Islam - Terza Università

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Piergiorgio Pescali
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Cenni di religione
islamica
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La penisola arabica prima della nascita di Muhammed
La penisola arabica, all’inizio del VI secolo, era dominata da due grandi imperi:
 Impero dei Sasanidi
 Impero Bizantino
all’ombra dei quali si erano formati due stati cristianizzati: il regno di Hira e
quello di Gassan.
All’estremo sud ovest dominava il Regno dello Yemen, la cui conquista da parte
degli etiopi nel 525 d.C., stravolse l’assetto geopolitico della regione.
L’interno della penisola era abitato da popolazioni divise tra nomadi e sedentari.
Ognuna di queste società si differenziava in stili di vita e nell’organizzazione
economica e sociale.
I nomadi, chiamati dagli arabi beduini, cioè “abitanti della steppa”, erano
suddivisi in clan, a loro volta suddivisi in tribù
A capo del clan c’era un shaykh (sceicco), mentre a capo della tribù era lo sayyd.
Il clan dominante era quello dei Quraysh, i cui membri più facoltosi risiedevano a
La Mecca, città attorno a cui, dal I secolo d.C., gravitavano i pellegrinaggi di tutto
il mondo arabo aventi come meta la pietra nera
Muhammad
E’ in questo contesto che nel 570 nasce a La Mecca, Muhammad. Rimasto orfano
a tenera età, viene allevato dallo zio che lo porta con sé in Giudea e in Siria, dove
viene in contatto con il mondo monotesta.
Nel 595 Muhammad sposa Khadija, che rimarrà la sua unica moglie fino alla
morte di lei.
Le rivelazioni iniziano nel 610, durante il mese di Ramadan e dureranno fino alla
morte del profeta, nel 632.
La predicazione, iniziata nel 613 a La Mecca, trova immediata l’ostilità del clan
dei Quraysh, che non accettano le regole etiche e sociali, in particolare
 La proibizione del gioco d’azzardo
 La proibizione della vendetta privata
 La proibizione di mangiare carne di maiale
 Il limite della poligamia a solo 4 mogli
 La redistribuzione delle ricchezze
Costretto a fuggire, Muhammad si rifugia a Medina, dove nel 622 viene accolto
come rasul (profeta). E’ a questa data, chiamata ègira (dall’arabo hijra,
emigrazione) che si rifà l’inizio del calendario islamico.
Nel 630, dopo cinque anni di battaglie, entra trionfante a La Mecca, dove muore
nel 632.
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Il Corano
L’Arcangelo Gabriele, designa Muhammad a diffondere la nuova dottrina
monotestita e di adorare un solo dio: Allah (dalla radice araba ‘-l-h), che significa
semplicemente Dio (genere indefinito perché asessuato).
Nella nuova religione, tutti i peccati possono essere rimessi, tranne uno: non
riconoscere Allah e la sua unicità
Islam, generalmente tradotto come “sottomissione a Dio”, in realtà significa “vivere
in uno stato di pace sottomettendosi a Dio”.
Muhammad, così come Gesù, Buddha, Lao Tze, Confucio, non ha lasciato alcuno
scritto. Tutte le rivelazioni fatte dall’Arcangelo Gabriele tra il 610 al 632 sono
state trasmesse oralmente e solo dopo la sua morte sono state stese in quello che
oggi è il Corano (da quràn, “recitazione”).
I cinque pilastri
Ad un fedele musulmano è richiesto di rispettare i cinque pilastri della fede:





La testimonianza di fede (Shahada)
Le preghiere rituali (Salāt o Namaaz)
L'elemosina canonica (Zakat)
Il digiuno durante il mese di Ramadan (Sawm o Siyam)
Il pellegrinaggio alla Mecca (Hajj).
La testimonianza di fede:
La shahada è la frase che, se recitata con coscienza e sincerità, permette ad ogni
uomo o donna di divenire un fedele islamico: “Non c’è altro Dio all’infuori di Allah
e Muhammad è il suo profeta”
Le preghiere rituali
Ogni buon musulmano è tenuto a pregare cinque volte al giorno, se ne ha la
possibilità:
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



Al mattino (al-fajr)
A mezzogiorno (ad-zuhr)
A metà pomeriggio (al-'asr)
Al tramonto (al-maghrib)
Un'ora e mezza dopo il tramonto (al-'isha)
L’elemosina
Secondo l’Islam, tutto appartiene ad Allah. Ogni musulmano è quindi tenuto ad
offrire una percentuale del suo guadagno alla comunità per opere sociali.
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Il digiuno nel mese di Ramadan
Nel mese della rivelazione (il nono dell’anno musulmano), si compie il digiuno che
consiste nell’astenersi




dal mangiare
bere
fumare
avere rapporti sessuali
L’astinenza si compie solo dall’alba al tramonto. Dopo il tramonto del sole è
permesso riprendere le attività normali per consentire al corpo di recuperare le
forze fisiche e spirituali.
Il pellegrinaggio a La Mecca
Almeno una volta nella vita il fedele islamico in condizioni finanziarie adeguate,
dovrebbe effettuare il pellegrinaggio a La Mecca.
Momento culminante è la circoambulazione in senso antiorario attorno alla
Caaba, l’edificio cubico (ka’ba in arabo significa cubo) al cui lato sud-est è
incastonata la Pietra Nera.
La Pietra Nera sarebbe l’ultimo ricordo della casa che Dio ha trasferito sulla terra
dal paradiso. Distrutta dal Diluvio Universale, sarebbe stata messa in salvo da
Noè, e tramandata fino ad Abramo che con il figlio Ismaele l’avrebbe incastonata
nella Ka’ba.
Secondo la tradizione popolare, la pietra, in origine di colore bianco, si sarebbe
scurita per i peccati dell’umanità. Solo alla fine di tempi riacquisterà il suo colore
originale.
La Qibla
La Pietra Nera, è l’esatto punto verso cui il musulmano converge le proprie
preghiere: questa direzione è chiamata Qibla.
Durante il soggiorno medinese (622 d.C.) la Qibla era diretta verso
Gerusalemme.e solo dal 624 d.C., Muhammad ricevette la rivelazione di spostarla
verso La Mecca.
Nelle moschee la direzione della preghiera è data dal mihrab.
La jihad: sesto pilastro?
Jihad significa “esercitare il massimo sforzo”, ma l’ambiguità di tale frase ha
condotto a connotare il termine di varie interpretazioni contrapposte tra loro.
Fino al 622, anno dell’ègira, Muhammad si riferiva al jihad come sforzo interiore
che ogni buon musulmano deve compiere per cambiare il suo stato spirituale.
Dal 622 jihad diviene anche sinonimo di guerra difensiva.
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La geografica islamica divide l’umanità in due parti: dar al-islam (mondo
dell’Islam) e dar al-harb (mondo esterno, degli infedeli).
Secondo la concezione radicale, la jihad sarebbe il mezzo attraverso cui diffondere
l’Islam anche nel dar al-harb in modo anche violento. La jihad sarebbe quindi la
guerra santa.
Per la corrente mistica, invece, rifiuta la concezione di conflitto armato,
prediligendo la tesi della dimensione spirituale.
L’impero islamico
E’ però vero che l’interpretazione di jihad come guerra santa, ha permesso ai
musulmani di espandersi in modo repentino.
Alla morte Muhammad (632), la penisola arabica era unificata sotto un solo
impero.
Appena cento anni dopo l’impero musulmano si estendeva dall’India all’Africa fino
a comprendere la penisola iberica
Appare difficile comprendere come clan che fino a qualche decennio non avevano
alcuna concezione di amministrazione statale, potessero gestire un territorio così
vasto.
In realtà le leve del potere vennero date alle stesse popolazioni conquistate, ebrei
e cristiani, che poterono continuare a praticare liberamente la loro fede e gestire il
loro patrimonio.
Il califfato
L’unità dell’impero non durò molto: Muhammad non aveva lasciato eredi e non ne
aveva neppure investiti.
Per regolare le leggi della comunità, ci si affidava alla Shari’a la cui osservanza
era garantita dal Khalifa, il califfo.
L’impero musulmano si mantenne unito sotto i primi quattro califfi:
 Abu Bakr (632-634)
 ‘Omar (634-644)
 ‘Uthman (644-656)
 ‘Ali (656-661)
Sebbene i seguaci di ‘Ali sostenessero che il ruolo di guidare il mondo islamico
spettasse alla famiglia del profeta, cui ‘Ali, cugino e genero di Muhammad,
apparteneva, accettarono la successione di Abu Bakr, ‘Omar e ‘Uthman.
Alla morte per assassinio di ‘Ali, il figlio al-Husayn, si ribellò a Muawiyya,
fondatore della dinastia degli Omayyadi. I due si fronteggiarono a Kerbela, dove
al-Husayn morì.
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Shi’at ‘Ali
Nella battaglia di Kerbela del 680, si consumò la scissione del mondo
musulmano: i fedeli di ‘Ali si staccarono formando la shi’at ‘Ali, il partito di ‘Ali,
più conosciuti come sciiti.
Se i sunniti (da sunna, consuetudine), non identificano alcuna guida teologica per
l’Islam, gli sciiti designano come erede spirituale e secolare un'unica persona
discendente dalla famiglia di Muhammad: l’imam.
Nella sunna il califfo è detentore del solo potere temporale, mentre per nello
sciismo l’imam (guida) ha il compito di perpetuare la catena di discendenza
iniziata da Abramo e interrotta con Muhammad.
La successione degli imam, iniziata con ‘Ali sarebbe sospesa dall’874, quando il
dodicesimo imam, Muhammad al-Mahdi, si occultò in attesa di ricomparire per
annunciare la fine dei tempi.
Infine, al Dio sunnita, in quanto unico creatore, deve essere dedicata ogni singola
azione, senza possibilità di alcuna trasgressione nella vita sociale e privata.
La trasgressione, invece, è ammessa nello sciismo, in quanto il Dio è giusto e
misericordioso. Il solo responsabile delle proprie azioni è l’uomo che ne accetta le
conseguenze.
Conclusioni
Oggi l’Islam, con il 20% della popolazione che ne affida l’anima, è la seconda
religione più diffusa al mondo dopo il cristianesimo.
Il Dio dei musulmani deve essere onorato “anche con le proprie azioni”; tutta la
vita, quindi, deve essere dedicata a questo Dio conformandosi a precise abitudini
e consuetudini sociali: dal modo di vestire all’alimentazione, dall’arte
all’architettura tutto nell’Islam fa parte di questa continua preghiera ad Allah.
Bibliografia
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 Isa ibn Maryam. Lo sguardo di Gesù sull’Islam, di Giuseppe Rizzardi,
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 Europa e Islam. Storia di un malinteso, di Franco Cardini, Editrice Laterza,
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Infedeli 638-2003: il lungo conflitto tra cristianesimo e islam, di Andrew
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Le trappole dell’immaginario. Islam e Occidente, di Stefano Allievi, Forum
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Muhammad
 Maometto. Dall’Islam di ieri all’Islam di oggi, di Tariq Ramadan, editrice
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 Maometto. Vita, dottrina, sufismo, piccola antologia del Corano, di Piero
Scanziani, Editrice Elvetica, 2005
 Maometto il profeta dell’Islam e il suo tempo, di Giovanni Delle Donne,
Editrice Simonelli, 2005
Jihad
 Storia del Jihad. Da Maometto ai nostri giorni, di David Cook, Editrice
Einaudi, 2007
 Jihad, ascesa e declino. Storia del fondamentalismo islamico, di Gilles Kepel,
Editrice Carocci, 2004
 Jihad: le radici, di Luciano Pellicani, Luiss University Press, 2004
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