUX, JEREMY IRONS, HARRY DEAN STANTON, JULIA ORMOND, GRACE ZABRISKIE, DIANE LADD, WILLIAM H. MACY, LAURA HARRING, NAOMI WATTS, NASTASSJA KINSKY. STATI UNITI/POLONIA/FRANCIA 2006 - 172 minuti Mostra del Cinema di Venezia 2006 Leone d’oro alla carriera David Linch L'ultimo lavoro di David Lynch, “Inland Empire” è un film nel film, e di più tanti film nel film. La vicenda si dipana da Hollywood dove un'attrice è chiamata a recitare in un film ma, come capita spesso ai protagonisti di Lynch, non riesce più a capire qual'è la realtà in cui vive. Lynch realizza una summa del suo cinema, un viaggio tra visioni ipnotiche, incubi, stati mentali allucinati e sdoppiamenti della personalità. Ha girato il film scrivendo la sceneggiatura giorno per giorno e usando per la prima volta interamente la tecnologia digitale, cambiando la tecnica ma anche il modo e i contenuti del fare cinema, realizzando così un’opera che passerà alla storia quale primo film d’autore dell’era della cinematografia digitale. NOTE di David Lynch Il titolo fa riferimento ad una zona di Los Angeles, ma al tempo stesso potrebbe avere altri significati. La grande interiorità che tutti abbiamo è come un impero. Faccio meditazione trascendentale da trentatré anni: questa tecnica antichissima mi ha consentito di fare un salto dentro il mio impero interiore…Una delle cose più belle degli esseri umani è avere l’intuizione: la usiamo tutti i giorni nella vita, ma nel cinema questo sentimento non riceve più alcun affidamento. Il pubblico sa le cose, le capisce. Non servo certo io a spiegarle. La spiegazio- ne dei miei film è lì davanti agli occhi di tutti. La spiegazione di chiunque lo veda non sarà, forse, simile alla mia, ma non importa. Il mio è un cinema basato sui sensi e, dunque, sull'intuizione. Quest'ultima è uno stato dell'anima, una sorta di stato di illuminazione che si raggiunge quando emozioni e intelletto viaggiano insieme. E' una vera sinergia in cui la fusione di entrambi gli elementi supera complessivamente l'intensità delle singole parti. Tutti noi la possediamo, ma poiché siamo ossessionati dalla razionalità non la usiamo così spesso come dovremmo e non ci fidiamo sufficientemente della nostra intuizione. Soprattutto al cinema. Credo che il compito del mio cinema sia quello di esplorare mondi differenti. Il cinema serve a portarti in altri mondi. Amo tutti i film che mi fanno sognare e che mi portano ad esplorare altri universi. Adoro le astrazioni e il cinema può fornire delle astrazioni. Mi piace addentrarmi in mondi e in territori che non conosco. Cinematograficamente è molto stimolante non sapere quello che, come regista o come spettatore, puoi o devi aspettarti da una storia. Adoro il mistero e sentirmi vulnerabile davanti all'immagine in movimento. E' qui che l'intuizione va usata fino in fondo: il miracolo del cinema sta soprattutto nella sua capacità di movimento, nel suo saperti condurre verso mondi differenti da quelli che esperiamo di solito attraverso e durante il nostro quotidiano. DAVID LYNCH Missoula, Montana, 1937 David Lynch è un artista che ha fatto dell'eclettismo una bandiera. Da anni collabora con un settimanale di Los Angeles, disegnando una striscia di fumetti e, oltre ad avere realizzato corti, film, serial tv e spot, ha anche prodotto un disco, di cui è l’autore dei testi. E’ arrivato al cinema dalla pittura, e tuttora ama definirsi uno che ‘mette in pellicola’ i propri quadri. Il suo primo lungometraggio è del 1978: ERASERHEAD, un cult-movie che gli aprì le porte di Hollywood. Il grande successo di pubblico e di critica arriva nel 1980 con THE ELEPHANT MAN. Filmografia 2001 MULHOLLAND DRIVE - 1999 UNA STORIA VERA - 1997 STRADE PERDUTE - 1992 TWIN PEAKS - 1990 CUORE SELVAGGIO - 1986 VELLUTO BLU 1984 DUNE - 1980 THE ELEPHANT MAN - 1978 ERASERHEAD. GLI INNOCENTI di Per Fly Danimarca 2005 FILM A SORPRESA SCELTO DAL PUBBLICO GUIDA PER RICONOSCERE I TUOI SANTI di Dito Montiel Stati Uniti 2006 Mostra del Cinema di Venezia 2006 Miglior Film Settimana Internazionale della Critica Sundance Film Festival 2006 Premio per la regia - Premio della Giuria all’insieme del cast ottobre 0 lunedì 29 o ore 21.0 ic n u lo o c Spetta Alla proiezione sarà presente il regista Vittorio Moroni LE FERIE DI LICU di Vittorio Moroni Italia 2007 ovembre lunedì 5 n novembre lunedì 12 novembre lunedì 19 novembre lunedì 26 icembre lunedì 3 d dicembre lunedì 10 EDMOND di Stuart Gordon Stati Uniti 2006 IL MATRIMONIO DI TUYA di Wang Quan’an Cina 2006 Berlinale Film Festival 2006 Orso d’oro Miglior Film RED ROAD di Andrea Arnold Gran Bretagna 2006 Festival di Cannes 2006 Premio Speciale della Giuria QUATTRO MINUTI di Chris Kraus Germania 2006 BREATH di Kim Ki-duk Corea del Sud 2007 XXY di Lucia Puenzo Argentina/Spagna 2007 Festival di Cannes 2007 Miglior Film “Settimana della Critica” Lunedì 17 settembre STILL LIFE di Jia Zhang-ke Sanxia Haoren Regia e Sceneggiatura JIA ZHANG-KE Fotografia NELSON YU LIK-WAI Montaggio KONG JING-LEI Scenografia LIANG JING DONG Costumi LIU QIANG. Musiche LIM GIONG. Personaggi e interpreti Han HAN SAN-MING, Hang WANG HONG-WEI, Lui ZHAO TAO, Lan LI ZHUBIN, Feng HUANG YONG. CINA/HONG KONG 2006 - 105 minuti Mostra del Cinema di Venezia 2006 Leone d’Oro Miglior Film Il fiume Yangtze è il più lungo d’Asia, attraversa da est a ovest tutta la Cina. Il fiume passa attraverso le Gole di Yangtze dette “le tre gole” dove da oltre quaranta anni è partito il progetto idrico Three Gorges. Il termine dei lavori è previsto per il 2009, quando dietro alla diga si formerà un lago immenso, rendendo obbligatorio il trasferimento di oltre un milione di persone e sommergendo permanentemente molti luoghi. In questo apocalittico scenario Jia Zhang-ke, l’autore più significativo della splendida onda cinematografica cinese, realizza un racconto che mette in primo piano proprio la violenza contro il paesaggio, contro il villaggio quale luogo della memoria. Nel film, la città di Fengjie è quasi interamente sommersa, ma il nuovo quartiere che sorgerà nei dintorni è ancora in costruzione. Ci sono cose da salvare e cose da lasciare, persone che ritornano e che cercano qualcuno o qualcosa in un panorama geografico e umano sconvolto. Han, un minatore, è tornato alla ricerca della sua ex-moglie e di sua figlia che non vede da sedici anni. Shen Hong è un’infermiera in cerca del marito che ha lasciato due anni prima… Jia Zhang-ke, resuscita la natura morta, riesce a trovar vita anche tra le macerie e la polvere dell’esistenza, grazie al convergere di una duplice capacità. La prima è quella di raccontare la Cina senza retorica, con sguar- do diretto, puntando alla sua profonda umanità, come suggerisce il titolo originale cinese “Sanxia Haoren” che significa “la brava gente delle Tre Gole”; la seconda è l’impagabile cura visiva, quasi pittorica, nella composizione dell’immagine, volta a costruire uno sguardo semplice e profondo al contempo. NOTE di Jia Zhangke Una volta sono entrato per caso nella stanza di qualcuno e ho visto sulla scrivania degli oggetti coperti dalla polvere. Improvvisamente mi è sembrato che i segreti della natura morta si riversassero su di me. I vecchi mobili, la cancelleria sulla scrivania, le bottiglie sui davanzali e gli ornamenti ai muri assunsero l’aria di un lamento poetico. La natura morta rappresenta una realtà che abbiamo trascurato. Sebbene il tempo abbia lasciato tracce profonde in essa, resta sempre in silenzio e conserva i segreti della vita. Il film è stato girato nella città vecchia di Fengjie. In questo luogo sono avvenuti grandi cambiamenti dovuti alla costruzione del progetto idrico Three Gorges: innumerevoli famiglie che vivevano lì da diverse generazioni hanno dovuto trasferirsi in altre città. La città vecchia di Fengjie, che ha alle spalle una storia di 2000 anni, è stata rasa al suolo e sommersa per sempre. Sono entrato in questa città condannata con la mia telecamera e sono stato testimone di demolizioni e esplosioni. Tra boati e turbinii di polvere, ho sentito poco a poco che la vita vera può sbocciare con colori brillanti anche in un posto così pieno di disperazione. JIA ZHANGKE Fengyang, Cina, 1970 Frequenta l'Accademia di belle arti a Taiyuan dove studia pittura ad olio. La passione per il cinema nasce dopo la visione del film di Chen Kaige "Terra Gialla". Due anni dopo fonda la Youth Experimental film Group, una delle prime case di produzione indipendenti e in due anni dirige tre cortometraggi. Nel1997 realizza il suo primo film XIAO WU che vince molti premi (Berlin Film Festival, Festival Des Trois Continents), ma viene censurato in patria. Dopo questo film viene contattato dalla società di produzione cinematografica di Takeshi Kitano, collaborazione che lo porta nel 2000 al suo secondo lavoro ZHANTAI (Platform), che si afferma al festival di Venezia. E' presente ancora a Venezia nel 2003 con il film SHIJIE (The World) e nel 2006 con il documentario DONG e con il film STILL LIFE, presentato a sorpresa per problemi con la censura cinese, che ottiene il massimo riconoscimento della giuria. dicembre 1.00 lunedì 17 re 2 lo unico o Spettaco FILM DA DEFINIRE Presentazione rassegna gennaio/maggio 2008 Via Carducci 3 - Como - telefono 031 262 995 - www.einaudi.it Mercoledì 31 ottobre BREAKFAST ON PLUTO di Neil Jordan Regia NEIL JORDAN Soggetto dall’omonimo romanzo di PATRICK MCCABE Sceneggiatura NEIL JORDAN Fotografia DECLAN QUINN Montaggio TONY LAWSON Scenografia TOM CONROY Costumi EIMER NI MHAOLDOMHNAIGH Musiche THE RUBETTES, COLE PORTER, HARRY NILSSON, GAVIN FRIDAY, LEAFHOUND, BUFFALO SPRINGFIELD, THE GLITTER BAND, VAN MORRISON, PATTI PAGE... Personaggi e interpreti Patrick/Kitten CILLIAN MURPHY, Padre Bernard LIAM NEESON, Charlie RUTH NEGGA, Irwin LAURENCE KINLAN, Bertie STEPHEN REA, Billy Hatchet GAVIN FRIDAY, Eily Bergin EVA BIRTHISTLE. IRLANDA 2006 - 135 minuti Patrick Brady è un ragazzino irlandese nato da una relazione tra un prete di un paesino di campagna e la sua cameriera. Dato in adozione ad una cinica vedova in cambio di un sostanzioso vitalizio, Patrick cresce con uno spasmodico desiderio di diventare donna e di incontrare la sua vera madre, di cui sa solo che è fuggita a Londra per cercare fortuna. Mentre l’I.r.a. miete vittime in Irlanda e lo spettro del terrorismo si fa sempre più incombente, Patrick, divenuto Kitten, si trasferisce nella “Swinging London” alla ricerca della madre e di un posto in cui le sue stravaganze vengano finalmente accettate e comprese…“Breakfast on Pluto” è un film diverso da qualsiasi altro. Una visione spiritosa, malinconica e spesso selvaggia dell’amore perduto e desiderato. Neil Jordan realizza, con tenerezza e con il vivace estro visivo per il quale è famoso, un brillante adattamento dell’omonimo best seller di Patrick McCabe, che lo descrisse alla sua uscita come “un gran minestrone glam-rock e psichedelico”. Il film è in effetti un racconto caleidoscopico sulla ricerca della propria identità che ha come valore aggiunto la performance travolgente di Cillian Murphy nel ruolo di Patrick “Kitten” Braden, bravissimo nel trovare il giusto equilibrio nell’anarchia del personaggio e del racconto, regalandoci uno dei più affascinanti uomo/donna del cinema. NOTE di Neil Jordan Appena ho letto il libro di McCabe ho desiderato farne un film, mi sembrava proprio un film non ultimato, c’era qualcosa che chiedeva di essere sviluppato. Il libro parla di identità e di confini: confini sessuali e confini geografici. Alla fine è la storia della ricerca della propria casa, di un proprio luogo, una ricerca che ci accomuna tutti. NOTE di Cillian Murphy Mi pareva un rischio, una grande sfida entrare nella pelle di una donna. Ruoli così sono rischiosi, a inizio carriera, perché dopo ti propongono solo quel tipo di cose. Ma è difficile trovare personaggi davvero unici, e credo che una come Kitten si sia vista raramente. Se si interpreta un personaggio così le trasformazioni fisiche sono inutili se non si riesce a comprenderne in profondità il carattere e a condividerne i sentimenti. Se hai i migliori cameramen, truccatori, costumisti, è ovvio, sembri una donna! Ma ho dovuto fare un grandissimo sforzo per lasciarmi andare, riempire il personaggio di vita:.non volevo essere solo un appendiabiti. Anche perché Patrick/Kitten non finge d'essere una donna, lei si sente donna nel profondo dell'anima! Per capire sono andato a Londra, ho visto vari show en travesti, letto libri, osservato come si muovono, camminano, si siedono le donne. Anche se la fonte principale è stato proprio lo splendido libro di Patrick McCabe. NEIL JORDAN Sligo, Irlanda, 1950 Scrittore prima che regista, lavora come consulente alla sceneggiatura di Excalibur (1980) di John Boorman. Debutta alla regia con ANGEL nel 1982 e si fa notare con IN COMPAGNIA DEI LUPI (1984) e per la regia di MONALISA (1986). Dopo una prima parentesi hollywoodiana con il remake di NON SIAMO ANGELI (1989) arriva l’Oscar per la sceneggiatura di LA MOGLIE DEL SOLDATO (1992). Nel 1994 sua seconda parentesi hollywoodiana con INTERVISTA COL VAMPIRO. Nel 1996 torna a storie d'Irlanda dirigendo MICHEAL COLLINS, Leone d’oro a Venezia. Nel 1999 gira IN DREAMS, mentre nel 2003 presenta TRIPLO GIOCO. Notevole è anche la sua attività di romanziere; tra i libri ricordiamo Night in Tunisia (1976), The Past (1980), The Dream of a Beast (1983), Sunrise with Sea Master (1995), Nightlines (1995). CIAD/FRANCIA/AUSTRIA/BELGIO 2006 - 96 minuti Mostra del Cinema di Venezia 2006 Premio Speciale della Giuria Ciad, 2006. Il governo ha amnistiato i criminali di guerra. Atim, un ragazzo di sedici anni, riceve dalla mani del nonno una pistola, per andare ad uccidere l’uomo che ha ucciso suo padre. Atim lascia il villaggio in cui vive per recarsi a N’djamena, alla ricerca di un uomo che non conosce. Nassara, ex-criminale di guerra, è oggi un uomo sposato, proprietario di un panificio. Atim accosta Nassara, gli fa credere di cercare lavoro e si fa assumere da lui come apprendista, con la ferma intenzione di ucciderlo. Incuriosito dall’atteggiamento di Atim nei suoi confronti, Nassara lo prende sotto la sua protezione, e gli insegna l’arte e il modo di fare il pane... Con un incessante gioco fatto di silenzi e sguardi Mahamat-Saleh Haroun intreccia una storia asciutta ed essenziale di rara efficacia e profondità che collega motivi storici e politici con temi universali. Il rapporto padre-figlio è lo specchio del confronto, ancora più complesso, tra tradizione e modernità, tra i valori della religione e della famiglia, che hanno ancora un ruolo predominante, e i fortissimi cambiamenti del presente. L’occhio attento e sensibile del regista africano parte da un fenomeno comune a molti paesi africani, quello dei processi per le amnistie a coloro che Regia PER FLY Soggetto e Sceneggiatura PER FLY, DORTE HØEG, KIM LEONA, MOGENS RUKOV Fotografia HARALD GUNNAR PAALGARD Montaggio MORTEN GIESE Scenografia SØREN GAM Costumi LOUIZE NISSEN Musiche HALFDAN E. Personaggi e interpreti Carsten JESPER CHRISTENSEN, Nina PERNILLA AUGUST, Li Beth CHARLOTTE FICH, Pil BEATE BILLE, Jette VIBEKE HASTRUP, Laerke JULIE ØLGAARD. DANIMARCA 2005 - 103 minuti Terzo capitolo della sua personale trilogia, Per Fly conclude in modo eccellente una non semplice sfida: descrivere il suo paese attraverso tre differenti classi sociali. Con il primo, “The Bench”, ha raccontato i poveri nel ritratto di un uomo che ha toccato il fondo e a cui il destino ha concesso un’ultima opportunità. Ne “L’eredità”, ha scelto quale protagonista Christoffer, rampollo di una dinastia di industriali. “Gli Innocenti” tratta la classe media. Nel ruolo del protagonista anche per il suo terzo film Fly sceglie il bravissimo Jesper Christensen. Nella parte di Carsten è un insegnante universitario che si trova a dover affrontare le dure conseguenze di un’azione politica della sinistra radicale della quale, durante la sua gioventù, era stato un convinto sostenitore. I suoi ideali continuano a emergere nel suo lavoro ma la lotta è rimasta, appunto, solo un ideale. Sarà la giovane Pil, ex studentessa nonché amante di Carsten, a riportarlo involontariamente e con durezza faccia a faccia con la sua coscienza. Carsten si sente a metà strada tra verità e menzogna, ma soprattutto è impaurito al pensiero di vivere come spettatore di fronte alla vita, di essere di fronte ai drammi del mondo solo un testimone passivo… Il cinema di Per Fly, fatto di sobria eleganza formale e di una sceneggiatura incisiva e senza sbavature, ha la capacità di catturare lentamente lo spettatore, introducendolo in una serie di riflessioni il cui senso e valore aumentano progressivamente col passare del tempo, permanendo anche a visione conclusa. Sono i temi che pervadono l’intera trilogia dove tutti i protagonisti sono costretti ad assumere su se stessi il peso delle proprie scelte, perché, sembra dirci il regista danese, alla fine la responsabilità, indipendentemente dalle classi di appartenenza, è sempre e solo individuale. NOTE di Per Fly Il protagonista è un intellettuale che avalla il ricorso alla violenza per difendere degli ideali. Io potrei essere d'accordo con la sua posizione teorica ma non credo all'azione pratica, al terrorismo. Dietro ogni violenza c'è sempre una catastrofe, un dramma. Non potrei escludere che in qualche circostanza, magari grave e insostenibile, mi armerei e lotterei, perché credo nel lottare per i propri diritti e per quelli dei più deboli. Ma il terrorismo è comunque esecrabile, assolutamente da condannare. Ho paura di un ritorno al clima degli anni Settanta e questo film vuol essere quasi un avvertimento. Per questo ho voluto raccontare le vittime e gli sconfitti di questi drammi. Non come si fa nei film di Hollywood, ma per davvero. Per documentarmi sono andato nelle carceri, ho incontrato gente che ha commesso dei crimini politici e le famiglie delle vittime, sono entrato nella zona più oscura dell'umanità per scoprire cosa c'è veramente dietro l'atto di uccidere, capire cosa accade in questi casi. PER FLY Copenaghen, Danimarca, 1960 Conseguito il diploma alla Danish National Film School nel 1993, Per Fly è diventato uno dei maggiori rappresentanti del cinema danese. Dal 2000 a oggi gli sono stati riconosciuti numerosi premi nazionali e internazionali fin dal suo primo film LA PANCHINA del 2001, l’inizio della sua trilogia sulle classi sociali danesi. L’EREDITA’ (2003) suo secondo film è stato il più grande incasso danese del 2004, ha collezionato numerosi premi in patria e in diversi festival internazionali, tra i quali il premio per la Miglior Sceneggiatura al Festival di San Sebastian. Lunedì 15 ottobre FILM A SORPRESA SCELTO DAL PUBBLICO Lunedì 1 ottobre DARATT di Mahamat-Saleh Haroun Regia MAHAMAT-SALEH HAROUN Soggetto e Sceneggiatura MAHAMAT-SALEH HAROUN, LAORA BARDOS Fotografia ABRAHAM-HAILE BIRU Montaggio MARIE-HÉLÈNE DOZO Scenografia FATIMÈ LAMANA Costumi VALÈRIE WADAR Musiche WASIS DIOP. Personaggi e interpreti Atim ALI BACHA BARKAÏ, Nassara YOUSSOUF DJORO, Aicha HISSEINE AZIZA, Oumar DJIBRIL IBRAHIM, Fatimè FATIMÉ HADJE. Lunedì 8 ottobre GLI INNOCENTI Dråpet di Per Fly hanno commesso crimini durante le guerre civili, per riflettere sul tema della violenza, sulla necessità del perdono e sulla capacità di andare oltre le guerre fratricide che alimentano di continuo il sentimento di vendetta. NOTE di Mahamat-Saleh Haroun Il mio film descrive una realtà che si ritrova in molte altre parti dell’Africa. In vari paesi, come il Marocco, l’Algeria, il Congo e il Burundi, sono in corso processi di amnistia. In questi paesi ci sono state guerre civili e il mio interesse è quello di analizzarle, di mostrare come diventino dei circoli viziosi di violenze dai quali è difficile uscire. Nel caso di “Daratt” è stata soprattutto la volontà di dar voce alle vittime della guerra civile in Ciad. Ho voluto farlo con un romanzo di formazione: il protagonista può imparare a rompere il cerchio della violenza, Atim può prendere coscienza di essere capace di superare le violenze dei padri. Poi è molto importante l’unica figura femminile del film, quella di Aïcha, che sembra avere il ruolo ambiguo di donna e madre. Aïcha è portatrice di vita e d’amore, che si contrappone al male, al dolore e all’odio rappresentati da Nassara e Atim. Non volevo che Aïcha fosse un’icona, infatti ha un ruolo fondamentale: è l’unica che riesce a far sorridere Atim, ed è lei, in quanto portatrice d’amore, ad innescare dei meccanismi che possono spezzare la violenza degli uomini. Gli spettatori sono invitati a segnalarci un titolo che vorrebbero vedere o rivedere, o far vedere perché lo ritenete importante e ingiustamente assente dal calendario de I Lunedì del Cinema. Potete inviare le vostre indicazioni all’indirizzo [email protected] o segnalarle direttamente al Cinema Gloria durante le serate, compilando l’apposito modulo che sarà distribuito. IL FILM SCELTO SARÀ COMUNICATO LA SERA DI LUNEDÌ 8 OTTOBRE. MAHAMAT-SALEH HAROUN Abéché, Ciad, 1960 Studia cinema a Parigi poi si iscrive alla scuola di giornalismo a Bordeaux. Dopo diversi anni di lavoro come giornalista esordisce nel cinema con il cortometraggio MARAL TANIÈ. Cinque anni dopo altri corti realizza il suo primo vero film BYE BYE AFRICA, Miglior Opera Prima al Festival di Venezia del 1999. Nel 2002 firma il secondo film ABOUNA presentato in concorso al Festival di Cannes. Nel 2005 ottiene numerosi riconoscimenti con il documentario KALALA. LIBRERIA Via Adamo del Pero 23 - Como - telefono 031 264 481 MENTANA Via Mentana 13 - Como - telefono 031 270 209 - [email protected] Lunedì 22 ottobre GUIDA PER RICONOSCERE I TUOI SANTI A Guide to Recognizing Your Saints di Dito Montiel Regia e Sceneggiatura DITO MONTIEL Fotografia ERIC GAUTIER Montaggio CHRISTOPHER TELLEFSEN, JAKE PUSHINSKY Scenografia JODY ASNES Costumi SANDRA HERNANDEZ Musiche JONATHAN ELIAS. Personaggi e interpreti Dito ROBERT DOWNEY JR., Laurie ROSARIO DAWSON, Monty CHAZZ PALMINTERI, Antonio ERIC ROBERTS, Flaurie DIANNE WIEST, Dito giovane SHIA LABEOUF, Antonio giovane CHANNING TATUM. STATI UNITI 2006 - 98 minuti Mostra del Cinema di Venezia 2006 Miglior Film Settimana Internazionale della Critica Sundance Film Festival 2006 Premio per la regia - Premio della Giuria all’insieme del cast Dito Montiel è un giovane scrittore che vive in California, lontano da New York, dove è nato e cresciuto. Una telefonata della madre lo richiama a casa. Qui dovrà affrontare il rapporto conflittuale con il padre malato, la sofferta storia d’amore con Laurie e soprattutto i fantasmi dell’estate del 1986. Fu in quei giorni, infatti, che la vita esplose in maniera assoluta: l’odio, l’amore, la ribellione, la violenza della strada. Una serie di eventi che avrebbero segnato per sempre il destino di Dito e dei suoi amici… Il film di Montiel è un’originale commistione di cinema e vita, un omaggio al cinema americano e insieme una pellicola intima e realista con uno sguardo e uno stile nuovi. Ispirato all’omonima autobiografia, il film è una commovente rievocazione cinematografica, un modo efficace e convincente di affrontare e rappresentare la memoria e il ricordo. Molte le suggestioni presenti nel film di Montiel, a cominciare dalle molte suggestioni newyorchesi che richiamano tanti film e tanti personaggi da cinema. Ma non ci sono solo omaggi, citazioni e nostalgia, c’è soprattutto un incisivo, lucido e sincero racconto che affronta temi quali il riconoscimento di un amore mal riposto, la riconci- Lunedì 29 ottobre Spettacolo unico ore 21.00 LE FERIE DI LICU di Vittorio Moroni Alla proiezione sarà presente il regista Vittorio Moroni Regia VITTORIO MORONI Sceneggiatura VITTORIO MORONI, MARCO PICCARREDA Fotografia VITTORIO MORORNI, MARCO PICCARREDA, HABIB RAHMAN Montaggio MARCO PICCARREDA Musiche MARIO MARIANI. Interpreti nel ruolo di loro stessi MD MOAZZEM HOSSAIN LICU, FANCY KHANAM, GIULIA DI QUILIO, KHOKAN MIAH, ANWAR KHAN, ANDREA WU, SYED MOHAMMED ALÌ, MIRCO TAGLIAFERRI. ITALIA 2007 - 93 minuti Secondo film per Vittorio Moroni, che apre il suo sguardo, al contempo discreto e trasparente, sulla vita di Licu, trentenne bengalese che vive e lavora a Roma. Un film documentario che ci mostra come un immigrato si ambienta nel nostro paese, dove e come abita e lavora, quali sono i suoi rapporti sociali e amicali. La macchina da presa segue Licu in ogni gesto e movimento, dandoci da vicino e con semplicità la storia complessa di un’integrazione che passa attraverso il dialogo e l’adattamento, la trasformazione e la comprensione, la diffidenza e la condivisione. Da Roma lo sguardo di Moroni si sposta in Bangladesh, quando Licu riceve dalla madre una lettera che gli annuncia il suo fidanzamento con la connazionale Fancy. Evento che lo riporterà alla sua casa natale per la celebrazione del matrimonio. E qui il documentario ci mostra anche l’altra faccia della vita di Licu, a completare il suo ritratto, il suo percorso. Dal fissarsi della macchina da presa di Vittorio Moroni emerge, con immagini che scorrono senza interruzioni, fatte di piccoli salti temporali in dissolvenza, senza voci fuori campo, la storia di due ragazzi rubata allo scorrere del tempo. Una finestra che Moroni spalanca con il coraggio di guardare e di non giudicare, ma soprattutto con l’entusiasmo di continuare a capire. liazione con la propria famiglia e l’accettazione dei fantasmi del passato. Tutto questo nel magnetico debutto di un nuovo regista di grande talento. Lunedì 5 novembre EDMOND di Stuart Gordon NOTE di Dito Montiel Fare questo film è stata la cosa più strana che abbia mai fatto. E io ho fatto molte cose strane nella mia vita. Ho capito che realizzare un film richiede una combinazione di instancabile follia e di illusione assoluta. Il libro e il film parlano di persone che conosco. Persone che amavo. Forse allora non così tanto quanto le amo ora. Quanto le capisco ora. L’idea di una mia autobiografia era assurda! Allora mi sono messo a raccontare semplicemente una storia. Ho usato il mio libro come fosse un paesaggio. Una specie di sponda emotiva… Il primo giorno delle riprese tutti erano un po’ nervosi. Non avevamo tempo per provare e quasi tutti s'incontravano per la prima volta sul set. Una delle prime scene che facevamo era quella in cui Monty sta male. Suo figlio, Antonio, il migliore amico, la sua ragazza Laurie e la madre sono tutti presenti. Mi vengono i brividi a pensarci, perché quello che avevo davanti erano Monty, Antonio, io, Laurie e Flori che mescolavamo finzione e realtà, il film e la vita vera. Ho preso un attimo le distanze e mi sono detto che la cosa cominciava a sembrare proprio un bel film. Regia STUART GORDON Soggetto e Sceneggiatura DAVID MAMET tratto dalla sua omonima commedia Fotografia DENIS MALONEY Montaggio ANDY HORVITCH Scenografia ALAN E. MURAOKA Costumi CAROL CUTSHALL Musiche BOBBY JOHNSTON. Personaggi e interpreti Edmond BURKE WILLIAM H. MACY, Impiegato JEFFREY COMBS, Baro DULE HILL, Ragazza BAI LING, Uomo JOE MANTEGNA, Prostituta al bar DENISE RICHARDS, Glenna JULIA STILES, Esaminatore DYLAN WALSH, Moglie di Edmond REBECCA PIDGEON. DITO MONTIEL New York. Stati Uniti, 1974 La sua vita pubblica comincia a 17 anni come cantante dei Gutterboy, famosi per aver ottenuto nel 1991 un contratto da 1 milione di dollari con la Geffen Records, che fece del gruppo la band più fortunata tra quelle di minor successo della storia del rock. A quell’epoca, Montiel abbracciò in pieno la moda newyorchese e cominciò a frequentare il mondo degli artisti, frequentando Andy Warhol, Bruce Weber, Allen Ginsberg. Il suo primo libro GUIDA PER RICONOSCERE I TUOI SANTI è stato pubblicato nel 2003. Prendendo spunto da uno dei capitoli ha scritto la sceneggiatura che è diventata il suo primo film. Di recente ha completato il suo secondo libro, “The Clapper”, che sarà pubblicato nel 2007. I suoi articoli, interviste e poesie sono stati pubblicati su Vanity Fair, Interview, e tante altre riviste. NOTE di Vittorio Moroni L'idea iniziale era quella di fare un film, ma nell'avvicinarmi alla comunità bengalese ho capito che non ne sapevo abbastanza. Così ho iniziato un'indagine filmata che mi ha portato a conoscere Licu. Era il personaggio che cercavo, in lui c'erano i conflitti tra la tradizione e la volontà di integrarsi a Roma. Ho trovato una grandissima disponibilità e apertura da parte sua. Da una parte era colpito dal fatto che volessi fare un documentario su di lui e dall'altra non aveva un atteggiamento esibizionistico, era molto trasparente, e questo mi ha spinto ad andare avanti con le riprese. Io facevo continuamente delle ipotesi su come avrebbe gestito la sua vita, che venivano continuamente smentite dalla realtà, offrendo al nostro film nuovi spunti. A un certo punto gli è arrivata una busta dalla madre con la foto di una ragazza che la sua famiglia aveva scelto per lui come sposa. Pensavo che non avrebbe accettato il matrimonio combinato, invece ha accolto la richiesta della madre con entusiasmo. A quel punto il film prendeva una nuova direzione e lo abbiamo seguito in Bangladesh… Ho lavorato utilizzando il teleobiettivo e i radiomicrofoni, in modo da stare tecnicamente distante da loro e otticamente più vicino. In questa maniera ho evitato che sentissero ingombrante la mia presenza. In più loro vivevano la telecamera come se fosse una macchina fotografica per cui rimanevano in posa i primi dieci secondi, aspettando che io scattassi, poi finivano per disinteressarsi completamente a me... Il film riassume due anni e otto mesi di vita dei protagonisti in 93 minuti e immaginavo potesse essere uno shock per loro rivedersi. Invece si sono riconosciuti e per certi versi è stato un potenziamento della loro memoria, per altri versi si sono visti come li vedevo io e questo può generare in loro una riflessione sul percorso che hanno fatto. VITTORIO MORONI Sondrio, Italia, 1971 TU DEVI ESSERE IL LUPO è il suo esordio nel lungometraggio dopo aver vinto il Sacher d’argento al Festival di Nanni Moretti con il cortometraggio Eccesso di zelo e aver realizzato vari corti e documentari. Ha vinto due volte il Premio Solinas per il miglior soggetto originale nel 1998 con Il sentiero del gatto e nel 2003 con Una rivoluzione. LE FERIE DI LICU è il suo secondo lungometraggio. STATI UNITI 2006 - 86 minuti “Non è questo il posto a cui appartieni” Questa è la predizione di un’indovina che spinge Edmond, anonimo uomo d’affari, a fare i conti con la pochezza della sua vita e del suo matrimonio. E’ la svolta che lo porta a fuggire dalla sicurezza e dalla noia della sua casa per scendere nel ventre buio delle vie di Los Angeles, in una caduta libera che scambia per liberazione e che invece si trasformerà in una notte di ordinaria follia. Stuart Gordon, grazie anche alla splendida sceneggiatura di David Mamet, tratta da una sua pièce, sceglie il registro giusto per disegnare il ritratto di un uomo depresso e stanco in cui esplodono tutte le repressioni e il desiderio di rivincita. Ma non si tratta solo di un viaggio nell’autodistruzione e nel vizio: i personaggi con cui viene a contatto sono a lui uguali, sono lo specchio feroce delle fobie americane e di quanto cova in ognuno sotto la veste dell’apparente normalità. Edmond per una volta sceglie di liberare le sue ombre, quasi con consapevole gioia. La brillante parola scritta di Mamet riesce a raccontare bene il continuo bilico di fronte all’abisso che tormenta il protagonista. L’ironia feroce del racconto e del film mette bene in chiaro come l’America di oggi sia ossessionata da paure ben più antiche e radicate di quelle che leggiamo e vediamo tutti i giorni. E il cinema, giustamente, si dà il compito di continuare a sottolinearlo. Lunedì 12 novembre IL MATRIMONIO DI TUYA Tu ya de hun shi di Wang Quan’an Regia WANG QUAN’AN Soggetto e Sceneggiatura LU WEI, WANG QUAN’AN Fotografia LUTZ REITEMEIER Montaggio WANG QUAN’AN Scenografia WEI TAO Costumi LU YI Musiche LU YINGCHUN. Personaggi e interpreti Tuya YU NAN, Bater BA TE ER, Sen Ge SEN GE, Baolier PENG HONGXIANG. CINA 2006 - 92 minuti Berlinale Film Festival 2006 Orso d’oro Miglior Film Una dichiarazione d’amore per una donna e per una terra che sta trasformandosi rapidamente. Di entrambe “Il matrimonio di Tuya” traccia la forza e la bellezza e canta la poetica resistenza. È questo il senso che Wang Quan’an dona alla vicenda di Tuya, donna sposata con un uomo malato che, per continuare a curare i suoi terreni in una regione della Mongolia cinese e prendersi cura dei suoi figli, si vede costretta a divorziare, per poi cercare un uomo in grado di aiutarla a badare alla sua casa e alle persone che ama, compreso il suo futuro ex marito. Un'opera sulla Cina rurale capace di muoversi tra dramma, commedia e sguardo documentaristico, senza che nessun livello prevalga sugli altri. Il regista sa rendere il suo racconto straordinariamente vero, ma senza fermarsi ad una narrazione scarna e minimalista. Questo grazie ad una scrittura che ha l’apporto dell’esperto Lu Wei, già sceneggiatore di Zhang Yi-Mou e Chen Kai-Ge, capace di fondere l'ambientazione naturalistica, i paesaggi sono inquadrati in campi lunghi di inconsueta poesia, con il minimalismo neorealista di una storia privata. In cui non mancano note umoristiche che donano a tratti alla vicenda un sapore di commedia agrodolce. Una storia di forza e di coraggio femminili che si fa simbolo della Mongolia e delle sue usanze ancora antiche. Il cuore pulsante del film, sia nella storia come nel modo di rappresen- NOTE di Stuart Gordon Fui molto colpito dalla rappresentazione teatrale di “Edmond” scritto da Mamet, e da allora ha sempre creduto che sarebbe stato un bellissimo film. È un’opera molto cinematografica e di forte impatto e sono dell’opinione che si tratti del suo lavoro migliore. “Dietro ogni paura si nasconde un desiderio”. Così parla David Mamet attraverso le parole del suo sventurato personaggio. Quando temiamo qualcosa credo che inconsapevolmente la desideriamo. Le paure di Edmond lo spingono a comprare un coltello per difendersi, coltello che presto comincia ad usare. Il copione di Edmond mi ha ricordato il brillante documentario di Michael Moore “Bowling a Columbine” dove il regista suggerisce che l’estrema violenza nelle strade americane è un prodotto del razzismo. Uomini bianchi in preda alla nevrosi acquistano armi da fuoco per difendere le rispettive famiglie e case, scoprendo in realtà di averle comprate per il desiderio di usarle. Ognuno di noi può immedesimarsi in Edmond perché condividiamo le sue stesse paure, di fatto siamo tutti razzisti. Tutti noi cerchiamo di nascondere il nostro razzismo sia con gli altri che con noi stessi, ma segretamente siamo consapevoli del fatto che è ben radicato nelle nostre coscienze. STUART GORDON Chicago, Illinois, 1947 La sua carriera inizia nel 1970 come direttore artistico dell’Organic Theater di Chicago, incarico che mantiene per 15 anni. Nel 1985 si dedica alla regia cinematografica e con il primo film RE-ANIMATOR vince il Premio della critica al Festival di Cannes. Il suo secondo film è TERRORE DALL’IGNOTO basato sulle opere di H.P.Lovecraft. I suoi successivi film includono DOLLS (1987); ROBOT JOX (1990); IL POZZO E IL PENDOLO (1991); 2013 LA FORTEZZA (1993) e SPACE TRUCKERS (1996). Nel 1998 cambia completamente genere dirigendo per la Disney la favola di Ray Bradbury THE WONDERFUL ICE CREAM SUIT. Nel 2003 Gordon ritorna al genere horror con KING OF THE ANTS. tarla, è in questa simbiosi fra la donna e la terra, che si compenetrano e completano, nella furia degli eventi che attraversa la Cina contemporanea. NOTE di Wang Quan’an Mia madre è nata nella Mongolia Interna nei pressi delle location di questo film. Per questo motivo, amo molto la vita mongola, i mongoli e la loro musica. Quando sono venuto a sapere che le forti espansioni industriali rendono i terreni da pascolo sempre più simili ad un deserto e che gli amministratori locali hanno obbligato i pastori a lasciare le loro terre, ho deciso di usare il cinema per documentare tutti questi avvenimenti, prima che si perdessero del tutto. Questo matrimonio particolare è tratto da una vera storia locale. La location di questo film è l'ultimo terreno da pascolo che non è stato abbandonato dai pastori mongoli. Gli attori principali sono per lo più pastori locali. La produzione del film ha incontrato molte difficoltà e quando abbiamo finito il film, tutta la gente e le case del film sono scomparse. I fieri mongoli che vanno a cavallo si sono trasformati in contadini che vivono vicino alla città, o venditori ambulanti che vendono frutta agli angoli delle strade. Per questo motivo i mongoli sono diventati gente ordinaria come noi. Questo mi ha molto rattristato: quando ripenso a tutti quei bellissimi volti mongoli pieni di gioia, tristezza e ferocia ripresi nel mio film, sento una sorta di pace nel cuore. WANG QUAN’AN Shaanxi, Cina, 1965 Si diploma presso la nota Pechino Film Academy, e viene mandato allo Xi’an Film Studio per lavorare come regista. Dopo molte sceneggiature nel 2000 scrive e dirige il suo primo film, LUNAR ECLIPSE, che ha attirato l’attenzione internazionale partecipando ad alcuni festival cinematografici e vincendo diversi premi. Nel 2003 ha confermato le sue capacità di regista dirigendo l’adattamento di un famoso romanzo cinese, HE WHITE DEER PRAIRIE, che per 15 anni dalla pubblicazione era rimasto un soggetto vietato a causa della sua visione storica e politica. IL MATRIMONIO DI TUYA è il suo terzo lungometraggio. LIBRACCIO Turismo e Viaggi Via Giovio 12 (interno corte) - Como - telefono 031 242 893 - fax 031 242 894 [email protected] - www.ganeshviaggi.com Via Giulini 10 - Como - telefono 031 272 458 - www.libraccio.it Lunedì 19 novembre RED ROAD di Andrea Arnold Regia ANDREA ARNOLD Soggetto e Sceneggiatura ANDREA ARNOLD basata sui personaggi creati da LONE SCHERFIG e ANDERS THOMAS JENSEN Fotografia ROBBIE RYAN Montaggio NICHOLAS CHAUDEURGE Scenografia HELEN SCOTT Costumi CAROLE K MILLAR Personaggi e interpreti Jackie KATE DICKIE, Clyde TONY CURRAN, Stevie MARTIN COMPSTON, April NATALIE PRESS, Avery PAUL HIGGINS, Alfred ANDY ARMOUR, Angus MARTIN MCCARDIE, Frank MARTIN O'NEILL. GRAN BRETAGNA 2006 - 113 minuti Festival di Cannes 2006 Premio Speciale della Giuria “Red Road”, che prende il titolo da un quartiere di Glasgow, dell'esordiente Andrea Arnold è il primo capitolo di un progetto, “The Advance Party”, prodotto tra gli altri da Lars Von Trier, che prevede la realizzazione di tre film scritti e diretti da altrettanti registi esordienti. “Red Road” ha come protagonista Jackie, una donna che lavora come operatrice nell'innovativo ufficio di polizia di City Eye, un'agenzia di sorveglianza che monitora ogni angolo della città attraverso decine di schermi collegati a telecamere disseminate per le strade. Al di fuori del suo metodico lavoro Jackie non ha una vita vera, non ha famiglia né amici. La sua esistenza è fatta di una forzata solitudine, senza alcuno svago. Un dolore profondo del suo passato le impedisce di vivere compiutamente il presente. Vive, attraverso il suo lavoro, la vita degli altri, ruba frammenti di vita altrui, con un piacere ipnotico tipico della televisione, provando emozioni e affettuosità che sono il surrogato delle proprie mancanze. Un giorno, in mezzo a quei volti anonimi, riconosce un uomo che la riporta alle sue ferite. Comincia così ad indagare e osservare con gli strumenti di City Eye, ogni suo movimento, ogni suo gesto, fino ad un ossessivo pedinamento che inconsapevolmente le fornirà l’occasione, dolorosa ma necessaria, per affrontare il suo passato. Il film è un Lunedì 26 novembre QUATTRO MINUTI Vier Minuten di Chris Kraus Regia CHRIS KRAUS Soggetto e Sceneggiatura CHRIS KRAUS Fotografia JUDITH KAUFMANN Montaggio UTA SCHMIDT Scenografia SILKE BUHR Costumi GIOIA RASPÉ Musiche ANNETTE FOCKS Personaggi e interpreti Traude Krüger MONICA BLEIBTREU, Jenny von Loeben HANNAH HERZSPRUNG, Mütze SVEN PIPPIG, Kowalski RICHY MÜLLER, Ayse JASMIN TABATABAI, Warden Meyerbeer STEFAN KURT, Gerhard von Loeben VADIM GLOWNA. GERMANIA 2006 - 112 minuti L’ottantenne Traude Krüger insegna pianoforte da sessanta lunghi anni nel carcere femminile di Luckau. L’anziana donna trasferisce nel suo lavoro tutta la rigidità e la freddezza a cui è stata educata in gioventù, come infermiera dell’esercito tedesco. La musica per lei è l’unico modo per coltivare l’intimo culto della bellezza. L’incontro con la giovane asociale e pericolosa detenuta Jenny Von Loeben segnerà un punto di non ritorno nelle vite di entrambe. Opposta, ma per alcuni aspetti complementare, Jenny racchiude in sé tutte le conseguenze delle violenze subite e poi rivoltate contro il mondo, tra atroci reazioni colleriche, autolesionismi, rifiuto di tutto e tutti. Insegnante e allieva trovano il loro punto di contatto nella musica, nell’orgoglio artistico, nel comune sentire che solo le note sono in grado di condurre lontano, verso quei minuti di bellezza che rappresentano l’unica vera possibilità di fuga da un universo fatto di brutalità e di solitudine assoluta. Con il supporto delle musiche di Annette Focks, il regista tedesco realizza delle immagini forti e incisive, che raggiungono il punto di massima poesia proprio durante le sequenze musicali, l’addestramento e le esibizioni della detenuta. Sino ad una memorabile scena in cui Jenny mette da parte lo spartito su sofisticato thriller, la cui forza sta nelle immagini e nella regia. L'occhio onnipresente di City Eye, sapientemente orchestrato dalla Arnold con movimenti di macchina calcolati ed essenziali, innesca un gioco raffinato e sottile di sguardi, che ci interroga sul potere e il senso del voyeurismo tecnologico contemporaneo. La debuttante regista affronta con maturità e coraggio, senza tentennamenti e consolazioni, il ruolo e l’ossessiva presenza degli occhi tecnologici e di come possono diventare sostituti fisici e psichici delle esperienze reali. NOTE di Andrea Arnold In Gran-Bretagna abbiamo circa il 20% delle telecamere del mondo puntate sulla nostra piccola isola, e stanno aumentando gradualmente nel corso degli anni. Spesso ho guardato le telecamere e mi sono chiesta chi c’è dietro, chi sta guardando, che cosa significa questo per la nostra vita. Cosa accade alle nostre vite quotidiane quando vengono monitorate costantemente? E perché la Gran-Bretagna ha tante telecamere? Quando sono stata coinvolta in questo progetto e ho avuto il soggetto con la descrizione del carattere di Jackie, donna fredda e distaccata, mi è venuta l’idea che stava guardando la vita ma non stava partecipando. Ed ho pensato che poteva essere un operatore dei sistemi di controllo video. Ho deciso di essere ambivalente circa il ruolo e l’etica degli operatori, per mostrare che cosa possono e non possono fare. Che cosa potrebbe accadere. Molte persone pensano che sia ancora fantascienza, che tutto questo non sia ancora reale. Volevo che il pubblico riflettesse su cosa vuol dire essere guardati ogni ora, ogni giorno. Se vivete a Londra o Glasgow, o in qualunque altra grande città del Regno Unito, siete osservati 300 volte al giorno. Questi particolari non sono nella pellicola, ma ho pensato che per la gente fosse interessante, attraverso la storia di Jackie, farsi un’idea su tutto questo. ANDREA ARNOLD Glasgow, Scozia, 1974 RED ROAD è il primo lungometraggio della cineasta inglese Andrea Arnold dopo i corti Milk (1998), Dog (2001) e Wasp (2003) con cui ha ottenuto l'Oscar per il miglior cortometraggio nell'edizione del 2005. cui doveva esibirsi, per lanciarsi in un pezzo hip hop, che rappresenta il suo estremo gesto di libertà. Da incorniciare le intense interpretazioni di Monica Bleitbtreu e Hannah Herzsprung che danno corpo e nervi a due precise declinazioni del femminile: quella tutta trattenuta, e ossessivamente concentrata sul pianoforte di Frau Krüger, e quella ribelle, lacerata, e destabilizzata di Jenny. NOTE di Chris Kraus Ho avuto l’idea del film da una cosa che avevo letto sul giornale, ma volevo farne una storia molto personale. Ero stato attratto dalla biografia di un’anziana signora che aveva insegnato per 60 anni nella prigione di Berlino. La storia mi aveva spinto a cercare un avversario, una persona che fosse l’esatto opposto. Mi piacciono i film che rispondono alla domanda: in che misura l'arte ha a che fare con la vita e come l'espressione artistica può realmente incidere sulla realtà? Ero particolarmente interessato a questo potenziale della storia ed è la ragione per la quale ho passato più di otto anni a sviluppare il progetto, prima di vedere la luce di un proiettore, all’anteprima mondiale dello Shanghai International Film Festival, l’anno scorso. Molto importante è stata la collaborazione con le due splendide attrici, non era facile capire come si sarebbe sviluppata la “chimica” fra la donna più anziana e quella più giovane. Dovevano andare in due direzioni completamente differenti e sviluppare due caratteri nettamente distinti. La cosa sorprendente è che nella realtà Monica è una persona molto estroversa, mentre Hannah è molto riservata e modesta. Ma questo contrasto ha funzionato grazie al loro talento ed al desiderio di seguire questa linea estrema nella preparazione. CHRIS KRAUS Göttingen, Germania, 1963 Dopo aver lavorato come giornalista e illustratore, ha studiato all’Accademia tedesca di cinema e televisione dal 1991 al 1998, dove ora fa il docente. Da dieci anni gode di un’eccellente reputazione come sceneggiatore. Nominato due volte per il premio tedesco alla sceneggiatura, realizza il suo primo film SCHERBENTANZ nel 2002. Con QUATTRO MINUTI, suo secondo film, ha vinto il Lola d’Oro, massimo riconoscimento del cinema tedesco, per il miglior film del 2007. Lunedì 3 dicembre BREATH Soom di Kim Ki-duk Regia KIM KI-DUK Soggetto e Sceneggiatura KIM KI-DUK Fotografia SUNG JONG-MOO Montaggio WANG SU-AN Scenografia HWANG IN-JUN Costumi LEE DA-YEON Musiche KIM MYUNG-JONG Personaggi e interpreti Jin CHANG CHEN, Yeon JI-HA, Il marito HA JUNG-WOO, Giovane carcerato KANG IN-HYUNG. COREA DEL SUD 2007 - 84 minuti Il nuovo film di Kim Ki-duk inizia con l'immagine di un carcere dove un uomo in attesa di essere condannato a morte cerca di suicidarsi. La notizia viene comunicata nei notiziari in tv e cattura l'attenzione di una donna in crisi col marito. Per dare una svolta alla sua vita decide così di andarlo a trovare spacciandosi per una sua exfidanzata. Dopo il primo incontro non particolarmente entusiasmante, Jin rimane sorpreso quando Yeon ritorna a trovarlo. In questa occasione, lei ha decorato la sala delle visite con delle enormi foto della primavera che sboccia e ha riempito la stanza con dei fiori primaverili. Anche lei porta un vestito primaverile e gli canta un allegro brano primaverile. Dopo questo incontro, nelle sue visite successive Yeon porta a Jin tutte le stagioni… Ecco un nuovo spiazzante punto di vista del cinema di Kim Ki-duk sui sentimenti umani e sull'imprevedibilità della vita. Le sue creazioni vivono su equilibri fragilissimi, sempre sul punto di evaporare in poco, eppure, grazie alla particolare alchimia del suo fare cinema, riescono sempre a trasformarsi in squarci di poesia di incisiva bellezza e grazia, riuscendo a sposarsi perfettamente con le storie sconvolgenti e originali, cui il regista coreano ci ha ormai abituato e grazie alle quali è tra i più amati autori orientali. Un cineasta capace di presentare sempre le stesse tematiche, le medesime ossessioni, rielaborandole ogni volta sotto forme sempre nuove e al tempo stesso riconoscibilissime, totalmente ascrivibili alla sua inconfondibile e straordinaria poetica. Lunedì 10 dicembre XXY di Lucia Puenzo Regia e Sceneggiatura LUCIA PUENZO Fotografia NATASHA BRAIER Montaggio ALEX ZITO Scenografia BEATUSHKA WOJTOWICZ Costumi MANUEL MORALES Musiche FERNANDO SOLDEVILLA Personaggi e interpreti Alex INES EFRON, Alvaro MARTÍN PIROYANSKI, Ramiro GERMÁN PALACIOS, Suli VALERIA BERTUCHELLI, Erika CAROLINA PELERETI, Vando LUCIANO NOBILE. ARGENTINA/SPAGNA 2007 - 91 minuti Festival di Cannes 2007 Miglior Film "Settimana della Critica" Alex ha quindici anni e vive in un paesino della costa uruguaiana con il padre e la madre, quando giungono in visita due amici dei genitori con il loro figlio Alvaro. L’aggressività sessuale di Alex colpisce ed attrae il ragazzo, ancora di più nel momento in cui si rende conto che Alex è allo stesso tempo sia un maschio sia una femmina. È del resto questa la ragione della loro visita: il padre di Alvaro è un chirurgo plastico venuto per cercare di convincere Alex a scegliere un’identità sessuale e risolvere ogni ambiguità attraverso un definitivo intervento chirurgico. Questa scelta getta Alex in un conflitto carico di interrogativi irrisolti... Lucia Puenzo per il suo primo film sceglie un tema decisamente complesso, più diffuso di quanto si pensi, su cui regna un terribile silenzio sociale. Lo fa svolgendo una delicata analisi sulle difficoltà di Alex nel dover scegliere tra le sue due identità sensuali e ponendo attraverso il tema dell’ermafroditismo domande che dovrebbero essere universali. Su cosa si basa l’identità sessuale? Perché sentiamo il bisogno di dover scegliere per forza una precisa identità? La confusione dei giovani protagonisti riflette l’infelicità di conformarsi a un modello sessuale univoco, predicato da una società che ha paura delle eccezioni. L’autrice gira con estrema naturalezza, riuscendo a raccontare un tema spinosissimo senza censure ma anche senza nes- LIBRERIA Viale F.lli Rosselli 13 - Como - telefono 031 570 445 - www.unipolcomo.it Via V. Emanuele II 71 - Como NOTE di Kim Ki-Duk Talvolta, c’è un momento nelle nostre vite in cui è difficile respirare. Una condanna a morte, secondo la legge, è la soppressione del respiro. Ma soltanto perché noi non ci troviamo nel braccio della morte, non significa che siamo in grado di respirare liberamente. In realtà, possiamo vivere un’esperienza molto più dolorosa di quella di una persona condannata a morte. Quando la fiducia viene meno… C’è una donna che ha perso fiducia nella vita e si reca nel braccio della morte per incontrare un criminale che non ha mai visto prima. E gli rivela tutta la sua situazione. Incontrando questa donna, il prigioniero vive i momenti più felici della sua vita, nonostante i suoi giorni siano contati. Ma presto, quando giungerà la sua ora, lui perderà il respiro. I respiri affannosi di un condannato a morte e quelli di una donna, lentamente si fondono insieme. Quando la donna espira, l’uomo inspira… Quando la donna inspira, l’uomo espira… Ma quando uno di loro cesserà di respirare, anche l’altro lo farà. Tutti noi possiamo essere dei criminali nel braccio della morte. Tutti! Trattenete il respiro! Io conterò il tempo che passa. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7……… KIM KI-DUK Bonghwa, Corea del Sud, 1964 A diciassette anni lavora come operaio in fabbrica e a venti si arruola in marina. Non ha mai ricevuto un’istruzione normale, continuando tuttavia a coltivare la passione per la pittura, iniziata fin da bambino. Nel 1990 si reca in Francia per studiare all’estero e per vendere i propri quadri. Privo di ogni cultura filmica istituzionale, non ha mai fatto l’aiuto regista né alcun apprendistato. Ha raggiunto la preparazione artistica facendo film, e sperimentando le tecniche necessarie. I suoi film possono considerarsi scritti autobiografici realizzati attraverso l’uso della cinepresa. Per questo motivo Kim descrive ogni suo film come una “sequenza” nell’insieme delle sue opere. Filmografia 2006 TIME 2005 L’ARCO 2004 LA SAMARITANA 2003 PRIMAVERA, ESTATE, AUTUNNO, INVERNO E ANCORA PRIMAVERA 2002 THE COAST GUARD 2002 BAD GUY 2001 ADDRESS UNKNOWN 2000 REAL FICTION 1999 L’ISOLA 1998 BIRDCAGE INN 1996 THE CROCODILE sun voyerismo. Mostra senza esibire, spiega senza bisogno di scandalizzare. Il racconto si snoda con sincerità e discrezione coinvolgendoci in una preziosa riflessione, perché ci racconta con molta semplicità e verità qualcosa in più su un tema nascosto, che alla radice riguarda ogni essere umano. NOTE di Lucia Puenzo Ho passato gli ultimi dieci anni scrivendo romanzi e sceneggiature. Quando ho deciso di dirigere “XXY” mi era chiaro che così come avevo trovato uno sguardo per i miei racconti, bisognava che trovassi il modo di narrare questa storia, il tono, dove volevo mettere la macchina da presa, come affrontare le riprese. Anche a rischio di sbagliare o di avere molti dubbi, ho preferito scoprire da sola dove volevo andare. Il film è basato sul testo di uno scrittore argentino Sergio Bizzio. È la storia del risveglio dei sensi di una giovane intersessuale. Leggere il racconto mi ha rammentato un’epoca inquietante della vita, quando si scopre il desiderio carnale. Ho cominciato a scrivere con questa immagine in testa: il corpo di una adolescente in cui convivono due sessi. Per mesi e mesi ho incontrato medici, genetisti, padri di bambini intersessuali, attivisti. Fino a pochi anni fa quasi tutti i casi di “psudoermafroditi” venivano operati alla nascita, sottoposti a quella che viene definita una normalizzazione, ma in realtà è una castrazione che li obbligava a prendere ormoni fino alla pubertà. Il discorso biomedico sulla differenziazione sessuale è semplicistico: se hai due gonadi, ovaie e testicoli, non possono che esserci due sessi, maschile o femminile. Questo è tremendo, invece di rifiutare ciò che è differente, bisognerebbe mettere in discussione il pensiero binario con il quale siamo stati educati: tutto si divide in vero o falso, normale o anormale, femminile o maschile. LUCIA PUENZO Buenos Aires, Argentina, 1976 Scrittrice e regista, figlia d’arte di Luis Puenzo, noto scrittore argentino, ha all’attivo tre romanzi “El Niño Pez” (2004), “9 minutos” (2005) e “La maldición de Jacinta Pichimahuida” (2007) oltre a numerose sceneggiature. Ha anche diretto cortometraggi, documentari e la serie televisiva “Los invisibles”. XXY è il suo primo lungometraggio. MERONI telefono 031 262 560 www.libreriameroni.it MERCOLEDI CINEMA IN MUSICA Rassegna di film musicali dal 10 ottobre al 5 dicembre 2007 Spettacoli ore 20.15 e ore 22.15 (salvo diverse indicazioni) Le serate CINEMAinMUSICA saranno accompagnate da momenti di musica dal vivo Ingresso € 7 - Soci Arci € 5 - Ridotto (studenti - over 65) € 4 Tessera 10 film a scelta su 20 (Lunedì + Mercoledì) € 50 - Soci Arci € 30 re ì 10 ottob mercoled USA CONTRO JOHN LENNON di David Leaf e John Scheinfeld Stati Uniti 2006 re ì 17 ottob NEIL YOUNG HEART OF GOLD mercoled di Jonathan Demme Stati Uniti 2006 re ì 31 ottob mercoled HABANA BLUES di Benito Zambrano Cuba/Francia/Spagna 2005 mbre ì 14 nove mercoled CROSSING THE BRIDGE di Fatih Akin Germania/Turchia 2005 Mercoledì 10 ottobre USA CONTRO JOHN LENNON The U.S. vs. John Lennon di David Leaf e John Scheinfeld Regia DAVID LEAF, JOHN SCHEINFELD Soggetto e Sceneggiatura DAVID LEAF, JOHN SCHEINFELD Fotografia JAMES MATHERS Montaggio PETER S. LYNCH II Intervengono JOHN LENNON, YOKO ONO, GORE VIDAL, MARIO CUOMO, ANGELA DAVIS, BOBBY SEALE, G. GORDON LIDDY, JOHN DEAN, RON KOVIC, CARL BERNSTEIN e WALTER CRONKITE... STATI UNITI 2006 - 96 minuti David Leaf e John Scheinfeld ripercorrono la metamorfosi che trasformò John Lennon da amabile cantante dei celeberrimi Beatles a militante pacifista e ad icona ispiratrice, rivelando i retroscena su come il governo degli Stati Uniti abbia cercato di metterlo a tacere e di espellerlo dal paese. Incentrato sul decennio 1966-1976, frutto di ricerche scrupolose e illustrato con una regia efficacissima, il film racconta il contesto storico e il sommovimento sociale in cui l’attivismo politico di Lennon si dispiegava. Uno dei periodi più intensi della giovane storia americana, dominato dalla guerra del Vietnam, dalla nascita dei grandi movimenti per i diritti civili, dallo scontro radicale con la presidenza Nixon esploso nel caso Watergate. Il film tra materiali di repertorio e attuali - Yoko Ono, moglie di Lennon e anche sua partner creativa nella campagna pacifista, ha concesso agli autori di accedere per la prima volta agli archivi Lennon-Ono, permettendo loro di utilizzare per il film materiali audiovisivi inediti - propone un vasta carrellata delle figure più significative dell’epoca. Tra loro figurano attivisti politici afro-americani come Angela Davis e Bobby Seale, giornalisti come Carl Bernstein e Walter Cronkite, o come l’eminente storico e romanziere Gore Vidal. E’ proprio John Lennon, la sua musica, il sottile, incisivo e diffuso contrappunto di quel periodo e di quei protagonisti, un Lennon nel pubblico e nel privato comunque fedele ai suoi principi, straordinariamente carismatico, un protagonista attivo degli eventi di quel periodo. NOTE di David Leaf e John Scheinfeld Da molto tempo volevamo realizzare questo film sui tentativi del governo degli Stati Uniti di espellere John Lennon dal paese agli inizi degli anni ’70. Si tratta di una vicenda del tutto dimenticata. Perfino la gran parte delle persone che hanno vissuto quell’epoca, ed erano a conoscenza del “caso Lennon”, da molto tempo non ci pensavano più. Per chi è nato in seguito, si tratta probabilmente di una storia del tutto ignota. Per lo più le persone con meno di quaranta anni, di John Lennon sanno che faceva parte dei Beatles, che ha scritto “Imagine” e che è stato assassinato. A parte questo, non credo che la gente abbia veramente consapevolezza del coraggio con il quale Lennon ha vissuto la propria vita e della volontà sua e di Yoko Ono di agire in modo coerente con gli ideali in cui credevano. DAVID LEAF Sceneggiatore/Produttore/Regista Noto in particolare per i suoi pluripremiati documentari, per gli speciali musicali e per le inchieste sulla cultura pop, tra gli altri importanti crediti musicali di Leaf figurano la produzione di “Billy Joel: In His Own Words”, “Carnegie Hall Salutes The Jazz Masters”, “The Songwriters Hall Of Fame” (Bravo) e “An All Star Tribute To Brian Wilson”. JOHN SCHEINFELD Sceneggiatore/Produttore/Regista John Scheinfeld è uno sceneggiatore, produttore e regista di documentari tenuto in grande considerazione per via della sua vasta gamma di esperienze e interessi, che spaziano dai progetti sulla cultura pop e musicali a quelli storici e a carattere spirituale, sia per la televisione via etere e via cavo che per le sale. Tra i crediti di Scheinfeld figurano progetti su icone dello spettacolo come Frank Sinatra, Peter Sellers, Nat 'King' Cole, Bob Hope, Bette Midler. mbre ì 28 nove d le o c r e m L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO di Agostino Ferrente Italia 2006 bre ì 5 dicem mercoled Serata fuori abbonamento Ingresso € 12 - Soci Arci e ridotti € 10 FAUST di Friedrich Wilhelm Murnau Germania 1926 Accompagnamento musicale dal vivo del QUARTETTO GATTO MARTE MAXIMILIAN BROOKS (pianoforte), PIETRO LUSVARDI (contrabbasso), NINO COTONE (violino), GIUSEPPE BRANCACCIO (fagotto). Mercoledì 17 ottobre NEIL YOUNG HEART OF GOLD di Jonathan Demme Regia JONATHAN DEMME Fotografia ELLEN KURAS Montaggio MICHAEL ZANSKY Scenografia ANDY KEIR Costumi MANUEL Musiche NEIL YOUNG. Musicisti interpreti NEIL YOUNG, PEGI YOUNG, GRANT BOATWRIGHT, LARRY CRAGG, ANTHONY CRAWFORD, CHAD CROMWELL. STATI UNITI 2006 - 103 minuti Registrato il 18 e 19 agosto 2005 nel corso di due serate al Ryman Auditorium di Nashvill e diretto da Jonathan Demme, “Heart Of Gold”, può considerarsi come uno dei migliori film-concerto degli ultimi anni. L’incontro felice di due protagonisti della scena artistica americana. Significativo per comprendere lo spirito che ha animato le riprese è una dichiarazione del regista Jonathan Demme: "Credo che quando si filma la musica dal vivo ci sia il cinema nella sua forma più pura: non ci sono le illusioni del cinema, non ci sono trucchi, è tutto legato al processo creativo della musica stessa e alla possibilità della macchina da presa di raccontare quello che c'è oltre la musica". Ciò che ne è risultato è una sequenza suggestiva di grande musica, accompagnata da riprese, inquadrature e fotografie di raffinata resa estetica. Il film apre con le interviste ai musicisti, mentre si recano al concerto, poi l’avvio del concerto con nuove scenografie che si ricreano da brano a brano, giochi di luci che seguono i momenti topici del concerto amplificando le atmosfere delle “song”. Con Neil Young sul palco l’intero cast di musicisti che ha suonato nel suo ultimo disco “Prairie Wind”, compresi alcuni ospiti di eccezione come Emmylou Harris e Ben Keith, il Fisk Jubilee Choir e un intera sezione di archi. Oltre ai brani di “Prairie Wind”, l’occasione giusta per scoprire o riascoltare alcuni dei classici di Young nelle nuove sofisticate versioni. I classici del passato con loro le emozioni di sempre: da “Harvest Moon“, alle corali “Comes A Time“ e “Four Strong Wind“ fino a “Heart Of Gold“, “Old Man“, finale con una versione in solitario sui titoli di coda di “The Old Laughing Lady“, per soli voce e chitarra. LAVORI IN CORSO PROGETTAZIONE EDIZIONE IMMAGINI CAVALLASCA NOTE di Jonathan Demme Credo che quando si filma la musica dal vivo ci sia il cinema nella sua forma più pura: non ci sono le illusioni del cinema, non ci sono trucchi, è tutto legato al processo creativo della musica stessa e alla possibilità della macchina da presa di raccontare quello che c'è oltre la musica. JONATHAN DEMME New York, Stati Uniti. 1944 Uno dei maggiori registi del cinema americano contemporaneo con una poetica originalissima ed eclettica in grado di fargli affrontare generi lontanissimi. Regista, sceneggiatore e produttore, Jonathan Demme vanta al suo attivo diciotto titoli film e numerosi documentari e lavori per la televisione. Filmografia essenziale 2006 NEIL YOUNG: HEART OF GOLD 2004 THE MANCHURIAN CANDIDATE 2003 THE AGRONOMIST 2002 THE TRUTH ABOUT CHARLIE 2001 BRUCE SPRINGSTEEN VIDEO ANTHOLOGY 2000 THE PRETENDERS: GREATEST HITS 1998 BELOVED 1995 MURDER INCORPORATED 1993 PHILADELPHIA 1991 THE SILENCE OF THE LAMBS 1986 SOMETHING WILD 1984 STOP MAKING SENSE 1979 LAST EMBRACE. Via Milano 16 - Como - telefono 031 267 344 - fax 031 260 246 [email protected] Mercoledì 31 ottobre HABANA BLUES di Benito Zambrano Regia BENITO ZAMBRANO Soggetto e Sceneggiatura BENITO ZAMBRANO, ERNESTO CHAO Fotografia JEAN-CLAUDE LARRIEU Montaggio LUCA PARDO Scenografia IGOR GABRIEL Costumi VLADIMIR CUENCA. Musicisti e interpreti JUAN ANTONIO LEYVA, JOSE' LUIS GARRIDO, EQUIS ALFONSO, KIKI FERRER ORSINI, DAYAN ABAD GARCIA, DESCEMER BUENO, KELVIS OCHOA. Personaggi e interpreti Ruy ALBERTO JOEL GARCIA OSORIO, Tito ROBERTO SANMARTIN, Caridad YAILENE SIERRA, Alex TOMAS CAO URIZA, Luz Maria ZENIA MARABAL, Martha MARTA CALVO'. CUBA/FRANCIA/SPAGNA 2005 - 111 minuti Era il 1998 quando il chitarrista e compositore californiano Ry Cooder tornò all’Avana per registrare un album da solista con l’intramontabile cantante Ibrahim Ferrer. Ad accompagnarlo questa volta Wim Wenders che, con una piccola troupe, filmò i vecchi musicisti, per arrivare al successo di “Buena Vista Social Club”. Ci pensa ora lo spagnolo Benito Zambrano, con il suo Habana Blues, a regalarci, in versione fiction, ancora una volta la magia e l’energia che la musica di Cuba sa sprigionare. Presentato con successo all’ultima edizione del Festival di Cannes nella sezione "Un Certain Regard", il film è un intenso viaggio in Cuba, nella sua musica e nei cuori della gente. Il regista spagnolo, da molti anni residente a Cuba, racconta la storia di due giovani musicisti, Ruy e Tito, alla ricerca del modo di lasciare l’Avana. Ruy vive con Caridad e i loro due figli ma stanno per lasciarsi, mentre Tito abita a casa della nonna. Con una storia semplice ma tremendamente efficace, Zambrano realizza un “canto” di Cuba e della sua gente; con la musica racconta l’a- Mercoledì 14 novembre CROSSING THE BRIDGE di Fatih Akin Regia FATIH AKIN Soggetto e Sceneggiatura FATIH AKIN Fotografia HERVÉ DIEU Montaggio ANDREW BIRD Suono JOHANNES GREHL. Musicisti e interpreti ALEXANDER HACKE, BABA ZULA, ORIENT EXPRESSION, DUMAN, REPLIKAS, ERKIN KORAY, CEZA, ISTANBUL STYLE BREAKERS, MERCAN DEDE, SELIM SESLER, BRENNA MacCRIMMON, SIYASIYABEND, AYNUR, ORHAN GENCEBAY, MUZEYYEN SENAR, SEZEN AKSU. GERMANIA/TURCHIA 2005 - 90 minuti Con indiscutibile sofisticatezza, Fatih Akin realizza un ritratto della vivace scena musicale di Istanbul facendo cinema e musica insieme, attraverso una scelta di immagini e un montaggio che rifletteno i ritmi musicali della città e ne ripropongono visivamente gli echi. Sua guida, in questo coinvolgente viaggio, è un bassista della band Einsturzende Neubauten, il tedesco Alexander Hacke, che aveva lavorato con lui alla colonna sonora del film "La sposa turca". A Istanbul Hacke ha incontrato i membri della band Baba Zula, portando non solo la sua musica, ma anche uno studio di registrazione mobile al completo, utilizzato per catturare suoni in tutto il mondo. Inizia così a catturare le sonorità e la diversità musicale di Istanbul. Il suo scopo è esporre le orecchie occidentali alla più ampia gamma possibile di musica turca, dai moderni suoni elettronici, rock e hip-hop, sino alla classica musica “arabesca”. La camera di Akin segue la scia sonora in un mondo contraddittorio, seducente e pieno di vita, collezionando impressioni e suggestioni, immergendosi nelle mille sfaccettature di questa grande città. Senza sbalzi né fratture tra le varie e diverse concezioni musicali, si passa dalle band d'avanguardia come i Baba Zula, a quelle della scena rock, come i Duran, fino ai più sofisticati Orient Expression. Alle chitarre del rock seguono le chitarre della musica turca tradizionale, e le sue mille varianti, come il nima dell’isola e dei suoi protagonisti, divisi da un imprescindibile amore per la propria terra e un altrettanto indomabile desiderio di varcarne i confini e vedere il resto del mondo. “Habana Blues” è un film che rifugge i clichè sulla Cuba da cartolina, mostrando lo snodarsi delle relazioni umane, i sentimenti. le paure e i desideri di ogni esistenza. Ma il pregio ulteriore di “Habana Blues” è quello di mostrare anche l’altra faccia musicale di Cuba, con gruppi Pop, Hip Hop, Reggae e Heavy Metal che danno vita ad una nuova musica ben integrata alle sonorità più classiche dell’isola. Il film non è mai uscito nelle sale di Cuba, ma all'Havana e in altri grandi centri è diventato popolarissimo, grazie alla diffusione in copie pirata nel circuito dei videoclub. NOTE di Benito Zambrano Cuba è un paese molto cinematografico. Se vai con una macchina da presa c’è sempre qualcosa di interessante da riprendere, inoltre L’Avana è una città che ti cattura in tutti i sensi… Nel rapporto tra musica e cinema succede con Cuba la stessa cosa che succedeva in Andalusia, da dove vengo, i migliori film sul flamenco li facevano i francesi o gli inglesi. Perché chi viene da fuori vede le cose meglio di chi le vive tutti i giorni, chi sta in un posto non coglie il patrimonio culturale… A Cuba la musica scorre come un fiume. Si prende cura di te e ti rigenera dentro. Non volevo però la solita “salsa”, e non volevo che il protagonista fosse uno spagnolo o un'italiano che va a Cuba, ha una storia d'amore meravigliosa e si rapporta all'isola in questo modo. Anche se all'inizio voglio mostrare alcuni elementi caratteristici di questa visione classica di Cuba, poi cerco di discostarmi rapidamente, per trovare un modo autentico e originale per guardare a Cuba e alla sua incredibile vitalità. BENITO ZAMBRANO Cordova, Spagna, 1969 Filmografia 2005 HABANA BLUES 2002 PADRE CORAJE 1999 SOLAS 1994 EL ENCANTO DE LA LUNA LLENA. chitarrista classico Erkin Koray, che si vale però solo di strumenti amplificati elettronicamente. Da un gruppo dedito all'hip hop, i Ceza, allo swing zingaro di Selim Sesler, virtuoso del clarinetto, alla splendida voce della cantante curda Aynur. Per concludere con una diva quasi novantenne, Müzeyyen Senar, legata da sempre alla musica classica orientale. NOTE di Fatih Akin Nel documentario ho dato spazio a molti generi musicali diversi. Non so se esiste un’altra città del mondo con questa particolare varietà. Ad esempio ad Amburgo ci sono molte culture musicali diverse, non solo quella tedesca. Turchi, greci, arabi, hanno portato le loro musiche. In un ristorante mangi falafel ed ascolti rai, vai in un club ed ascolti il London Sound. Non puoi trovare una musica tipica di Berlino, piuttosto l'insieme di tutte queste culture musicali, alla fine tutte diverse e divise. Qui invece musica popolare, musica classica turca, arabesk, hip pop, rock, eccetera, sono tutte in turco. Io ho viaggiato molto ma credo che ci siano poche città al mondo come Istanbul. Con musiche tipiche, legate ad un posto specifico, che si nutrono delle persone di quel posto. FATIH AKIN Amburgo, Germania, 1973 Il regista, autore e attore Fatih Akin ha studiato alla Hochschule für Bildende Künste di Amburgo, prima di realizzare il suo primo cortometraggio “SENSIN YOU’RE THE ONE!”, nel 1995, vincitore dell’Audience Award all’International Short Film Festival di Amburgo. Il primo film a soggetto è il drammatico SHORT SHARP SHOCK accolto ottimamente dal pubblico e dalla stampa, Leopardo di Bronzo di Locarno 1997. In seguito ha confermato la sua versatilità con il road movie IN JULY (2000) e SOLINO film del 2002. Nel 2003 ha fondato la propria società di produzione, la Corazón International. Nel 2004 dirige LA SPOSA TURCA con cui vince l’Orso d’Oro al Festival di Berlino. Mercoledì 28 novembre L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO di Agostino Ferrente Regia AGOSTINO FERRENTE Soggetto e MASSIMO GAUDIOSO, MARIANGELA BARBANENTE, FRANCESCO PICCOLO Fotografia e riprese GRETA DE LAZZARIS, ALBERTO FASULO, SIMONE PIERINI, GIOVANNI PIPERNO, SABRINA VARANI Montaggio DESIDERIA RAYNER Montaggio suono e musiche PINO PECORELLI, SILVIA MORAES, PAOLO SEGAT. Musiche L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO MARIO TRONCO (Italia, direttore artistico, piano fender), HOUCINE ATAA (Tunisia, voce), PEPPE D'ARGENZIO (Italia, sax baritono, clarinetto basso), EVANDRO CESAR DOS REIS (Brasile, chitarra classica, cavaquinho), LOPEZ MATURELL (Cuba, batteria, congas, mani, piedi e cori), OMAR LOPEZ VALLE (Cuba, tromba, flicorno), JOHN MAIDA (Stati Uniti, violino), ESZTER NAGYPAL (Ungheria, violoncello), GAIA ORSONI (Italia, viola), CARLOS PAZ (Ecuador, voce), PINO PECORELLI (Italia, contrabasso, basso elettrico), RAUL "CUERVO" SCEBBA (Argentina, marimba, glockenspiel, congas, percussioni varie), GIUSEPPE SMALDINO (Italia, corno), EI HADJI "PAP" VERI SAMB (Senegal, voce, djembe, dumdum, sabar, shaker, cori), "KAW" DIALY MADY SISSOKO (Senegal, voce, kora, piede), ZIAD TRABELSI (Tunisia, voce e oud). ITALIA 2006 - 90 minuti La storia filmata della genesi della ormai famosa Orchestra di Piazza Vittorio, band nata da un'iniziativa di Mario Tronco, il tastierista degli Avion Travel, e il regista Agostino Ferrente, che, nel quartiere di Roma dell'Esquilino, noto per essere il quartiere più multietnico di Roma dove bene o male convivono non meno di sessanta etnie diverse, hanno riunito un gruppo di musicisti di strada (e non) che vengono da tutte le parti il mondo. Il 14 ottobre 2002 il primo ciak di questo documentario musicale, presentato al festival di Locarno 2006, che è diventato il cinediario dell’orchestra. Cinque anni di documentazione e prove, trenta musicisti di quindici nazionalità, gli operatori video, i montatori, lo studio fonico, e soprattutto il coinvolgi- mento dell’intero quartiere, per uno straordinario miscuglio di storie, umanità e musica. Tra le belle scoperte e le delusioni, tra arrivi e partenze, l'orchestra esordisce nel 2004, affascinando da allora pubblico e critica per come sia riuscita a dare voce e corpo ad un’armoniosa diversità che, oltre la "musica etnica", ottiene un’alchimia musicale assolutamente originale, un insieme sonoro che crea un'altra musica. NOTE di Agostino Ferrente …Forse per questo la storia che racconto nel film è una storia nuova e sorprendente. Perché dimostra come anche qui possa succedere ad un immigrato di riuscire a vivere grazie al proprio talento e non dovendosi arrangiare con lavori di fortuna. E' andata così con i nostri musicisti e devo dire che l'incontro con ognuno di loro è stato l'incontro con un personaggio che da solo, con la sua storia, sarebbe potuto diventare il protagonista del film. Ma se li conto tutti scopro che strada facendo ne abbiamo incrociati più di una trentina, forse troppi per un solo film, ma tanti quanti gli strumenti che via via hanno composto l'orchestra. E alla fine questo vuole essere il film: un'orchestrazione di tante singole storie che si sono incrociate grazie alla musica. AGOSTINO FERRENTE Cerignola, Italia, 1971 Regista, produttore, direttore artistico. Aiuto regista di Silvano Agosti, Ferrente ottiene diversi riconoscimenti in festival internazionali con i suoi primi cortometraggi. Nel 2001, insieme ad una decina di complici, fonda a Roma il gruppo Apollo 11, che salva lo storico cinema-teatro Apollo con rassegne di cinema, musica e scrittura e diventa uno dei centri di produzione culturale più vivaci della capitale. Mercoledì 5 dicembre Serata fuori abbonamento Ingresso € 12.00 – Soci Arci e Ridotti € 10.00. FAUST di Friedrich Wilhelm Murnau Accompagnamento musicale dal vivo del Quartetto GATTO MARTE MAXIMILIAN BROOKS (pianoforte), PIETRO LUSVARDI (contrabbasso), NINO COTONE (violino), GIUSEPPE BRANCACCIO (fagotto). Regia FRIEDRICH WILHELM MURNAU Soggetto da J. W. GOETHE, C. MARLOWE e dal Volksbuch tedesco Sceneggiatura FRIEDRICH WILHELM MURNAU e HANS KYSER Fotografia CARL HOFFMANN Montaggio HANS BRAUSEWETTER Scenografia ROBERT HERLTH e WALTER RÖHRIG Costumi LOTHAR MUTHEL. Personaggi e interpreti Faust GÖSTA EKMAN, Mefisto EMIL JANNINGS, Gretchen CAMILLA HORN, la madre di Gretchen FRIEDA RICHARD, Valentin WILHELM DIETERLE, l’arcangelo WERNER FÜTTERER. GERMANIA 1926 - 100 minuti “Faust“ è da considerarsi l’opera più personale di F. W. Murnau, che ne modificò più volte la sceneggiatura fino a giungere alla definizione della propria visione del mito del vecchio alchimista. È la sua opera più curata dal punto di vista plastico, quella in cui più evidente risulta la convinzione del regista della possibilità di trasformare il cinema in un’arte dotata di leggi proprie. Murnau realizza “Faust“ nel 1926, dopo “Nosferatu“ e prima di emigrare negli Stati Uniti: mescolando Goethe e Marlowe, ma soprattutto con un’evoluzione dell’allucinazione di luci fluttuanti tra le ombre oscure tipiche dei più ispirati film dei primi anni ’20. Il processo che sta a monte del Faust sembra un compendio di tutto ciò che era stato l’espressionismo e valida rappresentazione della paralisi di Weimar, il sonno della ragione che genera mostri nazisti, intenzioni realistiche che fanno capolino e sono soffocate da quelle più esplicitamente espressioniste, allucinate, dove il paesaggio stesso è un plastico congelato. Gli incubi vengono ostracizzati con l’accettazione dell’abisso, la perdita di sé, quasi che solo chi si perde possa ritrovarsi diverso, purificato dal fuoco e dall’amore. É fondo lo stesso tema di “Nosferatu”, il tema del sacrificio inconsapevole. Da “Il Faust di Murnau” di Gianfranco Massetti. FRIEDRICH WILHELM MURANU Bielefeld, Germania, 1888 - Santa Monica, California, 1931 1931 TABU 1930 CITY GIRL 1928 FOUR DEVILS 1927 AURORA 1925 FAUST 1924 L’ULTIMA RISATA 1923 L’ESPULSIONE 1922 PHANTOM 1921 NOSFERATU 1920 NOSTALGIA 1919 SATANAS. QUARTETTO GATTO MARTE Il Quartetto è un ensemble da camera dalle basi classiche ma con un’attitudine vicina al jazz con suggestioni di folk che vanno dalle sonorità dell’Europa dell’est a quelle del Mediterraneo. Pianoforte, contrabbasso, violino e fagotto sono i protagonisti di questo viaggio musicale. La musica è descrittiva e immaginifica; racconta spesso piccole storie che possono essere comiche, drammaticamente tragicomiche, con un tocco d’ironia. Questa attitudine ha portato l’ensemble a comporre musiche per film muti come: “Malombra“ di Carmine Gallone (1917), “La Febbre dell’Oro“ di Charlie Chaplin (1925), “A Woman“ di Charlie Chaplin (1915), “The Balloonatic“ di Buster Keaton (1923), “Faust“ di Friederich Murnau (1926). Il Quartetto Gatto Marte ha suonato in numerosi festival: Autunno Musicale a Como nel 1998, Arezzo Wave nel 2000, il festival internazionale “Strade del Cinema” ad Aosta, il festival internazionale “Rimusicazioni” a Bolzano nel 2003, l’Alter-Ego festival a Braine-le-Comte in Belgio nel 2004. Nel gennaio 2005, l’ensemble presenta dal vivo il film “Faust” a Monterey (California), in occasione della riapertura del Golden State Theatre ed a Santa Cruz. Discografia 1997 DANAE - 2000 GIOCO DEL MAGO - 2001 PIEROINO - 2003 LEOLOMBRICO - 2005 MARACHELLE - 2006 FAUST. TABORELLI ANGELO s.a.s. SOLUZIONI PER L’UFFICIO Via I° Maggio 3 - 22070 Montano Lucino (Como) - telefono 031 471 666 - fax 031 471 688 www.taborelli.it Via Leonardo da Vinci 6 - Cantù - telefono 031 730 172 - [email protected] I LUNEDÌ DEL CINEMA Rassegna di cinema internazionale d’autore MERCOLEDI CINEMA IN MUSICA Rassegna di film musicali dal 10 settembre al 17 dicembre 2007 dal 10 ottobre al 5 dicembre 2007 Spettacoli ore 20.15 e ore 22.15 (salvo diverse indicazioni) Spettacolo unico ore 21.00 settembre 1.00 2 lunedì 10 unico ore lo o c a tt e INLAND EMPIRE Sp di David Lynch Stati Uniti/Polonia/Francia 2006 Mostra del Cinema di Venezia 2006 Leone d’oro alla carriera David Lynch settembre STILL LIFE lunedì 17 di Jia Zhang-ke Cina/Hong Kong 2006 Mostra del Cinema di Venezia 2006 Leone d’oro Miglior Film settembre BREAKFAST ON PLUTO lunedì 24 di Neil Jordan Irlanda 2006 ttobre lunedì 1 o ttobre lunedì 8 o ottobre lunedì 15 ottobre lunedì 22 DARATT di Mahamat-Saleh Haroun Ciad/Francia/Austria/Belgio 2006 Mostra del Cinema di Venezia 2006 Premio Speciale della Giuria GLI INNOCENTI di Per Fly Danimarca 2005 GUIDA PER RICONOSCERE I TUOI SANTI di Dito Montiel Stati Uniti 2006 Mostra del Cinema di Venezia 2006 - Miglior Film Settimana Internazionale della Critica Sundance Film Festival 2006 Premio per la regia Premio della Giuria all’insieme del cast il regista Vittorio Moroni LE FERIE DI LICU di Vittorio Moroni Italia 2007 novembre lunedì 12 novembre lunedì 19 novembre lunedì 26 icembre lunedì 3 d dicembre lunedì 10 re ì 17 ottob mercoled NEIL YOUNG HEART OF GOLD di Jonathan Demme Stati Uniti 2006 re ì 31 ottob mercoled HABANA BLUES di Benito Zambrano Cuba/Francia/Spagna 2005 bre 14 novem ì d le o c r me CROSSING THE BRIDGE di Fatih Akin Germania/Turchia 2005 mbre ì 28 nove mercoled L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO di Agostino Ferrente Italia 2006 FILM A SORPRESA SCELTO DAL PUBBLICO ottobre .00 lunedì 29 ico ore 21 n u lo o c a Spett Alla proiezione sarà presente ovembre lunedì 5 n re ì 10 ottob mercoled USA CONTRO JOHN LENNON di David Leaf e John Scheinfeld Stati Uniti 2006 bre ì 5 dicem mercoled Serata fuori abbonamento Ingresso € 12 - Soci Arci e ridotti € 10 FAUST di Friedrich Wilhelm Murnau Germania 1926 Accompagnamento musicale dal vivo del QUARTETTO GATTO MARTE MAXIMILIAN BROOKS (pianoforte), PIETRO LUSVARDI (contrabbasso), NINO COTONE (violino), GIUSEPPE BRANCACCIO (fagotto). Le serate CINEMAinMUSICA saranno accompagnate da momenti di musica dal vivo EDMOND di Stuart Gordon Stati Uniti 2006 IL MATRIMONIO DI TUYA di Wang Quan’an Cina 2006 Berlinale Film Festival 2006 Orso d’oro Miglior Film RED ROAD di Andrea Arnold Gran Bretagna 2006 Festival di Cannes 2006 Premio Speciale della Giuria QUATTRO MINUTI di Chris Kraus Germania 2006 BREATH di Kim Ki-duk Corea del Sud 2007 XXY di Lucia Puenzo Argentina/Spagna 2007 Festival di Cannes 2007 Miglior Film “Settimana della Critica” dicembre 1.00 lunedì 17 re 2 lo unico o Spettaco FILM DA DEFINIRE Presentazione rassegna gennaio/maggio 2008 CIRCOLO ARCI XANADÙ Cinema Gloria Como via Varesina 79 22100 Como Ingresso € 7 Soci Arci € 5 - Ridotto (studenti - over 65) € 4 Tessera 10 film a scelta su 20 (Lunedì + Mercoledì) € 50 Soci Arci € 30