libreria meroni - I lunedì del cinema

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I LUNEDÌ DEL CINEMA
Rassegna di cinema internazionale d’autore
dal 10 settembre al 17 dicembre 2007
Spettacoli ore 20.15 e ore 22.15 (salvo diverse indicazioni)
Ingresso € 7 - Soci Arci € 5 - Ridotto (studenti - over 65) € 4
Tessera 10 film a scelta su 20 (Lunedì + Mercoledì) € 50 - Soci Arci € 30
settembre 1.00
lunedì 10
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Spettaco
INLAND EMPIRE
di David Lynch
Stati Uniti/Polonia/Francia 2006
Mostra del Cinema di Venezia 2006
Leone d’oro alla carriera David Lynch
settembre STILL LIFE
lunedì 17
di Jia Zhang-ke
Cina/Hong Kong 2006
Mostra del Cinema di Venezia 2006
Leone d’oro Miglior Film
settembre BREAKFAST ON PLUTO
lunedì 24
di Neil Jordan
Irlanda 2006
ttobre
lunedì 1 o
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ottobre
lunedì 15
ottobre
lunedì 22
DARATT
di Mahamat-Saleh Haroun
Ciad/Francia/Austria/Belgio 2006
Mostra del Cinema di Venezia 2006
Premio Speciale della Giuria
Lunedì 10 settembre
Spettacolo unico ore 21.00
INLAND EMPIRE
di David Lynch
Regia e Sceneggiatura DAVID LYNCH Fotografia ODD-GEIR SAETHER Montaggio DAVID LYNCH Scenografia CHRISTINA N. WILSON Costumi KAREN BAIRD, HEIDI BIVENS Musica AUTORI
VARI.
Personaggi e interpreti
LAURA DERN, JUSTIN THEROUX, JEREMY IRONS, HARRY DEAN
STANTON, JULIA ORMOND, GRACE ZABRISKIE, DIANE LADD,
WILLIAM H. MACY, LAURA HARRING, NAOMI WATTS,
NASTASSJA KINSKY.
STATI UNITI/POLONIA/FRANCIA 2006 - 172 minuti
Mostra del Cinema di Venezia 2006
Leone d’oro alla carriera David Linch
L'ultimo lavoro di David Lynch, “Inland Empire” è un film nel film, e
di più tanti film nel film. La vicenda si dipana da Hollywood dove
un'attrice è chiamata a recitare in un film ma, come capita spesso ai protagonisti di Lynch, non riesce più a capire qual'è la realtà
in cui vive. Lynch realizza una summa del suo cinema, un viaggio
tra visioni ipnotiche, incubi, stati mentali allucinati e sdoppiamenti
della personalità. Ha girato il film scrivendo la sceneggiatura giorno per giorno e usando per la prima volta interamente la tecnologia digitale, cambiando la tecnica ma anche il modo e i contenuti
del fare cinema, realizzando così un’opera che passerà alla storia
quale primo film d’autore dell’era della cinematografia digitale.
NOTE di David Lynch
Il titolo fa riferimento ad una zona di Los Angeles, ma al tempo stesso potrebbe avere altri significati. La grande interiorità che tutti abbiamo è come un impero. Faccio meditazione trascendentale da trentatré anni: questa tecnica antichissima mi ha consentito di fare un salto
dentro il mio impero interiore…Una delle cose più belle degli esseri
umani è avere l’intuizione: la usiamo tutti i giorni nella vita, ma nel
cinema questo sentimento non riceve più alcun affidamento. Il pubblico sa le cose, le capisce. Non servo certo io a spiegarle. La spiegazio-
ne dei miei film è lì davanti agli occhi di tutti. La spiegazione di chiunque
lo veda non sarà, forse, simile alla mia, ma non importa. Il mio è un cinema basato sui sensi e, dunque, sull'intuizione. Quest'ultima è uno stato
dell'anima, una sorta di stato di illuminazione che si raggiunge quando
emozioni e intelletto viaggiano insieme. E' una vera sinergia in cui la
fusione di entrambi gli elementi supera complessivamente l'intensità
delle singole parti. Tutti noi la possediamo, ma poiché siamo ossessionati dalla razionalità non la usiamo così spesso come dovremmo e non
ci fidiamo sufficientemente della nostra intuizione. Soprattutto al cinema. Credo che il compito del mio cinema sia quello di esplorare mondi
differenti. Il cinema serve a portarti in altri mondi. Amo tutti i film che mi
fanno sognare e che mi portano ad esplorare altri universi. Adoro le
astrazioni e il cinema può fornire delle astrazioni. Mi piace addentrarmi
in mondi e in territori che non conosco. Cinematograficamente è molto
stimolante non sapere quello che, come regista o come spettatore, puoi
o devi aspettarti da una storia. Adoro il mistero e sentirmi vulnerabile
davanti all'immagine in movimento. E' qui che l'intuizione va usata fino
in fondo: il miracolo del cinema sta soprattutto nella sua capacità di
movimento, nel suo saperti condurre verso mondi differenti da quelli che
esperiamo di solito attraverso e durante il nostro quotidiano.
DAVID LYNCH
Missoula, Montana, 1937
David Lynch è un artista che ha fatto dell'eclettismo una bandiera. Da anni collabora con un settimanale di Los Angeles, disegnando una striscia di fumetti e, oltre ad avere realizzato corti,
film, serial tv e spot, ha anche prodotto un disco, di cui è l’autore dei testi. E’ arrivato al cinema dalla pittura, e tuttora ama definirsi uno che ‘mette in pellicola’ i propri quadri. Il suo primo lungometraggio è del 1978: ERASERHEAD, un cult-movie che gli aprì
le porte di Hollywood. Il grande successo di pubblico e di critica
arriva nel 1980 con THE ELEPHANT MAN.
Filmografia
2001 MULHOLLAND DRIVE - 1999 UNA STORIA VERA - 1997
STRADE PERDUTE - 1992 TWIN PEAKS - 1990 CUORE SELVAGGIO - 1986 VELLUTO BLU 1984 DUNE - 1980 THE ELEPHANT MAN - 1978 ERASERHEAD.
GLI INNOCENTI
di Per Fly
Danimarca 2005
FILM A SORPRESA SCELTO DAL PUBBLICO
GUIDA PER RICONOSCERE I TUOI SANTI
di Dito Montiel
Stati Uniti 2006
Mostra del Cinema di Venezia 2006
Miglior Film Settimana Internazionale della Critica
Sundance Film Festival 2006
Premio per la regia - Premio della Giuria all’insieme del cast
ottobre
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lunedì 29
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Spetta
Alla proiezione sarà presente il regista Vittorio Moroni
LE FERIE DI LICU
di Vittorio Moroni
Italia 2007
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lunedì 5 n
novembre
lunedì 12
novembre
lunedì 19
novembre
lunedì 26
icembre
lunedì 3 d
dicembre
lunedì 10
EDMOND
di Stuart Gordon
Stati Uniti 2006
IL MATRIMONIO DI TUYA
di Wang Quan’an
Cina 2006
Berlinale Film Festival 2006
Orso d’oro Miglior Film
RED ROAD
di Andrea Arnold
Gran Bretagna 2006
Festival di Cannes 2006
Premio Speciale della Giuria
QUATTRO MINUTI
di Chris Kraus
Germania 2006
BREATH
di Kim Ki-duk
Corea del Sud 2007
XXY
di Lucia Puenzo
Argentina/Spagna 2007
Festival di Cannes 2007
Miglior Film “Settimana della Critica”
Lunedì 17 settembre
STILL LIFE di Jia Zhang-ke
Sanxia Haoren
Regia e Sceneggiatura JIA ZHANG-KE Fotografia NELSON YU
LIK-WAI Montaggio KONG JING-LEI Scenografia LIANG JING
DONG Costumi LIU QIANG. Musiche LIM GIONG.
Personaggi e interpreti
Han HAN SAN-MING, Hang WANG HONG-WEI, Lui ZHAO TAO,
Lan LI ZHUBIN, Feng HUANG YONG.
CINA/HONG KONG 2006 - 105 minuti
Mostra del Cinema di Venezia 2006
Leone d’Oro Miglior Film
Il fiume Yangtze è il più lungo d’Asia, attraversa da est a ovest
tutta la Cina. Il fiume passa attraverso le Gole di Yangtze dette
“le tre gole” dove da oltre quaranta anni è partito il progetto
idrico Three Gorges. Il termine dei lavori è previsto per il 2009,
quando dietro alla diga si formerà un lago immenso, rendendo
obbligatorio il trasferimento di oltre un milione di persone e
sommergendo permanentemente molti luoghi. In questo apocalittico scenario Jia Zhang-ke, l’autore più significativo della
splendida onda cinematografica cinese, realizza un racconto
che mette in primo piano proprio la violenza contro il paesaggio, contro il villaggio quale luogo della memoria. Nel film, la
città di Fengjie è quasi interamente sommersa, ma il nuovo
quartiere che sorgerà nei dintorni è ancora in costruzione. Ci
sono cose da salvare e cose da lasciare, persone che ritornano e che cercano qualcuno o qualcosa in un panorama geografico e umano sconvolto. Han, un minatore, è tornato alla ricerca della sua ex-moglie e di sua figlia che non vede da sedici
anni. Shen Hong è un’infermiera in cerca del marito che ha
lasciato due anni prima… Jia Zhang-ke, resuscita la natura
morta, riesce a trovar vita anche tra le macerie e la polvere dell’esistenza, grazie al convergere di una duplice capacità. La
prima è quella di raccontare la Cina senza retorica, con sguar-
do diretto, puntando alla sua profonda umanità, come suggerisce il titolo originale cinese “Sanxia Haoren” che significa “la
brava gente delle Tre Gole”; la seconda è l’impagabile cura
visiva, quasi pittorica, nella composizione dell’immagine, volta
a costruire uno sguardo semplice e profondo al contempo.
NOTE di Jia Zhangke
Una volta sono entrato per caso nella stanza di qualcuno e ho visto
sulla scrivania degli oggetti coperti dalla polvere. Improvvisamente mi
è sembrato che i segreti della natura morta si riversassero su di me. I
vecchi mobili, la cancelleria sulla scrivania, le bottiglie sui davanzali
e gli ornamenti ai muri assunsero l’aria di un lamento poetico. La
natura morta rappresenta una realtà che abbiamo trascurato.
Sebbene il tempo abbia lasciato tracce profonde in essa, resta sempre in silenzio e conserva i segreti della vita. Il film è stato girato nella
città vecchia di Fengjie. In questo luogo sono avvenuti grandi cambiamenti dovuti alla costruzione del progetto idrico Three Gorges: innumerevoli famiglie che vivevano lì da diverse generazioni hanno dovuto trasferirsi in altre città. La città vecchia di Fengjie, che ha alle spalle una storia di 2000 anni, è stata rasa al suolo e sommersa per sempre. Sono entrato in questa città condannata con la mia telecamera e
sono stato testimone di demolizioni e esplosioni. Tra boati e turbinii
di polvere, ho sentito poco a poco che la vita vera può sbocciare con
colori brillanti anche in un posto così pieno di disperazione.
JIA ZHANGKE
Fengyang, Cina, 1970
Frequenta l'Accademia di belle arti a Taiyuan dove studia pittura ad olio. La passione per il cinema nasce dopo la visione del
film di Chen Kaige "Terra Gialla". Due anni dopo fonda la Youth
Experimental film Group, una delle prime case di produzione
indipendenti e in due anni dirige tre cortometraggi. Nel1997
realizza il suo primo film XIAO WU che vince molti premi (Berlin
Film Festival, Festival Des Trois Continents), ma viene censurato in patria. Dopo questo film viene contattato dalla società di
produzione cinematografica di Takeshi Kitano, collaborazione
che lo porta nel 2000 al suo secondo lavoro ZHANTAI
(Platform), che si afferma al festival di Venezia. E' presente
ancora a Venezia nel 2003 con il film SHIJIE (The World) e nel
2006 con il documentario DONG e con il film STILL LIFE, presentato a sorpresa per problemi con la censura cinese, che ottiene il massimo riconoscimento della giuria.
dicembre 1.00
lunedì 17
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lo unico o
Spettaco
FILM DA DEFINIRE
Presentazione rassegna gennaio/maggio 2008
Via Carducci 3 - Como - telefono 031 262 995 - www.einaudi.it
Mercoledì 31 ottobre
BREAKFAST ON PLUTO
di Neil Jordan
Regia NEIL JORDAN Soggetto dall’omonimo romanzo di PATRICK
MCCABE Sceneggiatura NEIL JORDAN Fotografia DECLAN
QUINN Montaggio TONY LAWSON Scenografia TOM CONROY
Costumi EIMER NI MHAOLDOMHNAIGH Musiche THE RUBETTES, COLE PORTER, HARRY NILSSON, GAVIN FRIDAY, LEAFHOUND, BUFFALO SPRINGFIELD, THE GLITTER BAND, VAN
MORRISON, PATTI PAGE...
Personaggi e interpreti
Patrick/Kitten CILLIAN MURPHY, Padre Bernard LIAM NEESON,
Charlie RUTH NEGGA, Irwin LAURENCE KINLAN, Bertie STEPHEN REA, Billy Hatchet GAVIN FRIDAY, Eily Bergin EVA BIRTHISTLE.
IRLANDA 2006 - 135 minuti
Patrick Brady è un ragazzino irlandese nato da una relazione tra
un prete di un paesino di campagna e la sua cameriera. Dato in
adozione ad una cinica vedova in cambio di un sostanzioso vitalizio, Patrick cresce con uno spasmodico desiderio di diventare
donna e di incontrare la sua vera madre, di cui sa solo che è fuggita a Londra per cercare fortuna. Mentre l’I.r.a. miete vittime in
Irlanda e lo spettro del terrorismo si fa sempre più incombente,
Patrick, divenuto Kitten, si trasferisce nella “Swinging London”
alla ricerca della madre e di un posto in cui le sue stravaganze
vengano finalmente accettate e comprese…“Breakfast on Pluto” è un film diverso da qualsiasi altro. Una visione spiritosa, malinconica e spesso selvaggia dell’amore perduto e desiderato.
Neil Jordan realizza, con tenerezza e con il vivace estro visivo per
il quale è famoso, un brillante adattamento dell’omonimo best seller di Patrick McCabe, che lo descrisse alla sua uscita come “un
gran minestrone glam-rock e psichedelico”. Il film è in effetti un
racconto caleidoscopico sulla ricerca della propria identità che
ha come valore aggiunto la performance travolgente di Cillian
Murphy nel ruolo di Patrick “Kitten” Braden, bravissimo nel trovare il giusto equilibrio nell’anarchia del personaggio e del racconto, regalandoci uno dei più affascinanti uomo/donna del cinema.
NOTE di Neil Jordan
Appena ho letto il libro di McCabe ho desiderato farne un film, mi
sembrava proprio un film non ultimato, c’era qualcosa che chiedeva di
essere sviluppato. Il libro parla di identità e di confini: confini sessuali e confini geografici. Alla fine è la storia della ricerca della propria
casa, di un proprio luogo, una ricerca che ci accomuna tutti.
NOTE di Cillian Murphy
Mi pareva un rischio, una grande sfida entrare nella pelle di una
donna. Ruoli così sono rischiosi, a inizio carriera, perché dopo ti propongono solo quel tipo di cose. Ma è difficile trovare personaggi davvero unici, e credo che una come Kitten si sia vista raramente. Se si
interpreta un personaggio così le trasformazioni fisiche sono inutili se
non si riesce a comprenderne in profondità il carattere e a condividerne i sentimenti. Se hai i migliori cameramen, truccatori, costumisti, è
ovvio, sembri una donna! Ma ho dovuto fare un grandissimo sforzo
per lasciarmi andare, riempire il personaggio di vita:.non volevo essere solo un appendiabiti. Anche perché Patrick/Kitten non finge d'essere una donna, lei si sente donna nel profondo dell'anima! Per capire
sono andato a Londra, ho visto vari show en travesti, letto libri, osservato come si muovono, camminano, si siedono le donne. Anche se la
fonte principale è stato proprio lo splendido libro di Patrick McCabe.
NEIL JORDAN
Sligo, Irlanda, 1950
Scrittore prima che regista, lavora come consulente alla sceneggiatura di Excalibur (1980) di John Boorman. Debutta alla
regia con ANGEL nel 1982 e si fa notare con IN COMPAGNIA
DEI LUPI (1984) e per la regia di MONALISA (1986). Dopo una
prima parentesi hollywoodiana con il remake di NON SIAMO
ANGELI (1989) arriva l’Oscar per la sceneggiatura di LA
MOGLIE DEL SOLDATO (1992). Nel 1994 sua seconda parentesi
hollywoodiana con INTERVISTA COL VAMPIRO. Nel 1996 torna
a storie d'Irlanda dirigendo MICHEAL COLLINS, Leone d’oro a
Venezia. Nel 1999 gira IN DREAMS, mentre nel 2003 presenta
TRIPLO GIOCO. Notevole è anche la sua attività di romanziere;
tra i libri ricordiamo Night in Tunisia (1976), The Past (1980), The
Dream of a Beast (1983), Sunrise with Sea Master (1995),
Nightlines (1995).
CIAD/FRANCIA/AUSTRIA/BELGIO 2006 - 96 minuti
Mostra del Cinema di Venezia 2006
Premio Speciale della Giuria
Ciad, 2006. Il governo ha amnistiato i criminali di guerra. Atim,
un ragazzo di sedici anni, riceve dalla mani del nonno una
pistola, per andare ad uccidere l’uomo che ha ucciso suo
padre. Atim lascia il villaggio in cui vive per recarsi a
N’djamena, alla ricerca di un uomo che non conosce.
Nassara, ex-criminale di guerra, è oggi un uomo sposato, proprietario di un panificio. Atim accosta Nassara, gli fa credere
di cercare lavoro e si fa assumere da lui come apprendista,
con la ferma intenzione di ucciderlo. Incuriosito dall’atteggiamento di Atim nei suoi confronti,
Nassara lo prende sotto la sua protezione, e gli insegna l’arte
e il modo di fare il pane... Con un incessante gioco fatto di
silenzi e sguardi Mahamat-Saleh Haroun intreccia una storia
asciutta ed essenziale di rara efficacia e profondità che collega motivi storici e politici con temi universali. Il rapporto
padre-figlio è lo specchio del confronto, ancora più complesso, tra tradizione e modernità, tra i valori della religione e della
famiglia, che hanno ancora un ruolo predominante, e i fortissimi cambiamenti del presente. L’occhio attento e sensibile
del regista africano parte da un fenomeno comune a molti
paesi africani, quello dei processi per le amnistie a coloro che
Regia PER FLY Soggetto e Sceneggiatura PER FLY, DORTE HØEG,
KIM LEONA, MOGENS RUKOV Fotografia HARALD GUNNAR
PAALGARD Montaggio MORTEN GIESE Scenografia SØREN
GAM Costumi LOUIZE NISSEN Musiche HALFDAN E.
Personaggi e interpreti
Carsten JESPER CHRISTENSEN, Nina PERNILLA AUGUST, Li
Beth CHARLOTTE FICH, Pil BEATE BILLE, Jette VIBEKE
HASTRUP, Laerke JULIE ØLGAARD.
DANIMARCA 2005 - 103 minuti
Terzo capitolo della sua personale trilogia, Per Fly conclude in
modo eccellente una non semplice sfida: descrivere il suo paese
attraverso tre differenti classi sociali. Con il primo, “The Bench”,
ha raccontato i poveri nel ritratto di un uomo che ha toccato il
fondo e a cui il destino ha concesso un’ultima opportunità. Ne
“L’eredità”, ha scelto quale protagonista Christoffer, rampollo di
una dinastia di industriali. “Gli Innocenti” tratta la classe media.
Nel ruolo del protagonista anche per il suo terzo film Fly sceglie
il bravissimo Jesper Christensen. Nella parte di Carsten è un
insegnante universitario che si trova a dover affrontare le dure
conseguenze di un’azione politica della sinistra radicale della
quale, durante la sua gioventù, era stato un convinto sostenitore. I suoi ideali continuano a emergere nel suo lavoro ma la lotta
è rimasta, appunto, solo un ideale. Sarà la giovane Pil, ex studentessa nonché amante di Carsten, a riportarlo involontariamente
e con durezza faccia a faccia con la sua coscienza. Carsten si
sente a metà strada tra verità e menzogna, ma soprattutto è
impaurito al pensiero di vivere come spettatore di fronte alla vita,
di essere di fronte ai drammi del mondo solo un testimone passivo… Il cinema di Per Fly, fatto di sobria eleganza formale e di una
sceneggiatura incisiva e senza sbavature, ha la capacità di catturare lentamente lo spettatore, introducendolo in una serie di
riflessioni il cui senso e valore aumentano progressivamente col
passare del tempo, permanendo anche a visione conclusa. Sono
i temi che pervadono l’intera trilogia dove tutti i protagonisti sono
costretti ad assumere su se stessi il peso delle proprie scelte,
perché, sembra dirci il regista danese, alla fine la responsabilità,
indipendentemente dalle classi di appartenenza, è sempre e solo
individuale.
NOTE di Per Fly
Il protagonista è un intellettuale che avalla il ricorso alla violenza per
difendere degli ideali. Io potrei essere d'accordo con la sua posizione
teorica ma non credo all'azione pratica, al terrorismo. Dietro ogni violenza c'è sempre una catastrofe, un dramma. Non potrei escludere
che in qualche circostanza, magari grave e insostenibile, mi armerei e
lotterei, perché credo nel lottare per i propri diritti e per quelli dei più
deboli. Ma il terrorismo è comunque esecrabile, assolutamente da
condannare. Ho paura di un ritorno al clima degli anni Settanta e questo film vuol essere quasi un avvertimento. Per questo ho voluto raccontare le vittime e gli sconfitti di questi drammi. Non come si fa nei
film di Hollywood, ma per davvero. Per documentarmi sono andato
nelle carceri, ho incontrato gente che ha commesso dei crimini politici e le famiglie delle vittime, sono entrato nella zona più oscura dell'umanità per scoprire cosa c'è veramente dietro l'atto di uccidere,
capire cosa accade in questi casi.
PER FLY
Copenaghen, Danimarca, 1960
Conseguito il diploma alla Danish National Film School nel 1993,
Per Fly è diventato uno dei maggiori rappresentanti del cinema
danese. Dal 2000 a oggi gli sono stati riconosciuti numerosi
premi nazionali e internazionali fin dal suo primo film LA PANCHINA del 2001, l’inizio della sua trilogia sulle classi sociali danesi.
L’EREDITA’ (2003) suo secondo film è stato il più grande incasso
danese del 2004, ha collezionato numerosi premi in patria e in
diversi festival internazionali, tra i quali il premio per la Miglior
Sceneggiatura al Festival di San Sebastian.
Lunedì 15 ottobre
FILM A SORPRESA
SCELTO DAL PUBBLICO
Lunedì 1 ottobre
DARATT
di Mahamat-Saleh Haroun
Regia MAHAMAT-SALEH HAROUN Soggetto e Sceneggiatura
MAHAMAT-SALEH HAROUN, LAORA BARDOS Fotografia
ABRAHAM-HAILE BIRU Montaggio MARIE-HÉLÈNE DOZO
Scenografia FATIMÈ LAMANA Costumi VALÈRIE WADAR
Musiche WASIS DIOP.
Personaggi e interpreti
Atim ALI BACHA BARKAÏ, Nassara YOUSSOUF DJORO, Aicha
HISSEINE AZIZA, Oumar DJIBRIL IBRAHIM, Fatimè FATIMÉ
HADJE.
Lunedì 8 ottobre
GLI INNOCENTI
Dråpet
di Per Fly
hanno commesso crimini durante le guerre civili, per riflettere sul tema della violenza, sulla necessità del perdono e sulla
capacità di andare oltre le guerre fratricide che alimentano di
continuo il sentimento di vendetta.
NOTE di Mahamat-Saleh Haroun
Il mio film descrive una realtà che si ritrova in molte altre parti
dell’Africa. In vari paesi, come il Marocco, l’Algeria, il Congo e il
Burundi, sono in corso processi di amnistia. In questi paesi ci sono
state guerre civili e il mio interesse è quello di analizzarle, di
mostrare come diventino dei circoli viziosi di violenze dai quali è difficile uscire. Nel caso di “Daratt” è stata soprattutto la volontà di
dar voce alle vittime della guerra civile in Ciad.
Ho voluto farlo con un romanzo di formazione: il protagonista può
imparare a rompere il cerchio della violenza, Atim può prendere
coscienza di essere capace di superare le violenze dei padri. Poi è
molto importante l’unica figura femminile del film, quella di Aïcha,
che sembra avere il ruolo ambiguo di donna e madre. Aïcha è portatrice di vita e d’amore, che si contrappone al male, al dolore e all’odio rappresentati da Nassara e Atim.
Non volevo che Aïcha fosse un’icona, infatti ha un ruolo fondamentale: è l’unica che riesce a far sorridere Atim, ed è lei, in quanto portatrice d’amore, ad innescare dei meccanismi che possono spezzare
la violenza degli uomini.
Gli spettatori sono invitati a segnalarci un titolo
che vorrebbero vedere o rivedere,
o far vedere perché lo ritenete importante
e ingiustamente assente
dal calendario de I Lunedì del Cinema.
Potete inviare le vostre indicazioni
all’indirizzo [email protected]
o segnalarle direttamente al Cinema Gloria
durante le serate,
compilando l’apposito modulo
che sarà distribuito.
IL FILM SCELTO
SARÀ COMUNICATO
LA SERA DI
LUNEDÌ 8 OTTOBRE.
MAHAMAT-SALEH HAROUN
Abéché, Ciad, 1960
Studia cinema a Parigi poi si iscrive alla scuola di giornalismo
a Bordeaux. Dopo diversi anni di lavoro come giornalista
esordisce nel cinema con il cortometraggio MARAL TANIÈ.
Cinque anni dopo altri corti realizza il suo primo vero film BYE
BYE AFRICA, Miglior Opera Prima al Festival di Venezia del
1999. Nel 2002 firma il secondo film ABOUNA presentato in
concorso al Festival di Cannes. Nel 2005 ottiene numerosi
riconoscimenti con il documentario KALALA.
LIBRERIA
Via Adamo del Pero 23 - Como - telefono 031 264 481
MENTANA
Via Mentana 13 - Como - telefono 031 270 209 - [email protected]
Lunedì 22 ottobre
GUIDA PER RICONOSCERE I TUOI SANTI
A Guide to Recognizing Your Saints
di Dito Montiel
Regia e Sceneggiatura DITO MONTIEL Fotografia ERIC GAUTIER
Montaggio CHRISTOPHER TELLEFSEN, JAKE PUSHINSKY
Scenografia JODY ASNES Costumi SANDRA HERNANDEZ
Musiche JONATHAN ELIAS.
Personaggi e interpreti
Dito ROBERT DOWNEY JR., Laurie ROSARIO DAWSON, Monty
CHAZZ PALMINTERI, Antonio ERIC ROBERTS, Flaurie DIANNE
WIEST, Dito giovane SHIA LABEOUF, Antonio giovane CHANNING TATUM.
STATI UNITI 2006 - 98 minuti
Mostra del Cinema di Venezia 2006
Miglior Film Settimana Internazionale della Critica
Sundance Film Festival 2006
Premio per la regia - Premio della Giuria all’insieme del cast
Dito Montiel è un giovane scrittore che vive in California, lontano
da New York, dove è nato e cresciuto. Una telefonata della
madre lo richiama a casa. Qui dovrà affrontare il rapporto conflittuale con il padre malato, la sofferta storia d’amore con Laurie
e soprattutto i fantasmi dell’estate del 1986. Fu in quei giorni,
infatti, che la vita esplose in maniera assoluta: l’odio, l’amore, la
ribellione, la violenza della strada. Una serie di eventi che avrebbero segnato per sempre il destino di Dito e dei suoi amici… Il
film di Montiel è un’originale commistione di cinema e vita, un
omaggio al cinema americano e insieme una pellicola intima e
realista con uno sguardo e uno stile nuovi. Ispirato all’omonima
autobiografia, il film è una commovente rievocazione cinematografica, un modo efficace e convincente di affrontare e rappresentare la memoria e il ricordo. Molte le suggestioni presenti nel
film di Montiel, a cominciare dalle molte suggestioni newyorchesi che richiamano tanti film e tanti personaggi da cinema.
Ma non ci sono solo omaggi, citazioni e nostalgia, c’è soprattutto un incisivo, lucido e sincero racconto che affronta temi
quali il riconoscimento di un amore mal riposto, la riconci-
Lunedì 29 ottobre
Spettacolo unico ore 21.00
LE FERIE DI LICU
di Vittorio Moroni
Alla proiezione sarà presente il regista Vittorio Moroni
Regia VITTORIO MORONI Sceneggiatura VITTORIO MORONI,
MARCO PICCARREDA Fotografia VITTORIO MORORNI, MARCO
PICCARREDA, HABIB RAHMAN Montaggio MARCO PICCARREDA Musiche MARIO MARIANI.
Interpreti nel ruolo di loro stessi
MD MOAZZEM HOSSAIN LICU, FANCY KHANAM, GIULIA DI
QUILIO, KHOKAN MIAH, ANWAR KHAN, ANDREA WU, SYED
MOHAMMED ALÌ, MIRCO TAGLIAFERRI.
ITALIA 2007 - 93 minuti
Secondo film per Vittorio Moroni, che apre il suo sguardo, al contempo discreto e trasparente, sulla vita di Licu, trentenne bengalese che vive e lavora a Roma. Un film documentario che ci
mostra come un immigrato si ambienta nel nostro paese, dove e
come abita e lavora, quali sono i suoi rapporti sociali e amicali.
La macchina da presa segue Licu in ogni gesto e movimento,
dandoci da vicino e con semplicità la storia complessa di un’integrazione che passa attraverso il dialogo e l’adattamento, la trasformazione e la comprensione, la diffidenza e la condivisione.
Da Roma lo sguardo di Moroni si sposta in Bangladesh, quando
Licu riceve dalla madre una lettera che gli annuncia il suo fidanzamento con la connazionale Fancy. Evento che lo riporterà alla
sua casa natale per la celebrazione del matrimonio. E qui il documentario ci mostra anche l’altra faccia della vita di Licu, a completare il suo ritratto, il suo percorso. Dal fissarsi della macchina
da presa di Vittorio Moroni emerge, con immagini che scorrono
senza interruzioni, fatte di piccoli salti temporali in dissolvenza,
senza voci fuori campo, la storia di due ragazzi rubata allo scorrere del tempo. Una finestra che Moroni spalanca con il coraggio di guardare e di non giudicare, ma soprattutto con l’entusiasmo di continuare a capire.
liazione con la propria famiglia e l’accettazione dei fantasmi del
passato. Tutto questo nel magnetico debutto di un nuovo regista
di grande talento.
Lunedì 5 novembre
EDMOND
di Stuart Gordon
NOTE di Dito Montiel
Fare questo film è stata la cosa più strana che abbia mai fatto. E io ho
fatto molte cose strane nella mia vita. Ho capito che realizzare un film
richiede una combinazione di instancabile follia e di illusione assoluta. Il libro e il film parlano di persone che conosco. Persone che amavo.
Forse allora non così tanto quanto le amo ora. Quanto le capisco ora.
L’idea di una mia autobiografia era assurda! Allora mi sono messo a
raccontare semplicemente una storia. Ho usato il mio libro come fosse
un paesaggio. Una specie di sponda emotiva… Il primo giorno delle
riprese tutti erano un po’ nervosi. Non avevamo tempo per provare e
quasi tutti s'incontravano per la prima volta sul set. Una delle prime
scene che facevamo era quella in cui Monty sta male. Suo figlio,
Antonio, il migliore amico, la sua ragazza Laurie e la madre sono tutti
presenti. Mi vengono i brividi a pensarci, perché quello che avevo
davanti erano Monty, Antonio, io, Laurie e Flori che mescolavamo finzione e realtà, il film e la vita vera. Ho preso un attimo le distanze e
mi sono detto che la cosa cominciava a sembrare proprio un bel film.
Regia STUART GORDON Soggetto e Sceneggiatura DAVID
MAMET tratto dalla sua omonima commedia Fotografia DENIS
MALONEY Montaggio ANDY HORVITCH Scenografia ALAN E.
MURAOKA Costumi CAROL CUTSHALL Musiche BOBBY JOHNSTON.
Personaggi e interpreti
Edmond BURKE WILLIAM H. MACY, Impiegato JEFFREY
COMBS, Baro DULE HILL, Ragazza BAI LING, Uomo JOE MANTEGNA, Prostituta al bar DENISE RICHARDS, Glenna JULIA STILES, Esaminatore DYLAN WALSH, Moglie di Edmond REBECCA
PIDGEON.
DITO MONTIEL
New York. Stati Uniti, 1974
La sua vita pubblica comincia a 17 anni come cantante dei
Gutterboy, famosi per aver ottenuto nel 1991 un contratto da 1
milione di dollari con la Geffen Records, che fece del gruppo la
band più fortunata tra quelle di minor successo della storia del
rock. A quell’epoca, Montiel abbracciò in pieno la moda newyorchese e cominciò a frequentare il mondo degli artisti, frequentando Andy Warhol, Bruce Weber, Allen Ginsberg. Il suo primo
libro GUIDA PER RICONOSCERE I TUOI SANTI è stato pubblicato nel 2003. Prendendo spunto da uno dei capitoli ha scritto la
sceneggiatura che è diventata il suo primo film. Di recente ha
completato il suo secondo libro, “The Clapper”, che sarà pubblicato nel 2007. I suoi articoli, interviste e poesie sono stati
pubblicati su Vanity Fair, Interview, e tante
altre riviste.
NOTE di Vittorio Moroni
L'idea iniziale era quella di fare un film, ma nell'avvicinarmi alla comunità bengalese ho capito che non ne sapevo abbastanza. Così ho iniziato un'indagine filmata che mi ha portato a conoscere Licu. Era il
personaggio che cercavo, in lui c'erano i conflitti tra la tradizione e la
volontà di integrarsi a Roma. Ho trovato una grandissima disponibilità e apertura da parte sua.
Da una parte era colpito dal fatto che volessi fare un documentario su
di lui e dall'altra non aveva un atteggiamento esibizionistico, era
molto trasparente, e questo mi ha spinto ad andare avanti con le riprese. Io facevo continuamente delle ipotesi su come avrebbe gestito la
sua vita, che venivano continuamente smentite dalla realtà, offrendo
al nostro film nuovi spunti. A un certo punto gli è arrivata una busta
dalla madre con la foto di una ragazza che la sua famiglia aveva scelto per lui come sposa. Pensavo che non avrebbe accettato il matrimonio combinato, invece ha accolto la richiesta della madre con entusiasmo. A quel punto il film prendeva una nuova direzione e lo abbiamo
seguito in Bangladesh…
Ho lavorato utilizzando il teleobiettivo e i radiomicrofoni, in modo da
stare tecnicamente distante da loro e otticamente più vicino. In questa maniera ho evitato che sentissero ingombrante la mia presenza. In
più loro vivevano la telecamera come se fosse una macchina fotografica per cui rimanevano in posa i primi dieci secondi, aspettando che
io scattassi, poi finivano per disinteressarsi completamente a me... Il
film riassume due anni e otto mesi di vita dei protagonisti in 93 minuti e immaginavo potesse essere uno shock per loro rivedersi. Invece si
sono riconosciuti e per certi versi è stato un potenziamento della loro
memoria, per altri versi si sono visti come li vedevo io e questo può
generare in loro una riflessione sul percorso che hanno fatto.
VITTORIO MORONI
Sondrio, Italia, 1971
TU DEVI ESSERE IL LUPO è il suo esordio nel lungometraggio
dopo aver vinto il Sacher d’argento al Festival di Nanni Moretti
con il cortometraggio Eccesso di zelo e aver realizzato vari
corti e documentari. Ha vinto due volte il Premio Solinas per il
miglior soggetto originale nel 1998 con Il sentiero del gatto e
nel 2003 con Una rivoluzione. LE FERIE DI LICU è il suo secondo lungometraggio.
STATI UNITI 2006 - 86 minuti
“Non è questo il posto a cui appartieni” Questa è la predizione di
un’indovina che spinge Edmond, anonimo uomo d’affari, a fare i
conti con la pochezza della sua vita e del suo matrimonio. E’ la
svolta che lo porta a fuggire dalla sicurezza e dalla noia della sua
casa per scendere nel ventre buio delle vie di Los Angeles, in
una caduta libera che scambia per liberazione e che invece si
trasformerà in una notte di ordinaria follia. Stuart Gordon, grazie
anche alla splendida sceneggiatura di David Mamet, tratta da
una sua pièce, sceglie il registro giusto per disegnare il ritratto di
un uomo depresso e stanco in cui esplodono tutte le repressioni
e il desiderio di rivincita. Ma non si tratta solo di un viaggio nell’autodistruzione e nel vizio: i personaggi con cui viene a contatto sono a lui uguali, sono lo specchio feroce delle fobie americane e di quanto cova in ognuno sotto la veste dell’apparente normalità. Edmond per una volta sceglie di liberare le sue ombre,
quasi con consapevole gioia. La brillante parola scritta di Mamet
riesce a raccontare bene il continuo bilico di fronte all’abisso
che tormenta il protagonista. L’ironia feroce del racconto e del
film mette bene in chiaro come l’America di oggi sia ossessionata da paure ben più antiche e radicate di quelle che leggiamo e
vediamo tutti i giorni. E il cinema, giustamente, si dà il compito di
continuare a sottolinearlo.
Lunedì 12 novembre
IL MATRIMONIO DI TUYA
Tu ya de hun shi
di Wang Quan’an
Regia WANG QUAN’AN Soggetto e Sceneggiatura LU WEI,
WANG QUAN’AN Fotografia LUTZ REITEMEIER Montaggio
WANG QUAN’AN Scenografia WEI TAO Costumi LU YI Musiche
LU YINGCHUN.
Personaggi e interpreti
Tuya YU NAN, Bater BA TE ER, Sen Ge SEN GE, Baolier PENG
HONGXIANG.
CINA 2006 - 92 minuti
Berlinale Film Festival 2006
Orso d’oro Miglior Film
Una dichiarazione d’amore per una donna e per una terra che
sta trasformandosi rapidamente. Di entrambe “Il matrimonio
di Tuya” traccia la forza e la bellezza e canta la poetica resistenza. È questo il senso che Wang Quan’an dona alla vicenda di Tuya, donna sposata con un uomo malato che, per continuare a curare i suoi terreni in una regione della Mongolia
cinese e prendersi cura dei suoi figli, si vede costretta a divorziare, per poi cercare un uomo in grado di aiutarla a badare
alla sua casa e alle persone che ama, compreso il suo futuro
ex marito.
Un'opera sulla Cina rurale capace di muoversi tra dramma,
commedia e sguardo documentaristico, senza che nessun
livello prevalga sugli altri. Il regista sa rendere il suo racconto straordinariamente vero, ma senza fermarsi ad una narrazione scarna e minimalista. Questo grazie ad una scrittura che
ha l’apporto dell’esperto Lu Wei, già sceneggiatore di Zhang
Yi-Mou e Chen Kai-Ge, capace di fondere l'ambientazione
naturalistica, i paesaggi sono inquadrati in campi lunghi di
inconsueta poesia, con il minimalismo neorealista di una storia privata. In cui non mancano note umoristiche che donano
a tratti alla vicenda un sapore di commedia agrodolce.
Una storia di forza e di coraggio femminili che si fa simbolo
della Mongolia e delle sue usanze ancora antiche. Il cuore
pulsante del film, sia nella storia come nel modo di rappresen-
NOTE di Stuart Gordon
Fui molto colpito dalla rappresentazione teatrale di “Edmond” scritto
da Mamet, e da allora ha sempre creduto che sarebbe stato un bellissimo film. È un’opera molto cinematografica e di forte impatto e sono
dell’opinione che si tratti del suo lavoro migliore. “Dietro ogni paura
si nasconde un desiderio”. Così parla David Mamet attraverso le parole del suo sventurato personaggio. Quando temiamo qualcosa credo
che inconsapevolmente la desideriamo. Le paure di Edmond lo spingono a comprare un coltello per difendersi, coltello che presto comincia ad usare. Il copione di Edmond mi ha ricordato il brillante documentario di Michael Moore “Bowling a Columbine” dove il regista
suggerisce che l’estrema violenza nelle strade americane è un prodotto del razzismo. Uomini bianchi in preda alla nevrosi acquistano armi
da fuoco per difendere le rispettive famiglie e case, scoprendo in realtà di averle comprate per il desiderio di usarle. Ognuno di noi può
immedesimarsi in Edmond perché condividiamo le sue stesse paure,
di fatto siamo tutti razzisti. Tutti noi cerchiamo di nascondere il nostro
razzismo sia con gli altri che con noi stessi, ma segretamente siamo
consapevoli del fatto che è ben radicato nelle nostre coscienze.
STUART GORDON
Chicago, Illinois, 1947
La sua carriera inizia nel 1970 come direttore artistico
dell’Organic Theater di Chicago, incarico che mantiene per 15
anni. Nel 1985 si dedica alla regia cinematografica e con il primo
film RE-ANIMATOR vince il Premio della critica al Festival di
Cannes. Il suo secondo film è TERRORE DALL’IGNOTO basato
sulle opere di H.P.Lovecraft. I suoi successivi film includono
DOLLS (1987); ROBOT JOX (1990); IL POZZO E IL PENDOLO (1991);
2013 LA FORTEZZA (1993) e SPACE TRUCKERS (1996). Nel 1998
cambia completamente genere dirigendo per la Disney la favola
di Ray Bradbury THE WONDERFUL ICE CREAM SUIT. Nel 2003
Gordon ritorna al genere horror con KING OF THE ANTS.
tarla, è in questa simbiosi fra la donna e la terra, che si compenetrano e completano, nella furia degli eventi che attraversa la Cina contemporanea.
NOTE di Wang Quan’an
Mia madre è nata nella Mongolia Interna nei pressi delle location di
questo film. Per questo motivo, amo molto la vita mongola, i mongoli
e la loro musica. Quando sono venuto a sapere che le forti espansioni industriali rendono i terreni da pascolo sempre più simili ad un
deserto e che gli amministratori locali hanno obbligato i pastori a
lasciare le loro terre, ho deciso di usare il cinema per documentare
tutti questi avvenimenti, prima che si perdessero del tutto. Questo
matrimonio particolare è tratto da una vera storia locale. La location
di questo film è l'ultimo terreno da pascolo che non è stato abbandonato dai pastori mongoli. Gli attori principali sono per lo più pastori
locali. La produzione del film ha incontrato molte difficoltà e quando
abbiamo finito il film, tutta la gente e le case del film sono scomparse. I fieri mongoli che vanno a cavallo si sono trasformati in contadini che vivono vicino alla città, o venditori ambulanti che vendono frutta agli angoli delle strade. Per questo motivo i mongoli sono diventati gente ordinaria come noi. Questo mi ha molto rattristato: quando
ripenso a tutti quei bellissimi volti mongoli pieni di gioia, tristezza e
ferocia ripresi nel mio film, sento una sorta di pace nel cuore.
WANG QUAN’AN
Shaanxi, Cina, 1965
Si diploma presso la nota Pechino Film Academy, e viene
mandato allo Xi’an Film Studio per lavorare come regista.
Dopo molte sceneggiature nel 2000 scrive e dirige il suo primo
film, LUNAR ECLIPSE, che ha attirato l’attenzione internazionale partecipando ad alcuni festival cinematografici e vincendo diversi premi. Nel 2003 ha confermato le sue capacità di
regista dirigendo l’adattamento di un famoso romanzo cinese,
HE WHITE DEER PRAIRIE, che per 15 anni dalla pubblicazione
era rimasto un soggetto vietato a causa della sua visione storica e politica. IL MATRIMONIO DI TUYA è il suo terzo lungometraggio.
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Lunedì 19 novembre
RED ROAD
di Andrea Arnold
Regia ANDREA ARNOLD Soggetto e Sceneggiatura ANDREA
ARNOLD basata sui personaggi creati da LONE SCHERFIG e
ANDERS THOMAS JENSEN Fotografia ROBBIE RYAN
Montaggio NICHOLAS CHAUDEURGE Scenografia HELEN
SCOTT Costumi CAROLE K MILLAR
Personaggi e interpreti
Jackie KATE DICKIE, Clyde TONY CURRAN, Stevie MARTIN
COMPSTON, April NATALIE PRESS, Avery PAUL HIGGINS, Alfred
ANDY ARMOUR, Angus MARTIN MCCARDIE, Frank MARTIN
O'NEILL.
GRAN BRETAGNA 2006 - 113 minuti
Festival di Cannes 2006
Premio Speciale della Giuria
“Red Road”, che prende il titolo da un quartiere di Glasgow, dell'esordiente Andrea Arnold è il primo capitolo di un progetto,
“The Advance Party”, prodotto tra gli altri da Lars Von Trier, che
prevede la realizzazione di tre film scritti e diretti da altrettanti
registi esordienti. “Red Road” ha come protagonista Jackie, una
donna che lavora come operatrice nell'innovativo ufficio di polizia di City Eye, un'agenzia di sorveglianza che monitora ogni
angolo della città attraverso decine di schermi collegati a telecamere disseminate per le strade. Al di fuori del suo metodico lavoro Jackie non ha una vita vera, non ha famiglia né amici. La sua
esistenza è fatta di una forzata solitudine, senza alcuno svago.
Un dolore profondo del suo passato le impedisce di vivere compiutamente il presente. Vive, attraverso il suo lavoro, la vita degli
altri, ruba frammenti di vita altrui, con un piacere ipnotico tipico
della televisione, provando emozioni e affettuosità che sono il
surrogato delle proprie mancanze. Un giorno, in mezzo a quei
volti anonimi, riconosce un uomo che la riporta alle sue ferite.
Comincia così ad indagare e osservare con gli strumenti di City
Eye, ogni suo movimento, ogni suo gesto, fino ad un ossessivo
pedinamento che inconsapevolmente le fornirà l’occasione,
dolorosa ma necessaria, per affrontare il suo passato. Il film è un
Lunedì 26 novembre
QUATTRO MINUTI
Vier Minuten
di Chris Kraus
Regia CHRIS KRAUS Soggetto e Sceneggiatura CHRIS KRAUS
Fotografia JUDITH KAUFMANN Montaggio UTA SCHMIDT
Scenografia SILKE BUHR Costumi GIOIA RASPÉ Musiche
ANNETTE FOCKS
Personaggi e interpreti
Traude Krüger MONICA BLEIBTREU, Jenny von Loeben HANNAH HERZSPRUNG, Mütze SVEN PIPPIG, Kowalski RICHY
MÜLLER, Ayse JASMIN TABATABAI, Warden Meyerbeer STEFAN KURT, Gerhard von Loeben VADIM GLOWNA.
GERMANIA 2006 - 112 minuti
L’ottantenne Traude Krüger insegna pianoforte da sessanta lunghi anni nel carcere femminile di Luckau. L’anziana donna trasferisce nel suo lavoro tutta la rigidità e la freddezza a cui è
stata educata in gioventù, come infermiera dell’esercito tedesco. La musica per lei è l’unico modo per coltivare l’intimo
culto della bellezza.
L’incontro con la giovane asociale e pericolosa detenuta
Jenny Von Loeben segnerà un punto di non ritorno nelle vite di
entrambe. Opposta, ma per alcuni aspetti complementare,
Jenny racchiude in sé tutte le conseguenze delle violenze subite e poi rivoltate contro il mondo, tra atroci reazioni colleriche,
autolesionismi, rifiuto di tutto e tutti. Insegnante e allieva trovano il loro punto di contatto nella musica, nell’orgoglio artistico, nel comune sentire che solo le note sono in grado di condurre lontano, verso quei minuti di bellezza che rappresentano
l’unica vera possibilità di fuga da un universo fatto di brutalità
e di solitudine assoluta.
Con il supporto delle musiche di Annette Focks, il regista tedesco realizza delle immagini forti e incisive, che raggiungono il
punto di massima poesia proprio durante le sequenze musicali, l’addestramento e le esibizioni della detenuta. Sino ad una
memorabile scena in cui Jenny mette da parte lo spartito su
sofisticato thriller, la cui forza sta nelle immagini e nella regia.
L'occhio onnipresente di City Eye, sapientemente orchestrato
dalla Arnold con movimenti di macchina calcolati ed essenziali,
innesca un gioco raffinato e sottile di sguardi, che ci interroga
sul potere e il senso del voyeurismo tecnologico contemporaneo. La debuttante regista affronta con maturità e coraggio,
senza tentennamenti e consolazioni, il ruolo e l’ossessiva presenza degli occhi tecnologici e di come possono diventare sostituti fisici e psichici delle esperienze reali.
NOTE di Andrea Arnold
In Gran-Bretagna abbiamo circa il 20% delle telecamere del mondo
puntate sulla nostra piccola isola, e stanno aumentando gradualmente nel corso degli anni. Spesso ho guardato le telecamere e mi sono
chiesta chi c’è dietro, chi sta guardando, che cosa significa questo
per la nostra vita. Cosa accade alle nostre vite quotidiane quando
vengono monitorate costantemente? E perché la Gran-Bretagna ha
tante telecamere? Quando sono stata coinvolta in questo progetto e
ho avuto il soggetto con la descrizione del carattere di Jackie, donna
fredda e distaccata, mi è venuta l’idea che stava guardando la vita
ma non stava partecipando. Ed ho pensato che poteva essere un operatore dei sistemi di controllo video. Ho deciso di essere ambivalente circa il ruolo e l’etica degli operatori, per mostrare che cosa possono e non possono fare. Che cosa potrebbe accadere. Molte persone pensano che sia ancora fantascienza, che tutto questo non sia
ancora reale. Volevo che il pubblico riflettesse su cosa vuol dire essere guardati ogni ora, ogni giorno. Se vivete a Londra o Glasgow, o in
qualunque altra grande città del Regno Unito, siete osservati 300
volte al giorno. Questi particolari non sono nella pellicola, ma ho pensato che per la gente fosse interessante, attraverso la storia di
Jackie, farsi un’idea su tutto questo.
ANDREA ARNOLD
Glasgow, Scozia, 1974
RED ROAD è il primo lungometraggio della cineasta inglese
Andrea Arnold dopo i corti Milk (1998), Dog (2001) e Wasp (2003)
con cui ha ottenuto l'Oscar
per il miglior cortometraggio
nell'edizione del 2005.
cui doveva esibirsi, per lanciarsi in un pezzo hip hop, che rappresenta il suo estremo gesto di libertà. Da incorniciare le
intense interpretazioni di Monica Bleitbtreu e Hannah
Herzsprung che danno corpo e nervi a due precise declinazioni del femminile: quella tutta trattenuta, e ossessivamente concentrata sul pianoforte di Frau Krüger, e quella ribelle, lacerata, e destabilizzata di Jenny.
NOTE di Chris Kraus
Ho avuto l’idea del film da una cosa che avevo letto sul giornale, ma
volevo farne una storia molto personale. Ero stato attratto dalla biografia di un’anziana signora che aveva insegnato per 60 anni nella
prigione di Berlino.
La storia mi aveva spinto a cercare un avversario, una persona che
fosse l’esatto opposto. Mi piacciono i film che rispondono alla
domanda: in che misura l'arte ha a che fare con la vita e come l'espressione artistica può realmente incidere sulla realtà? Ero particolarmente interessato a questo potenziale della storia ed è la ragione per la quale ho passato più di otto anni a sviluppare il progetto,
prima di vedere la luce di un proiettore, all’anteprima mondiale dello
Shanghai International Film Festival, l’anno scorso. Molto importante è stata la collaborazione con le due splendide attrici, non era facile capire come si sarebbe sviluppata la “chimica” fra la donna più
anziana e quella più giovane. Dovevano andare in due direzioni completamente differenti e sviluppare due caratteri nettamente distinti.
La cosa sorprendente è che nella realtà Monica è una persona molto
estroversa, mentre Hannah è molto riservata e modesta. Ma questo
contrasto ha funzionato grazie al loro talento ed al desiderio di
seguire questa linea estrema nella preparazione.
CHRIS KRAUS
Göttingen, Germania, 1963
Dopo aver lavorato come giornalista e illustratore, ha studiato
all’Accademia tedesca di cinema e televisione dal 1991 al 1998,
dove ora fa il docente. Da dieci anni gode di un’eccellente reputazione come sceneggiatore. Nominato due volte per il premio
tedesco alla sceneggiatura, realizza il suo primo film SCHERBENTANZ nel 2002. Con QUATTRO MINUTI, suo secondo film, ha
vinto il Lola d’Oro, massimo riconoscimento del cinema tedesco,
per il miglior film del 2007.
Lunedì 3 dicembre
BREATH
Soom
di Kim Ki-duk
Regia KIM KI-DUK Soggetto e Sceneggiatura KIM KI-DUK
Fotografia SUNG JONG-MOO Montaggio WANG SU-AN
Scenografia HWANG IN-JUN Costumi LEE DA-YEON Musiche
KIM MYUNG-JONG
Personaggi e interpreti
Jin CHANG CHEN, Yeon JI-HA, Il marito HA JUNG-WOO,
Giovane carcerato KANG IN-HYUNG.
COREA DEL SUD 2007 - 84 minuti
Il nuovo film di Kim Ki-duk inizia con l'immagine di un carcere dove
un uomo in attesa di essere condannato a morte cerca di suicidarsi. La notizia viene comunicata nei notiziari in tv e cattura l'attenzione di una donna in crisi col marito. Per dare una svolta alla sua
vita decide così di andarlo a trovare spacciandosi per una sua exfidanzata. Dopo il primo incontro non particolarmente entusiasmante, Jin rimane sorpreso quando Yeon ritorna a trovarlo. In
questa occasione, lei ha decorato la sala delle visite con delle
enormi foto della primavera che sboccia e ha riempito la stanza
con dei fiori primaverili. Anche lei porta un vestito primaverile e gli
canta un allegro brano primaverile. Dopo questo incontro, nelle
sue visite successive Yeon porta a Jin tutte le stagioni… Ecco un
nuovo spiazzante punto di vista del cinema di Kim Ki-duk sui sentimenti umani e sull'imprevedibilità della vita. Le sue creazioni
vivono su equilibri fragilissimi, sempre sul punto di evaporare in
poco, eppure, grazie alla particolare alchimia del suo fare cinema,
riescono sempre a trasformarsi in squarci di poesia di incisiva bellezza e grazia, riuscendo a sposarsi perfettamente con le storie
sconvolgenti e originali, cui il regista coreano ci ha ormai abituato
e grazie alle quali è tra i più amati autori orientali. Un cineasta
capace di presentare sempre le stesse tematiche, le medesime
ossessioni, rielaborandole ogni volta sotto forme sempre nuove e
al tempo stesso riconoscibilissime, totalmente ascrivibili alla sua
inconfondibile e straordinaria poetica.
Lunedì 10 dicembre
XXY
di Lucia Puenzo
Regia e Sceneggiatura LUCIA PUENZO Fotografia NATASHA
BRAIER Montaggio ALEX ZITO Scenografia BEATUSHKA WOJTOWICZ Costumi MANUEL MORALES Musiche FERNANDO
SOLDEVILLA
Personaggi e interpreti
Alex INES EFRON, Alvaro MARTÍN PIROYANSKI, Ramiro
GERMÁN PALACIOS, Suli VALERIA BERTUCHELLI, Erika CAROLINA PELERETI, Vando LUCIANO NOBILE.
ARGENTINA/SPAGNA 2007 - 91 minuti
Festival di Cannes 2007
Miglior Film "Settimana della Critica"
Alex ha quindici anni e vive in un paesino della costa uruguaiana con il padre e la madre, quando giungono in visita due amici
dei genitori con il loro figlio Alvaro. L’aggressività sessuale di
Alex colpisce ed attrae il ragazzo, ancora di più nel momento
in cui si rende conto che Alex è allo stesso tempo sia un
maschio sia una femmina. È del resto questa la ragione della
loro visita: il padre di Alvaro è un chirurgo plastico venuto per
cercare di convincere Alex a scegliere un’identità sessuale e
risolvere ogni ambiguità attraverso un definitivo intervento
chirurgico. Questa scelta getta Alex in un conflitto carico di
interrogativi irrisolti...
Lucia Puenzo per il suo primo film sceglie un tema decisamente complesso, più diffuso di quanto si pensi, su cui regna un
terribile silenzio sociale. Lo fa svolgendo una delicata analisi
sulle difficoltà di Alex nel dover scegliere tra le sue due identità sensuali e ponendo attraverso il tema dell’ermafroditismo
domande che dovrebbero essere universali.
Su cosa si basa l’identità sessuale? Perché sentiamo il bisogno di dover scegliere per forza una precisa identità? La confusione dei giovani protagonisti riflette l’infelicità di conformarsi a un modello sessuale univoco, predicato da una società che ha paura delle eccezioni.
L’autrice gira con estrema naturalezza, riuscendo a raccontare un tema spinosissimo senza censure ma anche senza nes-
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NOTE di Kim Ki-Duk
Talvolta, c’è un momento nelle nostre vite in cui è difficile respirare.
Una condanna a morte, secondo la legge, è la soppressione del
respiro. Ma soltanto perché noi non ci troviamo nel braccio della
morte, non significa che siamo in grado di respirare liberamente. In
realtà, possiamo vivere un’esperienza molto più dolorosa di quella
di una persona condannata a morte. Quando la fiducia viene
meno… C’è una donna che ha perso fiducia nella vita e si reca nel
braccio della morte per incontrare un criminale che non ha mai visto
prima. E gli rivela tutta la sua situazione. Incontrando questa donna,
il prigioniero vive i momenti più felici della sua vita, nonostante i
suoi giorni siano contati. Ma presto, quando giungerà la sua ora, lui
perderà il respiro. I respiri affannosi di un condannato a morte e
quelli di una donna, lentamente si fondono insieme. Quando la
donna espira, l’uomo inspira… Quando la donna inspira, l’uomo
espira… Ma quando uno di loro cesserà di respirare, anche l’altro
lo farà. Tutti noi possiamo essere dei criminali nel braccio della
morte. Tutti! Trattenete il respiro! Io conterò il tempo che passa. 1,
2, 3, 4, 5, 6, 7………
KIM KI-DUK
Bonghwa, Corea del Sud, 1964
A diciassette anni lavora come operaio in fabbrica e a venti si
arruola in marina. Non ha mai ricevuto un’istruzione normale,
continuando tuttavia a coltivare la passione per la pittura, iniziata fin da bambino. Nel 1990 si reca in Francia per studiare all’estero e per vendere i propri quadri. Privo di ogni cultura filmica
istituzionale, non ha mai fatto l’aiuto regista né alcun apprendistato. Ha raggiunto la preparazione artistica facendo film, e sperimentando le tecniche necessarie. I suoi film possono considerarsi scritti autobiografici realizzati attraverso l’uso della cinepresa. Per questo motivo Kim descrive ogni suo film come una
“sequenza” nell’insieme delle sue opere.
Filmografia
2006 TIME 2005 L’ARCO 2004 LA SAMARITANA 2003 PRIMAVERA, ESTATE, AUTUNNO, INVERNO E ANCORA PRIMAVERA 2002
THE COAST GUARD 2002 BAD GUY 2001 ADDRESS UNKNOWN
2000 REAL FICTION 1999 L’ISOLA 1998 BIRDCAGE INN 1996 THE
CROCODILE
sun voyerismo. Mostra senza esibire, spiega senza bisogno di
scandalizzare.
Il racconto si snoda con sincerità e discrezione coinvolgendoci in una preziosa riflessione, perché ci racconta con molta
semplicità e verità qualcosa in più su un tema nascosto, che
alla radice riguarda ogni essere umano.
NOTE di Lucia Puenzo
Ho passato gli ultimi dieci anni scrivendo romanzi e sceneggiature.
Quando ho deciso di dirigere “XXY” mi era chiaro che così come
avevo trovato uno sguardo per i miei racconti, bisognava che trovassi il modo di narrare questa storia, il tono, dove volevo mettere la
macchina da presa, come affrontare le riprese. Anche a rischio di
sbagliare o di avere molti dubbi, ho preferito scoprire da sola dove
volevo andare. Il film è basato sul testo di uno scrittore argentino
Sergio Bizzio.
È la storia del risveglio dei sensi di una giovane intersessuale.
Leggere il racconto mi ha rammentato un’epoca inquietante della
vita, quando si scopre il desiderio carnale. Ho cominciato a scrivere
con questa immagine in testa: il corpo di una adolescente in cui convivono due sessi.
Per mesi e mesi ho incontrato medici, genetisti, padri di bambini
intersessuali, attivisti. Fino a pochi anni fa quasi tutti i casi di “psudoermafroditi” venivano operati alla nascita, sottoposti a quella che
viene definita una normalizzazione, ma in realtà è una castrazione
che li obbligava a prendere ormoni fino alla pubertà. Il discorso biomedico sulla differenziazione sessuale è semplicistico: se hai due
gonadi, ovaie e testicoli, non possono che esserci due sessi,
maschile o femminile. Questo è tremendo, invece di rifiutare ciò che
è differente, bisognerebbe mettere in discussione il pensiero binario con il quale siamo stati educati: tutto si divide in vero o falso,
normale o anormale, femminile o maschile.
LUCIA PUENZO
Buenos Aires, Argentina, 1976
Scrittrice e regista, figlia d’arte di Luis Puenzo, noto scrittore
argentino, ha all’attivo tre romanzi “El Niño Pez” (2004), “9 minutos” (2005) e “La maldición de Jacinta Pichimahuida” (2007) oltre
a numerose sceneggiature. Ha anche diretto cortometraggi,
documentari e la serie televisiva “Los invisibles”. XXY è il suo
primo lungometraggio.
MERONI
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MERCOLEDI CINEMA IN MUSICA
Rassegna di film musicali
dal 10 ottobre al 5 dicembre 2007
Spettacoli ore 20.15 e ore 22.15 (salvo diverse indicazioni)
Le serate CINEMAinMUSICA saranno accompagnate da momenti di musica dal vivo
Ingresso € 7 - Soci Arci € 5 - Ridotto (studenti - over 65) € 4
Tessera 10 film a scelta su 20 (Lunedì + Mercoledì) € 50 - Soci Arci € 30
re
ì 10 ottob
mercoled
USA CONTRO JOHN LENNON
di David Leaf e John Scheinfeld
Stati Uniti 2006
re
ì 17 ottob NEIL YOUNG HEART OF GOLD
mercoled
di Jonathan Demme
Stati Uniti 2006
re
ì 31 ottob
mercoled
HABANA BLUES
di Benito Zambrano
Cuba/Francia/Spagna 2005
mbre
ì 14 nove
mercoled
CROSSING THE BRIDGE
di Fatih Akin
Germania/Turchia 2005
Mercoledì 10 ottobre
USA CONTRO JOHN LENNON
The U.S. vs. John Lennon
di David Leaf e John Scheinfeld
Regia DAVID LEAF, JOHN SCHEINFELD Soggetto e Sceneggiatura DAVID LEAF, JOHN SCHEINFELD Fotografia JAMES
MATHERS Montaggio PETER S. LYNCH II
Intervengono
JOHN LENNON, YOKO ONO, GORE VIDAL, MARIO CUOMO,
ANGELA DAVIS, BOBBY SEALE, G. GORDON LIDDY, JOHN
DEAN, RON KOVIC, CARL BERNSTEIN e WALTER CRONKITE...
STATI UNITI 2006 - 96 minuti
David Leaf e John Scheinfeld ripercorrono la metamorfosi che
trasformò John Lennon da amabile cantante dei celeberrimi
Beatles a militante pacifista e ad icona ispiratrice, rivelando i
retroscena su come il governo degli Stati Uniti abbia cercato di
metterlo a tacere e di espellerlo dal paese. Incentrato sul decennio 1966-1976, frutto di ricerche scrupolose e illustrato con una
regia efficacissima, il film racconta il contesto storico e il sommovimento sociale in cui l’attivismo politico di Lennon si dispiegava.
Uno dei periodi più intensi della giovane storia americana, dominato dalla guerra del Vietnam, dalla nascita dei grandi movimenti per i diritti civili, dallo scontro radicale con la presidenza Nixon
esploso nel caso Watergate. Il film tra materiali di repertorio e
attuali - Yoko Ono, moglie di Lennon e anche sua partner creativa nella campagna pacifista, ha concesso agli autori di accedere per la prima volta agli archivi Lennon-Ono, permettendo loro di
utilizzare per il film materiali audiovisivi inediti - propone un vasta
carrellata delle figure più significative dell’epoca. Tra loro figurano attivisti politici afro-americani come Angela Davis e Bobby
Seale, giornalisti come Carl Bernstein e Walter Cronkite, o come
l’eminente storico e romanziere Gore Vidal. E’ proprio John
Lennon, la sua musica, il sottile, incisivo e diffuso contrappunto
di quel periodo e di quei protagonisti, un Lennon nel pubblico e
nel privato comunque fedele ai suoi principi, straordinariamente
carismatico, un protagonista attivo degli eventi di quel periodo.
NOTE di David Leaf e John Scheinfeld
Da molto tempo volevamo realizzare questo film sui tentativi del
governo degli Stati Uniti di espellere John Lennon dal paese agli inizi
degli anni ’70. Si tratta di una vicenda del tutto dimenticata. Perfino
la gran parte delle persone che hanno vissuto quell’epoca, ed erano
a conoscenza del “caso Lennon”, da molto tempo non ci pensavano
più. Per chi è nato in seguito, si tratta probabilmente di una storia del
tutto ignota. Per lo più le persone con meno di quaranta anni, di John
Lennon sanno che faceva parte dei Beatles, che ha scritto “Imagine”
e che è stato assassinato. A parte questo, non credo che la gente
abbia veramente consapevolezza del coraggio con il quale Lennon ha
vissuto la propria vita e della volontà sua e di Yoko Ono di agire in
modo coerente con gli ideali in cui credevano.
DAVID LEAF
Sceneggiatore/Produttore/Regista
Noto in particolare per i suoi pluripremiati documentari, per
gli speciali musicali e per le inchieste sulla cultura pop, tra gli
altri importanti crediti musicali di Leaf figurano la produzione
di “Billy Joel: In His Own Words”, “Carnegie Hall Salutes The
Jazz Masters”, “The Songwriters Hall Of Fame” (Bravo) e “An
All Star Tribute To Brian Wilson”.
JOHN SCHEINFELD
Sceneggiatore/Produttore/Regista
John Scheinfeld è uno sceneggiatore, produttore e regista di
documentari tenuto in grande considerazione per via della
sua vasta gamma di esperienze e interessi, che spaziano dai
progetti sulla cultura pop e musicali a quelli
storici e a carattere spirituale,
sia per la televisione
via etere e via cavo
che per le sale. Tra i
crediti di Scheinfeld
figurano progetti su
icone dello spettacolo
come Frank Sinatra,
Peter Sellers, Nat 'King'
Cole, Bob Hope, Bette
Midler.
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L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO
di Agostino Ferrente
Italia 2006
bre
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mercoled
Serata fuori abbonamento
Ingresso € 12 - Soci Arci e ridotti € 10
FAUST
di Friedrich Wilhelm Murnau
Germania 1926
Accompagnamento musicale dal vivo
del QUARTETTO GATTO MARTE
MAXIMILIAN BROOKS (pianoforte),
PIETRO LUSVARDI (contrabbasso),
NINO COTONE (violino),
GIUSEPPE BRANCACCIO (fagotto).
Mercoledì 17 ottobre
NEIL YOUNG HEART OF GOLD
di Jonathan Demme
Regia JONATHAN DEMME Fotografia ELLEN KURAS Montaggio
MICHAEL ZANSKY Scenografia ANDY KEIR Costumi MANUEL
Musiche NEIL YOUNG.
Musicisti interpreti
NEIL YOUNG, PEGI YOUNG, GRANT BOATWRIGHT, LARRY
CRAGG, ANTHONY CRAWFORD, CHAD CROMWELL.
STATI UNITI 2006 - 103 minuti
Registrato il 18 e 19 agosto 2005 nel corso di due serate al Ryman
Auditorium di Nashvill e diretto da Jonathan Demme, “Heart Of
Gold”, può considerarsi come uno dei migliori film-concerto
degli ultimi anni. L’incontro felice di due protagonisti della scena
artistica americana. Significativo per comprendere lo spirito che
ha animato le riprese è una dichiarazione del regista Jonathan
Demme: "Credo che quando si filma la musica dal vivo ci sia il
cinema nella sua forma più pura: non ci sono le illusioni del cinema, non ci sono trucchi, è tutto legato al processo creativo della
musica stessa e alla possibilità della macchina da presa di raccontare quello che c'è oltre la musica". Ciò che ne è risultato è
una sequenza suggestiva di grande musica, accompagnata da
riprese, inquadrature e fotografie di raffinata resa estetica. Il film
apre con le interviste ai musicisti, mentre si recano al concerto,
poi l’avvio del concerto con nuove scenografie che si ricreano
da brano a brano, giochi di luci che seguono i momenti topici del
concerto amplificando le atmosfere delle “song”. Con Neil
Young sul palco l’intero cast di musicisti che ha suonato nel suo
ultimo disco “Prairie Wind”, compresi alcuni ospiti di eccezione
come Emmylou Harris e Ben Keith, il Fisk Jubilee Choir e un intera sezione di archi. Oltre ai brani di “Prairie Wind”, l’occasione
giusta per scoprire o riascoltare alcuni dei classici di Young nelle
nuove sofisticate versioni. I classici del passato con loro le emozioni di sempre: da “Harvest Moon“, alle corali “Comes A Time“
e “Four Strong Wind“ fino a “Heart Of Gold“, “Old Man“, finale
con una versione in solitario sui titoli di coda di “The Old
Laughing Lady“, per soli voce e chitarra.
LAVORI IN CORSO PROGETTAZIONE EDIZIONE IMMAGINI CAVALLASCA
NOTE di Jonathan Demme
Credo che quando si filma la musica dal vivo ci sia il cinema nella
sua forma più pura: non ci sono le illusioni del cinema, non ci sono
trucchi, è tutto legato al processo creativo della musica stessa e alla
possibilità della macchina da presa di raccontare quello che c'è oltre
la musica.
JONATHAN DEMME
New York, Stati Uniti. 1944
Uno dei maggiori registi del cinema americano contemporaneo
con una poetica originalissima ed eclettica in grado di fargli
affrontare generi lontanissimi. Regista, sceneggiatore e produttore, Jonathan Demme vanta al suo attivo diciotto titoli film e
numerosi documentari e lavori per la televisione.
Filmografia essenziale
2006 NEIL YOUNG: HEART OF GOLD 2004 THE MANCHURIAN
CANDIDATE 2003 THE AGRONOMIST 2002 THE TRUTH ABOUT
CHARLIE 2001 BRUCE SPRINGSTEEN VIDEO ANTHOLOGY 2000
THE PRETENDERS: GREATEST HITS 1998 BELOVED 1995 MURDER INCORPORATED 1993 PHILADELPHIA 1991 THE SILENCE OF
THE LAMBS 1986 SOMETHING WILD 1984 STOP MAKING
SENSE 1979 LAST EMBRACE.
Via Milano 16 - Como - telefono 031 267 344 - fax 031 260 246
[email protected]
Mercoledì 31 ottobre
HABANA BLUES
di Benito Zambrano
Regia BENITO ZAMBRANO Soggetto e Sceneggiatura BENITO
ZAMBRANO, ERNESTO CHAO Fotografia JEAN-CLAUDE LARRIEU Montaggio LUCA PARDO Scenografia IGOR GABRIEL
Costumi VLADIMIR CUENCA.
Musicisti e interpreti
JUAN ANTONIO LEYVA, JOSE' LUIS GARRIDO, EQUIS ALFONSO, KIKI FERRER ORSINI, DAYAN ABAD GARCIA, DESCEMER
BUENO, KELVIS OCHOA.
Personaggi e interpreti
Ruy ALBERTO JOEL GARCIA OSORIO, Tito ROBERTO SANMARTIN, Caridad YAILENE SIERRA, Alex TOMAS CAO URIZA, Luz
Maria ZENIA MARABAL, Martha MARTA CALVO'.
CUBA/FRANCIA/SPAGNA 2005 - 111 minuti
Era il 1998 quando il chitarrista e compositore californiano Ry
Cooder tornò all’Avana per registrare un album da solista con
l’intramontabile cantante Ibrahim Ferrer. Ad accompagnarlo
questa volta Wim Wenders che, con una piccola troupe, filmò i
vecchi musicisti, per arrivare al successo di “Buena Vista Social
Club”. Ci pensa ora lo spagnolo Benito Zambrano, con il suo
Habana Blues, a regalarci, in versione fiction, ancora una volta
la magia e l’energia che la musica di Cuba sa sprigionare.
Presentato con successo all’ultima edizione del Festival di
Cannes nella sezione "Un Certain Regard", il film è un intenso
viaggio in Cuba, nella sua musica e nei cuori della gente. Il regista spagnolo, da molti anni residente a Cuba, racconta la storia
di due giovani musicisti, Ruy e Tito, alla ricerca del modo di
lasciare l’Avana. Ruy vive con Caridad e i loro due figli ma stanno per lasciarsi, mentre Tito abita a casa della nonna. Con una
storia semplice ma tremendamente efficace, Zambrano realizza
un “canto” di Cuba e della sua gente; con la musica racconta l’a-
Mercoledì 14 novembre
CROSSING THE BRIDGE
di Fatih Akin
Regia FATIH AKIN Soggetto e Sceneggiatura FATIH AKIN Fotografia HERVÉ DIEU Montaggio ANDREW BIRD Suono JOHANNES GREHL.
Musicisti e interpreti
ALEXANDER HACKE, BABA ZULA, ORIENT EXPRESSION,
DUMAN, REPLIKAS, ERKIN KORAY, CEZA, ISTANBUL STYLE
BREAKERS, MERCAN DEDE, SELIM SESLER, BRENNA
MacCRIMMON, SIYASIYABEND, AYNUR, ORHAN GENCEBAY,
MUZEYYEN SENAR, SEZEN AKSU.
GERMANIA/TURCHIA 2005 - 90 minuti
Con indiscutibile sofisticatezza, Fatih Akin realizza un ritratto
della vivace scena musicale di Istanbul facendo cinema e
musica insieme, attraverso una scelta di immagini e un montaggio che rifletteno i ritmi musicali della città e ne ripropongono visivamente gli echi. Sua guida, in questo coinvolgente
viaggio, è un bassista della band Einsturzende Neubauten, il
tedesco Alexander Hacke, che aveva lavorato con lui alla
colonna sonora del film "La sposa turca". A Istanbul Hacke ha
incontrato i membri della band Baba Zula, portando non solo
la sua musica, ma anche uno studio di registrazione mobile al
completo, utilizzato per catturare suoni in tutto il mondo. Inizia
così a catturare le sonorità e la diversità musicale di Istanbul.
Il suo scopo è esporre le orecchie occidentali alla più ampia
gamma possibile di musica turca, dai moderni suoni elettronici, rock e hip-hop, sino alla classica musica “arabesca”. La
camera di Akin segue la scia sonora in un mondo contraddittorio, seducente e pieno di vita, collezionando impressioni e
suggestioni, immergendosi nelle mille sfaccettature di questa
grande città.
Senza sbalzi né fratture tra le varie e diverse concezioni musicali, si passa dalle band d'avanguardia come i Baba Zula, a
quelle della scena rock, come i Duran, fino ai più sofisticati
Orient Expression. Alle chitarre del rock seguono le chitarre
della musica turca tradizionale, e le sue mille varianti, come il
nima dell’isola e dei suoi protagonisti, divisi da un imprescindibile amore per la propria terra e un altrettanto indomabile desiderio di varcarne i confini e vedere il resto del mondo. “Habana
Blues” è un film che rifugge i clichè sulla Cuba da cartolina,
mostrando lo snodarsi delle relazioni umane, i sentimenti. le
paure e i desideri di ogni esistenza. Ma il pregio ulteriore di
“Habana Blues” è quello di mostrare anche l’altra faccia musicale di Cuba, con gruppi Pop, Hip Hop, Reggae e Heavy Metal
che danno vita ad una nuova musica ben integrata alle sonorità
più classiche dell’isola. Il film non è mai uscito nelle sale di Cuba,
ma all'Havana e in altri grandi centri è diventato popolarissimo,
grazie alla diffusione in copie pirata nel circuito dei videoclub.
NOTE di Benito Zambrano
Cuba è un paese molto cinematografico. Se vai con una macchina da
presa c’è sempre qualcosa di interessante da riprendere, inoltre
L’Avana è una città che ti cattura in tutti i sensi… Nel rapporto tra
musica e cinema succede con Cuba la stessa cosa che succedeva in
Andalusia, da dove vengo, i migliori film sul flamenco li facevano i
francesi o gli inglesi. Perché chi viene da fuori vede le cose meglio di
chi le vive tutti i giorni, chi sta in un posto non coglie il patrimonio culturale… A Cuba la musica scorre come un fiume. Si prende cura di te
e ti rigenera dentro. Non volevo però la solita “salsa”, e non volevo
che il protagonista fosse uno spagnolo o un'italiano che va a Cuba, ha
una storia d'amore meravigliosa e si rapporta all'isola in questo modo.
Anche se all'inizio voglio mostrare alcuni elementi caratteristici di
questa visione classica di Cuba, poi cerco di discostarmi rapidamente, per trovare un modo autentico e originale per guardare a Cuba e
alla sua incredibile vitalità.
BENITO ZAMBRANO
Cordova, Spagna, 1969
Filmografia
2005 HABANA BLUES 2002 PADRE CORAJE 1999 SOLAS 1994
EL ENCANTO DE LA LUNA LLENA.
chitarrista classico Erkin Koray, che si
vale però solo di strumenti amplificati
elettronicamente. Da un gruppo dedito
all'hip hop, i Ceza, allo swing zingaro di
Selim Sesler, virtuoso del clarinetto,
alla splendida voce della cantante
curda Aynur. Per concludere con una
diva quasi novantenne, Müzeyyen
Senar, legata da sempre alla musica
classica orientale.
NOTE di Fatih Akin
Nel documentario ho dato spazio a molti
generi musicali diversi. Non so se esiste
un’altra città del mondo con questa particolare varietà.
Ad esempio ad Amburgo ci sono molte culture musicali diverse, non
solo quella tedesca. Turchi, greci, arabi, hanno portato le loro musiche. In un ristorante mangi falafel ed ascolti rai, vai in un club ed
ascolti il London Sound. Non puoi trovare una musica tipica di
Berlino, piuttosto l'insieme di tutte queste culture musicali, alla fine
tutte diverse e divise.
Qui invece musica popolare, musica classica turca, arabesk, hip pop,
rock, eccetera, sono tutte in turco. Io ho viaggiato molto ma credo
che ci siano poche città al mondo come Istanbul. Con musiche tipiche, legate ad un posto specifico, che si nutrono delle persone di
quel posto.
FATIH AKIN
Amburgo, Germania, 1973
Il regista, autore e attore Fatih Akin ha studiato alla Hochschule
für Bildende Künste di Amburgo, prima di realizzare il suo primo
cortometraggio “SENSIN YOU’RE THE ONE!”, nel 1995, vincitore
dell’Audience Award all’International Short Film Festival di
Amburgo. Il primo film a soggetto è il drammatico SHORT SHARP
SHOCK accolto ottimamente dal pubblico e dalla stampa,
Leopardo di Bronzo di Locarno 1997. In seguito ha confermato la
sua versatilità con il road movie IN JULY (2000) e SOLINO film del
2002. Nel 2003 ha fondato la propria società di produzione, la
Corazón International. Nel 2004 dirige LA SPOSA TURCA con cui
vince l’Orso d’Oro al Festival di Berlino.
Mercoledì 28 novembre
L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO
di Agostino Ferrente
Regia AGOSTINO FERRENTE Soggetto e MASSIMO GAUDIOSO,
MARIANGELA BARBANENTE, FRANCESCO PICCOLO Fotografia
e riprese GRETA DE LAZZARIS, ALBERTO FASULO, SIMONE PIERINI, GIOVANNI PIPERNO, SABRINA VARANI Montaggio DESIDERIA RAYNER Montaggio suono e musiche PINO PECORELLI,
SILVIA MORAES, PAOLO SEGAT.
Musiche
L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO
MARIO TRONCO (Italia, direttore artistico, piano fender), HOUCINE ATAA (Tunisia, voce), PEPPE D'ARGENZIO (Italia, sax baritono, clarinetto basso), EVANDRO CESAR DOS REIS (Brasile, chitarra classica, cavaquinho), LOPEZ MATURELL (Cuba, batteria,
congas, mani, piedi e cori), OMAR LOPEZ VALLE (Cuba, tromba,
flicorno), JOHN MAIDA (Stati Uniti, violino), ESZTER NAGYPAL
(Ungheria, violoncello), GAIA ORSONI (Italia, viola), CARLOS PAZ
(Ecuador, voce), PINO PECORELLI (Italia, contrabasso, basso
elettrico), RAUL "CUERVO" SCEBBA (Argentina, marimba, glockenspiel, congas, percussioni varie), GIUSEPPE SMALDINO
(Italia, corno), EI HADJI "PAP" VERI SAMB (Senegal, voce, djembe, dumdum, sabar, shaker, cori), "KAW" DIALY MADY SISSOKO
(Senegal, voce, kora, piede), ZIAD TRABELSI (Tunisia, voce e oud).
ITALIA 2006 - 90 minuti
La storia filmata della genesi della ormai famosa Orchestra di
Piazza Vittorio, band nata da un'iniziativa di Mario Tronco, il
tastierista degli Avion Travel, e il regista Agostino Ferrente,
che, nel quartiere di Roma dell'Esquilino, noto per essere il
quartiere più multietnico di Roma dove bene o male convivono
non meno di sessanta etnie diverse, hanno riunito un gruppo di
musicisti di strada (e non) che vengono da tutte le parti il
mondo. Il 14 ottobre 2002 il primo ciak di questo documentario
musicale, presentato al festival di Locarno 2006, che è diventato il cinediario dell’orchestra. Cinque anni di documentazione e
prove, trenta musicisti di quindici nazionalità, gli operatori
video, i montatori, lo studio fonico, e soprattutto il coinvolgi-
mento dell’intero quartiere, per uno straordinario miscuglio di
storie, umanità e musica. Tra le belle scoperte e le delusioni, tra
arrivi e partenze, l'orchestra esordisce nel 2004, affascinando
da allora pubblico e critica per come sia riuscita a dare voce e
corpo ad un’armoniosa diversità che, oltre la "musica etnica",
ottiene un’alchimia musicale assolutamente originale, un insieme sonoro che crea un'altra musica.
NOTE di Agostino Ferrente
…Forse per questo la storia che racconto nel film è una storia nuova
e sorprendente. Perché dimostra come anche qui possa succedere ad
un immigrato di riuscire a vivere grazie al proprio talento e non dovendosi arrangiare con lavori di fortuna. E' andata così con i nostri musicisti e devo dire che l'incontro con ognuno di loro è stato l'incontro con
un personaggio che da solo, con la sua storia, sarebbe potuto diventare il protagonista del film. Ma se li conto tutti scopro che strada
facendo ne abbiamo incrociati più di una trentina, forse troppi per un
solo film, ma tanti quanti gli strumenti che via via hanno composto
l'orchestra. E alla fine questo vuole essere il film: un'orchestrazione di
tante singole storie che si sono incrociate grazie alla musica.
AGOSTINO FERRENTE
Cerignola, Italia, 1971
Regista, produttore, direttore artistico. Aiuto regista di Silvano
Agosti, Ferrente ottiene diversi riconoscimenti in festival internazionali con i suoi primi cortometraggi. Nel 2001, insieme ad una
decina di complici, fonda a Roma il gruppo Apollo 11, che salva
lo storico cinema-teatro Apollo con rassegne di cinema, musica
e scrittura e diventa uno dei centri di produzione culturale più
vivaci della capitale.
Mercoledì 5 dicembre
Serata fuori abbonamento
Ingresso € 12.00 – Soci Arci e Ridotti € 10.00.
FAUST
di Friedrich Wilhelm Murnau
Accompagnamento musicale dal vivo
del Quartetto GATTO MARTE
MAXIMILIAN BROOKS (pianoforte),
PIETRO LUSVARDI (contrabbasso),
NINO COTONE (violino),
GIUSEPPE BRANCACCIO (fagotto).
Regia FRIEDRICH WILHELM MURNAU Soggetto da J. W. GOETHE, C. MARLOWE e dal Volksbuch tedesco Sceneggiatura FRIEDRICH WILHELM MURNAU e HANS KYSER Fotografia CARL
HOFFMANN Montaggio HANS BRAUSEWETTER Scenografia
ROBERT HERLTH e WALTER RÖHRIG Costumi LOTHAR MUTHEL.
Personaggi e interpreti
Faust GÖSTA EKMAN, Mefisto EMIL JANNINGS, Gretchen
CAMILLA HORN, la madre di Gretchen FRIEDA RICHARD, Valentin
WILHELM DIETERLE, l’arcangelo WERNER FÜTTERER.
GERMANIA 1926 - 100 minuti
“Faust“ è da considerarsi l’opera più personale di F. W. Murnau,
che ne modificò più volte la sceneggiatura fino a giungere alla
definizione della propria visione del mito del vecchio alchimista.
È la sua opera più curata dal punto di vista plastico, quella in cui
più evidente risulta la convinzione del regista della possibilità di
trasformare il cinema in un’arte dotata di leggi proprie. Murnau
realizza “Faust“ nel 1926, dopo “Nosferatu“ e prima di emigrare
negli Stati Uniti: mescolando Goethe e Marlowe, ma soprattutto
con un’evoluzione dell’allucinazione di luci fluttuanti tra le ombre
oscure tipiche dei più ispirati film dei primi anni ’20. Il processo
che sta a monte del Faust sembra un compendio di tutto ciò che
era stato l’espressionismo e valida rappresentazione della paralisi di Weimar, il sonno della ragione che genera mostri nazisti,
intenzioni realistiche che fanno capolino e sono soffocate da
quelle più esplicitamente espressioniste, allucinate, dove il paesaggio stesso è un plastico congelato. Gli incubi vengono ostracizzati con l’accettazione dell’abisso, la perdita di sé, quasi che
solo chi si perde possa ritrovarsi diverso, purificato dal fuoco e
dall’amore. É fondo lo stesso tema di “Nosferatu”, il tema del
sacrificio inconsapevole.
Da “Il Faust di Murnau” di Gianfranco Massetti.
FRIEDRICH WILHELM MURANU
Bielefeld, Germania, 1888 - Santa Monica, California, 1931
1931 TABU 1930 CITY GIRL 1928 FOUR DEVILS 1927 AURORA 1925
FAUST 1924 L’ULTIMA RISATA 1923 L’ESPULSIONE 1922 PHANTOM 1921 NOSFERATU 1920 NOSTALGIA 1919 SATANAS.
QUARTETTO GATTO MARTE
Il Quartetto è un ensemble da camera dalle basi classiche ma
con un’attitudine vicina al jazz con suggestioni di folk che vanno
dalle sonorità dell’Europa dell’est a quelle del Mediterraneo.
Pianoforte, contrabbasso, violino e fagotto sono i protagonisti di
questo viaggio musicale. La musica è descrittiva e immaginifica;
racconta spesso piccole storie che possono essere comiche,
drammaticamente tragicomiche, con un tocco d’ironia. Questa
attitudine ha portato l’ensemble a comporre musiche per film
muti come: “Malombra“ di Carmine Gallone (1917), “La Febbre
dell’Oro“ di Charlie Chaplin (1925), “A Woman“ di Charlie Chaplin
(1915), “The Balloonatic“ di Buster Keaton (1923), “Faust“ di
Friederich Murnau (1926). Il Quartetto Gatto Marte ha suonato in
numerosi festival: Autunno Musicale a Como nel 1998, Arezzo
Wave nel 2000, il festival internazionale “Strade del Cinema” ad
Aosta, il festival internazionale “Rimusicazioni” a Bolzano nel
2003, l’Alter-Ego festival a Braine-le-Comte in Belgio nel 2004.
Nel gennaio 2005, l’ensemble presenta dal vivo il film “Faust” a
Monterey (California), in occasione della riapertura del Golden
State Theatre ed a Santa Cruz.
Discografia
1997 DANAE - 2000 GIOCO DEL MAGO - 2001 PIEROINO - 2003
LEOLOMBRICO - 2005 MARACHELLE - 2006 FAUST.
TABORELLI ANGELO s.a.s.
SOLUZIONI PER L’UFFICIO
Via I° Maggio 3 - 22070 Montano Lucino (Como) - telefono 031 471 666 - fax 031 471 688
www.taborelli.it
Via Leonardo da Vinci 6 - Cantù - telefono 031 730 172 - [email protected]
I LUNEDÌ DEL CINEMA
Rassegna di cinema internazionale d’autore
MERCOLEDI CINEMA IN MUSICA
Rassegna di film musicali
dal 10 settembre al 17 dicembre 2007
dal 10 ottobre al 5 dicembre 2007
Spettacoli ore 20.15 e ore 22.15
(salvo diverse indicazioni)
Spettacolo unico ore 21.00
settembre 1.00
2
lunedì 10
unico ore
lo
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e
INLAND EMPIRE
Sp
di David Lynch
Stati Uniti/Polonia/Francia 2006
Mostra del Cinema di Venezia 2006
Leone d’oro alla carriera David Lynch
settembre STILL LIFE
lunedì 17
di Jia Zhang-ke
Cina/Hong Kong 2006
Mostra del Cinema di Venezia 2006
Leone d’oro Miglior Film
settembre BREAKFAST ON PLUTO
lunedì 24
di Neil Jordan
Irlanda 2006
ttobre
lunedì 1 o
ttobre
lunedì 8 o
ottobre
lunedì 15
ottobre
lunedì 22
DARATT
di Mahamat-Saleh Haroun
Ciad/Francia/Austria/Belgio 2006
Mostra del Cinema di Venezia 2006
Premio Speciale della Giuria
GLI INNOCENTI
di Per Fly
Danimarca 2005
GUIDA PER RICONOSCERE I TUOI SANTI
di Dito Montiel
Stati Uniti 2006
Mostra del Cinema di Venezia 2006 - Miglior Film
Settimana Internazionale della Critica
Sundance Film Festival 2006
Premio per la regia
Premio della Giuria all’insieme del cast
il regista Vittorio Moroni
LE FERIE DI LICU
di Vittorio Moroni
Italia 2007
novembre
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lunedì 26
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dicembre
lunedì 10
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NEIL YOUNG HEART OF GOLD
di Jonathan Demme
Stati Uniti 2006
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HABANA BLUES
di Benito Zambrano
Cuba/Francia/Spagna 2005
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CROSSING THE BRIDGE
di Fatih Akin
Germania/Turchia 2005
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L’ORCHESTRA DI PIAZZA VITTORIO
di Agostino Ferrente
Italia 2006
FILM A SORPRESA SCELTO DAL PUBBLICO
ottobre
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lunedì 29
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Spett
Alla proiezione sarà presente
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lunedì 5 n
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mercoled
USA CONTRO JOHN LENNON
di David Leaf e John Scheinfeld
Stati Uniti 2006
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mercoled
Serata fuori abbonamento
Ingresso € 12 - Soci Arci e ridotti € 10
FAUST
di Friedrich Wilhelm Murnau
Germania 1926
Accompagnamento musicale dal vivo
del QUARTETTO GATTO MARTE
MAXIMILIAN BROOKS (pianoforte),
PIETRO LUSVARDI (contrabbasso),
NINO COTONE (violino),
GIUSEPPE BRANCACCIO (fagotto).
Le serate CINEMAinMUSICA
saranno accompagnate da momenti di musica dal vivo
EDMOND
di Stuart Gordon
Stati Uniti 2006
IL MATRIMONIO DI TUYA
di Wang Quan’an
Cina 2006
Berlinale Film Festival 2006
Orso d’oro Miglior Film
RED ROAD
di Andrea Arnold
Gran Bretagna 2006
Festival di Cannes 2006
Premio Speciale della Giuria
QUATTRO MINUTI
di Chris Kraus
Germania 2006
BREATH
di Kim Ki-duk
Corea del Sud 2007
XXY
di Lucia Puenzo
Argentina/Spagna 2007
Festival di Cannes 2007
Miglior Film “Settimana della Critica”
dicembre 1.00
lunedì 17
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lo unico o
Spettaco
FILM DA DEFINIRE
Presentazione rassegna gennaio/maggio 2008
CIRCOLO ARCI XANADÙ
Cinema Gloria Como
via Varesina 79
22100 Como
Ingresso € 7
Soci Arci € 5 - Ridotto (studenti - over 65) € 4
Tessera 10 film a scelta su 20 (Lunedì + Mercoledì) € 50
Soci Arci € 30
Scarica