Breve viaggio nella psicologia 1 Inferire stati mentali

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Modelli di computazione affettiva e comportamentale
Data: 05 Marzo 2010
Breve viaggio nella psicologia
Docente: Prof. Giuseppe Boccignone
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Scriba: Lorenzo Genta
Inferire stati mentali
Sintetizzando fortemente, si puó ricondurre il tema della psicologia (e di questo corso) alla seguente ipotesi
di lavoro
Ipotesi 1 (Stati mentali). Esistono agenti che hanno stati mentali/affettivi i quali generano dei segnali non
verbali.
Figura 1: Stati nascosti e stati visibili
Con la seguente notazione esprimiamo il fatto che, a partire da stati nascosti X, generiamo degli stati visibili
Y
Figura 2: Gli stati nascosti generano stati visibili
Quello che ci proponiamo di fare è inferire X a partire da Y
Per poter effettuare questo passaggio non ci è però sufficiente conoscere i segnali non verbali Y ma abbiamo
anche bisogno di un contesto Z che ci fornisca informazioni aggiuntive
Se da X a Y ci fosse solamente del rumore (ad es. rumore Gaussiano) sarebbe possibile correggerlo senza
problemi invertendo il processo; nel nostro caso parliamo però di oggetti molto più complessi e non è quindi
possibile un passaggio di questo tipo.
Nello studio della mente si possono distinguere due livelli di analisi: il primo, il più astratto, è il livello
psicologico o mentale mentre il secondo, più vicino al piano materiale, è il livello Biologico o Neurofisiologico.
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Breve viaggio nella psicologia
Figura 3: Inferire gli stati nascosti a partire dagli stati visibili
Figura 4: Il contesto
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Definizione della Psicologia
Il primo che diede una definizione precisa della Psicologia fu William James (James, 1890):
Definizione 2 (La Psicologia secondo James). La psicologia è lo studio degli eventi mentali
In seguito Ernest Hilgard (Hilgard et al., 1975) studiò una suddivisione di questi eventi mentali in 3 macrocategorie (Fig.2.1).
2.1
La triade di Hilgard
Figura 5: La triade di Hilgard
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Alla sfera della cognizione appartengono le credenze (sia consce che inconsce), le percezioni ed il ragionamento. Alla sfera dell’emozione appartengono gli stati affettivi; tale sfera contiene sia le emozioni vere e
proprie che il riconoscimento delle stesse (quindi la loro percezione a livello conscio). L’ultima sfera, quella
della motivazione, contiene i Drives (le tendenze), le pulsioni e tutte gli stereotipi culturali. Quest’ultimo è
anche l’insieme di tutti gli stati interni che settano un goal, uno scopo. Secondo la teoria di Hilgard tutti
questi oggetti interagiscono tra loro in modo dinamico.
2.2
Gli scopi della psicologia
Gli scopi di questa scienza sono molteplici ma possono essere riassunti nelle seguenti categorie
• Studio teorico degli stati mentali
• Studio degi individui e delle differenze personali tra individuo ed individuo
• Studio dello sviluppo (psicologia evolutiva), sviluppo degli stati mentali
• Studio delle patologie umane connesso all’ambito psicologico
• Studio di possibli applicazioni (marketing, gestione personale...)
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3.1
Sviluppo storico
La psicanalisi Freudiana
Freud diede una categorizzazione della mente differente da quella di Hilgard. Egli inidividua tre componenti della coscienza umana: IO, ES e SUPER IO. L’ES rappresenta la parte istintiva della nostra mente
comprendendo dunque pulsioni ed istinti. Il SUPER IO al contrario congloba i comportamenti sociali e le
regole culturali. In mezzo a queste due componenti troviamo l’IO, la parte manifesta della nostra coscienza,
risultante dello scontro tra istinti e attendibilità culturali.
Figura 6: La categorizzazione di Freud
Nella terapia freudiana esiste una forte connessione tra il paziente e lo psicoterapeuta. Inoltre questo tipo
di terapia non ha una durata prestabilita ma può anche proseguire per anni, a seconda dei progressi del
paziente. Questi fattori portano a non avere delle statistiche ufficiali sui risultati ottenuti; ad ogni modo è
opinione comune che questi trattamenti terapeutici funzionino per la maggior parte dei soggetti sottoposti
alla terapia. Sigmund Freud è stato il primo ad individuare la presenza di processi inconsci all’interno dei
processi mentali. Un tipico esempio sono gli attacchi di panico, meccanismi inconsci che si basano sulla
paura e sono generalmente dovuti a malfunzionamenti dell’amigdala.
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3.2
Il behaviourismo
La branca del comportamentismo, istituita da Skinner e Watson, si distacca dalla psicanalisi sostenendo che
non abbia senso studiare gli stati mentali (interni) ma sia necessario considerare la mente come una scatola
nera che risponde ad un processo di Stimolo → Risposta. L’importanza di questo filone di pensiero risiede
nella scientificità e ripetibilità degli esperimenti (un tipico esempio è il cane di Pavlov, uno studio sugli
stimoli condizionanti e non condizionanti). Gran parte dello studio si basa sul principio di apprendimento
che viene suddiviso in tre categorie:
• Abituazione (forma semplice di apprendimento)
• Apprendimento pavloviano
• Apprendimento con rinforzo (Reinforcement Learning)
La cibernetica si basa proprio sul behaviourismo prefiggendosi come scopo la costruzione di una scatola nera
che, ricevuto uno stimolo, dia una risposta che sia quella richiesta per quel dato stimolo.
3.3
Il cognitivismo
Questo movimento nasce negli anni ’60-’70 con Fodor (1981), e Putnam (1992) e si dirama in tantissimi
filoni. L’idea di base è quella di vedere la mente come un elaboratore di informazioni: ’I nostri stati mentali
stanno al nostro cervello come il software sta all’hardware’. Per risolvere le paure del paziente si cerca di
fornirgli le nozioni logiche necessarie per ragionare verso la risoluzione della paura stessa. Questo filone di
studio non si occupa tanto della cura delle patologie quanto invece di dare una spiegazione scientifica del
funzionamento della mente. Proprio da questa concezione nasce l’intelligenza artificiale classica.
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La psicologia e le altre scienze
Figura 7: La psicologia in rapporto alle altre scienze
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Nell’economia classica troviamo la teoria della decisione ragionata (teoria dei giochi) mentre nelle biologia
troviamo lo studio del lato più basso della mente.
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Psicologia e filosofia: il problema della causazione mentale
Questa teoria è da un certo punto di vista la base filosofica della psicologia: riassumendo si tratta semplicemente della teoria di causa → effetto che porta da uno stato mentale ad un’azione. Osservando per esempio
il suicidio è possibile trovare una spiegazione negli stati mentali
• Cognizione: si sentiva inutile
• Emozione: si sentiva depresso
• Motivazione: non aveva più alcun motivo per andare avanti
Seguendo questo procedimento facciamo un’assunzione implicita: questi stati mentali hanno dato luogo
all’azione del suicidio. Lo studio della motivazione che ci porta a fare questa assunzione risale ai tempi della
filosofia antica.
5.1
Il dualismo di Cartesio
Cartesio per primo suppone che mente e corpo siano due entità distinte postulando quindi due realtà: la
realtà dell’anima e quella del corpo. Accettando questa visione rimane il problema dell’analisi dell’interazione
tra questi due enti: essendo essi distinti occorre spiegare come possano cooperare.
5.2
L’eliminativismo di Churchland
Questo filone di pensiero avvalora l’idea che qualunque teoria psicologica sia pura dialettica senza fondamenti scientifici. Churchland (1999) ritiene che tutto ciò che può essere studiato siano i neuroni e l’attività
neuronale: in pratica tutto è semplicemente il risultato dell’interazione neurale.
5.3
Il monismo
Questa corrente di pensiero si basa sulla teoria dell’identità dei tipi: ogni concetto mentale può essere
ridotto ad uno stato neurale (se esprimo dolore è solo perché i miei neuroni stanno ’provando’ dolore. Il
funzionalismo di Putnam e Fodor critica proprio questo aspetto. Un esempio di queste critiche è l’ipotetica
situazione dell’incontro tra un essere umano ed un alieno: supponendo che si riesca a comunicare all’alieno
il concetto di dolore e che costui, pur avendo una struttura molecolare completamente diversa dalla nostra,
provi anch’esso tale sensazione, sarebbe possibile affermare che quello che prova l’alieno non sia dolore in
quanto nasce da una struttura cerebrale differente?
5.3.1
Il problema del riduzionismo
La teoria del riduzionismo forte sostiene che qualunque stato mentale possa essere ridotto ad un livello
inferiore (cerebrale). Davidson (1980), (monismo anomalo), diversamente, parla di Token Mentali ai quali
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corrisponde un token neurale o fisico. Non è però possibile passare da un token mentale ad uno fisico per
via del fatto che sono 2 mondi distinti, due linguaggi differenti. Questa teoria può essere ricondotta al
Deus Sive Natura di Spinoza, secondo cui corpo e anima sono due manifestazioni della medesima sostanza,
rappresentandone una versione più moderna.
Riferimenti bibliografici
Churchland, P. (1999). Eliminative materialism. In Perry, J. and Bratman, M., editors, Introduction to
Philosophy, New York. Oxford UP.
Davidson, D. (1980). Mental events. Readings in philosophy of psychology, 1:107–119.
Fodor, J. (1981). The mind-body problem. Scientific American, pages 114–123.
Hilgard, E., Atkinson, R., Atkinson, R., and Teevan, R. (1975). Introduction to psychology. Harcourt Brace
Jovanovich, San Diego.
James, W. (1890). The principles of psychology (Vols. 1 & 2). Holt, New York.
Putnam, H. (1992).
Philosophy and our mental life.
problems/contemporary issues, page 91.
The Philosophy of mind:
classical
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