Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria TESI DI LAUREA REALIZZAZIONE DI UN SUPPORTO SENSORIZZATO PER UN ARTICOLATORE MANDIBOLARE ROBOTICO Relatore: Prof. GIUSEPPE CASALINO Allieve: ELIANA LAZZERI GIOVANNA SICA Anno Accademico 2004/05 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria INDICE INTRODUZIONE .......................................................... 5 1 OBIETTIVO DEL PROGETTO ............................... 6 2 PROGETTAZIONE DELLE COMPONENTI ........... 8 MECCANICHE ............................................................. 8 2.1 Disegni meccanici ........................................... 8 2.2 Simulazioni ..................................................... 10 3 SENSORIZZAZIONE DEL SUPPORTO ............... 11 3.1 Cella di carico ................................................ 11 3.2 Preparazione della superficie ....................... 12 3.3 Applicazione degli estensimetri ................... 12 3.4 Cablaggio ....................................................... 14 3.5 I circuiti di misura .......................................... 15 4 REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI ELETTRICI ...... 20 DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 2 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria 4.1 Montaggio dell’amplificatore ........................ 20 4.2 Caratterizzazione del sensore ...................... 24 5 TEST ..................................................................... 25 5.1 Diagramma e interfaccia ............................... 25 5.2 Macchine seriali e parallele .......................... 29 5.3 Alcuni aspetti di cinematica ......................... 31 5.4 Piattaforma di Stewart ................................... 32 5.6 Risultati sperimentali .................................... 33 CONCLUSIONI E SVILUPPI FUTURI ....................... 38 APPENDICE .............................................................. 39 BIBLIOGRAFIA ......................................................... 47 DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 3 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria INDICE DELLE FIGURE INTRODUZIONE Schematizzazione della struttura dell’articolatore robotizzato………………………………..…………………. 4 2 PROGETTAZIONE DELLE COMPONENTI MECCANICHE 2.1 Disegni meccanici Disegno quotato del supporto……………………………..6 Disegno quotato del perno………………………………....7 2.2 Simulazioni Risultato della simulazione..………………………............8 3 SENSORIZZAZIONE DEL SUPPORTO 3.3 Applicazione degli estensimetri Faccia superiore del sensore…………………………….12 Faccia inferiore del sensore……………………………...12 3.4 Cablaggio Faccia superiore del sensore con indicazione delle piazzole……………………………………………………….13 3.5 I circuiti di misura Faccia superiore del sensore con cablaggi……………17 Faccia inferiore del sensore con cablaggi……………..18 4 REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI ELETTRICI 4.1 Montaggio dell’amplificatore Interno dell’amplificatore………………………………….19 DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 4 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria Indicazione degli assi a cui si riferiscono le singole schede di amplificazione………………………………….20 Parte anteriore dell’amplificatore………………………..21 Parte posteriore dell’amplificatore………………………22 5 TEST 5.1 Diagramma e interfaccia Diagramma…………………………………………………26 Interfaccia utente………………………………………….27 5.4 Piattaforma di Stewart Disegno meccanico della Piattaforma di Stewart……31 5.6 Risultati sperimentali INTRODUZIONE L’attività è stata collocata all’interno di un progetto che richiedeva l’utilizzo di una piattaforma di Stewart per l’implementazione di un articolatore mandibolare robotico. Il prototipo realizzato precedentemente aveva la doppia funzionalità di fornire supporto alla parte fissa (arcata superiore) e di fornire una base per la parte robotica mobile (piattaforma di Stewart) collegata all’arcata inferiore. La figura seguente illustra lo schema di principio della struttura realizzata. DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 5 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria Platform Fixed Structure Joints Mobile Structure Stewart Platform Base Fig. 1: Schematizzazione della struttura dell’articolatore robotizzato Questo robot era stato realizzato per ovviare ai problemi presenti nell’utilizzo dei mandibolatori manuali. Questi infatti avevano i limiti seguenti: - erano costruiti in modo da avere l’arcata superiore (mascella) mobile e quella inferiore (mandibola) immobile, nella realta’ avviene l’esatto contrario; - impossibilita’ di interfacciamento con strumenti di registrazione automatica dei movimenti masticatori; - impossibilita’ di replicare carichi reali che vengono esercitati durante i movimenti masticatori. I limiti sopra descritti vengono superati con la costruzione dell’articolatore mandibolare. 1 OBIETTIVO DEL PROGETTO Lo scopo del progetto è la realizzazione di uno strumento in grado di eseguire test di carico e stress sui materiali utilizzati in ambito odontoiatrico. Il lavoro consisteva nella progettazione di una base sensorizzata e di un perno di supporto per le protesi odontoiatriche nonche’ nella realizzazione di uno strumento per la visualizzazione e registrazione dei risultati ottenuti durante la fase di test. Questo DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 6 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria dispositivo è stato realizzato in modo da poter essere montato sul robot preesistente. Il lavoro è stato suddiviso nelle seguenti fasi: Progettazione delle componenti meccaniche Sensorizzazione della base Realizzazione dei circuiti elettronici Test. DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 7 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria 2 PROGETTAZIONE DELLE COMPONENTI MECCANICHE 2.1 Disegni meccanici In questa fase ci si è dedicati alla progettazione e realizzazione di parti meccaniche quali supporto e perno. Sulla base verrano poi fissati i sensori per rilevare l’entita’ delle forze applicate; il perno invece verra’ fissato sul supporto e quindi sollecitato nelle diverse direzioni planari. Per far questo ci si è preoccupati di apprendere le funzionalità principali di SolidWorks 2005, un software per la modellazione 3D, che ha consentito di realizzare i seguenti disegni meccanici. Fig. 2: Disegno quotato del supporto DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 8 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria Fig. 3: Disegno quotato del perno DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 9 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria 2.2 Simulazioni Dopo aver creato i disegni delle componenti meccaniche ci si è occupati di simulare il loro comportamento (in particolare quello del supporto) se sottoposti ad una certa forza. Per quest’analisi ci si è affidati all’utilizzo di COSMOSXpress (compreso nell’ambiente di SolidWorks 2005). Con questo strumento abbiamo simulato di applicare sul supporto una forza di 800N sull’asse z per visualizzare la deformazione. Per effettuare la simulazione abbiamo considerato il supporto costruito con una lega di alluminio presente nel database di SolidWorks 2005. La figura seguente mostra i risultati ottenuti permettendo così di visualizzare le zone di massima sollecitazione del supporto. La simulazione inoltre permette di verificare che il modello sopporta il carico massimo applicato. Fig. 4: Risultato della simulazione DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 10 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria 3 SENSORIZZAZIONE DEL SUPPORTO 3.1 Cella di carico Questa fase consiste nella costruzione di una cella di carico, dispositivo in grado di trasformare una forza meccanica in un segnale elettrico misurabile e registrabile. Questa apparecchiatura sfrutta l’elasticità di un blocco metallico opportunamente sagomato che sottoposto a pressione o trazione si deforma lievemente. Per quanto piccola la deformazione è rilevata da speciali sensori chiamati estensimetri (in inglese strain gauges). Questi sono fisicamente costruiti da sottilissime lamine in materiale plastico di dimensioni molto ridotte, generalmente di 5 mm di lunghezza per 3 mm di larghezza. Se la superficie resistiva dell’estensimetro viene allungata la resistenza aumenta con un valore proporzionale alla deformazione applicata, viceversa la resistenza si riduce. Il materiale adesivo utilizzato per il montaggio di uno strain gauge assolve alla funzione di trasmettere la deformazione dal materiale della struttura in prova alla griglia estensimetrica. Tale trasmissione dovrà avvenire riducendo al minimo le distorsioni. Le fasi fondamentali per la messa in opera di un estensimetro possono essere così sintetizzate: ♦ Preparazione della superficie del materiale su cui verrà applicato lo strain gauge ♦ Applicazione dell’estensimetro ♦ Cablaggio Nello svolgere le fasi bisogna prestare molta attenzione a non toccare superficie ed estensimetri, ma servirsi di strumenti appositi. DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 11 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria 3.2 Preparazione della superficie Trattamento della superficie con carta abrasiva di grana 200 inumidita con del condizionatore per renderla più porosa e consentire quindi una migliore adesione della colla. Al termine di questo processo si neutralizza la zona interessata per eliminare impurità ed eventuali residui, qualsiasi particella infatti pregiudica un’ottima tenuta. 3.3 Applicazione degli estensimetri La scelta della posizione degli estensimetri viene fatta dopo aver analizzato i risultati ottenuti dalle simulazioni create in ambiente COSMOSXpress; verranno scelte le zone di maggiore sollecitazione in riferimento all’asse considerato. Per posizionare correttamente l'estensimetro sulla zona prevista è opportuno fissarlo su un pezzo di nastro adesivo per estensimetri (che ha la proprietà di non lasciare residui). Alzando un lembo del nastro si applica una piccola quantità di colla facendo attenzione a non incollare i filamenti di uscita dello strain gauge. Avvenuta l’essicazione della colla, si rimuove il nastro adesivo. Lo stesso procedimento è stato eseguito per l’applicazione degli estensimetri “passivi” nelle zone non sollecitate della base. L’insieme degli estensimetri “attivi” (A) e “passivi” (P) andrà a formare il Ponte di Wheatstone che, dalle variazioni di resistenza misurate sugli strain gauges, restituisce variazioni di tensione che forniscono la misura delle deformazioni. DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 12 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria P P P A A A A P P P Fig. 5: Faccia superiore del sensore A A Fig. 6: Faccia inferiore del sensore estensimetro DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 13 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria 3.4 Cablaggio Data la fragilità degli estensimetri è bene collegarne i fili utilizzando delle apposite piazzole. Queste vengono applicate in zone ininfluenti alle misure e hanno la funzione di trasferire i valori rilevati su collegamenti più resistenti per le operazioni di circuitaggio. Fig. 7: Faccia superiore del sensore con indicazione delle piazzole piazzola DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 14 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria 3.5 I circuiti di misura La variazione di resistenza di un estensimetro viene misurata attraverso un ponte di Wheatstone, alimentato a tensione costante e inizialmente bilanciato. Il ponte di Wheatstone è un dispositivo che converte le variazioni di resistenza in variazioni di tensione che possono essere amplificate e successivamente registrate attraverso comuni sistemi di acquisizione. La scelta dell’utilizzo di questo circuito di misura è seguita ad un’attenta valutazione dei vantaggi che se ne vogliono ricavare tra cui disaccoppiare gli assi, amplificare le deformazioni rilevanti e ridurre il più possibile le deformazioni spurie. Un’importante proprietà sfruttata per posizionare opportunamente gli estensimetri che formano il ponte di Wheatstone è data dal fatto che le deformazioni degli strain gauges relative a due rami consecutivi del ponte si sottraggono mentre quelle relative a due rami opposti si sommano. Tale proprietà consente di: • compensare la deformazione termica apparente • eliminare gli effetti di deformazioni spurie • amplificare il segnale di misura Per il nostro progetto si è scelta una configurazione per il ponte di Wheatstone detta “a mezzo ponte” costituita da due estensimetri “attivi” e due “passivi”. La configurazione per ciascun asse è presentata nelle figure seguenti. DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 15 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria ASSE X + Vcc E1 E3 E4 E2 ΔVout ASSE Y +Vcc E7 E8 E5 E6 ΔVout DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 16 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria ASSE Z +Vcc E11 E10 E9 E12 ΔVout Estensimetro attivo Estensimetro passivo Nelle figure seguenti presentiamo uno schema elettrico del sensore. DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 17 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria Fig. 8: Faccia superiore del sensore con cablaggi SEGNALE ASSE Z SEGNALE ASSE Y SEGNALE ASSE X fili di collegamento della faccia superiore fili di collegamento tra la faccia superiore e quella inferiore fili di collegamento tra il sensore e la “scatola” +BS alimentazione del ponte - BS + IP - IP uscita del ponte DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 18 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria Fig. 9: Faccia inferiore del sensore con cablaggi DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 19 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria 4 REALIZZAZIONE DEI CIRCUITI ELETTRICI 4.1 Montaggio dell’amplificatore L’amplificatore e’ composto da: generatore di tensione (alimentatore e trasformatore) 3 schede di amplificazione (una per ogni asse) . SCHEDA DI AMPLIFICAZIONE TRASFORMATORE ALIMENTATORE Fig. 10: Interno dell’amplificatore DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 20 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria ASSE Y ASSE Z ASSE X Fig. 11: Indicazione degli assi a cui si riferiscono le singole schede di amplificazione DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 21 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria Nella parte anteriore dell’amplificatore abbiamo: - 3 connettori di ingresso - 1 interruttore di accensione (con il relativo LED) I connettori hanno la funzione di portare dai tre ponti della base sensorizzata i segnali alle corrispondenti schede di amplificazione. ASSE Y ASSE Z INTERRUTTORE ASSE X Fig. 12: Parte anteriore dell’amplificatore DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 22 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria Nella parte posteriore dell’amplificatore abbiamo: - 1 connettore di uscita - cavo di alimentazione Nel connettore vengono riuniti i segnali di uscita delle schede che vengono passati in ingresso alla scheda di acquisizione del PC. CONNETTORE DI USCITA CAVO DI ALIMENTAZIONE Fig. 13: Parte posteriore dell’amplificatore DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 23 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria 4.2 Caratterizzazione del sensore In questa fase del progetto ci si è preoccupati di caratterizzare completamente il sensore ricavando dei fattori di conversione per i 3 assi tra le tensioni in uscita dall’amplificatore e i chilogrammi applicati sul sensore. Abbiamo effettuato delle prove fisiche nelle quali abbiamo applicato al sensore pesi noti (da 0 a 12 kg per l’asse z, da 0 a 6 kg per gli assi x e y) per registrare le tensioni rilevate in uscita. Dopo aver ripetuto più volte queste prove abbiamo ottenuto i seguenti fattori di conversione: ASSE X: 0,002 V/kg ASSE Y: 0,01 V/kg ASSE Z: 0,007 V/kg Questi fattori verranno poi utilizzati nel diagramma realizzato con LabVIEW. DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 24 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria 5 TEST Per la fase di test ci si è avvalsi dell’utilizzo di LabVIEW. Con questo linguaggio di programmazione è possibile creare applicazioni di test e misura, di acquisizione e memorizzazione dati. 5.1 Diagramma e interfaccia Lo strumento realizzato ha lo scopo di acquisire i segnali amplificati in uscita dall’amplificatore attraverso i canali di una scheda hardware collegata al computer. Questi segnali vengono poi filtrati e memorizzati su file. L’acquisizione avviene all’interno di un ciclo while (1), eseguito ogni 50 ms (2), attraverso un canale multiplo per ingressi analogici (3) dove vengono specificati i nomi dei canali con i relativi numeri di riferimento. L’uscita di questo dispositivo di input è posta in ingresso a tre array (4). Agli elementi dell’array viene sottratto un offset (5) allo scopo di azzerare il segnale. Viene eseguita la sottrazione quando si verifica la condizione posta in ingresso ad una struttura case (6) all’interno del quale si calcola il valore da sottrarre per mezzo di un nodo formula (7). Il nodo formula ha tre ingressi che corrispondono agli elementi correnti degli array e tre uscite che ricopiano gli ingressi in variabili locali (8). Al verificarsi della condizione ad ogni valore in uscita dall’array viene sottratto il valore calcolato presente nella variabile locale. Questa condizione è verificata quando viene premuto il pulsante posto nell’interfaccia. DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 25 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria Il segnale in uscita dal sottrattore è espresso in Volt e viene convertito in Kg attraverso una divisione (9) per il fattore di conversione calcolato nella fase di caratterizzazione del sensore. Il filtraggio del segnale avviene per mezzo di una media matematica tra il valore del ciclo corrente e i 2 valori precedenti realizzata attraverso un registro a scorrimento (10). Il segnale mediato viene graficato con un Waveform Chart (11) ed un indicatore dei Kg. applicati (12). Con i segnali mediati dei tre assi viene creato un array (13) necessario per il salvataggio dei dati su file (14). DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 26 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria Fig. 14 Diagramma DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 27 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria Fig. 15 Interfaccia utente DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 28 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria 5.2 Macchine seriali e parallele Un meccanismo viene chiamato seriale se non si instaurano percorsi chiusi all’interno della sua catena cinematica; pertanto i vari membri risultano connessi in serie da vari tipi di coppie ed il meccanismo presenta un estremo fisso a telaio mentre quello opposto è libero di muoversi nello spazio; per questo motivo tali meccanismi sono anche chiamati in catena cinematica aperta. Le macchine parallele, invece, solitamente consistono in una piattaforma mobile che è connessa al telaio da varie “zampe” uguali; tipicamente il numero di “arti” è uguale al numero di mobilità del meccanismo così che ogni gamba è controllata da un attuatore e tutti gli attuatori possono essere montati sulla base fissa od in vicinanza di questa; per questo motivo le macchine parallele sono a volte chiamate piattaforme e vengono anche chiamate macchine in catena cinematica chiusa perché è possibile identificare più circuiti chiusi che connettono tra loro i vari membri. La maggior parte delle macchine parallele attualmente realizzate è composta da 6 assi controllati e pertanto consente di effettuare movimenti a 6 gradi di libertà nello spazio tramite lo spostamento di 6 “zampe” estensibili. Queste macchine, proprio a causa della particolare natura della loro struttura cinematica, possiedono molti vantaggi rispetto alle strutture seriali: - elevata capacità di carico che deriva dalla possibilità di suddividere le forze esterne tra tutte le gambe che supportano la piattaforma, - elevate rigidezze e frequenze naturali elevate. DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 29 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria L’accuratezza ottenibile è molto elevata, sia per le caratteristiche dinamiche sopra commentate, sia perché gli errori sui vari assi non si sommano tra loro come per le strutture seriali ma in modo più “mediato”; inoltre la buona precisione di posizionamento deriva anche dalle ridotte flessioni, che hanno sempre forti ripercussioni sugli errori (e non sono peraltro misurabili). Anche dal punto di vista della costruzione meccanica si hanno notevoli vantaggi in quanto questa è relativamente semplice e soprattutto modulare (per es. nel caso degli esapodi, sono costituiti da 6 zampe identiche, 6 giunti identici sulla piattaforma fissa e 6 (o 3 giunti identici sulla piattaforma mobile), anche se le precisioni richieste sono sempre elevate e la progettazione risulta, invece, notevolmente complessa. Passando ad evidenziare gli svantaggi, sicuramente il maggiore di essi è dato dallo spazio di lavoro di queste macchine, che risulta solitamente limitato in estensione, caratterizzato da bassa destrezza e da una geometria molto complessa, che rende poi difficile la programmazione dei compiti, spesso anche a causa della presenza di punti singolari all’interno dello spazio stesso. Inoltre va citata la complessità delle equazioni della cinematica diretta tanto che alcune varianti speciali della piattaforma di Stewart rappresentano l’unico tipo di meccanismo parallelo a 6 assi di cui siano state ricavate le equazioni complete in forma chiusa; ciò comporta delle difficoltà in fase di progettazione, quando occorre effettivamente ricavare le relazioni cinematiche in forma esplicita, ma anche in fase di realizzazione del sistema di controllo, che deve garantire l’esecuzione di un gran numero di calcoli in un tempo molto breve. Infine, si evidenzia una certa sensibilità agli effetti termici, la cui influenza diventa ovviamente più rilevante nel caso di macchine parallele utilizzate per applicazioni di precisione. DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 30 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria 5.3 Alcuni aspetti di cinematica Nello studio della meccanica delle macchine si parla di problema cinematico inverso quando, essendo noto il compito assegnato alla macchina, occorre determinare gli spostamenti dei motori che ne consentono l’esecuzione: nel caso di un robot, per esempio, è il problema che deve risolvere il controllore che riceve in ingresso la traiettoria specificata nello spazio operativo e deve inviare i segnali di riferimento agli azionamenti dei singoli motori; per una struttura seriale, quale quella dei manipolatori, questo problema è piuttosto complesso e può ammettere (se il robot è ridondante) più soluzioni, nel senso che ci possono essere più configurazioni (o “posture”) del robot che corrispondono alla stessa posa del dispositivo terminale. Il problema cinematico diretto, invece, consiste, note le posizioni dei giunti, nel calcolare la relativa posizione del dispositivo terminale nello spazio operativo; per un robot parallelo, questo problema diventa quello della determinazione della posa della piattaforma, assumendo di conoscere la lunghezza degli arti. Il problema cinematico diretto, che è piuttosto semplice ed ammette una sola soluzione per le strutture cinematiche seriali, diventa molto complesso per quelle parallele ed ammette in genere più soluzioni. La difficoltà dello studio è tale che molto spesso non si è neanche in grado di determinare a priori quante soluzioni ammette il problema; inoltre, quando anche il loro numero sia noto, a volte esse sono calcolabili solo in forma ricorsiva, il che non è generalmente compatibile con le esigenze del sistema di controllo, che deve garantire l’esecuzione dei suoi algoritmi in tempo reale. Inoltre le strutture parallele sono spesso caratterizzate da molte configurazioni singolari interne allo spazio di lavoro del robot e quindi difficilmente identificabili. DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 31 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria 5.4 Piattaforma di Stewart La Piattaforma di Stewart utilizzata nella fase di test del progetto è un esempio classico di macchina parallela di cui si è parlato nei paragrafi precedenti. Questa è un meccanismo parallelo che consiste di un corpo rigido superiore, o piatto mobile, collegato ad una base fissa ed è definito da almeno tre punti stazionari sulla base fissa connessa a sei gambe cinematiche indipendenti. Tipicamente, le sei gambe sono connesse alla base fissa e al corpo rigido superiore da giunti universali in parallelo localizzati ad ambo gli estremi di ogni gamba. Le gambe sono disegnate con un corpo superiore e un corpo inferiore che possono essere aggiustati, permettendo ad ogni gamba di essere variata in lunghezza (vedi figura 17). Fig. 16 Disegno meccanico della Piattaforma di Stewart La posizione ed orientamento della piattaforma mobile variano in base alla lunghezza delle sei gambe. La Piattaforma di Stewart può essere usata per posizionare la piattaforma in sei gradi di libertà (tre gradi di libertà rotazionali, così come tre gradi di libertà traslazionali). In generale, il corpo rigido superiore è di forma triangolare ed è ruotato di 60 gradi rispetto alla base inferiore, permettendo a tutte le gambe di essere equidistanti l'una dall'altra e ad ogni gamba di muoversi indipendentemente dalle altre. DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 32 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria La scelta dell’utilizzo di questa macchina per il progetto è dovuta ai vantaggi derivanti da essa, in particolare l’elevata capacità di carico che permette di replicare i carichi reali che vengono esercitati durante la masticazione. Da notare che la piattaforma utilizzata è un prototipo realizzato con un budget ridotto pertanto non presenta l’accuratezza che caratterizza questo tipo di struttura. 5.6 Risultati sperimentali In quest’ultima fase si sono realizzate alcune prove utilizzando la piattaforma di Stewart collegata al sensore e all’amplificatore. In particolare sulla piattaforma mobile è applicato il sensore (che supporta il dente da testare), mentre sul corpo rigido superiore è fissata una mascella in acciaio. Per effettuare questi esperimenti sono state tracciate delle traiettorie da far seguire alla piattaforma per poi graficare con Matlab 6.1 i segnali memorizzati su file attraverso il diagramma di fig. 14 Nelle figure seguenti vengono visualizzati i risultati ottenuti soffermandoci principalmente sui segnali relativi all’asse z. Nelle figure 19 e 20 si può notare una differenza nel numero di “picchi” presenti; questo è dovuto al fatto che la traiettoria utilizzata durante la prova 3 presentava 5 iterazioni mentre quella della prova 4 ne aveva 10. DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 33 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria PROVA 1 Fig. 17: Risultati ottenuti durante la PROVA 1 DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 34 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria PROVA 2 Fig. 18: Risultati ottenuti durante la PROVA 2 DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 35 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria PROVA 3 Fig. 19: Risultati ottenuti durante la PROVA 3 DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 36 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria PROVA 4 Fig. 20: Risultati ottenuti durante la PROVA 4 DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 37 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria CONCLUSIONI E SVILUPPI FUTURI Il sistema realizzato risulta funzionante, e le prestazioni ottenute durante le prove sperimentali eseguite in laboratorio risultano soddisfacenti lo scopo prefissato. In futuro per ottenere dalle prove dei risultati più precisi suggeriamo di utilizzare una piattaforma realizzata in modo più accurato. Una possibile miglioria consiste nell’utilizzare giunti che non presentino giochi meccanici a differenza di quelli attualmente in uso. E’ consigliabile inoltre una migliore schermatura dei cavi di collegamento tra l’amplificatore ed il sensore e di quelli presenti all’interno dell’amplificatore. Successivamente potrebbe essere necessario ripetere gli esperimenti effettuati per caratterizzare il sensore utilizzando pesi i cui valori siano noti con precisione maggiore di quelli utilizzati in questo progetto. Un ulteriore sviluppo è dato dalla ripetizione delle prove da noi svolte in laboratorio utilizzando però materiali di tipo diverso per la costruzione del dente applicato sul perno. In questo modo sarebbe infatti possibile un utile confronto dei risultati. Il progetto realizzato ci ha permesso di apprendere nozioni aggiuntive nell’ambito di discipline trattate nel corso di studi quali elettronica ed elettrotecnica. Trattandosi di un corso di studio informatico e non elettronico infatti l’attività svolta in questi mesi ci ha dato la possibilità di acquisire una certa praticità in ambiti a noi sconosciuti (ad esempio saldatura, assemblaggio di componenti....). Possiamo quindi concludere che nonostante il progetto si presentasse inizialmente complesso e in larga parte al di fuori delle nostre conoscenze ci ha permesso di DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 38 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria APPENDICE Scheda per amplificatore di estensimetri Scheda c.s. in fibra a faccia singola da 46mm x 98mm Accoglie l'amplificatore di estensimetri RS per produrre un circuito di interfaccia per elementi di resistenza al platino, estensimetri, trasduttori di pressione, celle di carico ed altri trasduttori con configurazione a ponte resistivo La scheda con piste pre-stagnate viene fornita con l'overlay dei componenti (componenti non forniti) e con un opuscoletto di istruzioni contenente una lista completa dei componenti ed i dettagli del circuito DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 39 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria Circuito stampato della scheda di amplificazione DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 40 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria Elenco dei componenti COMPONENTE VALORE R1, R3 100 KΩ R2, R6 100 Ω R4 68 Ω R5, R8 10 Ω R7 47 Ω R9 1K R10, R11 680 Ω VR1, VR2 10 K C1, C6, C7 100 nF C2, C5 10 nF C3, C4 10 µF T1 BD135 T2 BD136 T3 BD108 CONNETTORE A 4 VIE CONNETTORE A 3 VIE AMPLIFICATORE DI ESTENSIMETRI DIODI D1, D2 LM4040DIZ-5.0 I valori delle resistenze R1 e R2 riportati nella tabella impostano il guadagno a 1000. E’ pero’ possibile modificarlo il base alla seguente equazione: Guadagno= 1+R1/R2 DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 41 Università degli Studi di Genova trimer di regolazione Facoltà di Ingegneria trimer di regolazione dell’offset dell’alimentazione del ponte DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 42 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria Amplificatore estensimetri Amplificatore versatile alloggiato in un involucro DIL da 24 piedini Il modulo è stato progettato per essere utilizzato con ponti estensimetrici ma può essere anche impiegato in applicazioni in cui si richiede un amplificatore a bassa deriva, ad esempio sensori resistivi al platino, trasduttori di pressione, ecc. Temperatura di funzionamento: da -25°C a +85°C Tensione di alimentazione: da ±2V a ±20V= DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 43 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria Specifiche tecniche VS = ±12V Resistenza di carico = 2kΩ Tensione di offset 200 V max. Tensione di offset in funzione della temperatura in funzione del tempo 0,3 V/mese in funzione della tensione di alimentazione Impedenza d'ingresso 3 V/V 5MΩ Larghezza di banda 450kHz (a guadagno unitario) Intervallo tensione in uscita ±Vs-2V Corrente di uscita 5mA Guadagno ad anello chiuso regolabile da 3 a 60.000 Guadagno ad anello aperto 120dB Reiezione di modo comune 120dB Tensione del ponte in funzione della temperatura 20 V/°C Corrente max. alimentazione ponte 12mA Assorbimento 0,5W DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 44 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria Estensimetri Serie di estensimetri a lamina adatti per analisi generali di deformazione e stress meccanico in campo ingegneristico Entrambe le superfici di questi sensori sono laminate proteggendo così totalmente la maglia laminata di Nichelina Tutti i sensori sono dotati di conduttori per consentirne la facile installazione Utilizzabili singolarmente o a rosetta estensimetrica con compensazione di temperatura per l'uso con alluminio o acciaio Per le applicazioni in cui si necessita di punti di misurazione o il monitoraggio di piccoli componenti usare i sensori di 2mm di lunghezza, mentre per misurazioni di carattere generale sono ideali i sensori da 5mm Per il montaggio del ponte di Wheastone sono stati scelti estensimetri di 2 mm di lunghezza. DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 45 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria Specifiche tecniche Lungh. estensimetro 2 o 5mm Deformazione misurabile da 2 a 4% max. Temperatura di funzionamento da -30°C a +180°C Resistenza estensimetro 120Ω ±0,5% Fattore strumento 2 (nominale) Coefficiente temperatura fattore strumento Deformazione ±0,015%/°C da -30°C a 20°C (non specificato) da 20°C a 160°C +2 micro termica deformazioni/°C* da 160°C a 180°C ±5 micro deformazioni/°C* Durata 105 inversioni a 1000 micro deformazioni Materiale lamina Nichelina Materiale di base Poliammide Compensazione di temperatura Materiale Fattore espansione lineare Acciaio dolce 10,8 x 10-5/°C Alluminio 23,4 x 10-5/°C * 1 micro deformazione equivale ad un'estensione di 0,0001% DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 46 Università degli Studi di Genova Facoltà di Ingegneria BIBLIOGRAFIA Siti internet [1] www.rs-components.it [2] www.dic.univ.trieste.it [3] www.dpa.unina.it [4] www.missilistica.it DIST – GRAAL – Genoa Robotics And Automation Lab 47