CONSECUTIO TEMPORUM È l'insieme di norme che regolano il tempo dei verbi delle proposizioni dipendenti al congiuntivo in rapporto al tempo della proposizione reggente. Distinguiamo: 1) la consecutio nelle proposizioni dipendenti di primo grado la cui reggente è la principale; 2) la consecutio nelle proposizione dipendenti di secondo o altro grado la cui reggente è una proposizione a sua volta dipendente. PROPOSIZIONI DIPENDENTI DI PRIMO GRADO In dipendenza da una proposizione principale i tempi della subordinata si regolano secondo il seguente schema: Principale Tempi principali (*) Tempi storici (**) Dipendente di primo grado azione contemporanea congiuntivo presente azione anteriore congiuntivo perfetto azione posteriore perifrastica attiva + sim azione contemporanea congiuntivo imperfetto azione anteriore cong. piuccheperfetto azione posteriore perifrastica attiva + essem (*) Tempi principali: - indicativo presente, futuro o perfetto logico; - imperativo presente o futuro; - congiuntivo presente o altro tempo equivalente, come il perfetto potenziale o il perfetto dell’imperativo negativo (es.: ne feceris = non fare). (**) Tempi storici: - indicativo imperfetto, perfetto storico (= passato remoto), piuccheperfetto; - congiuntivo imperfetto, perfetto, piuccheperfetto. Esempi: Tempi principali: - non dubito quin strenue pugnes = non dubito che tu combatta valorosamente; - non dubito quin strenue pugnaveris = non dubito che tu abbia combattuto valorosamente; - non dubito quin strenue pugnaturus sis = non dubito che tu combatterai valorosamente; - ne dixeris quid agas = non dire (imperativo negativo) che cosa fai; - dic mihi quid egeris = dimmi (imperativo) che cosa hai fatto; - velim scire quid acturus sis = vorrei (cong. desiderativo) sapere che cosa farai; - hic quis obiectaverit quam periculo obnoxia haec ratio agendi sit = qui qualcuno potrebbe obiettare (congiuntivo potenziale) quanto sia pericoloso questo modo d'agire. Tempi storici: - non dubitabam/dubitavi/dubitaveram quin strenue pugnares = non dubitavo/dubitai/avevo dubitato che tu combattessi valorosamente; - non dubitabam/dubitavi/dubitaveram quin strenue pugnavisses = non dubitavo/dubitai/avevo dubitato che tu avessi combattuto valorosamente; - non dubitabam/dubitavi/dubitaveram quin strenue pugnaturus esses = non dubitavo/dubitai/avevo dubitato che tu avresti combattuto valorosamente. N.B.: 1) Il perfetto logico può: a. indicare un'azione passata i cui effetti perdurano nel presente (in tal caso si traduce con il passato prossimo); es.: la televisione è nata pochi decenni fa (= la televisione esiste ancora adesso); b. essere considerato alla stregua di un presente in verbi come memini, novi, odi, consuevi, didici, cognovi, etc., che si traducono appunto come presenti (consuevi = mi sono abituato = ho l'abitudine). Nel primo caso regge di preferenza i tempi storici (imperfetto, piuccheperfetto, futuro perifrastico + essem), nel secondo i tempi principali (presente, perfetto, futuro perifrastico + sim), con la sola eccezione di memini che può avere entrambe le reggenze. 2) Il presente storico corrisponde nel significato ad un perfetto, ma nella sua forma è un presente: perciò può reggere tanto un tempo storico, quanto un tempo principale. 3) L'infinito storico, equivalendo ad un imperfetto, regge i tempi storici. 4) Il perfetto congiuntivo ha funzione di tempo principale in una proposizione dipendente, ma di tempo storico in una reggente. PROPOSIZIONI DIPENDENTI DI SECONDO O ALTRO GRADO Distinguiamo i seguenti casi: 1) la proposizione reggente ha il verbo all'infinito: a) l'infinito presente o futuro non esercita alcuna influenza sul verbo della dipendente, che si regola, di conseguenza, sul verbo della proposizione che a sua volta regge l'infinitiva; b) l'infinito perfetto funge da tempo storico: pertanto la proposizione che ne dipende ha il congiuntivo dei tempi storici. Es.: puto te pugnare ut vincas = penso che tu combatta per vincere; puto te pugnavisse ut vinceres = penso che tu abbia combattuto per vincere. 2) la proposizione reggente ha il verbo al congiuntivo: a) il congiuntivo presente, tempo principale, regge i tempi principali; b) il congiuntivo imperfetto, il perfetto e il piuccheperfetto, in quanto tempi storici, reggono i tempi storici. Es.: ex te quaero quid agas ut eum adiuves = ti chiedo che cosa fai per aiutarlo; ex te quaero quid egeris ut eum adiuvares = ti chiedo che cosa hai fatto per aiutarlo 3) la proposizione reggente ha il verbo al participio, al gerundio o al supino: la proposizione dipendente si regola sul verbo della proposizione che a sua volta regge il participio, il gerundio, il supino: infatti le forme nominali del verbo non esercitano alcuna influenza. Es.: Miltiades, timens ne classis regia adventaret, Athenas rediit = Milziade, temendo che la flotta regia arrivasse, ritornò ad Atene. CONSIGLI PRATICI DI TRADUZIONE: Gli esempi sopra riportati ti forniscono anche i consigli pratici di traduzione, infatti, come puoi notare, là dove la consecutio temporum è rispettata, per lo più l'italiano mantiene gli stessi tempi del latino e spesso anche il modo congiuntivo. Tuttavia vi sono alcuni casi in cui l'italiano si scosta dal latino: 1) nel futuro perifrastico, in cui dovrai rendere il rapporto di posteriorità secondo quanto hai studiato nelle proposizioni infinitive e nel participio; es.: non so che cosa farai; non sapevo che cosa avresti fatto. 2) nelle comparative ipotetiche, quando nella reggente si ha un tempo principale; es.: manet Atticus longe a Roma tamquam hic nulla negotia habeat = Attico rimane lontano da Roma come se qui non avesse alcun interesse. 3) talvolta nelle interrogative indirette; es.: tradit Tacitus quam inexplicabilis fuerit Tiberius = scrive Tacito quanto fosse ambiguo Tiberio (il rapporto di anteriorità è rispettato, ma si deve sottolineare che Tiberio era abitualmente ambiguo); intellexit Cicero quam grave esset inermes contra armatos certare = riconobbe Cicerone quanto sia pericoloso lottare disarmati contro (uomini) armati (l'imperfetto esprime azione contemporanea nel passato, in quanto Cicerone fa questa constatazione ai suoi tempi; poiché però tale affermazione non è limitata all'epoca in cui visse Cicerone, ma vale per tutti i tempi, in italiano si preferisce usare il presente congiuntivo in luogo dell'imperfetto). N.B.: Seguono rigorosamente la consecutio temporum tutte le proposizioni che di regola vogliono il congiuntivo (finali, narrative, comparative ipotetiche, interrogative indirette, etc.) eccetto alcuni casi da noi segnalati nelle rispettive schede: cfr. consecutive, congiuntivi potenziale e dubitativo del passato, congiuntivo irreale, incidentali, temporali con dum + indicativo presente.