lucidi - dipartimento di economia e diritto

capitolo 3 - 1
FALLIMENTI MACROECONOMICI
SI RICOLLEGANO ALL’INSTABILITA’ DELLE ECONOMIE DI
MERCATO CAPITALISTICHE
INSTABILITA’ VUOL DIRE:
♦ MANCATA CONVERGENZA DEL SISTEMA VERSO UN
EQUILIBRIO;
♦ PERSISTENZA DELL’ECONOMIA SU SENTIERI NON OTTIMALI
DAL PUNTO DI VISTA DELL’EFFICIENZA E/O DELL’EQUITA’
NEI FALLIMENTI MACROECONOMICI RIENTRANO:
♦
♦
♦
♦
DISOCCUPAZIONE
INFLAZIONE
SQUILIBRI DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI
SOTTOSVILUPPO
LA TRADIZIONALE TEORIA NON E’ IN GRADO DI SPIEGARE QUESTI
QUATTRO FENOMENI DELLE ECONOMIE REALI. PERCHE’:
♦ TENDE A CONSIDERARE TUTTA LA DISOCCUPAZIONE COME
VOLONTARIA;
♦ E’ UNA TEORIA DEI PREZZI RELATIVI E NON DEI PREZZI
ASSOLUTI ;
♦ TRASCURA LE RELAZIONI INTERNAZIONALI (ECONOMIE
CHIUSE);
♦ NON SI OCCUPA DI PROBLEMI DINAMICI E DI SVILUPPO.
VI SONO FORMULAZIONI RECENTI DELLA TEORIA NEOCLASSICA
CHE INTRODUCONO IPOTESI NUOVE PER SPIEGARE MOLTI DI
QUESTI FENOMENI MA VI SONO ANCHE TEORIE ALTERNATIVE DI
CARATTERE MACROECONOMICO (RELAZIONI TRA AGGREGATI
PIUTTOSTO CHE ANALISI DEI SINGOLI MERCATI). IL TESTO
PRIVILEGIA QUESTE ULTIME.
capitolo 3 - 2
DISOCCUPAZIONE
EVOLUZIONE DELLA DISOCCUPAZIONE NEI PAESI AVANZATI:
♦
♦
♦
♦
LA GRANDE DEPRESSIONE DEGLI ANNI ’30
LO SVILUPPO DEL SECONDO DOPOGUERRA
LA CRISI PETROLIFERA DEL 1973 COME SPARTIACQUE
LE TENDENZE DELL’ULTIMO DECENNIO
RILEVA NON SOLO IL TASSO DI DISOCCUPAZIONE (DISOCCUPATI SU
FORZA LAVORO) MA ANCHE IL TASSO DI OCCUPAZIONE (OCCUPATI
SU POPOLAZIONE ATTIVA).
DISOCCUPATI IN SENSO STRETTO SONO COLORO CHE HANNO
PERSO UN POSTO DI LAVORO.
LA DISOCCUPAZIONE E’ INVOLONTARIA SE:
SI ACCETTA IL SALARIO CORRENTE MA NON SI TROVA LAVORO.
NELLA TEORIA NEOCLASSICA TRADIZIONALE LA DISOCCUPAZIONE
E’ VOLONTARIA (SI VUOLE UN SALARIO PIU’ ALTO)
LA DISOCCUPAZIONE GENERA COSTI SOCIALI:
♦ PERDITA DI AUTOSTIMA
♦ DEPERIMENTO DI CAPITALE UMANO (LA PROBABILITA’ DI
TROVARE UN LAVORO DECRESCE CON LA DURATA DELLA
DISOCCUPAZIONE)
♦ RISCHIO DI POVERTA’
PER ALLEVIARE I DANNI CONNESSI ALLA PERDITA DI REDDITO
SPESA SOCIALE PER LA PROTEZIONE DALLA DISOCCUPAZIONE
(AMMORTIZZATORI SOCIALI O POLITICHE PASSIVE DEL LAVORO)
capitolo 3 - 3
IN ITALIA:
♦ INDENNITA’ DI DISOCCUPAZIONE (BASSISSIMA, DI BREVE
DURATA)
♦ CASSA INTEGRAZIONE GUADAGNI (LIMITATA A FASI DI CRISI
TEMPORANEE DELLE IMPRESE E APPLICABILE SOLO AD
ALCUNI TIPI DI IMPRESE)
♦ INDENNITA’ DI MOBILITA’
♦ PREPENSIONAMENTI
MANCA UNA MISURA UNIVERSALE (CIOE’ FRUIBILE DA TUTTI) DI
INTEGRAZIONE DEI REDDITI. SI E’ SPERIMENTATO IN POCHI COMUNI
UNA FORMA DI REDDITO MINIMO DI INSERIMENTO.
INCENTIVI E PROTEZIONE DALLA DISOCCUPAZIONE
MOLTI ECONOMISTI SOSTENGONO CHE LE SPESE PER LA
PROTEZIONE DAI RISCHI DELLE DISOCCUPAZIONE DISINCENTIVANO
LA RICERCA DI LAVORO E ALLA LUNGA ABBASSANO
L’OCCUPAZIONE.
DUBBIE VERIFICHE EMPIRICHE. DIPENDE DA COME SONO
DISEGNATE LE FORME DI PROTEZIONE DALLA DISOCCUPAZIONE.
TENDENZE NEI PAESI AVANZATI
FAVORIRE LE “POLITICHE ATTIVE” DEL LAVORO CHE MIRANO AL
REINSERIMENTO PRODUTTIVO (FORMAZIONE, COUNSELLING, ECC.)
E’ RAGGIUNGIBILE E DESIDERABILE LA PIENA OCCUPAZIONE?
♦ NON E’ REALISTICO PENSARE DI OCCUPARE IL 100% DELLA
POPOLAZIONE ATTIVA;
♦ LA PIENA OCCUPAZIONE (O L’ALTA OCCUPAZIONE) POTREBBE
AVERE EFFETTI NEGATIVI SULLA PRODUTTIVITA’ (LA
DISOCCUPAZIONE E’ FATTORE DI DISCIPLINA DEI LAVORATORI).
capitolo 3 - 4
INFLAZIONE
AUMENTO DEL LIVELLO GENERALE DEI PREZZI CHE PROVOCA
PERDITA DEL VALORE DELLA MONETA
TIPI DI INFLAZIONE PER CAUSE IMMEDIATE
DA DOMANDA
ECCESSIVA PRESSIONE SULLE RISORSE DISPONIBILI
FINANZIARIA/CREDITIZIA
DOMANDA ECCESSIVA A CAUSA DI SPESA PUBBLICA
FINANZIATA IN DEFICIT (FINANZIARIA) O CON CREAZIONE DI
MONETA (CREDITIZIA)
DA OFFERTA
SHOCK CHE PROVOCANO RIDUZIONE DI OFFERTA
DA COSTI
TRASFERIMENTO SUI PREZZI DI MAGGIORI COSTI (IN GENERE
VARIABILI)
DA PROFITTI
AUMENTO MARGINI DI PROFITTO IN GENERE CONNESSO A
FORME DI MERCATO NON PERFETTAMENTE CONCORRENZIALI
IMPORTATA
VARI ASPETTI DELLE RELAZIONI INTERNAZIONALI (AFFLUSSI DI
CAPITALE, DEPREZZAMENTO DEL CAMBIO, AUMENTO COSTO
MATERIE PRIME)
INFLAZIONE, COSTI E PROFITTI: IL PRINCIPIO DEL COSTO PIENO
p = w (1+g)
π
SPESSO LE VARIE CAUSE SONO CONNESSE TRA LORO E
INDISTINGUIBILI
capitolo 3 - 5
TIPI DI INFLAZIONE IN BASE AL RITMO DI CRESCITA DEI PREZZI
♦
♦
♦
♦
STRISCIANTE
MODERATA
GALOPPANTE
IPERINFLAZIONE
INDICATORI DELL’INFLAZIONE
♦
♦
♦
♦
DEFLATORE IMPLICITO DEL PIL (O SUOI COMPONENTI)
PREZZI ALLA PRODUZIONE
PREZZI ALL’INGROSSO
PREZZI AL CONSUMO
RAPPORTO TRA INFLAZIONE E ANDAMENTO CICLICO
♦ TRADE-OFF CON DISOCCUPAZIONE?
♦ LA STAGFLAZIONE
INFLAZIONE E DISTRIBUZIONE DEL REDDITO
UNA CAUSA DI FONDO DELL’INFLAZIONE E’ IL TENTATIVO DEI
PERCETTORI DI REDDITO DI ACCRESCERE LA PROPRIA QUOTA
DI REDDITO REALE (ESPRESSIONE DI TENSIONI SOCIALI)
INFLAZIONE E REDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA
UNA CONSEGUENZA DELL’INFLAZIONE PUO’ ESSERE LA
REDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA (DAI CREDITORI AI
DEBITORI, AD ESEMPIO).
RILEVANO: LA CAPACITA’ DI PREVEDERLA, IL POTERE
NEGOZIALE PER PROTEGGERSI, LE INDICIZZAZIONI (“SCALA
MOBILE”, RENDIMENTI FINANZIARI INDICIZZATI. MA POSSIBILI
ULTERIORI SPINTE ALL’INFLAZIONE).
COSTI DELL’INFLAZIONE
♦ MENU COSTS (costi di cambiamento dei prezzi..)
♦ SHOE-LEATHER COSTS (costi connessi alla riduzione delle
scorte liquide mediamente denetute….)
UN’INFLAZIONE LIMITATA PUO’ AVERE EFFETTI BENEFICI (AD
ESEMPIO SULLA PROFITTABILITA’ DEGLI INVESTIMENTI).
capitolo 3 - 6
TEORIA MONETARISTA E TEORIA KEYNESIANA
PRIMI CONFRONTI
Questioni preliminari:
(Si ricordi che se tutti i risparmi si trasformano automaticamente in
investimenti (indipendentemente dal livello del reddito) allora non vi
sono problemi di domanda: la produzione potrà essere quella di piena
occupazione)
TEORIA
NEOCLASSICA/MONETARISTA
•
•
•
•
Il tasso di interesse si determina nel
mercato dei capitali e porta in
equilibrio S ed I (sia S sia I
dipendono da i)
Quindi non vi sono problemi di
domanda (legge di Say) e la
produzione può essere quella di
piena occupazione (salvo rigidità nei
prezzi e in particolare nel salario
reale)
La Moneta influenza il livello
generale dei prezzi (t e o r i a
quantitativa) ma non i prezzi relativi
(in particolare non il salario reale,
che porta in equilibrio il mercato del
lavoro)
Tutti i prezzi, incluso il salario reale
sono considerati flessibili. Ma se
fossero rigidi questa sarebbe l’unica
possibile causa di non piena
occupazione.
TEORIA KEYNESIANA
•
•
•
•
•
Il tasso di interesse non porta in
equilibrio risparmi e investimenti,
poiché è determinato sul mercato della
moneta.
Quindi può accadere che in
corrispondenza della produzione di
piena occupazione S>I, cioè la
domanda è insufficiente (non vale la
legge di Say)
Non vi è nessuna ragione per la quale i
sia tale che S=I in corrispondenza del
reddito di piena occupazione.
La moneta influenza il tasso di
interesse (non vale la teoria
quantitativa)
La non piena occupazione potrebbe
aversi anche con prezzi e salari
flessibili ma si assume di norma che i
salari monetari siano piuttosto rigidi (e
questo aggrava il rischio di non piena
occupazione)
capitolo 3 - 7
TEORIA NEOCLASSICA
W/P
Ls
W/P*
Ld
L*
L
Mercato del lavoro: la domanda e l’offerta dipendono entrambe dal
salario reale (le imprese domandano il Lavoro che al dato W/P
massimizza il profitto; i lavoratori offrono il lavoro che al dato W/P
massimizza la loro utilità)
LA PRODUZIONE (E QUINDI IL REDDITO) DETERMINATI DALLA
FUNZIONE DI PRODUZIONE, CHE STABILISCE LA PRODUZIONE
CORRISPONDENTE AD OGNI DATO LIVELLO DI OCCUPAZIONE (IL
CAPITALE E’ DATO NEL BREVE PERIODO)
Y*
L*
L
capitolo 3 - 8
i
S
i*
I
I*,S*
I,S
Mercato dei capitali: risparmi e investimenti dipendono entrambi dal
tasso di interesse (reale) (le imprese confrontano il tasso di ineresse
con la profittabilità degli investimenti; i risparmiatori con la convenienza
a spostare nel tempo i consumi – preferenze intertemporali)
la quantita’ di moneta determina il livello generale dei prezzi attraverso
l’equazione quantitativa
MV=PY
V= velocità di circolazione della moneta
Assumendo V costante e Y=Y*, la variazione di M si traduce in
variazione di P . Cioè:
P=MV/Y
Interpretata come domanda e offerta di moneta:
Md= kPY
Ms= M*
Equilibrio: P = M*/kY
Coincide con la precedene perché k=1/V
(si noti che il tasso di interesse non svolge alcun ruolo in questo
mercato)
capitolo 3 - 9
TEORIA KEYNESIANA
Mercato del lavoro: domanda e offerta dipendono anche qui dal salario
reale (ma il salario nominale potrebbe essere rigido: questo vuol dire
che l’unico modo per avere un salario reale decrescente è quello di
avere prezzi crescenti)
Mercato dei capitali (collegato a quello dei beni): i risparmi dipendono
dal reddito e gli investimenti dal tasso di interesse. Quindi vi sono
combinazioni
di i e Y che assicurano S=I
(e quindi
Domanda=Produzione o reddito). Tali combinazioni definiscono la curva
IS (decrescente perché…….). Si noti in particolare che per avere Y=Y*
occorrerà un certo i, ma si realizzerà?
Mercato della moneta: la domanda di moneta dipende dal reddito
(motivo della transazioni) ma anche dal tasso di interesse (motivo
speculativo). L’offerta è esogena. Quindi avremo combinazioni di i e Y
che portano in equilibrio questo mercato. Tali combinazioni definiscono
la curva LM (crescente perché…….). Non è detto che al reddito di piena
occupazione corrisponda un i che assicuri l’equilibrio tra domanda e
offerta di moneta: ecco il problema di Keynes (v. Y* nel grafico sotto)
i
LM
i°
IS
Y°
Y*
Y
capitolo 3 - 10
I prezzi, le curve AD e AS
Curva di domanda aggregata (AD): relazione tra Domanda aggregata e
livello generale dei prezzi (simile ma non uguale a quella micro, perché
qui si tiene conto anche del reddito e si impone la condizione che la
domanda aggregata sia uguale al reddito)
Costruzione della AD: si assume che P possa variare nella IS-LM e si
individua coem varia Y di equilibrio.
Se varia P si sposta la LM (perché varia l’offerta reale di moneta) e
quindi varia Y. La Ad si costruisce associando ad ogni P il nuovo Y.
i
LM (p°)
LM (p’)
i°
IS
Y°
Y’
Y
Se p dimnuisce da p° a p’, la domanda aggregata si espande da Y° a Y’
(e cade anche il tasso di interesse…)
Si ricordi che il tasso di interesse considerato è quello reale (quindi se
cambiano i prezzi non cambiano gli investimenti perché si assume che
vari il tasso nominale in modo da lasciare invariato quello reale)
capitolo 3 - 11
Curva di offerta aggregata (AS): relazione tra produzioen decisa dalle
imprese e livello generale dei prezzi (per un dato salario monetario)
Costruzione della AS: dalla domanda di lavoro delle imprese (che
equivale alle decisioni di produzione) sappiamo che se questa cresce se
il salario reale cade. Ma se è dato il salario nominale, il salario reale cade
solo se i prezzi aumentano. Quindi al crescere di P l’offerta aggregata
aumenta.
AD e AS: il caso generale
p
AS
p°
AD
Y°
Y
Cosa accade alle due curve se:
• il salario nominale cresce (decresce)?
• La quantità di moneta cresce (decresce)?
• La propensione al risparmio cresce (decresce)?
capitolo 3 - 12
La curva AS e la piena occupazione
p
AS
p°
AD
Y°
Y
Cosa occorrerebbe per avere piena occupazione?
Potrebbe essere sufficiente la flessibilità dei salari monetari sul mercato
del lavoro (che dovrebbero ridursi in caso di disoccupazione?)
capitolo 3 - 13
Gli effetti della riduzione del salario sul mercato del lavoro
Tesi standard: in caso di disoccupazione la riduzione del salario reale
ristabilisce la piena occupazione.
Tesi keynesiana: la riduzione del salario reale (e monetario) ha effetti
incerti sulla domanda aggregata:
•
sui consumi: possono essere negativi. Effetti distributivi: se cade
il salario reale, crescono i profitti. E se la propensione al consumo
dei percettori di salario è più alta di quella dei percettori di profitto
il consumo può cadere a parità di reddito complessivo.
•
sugli investimenti: forse positivi su i (riduzione della domanda di
moneta indotta dalla riduzione dei redditi nominali); dubbi su
propensione ad investire (si possono ad esempio attendere
ulteriori riduzioni dei salari e quindi rimandare gli investimenti per
accedere a maggiori profitti)….ma se il problema è la riduzione del
tasso di interesse allora si può operare direttamente con la
politica monetaria
•
sulle esportazioni (se siamo in economia aperta) : dipende da
cosa accade negli altri paesi (competitività)
Inoltre: salari e prezzi calanti possono accrescere il valore reale dei
debiti delle imprese e favorire fallimenti (debt-deflation)
UN CONFRONTO TRA LE TEORIE
NEOCLASSICI
Cresce P, cresce W,
W/P invariato, Y e L
invariati, i invariato.
KEYNESIANI
Cade i, cresce I (e AD),
cresce P, cade W/P
(cresce AS). Y e L
aumentano.
Aumento risparmio
Irrilevante
Cade domanda, P
cadono, W/P cresce,
cade offerta
Aumento PML
Aumenta domanda Dipende…
lavoro e aumenta
occupazione
AUMENTO M
Si noti: inefficacia della politica monetaria nel modello neoclassico. Vale
anche per la politica fiscale (spiazzamento, rinvio)
capitolo 3 - 14
TEORIA MONETARISTA (FRIEDMAN)
MACROECONOMIA CLASSICA
E
DELLA
NUOVA
 EQUILIBRIO OTTIMALE GRAZIE ALLE SPONTANEE FORZE
DEL MERCATO: QUESTE DETERMINANO IL “TASSO
NATURALE DI INTERESSE” E “IL TASSO NATURALE DI
DISOCCUPAZIONE”
 CONTESTO
ISTITUZIONALE
IRRILEVANTE
(NATURALISMO)
 VIGE LA LEGGE DI SAY (NON ESISTONO PROBLEMI DI
DOMANDA).
 TRASCURATE LE DIFFERENZE TRA GLI INDIVIDUI
(IPOTESI DELL’AGENTE RAPPRESENTATIVO).
 COSTI DI TRANSAZIONE ASSENTI, MERCATI COMPLETI.
 SOSTANZIALE IRRILEVANZA DELL’INCERTEZZA
(COINCIDENZA DI BREVE E LUNGO PERIODO)
 INTERVENTO PUBBLICO INUTILE SE NON DANNOSO
 CERCARE DI AUMENTARE L’OCCUPAZIONE SIGNIFICA
CREARE
INFLAZIONE
SENZA
EFFFETTI
SULL’OCCUPAZIONE (NO TRADE-OFF)
IN PARTICOLARE: L’AUMENTO DELL’OFFERTA DI MONETA SI
TRADUCE SOLO IN PREZZI CRESCENTI (INFLAZIONE) QUINDI
FRIEDMAN RACCOMANDA DI SEGUIRE UNA REGOLA PRECISA: FAR
CRESCERE L’OFFERTA DI MONETA ALLO STESSO TASSO AL QUALE
CRESCE IL REDDITO REALE (REGOLE SEMPLICE DELLA POLITICA
MONETARIA). IN BASE ALLA TEORIA QUANTITATIVA QUESTO
ASSICUREREBBE PREZZI COSTANTI.
TEORIA DI KEYNES E DEI KEYNESIANI
 I PREZZI NON SONO IN GRADO (VISCOSI) DI ASSICURARE
L’EQUILIBRIO DEL SISTEMA
 LE CAUSE SONO MOLTEPLICI (CONFLITTI DISTRIBUTIVI,
NON COORDINAMENTO DI RISPARMI E INVESTIMENTI,
INCERTEZZA…)
 LE ISTITUZIONI CONTANO E MOLTE GRANDEZZE
ECONOMICHE HANNO VALORI CONVENZIONALI (TASSO
DI INTERESSE, AD ESEMPIO)
 L’INTERVENTO PUBBLICO PUO’ ESSERE NECESSARIO
PER ACCRESCERE L’OCCUPAZIONE
 IL TENTATIVO DI ACCRESCERE L’OCCUPAZIONE PUO’
GENERARE INFLAZIONE (TRADE OFF, CURVA DI
PHILLIPS)
capitolo 3 - 15
INFLAZIONE, DISOCCUPAZIONE E ASPETTATIVE
Cosa accade al livello generale dei prezzi se si cerca di ridurre il tasso di
disoccupazione?
Curva di Phillips originaria:
relazione tra tasso di aumento dei salari monetari e tasso di
disoccupazione.
Più basso il tasso di disoccupazione, maggiore il tasso di aumento dei
salari monetari.
Collegamento con “normale” funzionamento del mercato del lavoro:
meno disoccupazione, più domanda di lavoro, più pressione sui salari
nominali. L’introduzione del tasso di variazione significa che
consideriamo come cambi il salario in un determinato periodo di tempo
in seguito alla variazione della disoccupazione.
Curva di Phillips derivata:
relazione tra tasso di aumento dei prezzi e tasso di disoccupazione.
Si ottiene dalla curva originaria considerando che i salari sono costi
Quindi se la disoccupazione diminuisce i salari aumentano a un tasso
superiore, i costi per le imprese aumentano a tassi superiori e i prezzi si
adegueranno (ricordare la formula del mark up)
Il ruolo delle aspettative
I PREZZI CRESCONO A UN TASSO CHE DIPENDE DALL’AUMENTO DEI
SALARI, MA I SALARI CRESCONO A UN TASSO CHE DIPENDE ANCHE
DALLE ASPETTATIVE CHE I LAVORATORI HANNO SULL’AUMENTO
FUTURO DEI PREZZI (ALTRIMENTI VORREBBE DIRE CHE QUANDO
CONTRATTANO IL SALARIO MONETARIO NON SI PREOCCUPANO DEL
SUO POTERE D’ACQUISTO). PERTANTO:
PER OGNI DATO TASSO DI DISOCCUPAZIONE L’INFLAZIONE SARA’
MAGGIORE SE E’ Più ELEVATA L’INFLAZIONE ATTESA.
capitolo 3 - 16
TASSO DI
AUMENTO DI
P
p°
P’
P’’
U°
U
LE CURVE PIU’ ESTERNE RIFLETTONO ASPETTATIVE DI INFLAZIONE
PIU’ ELEVATE, QUINDI TASSI DI AUMENTO DEI SALARI PIU’ ELEVATI A
PARITA’ DI U, E QUINDI TASSI DI INFLAZIONE EFFETTIVA PIU’ ELEVATI
A PARITA’ DI U. DATA L’INFLAZIONE ATTESA QUELLA EFFETTIVA
DIPENDE DAL TASSO DI DISOCCUPAZIONE.
LA RIDUZIONE DELLA DISOCCUPAZIONE E LE ASPETTATIVE
Supponiamo di partire da una situazione in cui l’inflazione è al 3%, i
lavoratori si attendono esattamente questa inflazione e pertanto i salari
nominali crescono anch’essi al 3% (il che vuol dire che i salari reali sono
costanti). Supponiamo anche che il tasso di disoccupazione sia del 5%.
Il governo decida di ridurre la disoccupazione e, a questo scopo,
aumenta l’offerta di moneta. Ne segue un aumento di inflazione (come
previsto dalla curva di Phillips) poniamo al 4%. I lavoratori vedono le
loro aspettative non verificate e sperimentano una riduzione di salario
reale. Proprio questa riduzione induce le imprese a aumentare
l’occupazione. MA PERCHE’ CIO’ AVVENGA LE ASPETTATIVE DEI
LAVORATORI DEVONO RIVELARSI ERRATE. SE FOSSERO STATE
CORRETTE IL SALARIO REALE NON SAREBBE DIMINUITO E LE
IMPRESE NON AVREBBERO AUMENTATO LA DOMANDA DI LAVORO.
Quando i lavoratori rivedono le loro aspettative al rialzo, il salario reale
aumenta e si torna alla situazione precedente.
capitolo 3 - 17
QUINDI:
SE LE ASPETTATIVE SONO REALIZZATE NON E’ POSSIBILE RIDURRE
LA DISOCCUPAZIONE
CON ASPETTATIVE REALIZZATE LA CURVA DI PHILLIPS E’, PER I
NEOCLASSICI, UNA RETTA VERTICALE IN CORRISPONDENZA DEL
TASSO NATURALE DI DISOCCUPAZIONE (SOSTANZIALMENTE:
EQUILIBRIO SUL MERCATO DEL LAVORO).
SIGNIFICATO: LA DISOCCUPAZIONE SARA’ QUELLA NATURALE
L’INFLAZIONE POTRA’ ESSERE QUALUNQUE,
MA SARA’
PERFETTAMENTE PREVISTA E QUINDI CON SALARI CHE SI
ADEGUANO AD ESSA.
TASSO DI
AUMENTO DI
P
p°
P’
P’’
U*
U
QUESTO AVVIENE NEL LUNGO PERIODO CON ASPETTATIVE
ADATTIVE (FRIEDMAN) O IMMEDIATAMENTE CON ASPETTATIVE
RAZIONALI (LUCAS E NMC).
LE PRIME PRESUPPONGONO APPRENDIMENTO SULLA BASE
DELL’ESPERIENZA CHE RICHEIDE TEMPO
capitolo 3 - 18
LE SECONDE ASSUMONO, INVECE, CHE OGNI INFORMAZIONE SIA
UTILIZZATA E QUINDI “IN MEDIA” NON SI COMMETTANO ERRORI.
L’IPOTESI DI ASPETTATIVE RAZIONALI PUO’ ESSERE
CRITICATA:
• GLI INDIVIDUI NON SONO COSI’ RAZIONALI
• IL MODELLO DELL’ECONOMIA POTREBBE ESSERE
DIVERSO DA QUELLO CHE PREVEDE IL TASSO
NATURALE DI OCCUPAZIONE COME UNICO EQUILIBRIO E
GLI INDIVIDUI POTREBBERO BASARSI SU DI ESSO
CON ASPETTATIVE RAZIONALI E IPOTESI DI EQUILIBRIO SUL
MERCATO DEL LAVORO CON TASSO NATURALE LA POLITICA
ECONOMICA NON HA EFFETTI, NEANCHE NEL BREVE TERMINE
(ASPETTATIVE SEMPRE REALIZZATE)
ESEMPIO CON VARIAZIONE DELL’OFFERTA DI MONETA
AS1
p
AS0
P2
P1
P0
AD1
AD0
Y0
Y1
Y
capitolo 3 - 19
RECENTI SPIEGAZIONI DELLA DISOCCUPAZIONE
IPOTESI DEI SALARI DI EFFICIENZA (STIGLITZ E ALTRI)
AL CRESCERE DEL SALARIO CRESCE LA PRODUTTIVITA’ DEL
LAVORATORE PERCHE’ DIVENTA MENO CONVENIENTE
ELUDERE GLI IMPEGNI ASSUNTI RISCHIANDO IL
LICENZIAMENTO. SE MOLTE IMPRESE AUMENTANO IL SALARIO
A QUESTO SCOPO POTREBBE DERIVARNE DISOCCUPAZIONE A
CAUSA DEGLI ELEVATI SALARI
MODELLI INSIDER-OUTSIDER (LINDBECK, SNOWER)
I SALARI SONO ALTI A CAUSA DEL COMPORTAMENTO DEI
LAVORATORI GIA’ OCCUPATI (INSIDERS) CHE POSSONO
CHIEDERE SALARI PIU’ ELEVATI DEGLI OUTSIDERS PERCHE’
QUESTI NON SONO ADDESTRATI E PERCHE’GLI INSIDER SONO
INDISPENSABILI PER ADDESTRARLI.
NE SEGUE UNA RIDOTTA CONCORRENZA TRA OCCUPATI E
DISOCCUPATI E UN BASSO TURNOVER NELL’OCCUPAZIONE.
QUESTO PUO’ CONDURRE A DISOCCUPAZIONE DI LUNGA
DURATA CHE RIDUCE NOTEVOLMENTE LE POSSIBILITA’ DI
TROVARE UNA NUOVA OCCUPAZIONE.
LA DISOCCUPAZIONE DI LUNGA DURATA DA’ LUOGO A
ISTERESI (CIOE’ A UN COMPORTAMENTO ASIMMETRICO DELLA
DISOCCUPAZIONE RISPETTO AL CICLO ECONOMICO).
IPOTESI DELLE COMPLEMENTARITA’ STRATEGICHE (COOPER,
JOHN)
VI SONO COMPLEMENTARITA’ STRATEGICHE QUANDO
UN’AZIONE E’ CONVENIENTE PER CHI LA COMPIE SOLTANTO
SE ANCHE ALTRI SIMULTANEAMENTE SEGUONO LO STESSO
COMPORTAMENTO. AD ESEMPIO: UN’IMPRESA POTREBBE
TROVARE NON CONVENIENTE ESPANDERSI DA SOLA, MA SE
MOLTE IMPRESE SI ESPANDONO OGNUNA POTREBBE TRARRE
VANTAGGIO DAL FATTO CHE CON L’ESPANSIONE DELLE
ALTRE CRESCE IL MERCATO PER I PROPRI PRODOTTI. QUINDI
IN ASSENZA DI COORDINAMENTO NESSUNA IMPRESA VUOLE
ESPANDERSI E PUO’ AVERSI DISOCCUPAZIONE.
capitolo 3 - 20
SQUILIBRI DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI
LA BDP CONTABILIZZA TUTTE LE TRANSAZIONI ECONOMICHE
TRA RESIDENTI E NON RESIDENTI (ESBORSI E INTROITI DI
VALUTE ESTERE)
CON L’INGRESSO NELL’UEM (1999) TRE CONTI NELLA BDP
1. CONTO CORRENTE (BILANCIA COMMERCIALE + PARTITE
INVISIBILI)
ESPORTAZIONI E IMPORTAZIONI DI BENI; TRASFERIMENTI
UNILATERALI
2. CONTO CAPITALE
OPERAZIONI COMMERCIALI E TRASFERIMENTI ATTIVITA’
INVESTIMENTO (ATTIVITA’ INTANGIBILI, BREVETTI, CONTRIBUTI
PER ACQUISTO ATTREZZATURE)
3. CONTO FINANZIARIO
MOVIMENTI DI CAPITALE: INVESTIMENTI DIRETTI, DI
PORTAFOGLIO, DERIVATI, ALTRI INVESTIMENTI + VARIAZIONI
DELLE RISERVE UFFICIALI (DA TENERE DISTINTE)
1 + 2 = SALDO DEL MOVIMENTO DEI BENI
3 SENZA MOVIMENTI NELLE RISERVE = MOVIMENTI DI CAPITALE
IN ASSENZA DI ERRORI IL SALDO DEI TRE CONTI E’ NULLO (LA
VARIAZIONE NELLE RISERVE COMPENSA AUTOMATICAMENTE)
IN PRECEDENZA LA BDP AVEVA DUE SOLI CONTI: PARTITE
CORRENTI (1+2) E MOVIMENTI DI CAPITALE ( 3 MENO
VARIAZIONE RISERVE)
LA VARIAZIONE NELLE RISERVE INFLUENZA LA BASE
MONETARIA (MONETA NAZIONALE). QUANDO LE RISERVE
VARIANO VUOL DIRE CHE C’E’ UNO SQUILIBRIO NEI CONTI CON
L’ESTERO.
capitolo 3 - 21
COLLEGAMENTO TRA CONTO CORRENTE E MOVIMENTI DEI
CAPITALI:
SE LE ESPORTAZIONI ECCEDONO LE IMPORTAZIONI VUOL DIRE
CHE LA DOMANDA INTERNA E’ MINORE DEL PRODOTTO
(REDDITO) INTERNO. QUESTO IMPLICA CHE I RISPARMI SONO
SUPERIORI AGLI INVESTIMENTI. QUINDI UNA PARTE DI
RISPARMIO DEVE TROVARE SBOCCO ALL’ESTERO: PER
QUESTO SI GENERA UN DEFLUSSO DI CAPITALI.
TASSO DI INTERESSE E AFFLUSSO DI CAPITALI ESTERI (CON
EFFETTI FUTURI NEGATIVI PER IL PAGAMENTO DI INTERESSI A
NON RESIDENTI)
CONSEGUENZE DELL’UNIFICAZIONI MONETARIA DI DUE O PIU’
PAESI
FORMALMENTE NON SI CONTABILIZZANO PIU’ GLI SCAMBI TRA
PAESI. MA GLI SQUILIBRI “REALI” (DOVUTI AL DIVERSO RITMO
DI SVILUPPO) POSSONO AGGRAVARSI PERCHE’ VIENE MENO
LA POSSIBILITA’ DI EFFETTUARE “AGGIUSTAMENTI”
ATTRAVERSO LA SVALUTAZIONE DEL CAMBIO.
capitolo 3 - 22
CRESCITA E SVILUPPO
CRESCITA
(AUMENTO DEL REDDITO)
(MIGLIORAMENTO DEL BENESSERE)
≠
SVILUPPO
PUO’ ESSERVI “CRESCITA SENZA SVILUPPO”.
IL REDDITO NON E’ UN BUON INDICE DI SVILUPPO.
SVILUPPO ANCHE COME AMPLIAMENTO DELLE “CAPACITA’”
(CAPABILITIES – SEN)
LE NAZIONI UNITE USANO L’INDICE DI SVILUPPO UMANO (ISU)
COMPOSTO DI TRE ELEMENTI:
♦ LONGEVITA’ (SPERANZA DI VITA ALLA NASCITA)
♦ CONOSCENZA (ALFABETIZZAZIONE E ANNI DI SCOLARITA’)
♦ STANDARD DI VITA (LOGARITMO DEL REDDITO PRO-CAPITE
IN PPP)
LA CLASSIFICA DEI PAESI BASANDOSI SOLO SUL REDDITO O
PRO-CAPITE SULL’ISU E’ MOLTO DIVERSA.
NEL 1998 AL PRIMO POSTO PER L’ISU C’ERA IL CANADA CHE
ERA AL NONO PER REDDITO.
L’ITALIA PASSANDO ALL’ISU SALE DAL 19° AL 16°; GLI EMIRATI
ARABI SCENDONO MOLTO; CUBA SALE MOLTO; IL SUD AFRICA
SCENDE MOLTISSIMO, ECC.
CRESCITA, OCCUPAZIONE E REDDITO: IL REDDITO POTENZIALE
(OKUN)
QUELLO OTTENIBILE CON IL “PIENO”UTILIZZO DELLE RISORSE
FISICHE ED UMANE. E’ UN “ TRAGUARDO MOBILE”.
Y = πN
Y =π N FL POP
FL POP
dove: N =1− DIS =1− tasso di disoccupazione
FL
FL
SI NOTA IN PARTICOLARE CHE IL REDDITO PUO’ CRESCERE A
PARITA’ DI TASSO DI DISOCCUPAZIONE (NELL’APPROPRIATO
PERIODO DI TEMPO)