Spedizione in A.P. - art. 2 comma 20/c - Legge 662/96 - dci “PN” - In caso di mancato recapito restituire al mittente che si impegna a sostenere le tariffe previste n. 11 2003 Maggio-Agosto Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali Rivista quadrimestrale della FENIARCO Rivista quadrimestrale della FENIARCO d o s s i e r GOFFREDO PETRASSI: AUTONOMIA DI UN COMPOSITORE ITALIANO 3 Pier Paolo Scattolin Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali LA LEZIONE DI LUCIANO BERIO 15 dossier Presidente: Sante Fornasier Andrea Basevi LUCIANO BERIO: UNA CONCEZIONE 17 MODERNA DELLA MUSICA VOCALE Foto di copertina: Pablo Picasso, Il violino, 1914 Mauro Zuccante (particolare) notizie dall’associazione IL CORO GIOVANILE ITALIANO: 21 UNA SFIDA VINTA Elena Turrin ATTI DEL CONVEGNO 22 “IL CANTO DI ISPIRAZIONE POPOLARE: VERSO QUALE FUTURO?” Direttore responsabile: Sandro Bergamo Comitato di redazione: Aniello Del Gatto Antonio Delitala Giorgio Morandi Giancarlo Pagni Puccio Pucci Pierfranco Semeraro Alvaro Vatri Franco Colussi scheda regionE Franco Colussi SCHEDA REGIONE: 24 A.R.C.L. 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Il presente articolo vuole appunto inserirsi come breve e parziale contributo al dibattito sulla “poetica” di Petrassi ed all’approfondimento analitico di alcune delle sue opere corali. L e opere corali di Goffredo Petrassi si possono dividere in due gruppi, cioè con strumenti e a cappella. Musica corale con strumenti/orchestra: 1. Tre cori (Gaia regina silvestre, Vocalizzo, Ciclone in Toscana), 1932 2. Salmo IX, 1934 3. Magnificat per soprano leggero, coro e orchestra, 1939 4. Noche oscura, 1951 5. Coro di morti, madrigale drammatico per voci maschili, 3 pianoforti, ottoni, contrabbassi e percussioni (testo di Giacomo leopardi), 1940 6. Orationes Christi per coro misto, ottoni, viole e violoncelli, 1974 7. Quattro inni sacri per voce e organo, 1946 (versione con orchestra 1950) (Jesu dulcis memoria, Te lucis ante terminum, Lucis creator optime, Salvete Christi vulnera) ■ Musica corale a cappella 1. Cinque non-sense per coro a cappella, 1952 2. Sesto non-sense per coro misto a cappella, 1964 3. Quattro mottetti per la Passione, 1965 (Tristis est anima mea, Improperium, Tenebrae factae sunt, Christus factus est) 4. Tre cori sacri a cappella, 1983 (Et incarnatus, Crucifixus, Et resurrexit) ■ Mentre per la produzione sinfonico-corale o strumentale-corale esistono molte re- censioni ed analisi1, la critica musicale è stata un po’ avara e si è espressa in maniera poco diffusa sulla produzione strettamente a cappella di Petrassi: eppure i Nonsense, i Mottetti e i Tre cori sono approdi significativi degli sviluppi e delle sintesi tecniche ed espressive all’interno dell’opera petrassiana e un punto di riferimento estetico e didattico importanti per la coralità italiana ed internazionale. Proprio per queste ragioni la produzione corale a cappella, pur non essendo non vastissima, merita per la sua altissima qualità una maggiore attenzione da parte della critica musicale, che del resto ha sempre riconosciuto la larga influenza che in tutta l’opera compositiva di Petrassi ha avuto l’esperienza infantile di puer cantor.2 Inoltre, fin dai suoi esordi, egli manifestò un grande interesse per la vocalità solistica e corale. Fra le opere di quel genere e periodo3 è interessante segnalare i Canti popolari della campagna romana, raccolti e armonizzati da G. Nataletti e G. Petrassi (1927) e l’anonima canzone locale O Sonni, Sonni (1934), che rappresentano un interesse specifico per la vocalità di provenienza popolare. Un critico raffinato come Mario Bortolotto definisce i lavori giovanili “preziosissimi all’analista e allo storico per studiare la genesi di uno stile, le progressive assunzioni linguistiche, le soluzioni scartate, le vie aperte”.4 Ma non riconosce che in maniera generica che “molto spesso, nella sua opera, si ritroveranno tali giri melodici, tali perspicuità intervallari (e soprattutto me- 3 dossier 4 ta oggi, nella musica italiana, l’esempio lismatiche) da riportare alle maniere delpiù evidente di un “compositore che coml’Agro”.5 pone la propria esistenza compositiva”. Invece, come avremo modo di osservaNon si saprebbe additarne alcun altro, sia re più avanti, nei Nonsense possiamo tropur d’oltr’alpe, ma molti assai che del suo vare anche altri elementi che potrebbero esempio potrebbero giovarsi... il cammino derivare dal canto popolare, contestualizdi Petrassi non segue piste nè lascia orme; zati da Petrassi in un tessuto formale e lessi tratta invece di un lento mutamento del sicale diverso: la vocalità antilirica di quei pensiero, che trova nella sempre piu radiquadretti ironici si salda con molta naturacale rinunzia all’“immagine” il gesto lezza con la vocalità del mondo popolare, estroso evocato da ciò che nell’esperienza e forse costituisce uno dei primi esempi compositiva è offerto dalla visualizzazione italiani di contaminazione o forse solo di interiore, per quanto impropria essa posincrocio di soluzioni fra due linguaggi, sa sembrare, dell’ineffabile. Sia gioioso, quello colto e quello della cultura popolasvagato, euforico o depresso, il pensiero re, che in Europa avevano già prodotto, di Petrassi si muove tra i relitti della museppur per ragioni estetiche diverse, molti Orfeo Tamburi, ritratto di Petrassi sica (le memorie diatoniche non sono più capolavori nel repertorio corale.6 (olio,1942-43) relitti di quelle cromatiche), con la piena Il pensiero e la tecnica usati da Petraslucidità che gli consente di proseguire a si per la musica corale sono una parte fondamentale di tutta la sua musica, che ha un fondamento vo- esporre i propri gesti, cifre difficilmente analizzabili di un cale assai rilevante anche nella produzione più strettamente monologo interiore del quale noi non possiamo apprezzare strumentale. Si può parlare per questa parte della sua produ- che la superficie ammirevole. In questo monologo, non verzione di una visione complessivamente indirizzata alla “tra- balizzabile ma nella più stretta connessione al segno del dizione” della musica italiana, soprattutto verso le forme e i suono, Petrassi trova con tenace perseveranza i sentieri del timbri. Petrassi, intendiamoci, è compositore aggiornato, che distacco, della identità impersonalizzata, dove la scrittura è conosce bene tutti i fermenti della musica europea ed ex- figura prima d’esser parola e segno prima d’esser figura; traeuropei. Ma la sua peculiarità più evidente è quella di non egli conduce o meglio indica con cenni lievi quei sentieri che aver seguito in maniera integralista alcune correnti e pensie- portano alla soglia del silenzio, ma di essa soglia afferma ri compositivi del suo secolo, come per esempio la scuola di anche - meglio di ogni altro - l’invalicabilità.” Ben individuabili sono nella produzione corale-strumenDarmstadt. tale lo stile neoclassico del Magnificat e del Salmo IX, che Petrassi così descrive la propria autonomia artistica: “Da un punto di vista tecnico si potrebbero trovare nel fanno riaffiorare il levigato strutturalismo del contrappunto mio lavoro momenti diversi influenzati da interessi vari, ma palestriniano; nel Coro di morti (1940-41), che tratteggia in che io mi rivolgessi allo strutturalismo di Darmstadt o alla maniera grafitica assolutamente areligiosa una poesia di serialità o all’alea e così via, si trattava sempre di influssi su- Leopardi dal Dialogo di Federico Ruysch e le mummie, lo perficiali. In realtà non mi sono mai identificato con nessu- stile “romano” si salda coll’esperienza della Sinfonia di Salna corrente: ho continuato a lavorare secondo un mio crite- mi di Stravinskij, che indirizza l’opera di Petrassi verso un rio personale, cercando le mie soluzioni per rinnovare il mio neo-madrigalismo non convenzionale. Massimo Mila, alla fine della sua introduzione analitica all’edizione di questa linguaggio musicale in senso radicalmente nuovo (7).” Egli dunque ha piegato tecniche le più disparate per met- partitura,8 parla così dello stile di Petrassi: terle al servizio della propria poetica, che prende le mosse da “La scrittura corale si richiama in parte alla grande traangolazioni diverse e quasi mai ripetute in maniera perpe- dizione polifonica italiana, e già abbiamo detto qual’è la tuativa. Quindi non si deve assolutamente confondere il co- funzione di questa patina arcaica nei confronti di quell’imlore italiano della sua musica con un angusto senso di chiu- pegno tremendo che è musicare versi di un Leopardi: confesura o peggio di un nazionalismo provinciale. Non aver in- risce un suggello di classica nobiltà. Ma la qualifica profaseguito mode, tendenze di altri punti eccellenti del linguag- na di “madrigale”, mentre sottolinea questa ascendenza ilgio musicale che erano imperanti in Europa, è stato segno di- lustre, sembra additare d’altra parte un’evasione da quel stintivo della sua produzione. clima cattolico di barocco romano in cui erano maturati i Un importante segnale per quanti pensano che allinearsi a precedenti successi di Petrassi: il Salmo IX (1936) e il Mastandards internazionali consenta ipso facto una crescita cul- gnificat (1940), e che è diventato un poco un luogo comune turale. Petrassi ha insegnato che è importante la conoscenza critico. E Coro di morti, infatti, con la sua amara secchezza dei linguaggi, anche quelli distanti dalla propria tradizione del segno, resta il più valido pegno dell’attitudine di Petrasculturale, ma che le radici culturali personali possono dare si ad un tipo di creazione musicale che non ha nulla da veun solido indirizzo sia nel campo compositivo (come nel dere con la curvilinea opulenza barocca. La sonorità delcampo didattico e della ricerca). l’insieme, la qualità della melodia e dell’armonia, la sensiInteressante è anche il giudizio del compositore Franco bilità che informa tutto il lavoro, sono prettamente moderne. Donatoni sul percorso creativo di Petrassi: In presenza dei tre pianoforti che costituiscono il nucleo “Petrassi rifiuta da sempre l’appropriazione sprovvista principale dello strumentale, è stato facile fare il nome di della sua necessaria assimilazione interiore: egli rappresen- Strawinsky, pensando sopratutto a Noces. E certamente c’è dossier Strawinsky in questa opera, come ci sono anche altri dei migliori moderni. Ma ci sono, vorrei dire, storicisticamente, in quanto sono carne e sangue della nostra età musicale, e se ne sono nutriti tutti gli artisti vivi del nostro tempo, che non siano unicamente dei pedanti. Ci sono non come voluta imitazione, nè come inconsapevole riecheggiamento, ma in quanta fanno parte - alla pari coi classici - del patrimonio culturale d’un musicista moderno.” La frase finale di questo commento mette in luce uno degli aspetti più importanti del modo di comporre di Petrassi: la sua capacità di rinnovare il linguaggio musicale non prescinde dal patrimonio culturale di musicisti a lui coevi: si tratta di un lucido lavorio di interiorizzazione delle tecniche, senza essere imitatore cosciente o epigone inconsapevole. Il suo stile polifonico di carattere neoclassico del primo periodo compositivo si orienta in seguito sulle linee della tecnica dodecafonica, ma con un linguaggio del tutto originale e di grande forza rappresentativa, senza una radicalizzazione esasperata degli sviluppi della scuola di Darmstadt. Poi le esperienze teatrali dei due balletti La follia d’Orlando (1942-43) e Ritratto di don Chischiotte (1945) e dei due atti unici II Cordovano (1945-48) e Morte dell’aria (1950) condussero il compositore alla ricerca di un mondo sonoro autonomo, svincolato dal contesto della narrazione e del testo; anche quest’aspetto fu importante quando il compositore si dedicò alla scrittura corale e precisamente dei Nonsense, dei Mottetti per la Passione e dei Tre pezzi sacri: sulle prime due raccolte ho raccolto alcune riflessioni analitiche. I cinque Nonsense per quattro voci miste furono composti nel 19529. I testi sono tratti da “The book of Nonsense” di Edward Lear; la traduzione in italiano è di Carlo Izzo. Si collegano per alcuni aspetti all’esperienza neoclassica dello stile neomadrigalistico scevro però dai convenzionalismi tipici di molta produzione della prima metà del Novecento. Esperienza che Petrassi già nel Coro dei morti (ben inteso in tutt’altra dimensione architettonica) aveva praticato usando un gesto compositico secco ed espressivamente molto amaro. Per altri aspetti riprendono i prodromi espressivi del terzo dei Tre cori del 1932 dal titolo Ciclone in Toscana, in cui l’onomatopea di Jannequin diventa quasi una citazione colta immersa nella frantumazione sillabica fatta di pungenti balbettii, di giochi sonori quasi irriverenti che seguono un testo al limite del nonsense. Ma ancora va segnalata una caratteristica dei Nonsense che finora la critica e l’analisi non ha mi sembra ancora abbiano preso in considerazione: si tratta dell’uso di alcuni parametri espressivi come la sonorità forte e urlata, l’accentazione di sillabe e note ripetute, l’uso della pausa e qualche complicazione ritmica che potrebbe trovare una fonte nell’esperienza del canto popolare laziale, i cui moduli esecutivi si insinuano come dei “relitti” che compongano un nuovo mosaico sonoro. Oltre che per approfondire questi spunti analitici, la ragione per cui mi soffermerò sui Nonsense sta nel fatto che essi costituiscono, data la loro difficoltà, uno spartiacque tra la coralità amatoriale e quella professionale, o meglio, indicano una strada tecnica per raffinare moltissimo la tecnica di un coro: quindi se un coro amatoriale riesce ad eseguirli, significa che ha fatto un grande lavoro sulla lettura, sulla tecnica vocale e intonativa. I Nonsense oltre il loro valore estetico, hanno, dunque, un contenuto propedeutico e didattico: sono un’importantissimo strumento per sviluppare nel fraseggio corale dinamiche e agogiche assai presenti nella musica contemporanea e sono un graduale approfondimento dell’espressività di carattere metalinguistica. Il nonsense di Petrassi rappresenta una sintesi della tradizione musicale e corale novecentesca: fondamentalmente caratteristico è l’inserimento o quantomeno l’approfondimento della parola in quanto suono (il fonema), della storpiatura del suono che fin quasi alla metà del XX secolo, tranne rarissime eccezioni e per sottolineature comiche (l’onomatopea della chanson rinascimentale, e del madrigale dialogico etc.), erano comunque ancorate alla tradizione classica, o per meglio sia all’impostazione naturale sia a quella lirica che tendevano a privilegiare il valore estetico della produzione sonora. Tanto per fare un esempio l’introduzione nel terzo nonsense dello sbadiglio con la mano davanti alla bocca (effetto timbrico aggiunto al suono sbadigliato di per sè non certamenete “classico”), il suono scuro dei bassi con l’uso dell’ostinato (di accompagnamento alla parte principale del contralto (anch’esso simile ad un ostinato) che si propaga alle parti del soprano e del tenore, l’indicazione lento-sonnolento che indica un atteggiamento da tenere nella produzione del suono (che ha il suo culmine nello sbadiglio) sono alcune delle caratteristiche che plasmano una visione quasi iperrealistica di rappresentazione del testo poetico: la parola che sfrutta le sue possibilità timbriche e foniche. Sotto questo profilo i Nonsense adottano sicuramente un linguaggio musicale più “materiale”, sicuramente non esoterico come quello adottato da Schönberg, per esempio, nel famoso brano a cappella “Dreimal tausend Jahre”, di poco antecedente ai nonsense. Dall’estrema rarefazione dell’introversione schönberghiana si passa nei Nonsense all’icasticità della rappresentazione testuale. Similmente come nel linguaggio poetico la tragedia era espressa con il linguaggio più elevato e nobile, la commedia invece faceva ricorso al linguaggio più basso, anche triviale. ■ Nonsense n.1. Soffermiamoci un momento sull’inizio: 5 dossier 6 E’ un eccellente esercizio per lo studio dell’unisono della sezione. Questi sette suoni sono di difficile intonazione perché i primi tre si trovano nella triade di la maggiore, gli ultimi tre in quella di si minore; il quarto suono la# funge da nota di passaggio e collegamento fra le due triadi. Difficile anche l’intonazione del primo bicordo (ottava) e dell’emissione staccata. Successivamente la frase da batt. 33 a batt. 38 può essere utilizzata attraverso la sovrapposizione graduale delle sezioni come esercizio per raggiungere e intonare con sicurezza accordi contenenti dissonanze molto aspre. Il rapporto fra il testo e la musica ha per collante l’ironia, che spesso sfocia nel sarcasmo, come elemento di fondo ed espressione metalinguistica, che il compositore veste con elementi musicali (la conduzione della linea melodica, l’uso delle dissonanze, i cambi dinamici e agogici) e che deve guidare l’interpretazione di questo pezzo e di tutto il ciclo dei nonsense. Il naso, con la sua ironica rappresentazione, diventa un ridicolo totem rappresentativo della signorina, diventa quasi una sineddoche (la parte per il tutto) della signorina stessa. La distorsione sonora ottenuta con l’uso degli accordi dissonanti amplifica in maniera icastica la distorsione dei personaggi, come nel gioco di parole “punta/compunta”. Anche il ritmo interviene a sottolineare la paradossale situazione di questa signorina. Per esempio il ritmo iniziale del narratore, le sincopi del basso, la cui espressione ironica si autocompiace nella melodia distorta della “risata”. L’aspetto teatrale del pezzo è riassunto dall’onomatopea “oh”, che configura tutta la parte del basso e che implicitamente indica l’atteggiamento divertito del pubblico, come reazione all’ironica rappresentazione del naso della signorina presa di mira in questo nonsense. Nell’esempio musicale vediamo che a batt. 33 il tenore primo deve cantare in falsetto: questo particolare timbro è indicato per dare un “colore” vocale all’espressione di “incosciente meraviglia” che dallo spettatore è giudicata fonte di espressione di divertita ironia. Qui notiamo la raffinatezza e la modernità della scrittura di Petrassi, che si serve del timbro come elemento lessicale atto ad esprimere un’espressione metalinguistica, in questo caso la meraviglia. Nonsense n. 2 Il nonsense n. 2 può essere usato per lo studio degli intervalli melodici complessi, come gli intervalli eccedenti, le settime e le none, anche in serie composite o di mescolanza di tali intervalli. Efficacissima rappresentazione del serpente attraverso il disegno e la grafia delle linee contrappuntistiche. L’arco che lega i suoni seriali corrispondono alla sinuosità del serpente: la scrittura che sale e scende attraverso i settori e non con la medesima linea melodica raffigura il serpente e nello stesso tempo segmenta puntillisticamente e distorce la continuità melodica del singolo settore vocale. Il materiale sonoro è qui organizzato in una serie di 10 suoni. ■ dossier La scrittura neomadrigalistica si evidenzia con un breve segmento fugato con quadriadi melodiche di note cromatiche: il passo risulta semplificato dalle entrate a canone delle voci ognuna alla quinta sotto. Come spesso nella tecnica petrassiana notiamo un uso di gruppi di serie di note in senso melodico senza mai arrivare al totale cromatico. Questo brano si presta ad uno studio degli intervalli melodici ed armonici fuori dalla “tonalità” percettibile del glissato. Petrassi chiude la forma rispettando la struttura dei versi riproducendo, modificate, le note iniziali al termine del brano nel disegno dei bassi. La somiglianza di struttura esistente, oltre che tra le due scale di batt. 8-9-10 e 14-15-16, anche tra i frammenti delle batt. 36 (T e B) e 44, porta a pensare ad una sorta di “rima musicale voluta”. L’uso di sonorità del linguaggio verbale parlato - falsetto-sibilante (sussurrato) - glissato sembra partecipare timbricamente all’elaborazione del gioco della dispersione ritmica e melodica dei suoni. Solo a esempio dell’organizzazione dei suoni di questo nonsense riportiamo qui le tre serie usate: serie I discendente do-la-mib-sib-solb-dob; serie II: ascendente fa-lab-re-sol-si-fa#; serie III: m.c. re#-fa#-do-fala-mi-do#-sol-re-sib. ■ Nonsense n.3 E’ una delle prime composizioni del XX secolo in cui il suono assume importanza come realtà a sé stante. Il suono, pur rappresentando il senso del testo, ma in un rapporto dove si allenta l’estetica rinascimentale-barocca, ha una propria autonomia. Sono previste alcune tipologie sonore che non rientrano nei parametri “classici” o tantomeno belcantistici; anzi questo nonsense rappresenta un’esempio nel ‘900 di vocalità non lirica, perché la musica vuole rappresentare un testo ironico, di contenuto quotidiano: la noia della vita si esprime attraverso il gesto musicale dello sbadiglio, della sonnolenza. Il compositore indica con precisione l’intenzione di attribuire al suono speciali ”effetti”, che contribuiscono a esorcizzare l’esecuzione da qualunque tentativo serioso. L’approccio col suono quindi diventa di fondamentale importanza nella concertazione per dare una significativa interpretazione. 7 Il compositore scrive questa curiosa indicazione agogica: “Lento sonnolento”. Generalmente ai tempi lenti o “adagio” erano legati aggettivi come “cantabile”, “espressivo”, “affet- tuoso” etc.; qui l’aggettivo “sonnolento” riversa sul sostantivo, che indica la tipologia del movimento, un carattere antilirico, antieroico e antiletterario: immette un senso ironico dossier nelle indicazioni espressive, una connotazione quasi banale, riconducendola ad una espressione umana certamente non “poetica”, ma che fa parte della quotidinità, un bisogno fisiologico insomma che esprime uno stato psicologico di stanchezza, di alienazione. Il compositore usa il senso espressivo della noia come comunicazione metalinguistica. Tuttavia non si deve pensare che si tratti di un puro gioco, di un momento di evasione: il compositore invece trae spunto da questi nonsense per esprimere alcune caratteristiche dello stato psicologico dell’uomo del novecento. Si deve far attenzione quindi a trovare un giusto equilibrio nella dimensione del suono che sicuramente è molto lontano dalla tecnica classica, ma nello stesso tempo non deve diventare troppo “caricaturale”. Altre indicazioni della partitura sono “vocale” o scura, “monotono” e “mano davanti alla bocca”. Qui anche la semiologia indica un suono che non può essere espresso con la notazione classica, ma richiede un simbolo appositamente identificativo. La mano davanti alla bocca produce all’emissione vocalica un forte cambiamento (iscurimento) sonoro: qui il compositore chiede realisticamente il suono dello sbadiglio. Questo punto costituisce come la materializzazione acustica di precedenti avvenimenti sonori, che prima si esprimevano con annotazioni allusive: “vocale scura”, poi “monotono” ed ora, infine, il vero e proprio sbadiglio: è come un crescendo non dinamico, ma simile ad un processo di materializzazione sonora. Gli aspetti grammaticali, come gli intervalli dissonanti, servono ad indicare lo stato di disagio psicologico della nioa. L’ostinato di carattere circolare delle varie sezioni si rifanno al concetto della retorica rinascimentale-barocca, la “circulatio”, che serviva per indicare oggetti tondi come la rosa e la bocca. Curiosa e parodistica è la citazione del “Dies irae” nel parallellismo delle triadi minori dei settori maschili a batt. “28-31”: Nonsense n.4 L’espressione “con malizia” caratterizza sul piano espressivo e metalinguistico l’elemento iniziale di questo brano, in cui il compositore vuole dare il carattere dell’ammiccamento del narratore. Poi l’ironia si tramuta in “Adagetto grazioso” (con sotti- le e impertinente evocazione mahleriana), quando è presentata la signorina di Pozzillo con il mento a forma di spillo. Il brano chiude con il “Mosso, disinvolto”, dove la musica sottolinea la paradossalità della situazione in cui la signorina, dopo essersi fatta limare il mento, acquistò un arpa e si mise a suonarla col mento. 8 ■ dossier Probabilmente questa evoluzione da suono mononucleare a suono bipolare-tripolare per sovrapposizione vuole musicalmente esercitare quell’aspetto malizioso della presentazione del narratore. La “malizia” si presenta anche nel variare la sillaba –ra di “c’era” con bicordi di terza maggiore, seconda maggiore e minore. L’”Adagetto” (cioè la descrizione della signorina di Pozzillo) è impostato su cinque suoni; il tema della punta e dello spillo si può dire che è con- densato e nello stesso tempo disperso nell’accordo contenente do-reb-re[lo spillo] a parti late e inserite in bicordi di sesta [il mento]. Un’altro elemento didattico importante è l’uso della dissonanza di seconda minore usata in bicordi e presa per moto contrario partendo dall’unisono, come nel contralto all’inizio o nel tenore, nel basso e nel soprano a batt. 8-10. Il brano si conclude con un altro elemento che può essere utilizzato come esercizio: è l’onomatopea “blan blan” del suono dell’arpa usata nella forma dell’”ostinato” a partire da batt. 29; il “cantabile”, distribuito alternativamente nelle quattro sezioni vocali si riverbera sull’ accompagnamento come amplificazione della linea melodica, riprendendo similmente la tecnica compositiva del nonsense n.3. In questa sezione si evidenzia la serratezza del ritmo raggiunta gradualmente: atteggiamento tipico della scrittura petrassiana. Nonsense n.5 Questo nonsense si caratterizza per il fraseggio che impegna soprani e contralti in quasi tutto il brano in un’emissione accentata del testo che ha per agogica “Allegro feroce”. Tale modo di cantare costringe il coro ad uscire dall’emissione naturalmente “neutra”, che tende al suono raccolto e morbido. Il compositore addirittura chiede a batt.13 un suono duro e irritato che sfocia in un grido. E’ importante che l’espressività di un coro passi anche per questo tipo di sonorità, assai presente nella musica contemporanea: pro- prio la durezza di questo tipo di emissione avvicina l’espressività vocale colta a quella che qualche volta si ascolta dalle fonti del canto popolare. Un altro elemento didattico del pezzo è l’uso del glissato dell’estensione di un’ottava e del cromatismo come definizione attraverso suoni “temperati” del glissato. 9 ■ dossier La dinamica quasi sempre imperniata sul ff e l’incalzante andamento ritmico sono i mezzi adoperati per ricreare la confusione della calca e per sottolineare il nervosismo della vecchia signora, che, pigiata dalla folla, si fa largo a calci e bastonate. L’interessante gioco ritmico, con ampio uso di pause ed accenti, caratterizza l’impulsività della vecchia signora. La parola “pedate” è qui adoperata evidenziandone il significato onomatopeico con un “parlato-gridato”. In alcuni punti la sezione maschile vocalizza con -u-, che va intesa come espressione ironica di orrore. Come per i nonsense n. 1 e n. 3 l’ostinato con vocale (nel n. 5 in forma di “glissato”) esprime il commento del pubblico e configura un embrione di azione teatrale, con la presupposta e immaginata presenza del narratore e del pubblico. 10 I mottetti per la Passione (1965) La scrittura compositiva e l’espressività musicale di questi mottetti li rendono sicuramente uno dei capolavori della musica sacra italiana. “Tristis est anima mea” In questo primo mottetto il testo rigorosamente sillabico si frantuma continuamente in fonemi, come fossero dei “relitti” sospesi su un mare sonoro, le cui onde corrispondono alle pause. Gli undici suoni, che sono distribuiti sulle prime tre sillabe (tristis est) per un totale di quindici fonemi, costituiscono l’esaurimento del totale cromatico dei dodici suo- ■ ni, ad eccezione del sib. Questo suono giunge solamente alla fine della frase (“tristis est anima mea usque ad mortem”) sulla sillaba “ad” che precede la parola “mortem” nella parte del soprano. Anche il secondo frammento si comporta come un’isola, un agglomerato sonoro in cui manca il sib. In realtà per raggiungere il totale cromatico bisogna aspettare il suono mi del terzo segmento che inizia isolatamente con il soprano. Si intravvede da queste brevi esemplificazioni analitiche che Petrassi piega la tecnica dodecafonica ad esprimere dei contenuti espressivi indipendentemente dalla serialità. L’uso dell’accordalità sillabica riconduce ai modelli monteverdiani, quindi alla tecnica espressiva di Marc’Antonio Ingegneri usata soprattutto nei “Responsori della settimana Santa”. Anche l’uso espressivo della pausa costituisce un altro elemento fondamentale della retorica rinascimentale e barocca. Si può quindi parlare di un linguaggio “neoclassico” in cui, se gli elementi grammaticali sono aggiornati alla tecnica cromatica moderna, quelli sintattici e semantici appartengono alla classicità del linguaggio polifonico italiano. Un altro “relitto” sonoro è costituito dal parlato della parola “mortem”, con la connotazione aggiuntiva di “afono”. Il colore della tecnica madrigalistica antica si affaccia modernamente con la dispersione in tre sezioni di tre suoni sulla vocale -e- di “mecum”. E’ da notare come la dispersione dei fonemi dell’espressione “sustinete hic et vigilate mecum” dia anche graficamente l’impressione della tristezza e del sentimento di abbandono che fa da tema a questo mottetto. dossier “Improperium” Nel secondo mottetto emerge prepotentemente l’icasticità dell’improperium, costituito dall’urlo e dal lamento sussurrato del Cristo morente. Lo sconfinamento sonoro in zone impervie sulle parole “et dederunt in escam meam fel” indubbiamente richiede un esercizio per l’allargamento del- ■ le sonorità del coro. Interessante anche il gioco timbrico di un suono di una sezione che si trasmette in un’altra sezione: è una tecnica che ha una valenza “didattica”, che avrà uno sviluppo molto ampio nella musica della seconda metà del Novecento. 11 “Tenebrae factae sunt” Nel terzo mottetto la frantumazione della parola nei fonemi e l’isolamento delle parole monosillabiche attraverso il silenzio, tendono non solo a recuperare la figura retorica madrigalistica della suspiratio, ma indica il background da cui emergono i materiali sonori usati come “relitti”, e il silenzio come una parte fondamentale della frase musicale, un tutt’uno col suono: si potrebbe quasi pensare al silenzio come ad un efficacissimo transitorio d’attacco e di chiusura del suono vocale. La sillaba così acquista un suo “suono” indipendentemente dal suo significato. E’ uno dei percorsi impor- ■ tanti della musica del XX secolo. Icastico e di origine monteverdiana è l’ansimare attraverso l’uso della dinamica del rantolo urlato delle parole “Deus meus”. L’uso di questi passaggi improvvisi impegna il coro nella ricerca di un suono che sia rappresentativo dell’espressività verbale e al servizio del significato della parola, liberato dalla preoccupazione di uscire da parametri che spesso mortificano l’espressività e di conseguenza la comunicazione del significato. In questo senso Petrassi segna veramente uno spartiacque nella “sonorità” corale: anche per questo, come nel caso dei Nonsense, la sua musica ha un enorme valore tecnico e didattico. dossier Il finale sulla parola “spiritum” è un bellissimo esempio in cui si “materializza” un topos della musica rinascimentale e barocca in maniera originale: la ternarizzazione della scansione sillabica della parola. Elegantissimo è lo scambio timbrico dei cinque suoni fra le sillabe –spi- e –ri-, in cui si aggiunge un sesto suono: timbricamente interessante è an- che il peso sul sol diesis in cui si trovano la sezione dei baritoni, dei tenori e una mezza sezione dei contralti, quasi a voler dare incisività al sol diesis centrale rispetto a quello dei soprani- contralti e dei bassi. E’ una tecnica tridimensionale che per esempio sarà ampiamente sviluppata nella notissima composizione Agnus Dei di Penderecki. Christus factus est Il quarto mottetto inizia con le cinque sezioni vocali che sono all’unisono re. I suoni arrivano a 11, dopo la ripetizio- ne di fa e do giunge il dodicesimo suono mancante sol. Questo suono costituisce col successivo una sorta di dominante cui si sovrappone un accordo di do (come tonica). 12 ■ dossier In queste prime battute si raccoglie in sintesi il linguaggio dei mottetti e il gesto sintattico di Petrassi, che pur ospitando nella sua estetica compositiva l’idea del uso cromatico dell’ottava (senza tuttavia toccare la serialità), riflette le atmosfere tipiche dell’atonalità della scuola di Darmstadt. Sulla parola “crucis” il compositore utilizza la tecnica della formazione del cluster tramite l’espansione ad “imbuto” nelle altre sezioni vocali del suono originale: Un esempio molto efficace del vigore ritmico tipico del linguaggio petrassiano lo troviamo nel fugato al centro della composizione sulle parole “propter quod et Deus”, in cui il segmento propter quod è costituita da un continuum di un suono per ciascuna sezione vocale. Ogni sezione vocale, quando canta questo segmento, le cui note hanno un costante ritmo verbale, ha in ciascuna entrata l’incipit sempre in una posizione diversa all’interno della battuta di 5/4, creando uno scorrere ritmico sempre diversificato e intenso, sul modello della tecnica di Orlando di Lasso. 13 Sulle parole “et Deus” ogni voce esegue un ostinato che si mescola variamente: anche questa è una tecnica assai frequente nel contrappunto di Petrassi (vedi il nonsense dello “sbadiglio”, il n. 3,). Interessante sotto il profilo dei suoni cardine del pezzo è osservare che il suono conclusivo è do diesis, come se fosse la“sensibile” e quindi, armonicamente, la dominante rispetto al suono iniziale Terminate queste “sparse” riflessioni analitiche, vorrei chiudere quest’articolo con un pensiero al Petrassi didatta, attraverso il cui insegnamento si è formata più di una generazione di compositori italiani e stranieri. Una delle migliori presentazioni della qualità e dell’autorevolezza dell’insegnamento di Petrassi è la conclusione di Domenico Guaccero, che ne è stato allievo: La lezione basilare della didattica petrassiana è direttamente assumibile e preziosa per un nuovo indirizzo dell’insegnamento: far sorgere la soluzione dei problemi compositivi dal seno stesso degli a1lievi, proporre costantemente dossier l’unità di tecnica ed espressione, fornendo lo stimolo e l’ambientazione culturale per quest’ultima e “trasmettendo” le linee generali per la prima, non diffidare di chi “va avanti”: gli arroccamenti sulle posizioni costituite non sono soltanto dannose per i giovani di talento, ma anche per gli ingegni medi, i quali possono almeno “ ricevere” come dato le idee dei più progressivi ed esserne a proprio modo stimolati. La preparazione di un’attiva classe media di docenti, che non sia reazionaria, è condizione indispensabile per superare le esiziali fratture fra insegnamento “inferiore” e “superiore”. Un lungo lavoro, che non terminerà con noi e che è particolarmente lavoro sugli uomini, sull’intelligenza degli uo- mini. Com’è stato, nella classe di Petrassi, il dialogo fra lui, uomo, e noi, uomini, meglio che allievi. E la pratica del1a “responsabilità estetica” ha potuto trasferirsi in campi diversi dalla composizione musicale, e divenire volontà di chiarire, di trovare un centro, e contemporaneamente oscura coscienza del non-essere, sensazione dell’ineliminabile dramma dell’uomo d’oggi. Tale è la lezione mai inserita nel programma d’esame: oltre la semplicità distaccata dell’uomo-maestro Petrassi scoprire le ingenuità, le posizioni di battaglia, le incrinature segrete dell’uomo vivo. Di questo molti di noi devono essergli grati.10 NOTE 14 1 vedi CLAUDIO ANNIBALI, Trent’anni di critica petrassiana, L’opera di Goffredo Petrassi, “Quaderni della Rassegna musicale” diretti da Guido M. Gatti, Einaudi, 1964, pp. 111-132, DANIELE SPINI, Petrassi e il tempo, in “Nuova Rivista Musicale Italiana”, xxviii 1994, 354-62 e JOHN S. WEISSMANN, Le prime composizioni corali di Petrassi, in “Musica d’oggi”, Milano, ottobre 1959, pp. 345-46. 2 Questi i tratti salienti della biografia di Petrassi. Nacque a Zagarolo nei pressi di Roma il 16.07.1904. A sette anni ebbe i primi elementi d’istruzione musicale frequentando la “Schola Cantorum” della chiesa di S. Salvatore in Lauro a Roma. Esperienza che evidentemente segnò l’interesse per la musica vocale ed in particolare per quella corale. Fu commesso in un magazzino di musica, dove ebbe la possibilità di studiare le maggiori opere della musica contemporanea italiana ed europea. Solo nel 1928, dopo aver preso lezioni private da Alessandro Bustini e Vincenzo di Donato, si iscrisse come studente al Conservatorio di S. Cecilia, dove ebbe Bustini come insegnante di composizione e Ferdinando Germani per l’organo, diplomandosi rispettivamente nel 1932 e nel 1933. Dal 1934 al 1936 fu docente di armonia, contrappunto e composizione corale nell’Accademia di S. Cecilia, di cui diventò membro nel 1936. Insegnò composizione presso il Conservatorio di S. Cecilia dal1939 al 1960, poi alla cattedra di perfe- zionamento in composizione all’Accademia di S. Cecilia dal 1960 al ‘78. Fra le principali cariche ricoperte si segnalano la sovrintendenza del teatro La Fenice di Venezia dal 1937 al 1940 e la direzione artistica dell’Accademia Filarmonica Romana dal 1947 al 1950. Nel 1958 fu associato alla Akademie der Künste di Berlino e della Académie Royale de Belgique dal 1965. L’Università di Bologna nel 1976 lo insignì della laurea honoris causa. Dal 1977 fu membro onorario della American Academy and Institute of Arts and Letters di New York e della Academia Nacional de Bellas Artes di Buenos Aires; dal 1978 membro onorario della American Academy of Arts and Sciences di Boston e membro corrispondente della Bayerische Akademie di Monaco. Nello stesso anno gli fu assegnato dall’Accademia Nazionale dei Lincei il Premio internaziona1e “Feltrinelli”. Dal 1979 divenne professore onorario dell’Accademia di Musica “Ferenc Liszt” di Budapest, e infine dal 1980 accademico de Bellas Artes de San Fernando {Madrid). 3 Pioggia dai peschi (1929); Campane (1929); Tre liriche antiche italiane (In un boschetto, E dí ninna nanna, La mi porse la staffa, 1929); Colori del tempo (1931); Vocalizzo per addormentare una bambina (1934); Benedizione (1934). 4 MARIO BORTOLOTTO, Il cammino di Goffredo Petrassi, in L’opera di Goffredo Petrassi, “Quaderni della Rassegna musi- cale” diretti da Guido M.Gatti, Einaudi, 1964, p. 11. 5 MARIO BORTOLOTTO, op. cit., p. 13. 6 Bela Bartók è stato il maggior compositore di area balcanica che ha trasferito molti elementi del linguaggio della propria tradizione popolare nelle strutture di tutto il suo linguaggio compositivo. Non si può escludere che la poetica bartockiana abbia costituito un riferimento didattico per inserire alcune citazioni ed atmosfere di ambiente popolare nelle opere giovanili vocali e strumentali di Petrassi, fra cui il Concerto per orchestra del 1933-34. 7 GOFFREDO PETRASSI, Autoritratto, Intervista elaborata da Carla Vasio, Bari, Laterza, 1991, p. 123. 8 GOFFREDO PETRASSI, Coro di morti, madrigale drammatico per voci maschili, 3 pianoforti, ottoni, contrabbassi e percussioni, Suvini Zerboni, Milano, 1953. 9 Nel 1962 scrisse un sesto nonsense di carattere fortemente onomatopeico, in cui, oltre alla tecnica della disgregazione del testo attraverso i fonemi, si intravvedono anche momenti di scrittura aleatoria. 10 in L’opera di Goffredo Petrassi, “Quaderni della Rassegna musicale” diretti da Guido M.Gatti, Einaudi, 1964, pp. 92-93 dossier LA LEZIONE DI LUCIANO BERIO di Andrea Basevi N on so se posso considerarmi un allievo di Luciano Berio, ho avuto la fortuna di frequentarlo per un anno e mezzo andandolo a trovare a Firenze o a Milano quando lui vi passava. Ho anche collaborato con lui per stendere la prima copia delle trascrizioni dei lieder giovanili di Mahler, e mi ha dato degli straordinari consigli. Perché volevo studiare con Berio, fargli vedere i miei lavori? Volevo assimilare in senso generale qualche cosa della musica. Avevo già incontrato una persona che ha cambiato molte delle mie idee musicali: l’etnomusicologo Simha Arom, che mi ha trasmesso l’umiltà del pensiero musicale. Credevo di avere la tecnica della composizione per così dire sotto mano, però volevo entrare più a fondo nella musica, come tuffarsi in un mare, e per me Luciano Berio rappresentava quel mare. Rappresentava un compositore che non era solamente colui che scrive della musica, ma un uomo che era la musica. A volte si ha la fortuna di incontrare persone di questo genere. Nel campo musicale possiamo trovare un artista straordinario, e se ne apprezzano le doti non solo in quanto legate allo strumento che suona, ma all’intelligenza in generale, al fatto che per lui la musica è un po’ come una casa da abitare e in questa casa tutti sono invitati. Luciano Berio, che nella professione musicale è stato un compositore e nello stesso tempo un direttore d’orchestra molto interessante, è una persona che abita la musica e dalla musica è abitato. Quindi il mio interesse a studiare con lui, a poterlo incontrare, era doppio: quello di farsi seguire da uno dei più grandi compositori viventi, quello di incontrare una persona che avrebbe potuto aiutarmi ad aprire ancor di più la mia ricerca. Io, come compositore, volevo essere il più ampio possibile, non avere steccati, ottenere una mia riconoscibilità, questo è chiaro, viaggiare nel bosco musicale prendendo una mia via, ma nello stesso tempo guardare quello che c’era intorno. Luciano Berio per me è stato questo. Pochi compositori del passato hanno così tanto guardato intorno a sé. Per esempio Bach o Mozart, che si sono interessati di tutte le forme artistiche intorno a loro, oppure Béla Bartòk, che alcuni critici hanno avvicinato a Berio, se non altro per l’amore e l’interesse che Berio ha portato verso la musica popolare ed etnica in senso stretto. Ma chi si interessava in Italia negli anni ’50 di musica popolare era etichettato “di sinistra”. Berio è stato sì un vessillo della sinistra italiana ma il suo interesse per la musica etnica non era assolutamente di bandiera, lo spingeva semmai il suo onnivoro desiderio di esplorare tutto lo scibile musicale. E infatti l’etnomusicologo Simha Arom fu contattato da Berio per conoscere a fondo gli studi che aveva condotto sulla polifonia dei pigmei del Centro Africa, e in Coro, una delle più affascinanti composizioni di Berio, trova spazio in questo studio. Berio inserendo nella composizione questo suo interesse, lo apre a una serie di riflessioni. In ogni composizione c’è una polifonia (lui usa spesso questo termine) di pensieri, di idee: ci sono i suoi studi, i suoi interessi di quel momento, c’è la sua vita. E quella composizione non fa altro che prepararne una succes- siva. Sembra un dato ovvio che un compositore quando scrive un brano di fatto in qualche modo riviva il precedente, e nello stesso tempo preparari il successivo. Sebbene questo fatto sia il più delle volte inconscio, in Berio diventa una delle “formanti” della composizione. Egli non ha assolutamente paura del materiale che ha usato precedentemente e non ha paura del fatto che il materiale che sta elaborando in quel momento possa servire per una successiva “ripopolazione”. Non parlo solamente della trascrizione, che per Berio è importantissima, ma credo vada sottolineato che Berio è un compositore non legato solo al presente. Parlo della possibilità di assimilare, di interessarsi a certe situazioni del passato per riproporle in veste nuova. Egli è stato uno dei compositori più attenti a rielaborare propri lavori per estenderli più “in avanti”. Come avviene con alcune delle Sequenze per strumento solista, che diventano parti dei successivi Chemins. In questo cammino il materiale della Sequenza viene commentato dall’orchestra, ampliato. Il concetto di fondo non cambia: è quello già caro a Berio del virtuosismo. Berio è un virtuoso, ama il virtuosismo non fine a se stesso, come ha sottolineato più volte, tant’è vero che uno dei compositori più interessanti per lui è Paganini. Che non solo ha cambiato la tecnica violinistica dell’Ottocento ma ha usato il virtuosismo non come un mero oggetto sonoro. Il virtuoso non è colui che fa note più veloci di un altro, ma che usa anche la “virtù” in maniera più ampia. Ho accennato più volte e sottolineato come alcuni verbi che ritornano 15 16 nella poetica di Berio, come il verbo abitare, il verbo attraversare e poi il concetto di polifonia, rappresentino forme di pensiero che ritroviamo sempre in ogni suo lavoro. Abitare la musica. Dalle canzoni dei Beatles alle melodie siciliane, dai ritmi dei Pigmei alle canzoni dell’Azerbaijan: tutto un materiale che Berio ha usato e abitato. Questo stesso materiale è stato però assimilato diventando “altro”. Non stiamo parlando di una persona che usa la musica etnica come supporto alla sua, o come “colore”. A Berio infatti interessa far coabitare più forme. Quando parla di polifonie di situazioni, intende che esse vivono insieme. Per esempio in Sinfonia abita lo scherzo della 2ª di Mahler che fa scaturire altre musiche di Berio stesso, di Boulez e di altri compositori. Coabitano forme e formule del passato insieme con suggerimenti per il futuro: la lezione di Berio, per alcuni compositori, e io mi metto fra questi, è quella che stimola ad andare avanti, indica che quella è la strada, di abitare la musica in maniera totale senza steccati, senza situazioni di intransigenza. Bisogna amare tutta la musica e capire che “c’è musica e musica” come titola Berio quel ciclo di trasmissioni per la Rai del 1972, in cui l’insegnamento importante era stato quello di vivere la musica come una totalità. Nella musica, secondo Berio, quello che conta è il viaggio, il processo formale creativo, più che la forma in sé, e lo scoprirne l’unità, svelando il valore di varie musiche che suonano insieme. Questi oggetti in una polifonia di intenti e di situazioni, formano un tutt’uno. È per questo, forse, che Berio ama molto l’architettura, non solo attraverso l’amicizia con Renzo Piano. Anche l’architettura come la musica è fatta di una polifonia di situazioni di vuoti, di pieni, di spazi da riempire. Tutte le citazioni che abitano i lavori di Berio non sono oggetti di un ipotetico museo, ma sono varie forme di un caleidoscopio di intenti. Troviamo in lui questo fortissimo desiderio di abitare, di attraversare le cose della musica, e quando la attraversa non lo fa mai in modo distratto. Se passiamo in un bosco possiamo renderci conto di ogni albero, di ogni foglia caduta. Esiste in Berio una forte esigenza di sperimentare, d’essere curioso, che è un’altra delle attitudini riscontrate in lui da chi lo ha conosciuto. Ricordo la sua curiosità anche per le piccole mie cose che gli portavo a vedere, poi impreziosite dai consigli straordinari che venivano da lui, consigli non solo legati ai pezzi in sè, ma veri consigli musicali, quasi di vita. Berio era una persona che voleva rendersi conto di tutto, ed è per questo che noi troviamo un Berio che va avanti col suo tempo. [Si interessa dell’ informatica musicale creando con Bruno Maderna lo Studio di Fonologia della Rai di Milano dove sono stati invitati a produrre molti compositori dando vita a sinergie con gli altri studi importanti di musica elettronica come quello di Colonia o l’Ircam di Parigi di cui Berio è stato direttore artistico per molti anni, sino alla nascita di Tempo Reale a Firenze.] C’è dunque un Berio che va avanti con la tecnologia, con il suo tempo attraversandolo in maniera totale un po’ come ha fatto Stravinskj, ed un Berio che si ferma a ragionare su quello che ha raccolto. È però un Berio che ha la mente rivolta anche alle voci provenienti dal suo interno. L’insegnamento che Berio mi lascia è quello di vedere le cose non solo da un lato, ma nel loro i n s i e m e s e m p r e cangiante e vivo. Per Berio il pubblico è importante ma nello stesso tempo va educato. Non a caso Berio ha portato avanti a spada tratta, sia con i governi precedenti sia con quello attuale, l’importanza dell’educazione musicale in Italia. A Santa Cecilia, che Berio diretto negli ultimi anni sino alla sua morte, si è creato un coro di bambini e si è commissionato a giovani compositori opere per ragazzi. Lui stesso aveva realizzato una versione di Costruiamo una città di Hindemith. La musica è una disciplina, Berio ci insegna a proteggerla dall’essere confinata in un mondo di oggetti sonori. Dobbiamo renderci conto, quando scriviamo e quando pensiamo musica, che mettendo insieme dei gesti sonori lo dobbiamo fare con generosità e leggerezza. Leggerezza che non è semplicità superficiale, ma che presuppone la profondità di un conoscere, di uno sperimentare e di un saper assimilare. Qualcuno parlando di Luciano Berio ha ricordato la sua curiosità intellettuale e la generosità con cui è riuscito a “fabbricare” e insieme a rendere tutti partecipi del suo lavoro inventivo ed è forse per questo che molti hanno detto di avere incontrato e conosciuto nella sua musica un’allegria contagiosa. dossier LUCIANO BERIO: UNA CONCEZIONE MODERNA DELLA MUSICA VOCALE di Mauro Zuccante F rancamente, Luciano Berio ha dedicato ben poco interesse alla coralità amatoriale. Le sue composizioni vocali sono destinate a solisti e compagini di notevole profilo professionale e di alto grado di specializzazione nelle più avanzate tecniche della vocalità contemporanea (è sufficiente ricordare che Cathy Berberian e gli Swingle Singers sono tra gli interpreti che maggiormente hanno ispirato le esperienze di Berio nel settore della musica vocale). Inoltre, spesso egli ha preferito alle tradizionali formazioni corali, ensembles vocali (oltre, naturalmente, alla voce solista), il cui organico fosse, di volta in volta, funzionale alle esigenze timbriche, formali ed espressive della composizione in corso. Quindi, sarà assai difficile che una pagina del compositore ligure, recentemente scomparso, possa essere inserita nel repertorio dei cori amatoriali italiani, salvo le rare eccezioni di alcuni brani giovanili di apprendistato, come O bone Jesu (1946) e Due Cori popolari (1946), per coro a cappella, ancora inediti. Nonostante ciò, le raffinate intuizioni timbrico-espressive, le nuove tecniche di emissione del suono sperimentate, l’attenta riflessione sul rapporto testomusica, la ricerca di un calibrato equilibrio voci-strumenti, l’esplorazione di modalità, stili e atteggiamenti vocali di natura e origini diverse, la concezione poetica generale, che Luciano Berio ha applicato nelle composizioni vocali, hanno, e avranno in futuro, grande influenza sulle opere di altri autori che si dedicano alla produzione corale. Analizziamo, dunque, sinteticamente i tratti salienti della musica vocale di Berio, desumendoli da alcune delle sue opere più significative. Rimarranno, però, fuori da questa esposizione, forzatamente breve e di carattere divulgativo, i lavori teatrali, dai quali si potrebbero ricavare altre interessanti tematiche relative alla vocalità in Berio. Berio ha affermato di “essere sempre stato molto sensibile, forse troppo, all’eccesso di connotazioni che la voce, qualsiasi cosa faccia, porta con sé. La voce, dal rumore più insolente al canto più squisito, significa sempre qualcosa, rimanda sempre ad altro da sé e crea una gamma molto vasta di associazioni: culturali, musicali, quotidiane, emotive, fisiologiche, ecc. La musica vocale “classica”, il cui modello implicito era lo strumento, trascendeva, è ovvio, musicalmente, il bitume dell’esperienza vocale quotidiana. Come s’è già detto tante volte, la voce di un grande cantante “classico” è un po’ come uno strumento d’autore che, terminato di suonarlo, si mette in un astuccio, non ha cioè alcun riferimento con la voce che lo stesso grande cantante usa per comunicare nella vita di tutti i giorni. La musica di questo secolo ha cercato di assimilare e controllare tutti gli aspetti della vocalità “classica”, soprattutto quegli aspetti che, sia dal punto di vista acustico che dal punto di vista della perturbazione di un messaggio, erano necessariamente esclusi dalla musica tonale. Come erano esclusi anche, gli aspetti, i comportamenti e i suoni della vita quotidiana”. A queste affermazioni si ricollegano le esperienze fatte con la composizione di musiche che gravitavano attorno all’esplorazione delle possibilità vocali, allargate anche dal ricorso ai mezzi elettro-acustici: da Thema (Omaggio a Joyce) (1958), per voce elaborata su nastro magnetico, a Circles (1960), per voce, arpa e 2 percussionisti, a Visage (1962), ancora per voce su nastro. Ma è con Sequenza III (1966), per voce sola, che Berio applica pienamente tecniche e convinzioni personali sull’uso della voce e va oltre la concezione tradizionale di canto (secondo la quale la voce amplifica la parola, semplicemente riproducendo una linea melodica sulla falsariga della musica strumentale), facendo ricorso ad un procedimento, per cui una monodia tende a suggerire l’idea di una polifonia; è infatti richiesto all’esecutore di sovrapporre e sviluppare simultaneamente (o meglio, in rapidissima alternanza) diversi tipi di tecnica di produzione sonora e di fisionomie e comportamenti vocali, chiamati ad interferire e a modularsi a vicenda. Una specie di “invenzione a tre voci”, data da tre livelli di emissione vocale: 1. segmentazione-scomposizione del testo fino alla più piccola unità fonetica - un testo di per sé semplice e modulare, ma che non è mai dato di ascoltare per intero: “Dammi le parole per cantare o per costruire una casa senza preoccupazione prima che cada la notte”; 2. caleidoscopio di gesti vocali, estremamente mobili e in veloce transizione da uno all’altro, che vanno dal suono intonato, al riso, al colpo di tosse, allo schiocco, al grido, al mormorio; 3. espressioni di emozioni e stati d’animo che vanno dal calmo, all’intenso, al sognante, all’apprensivo, al disperato, per un totale di 44 diverse indicazioni espressive! Un’esplosione, insomma, di vocalità in senso lato, che non nasconde una dimensione teatrale (non per niente, è chiesto alla cantante di dare inizio all’esecuzione entrando in scena, nonostante il brusio del pubblico non si sia ancora spento), di drammatizzazione della voce, di messa in scena dell’animo femminile. Il rapporto della musica con il testo costituisce un aspetto di profonda riflessione da parte di Luciano Berio. Gli studi di semiotica e linguistica hanno influenzato il suo atteggiamento nel concepire il trattamento del testo in musica. In sintesi, egli sostiene che di fronte al muto materiale verbale (quello del paroliere o del librettista), la notazione musicale decide e definisce quella misconosciuta dimensione semantica, acusticamente articolata e declinata, che la civiltà della scrittura ha depresso, sempre più fortemente, a favore di una logica semantica riduttivamente concettuale, astratta, scorporata. La donazione e la dotazione di senso, che dipendono dalla “messa in musica”, sono da risolversi, antropologicamente, in una restituzione di senso. Concretamente, il significato di una parola può essere sempre lo stesso (“un tavolo è sempre un tavolo!”), mentre il senso e le funzioni della parola sono sempre mutevoli. La musica si occupa, quindi, di quelle modificazioni di contesto, di intonazione e di 17 dossier 18 inflessione che possono dare un senso e un peso diverso allo stesso enunciato; il pensiero musicale ci permette la conquista di un senso ulteriore, e di un altro e poi di un altro ancora, senza mai perdere contatto con quello che “dice” la voce. A-Ronne (1974), per 8 voci recitanti a cappella (un lavoro, a proposito del quale l’autore sottolinea il legame coi madrigali rappresentativi, cioè col teatro degli orecchi, del tardo Cinquecento), è una composizione che si occupa di allestire un catalogo sterminato di inflessioni, attraverso ripetute letture di uno stesso testo - Berio lo chiama “documentario” -, che disancorano la poesia di Sanguineti dalla sua immobilità oggettiva, per farla fluttuare sul mare della vita: dal puro rumore orale, aspetto non articolato della vocalità, versi istintuali e spontanei, alle infinite articolazioni ed espressioni del cantare umano. Contrariamente ad altri suoi celebri coetanei, rigidamente legati a certe ortodossie dell’avanguardia, Berio ha manifestato curiosità per tutti i generi musicali della sua epoca, recuperando materiali dalla sfera del jazz, della canzone pop e del folklore, e anticipando, in un certo qual modo, il clima di contaminazione tra mondi, culture e tradizioni che ha consentito, più recentemente, di superare i dogmi e di oltrepassare i vicoli ciechi imboccati dalle avanguardie del secondo dopoguerra. In particolare, il folklore ha costituito per lui un costante ambito di interesse. Egli, infatti, ebbe modo di dire che il suo rapporto con la musica popolare “è di natura diversa e non aneddotico come è stato, invece, il rapporto con il jazz e le canzoni. L’interesse per il folklore è di vecchia data se penso che da ragazzo scrivevo delle false canzoni popolari. Recentemente questo interesse ha messo radici più profonde e ho cercato di capire, in maniera più specifica, più tecnica, i processi che governano certi stili popolari dai quali mi sento attratto perché, detto semplicemente ed egoisticamente, ci trovo qualcosa da imparare di utile per me. Penso soprattutto al folklore siciliano, a quello serbo-croato e alle “eterofonie” dell’Africa centrale. Non sono un etnomusicologo, sono solo un egoista pragmatico: infatti, tendo ad interessarmi solo a quelle espressioni, a quelle tecniche popolari che, in un modo o nell’altro, possono essere assimilate da me senza frattura e che mi permettono di esercitarmi a fare qualche passo avanti nella ricerca di una unità soggiacente fra mondi musicali apparentemente estranei l’un l’altro”. Nel ciclo dei FolkSongs (1964), per voce e 7 strumenti, possiamo ascoltare una successione di stili di canto autenticamente ispirati a documenti etnografici originali, che richiedono all’interprete una grande flessibilità vocale. Si va dalle canzoni americane, a quelle armene, a quelle francesi, a quelle sarde e siciliane, a quelle dell’Azerbaijan, a quelle di un ipotetico folclore italico di libera invenzione. Berio ha confessato di aver utilizzato anche due o tre cantanti che si divisero i pezzi, allorquando non riuscì di trovare una cantante che fosse in grado farli tutti; compito che, invece, sapeva sostenere benissimo Cathy Berberian (a cui fu dedicato il lavoro), la quale, all’occorrenza, sapeva fare undici voci diverse, tante quante sono i pezzi della raccolta. Un’altra osservazione, che vale la pena di registrare a proposito dei FolkSongs, riguarda il fatto che questi ideali documenti etnografici, subiscono una sorta di straniamento, di ricomposizione ad opera del gruppo strumentale, il cui ruolo non è quello di semplice accompagnamento, ma consiste nel rievocare il clima sonoro, suggerire e commentare le radici timbrico-espressive dei canti popolari stessi. Alcuni esempi: la viola che simula un country fiddler nel primo canto di origine americana; il gioco di armonici di viola, cello e arpa che allude alle sonorità di un hurdy-gurdy nel secondo canto americano; la percussione delle molle delle sospensioni per automobili (sic!) - il cui suono intenso, dissonante e ricco di armonici risulta simile a quello di un incudine - unito al suono del tam tam e delle campane, sottolinea la pesantezza e il fervore del canto d’amore siciliano; il vorticoso “moto perpetuo” del ballo italiano, in cui si rincorrono voce e strumenti, allude al ritmo frenetico di una Tarantella; l’ottavino che, nel canto sardo, interviene in libertà ad imitazione l’usignolo; l’intero gruppo strumentale che suona come un’orchestrina popolare nel canto dell’Azerbaijan, che conclude il ciclo. Un merito universalmente riconosciu- to a Berio è quello di aver saputo conciliare la ricerca e la sperimentazione dell’avanguardia, con l’artigianato del compositore di tradizione, in virtù di un solido mestiere acquisito negli anni di formazione, sotto la guida di Paribeni, Ghedini e Dallapiccola. Perciò, contrariamente a tanti suoi contemporanei, Berio sapeva destreggiarsi con bravura sia nell’ambito di composizioni che richiedevano il ricorso ai linguaggi più recenti, che nei rifacimenti, nelle parodie, nelle trascrizioni, negli arrangiamenti, nei restauri di opere del passato. Fu per lui molto importante la formazione sui classici, in quanto gli consentì di sviluppare la capacità di creare su materiali preesistenti, e i più disparati, dal canto popolare ai Beatles, a Kurt Weill; da Monteverdi a Boccherini, a Schubert; da Mahler, a De Falla. Tracce di questa maestria emergono in molte sue opere. Tra le tante, vorrei citare gli splendidi passaggi in stile madrigalistico che le voci femminili intonano in Laborintus II (1963-65), sulle parole della Vita Nova “Dolcissima morte vieni a me...”. A proposito, va osservato un altro procedimento tipico del compositore ligure, per cui voci e strumenti con-fondono le loro timbriche in un gioco di raffinate sfumature, sinergie, somiglianze. Nel celebre momento appena citato, le dolcezze madrigalistiche vagamente neomonteverdiane vengono languidamente sottolineate dagli interventi delle trombe con sordine wawa e da altri preziosi aloni, rifrazioni e commenti strumentali, come se le parti strumentali fossero un’estensione delle azioni vocali delle tre cantanti. Altra composizione, in cui si manifesta la propensione a far rivivere canoni stilistici del passato di carattere popolare - secondo uno schema formale che alterna pezzi semplici ad altri musicalmente più complessi - è Cries of London (1973-74), per 8 voci miste a cappella, che si basa su una libera scelta di frasi dei venditori nelle strade della vecchia Londra. Ma quando si parla del rapporto di Berio con la tradizione, non è possibile tralasciare il grande affresco vocalestrumentale del III movimento di Sinfonia (1967-69) - titolo inteso come il suonare insieme di voci e strumenti, nonché di cose, situazioni e significati diversi - una delle sue pagine più conosciute ed eseguite, ma anche, per certi dossier aspetti più “misteriose”, per la pluralità di livelli di complessità che sottende. Lo scorrere, come “l’acqua di un grande fiume”, della musica di Mahler, genera paesaggi sonori cangianti, in cui è possibile riconoscere, come in un intrigante gioco della memoria, in una proiezione nella mente di un personale documentario della storia della musica, le musiche di grandi autori del passato e del presente (Mahler, Strauss, Bach, Hindemith, Brahms, Berg, Bruckner, Berlioz, Ravel, Beethoven, Stravinskj, Debussy, Boulez, Stockhausen e lo stesso Berio); non mere citazioni, ma episodi concatenati, generati in forma di proliferazione, rifrazione, trasformazione e commento di una linea centrale, costituita dal movimento mahleriano: una tecnica che Berio definiva di “stratificazione”, la quale si riflette anche nel trattamento del testo, che viene sottoposto a libere associazioni e percorsi di senso complessi. Infatti, il testo di Beckett genera una proliferazione di materiali letterari che vanno dall’Ulysses di Joyce, a citazioni da scritti di Valéry e dello stesso Berio, a titoli e indicazioni delle partiture utilizzate, a slogan di manifestazioni politiche. Le voci, cui è affidato questo complicato meccanismo di interazioni tra testo-testi e musica-musiche, sviluppano le diverse tecniche vocali già sperimentate dall’autore: dalla recitazione, al solfeggio di parti strumentali, ai giochi di fonemi, calati in contesti emotivi sempre diversi. La composizione che dal suo titolo lascia immaginare il ricorso ad una massa corale tradizionale e un omaggio alla coralità in genere, è Coro (1975-76), per orchestra e 40 voci (10 soprani, 10 contralti, 10 tenori e 10 bassi); ma il titolo cela, un’ambiguità di significato. Come già detto all’inizio, Berio re-inventa gli organici tradizionali, per cui in questo lavoro le voci si comportano come solisti o piccoli gruppi vocali, piuttosto che come massa corale. L’orchestra è ugualmente utilizzata non come unità a sé stante, ma i singoli strumenti sono accoppiati alle voci (ad esempio, 4 flauti, oboe, clarinetto, tromba e 3 violini sono collocati accanto ai 10 soprani con i quali stabiliscono una specie di simbiosi). Coro riprende il contatto con la musica popolare, evocando tecniche e modi di musiche etniche diverse, senza mai citare esplicitamente una melodia. A proposito, Berio precisò che l’intera opera poteva intendersi come un coro di tecniche diverse, che vanno dal lied, alla canzone, alle eterofonie africane, alla polifonia. Queste espressioni popolari vengono affidate a voci solistiche, mentre il testo di Neruda è lasciato ai momenti di espressione collettiva (giganteschi accordi di voci e strumenti), recuperando (ma nel contempo rinnovando) la tradizionale contrapposizione massa-individuo. OPERE VOCALI (pubblicate presso Universal Edition, Vienna) Agnus (1971) per 2 Soprani, 3 Clarinetti e Organo elettronico obbligato Air (1969) da “Opera” per Soprano e Orchestra Testo di Alessandro Striggio Air (1970) per Soprano e 4 strumenti (1970) Testo di Alessandro Striggio Altra Voce (1999) Testo di Talia Pecker Berio per Flauto contralto, Mezzosoprano e Live Electronic A-Ronne (1974) Un documentario radiofonico per 8 attori, su una poesia di Edoardo Sanguineti - Versione per 5 Attori A-Ronne (1975) Un documentario radiofonico per 8 attori, su una poesia di Edoardo Sanguineti - Versione per 8 voci Ballade von der sexuellen Hörigkeit (1967/75/93) da “Die Dreigroschenoper” di KURT WEILL (1900-1950) - Versione per Mezzosoprano e Strumenti Testo di Bertolt Brecht Berio Family Album (1947) per Pianoforte a 2/4 mani, per Voce e Pianoforte - Maria Isabella (Valzer per Pianoforte a 4 mani) v. Adolfo Berio – Che dice la pioggerellina di marzo? (per solo o per coro femminile all’unissono. Dal “Cestello“ di A. Silvio Novaro) v. Ernesto Berio – Petite Suite (pour piano) v. Luciano Berio Calmo (1974/rev.1989) per Mezzosoprano e 22 Strumentisti Testo di Homer, E. Sanguineti, Saadi e altri Canticum Novissimi Testamenti (1989) per 8 Voci sole (SSAATTBB) 4 Clarinetti e Quartetto di Saxofoni - Testo dal Nuovo Testamento e di Edoardo Sanguineti 4 Canzoni Popolari (1946/47/ rev. 1973) per Voce e Pianoforte Testi: Dolce cominciamento; La donna ideale; Avendo gran disio; Ballo Circles (1960) per Voce femminile sola, Arpa e 2 Percussionisti - Testi: „Poems 1923-1954“, E. E. Cummings Coro (1975-76) per 40 Voci (SATB) e Strumenti Testo di Pablo Neruda e diversi testi popolari Cries of London (1973-74/rev.1975) per 8 Voci (in origine per 6 Voci) Il Diario immaginario (1975) Per Nastro magnetico - Testo di Vittorio Sermonti e Luigi Diemoz da Molière El mar la mar (1952/rev.1969) per Soprano, Mezzosoprano e 7 Strumenti - Testo di Rafael Alberti Epiphanies (1959-61) per Orchestra e Voce femminile Testo di Marcel Proust, James Joyce, Antonio Machado, Claude Simon, Bertold Brecht e Edoardo Sanguineti E vó (1972) da “Opera” - Ninna nanna siciliana per Soprano e Strumenti Folk Songs (1964) Trascrizioni per Mezzosoprano e 7 Esecutori (Versione originale) – Black is the colour (USA) – I wonder as I wander (USA) – Loosin yelav (Armenia) – Rossignolet du bois (France) – A la femminisca (Sicily) – La donna ideale (Italy) – Ballo (Italy) – Motettu de tristura (Sardinia) – Malurous qu’o uno fenno (Auvergne [France]) – Lo fiolaire (Auvergne [France]) – Azerbaijan love song (Azerbaijan) Folk Songs (1964) Versione per Mezzosoprano und Orchestra – Black is the colour (USA) – I wonder as I wander (USA) – Loosin yelav (Armenia) – Rossignolet du bois (France) – A la femminisca (Sicily) – La donna ideale (Italy) – Ballo (Italy) – Motettu de tristura (Sardinia) – Malurous qu’o uno fenno (Auvergne [France]) – Lo fiolaire (Auvergne [France]) – Azerbaijan love song (Azerbaijan) Fünf frühe Lieder (1986) Da GUSTAV MAHLER (1860-1911) Versione per Baritono e Orchestra Ablösung im Sommer – Zu Straßburg auf der Schanz – Nicht wiedersehen – Um schlimme Kinder artig zu machen – Erinnerung Hör (1995) Prologo dal “Requiem der Versöhnung” per Coro e Orchestra Testo di Paul Celan “Die Posaunenstelle” Il Combattimento di Tancredi e Clorinda (1966) Da CLAUDIO MONTEVERDI (1567- 19 dossier 20 1643) per Soprano, Tenore, Baritono e Strumenti Laborintus II (1965) per Voci, Strumenti e Nastro magnetico Testo di Edoardo Sanguineti Le Grand Lustucru (1967/72/93) da “Marie Galante” di KURT WEILL (1900-1950) – Versione per Mezzosoprano e Strumenti Testo di Jacques Deval Melodramma (1970) per Tenore e Strumenti Ofanim (1988-97) per 2 Gruppi di strumenti, 2 Cori di bambini, Voce femminile e Live-Electronic Testo dall’Antico Testamento O King (1968) da “Sinfonia”, per Mezzosoprano e 5 Strumenti Testo: “O Martin Luther King” Opera (1969-70/rev.1977) Musica per il Teatro Testo di Vittoria Ottolenghi, Luciano Berio Otto Romanze (1991) Da GIUSEPPE VERDI (1813-1901) Versione per Tenore e Orchestra Testo di Jacopo Vittorelli, Andrea Maffei, Felice Romani, Temistocle Solera e Johann Wolfgang v. Goethe Passaggio (1962) Messa in scena per Soprano, 2 Cori e Strumenti Testo di Edoardo Sanguineti, Luciano Berio Recital I for Cathy (1972) per Mezzosoprano e 17 Strumentisti Testo di Luciano Berio, in parte basato su Moretti e Sanguineti Sechs frühe Lieder (1987) Da GUSTAV MAHLER (1860-1911) Versione per Baritono e Orchestra Hans und Grete – Ich ging mit Lust durch einen grünen Wald – Frühlingsmorgen – Phantasie – Scheiden und Meiden – Erinnerung Sequenza III (1966) per Voce femminile sola Testo di Markus Kutter Siete canciones populares españolas (1978) Da MANUEL DE FALLA (1876-1946) Versione per Mezzosoprano e Orchestra El paño moruno – Seguidilla murciana – Asturiana – Jota – Nana – Canción – Polo Sinfonia (1968-69) per Voci e Orchestra Testo di Claude Lévi-Strauss, Samuel Beckett e Luciano Berio Surabaya Johnny (1967/72/93) da “Happy End” di KURT WEILL (1900-1950) Versione per Mezzosoprano e Strumenti Testo di Bertolt Brecht Un re in ascolto (1979-82) Azione musicale in due parti Testo di Italo Calvino, Wystan Hugh Auden, F. W. Gotter e William Shakespeare per 2 Soprani, 2 Mezzosoprani, 3 Teno- NOTE BIOGRAFICHE 1925 Nasce ad Oneglia nell’Ottobre 1924. Prime lezioni di musica dal nonno Adolfo e dal padre Ernesto che sono entrambi musicisti; scopre il suo amore per il pianoforte. 1944 Primi lavori; una prematura ferita alla mano mette fine alla carriera pianistica. Dal 1946 studi di contrappunto (Giulio Cesare Paribeni) e Composizione (Giorgio Federico Ghedini) al Conservatorio di Milano. 1950 Sposa la cantante americana Cathy Berberian. 1951 Diploma in Composizione. 1952 Corsi di Composizione con Luigi Dallapiccola a Tanglewood (“Berkshire Music Festival”). Assiste per la prima volta negli USA ad un concerto di musica elettronica. 1955 Con Bruno Maderna fonda a Milano lo “Studio di fonologia musicale” (presso la RAI), primo studio in Italia per la musica elettro-acustica. 1956-59 Pubblica la rivista “Incontri musicali” e organizza una serie di concerti sotto lo stesso titolo. Dal 1960 Risiede prevalentemente negli USA; insegna presso varie Istituzioni musicali. 1960 Insegna Composizione ai corsi di Tanglewood. 1961-62 Insegna presso la Dartington Summer School. 1962-64 Insegna presso il Mills College in Oakland. 1965 Sposa la psicologa Susan Oyama. 1965-71 Insegna alla Juilliard School in New York, fonda lo Juilliard Ensemble (1967), e incrementa l’attività di direttore. 1972 Ritorna in Europa. 1974-80 Dirige la Sezione di Elettro-acustica dell’IRCAM di Parigi. 1975 Direttore artistico della Israel Chamber Orchestra. 1975-76 Direttore artistico dell’Accademia Filarmonica Romana. 1977 Sposa la musicologa Talia Pecker. 1980 Laurea ad honorem presso la City University of London. 1982 Direttore artistico dell’Orchestra Regionale Toscana. 1984 Direttore artistico del Maggio Musicale Fiorentino. 1987 Fonda Tempo Reale, l’Istituto fiorentino per il live electronics e ne diventa il Direttore artistico. 1989 Riceve a Monaco di Baviera il Premio Ernst von Siemens. 1991 Riceve a Gerusalemme il Premio Wolf Foundation. 1993-94 Tiene lezioni di estetica presso la Harvard University, Cambridge, USA. 1994 Il Festival South Bank Centre London “Renderings” è dedicato alla sua musica; riceve a Genova il Premio Mario Novaro. 1995 Leone d’oro alla Biennale di Venezia; laurea ad honorem presso l’Università di Siena. 1996 Compositore onorario al Musica Festival di Milano; Praemium Imperiale (Japanese Imperial Prize for the Arts). 1997 Compositore onorario al Présences Festival di Parigi. 1998 Compositore onorario al Schleswig Holstein Music Festival. 1999 Laurea ad honorem presso l’Università di Torino. 1999 Direttore ad Interim dell’Accademia Nazionale Santa Cecilia, in Roma 2000 Direttore artistico del Saarländischer Rundfunk festival “Music in the 21st Century”; viene eletto Presidente e Direttore artistico dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, in Roma. 2001 Riceve il Premio Internazionale “Luigi Vanvitelli” (Caserta). 2001 Direttore artistico del Progetto Europeo “L’Arte della Fuga” (Spoleto, Den Haag, Lyon, London). 2003 Nel mese di maggio muore a Roma. notizie dall’Associazione ri, Baritono, Baritono-basso, 2 Bassi, Mimi, Ballerini, Acrobati, Coro (SATB), 1 Attore e Orchestra La vera storia (1977-78) Azione musicale in due atti Testo di Italo Calvino, Luciano Berio per Soprano, Mezzosoprano, 2 Tenori, Baritono, Basso, Cantastorie, Gruppo vocale (2. 2. 2. 2), Mimi, Ballerini, Acrobati, Coro (SATB, almeno 60 coristi) e Orchestra Visage (1961) Per Nastro Magnetico (con la voce di Cathy Berberian) OPERE VOCALI (pubblicate presso altri editori) Allez-hop (1953-1959/rev.1968) racconto mimico per Mezzosoprano, 8 Attori, Balletto e Orchestra Testo di Italo Calvino Edizioni Suvini Zerboni, Milano Chamber Music (1953) per Voce femminile e Strumenti Testo di James Joyce Edizioni Suvini Zerboni, Milano Cronaca del Luogo (1998-99) Azione musicale Ricordi, Milano Magnificat (1949) per 2 Soprani, Coro, 2 Pianoforti e Strumenti Belwin Mills, Miami Outis (1995-96) Azione musicale in due parti Ricordi, Milano Shofar (1995) per Coro e Orchestra Ricordi, Milano Thema (Omaggio a Joyce) (1958) Per Nastro magnetico (con la voce di Cathy Berberian) Edizioni Suvini Zerboni, Milano There is no tune (1994) per Coro da camera Ricordi, Milano OPERE VOCALI (non pubblicate, reperibili presso la “Mediateca” dell’IRCAM di Parigi) Due Cori popolari (1946) Per coro a cappella O bone Jesu (1946) Per coro L’Annunciazione (1947) Per Soprano e Orchestra da camera IL CORO GIOVANILE ITALIANO: UNA SFIDA VINTA di Elena Turrin E stata un’esperienza intensissima dissimamente lo splendido suono del Coed emozionante sotto molteplici ro Giovanile Italiano, plasmato dall’autoprofili la prima avventura del revole esperienza del m° Bressan che da neo-costituito Coro Giovanile Italiano. subito ha conquistato i coristi non solo Quello che da tempo era il sogno nel cas- per la sua statura artistica ma anche per la setto della coralità nazionale è divenuto straordinaria sensibilità umana, per l’abifinalmente realtà: una realtà capace di ri- lità nel catalizzare attenzione ed energia e spondere alle aspettative e di superarle, di per la generosissima disponibilità dimoaffrontare la sfida e di rilanciarla. I 33 strata in ogni occasione. giovani coristi fra i 18 e i 29 anni prove- Sfida nella sfida il repertorio affrontato: nienti da tutta Italia e selezionati nel cor- brani di Pizzetti, Ghedini, Bettinelli, Peso delle audizioni di Torino, Bologna, Ro- trassi, Mahler da otto a sedici voci, fino ma, Reggio Calabria e Bari, hanno messo alla complessa messa per doppio coro di le loro eterogenee personalità a servizio Martin. Un programma difficile e sostandi un unico organismo musicale, conqui- zioso, tanto da far sorgere dubbi negli stando risultati artistici notevoli e inco- stessi coristi, che ora si dichiarano orgoraggianti. A compiere il miracolo è stato gliosi e al tempo stesso increduli di averinnanzitutto il maestro Filippo Maria cela fatta, ed entusiasti di aver avuto il Bressan, cui è stata affidato il progetto, privilegio di far parte di un simile allestiarticolato in una fase di studio di dieci mento. Momento di verifica e di emoziogiorni e in una tournée di tre concerti in nante debutto sono stati i tre concerti, altrettanti prestigiosi luoghi del centro ospitati rispettivamente dalla Chiesa di Italia. Gli impegnativi giorni di prepara- San Lorenzo in Lucina a Roma, dalla Bazione si sono svolti a Roma, con l’ospita- silica Superiore di Assisi, dalla Chiesa del lità del Pontificio Istituto di Musica Sacra Ss. Salvatore in Ognissanti a Firenze, ore della struttura alberghiera “Casa Bonus ganizzati in collaborazione con le tre AsPastor”. L’eccezionale calura estiva e i sociazioni regionali coinvolte: l’ARCL problemi di salute che hanno colpito mol- (Associazione Regionale Cori del Lazio), ti coristi all’inizio dello stage non hanno in particolar modo nella persona di Alvacerto inaugurato nel migliore dei modi i ro Vatri, presente e attivo anche nella fase primi giorni di vita del “CGI” ma, quasi di studio romana, l’ARCUM (Associainaspettatamente hanno avuto come ri- zione Regionale Cori dell’Umbria), il cui svolto positivo quello di innescare nel presidente Mauro Chiocci è stato anche gruppo benefici meccanismi di solida- coordinatore dell’intera tournée e l’ACT rietà. È stato proprio l’entusiasmo dei ra- (Associazione Cori della Toscana), con la gazzi – che non è venuto meno neppure presenza di Alfredo Palmieri. I tre connei momenti più difficili – a trasformare con intelligente ironia gli imprevisti in ragioni di ulteriore affiatamento. E gli aspetti umani non potevano non riversarsi sul piano del lavoro musicale: parallelamente alla sintoIl Coro Giovanile Italiano in concerto nia fra i coristi ha preso forma rapi- 21 notizie dall’Associazione certi si sono rivelati occasioni d’ascolto di alto livello: fra tutti quello di Assisi si è distinto in particolare per la magia creata dall’eccezionalità del luogo: l’emozione di cantare nella Basilica Superiore, circondati da una scenografia d’affreschi la cui bellezza lascia sgomenti, ha infuso al Coro una concentrazione del tutto particolare, un raro equilibrio fra tensione positiva e rilassatezza. Il foltissimo pubblico presente ha premiato coristi e direttore con una vera e propria standing ovation, il cui entusiasmo è stato proporzionale alle emozioni musicali che il gruppo ha saputo trasmettere. Ottimo successo anche per la prima romana, tenutasi nella gremita Chiesa di San Lorenzo in Lucina e per l’ultima esibizione a Firenze, dove se la presenza di pubblico non è stata altrettanto gratificante il risultato musicale ha invece dato ulteriore prova della riuscita del progetto. Non è possibile ridurre l’esperienza del Coro Giovanile Italiano ad un semplice resoconto cronachistico. 22 Ecco perché è già in preparazione per il prossimo numero uno “speciale” che conterrà i retroscena, le opinioni dei protagonisti, il punto di vista di chi ha vissuto il CGI dall’interno e dall’esterno… Da non perdere! ATTI DEL CONVEGNO: “IL CANTO DI ISPIRAZIONE POPOLARE: VERSO QUALE FUTURO?” Iniziativa editoriale degna di nota è senz’altro quella promossa dal Coro Plose del CAI di Bressanone, in collaborazione con la Federazione Cori della Provincia di Bolzano che ha visto la pubblicazione degli Atti del convegno “Il canto di ispirazione popolare: verso quale futuro?”. Convegno tenutosi nel settembre del 2002 nella ridente città altoatesina ed al quale hanno partecipato e sono intervenuti in qualità di relatori, alcuni tra i più noti e qualificati esperti di canto di ispirazione popolare tra cui Giorgio Vacchi, Bepi De Marzi, Sante Fornasier, Pier Giorgio Rauzi. I relatori hanno accolto l’invito del Coro Plose e si sono messi a disposizione per portare la propria esperienza, le proprie competenze e soprattutto la propria grande passione per la musica e il canto, per dare così un prezioso contributo al movimento della musica di ispirazione popolare in Italia. Gli ambiti e gli aspetti affrontati sono stati molteplici e la loro argomentazione ha offerto notevoli spunti di riflessione per i molti appassionati e addetti ai lavori presenti; riteniamo che Per l’invio del volume viene richiesto un contributo per le spese di pubblicazione e le spese postali (per richieste superiori ai 5 volumi viene praticato uno sconto). quanto emerso dall’interessantissima giornata di lavoro debba essere considerato un punto di partenza per una trattazione ancora più approfondita dei molti temi discussi. Chi fosse interessato a ricevere una o più copie del volume contenente gli atti del convegno, può inviare la sua richiesta ai seguenti recapiti: [email protected] oppure [email protected] altrimenti via fax al nr. 0472 833263 Curatore degli atti: Dottor Nino Casotto Moderatore: Giuseppe Calliari Relatori Pier Giorgio Rauzi “Introduzione alla coralità” Ilario Sedrani “Situazione provinciale” Sante Fornasier “Situazione nazionale” Giorgio Vacchi “La ricerca e l’armonizzazione” Marco Maiero “La cantabilità nelle nuove composizioni corali” Massimo Marchesotti “Alpini di città” Bepi De Marzi “La mia musica: di maniera? accademica? Popolare” Armando Corso “Storie e speranze” Giovanni Veneri “La messa delle montagne” Pier Giorgio Rauzi “La coralità alpina del Trentino” Dibattito e conclusioni 120 pag. lente d’ingrandimento AL VIA L’EDIZIONE NAZIONALE DELLE OPERE DI GIOVANNI PIERLUIGI DA PALESTRINA di Franco Colussi V enerdì 13 giugno 2003, nella splendida e suggestiva cornice della Biblioteca Casanatense a Roma, è stato presentato il primo volume dell’Edizione nazionale delle opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina, curato dal prof. Francesco Luisi dell’Università degli Studi di Parma, tra i massimi specialisti dell’ecdotica musicale del Rinascimento. Si tratta del Missarum Liber Primus (Roma, Luigi e Valerio Dorico, 1554), la prima raccolta a stampa in assoluto del compositore prenestino, contenente quattro messe a 4 voci (Ecce sacerdos magnus, O regem coeli, Virtute magna, Gabriel Archangelus) e una a 5 (Ad coenam Agni providi). Questa nuova edizione di tutte le opere del nostro «princeps musicae», sostenuta dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, condotta da un prestigioso Comitato per l’Edizione nazionale delle opere di Giovanni Pierluigi da Palestrina e stampata da Editalia (Gruppo Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato), fa seguito a due illustri iniziative precedenti: la prima approntata a Lipsia da Franz Xaver Haberl e altri tra il 1863 e il 1907 (in partitura, con valori integrali e chiavi antiche), la seconda, a Roma, iniziata da Raffaele Casimiri nel 1938, proseguita da Lavinio Virgili e Knud Jeppesen, e portata a compimento in anni recenti da Lino Bianchi (in partitura, con valori dimezzati e chiavi moderne). Quest’ultima è stata anche oggetto di pirateria editoriale in America. Rispetto alle precedenti, l’edizione critica appena avviata presenta elementi di sostanziale novità e alcune scelte coraggiose che certamente troveranno positivo riscontro, venendo incontro alle più disparate esigenze di studio. La maggiore novità è che si tratta di una triplice edizione in quanto ogni volume si articolerà in un’edizione critica moderna, un’edizione semidiplomatica, secondo la semiografia dell’originale, e un facsimile del testimone ritenuto più importante e significativo che permetta allo studioso e/o all’esecutore in ogni momento un facile confronto per risolvere eventuali dubbi derivanti dalle altre due edizioni. Certamente questa scelta multipla, onerosa sotto diversi punti di vista, testimonia meglio di ogni parola la complessa problematica che sottende ad una simile impresa editoriale, ma nello stesso tempo offre il maggior numero di supporti possibili per favorire una corretta interpretazione della semiografia antica e una comprensione diretta del suo valore semiologico, base imprescindibile per una corretta esecuzione (che è pur sempre uno degli scopi primari di simili iniziative). Il volume che ha appena visto la luce è suddiviso in due tomi elegantemente stampati su carta pregiata, ben rilegati e racchiusi in un cofanetto; il primo tomo contiene l’edizione moderna delle musiche, con una chiara esposizione dei criteri generali e delle norme particolari dell’edizione (anche in lingua inglese), la descrizione delle fonti, un saggio critico-esegetico e l’apparato critico; il secondo racchiude invece l’edizione semidiplomatica e il facsimile. L’edizione critica moderna è condotta secondo i più aggiornati orientamenti musicali e musicologici e, come dichiarato dal curatore, adotta «una scrittura quanto più possibile aderente alla semiografia originale», limitando gli interventi all’uso delle chiavi di violino e basso, alla messa in partitura delle voci, all’integrazione delle alterazioni sottintese secondo i principi della musica ficta, alla corretta distribuzione del testo e agli emendamenti o integrazioni risultati necessari. La ‘filosofia’ di base è quella di offrire elementi utili all’esecuzione filologica, cercando invece di evitare la semplice riconversione della scrittura antica in una notazione avente i requisiti e i significati della scrittura musicale odierna, le eccessive semplificazioni o attualizzazioni fuorvianti, quali ad esempio la riduzione sistematica e indiscriminata dei valori. Particolare attenzione è data, in un libro in cui non mancano le complicanze mensurali di derivazione franco-fiamminga, all’interpretazione dei segni di tactus che vengono sempre sostituiti nella trascrizione da indicazioni frazionarie anche inconsuete finalizzate a suggerire il più possibile il significato del segno antico (comunque riportato al di sopra del pentagramma o nell’incipit del brano). L’edizione semidiplomatica permette, con alcuni indispensabili interventi sulla grafia antica (che tengono anche conto di tutti gli emendamenti e delle integrazioni emersi dall’edizione critica ) - quali lo scioglimento delle ligaturae, l’aggiunta di punti di perfezione e di qualche ‘coloratura’, l’adeguamento dei valori in caso di proporzioni, ecc. - una lettura in partitura delle composizioni, senza tuttavia dover ricorre- re ai moderni segni di tempo, al mutamento delle chiavi, alle battute, alle frequentissime legature di valore, e ai molti altri segni convenzionali utilizzati per rendere almeno in parte la ricchezza semantica della scrittura antica. La pagina che ne risulta - pulita, asciutta, essenziale, ma nello stesso tempo pregna di significati - non può, a mio avviso, non affascinare il moderno esecutore esperto; e questo nonostante qualche intervento, soprattutto nei brani in tempo perfetto e prolazione perfetta, possa apparire fastidioso o pleonastico rispetto alla scrittura antica. Il confronto tra l’edizione semidiplomatica e l’edizione critica moderna è enormemente facilitato dal fatto che esse si trovano in due distinti tomi e che mantengono identica la distribuzione, pagina dopo pagina, del materiale musicale. Il facsimile, infine, riproduce, in formato ridotto ma perfettamente leggibile, l’editio princeps stampata a Roma nel 1554 per i tipi di Luigi e Valerio Dorico, un’edizione molto accurata tipograficamente sul cui frontespizio è raffigurato, con tecnica silografica, papa Giulio III dedicatario della raccolta. Questa incipiente Edizione nazionale è un grande evento editoriale che merita il plauso e il sostegno di tutto il mondo corale (ma, più in generale, del mondo musicale e musicologico), con l’augurio più sincero che il cammino appena intrapreso mantenga la cadenza editoriale pianificata di uno-due volumi l’anno (ne sono previsti complessivamente 40) e con l’auspicio che essa possa favorire modelli interpretativi più rispettosi dello stile e della prassi esecutiva storica della musica polifonica. Chi fosse interessato all’opera può rivolgersi all’IBIMUS, Viale Castro Pretorio 105, 00185 Roma. 23 scheda regione A.R.C.L. Associazione Regionale Cori del Lazio RECAPITI Sede Legale: Presidenza: Segreteria: Sito internet: Viale Adriatico, 1 – 00141 Roma - Recapito Postale: Via Valle della Storta, 5 – 00123 Roma M° Alvaro Vatri – Via Valle della Storta, 5 – 00123 Roma - Telefono: 335 6791634 Prof Danilo Silvetti - Via Virgilio, 15 – 00040 Ardea (RM) Telefono 340 3364325 http: www.arcl.it – e-mail [email protected] - C. F. 97071940585 Un po’ di storia 24 L’A.R.C.L. (Associazione Regionale Cori del Lazio) operativamente agisce dal 1990. Il numero dei cori associati è progressivamente aumentato dai 15 iniziali agli oltre 100 nel 1997, quota sulla quale si è attestato con lievi fluttuazioni annuali. La tipologia dei cori iscritti risulta dai dati riportati dall’ “ANNUARIO - La Coralità in Regione” edito dall’A.R.C.L. annualmente, e nel dettaglio vede un notevole numero di cori misti, cori di bambini e formazioni a voci pari. Cori associati sono presenti in tutte le 5 province e rappresentano oltre 3000 cantori. Dal 1995 ha introdotto la “Tessera del Cantore” come segno di appartenenza ad una realtà grande e con ideali comuni consapevolmente condivisi. In questi anni di attività l’A.R.C.L. ha operato a tutto campo con iniziative miranti a divulgare ed incentivare la crescita e lo sviluppo qualitativo della coralità regionale, così sono state realizzate varie rassegne corali ed altre iniziative alle quali vanno aggiunte quelle dei singoli cori iscritti, spesso patrocinate dall’Associazione stessa. L’attività della coralità laziale pertanto risulta particolarmente intensa. L’A.R.C.L. inoltre presta la sua collaborazione ogni qualvolta viene richiesta da enti ed altre organizzazioni per iniziative volte alla divulgazione della coralità e della pratica corale. Ma le iniziative dell’A.R.C.L. non si limitano all’attività concertistica: “Se crediamo nella coralità non possiamo non occuparci dei bambini” era solito ripetere il M° Domenico Cieri, uno dei “padri fondatori” dell’Associazione, presidente del Consiglio direttivo regionale fino al marzo 2002, scomparso il 30 aprile dello stesso anno. Questa attenzione si è concretizzata, già nel 92, nel “Concorso Regionale EGISTO MACCHI” per cori di voci bianche operanti nella scuola dell’obbligo articolato nelle categorie A) - Scuola Elementare, B) - Scuola Media. Anche i Cori giovanili operanti nella Scuola Media Superiore sono presi in considerazione: a loro infatti è riservato il “Concorso Regionale GIAN LUCA TOCCHI” istituito nel 1996. Nel 2003 sono stati già distribuiti bandi rispettivamente della XII e della IX edizione Dal 1996 alcune delle esecuzioni dei cori partecipanti ai Concorsi sono state raccolte in tre CD, dal titolo “Corilan- diauno/due/tre”, editi dall’A.R.C.L. e relativi ai Concorsi del 1996, 1997 1998, allo scopo di fornire ai cantori ed ai loro direttori un ulteriore mezzo di riflessione e studio. Successivamente si è optato per la registrazione integrale della manifestazione da conservare in archivio, estrapolando e consegnando al termine delle esibizioni le incisioni relative ai singoli cori partecipanti. Ancora in tema di concorsi è da segnalare il “Concorso Regionale di Canto Corale CITTÀ’ DI VALLECORSA”, ri- ORGANI STATUTARI Consiglio Direttivo Regionale M° Alvaro Vatri Danilo Silvetti Presidente Segretario Renato Adami M° Michele Colandrea Consigliere Consigliere M° Lucio Ivaldi Consigliere M° Loredana Serafini Consigliere M° Francesco Tatangelo Consigliere Direttore Corale Polyphonia - Roma Presidente Coro Polifonico Rutuli Cantores - Ardea Presidente coro SS. Salvatore di Bolsena (VT) Direttore Cappella Musicale S. Michele Arcangelo di Vallecorsa (FR) Direttore Coro Symphonia - Roma Direttore Corale S. Giovanni di Bagnaia (VT) Direttore Accademia Musicale di Sora (FR) Commissione Artistica M° Fabrizio Barchi Direttore del coro Musicanova di Roma Docente di Conservatorio M° Piero Caraba Direttore della Camerata Polifonica Viterbese di Viterbo Docente di Conservatorio M° Remo Guerrini Direttore del Coro Florilegium Musicae di Roma M° Bruna Liguori Valenti Direttore del Coro Femminile Aureliano M° Marina Mungai Direttore del Coro Note Blu di San Ponziano di Roma M° Amedeo Scutiero Direttore del Coro Giovanile Ederra di Roma Docente di Conservatorio Collegio dei Revisori dei conti Mario Bonifazi Roberto Proietti Guido Svampa Segretario Coro Roma Cantat - Roma Direttore Corale S. Caecilia di Vicovaro - Roma Segretario Coro F.M. Saraceni degli universitari di Roma Collegio dei Probiviri Elisabetta Bertini Giuseppe Cataldi Raffaella Gentilini Presidente Gruppo Vocale Ronde - Roma Presidente Cappella Musicale Romana - Roma Segretario Coro Colacicchi - Roma scheda regione latino e italiano - Conservato a cori operanti tributo ad un Catalogo nella regione Lazio, orEuropeo”. Il fascicolo ganizzato dal Comune “Tecnica vocale” di Carl di Vallecorsa in collaboHøgset, a cura di Giorrazione con l’ARCL, il gio Monari, Amedeo cui vincitore è ammesso Scutiero e Maurizio automaticamente al Ciaschini. Concorso Polifonico L’aggiornamento dei diNazionale “Guido d’Arettori è un aspetto su rezzo”. Il Concorso si è cui si incentra particopoi trasferito a Rieti, Il Presidente Alvaro Vatri larmente l’attenzione con le stesse caratteristidell’Associazione e a tal che organizzative e di fine sono stati realizzati seminari per diesito promozionale. Dopo l’edizione rettori di coro, che vanno dalla pratica del 2001 l’organizzazione del Concorso della direzione, alla vocalità, all’analisi ha subito una interruzione. musicale. Non è trascurato il repertorio popolare In quest’ambito l’ARCL, in collaboraregionale: è stato infatti varato il “Conzione con la FE.N.I.A.R.CO ha organizcorso nazionale di elaborazione Corale zato il Corso per direttori di Coro suldi un canto della tradizione orale di area la musica corale contemporanea - lilaziale”: le opere selezionate sono pubvello avanzato. Il Corso è stato tenuto blicate, in collaborazione con l’Assodal M° Gary Graden. Successivamente ciazione Culturale Pro Musica Stu(nel 1999) nell’ambito del progetto dium, in un fascicolo dal titolo “Canti “Promozione, sviluppo, valorizzazione Popolari del Lazio”. e divulgazione dell’attività corale e diCosì pure la “coralità laziale” comincia dattico-corale dell’A.R.C.L. nel territoad essere documentata concretamente rio laziale” realizzato con la collaboracon un cofanetto antologico di 2 CD “Il zione e il contributo della Regione Lazio Canto Corale - Lazio, vol. I”, a cui han– Assessorato alla Cultura, ha dato inino partecipato effettuando le registrazio al Corso per direttori di Coro sulzioni 19 cori, realizzato in collaboraziola prassi esecutiva della polifonia dei ne con “Il Vecchio Mulino Produzioni” sec. XVI-XVIII a cura del prof. Francedi Lucca. Sono allo studio altri CD con sco Luisi. Per l’aspetto “promozione repertori più mirati. della musica e della pratica corale nelle Altro prezioso contributo alla coralità scuole del Lazio” nello stesso anno ha dato dall’ARCL è l’”Annuario” strurealizzato due corsi per insegnanti di mento autorevole di diffusione delle scuola materno-elementare di 30 ore esperienze e di incentivazione a fare ciascuno tenuti rispettivamente dalla sempre meglio. L’Annuario rappresenta prof.ssa Andrea Horvath sul “Metodo un momento di incontro, di confronto e Kodaly” e dalla prof.ssa Marina Mundi scambio di esperienze, in esso sono gai. riportate non solo tutte le notizie relatiNel dicembre del 2000 ha realizzato un ve a ciascun coro (organici, direttivi, Corso per direttori di coro sulla musistrutturazione dell’attività, ma anche i ca moderno-contemporanea tenuto dal repertori studiati e le manifestazioni M° Carl Høgset. realizzate). Tutti questi dati vengono Un contributo importante alla riflessiopoi riproposti in forma sintetica; ne rine sulla realtà corale in generale e amasulta uno spaccato vivo del fermento toriale in particolare viene fornito dai “corale” della regione: si può vedere momenti di studio sollecitati dai semi“come” e “cosa” il Lazio canta in coro. nari e dai convegni che l’AR.CL orgaIn quest’ottica vanno iscritte due altre nizza. Innanzi tutto i seminari contestuainiziative prese dall’Associazione: li ai concorsi “E. Macchi” e “G.L. Toc- L’Archivio Regionale della Musica chi” in cui i direttori dei cori partecipanCorale; ti, docenti, membri delle giurie ed esper- Il Centro Internazionale di documenti animano un confronto sulle svariate tazione della Musica Corale del XX problematiche che emergono durante le secolo, in collaborazione con l’Assogiornate di competizione. ciazione Culturale Pro Musica StuNel mese di Dicembre 1997 l’ARCL, in dium. collaborazione con la Regione Lazio, ha In tema di editoria si segnala ancora la organizzato un Convegno sulla Corapubblicazione di due fascicoli de “La lità Laziale (con proiezioni su situazioMusica Corale del XX secolo su testo ni e problematiche nazionali italiane ed europee) con il corollario di un ciclo di concerti attinenti ad alcuni degli argomenti trattati nel Convegno stesso (Concerti sulla musica corale per l’infanzia e per la gioventù, sulla musica corale del XX sec., sul canto popolare e l’elaborazione corale, sulla polifonia di scuola romana nei sec. XVI-XVIII ecc.). Nel dicembre del 2000 ha organizzato, presso la Sala del Carroccio in Campidoglio il Convegno sul Canto popolare laziale e la Coralità con la partecipazione di illustri relatori (professori universitari, ricercatori, compositori, esperti del settore) dal quale sono scaturiti spunti e stimoli che saranno trasformati in progetti volti alla promozione e all’aggiornamento continuo dei repertori corali laziali. Nel marzo 2002, a seguito delle dimissioni del M° Domenico Cieri dalla presidenza per gravi motivi di salute è stato eletto l’attuale consiglio direttivo che ha inteso dare nuovo impulso alla presenza e all’attività dell’ARCL nel territorio. Innanzi tutto è stata proposta una modifica allo statuto che riequilibra la presenza delle province nell’ambito del Consiglio Direttivo, realizzando una maggiore agilità operativa e una maggiore autonomia e responsabilità progettuale. Sono inoltre stati istituiti alcuni organismi informali (non previsti dallo Statuto) vitali per la generazione e la circolazione dei progetti associativi. Innanzi tutto le “Commissioni di studio e lavoro” che studiano e curano la realizzazione di progetti specifici, quali Rassegne, Aggiornamento per direttori, Editoria e discografia, Annuario, Immagine ecc. Gli altri due organismi sono la Consulta dei Presidenti, che riunisce tutti i presidenti dei cori associati per scambi di opinioni, di informazioni, di esperienze sulla gestione delle realtà corali; e la Consulta dei Direttori, analoga alla precedente ma con contenuti prettamente musicali. Lo scopo è quello di promuovere la circolazione delle idee, il dibattito sui progetti e mettere quindi il Consiglio Direttivo nelle condizioni di impostare una gestione rispondente alle reali esigenze della Coralità associata nel modo più ampio e puntuale possibile. Un fermento di iniziative, come si può vedere, impegnative ma allo stesso tempo entusiasmanti soprattutto nella consapevolezza di operare per la diffusione di un ideale artistico e umano che trova sempre più appassionati cultori e sostenitori. 25 notizie dalle regioni D A.S.A.C. Associazione per lo Sviluppo delle Attività Corali Via Castellana, 44 30174 Mestre Venezia ITALY Tel: +39-041-958918 Fax: +39-041-950074 e-mail: [email protected] web site: www.asac-cori.it 26 opo l’assemblea generale dell’associazione svoltasi a Vicenza in aprile alla presenza di oltre duecento rappresentanti dei cori, sono stati eletti i quattordici consiglieri regionali (due per ciascuna provincia) che resteranno in carica per il prossimo triennio. Il nuovo Consiglio direttivo, riunitosi nel mese di giugno, all’unanimità ha confermato alla presidenza dell’ASAC il maestro Gastone Zotto. Il vicepresidente, il segretario regionale e la Commissione artistica saranno nominati nella riunione in programma il 7 settembre. Per quanto riguarda l’attività didattico-formativa, nell’anno scolastico testè concluso si sono svolti tre corsi per insegnanti delle scuole materne ed elementari delle regione, ai quali hanno preso parte oltre una cinquantina di corsisti. I corsi, articolati in dieci lezioni di due ore ciascuno, sono stati condotti da Silvia Azzolin, Luisa Lorenzato e Loretta Vettore. Si sono inoltre conclusi i 117 corsi di orientamento musicale, di durata triennale, istituiti dall’ASAC presso i cori, ai quali hanno partecipato 1.800 allievi. Nel prossimo mese di settembre, con l’avvio del prossimo anno scolastico ne saranno avviati 128. Ancora nel settore scolastico va sottolineato il Concorso per cori di voci bianche delle scuole elementari, manifestazione realizzata con cadenza biennale, che in questa decima edizione ha visto la partecipazione di 26 scuole del Veneto impegnate nelle audizioni provinciali svolte in forma di “festa musicale”. Tra i cori delle suddette scuole, sei sono stati ammessi alla competizione finale che ha avuto luogo a fine maggio a Bassano del Grappa e che ha visto vincitore il coro della scuola elementare “Dante Alighieri” di Adria (RO), diretto da Antonella Pavan. Come previsto dal regolamento del concorso, al coro è stata offerta una gita giornaliera con finalità ecologico-culturali. Agli insegnanti partecipanti è stata offerta in omaggio la pubblicazione della FENIARCO “Giro, giro, canto”. Dal 27 al 31 agosto, nel Centro Culturale e Spirituale di Anzù (BL), si è svolto l’annuale corso residenziale per direttori di coro, riservato a trenta corsisti. Docenti, i maestri Werner Pfaff di Karlsruhe (Germania) e Giorgio Pressato di Padova. In tre serate tra maggio e giugno, nel Santuario di S.Leopoldo Mandic di Padova, ha avuto luogo la 15ª Rassegna di musica sacra con la partecipazione di nove cori. Quaranta cori del Trentino, Friuli Venezia Giulia e Veneto, hanno dato vita alla 27ª edizione del programma di animazione musicale “Venezia in Coro” svoltasi domenica 8 giugno nella città lagunare. La manifestazione ha visto i cori “cantar messa” ed eseguire brevi concerti di musica sacra in dieci insigni chiese del centro storico e presentare repertori di musica popolare in nove ospedali e case di riposo. La città era stata inoltre divisa in trenta “quadranti”, in ciascuno dei quali si esibiva almeno un coro con 2/3 serie di esecuzioni estemporanee. Sul far della sera tutti i cori sono convenuti in Piazza San Marco dove, sotto l’abile guida del maestro Agostino Granzotto, hanno eseguito i quattro brani in programma: l’Inno di Mameli, Va pensiero, Canticorum Jubilo e Inno a Venezia in Coro, subito replicati per la soddisfazione dei cori esecutori e del numeroso pubblico presente. A metà luglio è ritornata nella splendida cornice di Piazza dei Signori la Rassegna internazionale di canti e tradizioni popolari, che quest’anno è arrivata alla 29ª edizione. Il cast d’eccezione era composto dal coro “Elitza” di Sofia (Bulgaria), University East Chorale di Manila (Filippine) e Banat di Belgrado (ex Jugoslavia). Il folto pubblico presente in piazza ha sottolineato con molti applausi e ripetute richieste di bis le apprezzate esecuzioni dei tre bravi complessi. Intanto è stato avviato il 2° Festival della coralità veneta al quale sono stati ammessi 24 cori tra i molti richiedenti la partecipazione. I concerti regionali, ciascuno dei quali vedrà la partecipazione di otto cori, si svolgeranno nelle prime tre domeniche di ottobre a Vicenza, Padova e Treviso. Il concerto finale di gala, competitivo per l’assegnazione del “Gran Premio”, si svolgerà il 16 novembre al teatro “G. Verdi” di Lonigo (VI) con la partecipazione dei cinque cori designati dalla Commissione di ascolto. Tutti i brani eseguiti al Festival saranno registrati allo scopo di produrre un CD contenente le migliori esecuzioni. Riprende inoltre l’iniziativa “Compositori Veneti” che in questo secondo anno di attività sarà rivolta alla produzione corale dei maestri Marco Crestani, Camillo De Biasi, Biancamaria Furgeri, Giorgio Pressato, Dino Stella. Le loro composizioni saranno eseguite in un concerto a Rovigo nel mese di novembre, dai cori S.Bortolo di Rovigo, Dodecantus di Treviso e Monte Pasubio di Rovigo. Il programma sarà quasi certamente replicato, nello stesso mese a Treviso. notizie dalle regioni L ARCOVA Associazione Regionale Cori Valle d’Aosta Via San Giocondo, 8 11020 QUART (AO) Presidente: Efisio Blanc ’assemblea generale dell’Associazione si è riunita il 16 giugno scorso avendo all’ordine del giorno l’elezione del nuovo Consiglio direttivo per il triennio 2003-2006. L’elezione si presentava particolarmente difficile, ma nello stesso tempo importante, poiché, secondo quanto previsto dal vigente statuto, tre persone che rappresentavano altrettante cariche sociali (il Presidente, il Segretario ed il Tesoriere) non erano più rieleggibili. Come si sa, spesso si delegano le responsabilità alle persone del consiglio direttivo in carica e quando queste, per qualsiasi motivo, vengono meno, vi è sempre un momento di smarrimento e di momentanea difficoltà. Così è stato anche per la nostra associazione: la consapevolezza di assumere un compito talvolta anche gravoso e di dovere succedere ad un gruppo dirigente che aveva fatto nascere ed aveva lavorato, tanto e bene, per la coralità valdostana, rendeva restii presidenti e direttori dei cori ad accettare la candidatura. Alla fine, con la responsabilità di tutti, la votazione ha decretato i 7 eletti e fra questi (anche qui, non senza difficoltà) si sono definite le seguenti cariche sociali: Efisio Blanc, Presidente; Albert Lanièce, Vice-presidente; Andrea Bionaz, Segretario; Diego Favre, tesoriere; Eva Coquillard, Enrico Mosconi e Alearda Parisi Pettena, Consiglieri. L’intento dei nuovi eletti è quello di continuare nel solco tracciato dai precedenti Consigli direttivi, in primo luogo, assumendosi il compito di continuare e portare a termine alcuni importanti progetti già avviati. Da queste righe, si vuole infine esprimere un ringraziamento per il lavoro svolto alle persone che hanno lasciato la carica (Angelo Filippini, presidente; Fernando Pettena, segretario; Valentino Georgy, tesoriere) ricordando che l’Associazione conta ancora, per il futuro, sul loro prezioso contributo “esterno”. I l 27 aprile 2003, a Garaguso Scalo, l'assemblea del cori A.Ba.Co ha rinnovato gli organismi dirigenti dell'Associazione. Sono stati eletti dirigenti regionali Guido Cicchetti, Giovanni Donadio, Angela Perrone, Rocco Pontevolpe, Antonio Santercole. Presidente è stato eletto Rocco Pontevolpe, dell’Associazione “Euterpe” di Montalbano Jonico (MT). E' stato nominato segretario, scelto dal Presidente e ratificato dal consiglio, Aldo Cosentino. ✤✤✤ A.Ba.Co. Associazione Basilicata Cori Montalbano Jonico (MT), Corso Carlo Alberto, 21 Presidente: Rocco Pontevolpe Il 14 settembre 2003, a Montalbano Jonico in provincia di Matera, si è tenuta la rassegna di Cori A.Ba.Co. Nell'arco dell'intera giornata si sono esibiti tutti i Cori aderenti all'associazione. Il Presidente Rocco Pontevolpe ha voluto fortemente questa manifestazione per rilanciare l'azione corale in Basilicata: infatti la rassegna è stata patrocinata anche dal Senato della Repubblica. Ospite, per fare della manifestazione è stato il Coro Histonium di Vasto (CH). Questa giornata, interamente dedicata alla musica corale, ha coinvolto le tre grandi Parrocchie esistenti sul territorio Montalbanese, nella cui chiese, dalle 10 del mattino alle 21, si sono esibiti i cori dell'Associazione. L Associazione Cori dell’Abruzzo Via Concezio di Rienzo, 82 67030 Introdacqua (AQ) Presidente: Pasquale Colangelo ’Associazione Cori d’Abruzzo ha vissuto in questi ultimi mesi importanti appuntamenti istituzionali che, in un clima molto franco di confronto e di riflessione hanno consentito all’Associazione di crescere e di porsi con rinnovato vigore nel contesto regionale. Si fa riferimento, in particolare, a due Assemblee svoltesi all’inizio dell’anno durante le quali si è giunti al rinnovo degli Organi sociali. Tale rinnovo è stato contestualmente accompagnato da alcune decisioni di rilievo nel campo della programmazione dell’attività. Ne citiamo le più importanti: un più solido impegno nel continuare i rapporti con la Regione e con gli altri Enti; una più marcata apertura ai percorsi formativi; la necessità di qualificare sempre di più i programmi dei cori; spazi adeguati per la ricerca; nuovi rapporti con il mondo scolastico. In questo contesto gli organi rieletti sono chiamati ad un incisivo impegno: il m° Pasquale Colangelo è stato riconfermato alla Presidenza. La giunta esecutiva è stata eletta nelle persone di Santucci, Vivio, Vaccarili, Vecchiati. Il Consiglio Regionale risulta invece composto da: Stati, Di Tullio, Molisani, Simonelli, Della Sciucca, Galterio, Buttari, Fina, Marchesani, Esposito, Colangeli. Del Consiglio fanno parte i membri della Giunta Esecutiva. La Commissione Artistica è formata dai Maestri: Galterio, Stati, Crisante, Mantini, Simonelli. Sono stati altresì rinnovati il Collegio dei Revisori (Mantini, Valiante, Urbani, Spallanzani, Di Giuseppe) e il Collegio dei Probiviri (Vetuschi, Paglione, Cerasoli, Leonzi, Pizzoferrato). 27 notizie dalle regioni R O.C.C. Organizzazione Cori Calabria c/o Parrocchia S. Sperato 89133 Reggio Calabria Presidente: don Giorgio Costantino web site: http://digilander.libero.it/occ 28 icco di iniziative il secondo semestre 2003 dell’Organizzazione Cori Calabria. Rassegne, corsi e concorsi si susseguiranno fino al 30 dicembre. Dal 25 al 30 agosto si è svolta la XIII edizione del Corso di Direzione e Vocalità corale che ogni anno si tiene a Tropea e che annovera, tra i docenti, personaggi di fama internazionale. Quest’anno è stata la volta di Giorgio Costantino, Johanna Japs, Sara Piazza Pastorello e Pier Paolo Scattolin che hanno tenuto lezioni, rispettivamente, di Musicologia liturgica, Vocalità romantica, Dizione e ortofonìa, Tecnica della direzione e improvvisazione corale. Il Corso, qualificante per direttori e coristi, è stato allestito dall’Organizzazione Cori Calabria (O.C.C.) in collaborazione con il Conservatorio “F. Cilea” di Reggio Calabria. Tra gli altri, vi hanno partecipano gli studenti del Corso sperimentale di Vocalità Corale, autorizzato dal M.I.U.R. presso quell’istituzione, che entro i primi mesi del 2004 conseguiranno, primi in Italia, l’omonimo diploma universitario di primo livello. Il 15 settembre, sempre nella Basilica Cattedrale di Reggio Calabria, si è svolta l’Ottava edizione della Rassegna Internazionale “Madonna della Consolazione”, alla quale hanno finora partecipato cori greci, polacchi e statunitensi, che è ormai diventata, grazie all’O.C.C., un appuntamento di rilievo nel panorama corale internazionale. Giungono invece, rispettivamente, alla 8ª, 7ª e 6ª edizione la Rassegna di canti natalizi, il Concorso di composizione corale e quello di Elaborazione di canti natalizi calabresi tradizionali. Premi di 500 euro per gli autori e di 300 euro per i cori che meglio eseguiranno una delle composizioni e una delle elaborazioni in concorso. Il concerto di premiazione si terrà nella Basilica Cattedrale di Reggio Calabria il 30 dicembre 2003. Le domande di partecipazione e le partiture devono essere presentate entro il 30 settembre 2003. Il regolamento è disponibile all’indirizzo internet http://digilander.libero.it/occ/concorso.html. E’ dal 1996 che l’O.C.C. organizza questo concorso annuale abbinato alla preesistente Rassegna corale natalizia che ha luogo nella Basilica Cattedrale di Reggio Calabria. Vi partecipa un numero sempre più numeroso di direttori di coro, compositori e musicisti di varia estrazione che stanno realizzando una corposa produzione musicale con l’intento di elevare a dignità artistica il canto tradizionale calabrese. L’iniziativa nasce dalla considerazione che la campagna, i borghi e i paesi nel cui operoso silenzio germogliavano nenie, canti e balli di sapore antico e familiare, stanno diventando muti. In quel silenzio antico affondano le radici che legano alla terra natale, che aiutano a non svendere l'identità alle multinazionali della massificazione. Tra artigianali musicassette da bancarella, che propongono fragili rivisitazioni di canti popolari più o meno antichi, e gruppi folcloristici che perpetuano la tradizione con bucoliche riletture, permane una sconfortante realtà: i Calabresi non cantano più i motivi dei loro avi, le canzoni tradizionali non hanno più le loro specifiche funzioni nella vita quotidiana. Le rapide trasformazioni della società hanno relegato in un angolo remoto della memoria un patrimonio da salvare e vivificare, testimonianza di sensibilità e religiosità semplici ma non povere. Nata dieci anni fa con lo scopo di valorizzare, incrementare e diffondere la musica corale nel campo artistico, didattico e sociale della Calabria, l’O.C.C. è oggi un’associazione formata da 37 cori polifonici. Ad essa fanno riferimento tanti altri cori calabresi non ancora formalmente costituiti. E’ possibile visitare il suo sito internet all’indirizzo http://digilander.libero.it/occ. Il 9 novembre scorso, i presidenti e i direttori dei cori iscritti all'O.C.C., insieme con tutto il Direttivo dell'Associazione, sono stati ricevuti in udienza privata dal Santo Padre Giovanni Paolo II. Per l'occasione, un coro formato dai migliori elementi dei 37 cori calabresi ha salutato il Papa con il "Tu es Petrus" a 5 voci di Lorenzo Perosi. L’obiettivo iniziale dell'O.C.C. era quello di coordinare le attività corali presenti sul territorio regionale, ma le mete immediatamente successive furono la divulgazione della cultura polifonica in Calabria, la valorizzazione dei musicisti locali e l’impulso alla nascita di nuovi gruppi corali all’insegna del recupero della musica corale calabrese, sia colta che tradizionale. I progetti dell’O.C.C., a dieci anni dalla costituzione, appaiono oggi realizzati in modo tangibile e prestigioso, nonché dinamicamente validi per l’avvenire. Basti pensare che, nel non lontano 1993, i cori dell’O.C.C. erano appena otto. Ebbene, oggi sono quasi quintuplicati. Merito indiscutibile del suo presidente, Giorgio Costantino, direttore di coro internazionalmente apprezzato, docente di Esercitazioni corali nel sistema universitario dell’Alta formazione artistica e musicale, membro della Commissione artistica nazionale della FENIARCO. Sacerdote e musicista, ha saputo infondere e mettere a frutto entusiasmo e passione per la musica vocale in misura tale da ottenere, per la prima volta in Calabria, l’affermazione e il consolidamento dell’associazionismo corale. Non è un caso che ben sei cantori dell’O.C.C. siano stati prescelti, dopo una rigida selezione tra decine di aspiranti di tutta Italia, quali componenti il Coro Giovanile Italiano, nuova istituzione musicale promossa dalla FENIARCO per esprimere il meglio della coralità italiana. notizie dalle regioni DISCOGRAFIA a cura di Alvaro Va tri I n occasione di una Rassegna Natalizia organizzata da uno dei cori dell’ARCL a Roma mi sono imbattuto nel Coro “Monte Sagro” di Carrara, diretto da Alessandro Buggiani. Era la prima volta che lo incontravo, ma già lo conoscevo perché tramite l’Associazione Cori Toscana ero venuto in possesso di un suo CD, “Parole Cantate”, con relativa partitura. Il Coro “Monte Sagro” è un coro maschile e già all’ascolto del CD mi era parso interessante per la perizia tecnica e la ricchezza degli effetti sonori, ma la performance dal vivo mi riservò il valore aggiunto della grande simpatia e vivacità del direttore, Alessandro Buggiani, che con la sua verve, la sua parlata sciolta e fantasiosa e le sue bretellone ci ha offerto un’ora di autentico divertimento musicale. Vorrei proporre agli amici di Choraliter l’incontro con questo progetto corale nella sua realizzazione sonora e grafica perché davvero se ne esce stimolati oltre che divertiti. Versi e musica dei 13 brani sono di Buggiani, eccetto “Ottava Fuga” che è su versi di Saba. Ma leggiamo direttamente le “ragioni” dell’autore: “Parleremo e canteremo per tutta la nostra vita. Ci racconteremo storie tristi e storie allegre. Ascolteremo i sussurri accorati, le gentilezze, la rabbia dei nostri amici e canteremo di loro e di noi. Canteremo e parleremo della potenza delle piccole cose che riesce a scolpire anche i volti più duri. Se sia una necessità, una speranza, un gioco, non sappiamo. Chi può dire a cosa servono i canti? Mentre melodie antiche ci accompagnano anche se non vogliamo e le parole dette si mescolano a ciò che vorremmo dire, parleremo e canteremo ancora dei fatti della vita che ci cambiano, dei giochi che ci divertono, dell'amore che, dentro di noi, attende assonnato che si apra la porta. Canteremo e parleremo ancora nelle tiepide sere d'Estate e tra i cristalli dell'antico Inverno, cercando, tra i suoni delle stagioni, un piccolo posto sereno dove stare.” Il parere, infine, del M° Paolo Bon nella presentazione che riportiamo integralmente: “Difficile catalogare le suggestioni che il crogiuolo di Alessandro Buggiani (fra musiche e testi) raccoglie: notturne atmosfere beethoveniane, chiaroscuri impressionisti e - à cóté - angosce espressioniste, decadentismo e crepuscolarismo nostalgico, echi del mondo holliwoodiano-disneyano, il Grand'Organo di Bepi de Marzi, mimesi del teatrante e del cantautore (che media fra cantastorie e librettista), magma fiabesco ancestrale ora rivissuto come divertimento ironico e consolatorio (“Prima o poi li mangerò!”), ora come cupa minaccia incombente (“Non aprite quella porta!”)... insomma, a Ca' Buggiani i lavori sono in corso e dalle finestre spalancate tutti i venti accorrono scompigliando la folta chioma dell'alacre muratore. E' un eclettismo nativo, quello di Alessandro: egli si inoltra entusiasticamente ora in una, ora in altra delle esperienze che lo toccano e in tutte trova linfa di che alimentare la ricerca espressiva. Una ricerca arrovellata e insonne, che qua e là tradisce la fatica, ma vivace e guidata da un'anima profondamente poetica, una ricerca che ha già ha dato frutti assai accattivanti e forse attende di decantarsi e coagularsi per darne di migliori. Stiamo in guardia: Alessandro prima o poi ci mangerà!” Per informazioni: Coro “Monte Sagro” – Casella Postale 119 Poste Centrali – 54033 – Carrara e-mail: [email protected] 29 MONDOCORO Curiosità, navigazioni, spigolature su Internet, riviste, libri a cura di Giorgio Morandi C ome rappresentante dei cori in cui ho operato – in questi quasi trent’anni di impegno corale – ho consegnato a cori di tutto il mondo centinaia di copie di questo messaggio. Ogni volta erano in Italiano, in Inglese, Francese, Tedesco, Polacco, Slovacco, Ungherese o Spagnolo. Da molto tempo, ormai, lo volevo evidenziare e proporre con forza anche ai lettori di CHORALiter. Sentendolo (assurdamente e ingiustamente, perdonatemi) “mio”, anche per aver conosciuto di persona l’autore… esitavo. Ma ecco giunto il momento buono per restituirlo compiutamente alla coralità. Questo bellissimo messaggio di un grande personaggio – Sacerdote Servita, Scrittore, Poeta, Storico, Cantore, Uomo vero… del ‘900, friulano doc vissuto a lungo nelle terre di Papa Giovanni XXIII - in questo momento diventa strumento di saluto e di augurio a tutti voi e importante introduzione (spero a voi gradita) alla nostra consueta rubrica di informazioni corali mondiali. EUROPA CANTAT XV 30 Mentre auspichiamo di poter leggere su questa rivista, nella presente o nella prossima edizione, il resoconto di una esperienza vissuta direttamente da qualche Coro Italiano, torniamo sull’argomento di questa grande manifestazione corale europea allo scopo di farla conoscere sempre più e di far sì che un numero sempre maggiore di cori italiani “osi” avvicinarsi a questi avvenimenti corali internazionali per viverli personalmente. Il festival Europa Cantat ha realizzato la sua quindicesima edizione in Barcellona dal 18 al 27 luglio scorso. In questa occasione Barcellona si è mostrata (ancora una volta) città aperta al mondo, scenario di innumerevoli incontri, ospite di oltre 3000 cantori appartenenti a 64 cori di 39 paesi, sede di innumerevoli manifestazioni tra cui ricordiamo brevemente: - Concerto d’Apertura: oltre 300 cantori catalani con l’Orchestra Sinfonica Del Valle ha presentato “El mirador”, una suite di canti Catalani tradizionali scritta da Josep Villa appositamente per questa occasione; - 24 workshops corali coprenti ad ampio raggio generi, tipi e stili musicali, dalla musica religiosa al pop passando per gospel e spirituals, opera, musica classica, romantica e moderna; - Songbridge, il Ponte del Canto, sul tema “Pace e Musica” (vedasi scheda specifica più oltre); - Rainbow, Concorso di composizione, esposto più oltre in scheda specifica; “…Nulla c’è di più nobile del canto. Virtù salvatrice di umanità sempre più rara è il cantare. Per questo, quando un popolo canta, c’è da sperare ancora, e sarà perfino inutile disperare quando non si udranno più canti. Nulla fonde animi e caratteri quanto un coro quando è un vero coro; quanto sentirsi componenti di un coro: allora l’appuntamento, il ritrovarsi e il sentirsi presenza necessaria a cantare è come un convenire di innamorati. Allora il sacrificio diventa spontaneamente gioia e stima per vivere...” (Padre Davide Maria Turoldo) - Open Singing, attività di canto, sotto la direzione di Josep Pats e di Johan van Bouwelen, aperta a chiunque lo desiderava, indipendentemente dalla sua registrazione ufficiale o meno al Festival; - Tour di Studio e Accademia dei Giovani Direttori di Coro: due spazi specifici a disposizione dei Direttori di Coro e pensati per migliorare ed arricchire la loro tecnica di direzione; - Spazi per l’esposizione di CD e Partiture (in vendita), per l’acquisizione di informazioni sui futuri avvenimenti corali internazionali, per il chatting e lo scambio di idee nei dieci stands riservati a Case Editrici, venditori al dettaglio di libri e di partiture, organizzatori di Festivals e Rappresentanti di Associazioni Corali. In aggiunta… uno Stand della Città di Mainz dove avrà luogo il prossimo Festival Europa Cantat 2006. Ricordiamo che il ”Festival Europa Cantat Barcellona 2003” è collegato con il Forum Universale della Cultura che avrà luogo nel 2004 e che consisterà in progetti miranti a sostenere la pace e una duratura amicizia interculturale. Davvero questo Festival contribuisce alla costruzione di un mondo migliore sotto ogni aspetto, dove - sia a livello individuale sia a livello comunitario - tutti possono vivere in pace. MONDOCORO SONGBRIDGE – Il Ponte del Canto – Pace e Musica E’ un progetto mondiale di collaborazione fra compositori e cori di Ragazzi e Giovani, basato sulla seguente idea del finlandese Erkki Phohjola: chiedere a 10 compositori di fama mondiale di comporre un brano di 8/10 minuti per formazioni corali di bambini o ragazzi (SSAA) di alto livello, in collaborazione con i cori stessi. La composizione a cappella o con accompagnamento - può comprendere o escludere movimenti coreografici. Questo progetto si è realizzato al 5° Symposium Mondiale della Musica Corale di Rotterdam (Olanda) nel 1999 e si è riproposto nel 2000 al 3° America Cantat di Caracas (Venezuela) e al XIV Europa Cantat di Nevers (Francia) e nel 2001 al Festival Mondiale dei Cori di Ragazzi di Vancouver (Canada). Quest’anno (fine Luglio 2003), in occasione del XV Europa Cantat di Barcellona - dove è stato addirittura uno degli avvenimenti principali - ha visto protagonisti: - il Coro del SCIC (Segretariato dei Cori Giovanili della Catalunia/ES) che con 45 ragazzi cantori diretti da Rosa Maria Ribera e Jaume Sala ha collaborato con il compositore Salvador Brotons (*1959) di Barcellona ed ha presentato il brano “La Sardana Universal” per coro di ragazzi e pianoforte, testo di Lluìs M. Xirinacs, Op. 91; - Il Coro di Ragazze “Ellerhein” di Tallinn (Estonia) che - diretto da Tha Ester Loitme - ha presentato il brano “Benedicamus Patrem“ da “Gloria in Excelsis Deo – Op. 90 del compositore estone Urmas Sisask (*1960); - La Choraline – Youth Choir of “La Monnaie” di Namour (Belgio), ottenuto dalla fusione di due cori giovanili diretti da Benoît Giaux. Con la direzione dello stesso Giaux ha presentato il brano “Da Pacem Domine” del compositore belga Kurt Bikkembergs (*1963) - Il Coro dei Ragazzi di Polygyros (Grecia) che diretto dal signor Sotiris Alevizos ha presentato il brano “Tou Ai’Lia (Il giorno di Sant’Elia)” del compositore greco Gorge-Emmanuel Lazaridis (*1978) (NB.: Dei singoli cori, del loro Direttore e dei compositori è disponibile una breve scheda di presentazione). RAINBOW – Arcobaleno, concorso di composizione Il “Concorso di Composizione Arcobaleno” realizzato da Europa Cantat FEJC in collaborazione con le olandesi “Jan Vermulst Foundation” e “Annie Bank Publishing House” quest’anno ha selezionato fra 64 compositori ben 29 concorrenti e, tra questi, i seguenti 4 finalisti: - Laurent Beeckmans (*1967), Musicista e matematico belga, insegnante, pianista, arrangiatore, compositore; impegnato in molti progetti e proiettato nell’esplorazione di sempre nuove direzioni, i suoi numerosi arrangiamenti di musica Classica, Jazz e Tradizionale dimostrano il suo desiderio di infrangere le barriere fra questi generi. - Gorge Bretz (*1949), musicista olandese impegnato come Direttore di coro, cantante, conferenziere e compositore/arrangiatore. Ha vinto molteplici premi con composizioni per Coro a Cappella. Le sue composizioni in lingua olandese sono di livello e di difficoltà mediamente elevati ma facili all’orecchio. - André Ducret (*1945), ama presentarsi come Direttore di Coro che fa il compositore. Svizzero di Friburgo, ha diretto importanti cori con i quali ha vinto numerosi premi internazionali. Le sue opere sono prevalentemente di carattere profano, ma è tutt’altro che inconsistente la parte delle composizioni di carattere religioso. Dopo il successo del Maestro Giuseppe Mignemi di Giarre nella precedente edizione del Concorso Arcobaleno, anche tra i finalisti 2003 è presente un giovane compositore italiano: - Francesco Milita (*1967): Compositore, Pianista, Direttore di coro, insegnante di Musica Corale e Direzione di coro presso l’accademia Nazionale di Musica di Sassari è nato a Latina dove ha iniziato in giovanissima età gli studi musicali. Allievo di Vincenzo Vitale, Boris Petrushanskij, Franco Donatoni ed Ennio Morione, è primo organista della Cattedrale di S. Pietro a Roma. Vinca il migliore! Ma fin da ora un “bravissimo”, un saluto e un grazie anche dalla Redazione di CHORALiter per quanto nel prossimo futuro questi compositori sapranno dare alla musica in generale e soprattutto alla musica corale mondiale. ✤ Al momento della stesura di queste note non era ancora concluso (nell’ ambito del XV Europa Cantat di Barcellona) il concorso. Prima di …andare in macchina, però… siamo in grado di fornire telegraficamente la seguente notizia: i premi del Concorso erano due: il maestro belga Laurent Beeckmans si è aggiudicato il premio della giuria e il giovane compositore italiano Maestro Francesco Milita si è aggiudicato il premio del pubblico e dei rappresentanti dei cori. Rinnoviamo le nostre congratulazioni più sentite. 31 MONDOCORO “FIT FOR TOP” PER FAVORIRE I GIOVANI ED INCORAGGIARE IL LORO COINVOLGIMENTO Forum della Gioventù Corale dell’Associazione Corale Tedesca. 32 “Gioventù Corale” (Chorjugend) fu fondata nell’Associazione Chorale Tedesca (Deutscher Sangerbund – DSB) otto anni fa. Alla stregua di alcune associazioni regionali, si pensava che anche quella nazionale dovesse avere il “Settore Giovanile”. Tuttavia, all’inizio l’associazione Giovanile fu pesantemente influenzata dagli adulti. Oggi essa si è emancipata e sganciata dagli adulti e nel suo Comitato Direttivo sono comparsi i giovani. Il primo Marzo 2003 ha avuto luogo a Kassel la “Giornata della Coralità Giovanile” dalla quale è scaturito per elezione un Comitato Esecutivo Nazionale molto più giovane. Il Nuovo Presidente, di 49 anni, ha con sé collaboratori di 26 (Sandra Hurner), di 27 anni (Carmen Bender), di 31 anni (Oliver Erdman) chiaramente rappresentanti dei giovani, arrivati a capo dell’Associazione attraverso un Forum Giovanile denominato “Fit for top” – e così sembra essere davvero! Il Forum giovanile “Fit for Top” era stato creato nel 1999 come possibilità per giovani che si erano già messi in evidenza per il proprio coinvolgimento in un Coro di scambiarsi idee, ma anche per sostenere e rafforzare la collaborazione giovanile con i Comitati Direttivi dell’Associazione Nazionale. “…Il Forum giovanile è diventato una Istituzione importante all’interno della nostra Associazione – ha detto il Presidente di Fit For Top – I giovani che danno segno di impegno nei cori hanno qui la possibilità di elaborare e di realizzare progetti concreti. Il lavoro lasciato alla loro responsabilità permette anche di metterli a confronto con gli ostacoli che loro stessi devono superare. Così talvolta possono constatare che certe idee non sono semplici da realizzare…”. A tutt’oggi questo gruppo di lavoro ha permesso in occasione del Congresso dei Direttori di Coro di montare uno Stand di Informazioni, di realizzare il proprio sito Internet e di elaborare dei piani per la Festa della Coralità Tedesca a Berlino. Secondo le delibere espresse nella Chorjugend di Kassel il forum giovanile deve non solo continuare la propria attività, ma estendersi sempre di più. E’ auspicabile che tra i partecipanti al forum giovanile vi siano altri giovani che garantiranno il progredire del processo di ringiovanimento dell’Associazione Nazionale. MOSES HOGAN – Conservare viva la tradizione dello Spiritual Moses Hogan fu uno dei dieci compositori di fama mondiale ai quali per il “Sesto Symposium Mondiale della Musica corale” nel 2002 a Minneapolis era stata commissionata una nuova composizione corale. “…Internazionalmente rinomato come Pianista, Direttore di Coro e Arrangiatore, Moses Hogan è riconosciuto quale forza trainante primaria nella promozione e nella conservazione dell’esperienza musicale Afro-Americana”. (Oxford University Press). Nato a New Orleans in Louisiana il 13 Marzo 1957, si era diplomato al NOCCA (Centro per le arti creative di New Orleans) e al Conservatorio Musicale Oberlin nell’Ohio. Aveva proseguito gli studi alla Juliard School of Music di New York e all’Università Statale di Baton Rouge. Ha fondato e diretto la Moses Hogan Chorale divenuta ben presto famosa per le sue forti interpretazioni degli Spirituals Afro-Americani. Rinnovando sia per i cantori, sia per il pubblico il genere degli Spirituals Afro-Americani è stato uno dei nomi più influenti nel campo del cantare moderno. Nel 2001 ha pubblicato il nuovo “Oxford Book of Spirituals” oggi considerato la prima antologia di grande portata di questa forma d’arte, con esempi che vanno da compositori dell’inizio del XX sec. Hall Johnson e Harry Burleigh fino agli arrangiatori moderni Jester Hairton e Moses Hogan. Il maestro Moses Hogan è morto a 46 anni lo scorso 11 Febbraio 2003. Per gli interessati a questo genere musicale è disponibile il testo (2 pagine fitte) di una intervista in cui Moses Hogan presenta il suo modo di pensare, di sentire, di re-interpretare, di operare nel campo dello Spiritual afro-americano. Vista la grande diffusione (anche se non sempre secondo canoni corretti) che il genere ha avuto anche nel nostro paese, piace anticipare anche soltanto una citazione: “…Una volta che conosci la storia e le origini di questa musica, come fu creata e le condizioni in cui fu creata, ed applichi correttamente le regole di esecuzione, allora sei qualificato per interpretare uno Spiritual tanto quanto lo sono io. Non devi essere afro-americano per interpretare gli spirituals e per portare il messaggio di speranza ai popoli di tutte le razze. Questa è la bellezza dello spiritual. Lo Spiritual ha toccato la vita di genti d’ogni razza. Ma devi essere informato di quelle cose che sono stilisticamente appropriate e allora la tua “musicianship” può essere portata alla musica ed avrà successo”. PRIMIZIE DISCOGRAFICHE (già “Angolo del Melomane”) Mondiale dei Ragazzi, il Festival America Cantat in Mexico, il Coro Giovanile Andino nell’America Latina, Songbridge e Musica CD-Rom. Diverse sono le segnalazioni di grande interesse, ma per ragioni tiranniche di spazio a disposizione ci si deve porre dei limiti. Un po’ di …schietto tifo per un nostro musicista contemporaneo è il paramentro che questa volta prevale. Si intende presentare una recente pubblicazione di una nuova edizione del famoso “Stabat Mater” di Gioacchino Rossini, ad opera del Maestro Riccardo Chailly, a capo di un team di solisti italiani (Frittoli, Ganassi, Sabbatici, Pertusi), del Coro della Radio Olandese e dell’Orchestra Olandese Concertgebow. E’ una esecuzione molto solida che offre un bell’equilibrio fra il lirismo delle sezioni solistiche e la sincera emozione spirituale che traspare chiara da tutto il lavoro. La lettura dell’opera, in qualche modo obiettiva, da parte di Chailly aiuta ad evitare negli effetti romantici il prevalere pesante del pathos. Rincresce soltanto la relativamente breve durata del CD che si esaurisce entro i 55 minuti. (Decca 460 781-2). - Erik Westberg direttore di coro e professore di Direzione e Canto corale dell’Università Tecnologica di Luleå e della Scuola di musica di Piteå nonché iniziatore del “Progetto 2000 Canto Corale per la Pace e la Giustizia” presenta il Dossier sulla Musica Corale nella Regione Euro-Artica di Barents, la regione più a nord di Norvegia, Svezia, Finlandia e Russia, con articoli scritti da esperti abitanti nella Regione di Barents stessa: insegnanti di università e conservatori, direttori, ricercatori, compositori ed altre persone che hanno sempre vissuto qui. “Benvenuti a conoscere la Regione di Barents!” è il suo saluto/augurio esplicito. TELEGRAFICAMENTE… Per accenni, altre notizie interessanti: - E’ attivo il nuovo Sito del Coro Giovanile Mondiale – www.worldyouthchoir.org - che contiene informazioni esaustive circa il progetto, la storia, le sessioni future, il reclutamento dei giovani cantori. Presto una sezione sarà riservata a Cantori passati e presenti di WYC. Il sito usa Macromedia Flash plug-in 6, automaticamente scaricabile, se necessario. - Dopo le Olimpiadi Corali di Busan (Corea, nel 2002) il Governo coreano ha espresso il desiderio di continuare nel paese, su base internazionale, la promozione della musica corale. E’ possibile a breve l’apertura di un ufficio internazionale di IFCM (Federazione Internazionale per la Musica Corale) per curare lo sviluppo delle attività corali nell’area Asia-South Pacific. La prima attività programmata è, invece, una sessione del Coro Giovanile Mondiale per il 2004. - Collaborazione IFCM e Unione Europea: il progetto presentato nell’ambito del “Grundtvig Program” (Educazione per gli adulti – Vedi “Mondocoro” in CHORALiter n. 9/2002 “Un Diploma Europeo di Direzione Corale”) è stato accettato a Bruxelles. Consiste in una rete di 5 master classes per cantori e direttori di coro, da tenersi negli anni 2004 e 2005. - Il sito di IFCM (www.ifcm.net ) si è arricchito di nuove pagine per presentare nuovi progetti, tra cui la Fondazione Tagger di Vigevano, il Coro - Dal 27 Luglio al 3 Agosto 2005 avrà luogo a Kyoto (Giappone) il 7° Symposium Mondiale della Musica Corale “Cantus populi, cantus mundi, Cantus Omnibus Unus” (Il canto del popolo, canto del mondo. Un solo canto per tutti”). Sono disponibili dettagli e recapiti per proporre la propria partecipazione: 7th Symposium on Choral music c/o Japan Choral Association Yaginuma bldg. 6E, 1-5-8 Ebisu Shibuya-ku, Tokyo 150-0013, Japan e-mail: [email protected] Fax: +81-3-5421-7151 URL: http://www.jcanet.or.jp/wscm - Due articoli per due diverse eccezionali esperienze corali: “Il Coro Jubisor”, un coro argentino costituito da sordo-muti in pensione; e – per la rubrica “Il mondo dei Cori di Ragazzi e Giovani” – “Una scuola di canto in Danimarca”, come è stata voluta, presentata alla società politica e commerciale, come è stata preparata, organizzata e realizzata. (Ricordiamo che le fonti prevalenti di queste notizie sono “EC Magazine”, rivista della Federazione Europea Giovani Corali (Europa Cantat FEJC) e “ICB” della Federazione Mondiale per la Musica Corale (IFCM). Ricordiamo pure che dettagli, informazioni, e articoli qui forzatamente riassunti o presentati solo per accenni sono comunque disponibili in edizione integrale in lingua inglese. La richiesta può essere inoltrata alla Redazione o direttamente al responsabile della rubrica “Mondocoro”: G. Morandi, fax: 02 700 440 733; e-mail: [email protected] ). 33 concorsi 39° CONCORSO NAZIONALE CORALE TROFEI “CITTÀ DI VITTORIO VENETO” 12° GRAN PREMIO “EFREM CASAGRANDE” Vitto r io Ve n e t o, 8 e 9 m aggi o 2004 Art. 1 - Il 39° Concorso nazionale di canto corale per l’assegnazione dei Trofei “Città di Vittorio Veneto” avrà luogo a Vittorio Veneto nei giorni 8 e 9 maggio 2004. PARTECIPAZIONE Art. 2 - Il concorso è riservato a complessi corali amatoriali. Tale qualifica non riguarda i direttori né gli eventuali strumentisti richiesti dal programma. Il numero degli esecutori di ciascun complesso corale, escluso il direttore, deve essere non inferiore a 16 e non superiore a 40, pena l’esclusione. La rispondenza ai limiti stabiliti sarà verificata nel corso dell’esecuzione. 34 Art. 3 - Il concorso si articola in tre categorie: Categoria A Cori con repertorio polifonico su un progetto-programma Categoria B Cori con repertorio popolare su un progetto-programma Categoria C Cori di bambini (di ambo i sessi nati dopo il 31.12.1988) Dal 2004 la categoria C avrà cadenza biennale. Ciascun complesso corale potrà iscriversi a più di una categoria purché siano rispettate le modalità previste per ciascuna di esse. ISCRIZIONE E DOCUMENTI Art. 4 - Le domande di iscrizione dovranno essere indirizzate alla segreteria del “39° Concorso Nazionale Corale” – Comune di Vittorio Veneto – Piazza del Popolo 14 – 31029 Vittorio Veneto (TV), e pervenire entro le ore 12.00 del 6 febbraio 2004. L’iscrizione al concorso comporta il versamento della tassa di Euro 55 (non rimborsabile) sul c/c postale n° 12208310 intestato a: Tesoreria Comunale - Comune di Vittorio Veneto (indicare la causale). È richiesta la seguente documentazione: a) domanda di iscrizione (il modulo può essere richiesto alla segreteria del concorso o scaricato dal sito www.comune.vittorioveneto.tv.it alla pagina “Città della musica”); b) breve curriculum del coro e del direttore, con particolare riferimento agli ultimi cinque anni; c) (per le categorie A e B) scheda illustrativa del progetto-programma; d) n. 8 copie delle partiture dei brani, chiaramente leggibili e ordinatamente rilegate, in formato A4 con indicazione della durata di ciascun brano; e) registrazione di buona qualità, su nastro magnetico o CD, di almeno tre brani eseguiti dal coro, di cui almeno due tra quelli indicati nel programma presentato; f) (solo per la cat. C) elenco nominativo dei componenti il coro e rispettiva data di na- scita; tale documento dovrà essere sottoscritto, sotto la propria personale responsabilità, dal presidente o dal segretario oppure dal direttore del coro; g) ricevuta del versamento di Euro 55 per ogni singola iscrizione. La documentazione inviata verrà acquisita dall’archivio della segreteria del concorso. AMMISSIONE Art. 5 - Il comitato artistico ammetterà i cori alle competizioni in base a: a) valutazione del programma; b) ascolto della documentazione sonora; c) esame del curriculum del coro e del direttore. PROGRAMMI • Categoria A - Cori con repertorio polifonico su un progetto-programma Art. 6 - I cori iscritti alla categoria A dovranno presentare un programma della durata massima di 20 minuti (pause comprese), impostato secondo un progetto (programma tematico, monografico, frutto di ricerca musicologica, di studi e/o di collaborazioni con compositori ed elaboratori, ecc.) che andrà illustrato attraverso una breve scheda. È ammesso accompagnamento strumentale, se previsto dall’autore, fino ad un massimo di quattro strumenti; l’organizzazione metterà a disposizione il pianoforte. Non è permesso l’uso di strumenti elettronici e di basi musicali registrate. • Categoria B - Cori con repertorio popolare su un progetto-programma Art. 7 - I cori iscritti alla categoria B dovranno presentare un programma della durata massima di 20 minuti (pause comprese), impostato secondo un progetto (programma tematico, monografico, frutto di ricerca musicologica, di studi e/o di collaborazioni con compositori ed elaboratori, ecc.) che andrà illustrato attraverso una breve scheda. Le elaborazioni corali devono essere basate su melodie popolari della tradizione orale italiana e/o di etnie di confine. Sono ammesse non più di due composizioni d’autore. È ammesso accompagnamento strumentale, se previsto dall’autore, fino ad un massimo di quattro strumenti; l’organizzazione metterà a disposizione il pianoforte. Non è permesso l’uso di strumenti elettronici e di basi musicali registrate. • Categoria C - Cori di bambini (biennale dal 2004) Art. 8 - I cori iscritti alla categoria C dovranno presentare un programma libero della durata massima di 15 minuti (pause comprese), comprendente brani originali - cioè composti e/o elaborati per coro di voci bianche, non trascrizioni o adattamenti - dei quali almeno uno a cappella. È ammesso accompagnamento strumentale, se previsto dall’autore, fino ad un massimo di quattro strumenti; l’organizzazione metterà a disposizione il pianoforte. Non è permesso l’uso di strumenti elettronici e di basi musicali registrate. Nella scheda d’iscrizione vanno indicati anche due brani di riserva. CALENDARIO DELLE PROVE Art. 9 - Date e sedi delle prove, nonché l’orario e il programma d’esecuzione approvato dal comitato artistico saranno comunicati per lettera entro l’8 marzo 2004. Qualora un coro non fosse presente all’orario previsto dall’ordine di esecuzione potrà eseguire la prova entro un’ora dall’orario stabilito - purché i motivi del ritardo siano ritenuti validi dall’ente organizzatore - ma in ogni caso non oltre all’ora prevista per la chiusura delle audizioni della categoria d’appartenenza. COMMISSIONE GIUDICATRICE Art. 10 - La commissione giudicatrice del concorso sarà nominata dal Comune di Vittorio Veneto su indicazione del comitato artistico. Il giudizio della commissione giudicatrice è insindacabile e inappellabile. CLASSIFICHE - VALUTAZIONI FINALI Art. 11 - Al termine delle audizioni di ogni categoria potranno essere fissati eventuali riascolti supplementari. La commissione giudicatrice formulerà un giudizio tenendo conto dei seguenti parametri: intonazione, qualità vocale, musicalità e interpretazione. I giudizi, che concorreranno a formare la valutazione globale della commissione giudicatrice su ciascun complesso corale, verranno successivamente inviati al direttore del coro. La classifica di ogni categoria verrà stilata sulla base del punteggio medio conseguito, espresso in decimi. I risultati ufficiali saranno resi noti al termine delle audizioni di ciascuna categoria. Successivamente i direttori potranno avere un colloquio con la commissione giudicatrice per una valutazione più approfondita della prova offerta. RIMBORSI Art. 12 - Ai primi dieci complessi corali ammessi provenienti da località distanti più di 200 Km. da Vittorio Veneto, tra cui almeno i primi tre per la categoria C, verrà riconosciuto un rimborso spese viaggio di Euro 300. Farà fede la data d’arrivo registrata dall’Ufficio Protocollo del Comune. La distanza fra la località di provenienza del gruppo corale e Vittorio Veneto verrà calcolata per la via più breve, ad insindacabile giudizio dell’ente organizzatore. Ai complessi corali verrà riconosciuto un solo rimborso spese viaggio, anche se partecipanti a più categorie. PREMI Art. 13 - Per ognuna delle categorie sono previsti i seguenti premi (al lordo delle ritenute di legge): - primo premio Euro 1.500 - secondo premio Euro 1.000 - terzo premio Euro 500 In caso di assegnazione di premi ex-aequo l’importo verrà suddiviso. Ai cori vincitori del secondo e del terzo premio, se ammessi al concerto finale, verrà riconosciuto un ulteriore rimborso di Euro 300. È facoltà dei cori premiati esibire regolare giustificazione delle spese sostenute per la partecipazione al concorso (viaggio e/o soggiorno) fino alla concorrenza dell’ammontare del premio. La somma corrispondente al rimborso non sarà soggetta a ritenuta. Art. 14 - I cori vincitori del primo premio di ogni categoria riceveranno il Trofeo “Città di Vittorio Veneto” e il diploma di classifica; al direttore del coro sarà consegnata una targa offerta dall’ASAC (Associazione per lo Sviluppo delle Attività Corali – Veneto). Ai cori che avranno ottenuto il secondo e il terzo premio verranno consegnati un oggetto ricordo e il diploma di classifica. GRAN PREMIO “EFREM CASAGRANDE” Art. 15 - I vincitori dei Trofei “Città di Vittorio Veneto” nelle categorie A, B e C parteciperanno di diritto alla competizione per l’assegnazione del 12° Gran Premio “Efrem Casagrande” che si terrà domenica 9 maggio 2004 alle ore 17. Art. 16 - I cori di cui all’art. 15 eseguiranno tre brani della durata complessiva non superiore ai 12 minuti (pause comprese). Tale programma verrà concordato con il comitato artistico e la commissione giudicatrice. Art. 17 - Al vincitore del Gran Premio verranno assegnati un trofeo e un premio di Euro 1500 offerti dalla FE.N.I.A.R.CO. (Federazione Nazionale Italiana delle Associazioni Regionali Corali). Art. 18 - I cori ammessi al concerto per l’assegnazione del Gran Premio “Efrem Casagrande” avranno diritto ai premi in denaro e al rimborso di cui all’art. 13 solo a condizione che partecipino al concerto finale. Art. 19 - La commissione giudicatrice potrà ammettere al concerto finale, fuori competizione, anche altri cori meritevoli; inoltre sarà invitato un coro veneto su proposta dell’ASAC. ALTRI PREMI Art. 20 - Al direttore di coro, anche non classificato, che avrà dimostrato particolari doti interpretative verrà assegnato un premio (buono acquisto) di Euro 300 offerto dal Coro A.N.A. e dalla Sezione A.N.A. di Vittorio Veneto in memoria del maestro Efrem Casagrande. Art. 21 - Al coro veneto iscritto all’ASAC ritenuto migliore dalla commissione giudicatrice verrà assegnato un premio (buono acquisto) di Euro 300 offerto dall’Associazione stessa, purché abbia ottenuto un punteggio medio superiore a 7/10. Art. 22 - In ognuna delle categorie verrà assegnato un premio di Euro 400 al coro che avrà presentato il programma più interessante. Art. 23 - La commissione giudicatrice, inoltre, ha la facoltà di assegnare altri premi. DISPOSIZIONI FINALI Art. 24 - I complessi corali rinunciano sin d’ora a qualsiasi compenso per l’eventuale registrazione o per trasmissioni effettuate da enti radiotelevisivi pubblici o privati. Art. 25 - L’ente organizzatore si riserva di apportare modifiche al presente regolamento o di revocare il concorso per cause di forza maggiore. Comitato artistico: Filippo Maria Bressan, Aldo Cicconofri, Stefano Da Ros, Paolo Merkù, Mario Mora. Coordinamento artistico: Stefano Da Ros Segreteria organizzativa: Ufficio Cultura del Comune di Vittorio Veneto - Piazza del Popolo n. 14 - 31029 VITTORIO VENETO (TV) - tel. 0438-569.310 – fax 0438-53966 [email protected] www.comune.vittorio-veneto.tv.it Le manifestazioni sono realizzate con il contributo e la collaborazione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Veneto, della Provincia di Treviso, della FE.N.I.A.R.CO. (Federazione Nazionale Italiana delle Associazioni Regionali Corali), dell’A.S.A.C. (Associazione Sviluppo Attività Corali del Veneto), della Banca Prealpi, della Comunità Montana delle Prealpi Trevigiane, della Sezione A.N.A. e del Coro A.N.A. di Vittorio Veneto. ✥ 3ª RASSEGNA NAZIONALE DI CORI SCOLASTICI “Roberto Goitre” Vittor io Ven eto, s abato 15 maggio 2004 2° FESTIVAL NAZIONALE DI CORI GIOVANILI E DI SCUOLE SUPERIORI Vittorio Veneto, domenica 16 maggio 2004 Manifestazioni istituite nell’ambito del Concorso nazionale corale Trofei “Città di Vittorio Veneto” al fine di favorire la diffusione del canto corale nella Scuola e creare occasioni d’incontro per i giovani impegnati nell’attività corale. ESTRATTO DEL REGOLAMENTO PARTECIPAZIONE Alla Rassegna nazionale di cori scolastici “Roberto Goitre” (sabato 15 maggio 2004) possono partecipare cori operanti nelle scuole elementari o medie inferiori. Al Festival nazionale di cori giovanili e di scuole superiori (domenica 16 maggio 2004) possono partecipare cori operanti nelle scuole medie di II grado e cori giovanili i cui componenti non devono aver superato i 25 anni d’età. Non è previsto alcun limite di organico. Entrambe le manifestazioni non hanno carattere competitivo e si svolgeranno nell’arco di una giornata. PROGRAMMA I cori iscritti dovranno presentare un programma libero della durata di circa 15 minuti, anche con accompagnamento di pianoforte e/o di altri strumenti, con esclusione di basi musicali registrate. Le audizioni si terranno al mattino o nel primo pomeriggio, in relazione al numero dei cori partecipanti e alla loro provenienza. Nel pomeriggio presso i Giardini Pubblici, dalle ore 16.30 alle ore 18.30 circa, si svolgeranno la cerimonia di premiazione e il concerto finale al quale tutti i cori sono tenuti ad esibirsi con due o tre canti. Sede, orario e programma d’esecuzione saranno comunicati entro il 15 marzo 2004. RIMBORSI I primi venti cori iscritti (dieci della Rassegna e dieci del Festival) avranno diritto ad un rimborso di Euro 400. ISCRIZIONE E DOCUMENTI Le domande di iscrizione dovranno essere indirizzate alla segreteria del “39° Concorso Nazionale Corale” – Comune di Vittorio Veneto – Piazza del Popolo 14 – 31029 Vittorio Veneto (TV), e pervenire entro le ore 12.00 del 6 febbraio 2004. L’iscrizione comporta il versamento della tassa di Euro 30. È richiesta la seguente documentazione: a) domanda di iscrizione (su apposito modulo); b) scheda di presentazione del coro e del direttore; c) n. 4 copie delle partiture dei brani; d) (solo per il Festival) elenco nominativo dei componenti il coro e rispettiva data di nascita; e) ricevuta di versamento della tassa d’iscrizione. COMMISSIONE D’ASCOLTO - VALUTAZIONE Visto il carattere propedeutico e didattico delle manifestazioni, non verrà stilata alcuna graduatoria. Una commissione d’ascolto avrà il compito di formulare un giudizio in cui saranno evidenziati gli elementi qualificanti del coro ed espressi alcuni suggerimenti; tale giudizio verrà successivamente inviato al direttore. La commissione d’ascolto sarà composta da tre musicisti: un compositore, un direttore di coro e un docente che opera nella scuola (elementare, media o superiore) alla direzione di un coro scolastico o in qualità di coordinatore di un laboratorio corale. A tutti i cori saranno consegnati un oggetto ricordo e un attestato di partecipazione con evidenziate le qualità del coro. I REGOLAMENTI COMPLETI E I MODULI D’ISCRIZIONE POSSONO ESSERE RICHIESTI ALLA SEGRETERIA DEL CONCORSO OPPURE SCARICATI DAL SITO www.comune.vittorio-veneto.tv.it alla pagina “Città della musica” 35