Debating Day del 20 aprile 2012 Comitato italiano Gli effetti del riscaldamento globale nell’arcipelago di Kiribati Sommario Introduzione p2 Radici del problema p4 Il ruolo delle Nazioni Unite e le soluzioni considerate p5 Vocabolario p8 Bibliografia p 10 Per le parole scritte in italico e seguite da un * si veda il glossario pagine 8 e 9 . Autore : Aude David, tirocinante all’ufficio GeMUN 1 Introduzione Il concetto di riscaldamento globale Il riscaldamento ento globale ha due significati: significati: il primo designa, in climatologia, le fasi di aumento della temperaturaa media dell'atmosfera terrestre e degli oceani dovute a cause naturali. Oggi designa generalmente la fase di riscaldamento, in in corso da un secolo, in gran parte legata all’attività umana secondo la maggior parte dei rapporti internazionali (e.g. il rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico, presentato nel 2007). È dovuto in particolare all’incremento incremento della concentrazione di gas serra* nell’atmosfera,, ai cambiamenti sulla superficie terrestre come la deforestazione e all’uso più frequente di aerosol. Comporta inoltre mutamenti climatici, come l’aumento del livello del mare e la moltiplicazione delle catastrofi naturali, quali gli tsunami. Il problema delle isole Kiribati Dati amministrativi Nome Kiribati completo Nome Republic of Kiribati ufficiale Lingue inglese e gilbertese ufficiali Capitale Tarawa Sud Politica Forma di Repubblica governo Capo di Stato Anote Tong Indipendenza 12 luglio 1979 2 Ingresso 14 settembre 1999 nell'ONU Superficie Totale 717 km² (172º) Numero di 33 isole Popolazione Totale 92.533 ab. (2005) (180º) Densità 131 ab./km² Nome degli gilbertesi abitanti Religione Cristiana Età media 20.5 anni Speranza di 61.71 anni vita Geografia Continente Oceania Fuso orario UTC +12, +13, +14 Economia Valuta Dollaro australiano PIL (PPA) 151.8 milioni di dollari PIL pro 6200 dollari capite Attività Turismo (circa 25% del Pil) principale Fonte : www.wikipedia.org A causa del riscaldamento climatico, alcune isolette di Kiribati sono già sparite e l’intero arcipelago rischia di scomparire fra pochi anni. Il problema è noto da oltre dieci anni; tuttavia, si sta convertendo oggi in una vera e propria emergenza. In 3 effetti, se queste isole dovessero scomparire, questo comporterebbe il primo esodo di un’intera popolazione: si tratta di circa 113.000 persone. Per questa ragione il presidente Anote Tong, del partito Boutokaan Te Koaua (Pilastro della Verità, il primo partito a regnare dopo la fine della colonizzazione), cerca di comprare dei terreni nelle isole Fiji -2000 ettari della seconda isola del paese, Vanua- per poterci trasferire la popolazione. Anote Tong ha inoltre annunciato che fra qualche decennio le isole saranno totalmente immerse. Ciononostante, tale spostamento incontra delle resistenze, principalmente da parte degli anziani, e pone il problema della scomparsa della cultura dell’arcipelago di Kiribati, nel caso in cui gli abitanti fossero trasferiti. Al momento è prevista una migrazione per stadi: in prima istanza, dovrebbe giungere un piccolo gruppo di lavoratori specializzati in grado di mescolarsi agli 860.000 abitanti delle Fiji e di dare un contributo positivo all’economia del Paese. 4 Radici del problema La situazione attuale di Kiribati è comune a parecchi altri Stati. Tuvalu, lo Stato vicino costituito da un arcipelago di 9 isole, è vittima dello stesso pericolo. Infatti, la maggior parte dei Piccoli Stati Insulari in Via di Sviluppo* subiscono la stessa minaccia. Con un rialzo di un metro del livello del mare, le Maldive, come le stesse Seychelles, potrebbero perdere l’80% delle loro terre. L’attività umana, e soprattutto lo sviluppo economico moderno, emette un’ingente quantità di gas serra nell’atmosfera. Questo provoca un riscaldamento generale della superficie terrestre. Tra le conseguenze di tale riscaldamento rientra lo scioglimento dei ghiacciai, i quali si convertono in acqua che raggiunge i mari e gli oceani, aumentando il livello del mare. Pertanto, le isole che si trovano quasi al livello del mare rischiano di finire parzialmente o totalmente sommerse. Secondo alcuni esperti, il livello dei mari potrebbe conoscere un rialzamento da 18cm a 58cm, fino a raggiungere un metro entro il 2100 (http://www.un.org/wcm/content/site/climatechange/pages/gateway/thescience/consequences-for-the-future). Il riscaldamento comporta anche altri problemi, quali la scarsità dell’acqua potabile, gli tsunami e più generalmente le catastrofi naturali e la crisi alimentare. Questo colpisce i Paesi in via di sviluppo, caratterizzati da un’economia debole, che sono già danneggiati da altri problemi. Un problema analogo si riscontra nelle Maldive: questo Paese ha già dovuto creare un’isola artificiale di 100 milioni di dollari (vedi paragrafo in fondo). Di fatto, in parecchie isole molte popolazioni sono sfollate* all’interno del Paese, perché il loro territorio è diventato inabitabile. Ciononostante, pur considerando la gravità della situazione, il Diritto internazionale non prevede nessun provvedimento per queste popolazioni, che non godono nemmeno degli stessi diritti degli altri rifugiati, quali, a titolo di esempio, quelli politici (diritto di assistenza, concessione di asilo politico, libertà di religione e di movimento, diritto al lavoro, all’istruzione e all’accesso ai documenti di viaggio e la sicurezza di non essere rimpatriati in un Paese ove corrono rischi di persecuzione). 5 Tuttavia, se le isole dovessero scomparire totalmente, l’intera popolazione diventerebbe apolidia*, il che porrebbe un problema di sicurezza internazionale: come ci si dovrebbe comportare se un territorio di uno Stato delle Nazioni Unite non esistesse più e il suo popolo diventasse profugo e fosse ripartito in vari Paesi? Al momento non sono stati ancora presi dei provvedimenti in merito. La lotta contro il cambiamento climatico implica un mutamento dei modelli economici da raggiungere attraverso l’impiego massiccio di tecnologie verdi* e l’attuazione di una cooperazione internazionale. I Paesi sviluppati sono quelli maggiormente reticenti ad imporre norme per quanto riguarda la diminuzione dell’inquinamento e a proporre un aiuto tecnologico ai Paesi in via di sviluppo, anche se gli accordi sono stati conclusi in seno all’Onu. Nonostante ciò, alcuni sono convinti che un uso sistematico delle cosiddette tecnologie verdi non sia sufficiente. I partigiani della decrescita* spiegano che la soluzione è rappresentata da un cambiamento nel modo di concepire l’economia: sarebbe necessario ridurre la produzione economica e i consumi, poiché il modello di accumulazione illimitata di ricchezze sfrutta necessariamente le risorse naturali ed umane. Se l’obiettivo è quello di salvaguardare il pianeta, è opportuno modificare in nostro stile di vita. Il ruolo delle Nazioni Unite e le soluzioni considerate Il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon, in numerose occasioni pubbliche si è fatto portavoce della preoccupazione riguardante il surriscaldamento globale ed ha fatto della lotta contro il riscaldamento globale una delle sue priorità all’Onu. Data la loro situazione, il Kiribati e gli altri Paesi insulari sono molto attivi nella lotta contro il riscaldamento globale e cercano di indurre gli altri Stati a impegnarsi durante ogni conferenza sullo sviluppo. Inoltre, loro stessi si impegnano al massimo 6 per ridurre l’inquinamento: le Maldive attuano misure tali per diventare il primo Paese al mondo con un bilancio carbonio* neutrale entro il 2020. Data l’emergenza della situazione, le Maldive hanno già fatto costruire un’isola artificiale di 100 milioni di dollari per potere traferire una parte della sua popolazione. All’interno delle Nazioni Unite è stata creata l’Alleanza delle Piccole Isole Insulari (AOSIS)*, che raggruppa una quarantina di Stati, ossia un quarto dei Paesi del mondo; ma meno dell’1% delle emissioni mondiali di carbonio. È nata nel 1990, in seguito al Rapporto del Gruppo d’Esperti Intergovernativi sull’Evoluzione del Cambiamento Climatico durante la seconda Conferenza sul Cambiamento Climatico a Ginevra. Il Presidente delle Maldive, che all’epoca era Maumoon Abdul Gayoom, ne è stato uno dei fondatori e ha giocato un ruolo maggiore nella presa di coscienza internazionale di questi problemi. L’AOSIS è attualmente presidiata dall’ambasciatrice e rappresentante permanente dello stato di Nauru alle Nazioni Unite, Marlene Moses. L’organizzazione promuove la lotta contro il riscaldamento globale. Oltre alle pressioni internazionali, l’associazione attua programmi per ottenere l’indipendenza degli Stati membri in materia di energia, creando un sistema energetico sostenibile. È il caso del progetto SID DOCKS, che fornisce aiuti finanziari ai Paesi membri per sviluppare il sistema energetico. Il margine di manovra dei Paesi dell’AOSIS rimane tuttavia molto limitato: sono Paesi la cui economia è basata sul turismo, per cui delle critiche al loro sistema economico potrebbero nuocere alla loro immagine. Inoltre, non hanno nessun alleato di peso, nemmeno fra i Paesi del Sud, e non hanno l’influenza per confrontarsi direttamente con le grandi potenze. Malgrado questa debolezza a livello internazionale, riescono a fare sentire la loro voce: regolarmente sono indetti dei comunicati stampa, e durante le convenzioni Onu sono messe in risalto le loro preoccupazioni ambientali. Ad esempio, hanno portato la prima bozza del Protocollo di Kyoto nel 1994. È stato l’intervento della Papua Nuova Guinea a portare gli Stati Uniti ad adottare il Protocollo di Kyoto alla Conferenza di Bali nel 2007. Più recentemente, alla conferenza sul clima di Durban del 2011, i paesi dell’AOSIS si sono collettivamente opposti alla proposta di 7 prendere nuovi accordi sul clima, benché questa sia stata la decisione adottata alla fine della conferenza. Durante la Conferenza sull'Ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite a Rio de Janeiro nel 1992, è stata adottata la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici, oggi firmata da 189 Paesi. Questo trattato internazionale impegna gli Stati ad analizzare le prospettive di riduzione del riscaldamento globale e dà luogo a regolari conferenze, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Riconosce fra l’altro “la responsabilità comune ma differenziata” degli Stati nel riscaldamento globale: ciò significa che i Paesi industrializzati si impegnano a fare più sforzi degli altri nella riduzione dei gas serra. I governi devono raccogliere e diffondere dati sull’argomento, attuare politiche nazionali ed aiutare tecnologicamente i Paesi in via di sviluppo, cooperando al fine di mitigare gli impatti del cambiamento climatico. Nel 1997 è stato aggiunto il protocollo di Kyoto, il quale è entrato in vigore nel 2005, e che ha introdotto misure vincolanti, includendo l’obbligo per i Paesi industrializzati di ridurre le emissioni di elementi inquinanti, in una misura non inferiore al 5% rispetto alle emissioni registrate nel 1990, nel periodo 2008 – 2012. È anche previsto il ricorso a meccanismi di mercato, i cosiddetti Meccanismi Flessibili, che consentono alle aziende con tecnologie pulite di acquisire certificati (i CER, Certified Emissions Reductions); certificazioni che possono essere vendute anche ad altre imprese inquinanti, che, pur acquistando questi certificati, continuano ad inquinare. Questa parte è molto criticata dagli alter-mondialisti, i quali la considerano un diritto ad inquinare: le imprese più ricche possono comprare CER e rimanere inquinanti. Nel 2011 a Durban si è concluso un accordo per preparare il Kyoto 2, anche se l’ingresso in vigore di quest’ultimo è previsto solo per il 2020. Attualmente, si sta preparando la Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile (il Rio + 20), che si terrà nel giugno 2012, il cui scopo è quello di confermare l’impegno a favore dello sviluppo sostenibile* e di portare avanti le politiche iniziate con la Conferenza di Rio ed il Protocollo di Kyoto. L’obiettivo a breve termine di tutti questi accordi è di limitare l’aumento delle temperature a 1,5°. 8 Nel 2009 è stato firmato un accordo internazionale che riconosce scientificamente l’influenza dell’attività umana sul cambiamento climatico, mentre nel 2011 il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha riconosciuto il legame tra cambiamento climatico e sicurezza, senza però essere vincolante. L’Onu promuove anche campagne di sensibilizzazione sul tema dello sviluppo sostenibile e del cambiamento climatico, attraverso il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente: nel 2009 ha indirizzato una campagna ai giovani, nominando la fata Clochette ambasciatrice onoraria per l’ambiente. Nel 2010, prima del vertice di Cancun, è stato promosso l’evento “Una Storia Per Giorno”, per far conoscere alcuni problemi e soluzioni possibili. Approfondimento Hulhumale « L'isola di Hulhumale è un'isola artificale dove ora vivono più di 2000 persone. Il motivo della sua creazione è stato la mancanza di spazio nella capitale Malé. Quando sarà completata, tra circa quarant'anni, Hulhumale potrà ospitare centomila abitanti (oggi la capitale ne ospita più di 85.000 ed è al collasso). L'isola copre attualmente una superficie di 188 ettari, più o meno la dimensione dell'isola di Malé. Per questa creazione sono stati spesi finora 63 milioni di dollari tra bonifica e costruzione, realizzata due metri sopra il livello del mare in previsione degli effetti del riscaldamento globale. Il governo maldiviano sta incentivando il popolo maldiviano a trasferirsi poco alla volta a Hulhumale, anche con sconti fino al 40% sui terreni rispetto ai prezzi della capitale. Tuttavia, la gente è ancora restia, poiché ci sono pochi negozi e il collegamento con la capitale è garantito solo da dei traghetti che raggiungono Malè in 25 minuti. Attualmente è anche in costruzione una strada che 9 collegherà direttamente l'isola all'aeroporto La laguna di Hulhumale è usata per sosta delle barche da safari. » di Hulhule. Tratto da : http://www.mondomaldive.it/Info_generali//Hulhumale.html Vocabolario AOSIS: Alliance of Small Island States (Alleanza dei Piccoli Stati Insulari), associazione intergovernativa di Paesi composti da isole, nata nel 1990, il cui scopo è la consolidazione della voce dei piccoli Stati insulari per combattere il riscaldamento globale. Apolide: chi è privo di ogni cittadinanza. Bilancio carbonio (oppure Impronta carbonio o contenuto di CO2): misura dell'impatto che le attività umane hanno sull'ambiente in termini di ammontare di gas serra prodotto, misurato in unità di diossido di carbonio. Decrescita: corrente di pensiero politico, economico e sociale favorevole alla riduzione controllata, selettiva e volontaria della produzione economica e dei consumi, con l'obiettivo di stabilire una nuova relazione di equilibrio ecologico fra l'uomo e la natura, nonché di equità fra gli esseri umani stessi. 10 Gas serra : gas presenti in atmosfera, che sono trasparenti alla radiazione solare in entrata sulla Terra, ma riescono a trattenere la radiazione infrarossa emessa dalla superficie terrestre, l’atmosfera ed le nuvole. I gas serra possono essere di origine sia naturale che antropica, e assorbono ed emettono specifiche lunghezze d'onda nello spettro della radiazione infrarossa. Questa loro proprietà causa il fenomeno noto come effetto serra, che è una delle cause del riscaldamento globale. Piccoli stati insulari in via di sviluppo: nome ufficiale di tutti gli Stati composti da isole, la cui economia non è tanto sviluppata quanto quella dei Paesi industrializzati. Sfollato : che si è allontanato dalla sua sede, specialmente da un centro abitato, per evitare i pericoli bellici, politici, ambientali, o di qualunque altra natura. Sviluppo sostenibile : processo finalizzato al raggiungimento di obiettivi di miglioramento ambientale, economico, sociale ed istituzionale, sia a livello locale che globale. Tale processo lega la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali alla dimensione economica, sociale ed istituzionale in un rapporto di interdipendenza, al fine di soddisfare le necessità delle attuali generazioni, evitando di compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni. Tecnologia verde (o energia rinnovabile): energia generata da fonti energetiche che per loro caratteristica intrinseca si rigenerano almeno alla stessa velocità con cui vengono consumate, oppure non sono "esauribili" nella scala dei tempi "umani" ; per estensione, il loro utilizzo non pregiudica le risorse naturali per le generazioni future. Sono forme di energia alternative alle tradizionali fonti fossili e molte di esse hanno la peculiarità di essere anche energie pulite, ovvero di non immettere in atmosfera sostanze nocive e/o climalteranti quali, ad esempio, la CO2. Esse sono dunque alla base della cosiddetta economia verde. 11 Bibliografia e link Sito dell’Onu : http://www.un.org E particolarmente : http://www.un.org/News/Press/docs/2011/sgt2809.doc.htm http://www.un.org/apps/news/story.asp?NewsID=39449&Cr=climate+change&Cr1= http://www.un.org/News/briefings/docs/2009/090710_AOSIS.doc.htm http://www.un.org/News/briefings/docs/2011/111123_SIDS.doc.htm http://www.un.org/wcm/content/site/climatechange/pages/gateway/cancuncourier http://www.un.org/special-rep/ohrlls/sid/default.htm http://www.un.org/en/events/tenstories/08/climatechange.shtml http://www.un.org/wcm/content/site/climatechange/pages/gateway/thescience/consequences-for-the-future Sito dell’AOSIS : http://aosis.info E particolarmente : http://aosis.info/sid-issues/ http://aosis.info/documents/AOSIS_Durban_Release_Final%5B1%5D.pdf http://aosis.info/aomembers/ Sito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici : http://unfccc.int/portal_francophone/essential_background/kyoto_protocol/items/ 3274.php 12 Sito del Rio + 20 http://www.uncsd2012.org/rio20/objectiveandthemes.html 13