Acceleratori di particelle nella fisica delle alte energie Stefano Passaggio Lezioni per il corso di Fisica delle Particelle Dottorato in Fisica – XXI Ciclo A.A. 2007-2008 Introduzione z Ragion d’essere degli acceleratori Lo studio sperimentale dei nuclei e delle particelle elementari e delle loro interazioni consiste in larga parte nello studio di processi di collisione tra particelle ad energie sufficientemente elevate (λ=h/p; s ) e/o con statistica sufficientemente grande ( σ ( s ); studio di processi di decadimento rari) Un ingrediente fondamentale per questo settore della fisica sperimentale è quindi costituito da apparati in grado di fornire fasci continui o impulsati di particelle (cariche o neutre) di energia e intensità opportune per il tipo di ricerca che ci si propone di realizzare In certi casi, come vedremo, diverse ragioni di carattere cinematico e/o dinamico rendono necessaria (o quantomeno preferibile) la disponibilità di due fasci da portare in collisione uno contro l’altro (colliders), anziché di un solo fascio incidente su un bersaglio fisso A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 2 p-(anti)p cross-sections e+e- annihilation cross-section -1 2 3 4 e.g.: produzione di SM Higgs s [GeV] La sezione d’urto di annichilazione non risonante dipende da s come 1/s A.A. 2007-2008 Parton distribution functions in the proton S. Passaggio - Acceleratori di particelle 3 La natura mette in realtà a nostra disposizione delle sorgenti naturali di particelle più o meno energetiche e/o intense (sorgenti radioattive, raggi cosmici) Per taluni studi, tali sorgenti (RC) sono le uniche disponibili… Come vedremo, gli acceleratori attuali (e anche quelli concepibili in futuro in base alle tecniche di accelerazione attualmente disponibili) sono limitati in energia (fino ad oggi E(e±) ≤ 104.5 GeV [LEP2000], E(p) ≤ 1.0 TeV [Tevatron]; nel futuro prossimo si raggiungeranno energie E(p) = 7.0 TeV [LHC, a partire dal 2007], E(e±) ~ 500 GeV [collider lineare di nuova generazione, non ancora approvato]) I raggi cosmici incidenti sull’atmosfera terrestre, viceversa, hanno uno spettro in energia che raggiunge valori ≥ 1018 ÷ 1019 eV (ossia 106 ÷ 107 TeV), anche se con intensità molto piccole Le limitazioni dei raggi cosmici come fasci naturali di particelle energetiche in termini di intensità e di dispersione in energia e direzione rendono comunque necessaria la costruzione di “sorgenti artificiali” (acceleratori, accumulatori, colliders) A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 4 Caratteristiche z Energia o impulso del fascio o dei fasci (e loro dispersione) z Intensità Intensità istantanea (particelle per impulso o “bunch”), numero di “bunches” accumulati (in un accumulatore/collider) Luminosità (per i colliders, in unità di cm-2 s-1), Corrente media (mA) R = L σ int dove R = numero di eventi per unità di tempo σint = sezione d’urto di interazione (invariante per boosts longitudinali) In un collider con k bunches per fascio, frequenza di rivoluzione dei bunches pari a f, N1 particelle per bunch in un fascio e N2 particelle per bunch nell’altro fascio, distribuzione gaussiana di densità nei due fasci (dev. std. σx, σy nelle due direzioni trasv.): L= f k A.A. 2007-2008 N1 N 2 4π σ xσ y S. Passaggio - Acceleratori di particelle 5 z Fattore di utilizzazione “Duty cycle” (nel caso di un acceleratore impulsato, con fascio su bersaglio fisso, è la frazione di tempo in cui l’acceleratore fornisce particelle all’esperimento) Intervallo temporale tra due “bunch crossings” consecutivi (nel caso di un collider) A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 6 Elementi fondamentali z Una sorgente di ioni o elettroni z Una camera a vuoto all’interno della quale le particelle si muovono nel corso del processo di accelerazione e/o durante il periodo nel quale restano accumulate (accumulatore/collider) la qualità del vuoto è un elemento particolarmente critico nel caso degli accumulatori/colliders, nei quali il o i fasci accumulati circolano per un tempo lungo (dell’ordine di ore) O.d.G.: 10-6 Torr per secondo di tempo di presenza delle particelle nella camera a vuoto (10-11 Torr/giorno per un accumulatore) z Un dispositivo di guida e focalizzazione, che di solito utilizza per entrambi gli scopi dei campi magnetici, per mantenere le particelle in prossimità di un’orbita o traiettoria di riferimento z Un sistema di accelerazione, mediante campi elettrici (nella maggior parte dei casi oscillanti), per accelerare le particelle ed eventualmente compensare le perdite di energia (dovute prevalentemente ad emissione di radiazione di sincrotrone) A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 7 z Dispositivi di misura e correzione, per controllare l’intensità, la posizione e le dimensioni del o dei fasci nel corso del processo di accelerazione ed eventualmente del periodo in cui i fasci restano accumulati e, se necessario, correggere automaticamente posizione, dimensioni e dispersione in energia del o dei fasci z Nel caso di acceleratori che producono un fascio da utilizzare su bersaglio fisso, un bersaglio interno all’accumulatore o un sistema che consenta l’estrazione del fascio e lo convogli su uno o più bersagli esterni; nel caso di un collider il “bersaglio” e’ costituito da un secondo fascio accumulato, circolante in senso opposto al primo A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 8 Classificazione ed evoluzione z Acceleratori a tensione continua Si applica una ddp (costante) elevata tra una sorgente di ioni e il bersaglio (o, come ora avviene, l’ingresso di uno stadio di accelerazione successivo) L’acceleratore di questo tipo costruito da Cockroft e Walton nel 1932 (E = 600 keV) rappresenta il primo esemplare di acceleratore di energia sufficiente per gli scopi della fisica nucleare, e consentì di produrre la prima reazione di scissione di nuclei (p + Li → 2 He) Principio di funzionamento: alimentatore di tensione AC sistema di raddrizzatori a diodi Caratteristiche e limiti: può fornire correnti continue di qualche mA energia limitata (ddp max: ~ MV) dispersione in energia abbastanza elevata L’acceleratore di Cockroft e Walton viene oggi utilizzato come stadio di ingresso di energia limitata (~ 750 keV) per acceleratori lineari (che a loro volta possono costituire uno stadio di pre-accelerazione per acceleratori circolari) A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 9 All’incirca negli stessi anni in cui Cockroft e Walton svilupparono il loro acceleratore, Van de Graaff realizzò un altro tipo di acceleratore a tensione continua, basato sul trasporto e l’accumulo di carica su un elettrodo metallico isolato Caratteristiche e limiti: piccola dispersione in energia fornisce una corrente continua o impulsata energia limitata (ddp max: ~ 10 MV) debole intensità di corrente (~ μA) È possibile raddoppiare la ddp efficace per l’accelerazione sfruttando un’idea proposta da Alvarez negli anni ’50: acceleratore Tandem Caratteristiche e limiti: v. Van de Graaff (ddp efficace max: ~20÷30 MV) A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 10 Cockroft-Walton Van de Graaff Tandem A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 11 z Accelerazione mediante campi e.m. variabili nel tempo: principio e motivazioni L’energia raggiungibile con un acceleratore a tensione continua è limitata da fenomeni di scarica È possibile però evitare questo tipo di problemi utilizzando un campi e.m. variabili nel tempo G G G ∂A E = −∇ϕ − ∂t descrive il campo elettrico statico delle macchine di Cockroft-Walton e Van de Graaff descrive un campo variabile nel tempo In particolare G G G ∂B ∇∧E =− ⇒ ∂t G G G d v∫γ E ⋅ dl = − dt ∫Σ B ⋅ dS Per accelerare una particella su un’orbita chiusa sono necessari campi dipendenti dal tempo A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 12 z Accelerazione mediante campi e.m. variabili nel tempo: betatrone Doppio ruolo del campo magnetico: G G G G G G dp ∂B G = q( E + v ∧ B) ∇∧E =− ∂t dt mantiene il fascio di particelle da accelerare su un’orbita circolare G dp Δp G G = q v ∧ Borbit ⇒ p = q ρ Borbit ⇒ ΔBorbit = dt qρ (per mantenere ρ costante) variando nel tempo, accelera il fascio G G G G G G dp d dp q ρ dBavg qρ = qE ; v∫ E ⋅ dl = − ∫ B ⋅ dS ⇒ = ⇒ Δp = ΔBavg C Σ ρ ρ 2 dt 2 dt dt dt Affinché il fascio venga accelerato a ρ = cost, deve essere: ΔB ΔBorbit = avg 2 Insensibile agli effetti relativistici ⇒ OK per elettroni S Difficile estrazione del fascio S E d 300 MeV S Affidabile e poco costoso S A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 13 z Accelerazione mediante campi e.m. variabili nel tempo: accelerazione risonante campo elettrico oscillante, in fase con il passaggio delle particelle c il fascio presenta conseguentemente una struttura discontinua nella coordinata longitudinale (“bunches”: gruppi di particelle vicine tra loro nella coordinata longitudinale, separati da intervalli spopolati) tre implementazioni fondamentali c acceleratore lineare (LINAC): no B traiettoria rettilinea serie lineare di tubi di drift, intervallati da “gap” acceleratrici c (sincro)ciclotrone: B costante traiettoria a spirale (ρ crescente) elettrodi “a D” frequenza di rivoluzione costante solo per energie non relativistiche c sincrotrone: B cresce ~ linearmente con E traiettoria circolare (ρ costante) una o più cavità acceleratrici, attraversate ripetutamente dalle particelle A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 14 Acceleratori lineari (LINAC) c Le particelle devono essere schermate dal campo quando questo è decelerante c Acceleratori lineari per ioni (vengono attualmente utilizzati, nel campo della fisica delle alte energie, come iniettori per acceleratori circolari di alta energia) c Struttura Wideroe (κ = 1; L < λ) Ln n Ln = κ vn v λ T =κ n c 2 2 cresce al crescere di n A.A. 2007-2008 n+1 dove: T = periodo λ = lunghezza d'onda κπ = sfasamento tra due gap successive vn = velocità dello ione al centro della n-ma gap S. Passaggio - Acceleratori di particelle 15 Se: L = lunghezza totale dell’acceleratore K = energia cinetica finale ΔK = guadagno in energia per gap (N = K/ΔK = numero di gaps) m = massa del protone A = numero atomico dello ione accelerato L= κ ΔK K3 λ A mc 2 2 La lunghezza dei tubi di drift cresce al crescere della velocità, e diventa proibitivamente grande abbastanza rapidamente c e.g.: per un protone di en. cinetica K = 1 MeV (β = 4.6 10-2) se νRF = 7 MHz la particella percorrerà circa 1 m in mezzo ciclo RF La via d’uscita da questo problema consiste nell’aumentare νRF, ma ad alte νRF la struttura a tubi di drift aperti irradia una energia e.m. sempre maggiore A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 16 A sua volta, il problema della perdita di energia per emissione di radiazione e.m. viene risolto racchiudendo la struttura a formare una serie di cavità Tali cavità possono essere disposte adiacenti una all’altra, e, scegliendo κ = 2 (ossia gap tutte in fase tra loro), si ottiene che la corrente che scorrerebbe nelle pareti divisorie tra una cavità e l’altra si annulla Le pareti tra due cavità adiacenti possono essere eliminate Modo π (κ = 1) A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle Modo 2π (κ = 2) 17 c Struttura Alvarez (κ = 2; frequenza ~ 102 ÷ 103 MHz; λ < L) c Acceleratori lineari per elettroni Già ad energie abbastanza piccole gli elettroni si muovono con β praticamente uguale a 1 ⇒ la lunghezza dei tubi di drift rimane costante Per νRF sufficientemente elevate (e.g. νRF ~ 3 GHz), λ0~10 cm L’idea fondamentale per particelle UR consiste nell’accelerare queste ultime mediante onde e.m. progressive guidate Onda stazionaria = sovrapposizione di due onde progressive (+z, -z) Se la velocità di fase delle onde è uguale alla velocità delle particelle che vengono “accelerate” l’onda che si propaga nella stessa direzione delle particelle le “accelererà” in maniera continua (l’altra onda ha un effetto medio nullo) A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 18 Il problema è che i modi TM (con il campo elettrico parallelo alla direzione di propagazione) in guide d’onda cilindriche o a sezione rettangolare hanno velocità di fase sempre maggiore di c Per ottenere una velocità di fase uguale alla velocità degli elettroni (ve~c) il metodo più semplice consiste nell’utilizzare una cavità a sezione variabile Scegliendo i parametri a e b in maniera opportuna, la fase cambia da cavità a cavità lungo l’acceleratore in maniera da dare una velocità di fase efficace corrispondente a ve A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 19 Il LINAC di Fermilab (400 MeV, protoni) Side-coupled cavity LINAC 116 MeV → 401 MeV Drift tube (Alvarez) LINAC 750 keV → 116 MeV A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 20 Il LINAC di SLAC (e+e-) Raffreddamento dei fasci mediante radiazione di sincrotrone (necessita di accumulatori ad anello) Produce il fascio di e+ facendo collidere parte del fascio originario di econ un opportuno bersaglio SLC SLC (SLAC Linear Collider) Emax = 50 GeV (per fascio) L = 2.5 1030 cm-2s-1 Può anche essere utiizzato come stadio di iniezione per anelli di accumulazione (PEP-II) Ee- = 9 GeV Collider Ee+ = 3.1 GeV asimmetrico A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 21 (Sincro)Ciclotrone Nel limite NR ωRF = ωrev qBc 2 qB = E M Ekin t Principio di funzionamento del focheggiamento verticale A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 22 Uno dei primi ciclotroni (Lawrence - 11” – 1 MeV) A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 23 Il sincrociclotrone da 184” di Berkeley 340 MeV (protoni) A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 24 Sincrotrone c Facendo variare β, or f (arb. units) B νRF in maniera opportuna con E l’orbita delle particelle rimane stabile (ρ=cost), e le particelle rimangono sincrone con la fase del campo acceleratore Bevatron (Berkeley) 6 GeV A.A. 2007-2008 ρ (arb. units) B (arb. units) E/Mc2 or time (arb.units) Dato che l’orbita rimane stabile, il campo magnetico necessario per mantenere chiusa l’orbita deve essere creato solo in corrispondenza di essa Ciò consente di realizzare macchine acceleratrici di dimensioni anche molto grandi (LEP, LHC: L ~ 27 km) Il fascio di particelle viene accelerato mediante una o più cavità a RF (con questa geometria, l’effetto betatronico fornisce un contributo assai minore, anche se non completamente trascurabile) S. Passaggio - Acceleratori di particelle 25 Bevatron (6 GeV) Cockroft-Walton (sorgente) Alvarez linac (iniettore) A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 26 Sincrotrone: dinamica dei fasci z Dato che le particelle compiono un numero molto elevato di rivoluzioni, il problema di base è quello della stabilità dei fasci, ossia quello di mantenere i fasci nella macchina con proprietà adeguate (intensità, sezione trasversale) per tempi lunghi Focheggiamento trasversale c Correggere le inevitabili deviazioni dall’orbita ideale per particelle di energia pari all’energia nominale del fascio, in modo da mantenere il fascio su un’orbita stabile c Ridurre il più possibile le dimensioni trasversali del fascio, specialmente (per i collider) in corrispondenza delle regioni di interazione: L= f k N1 N 2 4π σ xσ y Stabilità di fase (focheggiamento longitudinale, o in impulso) c Il fatto che particelle di energie diverse possiedono frequenze di rivoluzione diverse, in assenza di opportune condizioni, porterebbe ad amplificare progressivamente lo sfasamento delle particelle dal picco della tensione RF, finendo per distruggere la sincronia di accelerazione e facendo così diminuire progressivamente l’ intensità del fascio A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 27 Dinamica trasversale z Sistema di riferimento Focheggiamento ρ = ρ(s) = raggio di curvatura (eventualmente locale) r x R y s = lunghezza d’arco (misurata sull’orbita) tra un punto arbitrario fissato Q dell’orbita stessa e un punto generico P di quest’ultima (identifica la posizione di P sull’orbita) della traiettoria di riferimento (“orbita”, chiusa) O e distanza della stessa dall’asse y passante per Q il punto O(s) s ρ = r(s) = distanza della traiettoria generica dall’asse y P passante per O(s) = x(s) = r(s) – ρ(s) = coordinata radiale della traiettoria Orbita generica relativamente all’orbita Assumiamo anche = R(s,x,y) = raggio di curvatura (locale) della traiettoria q>0 generica nel piano orizzontale velocità diretta come l’asse s = y(s) = coordinata ortogonale al piano dell’orbita (coordinata “verticale”) z Focheggiamento nel piano orizzontale (y=0) R ( s , x, y ) = p ; qBy ( s, x, y ) R( s, x = 0, y = 0) = ρ ( s ) ⎛ ∂By ⎞ ρ ( s) ∂R dR ∂By ( s, x = 0, y = 0) = ( s, x = 0, y = 0) = − ⎜ ⎟ ∂x dBy ∂x By ( s, x = 0, y = 0) ⎝ ∂x ⎠ x =0 y =0 A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 28 Posto: B0 ( s ) By ( s, x = 0, y = 0) n( s ) − ρ ( s ) ⎛ ∂By ⎞ ⎜ ⎟ (indice di campo: dipende da s) B0 ( s ) ⎝ ∂x ⎠ x =0 y =0 e omettendo per semplicità di notazione la dipendenza da s, l’ultima espressione diventa: ∂R ( x = 0) = n ∂x La condizione di stabilità dell’orbita nel piano orizzontale può essere formulata come: ⎧< r ( x) per x > 0 R( x) ⎨ ⎩> r ( x) per x < 0 Dato che, per x piccolo (x << ρ): ⎛ ∂R ⎞ R( x) = ρ + ⎜ ⎟ x x ∂ ⎝ ⎠ x =0 e dato che r = ρ + x, la condizione di focheggiamento nel piano orizzontale diventa: n <1 A.A. 2007-2008 N.B. in generale: n = n(s) S. Passaggio - Acceleratori di particelle 29 Si noti che la condizione di focheggiamento orizzontale è soddisfatta anche per n ≤ 0; per la precisione, quanto minore è n, tanto più “forte” sarà l’effetto di focheggiamento orizzontale Il caso n = 0 corrisponde in particolare alla condizione di campo omogeneo: si parla allora di focheggiamento geometrico (nel piano orizzontale) Se α è l’angolo di deviazione dell’orbita generica da quella di riferimento (nel punto in cui avviene la deflessione), il massimo scarto tra le due orbite, per α << 1, vale αR (dove R è il raggio dell’orbita, supporta circolare) La lunghezza d’onda dell’oscillazione della traiettoria generica attorno a quella di riferimento è uguale a 2πR z Focheggiamento nel piano verticale (x=0) Supponendo che: Il campo magnetico non abbia componenti “s” G Nel piano dell’orbita di riferimento (y=0) sia: B ( s, x, y = 0) = By ( s, x)eˆ y la forza di Lorentz sarà data da: G G G F = qv ∧ B = − qvs By eˆx + qvs Bx eˆ y + q (vx By − v y Bx )eˆs A.A. 2007-2008 Fy = qvs Bx S. Passaggio - Acceleratori di particelle 30 La condizione di focheggiamento nel piano verticale è data da: ⎧< 0 per y > 0 Fy ⎨ ⎩> 0 per y < 0 ⇒ ⎧< 0 per y > 0 Bx ⎨ ⎩> 0 per y < 0 In quanto: vs > 0 q>0 ⇒ ∂ y Bx < 0 Per la seconda delle hp formulate sopra (Bx(y=0) = 0) G G G Ma da: ∇ ∧ B = 0 segue che: ∂ x By = ∂ y Bx , e quindi la condizione di focheggiamento nel piano verticale diventa: ∂ x By < 0 , ovvero: n>0 N.B. in generale: n = n(s) Si noti infine che quanto maggiore è n, tanto più “forte” sarà l’effetto di focheggiamento verticale z Focheggiamento debole (B, n indipendenti da s) In tali condizioni, entrambe le condizioni di focheggiamento (orizzontale e verticale devono essere soddisfatte simultaneamente: y 0 < n <1 A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle y y R 31 Come già osservato, tale condizione è tuttavia una condizione di focheggiamento debole in entrambi i piani Si dimostra che la lunghezza d’onda delle oscillazioni dell’orbita generica attorno a quella di riferimento (in entrambi i piani) sono sotto tali condizioni sempre maggiori della lunghezza dell’orbita di riferimento Inoltre, analogamente al caso del focheggiamento geometrico, lo scarto massimo dell’orbita generica rispetto a quella di riferimento scala con le dimensioni dell’orbita Al crescere delle dimensioni della macchina le dimensioni trasversali della camera a vuoto e l’apertura dei magneti diventano molto grandi (e i magneti diventano molto costosi) All’inizio degli anni ’50 si stimava che l’energia massima praticamente ottenibile con sinrotroni a focheggiamento debole fosse intorno ai 10 GeV A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 32 z Focheggiamento forte (o “a gradiente alternato”) Come si è visto, una condizione di focheggiamento forte nel piano orizzontale (n << -1) è sinonimo di forte defocheggiamento nel piano verticale, e viceversa (n >> 1) Ciò nonostante, una sequenza di magneti caratterizzati alternativamente da n << -1 e da n >> 1 può dar luogo a una situazione complessivamente focheggiante in entrambi i piani y y Se si apprestano opportune condizioni affinché ciò accada, è possibile realizzare il campo magnetico necessario per: ottenere un’orbita di riferimento chiusa focalizzare attorno all’orbita di riferimento le traiettorie che si discostano da quella ideale ( in entrambi i piani: orizzontale e verticale) mediante l’impiego di magneti individualmente specializzati per l’una o l’altra delle due funzioni indicate A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 33 Tali magneti sono, rispettivamente: G ( x, y ) = By eˆy (uniforme in x e y ) B dipoli: assicurano che l’orbita di riferimento sia chiusa, ma non possiedono alcuna funzione di focheggiamento (se non quella, molto debole, dovuta all’effetto di focheggiamento geometrico nel piano orizzontale) quadrupoli, rispettivamente con n << -1 e con n >> 1: sono caratterizzati da un campo magnetico nullo sull’asse di simmetria (per cui, a rigore: n = -∞ e n = +∞, rispettivamente); se disposti in maniera tale che l’orbita di riferimento passi per tale asse, non hanno alcun effetto sull’orbita di riferimento e svolgono soltanto una funzione di focheggiamento (quando si consideri l’azione combinata di una successione di quadrupoli con polarità alternate: il singolo quadrupolo, come già visto, focheggia in un piano e defocheggia nel piano ortogonale) s : x s : x Nuclei di ferro, sagomati come iperboli equilatere nel piano x-y G G G G ∇ ∧ B = 0 ⇒ B = −∇V G V ( x, y ) = axy ⇒ B ( x, y ) = −ayeˆx − axeˆy B′ Caso focheggiante nel piano orizzontale e defocheggiante nel piano verticale (n = -∞) A.A. 2007-2008 ∂By ∂x = ∂Bx = − a; ∂y ∂Bx ∂By = =0 ∂x ∂y Nel caso in figura: a < 0 (B’ > 0) S. Passaggio - Acceleratori di particelle 34 PEP-II LER (e+: 3.1 GeV) Sincrotroni a gradiente alternato HER (e-: 9 GeV) Quadrupoli Dipoli LEP (e+,e-: ~ 50 GeV) A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 35 Per discutere le condizioni sotto le quali uno schema di questo genere possiede proprietà focheggianti in entrambi i piani trasversali, bisogna innanzitutto: specificare la struttura della successione di elementi magnetici lungo l’orbita di riferimento c tale struttura è tipicamente periodica, e consiste essenzialmente nella ripetizione di una cella fondamentale, per cui si parla di “reticolo magnetico”, o “magnetic lattice” c la cella fondamentale costituita da dipoli e quadrupoli ha tipicamente la struttura “FODO”, dove (con riferimento a uno dei due piani trasversali: p.es. quello orizzontale): F = quadrupolo Focheggiante O = dipolo (dal punto di vista del focheggiamento equivale a un tratto di drift libero) D = quadrupolo Defocheggiante introdurre un linguaggio per la descrizione del moto nei due piani trasversali, insieme con opportune approssimazioni c Coordinate per descrivere il moto nei due piani trasversali (@ p fissato) A.A. 2007-2008 dx ds dy y; y ′ ds Piano orizzontale: x; x′ Piano verticale: S. Passaggio - Acceleratori di particelle 36 c Considerando il moto (a p fissato) nelle coordinate orizzontali (x, x’), la sola componente del campo magnetico che ci interessa è quella verticale (By), il cui valore dipende (linearmente, in un quadrupolo) soltanto da x (il moto nei due piani trasversali risulta così disaccoppiato) ~ c Se lo spessore l dei quadrupoli è piccolo rispetto al raggio di curvatura R della traiettoria da essi indotto, il campo magnetico sulla traiettoria è uniforme e il suo valore può quindi essere considerato come funzione della coordinata xin della traiettoria all’ingresso nel quadrupolo (approssimazione di lente sottile: xout = xin) cost (se p è fissato) By ( x) = B′x p ρ B (rigidità magnetica) ( ) p = qBy ( x) R = qB′xR q l θ = R R qB′l B′l xin = x p ( B ρ ) in Ovvero, tenendo conto dei segni: ′ − xin′ − Δx′ xout A.A. 2007-2008 B′l xin ( Bρ ) S. Passaggio - Acceleratori di particelle 37 c L’effetto di un quadrupolo sulle coordinate (x, x’) può quindi essere rappresentato come: ⎛ 1 0⎞ ⎛x⎞ ⎜ 1 ⎟⎛ x ⎞ = ⎜ x′ ⎟ ⎜ ⎟ ⎝ ⎠out ⎜⎜ − f 1 ⎟⎟ ⎝ x′ ⎠in ⎝ ⎠ con l’identificazione: f ( Bρ ) B′l (distanza focale) f > 0 nel caso focheggiante f < 0 nel caso defocheggiante c In tale linguaggio, l’evoluzione di una traiettoria nello spazio di drift (o di campo magnetico uniforme) di lunghezza L tra due quadrupoli consecutivi è rappresentata da: ⎛x⎞ ⎛ 1 L ⎞⎛ x ⎞ = ⎜ x′ ⎟ ⎜ ⎟⎜ ⎟ ⎝ ⎠out ⎝ 0 1 ⎠⎝ x′ ⎠in c Tale linguaggio consente inoltre di esperimere l’evoluzione di una traiettoria tra due punti qualsiasi dell’asse longitudinale s A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 38 ⎛ x⎞ ⎛ x⎞ M s s = ( , ) 1 2 ⎜ ⎜ x′ ⎟ ⎟ ⎝ ⎠s2 ⎝ x′ ⎠s1 dove M(s1,s2) è la matrice 2×2 che si ottiene moltiplicando tra loro le matrici corrispondenti a tutti gli elementi magnetici (quadrupoli, dipoli, spazi di drift) compresi tra s1 e s2: M (s1 , s2 ) = ∏ M i i NB: det(M) = 1, dato che det(Mi) = 1 ∀i c Per una cella FODO, con quadrupoli F e D aventi uguale modulo della distanza focale f e con uguali spazi di drift L, la matrice M corrispondente all’attraversamento della cella è: M FODO ⎛1 ⎛ 1 L ⎞⎜ =⎜ ⎟⎜ 1 0 1 ⎝ ⎠⎜ f ⎝ 0⎞ ⎛ 1 1 L ⎛ ⎞ ⎟ ⎜ 1 ⎜ ⎟ 1 ⎟⎟ ⎝ 0 1 ⎠ ⎜⎜ − ⎠ ⎝ f ⎛ L ⎛ L ⎞2 L2 ⎞ 0 ⎞ ⎜1 − − ⎜ ⎟ 2 L + ⎟ f ⎝f⎠ f ⎟ ⎟=⎜ 1 ⎟⎟ ⎜ L L ⎟ ⎟⎟ 1+ − 2 ⎠ ⎜⎜ f f ⎠ ⎝ c In un sincrotrone, indicando con M la matrice che rappresenta il trasporto su una rivoluzione completa, la condizione di stabilità per le oscillazioni trasversali può essere espressa come la richiesta che la quantità: ⎛x⎞ Mn⎜ ⎟ rimanga finita per n arbitrariamente grande ⎝ x′ ⎠in A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 39 Esprimendo la generica condizione iniziale mediante i due autovettori V1 e V2 di M: ⎛x⎞ MVi = λiVi ⎜ x′ ⎟ = AV1 + BV2 ; ⎝ ⎠in si ha che: ⎛ x⎞ M n ⎜ ⎟ = Aλ1nV1 + Bλ2nV2 ⎝ x′ ⎠in e quindi la condizione di stabilità è equivalente alla richiesta che λ1n e λ2n non crescano con n Poiché M ha determinante 1, i due autovalori sono uno il reciproco dell’altro (λ2 = 1/λ1), ovvero: ⎧ λ1 = eiμ dove μ è in generale un numero complesso ⎨ − iμ ⎩λ2 = e La condizione necessaria affinché né λ1n né λ2n cresca con n è quindi che μ sia reale Vediamo ora come tale condizione si traduce in una richiesta su M e i suoi parametri Gli autovalori di M devono soddisfare: det( M − λ I ) = 0 ovvero: λ 2 − ( Tr M ) λ + det M = λ 2 − ( Tr M ) λ + 1 = 0 (det M = 1) A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 40 Tale equazione implica che sia: λ + λ −1 = Tr M il che, nella notazione precedentemente adottata, si traduce in: eiμ + e − iμ =2cos μ = Tr M La condizione di stabilità (μ∈) si riscrive quindi nella forma: 1 Tr M ≤ 1 2 c Nel caso particolare di un reticolo costituito dalla ripetizione periodica della cella FODO, usando l’espressione di M già ricavata sopra, tale condizione diventa: L ≤1 2f A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 41 Magneti z Magneti convenzionali (a nucleo di ferro): B ≤ 2T Dipolo Quadrupolo Sestupolo A.A. 2007-2008 Magnete a funzioni combinate (focheggiamento debole) S. Passaggio - Acceleratori di particelle 42 z Magneti superconduttori HERA dipolo: B = 5T LHC dipoli: B = 8.3T A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 43 Dinamica trasversale Oscillazioni di betatrone pS ( Bρ ) q z Equazioni del moto (a p fissato (p = pS): (Bρ)=cost) (equazione di Hill) Schematizzazione sincrotrone a gradiente alternato: ρ(s), B’(s) cost. a tratti Kx = Kx(s), in quanto B’ = B’(s) e ρ = ρ(s) 1/ρ ≠ 0: dipoli B’ ≠ 0: quadrupoli Ky = Ky(s), in quanto B’ = B’(s) Focheggiamento geometrico Quando un quadrupolo focheggia in x defocheggia in y, e viceversa ρ(s) = raggio di curvatura z Equazione di Hill dell’orbita (ideale: p = pS) Simile all’equazione del moto di un oscillatore armonico, ma con una “costante” di richiamo Ki(s) che dipende da s (i = x, y) Per un acceleratore circolare, le Ki(s) sono periodiche: A.A. 2007-2008 Ki(s + C) = Ki(s) (C = lunghezza dell’orbita ideale) S. Passaggio - Acceleratori di particelle 44 z Soluzione generale dell’equazione di Hill x( s ) = A w( s ) cos[ψ ( s ) + δ ] Costanti di integrazione (condizioni iniziali) Simile alla soluzione del moto armonico, ma: c Ampiezza dipendente da s c Fase che non evolve linearmente con s Determinazione di w(s) e ψ(s): x′′ + K x x = A (2 w′ψ ′ + wψ ′′)sin(ψ + δ ) + + A ( w′′ − wψ ′2 + K x w)cos(ψ + δ ) = 0 affinché w e ψ siano indipendenti da δ 2 w′ψ ′ + wψ ′′ = 0 ⇒ 2 ww′ψ ′ + w2ψ ′′ = ( w2ψ ′)′ = 0 w′′ − wψ ′2 + K x w = 0 w3 ( w′′ + K x w) = h 2 A.A. 2007-2008 h ψ ′( s ) = 2 w (s) S. Passaggio - Acceleratori di particelle h = costante di integrazione arbitraria 45 L’espressione trovata per x(s) può alternativamente essere scritta nella forma: x( s ) = w( s )( A1 cosψ ( s ) + A2 sinψ ( s )) ⎛ ⎛ Ah ⎞ Ah ⎞ x′( s ) = ⎜ A1w′( s ) + 2 ⎟ cosψ ( s ) + ⎜ A2 w′( s ) − 1 ⎟ sinψ ( s ) w( s ) ⎠ w( s ) ⎠ ⎝ ⎝ da cui, posto: s h ψ ( s ) ≡ ∫ 2 ds ⇒ ψ ( s0 ) = 0 w (s ) s0 x( s0 ) = x0 x′( s0 ) = x0′ w( s0 ) = w0 w′( s0 ) = w0′ si ottiene che: x0 w0 x′ w − x w′ A2 = 0 0 0 0 h A1 = A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 46 Sostituendo ora queste espressioni per A1,2 nelle espressioni di x(s) e x’(s), si ottiene che: x( s0 + C ) w w′ ⎡ ⎤ = ⎢ cos Δψ C − 0 0 sin Δψ C ⎥ x0 + h ⎣ ⎦ ⎡ w02 ⎤ + ⎢ sin Δψ C ⎥ x0′ ⎣ h ⎦ ⎡ ⎛ w0 w0′ ⎞ 2 ⎤ + 1 ⎢ ⎜ ⎥ ⎟ h ⎝ ⎠ sin Δψ C ⎥ x0 x′( s0 + C ) = − ⎢ 2 w0 ⎢ ⎥ ⎢ ⎥ h ⎣ ⎦ w w′ ⎡ ⎤ + ⎢cos Δψ C + 0 0 sin Δψ C ⎥ x0′ h ⎣ ⎦ dove si è imposto che sia w(s0+C) = w0 e w’(s0+C) = w’0, e dove si è posto: s0 + C h Δψ C ≡ ∫ 2 ds (avanzamento di fase su un’intera w (s ) s0 rivoluzione) A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 47 Si noti che in tutte le espressioni ottenute la funzione w2(s) e la sua derivata w(s)w’(s) scalano con la costante di integrazione arbitraria h c Poiché ciò che si osserva è il moto della particella (e in particolare il suo avanzamento di fase su un’intera rivoluzione ΔψC), la scelta di un diverso valore di h conduce semplicemente a un diverso valore per la funzione w2(s), scalato per un fattore di h È quindi opportuno introdurre nuove variabili, dette “parametri di Courant-Snyder”: w2 ( s ) β(s) = “funzione di ampiezza” β ( s) h (rimuove la dipendenza fittizia da h) β′ 1 d β ( s) α ( s) − =− 2 ds 2 1 + α 2 ( s) γ ( s) β ( s) dove β(s) deve soddisfare l’equazione: 2 ββ ′′ − β ′2 + 4 K x β 2 = 1 (la dipendenza da h scompare) [ K x ] = [L]−2 ⇒ [ β ] = [L] A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 48 In termini dei parametri di Courant-Snyder la soluzione generale dell’equazione del moto si scrive: x( s ) = A β ( s ) cos(ψ ( s ) + δ ) ([ A] = [L]1 2 ) dove nell’ampiezza si è riassorbita la dipendenza da h nella costante di integrazione A, e dove: 1 ψ ′( s ) = β (s) Oltre a descrivere la dipendenza da s dell’ampiezza delle oscillazioni, β(s) ha anche il significato di una lunghezza d’onda locale (β(s) = λ) L’avanzamento di fase tra due posizioni longitudinali qualsiasi s1 e s2 è quindi dato univocamente da: s2 ds β (s) s1 cosicché il numero di oscillazioni per una rivoluzione completa è: 1 ds ν= “Tune” dell’accumulatore 2π v∫ β ( s ) Δψ ( s1 → s2 ) = ∫ A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 49 A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 50 z Invariante di Courant-Snyder Nella soluzione dell’equazione del moto trovata poc’anzi: x( s ) = A β ( s ) cos(ψ ( s ) + δ ) la costante A può essere espressa in termini di x(s) e x’(s) eliminando le funzioni trigonometriche Si noti infatti che la combinazione αx + βx’ e’ data da: α ( s ) x( s ) + β ( s ) x′( s ) = − A β ( s ) sin(ψ ( s ) + δ ) per cui, quadrando e sommando le due espressioni per x e per αx + βx’ si ottiene: A2 = γ ( s ) x 2 ( s ) + 2α ( s ) x( s ) x′( s ) + β ( s ) x '2 ( s ) Invariante di Courant-Snyder Per una data traiettoria, il valore di A è fissato (non dipende da s) e l’espressione dell’invariante di Courant-Snyder descrive, per ogni posizione s, un’ellissi nel piano x’ vs x A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 51 Poiché β (e quindi anche α e γ) dipende da s, la forma e l’orientamento dell’ellissi associata (per una data traiettoria: A fissato) ad ogni posizione longitudinale s lungo l’orbita varieranno in funzione di s ma... A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 52 Ad ogni attraversamento della stessa posizione longitudinale s, la particella considerata (quella corrispondente alla traiettoria fissata) si troverà (nel piano x’ vs x) sulla stessa ellissi c in generale in punti diversi della stessa per diversi consecutivi attraversamenti della posizione longitudinale s (a meno che il “tune” dell’accumulatore non sia intero, condizione che però in generale si cerca di evitare in quanto dà luogo a instabilità) Tutte le ellissi associate a qualunque posizione longitudinale s, pur avendo forma e orientazione diverse, hanno però tutte la stessa area c infatti l’area di un’ellissi descritta dall’equazione: ax 2 + 2bxy + cy 2 = d πd è data da: ac − b 2 che nel nostro caso diventa: π A2 βγ − α 2 = π A2 Quindi l’area racchiusa all’interno della traiettoria di una certa particella (non accelerata!) nel piano x’ vs x è costante A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 53 z Emittanza Passando ora a considerare non più una singola particella, ma l’intero fascio (o perlomeno un bunch del fascio), costituito da particelle con traiettorie diverse (diversi valori di A e δ), ci chiediamo quale sia l’estensione dell’area nello spazio x’ vs x occupata dal fascio stesso Questa quantità è denominata emittanza ed è indicata di solito con il simbolo ε A differenza di β(s), che è definita univocamente dall’ottica dell’accumulatore, l’emittanza è una proprietà del fascio (del modo in cui esso è stato preparato, a partire dalla sorgente) ovvero più precisamente della distribuzione dei valori di A e δ per le particelle del fascio c Nota: nel caso di un fascio di elettroni, l’emittanza è sostanzialmente determinata dai processi di emissione di radiazione di sincrotrone In pratica, il contorno del fascio nel piano x’ vs x (∀ s) può essere considerato essere un’ellissi che racchiuderà al suo interno una determinata frazione delle particelle del fascio ε = γ x 2 + 2α xx′ + β x′2 π A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 54 Per definire più precisamente la frazione di particelle del fascio contenuta all’interno dell’ellissi di area ε, dobbiamo fare un’ipotesi circa la forma della distribuzione delle particelle nel piano x’ vs x Per una distribuzione gaussiana, che è la scelta naturale per un fascio di elettroni (la radiazione di sincrotrone dà luogo a una distribuzione di questo tipo se la pardita di particelle del fascio è trascurabile) e costituisce una ragionevole approssimazione anche nel caso di un fascio di particelle più pesanti: x2 − 2 1 n( x) dx = e 2σ dx 2πσ poiché le traiettorie nel piano αx + βx’ vs x sono circolari (v. sopra), la distribuzione sarà gaussiana anche nella coordinata αx + βx’, con la stessa deviazione standard n( x,α x + β x′) dx d (α x + β x′) = 1 2πσ 2 e − x 2 + (α x + β x′ ) 2 2σ 2 dx d (α x + β x′) Se ora passiamo alle coordinate polari: r 2 = x 2 + (α x + β x′) 2 A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 55 La distribuzione diventa: n(r ,θ )r dr dθ = 1 2πσ 2 e − r2 2σ 2 r dr dθ Se definiamo un raggio a entro il quale sia contenuta una frazione F delle particelle del fascio, allora: F= 2π a a 0 0 0 ∫ ∫ nr dr dθ = ∫ e − r2 2σ 2 r dr σ2 ovvero, risolvendo per a: a 2 = −2σ 2 ln(1 − F ) Moltiplicando per β l’espressione dell’ellissi corrispondente all’emittanza ε si trova: βε = x 2 + (α x + β x′) 2 π e se questa emittanza è ora definita come l’area nel piano x’ vs x che contiene una frazione fissata F delle particelle del fascio, allora dovrà essere: βε = a2 π A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 56 ossia: βε = πα 2 = −2πσ 2 ln(1 − F ) ovvero ancora: ε =− 2πσ 2 β ln(1 − F ) Una possibile scelta di F (v. PDG) è F=39%, per la quale si ha: πσ 2 ε= β z Luminosità L= f k L= f k A.A. 2007-2008 N1 N 2 4π σ xσ y N1 N 2 4 ε x β x*ε y β y* S. Passaggio - Acceleratori di particelle 57 Dinamica longitudinale Stabilità di fase - Oscillazioni di sincrotrone z Schematizzazione del processo di accelerazione (LINAC o accelerazione risonante per un sincrotrone) Le particelle del fascio attraversano un certo numero di cavità risonanti c Una lunga sequenza di cavità disposte lungo una traiettoria rettilinea nel caso di un LINAC c Eventualmente anche una sola cavità alla quale le particelle ritornano ripetutamente grazie all’applicazione di un campo magnetico dipolare che determina un’orbita chiusa nel caso di un sincrotrone Ignorando per il momento la dinamica trasversale del fascio, ciò implica che esiste una particella ideale che risponde perfettamente al piano di accelerazione c Si tratta di quella particella che ad ogni istante di tempo possiede esattamente l’energia e la posizione longitudinale lungo l’orbita ideale tali da ricevere ad ogni attraversamento di una cavità l’esatta quantità di energia per rimanere in perfetto accordo con il piano di accelerazione c Il punto è che tale condizione è per definizione ideale: un fascio reale sarà costituito ad ogni istante da una distribuzione di energie e posizioni longitudinali A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 58 z Il problema che si pone è quindi un problema di stabilità Sotto quali condizioni una particella che a un certo istante fissato t0 ha energia E(t0) e posizione longitudinale s(t0) manterrà ad ogni successivo istante t un’energia E(t) e una posizione longitudinale s(t) “prossime” all’energia Es(t) e alla posizione longitudinale ss(t) della particella ideale? Intuitivamente, ci possiamo aspettare che tale situazione si verifichi allorché |E(t0) - Es(t0)| e |s(t0) - ss(t0)| sono sufficientemente piccoli Tale condizione, che dobbiamo comunque rendere quantitativa, pur essendo necessaria, non è tuttavia sufficiente c come vedremo, affinché la situazione di stabilità enunciata sopra si verifichi (per |E(t0) - Es(t0)| e |s(t0) - ss(t0)| sufficientemente piccoli) è necessario che la posizione longitudinale della particella ideale soddifi un opportuno criterio Il principio che garantisce che, per un’opportuna scelta di ss(t0), esistano valori di E(t0) e di s(t0) tali che la condizione di stabilità sia soddisfatta si indica con il nome di principio di stabilità di fase z Quando le condizioni per la stabilità del moto longitudinale sono soddisfatte, le particelle prossime (in E, s) alla particella ideale oscilleranno attorno ai valori Es, ss della particella ideale Oscillazioni di sincrotrone A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 59 z Come già detto sopra, ignoreremo, nel seguito i gradi di libertà trasversali (x,y) del moto delle particelle del fascio (già trattati, in maniera autonoma, nella sezione precedente) Ciò è possibile in virtù del fatto che la frequenza delle oscillazioni di sincrotrone (longitudinali) è in generale molto più piccola di quella delle oscillazioni di betatrone z Per semplificare il discorso, esamineremo in dettaglio il caso di un sincrotrone equipaggiato con una sola cavità a RF, che supporremo avere uno spessore longitudinale infinitesimo Sia V(t) = V sin ωRFt la legge oraria con cui varia con t la d.d.p. tra le due estremità longitudinali della cavità Siano tS1, tS2, ..., tSn gli istanti(*) in cui la particella ideale attraversa la cavità la prima volta, la seconda volta, ..., l’n-ma volta La fase della d.d.p. nella cavità vista dalla particella ideale in corrispondenza del suo n-mo attraversamento della cavità stessa sarà quindi: ψ ns = ωRFtns (*) In conseguenza dell’ipotesi semplificatrice formulata in merito allo spessore longitudinale infinitesimo della cavità, il tempo di attraversamento della cavità può essere trascurato rispetto al periodo di oscillazione del campo nella cavità stessa A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 60 Indicando con ωR la pulsazione di rivoluzione della particella ideale, la scelta di una pulsazione ωRF tale che: ωRF = hωR (dove h è una costante intera positiva) assicura che la particella ideale attraversi la cavità acceleratrice sempre in corrispondenza della stessa fase del campo elettrico(*) (modulo 2π) (da cui l’apice S per la particella ideale, o “sincrona”) Siano t1, t2, ..., tn gli istanti in cui una generica particella (non ideale) attraversa la cavità la prima volta, la seconda volta, ..., l’n-ma volta, e sia ψn = ωRFtn la fase della d.d.p. nella cavità vista da tale particella in corrispondenza del suo n-mo attraversamento della cavità stessa Indicando con τSn+1 l’intervallo temporale che intercorre tra l’n-mo e l’(n+1)- mo attraversamento della cavità per la particella ideale (ossia il periodo di rivoluzione della particella ideale), e con τn+1 = (τS+Δτ)n+1 l’analoga quantità per una generica particella (non ideale), le fasi della d.d.p. per due attraversamenti consecutivi della cavità per la particella generica saranno S legate tra loro dalla relazione: ψ n+1 = ψ n + ωRF (τ + Δτ ) n+1 ⎛ Δτ ⎞ = ψ n + ωRFτ nS+1 + ωRFτ nS+1 ⎜ S ⎟ ⎝ τ ⎠n+1 (*) In un sincrotrone, la frequenza di rivoluzione della particella ideale (e con essa, anche la frequenza di oscillazione del campo elettrico nella cavità acceleratrice) non è costante, ma varia nel tempo come già indicato alla trasp. 25. Per semplificare la notazione, non indicheremo esplicitamente la dipendenza temporale di ωRF, ma ne terremo comunque conto. A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 61 Indicando con TSn l’intervallo temporale che intercorre tra il primo e l’n-mo attraversamento della cavità da parte della particella ideale, ossia: n T = ∑τ kS S n ⇒ k =2 TnS+1 = TnS + τ nS+1 risulta conveniente sfruttare la circostanza già menzionata che la fase della d.d.p. per tutti gli attraversamenti della cavità da parte della particella ideale è la stessa; a tale scopo, sostituiamo alla fase ψn la fase “ridotta” φn, definita come: φn ψ n − ωRFTnS cosicché, per la particella ideale: φns = ψ 1s ∀n ossia φS non dipende da n In termini della fase “ridotta” φn, la relazione tra le fasi della d.d.p. per due attraversamenti consecutivi della cavità per la particella generica sarà quindi: ⎛ Δτ ⎞ φn+1 = φn + ωRFτ nS+1 ⎜ S ⎟ ⎝ τ ⎠ n+1 La condizione di sincronia ωRF = hωR assicura che la quantità ωRFτSn+1 non dipenda da n (v. anche nota alla trasp. precedente) e sia un multiplo intero di 2π (“numero armonico”); viceversa, la quantità (Δτ/τS)n+1 dipende effettivamente da n A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 62 La quantità (Δτ/τS)n+1, relativa alla particella generica, può essere espressa in termini della differenza ΔEn+1 = En+1 – ESn+1 tra l’energia En+1 di tale particella e l’energia ESn+1 della particella ideale c Infatti, indicando con LS la lunghezza dell’orbita della particella ideale(*) e con vS la sua velocità (supposta costante lungo l’orbita, oppure se ne prende il valor medio), e con L, v le analoghe quantità per la particella generica, si ha: LS S τ = S v e quindi: Δτ ΔL Δv = − τ S LS v S dove ΔL = L – LS e Δv = v – vS c Per quanto riguarda Δv, dall’espressione dell’impulso p = mcβγ della particella, si ricava che: Δv 1 Δp = v S ( γ S )2 p S dove le quantità con l’apice S si riferiscono alla particella ideale e si è assunto che le deviazioni di L e p da LS e pS siano piccole rispetto a LS e pS rispettivamente (*) In assenza di oscillazioni di betatrone (abbiamo già detto che in questa sede tratteremo i gradi di libertà longitudinali in maniera disacoppiata da quelli trasversali) A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 63 c Osserviamo a questo punto che, in generale, anche la quantità ΔL/LS dipende dal valore di Δp In un acceleratore circolare, l’orbita di una particella di impulso p ≠ pS differisce da quella della particella ideale(*) La distanza (nel piano trasversale orizzontale) dell’orbita della particella di impulso p da quella della particella ideale (pS) è funzione della posizione longitudinale s e si parametrizza attraverso una funzione D(s) (funzione di dispersione in impulso) come verrà precisato nella trasparenza successiva L’origine fisica di tale effetto risiede nel fatto che il campo-guida dell’acceleratore circolare (quello uniforme a tratti dei suoi magneti dipolari) deflette la traiettoria di una particella di impulso p > pS di un angolo inferiore rispetto a quello per cui è deflessa la traiettoria della particella ideale (pS) Scriviamo tale dipendenza come: (*) Più ΔL Δp α = LS pS (α = “momentum compaction factor”) Cogliamo l’occasione per aprire una parentesi e accennare al fatto che, oltre a tale effetto (localizzato nei magneti dipolari dell’acceleratore), l’esistenza di particelle di impulso p≠pS introduce effetti (localizzati negli elementi focalizzanti del reticolo magnetico) analoghi alle aberrazioni cromatiche nell’ottica convenzionale: la dipendenza del potere focalizzante dei quadrupoli dall’impulso della particella ha come conseguenza una dipendenza dall’impulso del “tune” delle oscillazioni trasversali (di betatrone); il parametro che quantifica tale relazione è detto “cromaticità”, e la compensazione di tale fenomeno è realizzata mediante l’inserimento di elementi non lineari (sestupoli) nel reticolo magnetico (fin qui lineare) dell’acceleratore precisamente, il moto generale di una particella di impulso longitudinale p ≠ pS è costituito da oscillazioni di betatrone trasversali attorno a un’orbita di lunghezza L ≠ LS. A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 64 c Più in dettaglio, per Δp/pS << 1, l’equazione del moto nella coordinata trasversale orizzontale x per la generica particella di impulso p ≠ pS differisce da quella della particella di impulso pS (v. trasp. 44) solo per la comparsa di un termine non dipendente da x, che rende l’equazione non omogenea: ⎡ 1 B′ ⎤ 1 Δp x′′ + ⎢ 2 + x = ρ pS ( B ρ ) ⎥⎦ ⎣ρ dove ρ indica il raggio di curvatura (locale!) dell’orbita ideale, e: pS ( Bρ ) q Tale termine si annulla ( oltre che, come ci si può aspettare, per p = pS) ovunque sia 1/ρ = 0: ciò significa che l’effetto di p ≠ pS sulla traiettoria trae origine (in prima approx) solo dai tratti che passano attraverso i dipoli del reticolo c La soluzione generale di tale equazione sarà esprimibile come: x( s ) = xh ( s ) + xi ( s ) soluzione generale dell’equazione omogenea associata: soluzione particolare dell’equazione non omogenea xh ( s ) = A β ( s ) cos(ψ ( s ) + δ ) scala con Δp/pS: Δp 1 xi ( s ) = D( s ) S (ψ ′( s ) = ) p β ( s) A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 65 c La funzione D(s) (funzione di dispersione) è quindi una soluzione particolare dell’equazione: ⎡ 1 B′ ⎤ 1 D′′ + ⎢ 2 + D = ρ ( B ρ ) ⎥⎦ ⎣ρ e non dipende quindi da p (nell’approx.: Δp/pS << 1) c Si dimostra che esiste sempre una soluzione chiusa (D(s+LS) = D(s)) di tale equazione, che indicheremo con DC(s) c La soluzione particolare dell’equazione non omogenea in x che è proporzionale a DC(s): Δp xi ( s ) = DC ( s ) S p rappresenterà quindi l’orbita (traiettoria di riferimento) della particella di impulso p ≠ pS c Il “momentum compaction factor” α si ottiene osservando che la lunghezza LS dell’orbita ideale (p = pS) e la lunghezza L dell’orbita per p ≠ pS sono esprimibili rispettivamente come: ⎫ ⎪ Δp ⎞ ⎪⎪ ⎛ DC 1 DC ( s ) ΔL ⎛ 1 DC ( s ) ⎞ Δp ( ) D s C S ⎟ α ds ds ⇒ = ⇒ = = ⎜ ⎬ ⎜ ⎟ p LS ⎝ LS v∫ ρ ( s ) ⎠ p S LS v∫ ρ ( s ) ρ L = v∫ ⎜ 1 + ⎟ds ⎪ ρ (s) ⎟ ⎪ ⎜ ⎜ ⎟ ⎪ Per Δp/pS << 1, α non dipende da p (per pS fissato), ⎝ ⎠ ⎭ ma può dipendere da pS: α = α(pS) = α(γS) LS = v∫ ds A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 66 c In conclusione, mettendo insieme le due relazioni che esprimono rispettivamente Δv e ΔL in termini di Δp, otteniamo infine che: ⎡ ⎤ η (γ S ) ΔE Δτ ⎢ 1 S ⎥ Δp S Δp = − α (γ ) S = η (γ ) S = S 2 S 2 S S ⎢ ⎥p τ p (β ) E γ ( ) ⎣ ⎦ dove: vS S β c 1 η (γ S ) S 2 − α (γ S ) (slip factor) (γ ) Il segno dello “slip factor” dipende dal valore dell’impulso pS della particella ideale e determina le condizioni sotto le quali le particelle di impulso p ≠ pS prossimo a p compiono oscillazioni di sincrotrone stabili attorno a pS c Il valore di γS per il quale si ha η(γS) = 0, ossia per il quale: α (γ S ) = 1 (γ S ) 2 si indica con il simbolo γt A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 67 Sincrotrone: synopsis Per concludere, elenchiamo in maniera qualitativa i processi e i fenomeni che entrano in gioco nella produzione di un fascio accumulato (per es. di elettroni) Suddivideremo tali fenomeni in tre categorie: Processi fondamentali (a singola particella) c sono responsabili in maniera primaria per le proprietà intrinseche di un fascio accumulato c si ottengono nell’approssimazione di particelle indipendenti (ogni elettrone si muove come se gli altri elettroni non ci fossero) Effetti collettivi (a singolo fascio) c dovuti all’interazione, diretta o indiretta, tra le particelle appartenenti allo stesso fascio c interazioni tra gli elettroni di uno stesso bunch c interazioni tra diversi bunch nello stesso fascio Effetti a due fasci (per i collider) c interazioni tra bunch appartenenti ai due fasci circolanti in un collider A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 68 z Processi fondamentali (a singola particella) Un breve impulso di elettroni viene iniettato in una camera a vuoto immersa in un campo-guida magnetico più o meno circolare Il campo magnetico possiede proprietà focheggianti, che guidano gli elettroni verso un’orbita ideale e fanno loro compiere oscillazioni trasversali (radiali e verticali) attorno alla traiettoria ideale chiusa Durante ogni rivoluzione, gli elettroni perdono una (piccola) frazione della loro energia tramite emissione di radiazione di sincrotrone; tale perdita di energia viene compensata mediante un corrispondente guadagno in energia fornita da una o più cavità a RF c per un fascio di particelle più pesanti (per es. protoni), questo fenomeno (e quelli ad esso associati: smorzamento e raffreddamento da radiazione) sono sostanzialmente trascurabili Il campo acceleratore oscillante raccoglie gli elettroni in bunches circolanti, entro i quali i singoli elettroni oscillano in posizione longitudinale e in energia relativamente a una particella ideale di riferimento al centro del bunch (quella che possiede la fase ideale relativamente al campo acceleratore) A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 69 La combinazione di: c perdita di energia per radiazione di sincrotrone c guadagno di energia dalle cavità a RF dà luogo a un lento smorzamento di tutte le ampiezze di oscillazione (longitudinali e trasversali); il fascio si “raffredda”; la traiettoria di ogni elettrone tende verso quella di un’ideale particella di riferimento al centro del bunch, la quale (in condizioni di fascio accumulato) si muove con energia costante lungo l’orbita di progetto Lo smorzamento di tutte le ampiezze di oscillazione viene di fatto arrestato dalla continua eccitazione delle oscillazioni da parte del “rumore” nell’energia degli elettroni; l’origine di tale “rumore” risiede sostanzialmente nella natura discontinua del processo di emissione di radiazione (ossia nelle fluttuazioni quantistiche del processo di perdita di energia) In condizioni stazionarie, si raggiunge un equilibrio dinamico tra i due processi di: c eccitazione quantistica c smorzamento radiativo e si raggiunge così una distribuzione statisticamente stazionaria delle ampiezze di oscillazione trasversali e delle fasi degli elettroni in un bunch A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 70 In tali condizioni, il bunch assume l’aspetto di un tratto di nastro circolante, con una dimensione e una forma stazionarie, e una distribuzione spaziale gaussiana sia nelle due coordinate trasversali, sia in quella longitudinale c La forma del bunch sarà diversa per ogni posizione azimutale lungo l’orbita, in quanto le proprietà focheggianti del campo magnetico variano da punto a punto; ma in condizioni stazionarie il bunch avrà la stessa forma ad ogni successivo attraversamento della stessa posizione azimutale Per ogni coordinata esiste un’ampiezza di oscillazione massima al di sopra della quale l’elettrone non rimane più catturato nel bunch; l’intervallo di ampiezze stabili in ogni coordinata viene denominato “apertura” (“aperture”) c Quando qualche disturbo aumenta l’ampiezza per una qualsiasi coordinata oltre il limite di apertura, il corrispondente elettrone viene perso dal bunch c Il limite di apertura per ogni coordinata può essere dovuto a: A.A. 2007-2008 la presenza di un oggetto fisico (collimatore) che intercetta le particelle con ampiezza eccessiva l’esistenza di effetti non-lineari nelle forze di focheggiamento S. Passaggio - Acceleratori di particelle 71 Se ci si limita all’approssimazione di particelle indipendenti, i fenomeni “di disturbo” che possono dar luogo alla perdita di elettroni accumulati come descritto sopra sono essenzialmente: c lo scattering o la perdita di energia in collisioni con le molecole del gas residuo nella camera a vuoto lo scattering sul gas residuo può, in linea di principio, modificare anche la forma del bunch accumulato (e aumentarne la dimensione spaziale); tuttavia, per elettroni relativistici in presenza di pressioni molto basse questo effetto è generalmente trascurabile c larghe fluttuazioni statistiche nel fenomeno dell’eccitazione quantistica delle ampiezze di oscillazione z Effetti collettivi (a singolo fascio) Quando il numero di elettroni in un bunch circolante è sufficientemente elevato (tipicamente dell’ordine di 109) le interazioni tra gli elettroni di uno stesso bunch, o tra bunch diversi dello stesso fascio, diventa importante Gli effetti più significativi hanno sono i seguenti A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 72 Effetto Touschek Due elettroni oscillanti all’interno dello stesso bunch possono subire un mutuo scattering Coulombiano, che trasferisce parte dell’energia di oscillazione di ciascun elettrone da una coordinata all’altra c le nuove ampiezze di oscillazione nella seconda coordinata possono trovarsi fuori dall’apertura dell’accumulatore (con conseguente perdita dell’elettrone dal bunch), o comunque contribuire ad aumentare le dimensioni del bunch c Tale effetto è generalmente significativo solo a basse energie (energie inferiori a 1 GeV circa) Oscillazioni coerenti Ogni elettrone in un bunch circolante produce campi elettromagnetici nella camera a vuoto, i quali influenzano il moto degli altri elettroni accumulati c si osservi che l’interazione elettromegnetica diretta tra due elettroni in un bunch decresce come 1/E2 ed è quindi trascurabile per anelli di accumulazione di alta energia c le interazioni collettive (indirette) tra gli elettroni di uno stesso fascio possono dar luogo a oscillazioni coerenti instabili in cui tutti gli elettroni di un bunch oscillano maniera collettiva con un’ampiezza che cresce esponenzialmente col tempo A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 73 c Anche in questo caso, la conseguenza è generalmente l’ aumento delle dimensioni del bunch o la perdita di particelle dal bunch Radiazione di sincrotrone coerente L’interferenza costruttiva dei campi di radiazione degli elettroni in un bunch può dar luogo a fenomeni di coerenza nella radiazione di sincrotrone, che possono aumentare la perdita di energia dei singoli elettroni Per ottenere le alte densità di corrente richieste nei moderni accumulatori è generalmente necessario che le instabilità coerenti siano fortemente soppresse o comunque controllate. I rimanenti effetti collettivi (incoerenti) contribuiscono, insieme con i fenomeni a singola particella descritti sopra, a determinare le dimensioni dei bunch z Effetti a due fasci (collider) Quando un elettrone nel fascio 1 passa attraverso un’intersezione tra i due fasci risente del forte campo e.m. prodotto dal fascio 2; questo campo macroscopico perturba le orbite di singola particella degli elettroni nel fascio 1 A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 74 Per densità di correnti sufficientemente elevate, ciò dà luogo alle cosiddette “instabilità soffici” (“soft”), per le quali si verifica una crescita incoerente dell’ampiezza delle oscillazioni trasversali, e quindi delle dimensioni del fascio Le forze tra i due fasci accoppiano i modi di oscillazione coerenti dei due fasci e possono produrre modi instabili nel sistema a due fasci; anche in questo caso, le oscillazioni coerenti devono essere soppresse al fine di ottenere un funzionamento stabile del collider A.A. 2007-2008 S. Passaggio - Acceleratori di particelle 75