CONSERVATORIO di MUSICA “A. VIVALDI” ALESSANDRIA Triennio di I° Livello in Jazz, Popular e Musiche Improvvisate CORSO DI LAUREA IN PIANOFORTE JAZZ UTILIZZO DEGLI STRUMENTI A TASTIERA NEL JAZZ Relatore: Luigi Bonafede Tesi finale di: Massimiliano Capra Matricola: IL000120 Anno Accademico: 2012-2013 SOMMARIO INTRODUZIONE _____________________________________________________________________ 3 GLI STRUMENTI _____________________________________________________________________ 5 PIANOFORTE ________________________________________________________________________ 5 CLAVICEMBALO _____________________________________________________________________ 11 PIANO ELETTRICO____________________________________________________________________ 13 ORGANO HAMMOND ________________________________________________________________ 20 SINTETIZZATORE ____________________________________________________________________ 27 GLI ARTISTI ________________________________________________________________________ 40 JIMMY SMITH _______________________________________________________________________ JOE ZAWINUL _______________________________________________________________________ MCCCOY TYNER _____________________________________________________________________ HERBIE HANCOCK____________________________________________________________________ CHICK COREA _______________________________________________________________________ KEITH JARRETT ______________________________________________________________________ 40 42 44 47 49 50 BRANI DI REPERTORIO _______________________________________________________________ 53 THE CAT ___________________________________________________________________________ SPAIN _____________________________________________________________________________ CELESTIAL CHANTS ___________________________________________________________________ KONDA ____________________________________________________________________________ CHAMELEON _______________________________________________________________________ BIRDLAND__________________________________________________________________________ 53 54 55 56 57 58 SCALETTA CONCERTO E FORMAZIONE __________________________________________________ 59 BIBLIOGRAFIA ______________________________________________________________________ 60 2 INTRODUZIONE L'evoluzione dall'hot jazz fino al free jazz, dagli inizi del '900 agli anni '70, ha trovato al suo interno una numerosa serie di stili, ognuno dei quali porta in rilievo i propri nomi, autori e formazioni. Le numerose tipologie di formazione, dall'orchestra al trio, implicano anche la trasformazione della strumentazione utilizzata, considerando inoltre le innovazioni tecnologiche delle varie epoche. In questa trattazione verranno appunto analizzati i fondamentali strumenti a tastiera che hanno avuto applicazione in ambito jazzistico, prendendo in esame i loro strumentisti e i brani che li hanno resi celebri, innovativi, ed a volte anche troppo futuristici rispetto al momento storico. Gli strumenti che saranno trattati vanno dall'ovvio e sempre presente pianoforte, ai primi piani elettrici in particolare il Rhodes ed il Wurlitzer, dall'organo Hammond, ai sintetizzatori e persino al clavicembalo. Negli anni cinquanta iniziano a comparire i primi strumenti elettrici, elettromeccanici ed in seguito quelli elettronici, ma sarà dagli anni settanta che si avrà la grande applicazione di tale strumentazione in ambito jazzistico; siamo nel periodo del free jazz, ed in particolare dell'electric-jazz, dove un particolare personaggio ha avuto modo di portare avanti un discorso di innovazione ed introduzione delle tecnologie elettriche sulla strumentazione. Si parla di Miles Davis, trombettista, che negli anni sessanta ha avuto modo di creare il disco più venduto in ambito jazzistico Bitches brew del 1970, e che nelle sue formazioni ha inserito e lanciato pianisti e tastieristi che sono diventati di fama mondiale, e che poi con i loro progetti personali hanno in ogni caso lasciato un grossa impronta stilistica. Nomi come Chick Corea con i Return to forever, Herbie Hancock con gli Headhunters, Joe Zawinul con i Wheater report e Keith Jarrett con le sue molteplici formazioni, hanno suonato e creato con Davis musica che è rimasta nella storia, e proprio da loro si ha il maggior contributo relativo all'utilizzo della strumentazione in oggetto, come piani elettrici e sintetizzatori. Mc Coy Tyner, pianista dell'epoca del modal-jazz, è legato a Miles Davis attraverso il grande tenorista John Coltrane, che dopo la registrazione di A kind of blue nel 1959, crea con Tyner il suo famoso quartetto; Tyner rimane per lo più legato al pianoforte ma dopo l'esperienza con Coltrane nei sui progetti personali utilizza nuovi strumenti ed in particolare si ha nell'album Trident un brano realizzato con l'utilizzo del clavicembalo, utilizzato anche dai sassofonisti Albert Ayler e Pharoas Sanders in un paio di produzioni degli anni ’60. 3 Per quanto riguarda l'organo Hammond, abbiamo in analisi un grande esponente, Jimmy Smith, che dal gospel ha portato negli anni sessanta questo strumento all'interno del jazz, attraverso tecniche interessanti di accompagnamento, walking bass, improvvisazione ed effettistica. Nella presente trattazione saranno analizzati gli strumenti citati, gli autori ed i relativi brani ove questi strumenti sono stati applicati, in relazione all'epoca. 4 GLI STRUMENTI PIANOFORTE Il pianoforte è uno strumento musicale in grado di produrre il suono grazie a corde che vengono percosse per mezzo di martelletti azionati da una tastiera. È l'unico strumento a far parte dei cordofoni a corde percosse, se non si considera il clavicordo, ormai quasi completamente in disuso. L'origine della parola pianoforte è italiana ed è riferita alla possibilità che lo strumento offre di suonare note a volumi diversi in base al tocco, ovvero alla capacità di snodare le dita, possibilità negata invece da strumenti precedenti quali il clavicembalo. Anche mediante l'intervento sui pedali, che azionano particolari meccanismi, l'esecutore può modificare il suono risultante. Struttura del pianoforte In quanto strumento dotato di una tastiera e di corde, il pianoforte è simile al clavicordo e al clavicembalo, dai quali storicamente deriva. I tre strumenti differiscono nel meccanismo di produzione del suono: nel pianoforte, le corde sono colpite da martelletti che immediatamente rimbalzano, permettendo quindi alla corda di vibrare liberamente, fino al rilascio del tasto che provoca l'intervento dello smorzatore. 5 Il pianoforte è costituito da sei parti: • la cassa, la tavola armonica; • la struttura portante e il rivestimento esterno; • la tastiera; • la meccanica; • la cordiera; • i pedali. La cassa e la tavola armonica La cassa e la tavola armonica sono fatte generalmente in legno principalmente di abete e pioppo. Il somiere, parte in cui stanno le caviglie (o piroli) per tirare o allentare le corde è fatto spesso in legno di faggio. La tastiera La tastiera è quella parte del pianoforte ove sono disposti i tasti. La base su cui questa regge è spesso in abete. Lo strumento dispone generalmente di 88 tasti (sette ottave e una terza minore), 52 bianchi e 36 neri, disposti nella classica successione che intervalla gruppi di due e tre tasti neri. Esistono invece alcuni pianoforti (pochi modelli) che si estendono anche di 9 tasti oltre i normali 88, andando verso il basso. Come punto di riferimento centrale della tastiera viene preso il tasto do, chiamato per questo "do centrale". Grazie ai suoi 88 tasti, raggiunge un'estensione di sette ottave. I tasti dei pianoforti più sofisticati sono spesso in avorio ed ebano, mentre per i pianoforti comuni è usata generalmente la galalite (sostanza di consistenza cornea, ottenuta a partire dalla caseina). La nota do, a partire dalla quale è possibile eseguire la scala di do maggiore, priva di alterazioni, è il tasto bianco situato esattamente prima di ogni successione di due tasti neri. Questi ultimi, in genere, in considerazione della tonalità della melodia da eseguire, vengono chiamati bemolle o diesis (più generalmente alterazioni) a seconda del caso in cui si riferiscano alla nota che li segue o a quella che li precede. Nei due casi, comunque, essi producono un suono che risulterà più basso o più alto di mezzo tono rispetto ai tasti bianchi contigui. La meccanica La meccanica è una delle parti fondamentali del pianoforte perché vi stanno tutta una serie di strumenti e sistemi che permettono la produzione del suono con l'azione del martelletto sulla corda attraverso l'abbassamento del tasto. 6 Funzionamento della meccanica Quando si preme un tasto del pianoforte, che è una leva imperniata su un bilanciere, la sua parte posteriore (coda) si alza e il perno, al quale è incernierato, fa muovere il cavalletto (due leve libere di muoversi, incernierate sul retro – verso la coda del pianoforte). Il cavalletto, così liberato dal tasto, si solleva, trascinando con sé il bastone dello scappamento (o spingitore – un oggetto a forma di L). Lo scappamento mette in funzione un rullino in feltro che è fissato all'asta del martelletto che di conseguenza si solleva. L'asta superiore del cavalletto va verso l'alto fin quando la sua estremità non tocca il bottoncino di regolazione. Il martelletto continua la sua corsa colpendo le corde e separandosi dal bastone di scappamento e dallo stesso cavalletto. Anche lo spingitore si alza e rimane sospeso fino a quando il tasto non viene rilasciato. Dopo aver percosso la corda, a tasto ancora abbassato, il martelletto ricade anche se non completamente; infatti viene fermato dal rullino dell'asta del martelletto che si adagia sull'asta superiore del cavalletto ancora sollevata. Lo scappamento torna così alla sua posizione iniziale, cioè sotto l'asta del martelletto parzialmente alzato. Allo stesso tempo il paramartelletto impedisce che il martelletto rimbalzi sulle corde percuotendole nuovamente. Nel caso in cui il tasto venga rilasciato solo in modo parziale, il martelletto si muove libero dal paramartello mentre lo spingitore resta alzato. A questo punto se si preme di nuovo il tasto (che non è stato rilasciato completamente), lo scappamento è in grado di spingere di nuovo il rullino e l'asta del martello verso l'alto. Questo sistema è chiamato "doppio scappamento" e permette di eseguire rapidamente la ripetizione di una stessa nota senza che il tasto (e quindi anche il martelletto) ritornino alla propria posizione iniziale. Alla pressione del tasto viene attivato un montante che stacca lo smorzatore della corda relativa al tasto premuto, il quale permette alla corda di vibrare liberamente. Rilasciato il tasto, di circa il 50% della sua corsa, lo smorzatore cade sulla corda bloccandone la vibrazione e tutte le parti della meccanica tornano alla loro posizione d'origine, grazie anche alla forza di gravità. È opportuno ricordare che "doppio scappamento" è solo un modo di dire: in questa guisa è possibile ripetere lo scappamento teoricamente all'infinito. Il pianoforte verticale non dispone del doppio scappamento, inoltre non tutte le parti della meccanica tornano alla loro posizione iniziale grazie alla forza di gravità, perché i pezzi sono disposti verticalmente, per cui vengono utilizzate piccole strisce di feltro che aiutano il meccanismo. 7 Parti della meccanica Martelli: sono piccoli blocchi in legno rivestiti generalmente in feltro, azionati dalla pressione dei tasti, che producono il suono percuotendo le corde. Appena la corda viene colpita dal martelletto, questo torna nella sua posizione iniziale, permettendo così alla corda di vibrare; quando il tasto viene rilasciato entrano in funzione gli smorzatori. Scappamento: è un meccanismo che permette al martelletto di tornare alla sua posizione iniziale, dopo aver percosso la corda, mentre il tasto è ancora abbassato. Generalmente nei pianoforti orizzontali esiste il "doppio scappamento", un sistema che permette di ottenere la ripetizione di una stessa nota a distanza ravvicinata premendo lo stesso tasto due volte senza che questo si rialzi del tutto. Smorzatori: sono blocchetti di legno rivestiti in feltro che hanno la funzione di soffocare la vibrazione di una corda. Caviglie o piròli: sono le "chiavi accordanti" del pianoforte che hanno il compito di tenere le corde e permettere l'accordatura di esse. Corde: sono legate ai piroli e sono fatte in lega di acciaio. Variano di diametro e lunghezza a seconda del registro sonoro. Nei pianoforti verticali ogni martelletto batte su un gruppo di due o tre corde accordate all'unisono o su una singola corda più spessa (in genere rivestita di rame per appesantirla) per i suoni più gravi. Nei pianoforti a coda vale lo stesso discorso precedente, ma ciò che cambia è la disposizione delle corde: verticali nei pianoforti verticali e orizzontali nei pianoforti a coda. I pedali I pianoforti possono avere dai due ai quattro pedali, a seconda del costruttore e dell'epoca di costruzione. Sono posti nella parte bassa dello strumento, facilmente raggiungibili dai piedi del pianista, e servono ad alterare il suono dello strumento in diversi modi. Si distinguono i seguenti tipi di pedale: Risonanza o forte: (normalmente a destra) tale pedale, una volta azionato, alza contemporaneamente tutti gli smorzatori, sorta di feltrini che hanno il compito di fermare le vibrazioni della corda immediatamente dopo il rilascio del tasto. Di conseguenza, azionando il pedale, le corde continuano a vibrare finché il suono non si 8 spegne naturalmente. L'impiego di questo pedale aiuta a legare i suoni ed eventualmente, a creare una sorta di alone timbrico e armonico dato anche dal resto delle corde non più smorzate che entrano in una vibrazione simpatica generata dalle onde sonore delle note appena suonate. Una corda o piano o 1C : (normalmente a sinistra) tale pedale, nei pianoforti a coda, sposta leggermente tutta la tastiera e la martelliera verso la destra dell'esecutore. In tal modo il martelletto azionato dalla pressione del tasto colpisce solamente una o due corde delle tre che sono associate a ogni tasto (nei medi e acuti ogni nota è intonata da tre corde all'unisono, nella parte alta dei bassi, cioè le corde filate, ogni nota è intonata da due corde, mentre l'ottava più bassa possiede una sola corda per nota: in questa regione quindi il solo effetto di questo pedale è lo spostamento del punto di contatto sul martelletto). Nel dettaglio bisogna considerare anche che i martelletti sono ricoperti da feltrini nei quali si formano dei solchi dati dai ripetuti urti con le corde. Si agisce sulla durezza del suono ammorbidendo il feltro dei martelletti e quindi si può aumentare o diminuire l'effetto del pedale essendo il punto di contatto spostato rispetto a quando il pedale non è azionato. L'azione di spostamento della martelliera comporta che i feltrini dei martelletti urtino la corda in un punto diverso dai solchi e quindi in un punto in cui sono più morbidi. L'effetto è quello di produrre un suono più flebile, ovattato e intimo, adatto a creare particolari atmosfere sonore. Il medesimo effetto (con risultato molto meno caratterizzato) viene ottenuto nei pianoforti verticali avvicinando i martelletti alle corde, e accorciando in tal modo il percorso che il martelletto compie per raggiungere la corda. Quarto pedale: (a sinistra, solo in alcuni modelli di pianoforti a coda) utilizzato e brevettato da costruttori come Fazioli e Stuart & Sons, non è altro che una trasposizione sui modelli a coda del pedale piano dei pianoforti verticali. Il meccanismo infatti non fa altro che avvicinare tutti i martelletti alle corde, riducendone così la corsa e producendo un suono con un volume ridotto senza modificarne il timbro (come invece succede con una corda). Tonale o sostenuto: (al centro) il pedale tonale è presente nei pianoforti a coda e deve essere azionato successivamente alla pressione di un tasto o di un gruppo di tasti. È in sostanza un pedale di risonanza che agisce solo per un gruppo limitato di tasti, quelli premuti immediatamente prima all'azione del pedale; gli altri non saranno interessati dalla sua azione. È anche conosciuto come pedale Rendano dal nome del suo inventore, il pianista e compositore Alfonso Rendano. 9 Sordina: (al centro, solo negli strumenti destinati allo studio e solo nei pianoforti verticali, al posto del pedale tonale) la sordina (presente anche in altri strumenti) è un pedale che aziona una leva, attraverso la quale viene interposto tra le corde e i martelletti un lungo panno di feltro. Il suono così ottenuto è piuttosto attutito. L'effetto, però, utile per lo studio (al mero scopo di "non disturbare i vicini") non è mai stato giudicato musicalmente gradevole, tanto che quasi nessun compositore lo ha mai sfruttato (il pianista canadese Gonzales, nome d'arte di Jason Charles Beck, ne fa largo uso nel suo "Solo Piano", 2004, album acclamato dal pubblico e dalla critica). I pianoforti a coda ne sono sprovvisti ed anche i grossi pianoforti verticali hanno, in luogo della sordina, un pedale tonale. La sordina ha perciò un'utilità pratica, in quanto, abbassando il volume durante gli esercizi, consente di studiare a lungo senza disturbare parenti e vicini di casa. 10 CLAVICEMBALO Con il termine clavicembalo (altrimenti detto gravicembalo, arpicordo, cimbalo, cembalo) si indica una famiglia di strumenti musicali a corde, dotati di tastiera: tra questi, anzitutto lo strumento di grandi dimensioni attualmente chiamato clavicembalo, ma anche i più piccoli virginale e spinetta. Questi strumenti generano il suono pizzicando la corda, anziché colpirla come avviene nel pianoforte o nel clavicordo. La famiglia del clavicembalo ha probabilmente avuto origine quando una tastiera è stata adattata ad un salterio o salterello, fornendo così un mezzo per pizzicare le corde. Il termine stesso, che compare per la prima volta in un documento del 1397, deriva dal latino clavis, chiave (intesa come il meccanismo che utilizza il movimento del tasto per azionare il leveraggio retrostante), e cymbalum, termine che designava nel medioevo gli strumenti musicali con corde parallele tese su una cassa poligonale e senza manico, come i salteri e le cetre. In ogni caso, la più antica descrizione organologica del clavicembalo, che sia conosciuta, vien fatta risalire al 1440 circa. Funzionamento del clavicembalo Parte superiore del salterello: • corda; • asse della linguetta; 11 • linguetta; • plettro; • smorzatore. Tutti i tipi di clavicembalo hanno un funzionamento simile: La linguetta è una semplice leva che ruota intorno ad un asse orizzontale costituito da una spina che passa attraverso un foro. Nella linguetta è incastrata una penna, anticamente ricavata dal calamo di una penna (usualmente di corvo) e oggi generalmente realizzata in materiale plastico (Delrin); ogni penna è sagomata con la punta di un coltello in modo da regolarne la larghezza e l'elasticità in funzione del diametro della corda che deve pizzicare, e del timbro che si vuole ottenere. Il salterello è un listello di legno con una feritoia rettangolare in cui è imperniata la linguetta. Quest'ultima è tenuta in posizione verticale da una molla, in modo che il plettro fuoriesca orizzontalmente da una delle facce del salterello. Ogni salterello appoggia sull'estremità del tasto corrispondente (quest'ultimo è una leva con fulcro centrale) e scorre entro due fori allineati verticalmente, praticati in due liste di legno (registri) poste una sull'altra perpendicolarmente ai tasti. La lunghezza del saltarello è regolata in modo che il plettro, a riposo, si trovi appena al di sotto della corda che deve pizzicare. Abbassando il tasto, il saltarello si solleva e il plettro pizzica la corda; la corsa del saltarello è limitata da una barra posta orizzontalmente sopra la fila dei saltarelli, inferiormente guarnita di feltro, che può essere rimossa per la manutenzione dei salterelli. Quando il tasto si rialza, il salterello ricade verso il basso per il proprio peso e la linguetta ruota all'indietro permettendo al plettro di superare la corda senza più pizzicarla. In cima al salterello è posto uno smorzatore in feltro, che si appoggia sulla corda quando il saltarello è in posizione di riposo, smorzando la vibrazione quando il tasto viene rilasciato (e impedendo che la corda entri in vibrazione per risonanza quando il tasto non è premuto). Nella maggior parte dei clavicembali, per ogni tasto vi sono due corde e due salterelli: per una delle due file di salterelli il registro superiore può scorrere, permettendo di allontanare i plettri dalle corde. Questo consente di escludere una delle file di corde, variando timbro e volume sonoro dello strumento, similmente all'uso dei registri dell'organo. Nei clavicembali a due manuali vi sono usualmente tre registri, e quindi tre file di salterelli: la tastiera inferiore agisce sulle prime due, quella superiore sulla terza. 12 PIANO ELETTRICO Un pianoforte elettrico è uno strumento musicale elettrico, non elettronico, nel quale i suoni prodotti meccanicamente si trasformano in segnali elettrici da pickup. A differenza di un sintetizzatore, di cui si tratterà in seguito, il pianoforte elettrico non è uno strumento elettronico, ma elettromeccanico. I primi pianoforti elettrici sono stati inventati alla fine del 1920, del 1929 Neo-Bechstein elettrica pianoforte a coda è stato tra i primi. Probabilmente il primo modello senza corde era Lloyd Loar di ViviTone Clavier. La popolarità del pianoforte elettrico ha cominciato a crescere alla fine del 1950, raggiungendo il suo apice nel corso del 1970, dopo di che sono stati progressivamente soppiantati dai pianoforti elettronici in grado di produrre suoni senza gli svantaggi di parti meccaniche in movimento. Molti tipi sono stati inizialmente progettati per uso domestico o per la scuola, in particolare all'università nei laboratori di pianoforte per l'insegnamento simultaneo a diversi studenti che utilizzano le cuffie. Un altro fattore importante per il loro sviluppo ed accettazione è stata l'elettrificazione progressiva della musica popolare e la necessità di uno strumento a tastiera portatile in grado di essere amplificato. I piani elettrici, in gergo “Digital stage piano” hanno sostituito la maggior parte degli originali elettromeccanici a causa delle loro dimensioni, peso e versatilità. Tuttavia, nel 2009, Rhodes Music Corporation ha iniziato la produzione di una nuova linea di pianoforti elettromeccanici, noto come Mark Rhodes 7 seguito a breve da un'offerta da Vibe Vintage. Nei Wurlitzer, pianoforti elettrici che utilizzano lamine in acciaio da martelli feltro. Le lamine sono poste all'interno di un pettine, e formano un sistema di trasferimento elettrostatico di tipo capacitivo, con una tensione continua di 170V. Questo sistema produce un suono molto particolare, dolce e vibrato. Nel Fender Rhodes, al posto della lamina è presente un diapason colpito sulla parte della "forchetta". L'altra parte della forcella, parallela e adiacente al dente, è il Tonebar, una barra di acciaio robusto che agisce come un risonatore e aggiunge sustain al suono. Il rebbio è dotato di una molla che può essere spostato lungo la sua lunghezza per permettere il passo di variare per la regolazione fine. Il rebbio viene colpito da un piccolo martelletto in neoprene (originariamente feltro) attivato dall'azione sulla tastiera del pianoforte. Ogni dente ha un pickup elettromagnetico posto appena oltre la punta (vedi anche tonewheel). Il pianoforte Rhodes ha una caratteristica a campana, più ampia di quella Wurlitzer, con più sustain e con un "ringhio" simile ad una distorsione quando si suona in modo energico. 13 Tecnica e Stili Come nel caso di chitarre elettriche, il suono della maggior parte dei pianoforti elettrici differisce notevolmente da quella di uno strumento acustico, e il piano elettrico ha così acquisito una identità musicale propria, ben al di là di essere semplicemente un portatile pianoforte amplificato. In particolare, il piano Rhodes si presta a lunghi e sostenuti "fluttuanti" accordi impossibili da eseguire su uno strumento acustico, mentre il Clavinet Hohner ha un vocabolario immediatamente riconoscibile di riff percussivi e figure che devono la meno agli stili di tastiera convenzionale alla chitarra ritmica funk e basso slap. I primi modelli di Wurlitzer avevano amplificatori a valvole, per mezzo dei quali potevano essere portati fino alla particolare distorsione. Più tardi i modelli a transistor, pur condividendo un approccio simile al suono generato meccanicamente, non riescono a replicare il suono "grasso" del tubo o della lamina metallica, ma sfoggiano un tremolo molto particolare e utile. Tratteremo I piani elettrici Wurlitzer e fender Rodhes. 14 Wurlitzer Il piano elettrico Wurlitzer, registrato come "Electronic Piano" è stato il primo di una serie di pianoforti elettromeccanici senza filo fabbricati e commercializzati dalla Società Rudolph Wurlitzer di Corinto, Mississippi, Stati Uniti e Tonawanda, New York. I primi modelli sono stati realizzati nel 1954 fino all1984; da allora, il suono del piano elettrico Wurlitzer è stato ricreato dalle tastiere digitali, ed i modelli d'epoca sono ricercati da musicisti e collezionisti. Registrazioni prominenti eseguite mediante il Wurlitzer sono in particolare "Mercy, Mercy, Mercy" di Joe Zawinul, "What I'd say" di Ray Charles, "Queen of the Highway" e "Crawling King Snake "dei The Doors, e "Miss You" dei Rolling Stones. Il piano Pulitzer è di solito dotato di una tastiera a 64 note il cui intervallo va dal LA un'ottava sopra la nota più bassa di un pianoforte standard al DO un'ottava sotto la nota superiore. La produzione del suono in tutti i modelli avviene mediante una canna singola in acciaio per ogni tasto, attivato da una versione in miniatura di un martelletto simile a quello del pianoforte e che fa parte del sistema di pick-up elettrostatico, con una tensione continua di 170V. Inoltre è montato un pedale di sostegno meccanico simile a quello di un pianoforte tradizionale (sustain). La maggior parte dei piani elettrici Wurlitzer sono modelli portatili con gambe smontabili e il pedale sustain collegato tramite un cavo Bowden. Modelli a Console Un impiego importante per il piano Wurlitzer è stato quello come strumento laboratori musicali universitari. L'insegnante aveva una cuffia e microfono per poter ascoltare ogni singolo studente e per poter parlare individualmente con loro. Secondo l'ex dipendente di Wurlitzer Bill Fuller, il 75% di tutte le università hanno usato Wurlitzer nei laboratori di pianoforte dalla fine del 1960 fino ai primi anni 1970, 15 e alcune strutture erano ancora in funzione più tardi nel 2000. Su questi modelli non vi è alcun tremolo (anche se i modelli successivi hanno semplicemente la funzione disabilitata). Una versione molto rara è stata quella avente solo 44 tasti, il modello 106P, senza controlli, un altoparlante e il pedale sultani, sempre per applicazione didattica. Sonorità Rispetto al suo classico rivale, il Fender Rhodes, il Wurlitzer possiede un suono più brillante e più vuoto. Quando viene utilizzato con con delicatezza il suono può essere molto dolce ed richiamare il vibrafono, mentre diventa sempre più aggressivo con una percussione più forte, producendo il caratteristico suono leggermente pungente. In una formazione di tipo pop - rock (chitarra, basso e batteria) il Wurlitzer ha un suono distintivo e chiaro, mentre il Rhodes tenderebbe a fondersi scomparendo. 16 Fender Rhodes Il piano elettrico della Fender, il Rodhes è un pianoforte elettro-meccanico, inventato da Harold Rhodes nel corso del 1950 e in seguito prodotto in una serie di modelli, prima in collaborazione con Fender e dopo il 1965 dalla CBS. E' costituito da un piano simile a tastiera con martelli che colpiscono denti metallici di piccole dimensioni, amplificato con pickup elettromagnetici. Il piano Rhodes è stato ampiamente utilizzato in tutto il 1970 in tutti gli stili di musica. E' caduto in disuso per un po' nella seconda metà del 1980, principalmente per l'emergere dei sintetizzatori digitali; più tardi, ha goduto di una rinascita enorme e di popolarità dal 1990. Con artisti contemporanei, tra cui Radiohead, Portishead, D'Angelo, Erykah Badu, Chick Corea, Jamiroquai, Herbie Hancock, Steely Dan, The Doors e Stevie Wonder il Rhodes ha riconquistato la sua popolarità. L'ultimo modello, il MK V, è stato proposto sul mercato nel 1984, quando la fabbrica è stata chiusa a Fullerton. La Rhodes Music Corporation ha cercato di reintrodurre una versione dello strumento poi nel 2007. Storia 1946-1965: Harold Rhodes tecnico inventore fonda il Rhodes Piano Corporation e introduce il pre-Piano al NAMM (1946). Nel 1959, Rhodes entrò in una joint venture con Leo Fender per la fabbricazione degli strumenti in una società di nome Fender & Rhodes. La partnership è durata per sei anni con il modello commercializzato Fender Rhodes Piano Bass, a 32 tasti, versione con solo la gamma bassa del pianoforte, che ha rappresentato la maggior parte delle vendite. Il Fender Rhodes Celeste era una tastiera analoga che riguarda la fascia media del pianoforte. Il Piano 73 sarebbe 17 diventato noto come il Fender Rhodes Electric Piano, con un cabinet formato dall'amplificatore usato come base per sostenere la tastiera del pianoforte. 1965-1984: la CBS ha acquisito la società Fender nel 1965. Oltre al Bass Piano e la Celeste nel 1969 il 73-tasti Mark I Stage Piano è stato introdotto come un pezzo in alternativa allo stile Suitcase, con quattro gambe smontabili, un pedale sustain con un asta regolabile ed una sola uscita per l'uso con una cassa per chitarra esterna o altra fonte di amplificazione. Il Fender Twin Reverb è stato l'amplificatore mostrato in catalogo come scelta per il pianoforte da palco, e molti utilizzatori del Rodei impiegheranno tale amplificatore per ottenere il classico suono. Le vendite diminuiscono attorno al 1980, e lo stage Mark II Piano è stato introdotto nel tentativo di rivitalizzare il prodotto. La produzione si è conclusa nel 1984, con IL Rhodes Mark V. Nel 2007, una nuova forma società, la Rhodes Music Corporation ha introdotto una riproduzione del pianoforte elettrico originale chiamato Mark Rhodes 7. Questa era una versione del Rhodes alloggiato in un contenitore di plastica stampato, più simile al Rhodes CBS Mark V in termini di stile e di meccanica. Modelli Il primo prodotto Fender Rhodes era il PianoBass FenderRhodes, a 32 tasti. Gli altri modelli sono stati prodotti in serie fin dopo l'acquisizione di CBS Fender nel 1965. Poco dopo il modello a 73 tasti del Fender Rhodes ElectricPiano entra in produzione. Nel 1970 il più portatile MK Fase I è stato aggiunto alla gamma così come i modelli 88 e 88 Suitcase. I modelli Suitcase inclusero un pre-amp con il famoso StereoVibrato, oltre ad un armadio con amplificatore e altoparlanti stereo. Il Rhodes ha attraversato continui miglioramenti interni: i martelli diventano di plastica, i piedistalli cambiano forma, i pickup sono stati modificati, e la struttura dei denti modificati per sopportare maggior usura. Il modello Mk II è stato introdotto alla fine del 1979. Inoltre è stato prodotto per un breve periodo il Rhodes Mk III EK-10 che aveva oscillatori analogici e filtri oltre agli elementi elettromeccanici. L'effetto complessivo è quello di un piano Rhodes e un sintetizzatore suonati simultaneamente. Rispetto ai sintetizzatori polifonici commercializzati allo stesso tempo, è stato limitato nella portata e nel suono e sono state vendute pochissime unità. Ultimo è stato il classico Rhodes Mk V, introdotto nel 1984. Tra gli altri miglioramenti, aveva un corpo più leggero e una nuova azione con una camma migliorata, aumentando il colpo di martello del 23%. Con la concorrenza di digitale e 18 sintetizzatori polifonici e l'introduzione del MIDI, la produzione di strumenti di Rodhes si concluse alla fine del 1984. Un nuovo Rhodes Mark 7 è stato presentato al NAMM 2007 e Musik Messe 2007, con lo stesso design elettromeccanico, come lo strumento originale, ma con un nuovo look futuristico ed una serie di modifiche. Il Mark 7 è stato il primo strumento ad essere rilasciato sotto il nome di Rodhes dalla fine degli anni e Harold Rhodes ne ha avuto un ritorno da Roland. Funzionamento Nel piano Rhodes la generazione del suono deriva da un diapason asimmetrico, con un filo rigido (chiamato "dente") colpito da un feltro-punta (neoprene gomma con punta dopo il 1970) dal martelletto, e da una barra di controbilanciamento risonante sopra il rebbio. Le vibrazioni di questo generatore sonoro sono poi raccolte da un pickup elettromagnetico (uno per ciascun rebbio), e amplificato. In uscita i pickup sono alimentati attraverso un volume ed un tono, e quindi inviati ad una uscita per l'amplificazione esterna. Il suono prodotto è simile ad un vibrafono, celesta e glockenspiel. Poiché lo strumento produce suono elettricamente, il segnale può essere elaborato per produrre diversi colori timbrici. Sul modello Valigia il segnale viene elaborato attraverso un "StereoVibrato", a bassa frequenza di oscillazione pan (in realtà un tremolo, ma Leo Fender ha insistito per chiamarla vibrato, come sui suoi amplificatori) unità di effetti, che bilancia il segnale avanti e indietro tra canali destro e sinistro. E questo suono "rotondo" che viene chiamato il classico suono del Rodhes, che può essere ascoltato, per esempio, in molti lavori di Stevie Wonder e Herbie Hancock. Il preamplificatore con vibrato è stato incluso nell'originale Fender Rhodes Electric Pianos e dopo il 1970 sui modelli "suitcase". Durante il 1980 Rodhes ha creato una società denominata "Dyno My Piano" ed è diventato popolare, ispirato da un pianoforte particolare e molto famoso a Los Angeles, la E-Rhodes. Le modifiche apportate al suono più brillante e più duro, portando più attacco nel suono e facendolo equalizzare attraverso un mix simile alla risposta in frequenza di un pianoforte a coda. Per esempio, quando le note vengono suonate con forza, il suono diventa meno dolce, la distorsione non lineare crea un caratteristico "ringhio" chiamato "corteccia" dai pianisti. Gli esperti musicisti del Rodhes sono in grado di contrastare i suoni dolci e ruvidi per creare una performance estremamente espressiva. Questo suono è stato emulato dal DX7 Yamaha con una patch che era molto popolare negli anni '80. 19 ORGANO HAMMOND L’organo Hammond è un organo elettrico progettato e costruito da Laurens Hammond. Nonostante esso fosse in origine destinato alle chiese in alternativa ai più costosi organi a canne, trovò largo utilizzo nel jazz, nel blues, nella musica gospel e, in misura inizialmente minore ma poi sempre crescente, per il rock e il pop. Storia L'invenzione del poliedrico ingegnere statunitense fu svelata al pubblico nell'aprile 1935 e il primo modello, il Model A, fu disponibile nel giugno dello stesso anno. L'organo fu suonato dal vivo alla stazione radio Wind da Milt Herth, che aveva iniziato a suonarlo non appena era stato inventato. È stato ampiamente utilizzato nelle cappelle militari statunitensi durante e dopo la Seconda guerra mondiale. La stessa familiarità dei soldati con lo strumento può aver contribuito in qualche misura alla popolarità crescente dell'organo nel periodo post bellico. Negli anni cinquanta, musicisti jazz, tra cui Jimmy Smith iniziarono ad usare il suono caratteristico dell'organo e, negli anni sessanta, l'organo Hammond divenne popolare tra i gruppi di musica pop e molto usato sulla stazione radio pirata britannica Radio 390. Il suono dell'Hammond, così spinto e caratteristico, divenne ancor più popolare quando tra gli anni '60 e gli anni settanta artisti rock del calibro di Keith Emerson (Emerson, Lake & Palmer), Rick Wakeman (Yes), Dave "Baby" Cortez, Booker T. Jones, Al Kooper, Brian Auger, Jon Lord (Deep Purple), Rick Wright (Pink Floyd), Tony Banks (Genesis), Billy Preston, Steve Winwood (Traffic) e Ian McLagan lo utilizzarono per i loro pezzi. Oggi la sua popolarità è in continua crescita grazie al "ritorno" del suono 20 analogico e ad alcuni giovani ma già grandi musicisti che lo hanno eletto come strumento di riferimento nonostante non sia in produzione da decenni, tra cui non si può non citare Joey Defrancesco, John Medeski (Medeski Martin & Wood), Tony Monaco, Larry Goldings e numerosi altri. Anche in Italia, specialmente negli anni '70, furono molti gli artisti impegnati nell'ambito del progressive rock che usarono l'organo Hammond nei loro brani: ad esempio, Flavio Premoli, tastierista della Premiata Forneria Marconi in quasi tutte le canzoni, Demetrio Stratos, cantante e polistrumentista degli Area, lo suona nel celebre intro del brano Luglio, agosto, settembre (nero), contenuto nell'album Arbeit Macht Frei (1973), Joe Vescovi dei "Trip", oppure è suonato da Franco Battiato nel brano Il silenzio del rumore, contenuto nell'album Pollution, Roby Facchinetti dei Pooh, in particolare nel brano Piccola Katy e Tony Pagliuca del gruppo Le Orme e da Beppe Carletti, fondatore e tastierista attuale del gruppo dei Nomadi. Una prestigiosa e indelebile traccia come solista all'organo Hammond l'ha lasciata il virtuoso Victor Bacchetta con i suoi 10 LP incisi a partire dagli anni '60, (Ariston Records e PDU), con superbe interpretazioni nel genere rock, pop e jazz. Funzionamento del generatore sonoro e dei drawbar Tonewheel Imitando l'organo a canne, con i suoi due manuali e i molteplici registri, l'organo Hammond utilizza la sintesi additiva delle forme d'onda armoniche per generare i suoni. Come nel precedente Telharmonium di Thadeus Cahill, l'organo Hammond sfrutta una serie di ruote foniche (dette tonewheels), formalmente simili ad ingranaggi, che ruotano grazie ad un motore sincrono, cioè legato alla frequenza della rete elettrica e quindi molto costante e stabile nella sua rotazione. Il continuo avvicinarsi ed allontanarsi dei denti della ruota fonica crea una variazione di campo magnetico in corrispondenza del pick-up, proprio come avviene per la chitarra elettrica, il piano elettrico ed il Clavinet. Dal momento che le forme d'onda sono prodotte da ruote meccaniche, e non da oscillatori elettronici, gli organi Hammond originali sono considerati degli organi elettrici, elettromeccanici o elettrofonici, piuttosto che elettronici. Al variare del numero dei denti sulla ruota fonica e della velocità della stessa varia la frequenza del segnale. Le onde generate sono organizzate secondo la nomenclatura organistica classica, ma mentre l'organo tradizionale può avere molte canne sotto il controllo dello stesso tasto, per ovvie ragioni di praticità l'organo Hammond ha solo nove linee di generazione contemporanee per ogni tasto. 21 Drawbar Le nove armoniche sono accordate tra loro secondo precisi intervalli musicali che rimangono invariati lungo tutta l'estensione (tranne qualche eccezione) delle cinque ottave di ciascuno dei due manuali; ciò vuol dire che abbassando un tasto si chiudono i 9 contatti. Una caratteristica unica che contraddistingue gli organi Hammond è l'utilizzo dei drawbar (tiranti) che permettono al musicista di variare a piacere il volume relativo al missaggio generale delle armoniche. Ogni controllo è dotato di un'asta marcata con 9 posizioni numerate da 0 a 8, dove a barra tutta inserita (cioè in posizione 0) il volume della relativa armonica sarà nullo e a barra tutta estratta (cioè in posizione 8) sarà massimo. Negli organi Hammond "console" più popolari (A100, B3 e C3) sono presenti 38 drawbar, divisi in quattro gruppi da nove, corrispondenti a due regolazioni alternabili su ognuno dei due manuali, più due drawbar indipendenti che regolano i volumi della pedaliera. Altre caratteristiche Altre caratteristiche che sono state aggiunte agli organi Hammond comprendono un vibrato di natura elettromeccanica. Il particolare "click" associato alla pressione del tasto che in origine era considerato un difetto di progettazione, velocemente è entrato a far parte del "sound" specifico degli Hammond, tanto che le moderne imitazioni degli organi Hammond lo riproducono fedelmente. Inizialmente non fu affatto semplice imitare con l'elettronica il suono degli Hammond, soprattutto per via della complessa e delicata connessione tra le fasi dei tonewheel, difficile da riprodurre con la circuiteria elettronica. Tuttavia, le moderne tecniche che impiegano il digital signal processing ed il campionamento permettono imitazioni abbastanza accurate del suono originale degli organi Hammond. I diffusori della Leslie erano molto spesso abbinati agli organi Hammond, sebbene la Leslie fosse un'azienda concorrente della quale Hammond desiderava svincolarsi vendendo i propri "Tone cabinet" stazionari. Gli altoparlanti Leslie possiedono uno o più componenti rotativi che producono un particolare effetto tridimensionale dovuto alla rotazione degli altoparlanti in esso contenuti. Esso è il frutto della somma dell'effetto Doppler, dovuto allo spostamento relativo delle fonti sonore rispetto all'ascoltatore, e delle riflessioni del suono conseguenti alla rotazione. Presto i diffusori Leslie divennero lo standard di ogni installazione Hammond se si desiderava produrre il caratteristico suono quasi "brontolante". La maggior parte degli organi Hammond non ha una pedaliera AGO vera e propria, ma un set di pedali più limitato in numero e disposti in piano e non - come negli organi tradizionali - lungo un percorso arcuato; questo sia per ragioni di spazio sia per limitare i costi. 22 Modelli Gli organi Hammond sono stati prodotti per oltre 50 anni in un numero elevatissimo di modelli, alcuni di grande successo e altri pressoché sconosciuti. È possibile suddividerli in categorie principali, di cui elenchiamo i modelli più famosi. Modelli a "Console", dotati di due manuali da 61 note: Hammond A. Primo modello ideato da Laurens Hammond, esteticamente simile al più noto e successivo B3, ha due manuali da 61 tasti (5 ottave) ciascuno e 38 drawbar (due serie da 9 drawbar per ogni manuale più 2 drawbar per la pedaliera). La prima ottava di ognuno dei due manuali, come nei modelli successivi, ha i tasti di colore invertito e non suona, serve per selezionare i suoni presettati o commutare l'uso dei drawbar. Hammond B3. È il modello più ricercato e quotato in assoluto, si distingue per le 4 zampe su cui si poggia le quali lasciano scoperti gli arti inferiori dell'organista e lo rendono unico nel suo genere. Architettura uguale al modello A ad eccezione di registri aggiuntivi. Il B3 è stato costruito esclusivamente a Chicago, IL, USA. Hammond C3. È il più famoso insieme al modello B3. Ha tastiere, meccanica e generazione sonora identiche al modello B3 ma in un mobile chiuso nella parte inferiore, tipicamente liturgico. Un famoso organista legato a questa console è Jon Lord dei Deep Purple, che ne ha sfruttato tutte le potenzialità timbriche amplificandolo con testate per chitarra oppure collegando una contattiera sotto il manuale inferiore per controllare contemporaneamente un sintetizzatore ARP Odissey in modo da potenziarne i bassi. È stato molto usato anche da Keith Emerson (Emerson, Lake & Palmer), il quale recentemente lo fece modificare da Al Goff, dove si sente quasi sempre accompagnato dal sintetizzatore modulare Moog. Hammond A100. Il più facile da reperire ai nostri giorni (o il meno difficile), è invero l'Hammond console più completo. Infatti ha tutte le caratteristiche dei modelli B3 e C3 ma possiede anche un amplificatore di potenza, un sistema di riverbero amplificato e ben tre altoparlanti di grande diametro. Il tutto contenuto in un mobile più compatto. Per l'A100 fu espressamente progettato il Leslie 251, simile al 147 ma con in più un canale audio e altoparlanti separati per il suono diretto riverberato proveniente dal sistema di riverbero dell'organo. Poiché l'A100 è un organo già amplificato all'origine è possibile suonarlo senza accoppiarlo ad un Leslie o ad un "tone cabinet" Hammond. 23 Hammond L100 / L122. Modello a spinetta portatile, è una valida alternativa ai modelli più grandi, sia in termini di peso che di costi, ha due manuali da 49 tasti (3 ottave e 1/2) ciascuno, con una generazione timbrica molto caratteristica ma in parte diversa da quella dei "console" per l'assenza del "vibrato scanner" e della circuitazione "foldback". Keith Emerson è sempre stato solito accoltellare (letteralmente) questo strumento nei suoi concerti, oltre a maltrattarlo suonandolo al contrario o spostandolo violentemente per tutto il palco. Hammond M3 / M100. Ha caratteristiche molto simili al modello L100, sia per forma che per timbro, ma integra il "vibrato scanner" che rende il suono più vicino ai fratelli maggiori "console". È reso celebre per il suo utilizzo nel concerto dei Pink Floyd all'anfiteatro romano di Pompei del 1972, affiancato da uno storico Farfisa CompactDuo, un altro strumento con caratteristiche definite esaltanti da molti musicofili. Registri Rapporto tra armoniche e note Su ogni tirante (drawbar) è inciso un numero in quest'ordine: 1 5 2 1 1 8' 4' 2' 6' 1/3' 2/3' 3/5' 1/3' 1' Ripresi direttamente dalla nomenclatura classica dello strumento originale, questi numeri indicano la lunghezza delle "virtuali" canne. Il registro di 8' (ottava) indica una sinusoide la cui frequenza è effettivamente quella legata alle note suonate, quindi il LA 3 (sopra il DO centrale) avrà una frequenza effettiva di 440 Hz e così via, la tastiera dell'Hammond risulterà quindi perfettamente parallela a quella di un pianoforte. Raddoppiando la lunghezza in piedi della canna virtuale a 16', la stessa nota sullo stesso tasto risulterà all'ottava inferiore, dimezzando la lunghezza della canna a 4' si otterrà la nota all'ottava superiore. Oltre ai rapporti di ottava, ci sono anche rapporti non interi; il tutto è riassumibile nella seguente tabella: Drawbar dell'organo Hammond 16' DO 1 5 1/3' SOL 2 8' DO 2 un'ottava sotto la nota fondamentale una quinta giusta sopra la fondamentale la nota fondamentale 24 4' DO 3 2 2/3' SOL 3 2' DO 4 1 3/5' MI 4 1 1/3' SOL 4 1' DO 5 un'ottava sopra la fondamentale un'ottava ed una quinta sopra la fondamentale due ottave sopra la fondamentale due ottave ed una terza maggiore sopra fondamentale due ottave ed una quinta sopra la fondamentale tre ottave sopra la fondamentale L'orecchio umano riesce comunque a trarre l'impressione di compattezza sonora ed estrae la fondamentale senza lasciarsi ingannare dalle armoniche superiori o inferiori. Teoria dei dosaggi I drawbar sono divisi tra loro da una logica di codice timbrico e di colore. Codice timbrico I primi due (16' - 5 1/3') sono il gruppo dei sub, che rafforza il suono all'ottava inferiore ed alla quinta parallela. Il gruppo centrale dei quattro (8' - 4' - 2 2/3' - 2') è quello dei foundation, la definizione di base del timbro. Gli ultimi tre (1 3/5' - 1 1/3' - 1') sono la brilliance, la brillantezza, cioè l'apertura sulle alte frequenze. Codice colore I drawbar bianchi sono regolati tra loro da un rapporto di ottava (8' - 4' - 2' – 1'), mantenendo una forte consonanza. I drawbar neri sono invece regolati tra loro dai rapporti dissonanti delle terze maggiori e delle quinte (2 2/3' - 1 3/5' - 1 1/3'). I due drawbar marroni (16' - 5 1/3') vengono utilizzati per dare potenza al suono. 25 Principali famiglie dei registri Normalmente in un organo tradizionale si utilizzano quattro famiglie timbriche ottenute con differenti soluzioni costruttive, che sono i flauti, le ance, i diapason e gli archi. Nell'organo Hammond è possibile riprodurre le quattro famiglie: Nel caso dei flauti basta creare un profilo a due gradini, es. 00_8500_000, utilizzando poi il primo drawbar (16') si può dare maggiore profondità al suono. La famiglia delle ance, è caratterizzata dal timbro più aspro, per una maggiore presenza di armoniche dispari, la si può ottenere estraendo i tiranti seguendo un profilo triangolare, con il vertice che di solito corrisponde al 2 2/3', es. 00_4676_543 oppure 00_2333_200. La famiglia dei diapason è una via di mezzo tra i flauti e gli archi, ed il profilo dei drawbar è "a dente di sega", con forte consonanza delle prime due armoniche (8' e 4') e valori scalati per i drawbar successivi, es. 85_8544_000 oppure 01_8855_331. L'ultima famiglia degli archi è caratterizzata da un profilo a forma di arco, meno spigoloso delle ance, ma sempre con una forte presenza delle armoniche superiori, es. 00_3564_534. 26 SINTETIZZATORE Oberheim OB12 Il sintetizzatore (abbreviato anche a synth dal termine in inglese) è uno strumento musicale che appartiene alla famiglia degli elettrofoni. È un apparato in grado di generare autonomamente segnali audio, sotto il controllo di un musicista o di un sequencer. Si tratta infatti di uno strumento che può generare imitazioni di strumenti musicali reali o creare suoni ed effetti non esistenti in natura. Attualmente troviamo anche sintetizzatori virtuali (VST), che assolvono a questo compito interamente a livello software e che si appoggiano su schede sonore interne o esterne collegate ad un Personal Computer. Il sintetizzatore è generalmente comandato per mezzo di una tastiera simile a quella del pianoforte, ma non mancano realizzazioni destinate ad essere gestite mediante il fiato, la pressione, le corde di una chitarra o altri tipi di controller come sensori a raggi infrarossi. Agli inizi del novecento il piano sonoro era stato molto sfruttato: si era arrivati ad un punto in cui i suoni e le combinazioni di questi erano state totalmente utilizzate. Infatti il sistema temperato, che divide la scala in 12 semitoni, era giunto in saturazione. Si continuò per molto tempo ancora ad usare il sistema su cui si basa il clavicembalo ben temperato di Bach, ma in quel periodo grazie anche alla letteratura (Proust) e soprattutto all'allora nascente psicoanalisi (Freud) si sentì l'esigenza di scoprire nuove forme. Queste nuove forme dovevano rappresentare l'inconscio cercando l'inaudito (mai sentito), i primi esponenti furono: Ferruccio Busoni ed Edgar Varèse. Il limite, se si pensa che siamo agli inizi del novecento, era l'utopia di questa nuova forma che non poteva essere concretizzata. Furono due i musicisti che si accostarono a loro volta a questo argomento, in modi diversi, ma sicuramente con ottimi risultati Claude Debussy e Bela Bartok, tali da far interessare anche la musica cosiddetta colta. Il primo basando la sua ricerca sull'intuizione, il secondo facendo perno sulla ricerca. Il futurismo approdò anche nella musica tramite Luigi Russolo, utilizzando il rumore della quotidianità tramite degli strumenti chiamati intonarumori che erano 27 delle grandi scatole generatrici di rumori di cui si variava l'altezza muovendo una particolare leva. Successivamente si ebbero strumenti quali le onde Martenot e il thelarmonium. Nascono così i primi sistemi elettromeccanici per la produzione di nuovi suoni (nuovi intervalli). Erano essenzialmente dei grandi oscillatori che intonavano il suono a varie altezze, riproducendo tutte le altezze intermedie. Il primo vero sintetizzatore polifonico fu il Novachord della Hammond degli anni quaranta, che non ebbe però particolare fortuna a causa degli alti costi. Il cinema ebbe un'influenza sullo sviluppo della musica elettronica, ma il primo strumento elettronico efficiente si ha solo nei primi anni cinquanta con il sintetizzatore di Belar-Olson realizzato negli studi della RCA frutto di una collaborazione fra scienziati e musicisti. Tale strumento raggruppava degli oscillatori analogici di grandi dimensioni per generare il suono, un modulatore ad anello con l'uscita che è la somma e la differenza delle frequenze d'ingresso e diversi filtri d'elaborazione. Ne resta qualche traccia in una collezione di album dimostrativi prodotti dalla stessa RCA al fine di diffondere le capacità timbriche dell'apparecchio. L'apparecchio era enorme, complesso da manovrare e delicato nella sua manutenzione; la programmazione delle note, del ritmo e delle (relative) variazioni timbriche avveniva attraverso un lungo nastro di carta perforata che, fatto transitare sotto ad una contattiera a pettine, permetteva di prevedere l'apertura o chiusura dei diversi circuiti. Contrariamente a quanto alcuni credono, il Synthesizer RCA non venne utilizzato nella colonna sonora del film Il pianeta proibito, di Fred McLeod Wilcox del 1956; per questo lavoro, i coniugi Louis e Bebe Barron realizzarono circuitazione valvolare originale, in grado di produrre timbriche (per l'epoca) inusitate; probabilmente, il lavoro dei Barron per Forbidden Planet rappresenta il primo esempio "nobile" di circuit bending applicato alla produzione sonora. Tra i primi compositori di musica elettronica ci fu Milton Babbitt che imitò i suoni dell'orchestra usando strumenti elettronici. Particolare importanza ebbe la città tedesca di Darmstadt sede di riunioni di musicisti dal 1956 al 1961 in cui si tennero dei corsi di fondamentale importanza per il futuro, tra i partecipanti ricordiamo: Luigi Nono, Bruno Maderna, Luciano Berio, Pierre Boulez, Karlheinz Stockhausen, John Cage, Edgar Varèse. Nascono le prime composizioni che non imitano più il suono di strumenti esistenti, bensì fanno del timbro il parametro principale della musica: "noi possiamo comporre il suono"; si utilizzano così le componenti microscopiche delle onde sonore a differenza di prima che si componeva su timbri preesistenti. Anche in America si verifica lo stesso con John Cage che sceglie la casualità nella composizione mentre gli altri coetanei sviluppano la costruzione timbro dopo timbro. In Francia alla fine degli anni cinquanta negli studi della televisione francese ORTF nasce la Musique concrète 28 (Pierre Henry, Pierre Schaeffer), si usano giradischi rallentati ed ogni tipo di nuove sonorità; si sviluppano studi in tutta Europa, in Italia nasce il Centro di Fonologia Musicale della RAI nel 1954. Un passo avanti si è verificato negli anni sessanta, con l'introduzione di versioni ridotte di sintetizzatori, destinati alla creazione di timbriche inusuali, in alcuni gruppi di musica progressive; ad esempio i Van der Graaf Generator ed i Pink Floyd. Verso la fine degli anni sessanta, comparvero i primi esemplari di sintetizzatori portatili, fabbricati in piccole serie per impiego nella musica dal vivo; precursori di questa generazione furono Robert Albert Moog e Alan R. Pearlman, rispettivamente fondatori delle più note Case produttrici di questi strumenti: Moog Inc. e ARP Instruments. Il periodo fino alla fine degli anni settanta vide lo sviluppo di strumenti monofonici (possibilità di suonare un tasto solo alla volta) con tecnologia esclusivamente a sintesi sottrattiva, sviluppati su scelte progettuali diverse: ad esempio, i sintetizzatori Moog erano largamente apprezzati per il suono sempre leggermente stonato e pertanto molto ricco, mentre i prodotti ARP avevano fama di estrema intonazione e stabilità. Un'eccezione riguardava il Mellotron, strumento destinato alla riproduzione di suoni naturali preregistrati; di fatto, lo strumento disponeva di uno spezzone di nastro magnetico per ogni tasto non chiuso ad anello, bensì lasciato libero entro apposite guide contenute nel mobile sotto la tastiera vera e propria: premendo i tasti, si poteva suonare lo strumento originale. Naturalmente una tecnica di questo tipo poteva funzionare soltanto con suoni privi di sostegno, di durata limitata ai pochi secondi trasferibili sui segmenti di nastro magnetico. Lo strumento era polifonico (possibilità di suonare più tasti contemporaneamente) e la sua introduzione sul mercato discografico causò un notevole interesse. I primi esemplari di sintetizzatore analogico polifonico risalgono all'inizio anni ottanta, e presentavano generalmente grossi problemi di intonazione e stabilità nel tempo, oltre all'ovvia complessità nel gestire contemporaneamente sia oscillatori che filtri. Uno sviluppo nel senso dell'intonazione, giunse dall'industria dei semiconduttori, con la produzione di circuiti integrati per la realizzazione di organi elettronici e strumenti analoghi; nei sintetizzatori polifonici del periodo, si otteneva la generazione digitale della forma d'onda, e relativa elaborazione analogica sottrattiva; il risultato era una perfetta intonazione dello strumento, ma contemporaneamente una perdita di corposità del suono, dovuta alla perfetta messa in fase fra i generatori, situazione che non si verifica in natura, come nel caso di una sezione d'archi o di ottoni. 29 Infatti, in un'orchestra, ogni singolo strumento crea il proprio timbro caratteristico indipendentemente dagli altri; l'insieme di questa ricca struttura armonica genera il suono polifonico al quale siamo abituati. Una soluzione giunse dalla giapponese Roland, con due serie di strumenti (Juno (vedi Juno 106) e Jupiter) che implementavano una filosofia molto interessante: utilizzo di generatori analogici, mantenuti intonati da un generatore digitale. In questo modo l'intonazione restava propria del sistema digitale, mentre ogni singolo oscillatore poteva produrre la propria forma d'onda in modo asincrono rispetto agli altri, a tutto vantaggio del realismo polifonico. Ancora, altri produttori svilupparono soluzioni in questa direzione: la ARP Instruments produsse l'ARP Omni, che impiegava un generatore digitale unico, secondo un classico schema da organo elettronico, mentre la tastiera agiva su una serie di formatori d'onda indipendenti. Lo strumento aveva una sezione destinata alla riproduzione di orchestra d'archi e questa tecnica permise allo strumento il raggiungimento di standard di realismo fino ad allora impensabili. Grande cura fu inoltre dedicata al modulo di effetto chorus (simulazione del suono prodotto da un coro), che utilizzava tre linee di ritardo in parallelo, rigorosamente tarate su tempi primi fra loro, per evitare qualunque effetto di periodicità e di artificiosità nell'ascolto. L'ARP Omni, disponendo inoltre di tre sezioni indipendenti (archi, ottoni, bassi), sia per timbro che per tecnologia utilizzata, rappresenta il primo esperimento in scala industriale di strumento multitimbrico: si noti però che la multitimbricità di ARP Omni non permetteva la vera distinzione con timbri diversi su note diverse, ma semplicemente ogni nota produceva tre timbriche diverse contemporaneamente, instradate su tre uscite indipendenti (tipicamente archi, brass e basso). Andando avanti in questa direzione, la ARP Instruments, ora in gravi difficoltà finanziarie, cedette il suo ultimo progetto, Chroma, all'americana Fender, che lo mise in commercio nel 1982 al prezzo di sedici milioni e mezzo di lire. Il Chroma disponeva di sedici oscillatori analogici, perfettamente intonati come nello stile ARP (impiegando la tecnologia charge-pump), di sedici filtri e sedici amplificatori, tutti controllati mediante un microprocessore, con possibilità di interfacciarsi ad un computer Apple per ottenere una vera polifonia multitimbrica; il risultato era (ed è) del tutto eccezionale sia sotto il profilo tecnico che della performance dal vivo. Una delle caratteristiche dell'utilizzo del microprocessore, oltre al supporto di memorie per i vari timbri a disposizione del musicista, riguarda la generazione delle modulazioni. In un sintetizzatore analogico, un modulo a controllo di tensione (v.) può essere oggetto di modulazione da parte di più moduli contemporaneamente: Keyboard Follow, oscillatore a bassa frequenza (LFO), ADSR, controlli estemporanei come pedali di espressione e/o Pitch Wheel e così via. Viene da sé che, trovandosi in 30 un sistema di tipo analogico, la somma di tutte queste variabili porta facilmente ad errori e imprecisioni, che si traducono in inopportune stonature ed effetti non desiderati dal musicista. Il Chroma simulava tutte queste tensioni sotto forma di numeri, eseguendo la somma algebrica dei valori di tutte queste sorgenti modulanti direttamente nei registri del microprocessore, senza errore alcuno. Solo il dato finale veniva convertito in valore analogico (con un DAC a 12 bit) ed inoltrato al modulo da controllare; il risultato era ancora una volta di una precisione straordinaria. Sempre nel 1982, la giapponese Yamaha segnò un passo importantissimo in questo sviluppo, mettendo in commercio il sintetizzatore DX-7, a modulazione di frequenza a 6 operatori; lo strumento suonava splendidamente e forniva suoni di ricchezza e complessità fino ad allora impensabili (campane, molle d'acciaio, violini con l'attacco dell'archetto e così via). La sua comparsa segnò il declino dei numerosi strumenti a sintesi sottrattiva esistenti all'epoca, e aprì la strada in modo sempre più standardizzato alla tecnologia digitale. Pochi anni più tardi, fecero la loro comparsa altri tipi di sintesi digitale; in effetti, una volta poste le basi per fabbricare in larga scala strumenti gestiti da microprocessori sempre più potenti, risultò assai semplice adottare tecniche innovative per adattarsi alle crescenti esigenze dei musicisti. Da menzionare la tecnologia RS-PCM di Roland (1988), che per evitare l'effetto di suono riprodotto (opaco, poco incisivo), tipico dei numerosi campionatori dell'epoca, utilizza un generatore a sintesi additiva, controllato da un profilo descrittivo del suono originale, che poteva risiedere su economiche schedine inseribili. Il risultato è di rara brillantezza e presenza, dovuta alla vera e propria rigenerazione del suono mediante armoniche prodotte all'istante, quindi non riprodotte. Un ulteriore beneficio viene dalla quantità di memoria necessaria per archiviare i suoni o adottarne di nuovi: laddove un campionatore necessita di archiviare le forme d'onda per intero, con grande dispiego di memoria, la tecnica RS-PCM richiede soltanto di memorizzare il modo (il profilo) con cui la sintesi additiva deve essere articolata. Questa tecnica è tuttora utilizzata nei pianoforti digitali della stessa Casa. Tecnica Sintesi additiva Partendo dal presupposto per il quale il timbro caratteristico di un dato strumento è prodotto dalla fondamentale più una determinata distribuzione delle armoniche, è possibile ricreare un suono naturale partendo dalla somma di un certo numero di frequenze fondamentali (segnali sinusoidali) e distribuendole nello spettro sonoro. Tale tecnica, pur permettendo teoricamente di poter riprodurre qualsiasi suono esistente, in realtà è di estrema complessità; infatti, laddove la sintesi sottrattiva 31 agisce su un consistente numero di armoniche, già patrimonio del segnale grezzo originale, qui abbiamo la necessità di controllare un numero elevatissimo di componenti, che molto probabilmente andranno modulate individualmente, per ottenere una risposta convincente all'ascolto. Si tratta pertanto di una tecnica complessa, che non ha incontrato molto successo nella produzione industriale di strumenti musicali elettronici (è però interessante nell'ambito della ricerca). Moog Modular 55 Sintesi sottrattiva Da un generatore di segnale con elevata produzione di armoniche (ad esempio onda quadra, onda triangolare, dente di sega, etc) si interviene con un sistema di filtri allo scopo di modificare il timbro e quindi la forma d'onda. Esempi di sintesi sottrattiva si possono ritrovare anche negli strumenti musicali tradizionali dove la selezione del timbro è ottenuta in maniera meccanica tramite la cassa armonica come nella chitarra o nel violino. È inoltre possibile variare frequenza del filtro (cut off) ed il fattore di merito Q (Peak o resonance) tramite opportuni controlli. I filtri possono essere realizzati con tecnologia analogica (reti RC o componenti discreti) oppure nel dominio digitale tramite dsp. Altri parametri fondamentali nella catena di sintesi analogica sono l'inviluppo (ADSR), il controllo del volume (VCA) e gli effetti di vibrato (LFO). I primi sintetizzatori a sintesi sottrattiva erano implementati tramite sistemi modulari analogici dove era possibile interconnettere e controllare ogni modulo a piacimento. In seguito sono stati sviluppati i primi sintetizzatori normalizzati dove l'utente poteva scegliere fra alcune configurazioni di base scelte dal costruttore. Una grande rivoluzione è stata l'implementazione della sintesi sottrattiva nel dominio digitale, dove un semplice DSP può sostituire le funzioni centinaia di moduli analogici. Alcuni esempi di celebri sintetizzatori analogici a sintesi sottrattiva sono i sistemi modulari Moog, i giapponesi Korg Monopoly, e Roland Jupiter 8 ed gli americani Arp 2600 e Sequential Circuits prophet 5. Tra i sintetizzatori 32 digitali a sintesi sottrattiva ricordiamo in Clavia Nord Lead, Roland JP8000 e korg MS 2000. Arp Odyssey 1 Sintesi granulare Sistema di sintesi del suono che si basa su una concezione corpuscolare del suono; questo viene quindi generato mediante lo sviluppo di grani sonori che vengono poi sommati per generare suoni complessi. Modulazione di Frequenza e di Fase Sperimentata da John Chowning presso il centro CCRMA della Stanford University, questa tecnica è divenuta di grande popolarità tramite una fortunata serie di sintetizzatori prodotta dalla giapponese Yamaha, a partire dal 1982. Il concetto parte dalla possibilità di modulare in banda audio la frequenza di una fondamentale mediante un altro segnale (puro cioè sinusoidale nelle prime versioni commerciali Yamaha, di complessità differente nelle implementazioni successive): sotto questa azione, il segnale modulato modifica la propria fase in funzione del segnale modulante, perdendo così la caratteristica di segnale puro e arricchendosi di nuove armoniche; il risultato è estremamente variabile in funzione del rapporto aritmetico fra le frequenze e dell'ampiezza del segnale modulante: maggiore è l'ampiezza del segnale modulante, maggiore sarà la distribuzione di armoniche nel segnale fondamentale. Ciò permette di ottenere timbriche di eccezionale verosimoglianza, soprattutto operando con combinazioni di più generatori (nel caso di Yamaha, fino a sei nel sintetizzatore DX-1) e operando sullo schema di combinazione dei generatori (detti operatori), sull'inviluppo di ampiezza e di frequenza degli stessi. Questo procedimento è molto più vicino alla generazione naturale del suono di quanto si immagini; nel momento in cui il suono viene prodotto, ad esempio con una chitarra acustica, la corda viene spostata dal proprio stato di quiete e rilasciata: ciò provoca un'oscillazione della corda corrispondente alla sua fondamentale, sommata allo "sforzo" del pizzico. In questo esempio, la fondamentale della corda è l'oscillatore modulato, mentre l'andamento nel tempo della componente del pizzico rappresenta l'oscillatore modulante. L'ampiezza di entrambi degrada con l'andare del 33 tempo, fino al naturale smorzamento del suono, ovvero si delineano due differenti curve di inviluppo per i due generatori. Il suono risultante sarà pertanto diversamente colorato in funzione dell'intensità e della modalità (dita o plettro) del pizzico. Un esempio ancora più evidente lo si trova nella tecnica slap per il basso elettrico, o nelle varianti del pianoforte acustico (piano elettrificato Yamaha, piano a puntine). Nel caso degli archi, è lo sfregamento dell'archetto sulla corda a creare la componente modulante. Non a caso, la modulazione di frequenza e di fase trova l'eccellenza nella riproduzione proprio di queste categorie di strumenti. Campionamento Un segnale audio può essere registrato sia in modo analogico, trasferendone la modulazione di ampiezza su un supporto magnetico, sia in modo digitale, effettuando una misurazione a campioni della sua ampiezza nel dominio del tempo, e riportandone i valori in un elaboratore, sotto forma di numeri. Se la frequenza di campionamento è sufficientemente elevata (2 volte la frequenza da campionare per un sistema binario, secondo il teorema di Shannon), il segnale audio può essere così trasferito nella memoria di un elaboratore e successivamente riprodotto, procedendo alla sua rigenerazione inviando, con velocità regolare, i valori misurati ad un Convertitore digitale-analogico (DAC), che provvederà a fornire una tensione analogica in uscita, destinata ad essere amplificata ed ascoltata. Realizzando un registratore digitale di questo tipo, è possibile ottenere una riproduzione eccezionalmente realistica dei suoni con ampiezza costante (es. organo, strumenti a fiato, archi), un po' più complessa invece la riproduzione dei suoni con un andamento variabile nel tempo, come nel caso del pianoforte, degli strumenti a corde pizzicate e delle percussioni. Un campionatore, quindi, deve necessariamente fornire le opportune possibilità di agire sul segnale campionato, modificandone la distribuzione delle armoniche e dell'ampiezza nel tempo, in modo da restituirgli quella naturalezza corrispondente allo strumento originario. Il Controllo in Tensione (V.C.) Una certa quantità di parametri da controllare (intonazione, frequenza dei filtri, ampiezza del segnale, andamento nel tempo e così via) richiederebbe un'operatività estremamente articolata per poter suonare un sintetizzatore in tempo reale; infatti, i primi esperimenti erano realizzati sfruttando la registrazione multitraccia per poter ascoltare insieme il prodotto di più sessioni di registrazione; successivamente, si pensò di poter controllare tutti questi parametri per mezzo di una tensione variabile: il musicista modificava una tensione ruotando una manopola, e una serie di 34 oscillatori poteva variare tutta insieme la propria intonazione. Andando oltre, un secondo problema riguarda la riproduzione delle armoniche nello spettro dell'esecuzione musicale; un sintetizzatore a sintesi additiva, con filtro regolato per produrre un suono di trombone alle basse frequenze, produrrà un suono via via più flebile man mano che ci si avvicina alle note più alte, poiché il filtro ha una frequenza fissa e non si adatta al nuovo segnale che lo attraversa. L'adozione del V.C. ha permesso di realizzare il Keyboard Follow, ovvero una tensione che varia con la posizione del tasto premuto sulla tastiera, che va ad alterare contemporaneamente l'oscillatore controllato in tensione (VCO, Voltage-controlled oscillator) in modo da intonare la nuova nota, ed il filtro (Voltage-controlled filter, VCF) per adattarlo alla nuova frequenza, per estrarne le armoniche nel modo opportuno. Una terza implementazione del sistema a controllo di tensione riguarda l'unità di amplificazione del suono (VCA, Voltage Controlled Amplifier), permettendo di creare suoni con intensità programmabile e variabile nel tempo. Generatori a bassa frequenza (LFO, Low Frequency Oscillator) Per fornire un effetto piacevole ed espressivo al suono di una forma d'onda filtrata in modo statico da un sistema di filtri, si possono sommare oscillazioni periodiche a frequenza subsonica (es. da 0 a 10 Hz) alla tensione che controlla l'oscillatore, il filtro e/o l'amplificatore d'uscita. Gli effetti così ottenuti prendono il nome di vibrato quando il LFO modula la frequenza di lavoro del VCO, tremolo quando il LFO modula l'ampiezza del VCA, mentre la modulazione del filtro (VCF) permette di creare effetti del tipo "wah-wah". Generatori di Inviluppo (modulazione aperiodica o transitoria) Una caratteristica importante del suono di qualsiasi strumento musicale è l'espressione, ovvero la possibilità, per il musicista, di indurre lo strumento a variare un poco la timbrica, l'intensità e anche l'intonazione durante l'esecuzione, per rendere il suono più gradevole: si pensi ad esempio all'esecuzione di una sonata per pianoforte, o ad un assolo di violino, parti nelle quali la differenza di intensità, di ricchezza acustica e di vibrato permette di sottolineare alcuni passaggi, trasmettendo una determinata emozione all'ascoltatore. Nel caso dei sintetizzatori, si può intervenire su vari parametri, ma resta sempre il problema delle esecuzioni dal vivo, che richiederebbero una squadra di tecnici per manovrare tutti i controlli nel modo e nella sequenza desiderate dall'esecutore. Inoltre, si osserva che molte di queste variazioni seguono uno schema fisso: si pensi ad esempio all'attacco in crescendo di una sezione d'archi, sempre uguale per ogni tasto che viene premuto. 35 Per riprodurre questo genere di modulazioni non periodiche, si ricorre a generatori di transitori di tensione, programmabili, in modo da generare il medesimo profilo della grandezza controllata ad istanti preimpostati (es. pressione di un tasto della tastiera). Alla pressione del tasto, il generatore di transienti genera una tensione crescente, che raggiunge un proprio massimo, per poi decadere ad estinguere l'effetto dopo il rilascio del tasto (coda, filtro passa-basso che diminuisce la frequenza di taglio, oscillatore che stona leggermente e così via). Esistono in genere diversi schemi di generatore di transienti (o di inviluppo): AR, ADSR, AHDSR, AHDBDR e molti altri. L'AR (Attack, Release) definisce un tempo di salita della tensione alla pressione del tasto, ed un tempo di discesa al suo rilascio: adatto quindi per iterazioni semplici quali archi, fiati e voci. ADSR (Attack, Decay, Sustain, Release) permette di creare un transitorio più vicino a strumenti caratterizzati da un attacco specifico (pianoforte, tromba, percussioni); alla pressione del tasto, la tensione di controllo sale in un tempo definito dal parametro Attack fino ad un picco massimo fisso; subito dopo, la tensione scende con la velocità definita dal parametro Decay, fino a stabilizzarsi sul valore impostato dal parametro Sustain; infine, al rilascio del tasto, il parametro Release provvede a determinare in quanto tempo la tensione controllata ritornerà allo zero. Quelli più complessi come AHDSR (Attack-Hold-Decay-Sustain-Release) e AHDBDR (Attack-Hold-Decay-Breakpoint-Decay-Release) sono meno diffusi, ma cominciano diffondersi nei più evoluti sintetizzatori assieme alla possibilità di creare inviluppi completamente personalizzati. Distorsione di fase - Phase Distortion Presente nei sintetizzatori CASIO della serie CZ, sul mercato a partire dal 1984, è una differente implementazione di un principio analogo alla sintesi FM, tipica questa della serie DX della Yamaha, decisamente più impegnativa per l'utente in sede di programmazione. La più semplice configurazione per la sintesi FM, che non è dominio esclusivo delle macchine digitali, prevede che vi siano due oscillatori dei quali uno prende il nome di modulatore e l'altro di carrier. Per comodità del programmatore, nelle macchine digitali, tali oscillatori sono ordinati in blocchi, con generatori di inviluppo, mixer e amplificatori, che prendono il nome di operatori. Questi possono essere collegati tra loro in varie configurazioni utilizzando gli algoritmi, sorta di patch prestabilite, un po' come si farebbe su un analogico modulare. Per prevedere con certa precisione la variazione del contenuto armonico in base ai valori inseriti, il sintetista dovrà possedere alcune nozioni di matematica non proprio elementari, quali sono ad esempio le funzioni di Bessel. Si consideri inoltre che all'interno del DX7, in vendita a partire dal 1983, in ognuno dei sei operatori era implementata la sola forma d'onda sinusoide ed erano 36 disponibili vari algoritmi. Diversamente, nella distorsione di fase, sebbene gli oscillatori in gioco siano solo due, e l'uno possa modulare l'altro, dalle loro tavole possono essere lette onde molto più complesse delle semplici sinusoidi, un po' come nel TX81Z, macchina a quattro operatori sul mercato a partire dal 1986 - il lettore pensi che esistono sistemi FM Synclavier che arrivano a gestire fino a dodici operatori. Dalla variazione della lettura dei dati dalle tavole deriva il caratteristico suono della serie CZ, capace di emulare senza troppi calcoli per il programmatore anche il comportamento dei filtri risonanti, grazie a delle funzioni a "finestra" che consentono una variazione del contenuto armonico di partenza, enfatizzando certe frequenze, anche con un solo oscillatore, e non due operatori come nella sintesi FM. THEREMIN e BARBARA BUCHHOLZ Altro strumento elettronico non a tastiera, ma molto interessante è il theremin, inizialmente denominato “eterofono”, il più antico conosciuto che non preveda il contatto fisico dell'esecutore con lo strumento. Fu inventato nel 1919 dal fisico sovietico Lev Termen, noto in Occidente come Léon Theremin o Theremine e si basa su oscillatori che, lavorando in isofrequenza al di fuori dello spettro udibile, producano, per alterazioni delle loro caratteristiche a seguito della presenza delle mani del musicista nel campo d'onda, dei suoni sul principio fisico del battimento, questa volta nel campo delle frequenze udibili. Caratteristiche Questo strumento è composto fondamentalmente da due antenne poste sopra e a lato di un contenitore nel quale è alloggiata tutta l’elettronica. Il controllo avviene 37 allontanando e avvicinando le mani alle antenne: mediante quella superiore (posizionata verticalmente) si controlla l’altezza del suono, quella laterale (posta orizzontalmente) permette di regolarne l’intensità. Il suono può variare tra quello di un violino e quello vocale. Lo strumento è considerato molto difficile da suonare proprio perché lo si suona senza toccarlo, quindi senza facilmente visibili riferimenti di posizione relativa delle due mani. Storia La più grande virtuosa dello strumento fu Clara Rockmore, una violinista russa che, non potendo proseguire per motivi di salute la sua attività, si dedicò al nuovo strumento. In passato il theremin è stato usato da diversi musicisti rock; oggi sta riscoprendo un utilizzo anche nel pop radiofonico. È stato utilizzato spesso, in studio e nei concerti dal vivo, Jimmy Page dei led Zeppelin lo utilizzò in "Whole lotta love" e in tutte le esecuzioni dal vivo di questo pezzo per oltre 20 anni, inoltre dalla Blues Explosion di Joe Spencer e dalle band italiane Afterhours nell'intro della canzone Bye Bye Bombay. I Beach Boys impiegarono estensivamente il theremin nella produzione dell'album Pet Sounds, nel singolo Good Vibrations e nell'album Wild Honey. I theremin attuali sono costruiti con tecnologia a transistor che li rende molto più economici, non è raro imbattersi in ultraeconomici kit fai da te. In Italia il gruppo The Transistors è stato pioniere dell'utilizzo del theremin, in una chiave musicale lounge, affiancato a uno strumento altrettanto atipico come lo stilofono. Theremin come controller Il theremin può essere utilizzato anche come interfaccia per pilotare altri strumenti musicali. Alcune aziende produttrici hanno addirittura ridotto gli investimenti sulla qualità timbrica e la linearità dell'intonazione in favore di un'interfaccia di comunicazione con altre periferiche più raffinata. Modelli come l'Etherwave Plus e l'Etherwave Pro della Moog o il Tmax della Paia forniscono (oltre al segnale audio) anche un segnale analogico che rappresenta la distanza delle mani dalle antenne: questo può essere utilizzato per controllare i parametri di altri sintetizzatori analogici o può essere convertito in MIDI per il controllo di strumenti digitali. Con questo proposito è stato implementato l'Ethervox MIDI della Moog (ora fuori produzione), dotato di un'interfaccia MIDI di ingresso e uscita, utile per interagire con la maggior parte degli strumenti musicali elettronici prodotti dopo gli anni 80. 38 Linearità Si parla spesso di linearità del theremin e cioè la possibilità di mantenere costanti gli intervalli tra le note a pari spostamento della mano e delle dita; questo non significa linearità in senso matematico, bensì logaritmicità, coerentemente ai sensi umani, udito compreso. Il theremin è per sua natura non lineare o almeno non perfettamente. Il fattore di linearità, soprattutto nell'ambito della musica classica (o comunque ovunque si voglia rendere riproducibile una melodia definita) è molto importante. La differenza della qualità di un theremin rispetto ad un altro è spesso proprio in questo fattore. Tra i theremin più lineari si può citare l'Etherwave pro della Moog o il Tvox Tour. Tutti gli altri modelli hanno un pitch shift che tende ad accelerare all'approssimarsi dell'antenna e spesso per aggirare questo problema il thereminista segue la curva del pitch con mano. Barbara Buchholz, nata a Duirburg nel 1959 è stata una musicista tedesca considerata una tra i più virtuosi thereministi al mondo. Durante gli anni ‘80 suonava come bassista nel gruppo Reichlich Weiblick formato da sole musiciste donne. Più tardi, quale destinataria di numerosi riconoscimenti e premi, ha partecipato a progetti che attraversano i confini tra musica, poesia e danza. Quale artista compositore, ha lavorato a una vasta gamma di progetti in diversi teatri; come direttore artistico ha ideato e prodotto "Tap It Deep", una miscela unica di midified tap dance e new jazz, e altri progetti con proiezioni di video come "Human Interactivity" e "Theremin:Berlin-Moskow". Ha imparato a suonare il Theremin passando lunghi periodi a Mosca, sotto la guida esperta della musicista Lydia Kavina, la pronipote dell'inventore del theremin. Ha utilizzato questo strumento nella musica jazz e nella musica contemporanea. L'obiettivo è quello di visualizzare il theremin come una componente organica tra gli strumenti moderni a disposizione. Nel 2005 insieme con Lydia Kavina ha fondato " Touch! Don’t Touch! " come un sito di produzione per il theremin nella musica contemporanea. Si esibiva con una varietà di gruppi, tra fasce di jazz e musica improvvisata, tra cui un trio con il trombettista norvegese Arve Henriksen e con l’artista live electronics Jan Bang. Inoltre ha presentato le sue performance da solista assieme all'artista Pedda Borowski, il quale attraverso l‘utilizzo di due lavagne luminose crea sfondi suggestivi, che seguono e completano l‘esecuzioni musicali. È stata tra le più richieste insegnanti thereministe nel panorama internazionale. È scomparsa a Berlino il 10 aprile 2012 all'età di 52 anni a seguito di un tumore. 39 GLI ARTISTI JIMMY SMITH Biografia Nato come James Oscar Smith a Norristown, Pennsylvania, Stati Uniti d'America, l'8 dicembre del 1925 Smith fu influenzato in egual misura sia dal gospel che dal blues. La sua prima apparizione di rilievo fu negli anni '50, quando le sue canzoni divennero popolari nei jukeboxe. Negli anni '60 e negli anni '70, fu di seminale importanza nella nascita dello stile jazzistico chiamato 'funk' o 'soul jazz'. Registrazioni Jimmy Smith fu un artista molto prolifico sotto il punto di vista delle registrazioni, iniziando con la Blue Note nel 1956. I suoi primi dischi con la Blue Note includono Home Cookin' , The Sermon!, Midnight Special, Prayer Meetin' e Back At The Chicken Shack. Nel 1963 firmò un contratto con la Verve Records. I dischi di Smith con la Verve includono: The Cat, The Boss, Root Down, Peter & The Wolf, Any Number Can Win, Who's Afraid of Virginia Woolf, The Incredible..., Bashin, Got My Mojo Workin, Christmas Cookin e Organ Grinder Swing. Mentre era sotto contratto con la Verve, iniziò alcune collaborazioni con il chitarrista Wes Montgomery, col quale registrò due dischi: The Dynamic Duo with Wes Montgomery e Further Adventures Of Jimmy and Wes. Jimmy Smith registrò anche con orchestre e lavorò con arrangiatori e direttori di orchestra come Lalo Schifrin, Claus Ogerman e Oliver Nelson. Lavorò anche in piccoli gruppi come organ trio con membri del calibro di Kenny Burrell, Donald "Duck" Bailey, Grady Tate, Lee Morgan, Lou Donaldson, Tina Brooks, Jacke McLean e Stanley Turrentine. Smith ebbe una ripresa della carriera negli anni '80 e '90, registrando ancora sia per Blue Note e Verve, che per l'etichetta Milestone Records. Smith registrò con altri artisti inclusi: Love And Peace: A Tribute To Horace Silver con Dee Dee Bridgewater (1995) and Blue Bash! con Kenny Burrell (1963). Influenze Smith ha influenzato tantissimi altri organisti jazz. Negli anni sessanta si ispira al suo stile musicale Brian Auger, che realizza anche una cover di The Cat, rimasta famosa in Italia come sigla di un programma radiofonico dal titolo Per voi giovani. Nel recente, troviamo influenze di Jimmy Smith in gruppi come i Beastie Boys, (i quali hanno registrano le linee di basso dal disco "Root Down (and Get It)" - salutando 40 Smith nei testi - per la loro hit "Root Down"), Medeski, Martin & Wood, e The Hayden-Eckert Ensemble. Anche il movimento dell'Acid Jazz riflette lo stile dell'organo di Jimmy Smith. Nel 1999 e 2000, Smith ha registrato due dischi-The Champ and Incredible!- con il suo "figlioccio", Joey DeFrancesco, un organista di 28 anni. Smith e DeFrancesco hanno entrambi suonato nel disco Legacy, pubblicato nel 2005 subito dopo la morte di Smith l'8 febbraio 2005, nello Scottsdale, Arizona, USA. Stile Musicale Mentre l'organo elettrico venne usato nel jazz da Fats Waller e Count Basie, il virtuosismo di Jimmy Smith nell'improvvisazione sull'Hammond aiutò a rendere popolare l'organo elettrofonico come uno strumento jazz e blues. Nelle ballad suonava le linee di basso con la pedaliera mentre per i tempi più veloci suonava la linea di walking bass nel manuale inferiore ed usava i pedali per enfatizzare l'attacco di alcune note (tapping), sicché ciò emulava l'attacco ed il suono di un contrabbasso. Quest'ultima tecnica è il vero marchio di fabbrica di Jimmy Smith, che ne fu ideatore e pioniere assoluto. I suoi assoli erano caratterizzati da accordi percussivi mischiati a scale bebop molto veloci con la mano destra. Jimmy Smith usava un numero relativamente limitato di combinazioni di drawbar, tra cui le più famose erano "888000000" per l'upper e "848000000" per il lower manual con anche "888888888" per i finali. 41 JOE ZAWINUL Josef Erich Zawinul, meglio conosciuto come Joe Zawinul (Vienna, 7 luglio 1932 – Vienna, 11 settembre 2007), è stato pianista, organista, tastierista e compositore austriaco. Biografia Joe Zawinul nasce da famiglia operaia con origini ungheresi, ceche e rom a Erberg, quartiere di Vienna. Inizia a suonare il clarinetto, poi all'età di 6 anni riceve in regalo una fisarmonica, che impara a suonare da autodidatta. Studia musica classica, violoncello e pianoforte al conservatorio di Vienna. Nel 1944, per sfuggire ai bombardamenti, con la sua famiglia si trasferisce in Cecoslovacchia, dove continua a studiare pianoforte. Quando esce in Austria il film Stormy weather ne rimane così affascinato da andare a vederlo piン volte. Da quel momento nasce la sua passione per il jazz. Inizia a suonare in trio nelle varie basi militari americane sparse per l'Europa. Nel 1959 ottiene una borsa di studio presso la Berklee college of music di Boston e si trasferisce negli Stati Uniti. Sfidando i pregiudizi razziali ancora vivi all'epoca, comincia a frequentare l'ambiente dei musicisti di colore di New York. Quasi subito comincia a ottenere ingaggi in gruppi importanti. Accompagna dapprima Maynard Ferguson, poi Dinah Washington, Ben Webster, Mark Murphy. Dal 1961 collabora con Cannonball Adderley, per il quale scrive gli hit Scotch and Water e Mercy, Mercy, Mercy. La tastiera che suona in questo brano segna l'inizio del percorso di ricerca di un proprio suono. Nel 1965 fonda il suo primo gruppo con il clarinettista Karl Drevo. Scopre l'Hammond B-3, che all'epoca era uno dei primi tentativi di creare uno strumento in grado di sintetizzare il suono. Nel 1968 avviene l'incontro con Miles Davis, presentatogli da Adderley. Zawinul partecipa alle registrazioni dell'album In a Silent Way e compone anche il brano omonimo. Si converte ormai definitivamente alle tastiere elettroniche, di cui acquisisce una padronanza assoluta e contribuisce alla svolta "elettrica" di Davis, partecipando anche alle registrazioni dei dischi successivi: Bitches Brew, Live Evil e Big Fun. Nel 1970 decide di mettersi in proprio e, dopo un album da solista, nel 1971 fonda, con il sassofonista Wayne Shorter, il gruppo dei Weather Report, di cui faranno parte Miroslav Vitous, Alphonse Mouzon e Airto Moreira. Il gruppo lavora per 14 anni alternando diverse formazioni. Pur mantenendosi fedele al jazz e al suo spirito di improvvisazione, i Weather Report concedono anche spazio alla teatralitˆ del rock, al funk, folk e al classicismo, riuscendo a distinguersi e a 42 creare uno stile particolare e facilmente riconoscibile all'interno del genere fusion che stava nascendo e che il gruppo ha contribuito a creare. Tra i musicisti che vi hanno militato, un ruolo di particolare rilievo assumono Peter Erskine e il bassista Jaco Pastorius, che deve al progetto Weather Report molta della sua notorietà. Grazie all'apporto di tutti i musicisti raccolti intorno a lui, Zawinul realizza in questo periodo i suoi album di maggior successo, tra cui Black Market (1976) e Heavy Weather, che contiene il brano-simbolo Birdland. Quando nel 1985 Zawinul e Shorter decidono di intraprendere strade musicali diverse, ha termine il loro sodalizio e si sciolgono i Weather Report. Zawinul inizia una tournèe da solo con le proprie tastiere; successivamente fonda il gruppo Weather Update e con loro intraprende un tour mondiale. Al rientro dal tour si concede circa due anni di pausa e nel 1988 pubblica The Immigrants, primo disco con il suo nuovo gruppo, che chiama Zawinul Syndicate. In questo album si fanno più forti gli influssi etnici già presenti nei dischi dei Weather Report. Malato da tempo di cancro, muore a 75 anni, nel 2007. 43 McCCOY TYNER Origini Alfred McCoy Tyner nasce a Filadelfia l'11 dicembre 1938. Comicia lo studio del pianoforte all'età di 13 anni sotto le influenze della madre. Le sue prime influenze musicali vengono dall'ascolto di Bud Powell. La carriera di Tyner comincia nel 1960, come pianista della formazione di Benny Golson e Art Farmer. Nello stesso anno sostituisce Steve Kuhn e si inserisce ufficialmente nello storico quartetto di John Coltrane insieme a Elvin Jones alla batteria e Jimmy Garrison al contrabbasso. Partecipa quindi, tra 1961 e 1965, alla composizione di alcuni tra i più importanti dischi della storia jazzistica come My Favorite Things, A Love Supreme, Ballads, ecc... Tuttavia i rapporti con Coltrane diventano ben presto difficili. La svolta verso il free jazz e l'atonalità di Coltrane non piacciono a Tyner che affronta un violento diverbio con Elvin Jones. Sentendosi di fatto escluso dal quartetto, Tyner avvia la carriera solista e fonda un trio del quale diventa il leader. Dopo Coltrane Lasciato quindi lo storico quartetto, pubblica, con la Blue Note Records, tra 1967 e 1970, una serie di album di stampo hard bop. The Real McCoy (1967), Tender Moments (1967), Time for Tyner (1967), Expansions (1968) ed Extensions (1970) sono i maggiori esempi del periodo. Poco dopo si accasa alla Milestone Records dove continua a registrare album influenti, inclusi Sahara (1972), Enlightenment (1973), e Fly with the Wind (1976), che vedono la partecipazione del flautista Hubert Laws, del batterista Billy Cobham, e un'orchestra d'archi. La musica di Tyner per la Blue Note e la Milestone spesso prende come spunto di partenza quanto fatto dal John Coltrane Quartet per svilupparne certi aspetti incorporandovi elementi musicali Asiatici e Africani. Per esempio, in Sahara, Tyner suona oltre al piano, anche il koto, il flauto, e le percussioni. Questi album vengono spesso citati come esempi di jazz vitale ed innovativo degli anni settanta, pur non essendo né dischi di fusion né di free jazz. Fin dagli anni ottanta, Tyner incide e fa tournèe in giro per il mondo con il suo gruppo, un trio che comprende anche Avery Sharpe al contrabbasso e poi prima Louis Hayes, e in seguito Aaron Scott alla batteria. McCoy Tyner ha registrato anche tre album da solo per la Blue Note, iniziando con Revelations (1988) e terminando con Soliloquy (1991). Oggi Tyner incide per l'etichetta Telarc Records e suona con svariati gruppi, uno dei quali ha incluso Charnett Moffett al basso e Al Foster alla batteria. 44 ALBERT AYLER e IL CLAVICEMBALO Il disco Love Cry L'album, registrato nel corso di due sessioni in studio nel 1967, è per molti versi un riflesso delle esibizioni dal vivo del sassofonista Albert Ayler dell'epoca. La band, formata da Ayler al sax tenore e occasionalmente al sax alto, Don Ayler alla tromba, Call Cobbs al clavicembalo elettrico (presente su circa la metà delle tracce sull'album), e una sezione ritmica formata dal bassista Alan Silva e dal batterista Milford Graves, esegue versioni in studio di brani già suonati in concerto da Ayler o presenti in album precedenti (come Ghosts, Bells, e Omega), insieme a qualche pezzo di nuova composizione. Si tratta di un disco particolarmente melodico nell'approccio ai temi, e proprio per questo viene considerato uno degli album più accessibili del sassofonista, non contenendo la furia iconoclasta improvvisativa che aveva contraddistinto i suoi precedenti lavori. Albert Ayler Ayler nacque a Cleveland Heights, Ohio, e sin da bambino fu indirizzato verso l'apprendimento del sax contralto dal padre Edward, con il quale spesso suonava in duetto durante le funzioni religiose in chiesa. Frequenta la John Adams High School di Cleveland, diplomandosi nel 1954 all'età di 18 anni. Successivamente studia all'Accademia di musica di Cleveland con il sassofonista jazz Benny Miller, portando avanti anche lo studio dell'oboe. Da adolescente Ayler suonava con tale impeto e passione da guadagnarsi il soprannome di "Little Bird" a Cleveland e dintorni. Il soprannome era un ovvio riferimento al sassofonista Charlie Parker, che era soprannominato "Bird." Ayler al ritorno dalla Svezia, negli Stati Uniti e formò un trio a New York con il contrabbassista Gary Peacock e il batterista Sunny Murray, e incise quello che da più parti è indicato come il suo album "manifesto", Spiritual Unity, per l'etichetta indipendente Esp-disk Records, 30 minuti di intense improvvisazioni free. Incoraggiato dal jazzista Eric Dolphy, che arrivò a definirlo "il miglior sassofonista che avesse mai visto", Ayler iniziò ad avere sempre più credito nella scena jazz dell'epoca. Il suo modo di suonare influenzò le nuove generazioni di musicisti jazz d'avanguardia, ma anche veterani come John Coltrane. Nel 1964 girò l'Europa in tour, con l'aggiunta al trio del trombettista Don Cherry, registrando e pubblicando The Hilversum Session. In questo periodo, il trio di Ayler creò il sound "free jazz" per antonomasia. Murray raramente forniva un tempo costante, e gli assolo di Ayler erano urticanti e antimelodici al massimo. Era però comunque possibile rintracciare nella musica di Ayler e compagni delle precise fondamenta che poggiavano ancora sul jazz tradizionale. Il seguente gruppo con il quale Ayler suonò, insieme al fratello trombettista Donald, fu un cambio radicale di stile. L'album Bells, la registrazione di un concerto dal vivo alla Town Hall di New York con Donald Ayler, Charles Tyler, Lewis Worrell e Sunny Murray, segnò il ritorno del sound da banda militare, con influenze mariachi alternate ad esplosioni rumoristiche free, una sonorità unica e selvaggia che trascinò indietro il jazz al periodo pre-Louis Armstrong. Il nuovo sound si consolidò con l'album Spirits Rejoice registrato dallo stessa 45 formazione. Ayler, nel corso di un’intervista del 1970, definì il suo stile musicale "energy music", in contrasto con lo "space bebop" suonato da Coltrane e inizialmente anche da Ayler stesso. Questo tipo di approccio musicale continuò con At Slug's Saloon grazie al quale Ayler rese la Esp-Disk' un'etichetta di riferimento per quanto riguardava il free jazz dell'epoca. Nei seguenti due anni e mezzo, Ayler tornò ad incidere musica non troppo distante dal rock and roll da lui suonato agli esordi, spesso con l'aggiunta di testi utopici in stile hippy opera della sua fidanzata di allora Mary Maria Parks. In questa fase della sua carriera, l'artista incorporò elementi di R&B, con una ritmica funky, e una sezione fiati folkloristica che includeva anche l'uso di una cornamusa. L'album del 1967 Love Cry fu un deciso passo in avanti verso questa nuova direzione musicale. 46 HERBIE HANCOCK Biografia Inizia a studiare pianoforte all'età di 7 anni, e subito si dimostra un bambino prodigio. Nel 1961 Donald Byrd lo invita ad unirsi al suo gruppo a New York, dopodiché l'etichetta Blue Note gli offre un contratto. Il suo primo album è Takin' Off, del 1962, che diventa un successo commerciale dopo che Mongo Santamaria suona come cover il pezzo Watermelon Man. Nel maggio del 1963, Miles Davis lo chiama per il suo album Seven Steps to Heaven. Hancock entra così a far parte dello storico quintetto di Davis, dove incontrerà anche Wayne Shorter, Tony Williams e Ron Carter. Durante la permanenza nel quintetto, Hancock continua a lavorare per l'etichetta Blue Note, realizzando capolavori come Maiden Voyage, Cantaloupe Island, e Speak Like a Child. Nel frattempo realizza la musica per il film Blow-Up di Michelangelo Antonioni. Nel 1968, lasciato il gruppo di Davis, registra per la Warner l'album Fat Albert Rotunda, il suo primo disco squisitamente funky, anche colonna sonora dell'omonimo cartone animato. Nel 1969 forma un sestetto con cui realizza diversi dischi come The Prisoner. In questo periodo incomincia a interessarsi di strumenti elettronici. Gli album per la Warner Bros segnano il definitivo passaggio nella sfera del funky. L'album di transizione è Fat Albert Rotunda al quale seguono Crossing e Sextant (il sound ricorda vagamente Bitches Brew di Miles Davis) per poi passare alla fase funk vera e propria. L'album più significativo è Headhunters nel quale è presente il famoso singolo Chameleon. Questo periodo continuerà fino agli anni ottanta, data nella quale il continuo zigzagare di Hancock da un genere all'altro lo porterà a seguire due progetti contemporaneamente: uno vicino alla disco e alla musica elettronica (dal quale usciranno album come Future Shock, che contiene il celebre singolo da classifica Rockit, e Perfect Machine) e uno hard-boppistico: la riunione venne formata con gli stessi membri dei primi dischi di Hancock: Tony Williams, Ron Carter e Freddie Hubbard. Sempre in questi anni si esibisce con numerosi concerti nel power-jazz trio Hurricane con Billy Cobham e con Ron Carter, riscuotendo un enorme successo. Durante il tour internazionale del 1984, assieme a lui suona Foday Musa Suso (griot del Gambia), e nel 1985 pubblicano assieme Village life, LP in cui Hancock suona il sintetizzatore elettronico Yamaha DX-1 che consente di modificare l'intonazione delle singole note, permettendogli di usare la stessa accordatura non temperata della kora di Suso. Gli anni novanta segnarono un nuovo e fertile periodo per il pianista di Chicago: i progetti The New Standards, Gershwin World, Future 2 Future e Directions in Music sono gli album di riferimento delle nuove avventure di Hancock. 47 Nel febbraio del 2008 il suo River: The Joni Letters, dedicato all'amica cantautrice Joni Mitchell, viene premiato con il Grammy Award come miglior album del 2007. Opere Cantaloupe Island è tra i brani di Hancock che hanno avuto maggior successo, al punto da essere considerato uno dei moderni standard. La composizione originale fa parte dell'album Empyrean Isles del 1964, ed è eseguita da Freddie Hubbard (tromba), lo stesso Hancock (pianoforte), Ron Carter (contrabbasso) e Tony Williams (batteria). Nel 1994 gli US3 hanno pubblicato un remix del brano, intitolandolo "Cantaloop (Flip Fantasia)". Il gruppo, realizzando una coraggiosa e ben riuscita contaminazione jazz-rap, ha inciso molto probabilmente la versione più conosciuta del brano, che nei soli States ha venduto più di un milione di copie. Tra le molte composizioni di Hancock che hanno raggiunto lo stato di standard, si possono ancora citare la funky Watermelon Man e Maiden Voyage, un classico del modal jazz. Curiosità Nel 1988 Herbie Hancock dichiarò che esistono ufficialmente quattro versioni della canzone Chameleon, pubblicata nel 1973, che differiscono solamente per durata di tempo: Le due pubblicate hanno una durata di sette minuti e trentadue secondi e quindici minuti e quarantacinque secondi; quelle mai pubblicate hanno una durata dai venticinque ai trenta minuti e non furono rilasciate per paura che l'ascoltatore "non potesse sentire tutto l'album o si annoiasse". 48 CHICK COREA Armando Anthony "Chick" Corea (Chelsea, 12 giugno 1941) è un pianista e tastierista statunitense, noto soprattutto per le sue produzioni jazz e jazz fusion negli anni settanta. Biografia Di origini italiane (per la precisione messinesi), Corea inizia a suonare negli anni sessanta con il trombettista Blue Mitchell, e con alcuni grandi della musica latinoamericana come Willie Bobo e Mongo Santamaria. Il primo album che lo vede come leader è Tones For Joan's Bones, nel 1966 in quintetto con Woody Shaw alla tromba e Steve Swallow al contrabbasso. Due anni dopo pubblica Now He Sings, Now He Sobs, entrato nella leggenda del jazz, in cui suona con Roy Haynes alla batteria e Miroslav Vitous al contrabbasso. Verso la fine degli anni sessanta, si unisce al gruppo di Miles Davis e compare su album importanti, come In a Silent Way e Bitches Brew. Con questo gruppo sperimenta l'uso di strumenti elettronici, ed in particolare il Fender Rhodes. All'inizio degli anni settanta, Corea intraprende alcuni progetti come leader. Tra il 1970 e il 1971, è attivo nel gruppo Circle, un complesso avant-jazz in cui militano Anthony Braxton, Dave Holland e Barry Altschul. Nel 1971 fonda un'altra band, Return to Forever. Le prime incisioni dei Return to Forever hanno un suono brillante, caratterizzato dalla voce di Flora Purim, dal piano elettrico Fender Rhodes e dal flauto. Durante gli anni settanta, il gruppo si sposta su sonorità più vicine alla musica rock. Nel 1974 il chitarrista Al Di Meola entra a far parte della band, e Corea intensifica l'uso dei sintetizzatori, in particolare il Moog e il Minimoog. Verso la fine degli anni settanta, Corea inizia a collaborare con il vibrafonista Gary Burton, con il quale incide numerosi album. Nel 1993 si aggiudica la Targa Tenco per la canzone Sicily, interpretata con Pino Daniele. E' stato fondatore e membro dei gruppi Chick Corea Elektric Band e Chick Corea Akoustic Band. Da questi gruppi sono emersi sulla scena nuovi talenti, quali: John Patitucci, Dave Weckl, Eric Marienthal, Frank Gambale, Carlos Rios, Scott Henderson. Interessante anche il lavoro svolto con il progetto Touchstone e con musicisti come Avishai Cohen. Uno dei suoi pezzi più famosi è Spain. L'album “Corea Concerto” ha vinto il premio Grammy come miglior arrangiamento strumentale per "Spain for Sextet and Orchestra" nel 2001. Ultimamente ha composto, insieme a Mark Mancina, la colonna sonora del film La musica nel cuore di Kirsten Sheridan. 49 KEITH JARRETT Keith Jarrett (Allentown, 8 maggio 1945) è pianista e compositore statunitense. La sua carriera inizia con Art Blakey, Charles Lloyd e Miles Davis. Fin dai primi anni settanta riscuote grande successo nel jazz e nella musica classica, come capo formazione e come solista. La sua tecnica d’improvvisazione pianistica abbraccia, oltre al jazz, diversi generi musicali: in particolare, musica classica, gospel, blues e musica etnica. Biografia Nato da una famiglia multietnica, originaria dell'Ungheria, Keith è il maggiore di cinque fratelli. In famiglia, sin da piccolo, respira aria di musica. La nonna paterna suona il pianoforte ed una zia lo insegna, mentre il padre, che a causa della Grande depressione non è riuscito ad avere una buona educazione musicale, è ugualmente un grande appassionato. La madre, dal canto suo, fin da piccola ha studiato musica ed ha avuto modo di cantare in alcuni cori locali. Keith Jarrett inizia a prendere lezioni di pianoforte all'età di tre anni, svolgendo studi classici e venendo incluso in varie esibizioni all'Academy of Music di Philadelphia e al Madison Square Garden e si esibisce nel primo concerto a nove. Dai dodici anni in poi suona come professionista e dai quindici intraprende studi di composizione. Entra dunque al Berklee di Boston ed ottiene una borsa di studio per studiare alla prestigiosa cattedra di Nadia Boulanger a Parigi (la stessa cui si rivolsero anche Astor Piazzolla e Philip Glass), ma, declina cortesemente e si trasferisce a New York nel 1964, esibendosi al Village Vanguard.[4] Suona con il clarinettista Tony Scott, che aveva suonato anche con Billie Holiday. Successivamente Jarrett è con Art Blakey nei Jazz Messengers.[5] Fra i messaggeri Jarrett coltivò quel gusto per il gospel[7] e il blues che non lo abbandonò mai più. Era il dicembre 1965 e Jarrett aveva 20 anni. Tre mesi dopo lo si ascolta nel quartetto di Charles Lloyd, un gruppo importante, che raccolse molti consensi,[6] e in cui Jarrett incontrò un batterista, anch'egli giovanissimo, destinato ad incrociarsi con la sua carriera, Jack DeJohnette. Jarrett in quel quartetto matura, tanto da decidere di lasciare Lloyd e di fondare il suo trio con Charlie Haden, icona del contrabbasso free, e Paul Motian, batterista passato per il trio di Bill Evans. Il primo album che vede Jarrett nel ruolo di leader, Life Between the Exit Signs (1967), viene pubblicato in questo periodo dall’etichetta Vortex, seguito da Restoration Ruin (1968). Un altro album, Somewhere Before, venne pubblicato nel 1968 per l’etichetta Atlantic. Suonò spesso il sassofono e vari tipi di percussioni nel Quartetto Americano, ma a partire dallo scioglimento del gruppo non suonò spesso strumenti diversi dal pianoforte acustico. Nella maggioranza degli album degli ultimi venti anni ha suonato solo il piano acustico. 50 Jarrett ha sofferto di quella che venne diagnosticata come una sindrome da fatica cronica alla fine degli anni novanta, e fu costretto al confino nella sua casa per lunghi periodi di tempo.[3] Grazie a questo isolamento, ha compiuto buoni progressi verso una completa guarigione[3] ed ha registrato un nuovo album The Melody at Night, With You,[8] originariamente ideato come regalo di Natale per la moglie.[3] Contrariamente alle sue precedenti modalità di lavoro, in questo album suona il piano da solo, non con pezzi classici o completamente improvvisati, ma piuttosto con vecchie canzoni e standard. Nel 2004 Jarrett ha vinto il premio musicale Léonie Sonning, normalmente associato a musicisti di musica classica e a compositori, che in precedenza è stato assegnato ad un solo musicista jazz, Miles Davis. La prima persona a ricevere tale premio fu, nel 1959, Igor Stravinskij. Lavoro con Miles Davis Quando il quartetto di Charles Lloyd si sciolse, a Jarrett fu proposto di entrare a far parte del gruppo di Miles Davis, dopo che Davis ebbe ascoltato Jarrett in un club di New York. Durante la militanza nel gruppo di Davis, Jarrett suonò il piano elettrico e l’organo elettrico, in alternanza con Chick Corea; dopo l’uscita di scena di Corea, suonò entrambi gli strumenti contemporaneamente. A dispetto dell’antipatia di Jarrett per la musica elettronica e gli strumenti elettronici, egli volle rimanere per la stima che nutriva per Davis e per la volontà di lavorare con DeJohnette. Jarrett suona in tre album di Davis: Miles Davis at Fillmore: Live at the Fillmore East, The Cellar Door Sessions (registrato il 16-19 dicembre 1970 in un club a Washington, D.C.) e Live-Evil, composto per lo più da registrazioni rimaneggiate di The Cellar Door Sessions. Inoltre suona l’organo elettrico in Get Up With It; il brano in cui suona, Honky Tonk, è una variante di una traccia presente in The Complete Jack Johnson Sessions. Quartetti del 1970 Dal 1971 al 1976 Jarrett aggiunse il sassofonista Dewey Redman al preesistente trio con Haden e Motian. Il Quartetto Americano venne spesso integrato con un percussionista addizionale, come Danny Johnson, Guilherme Franco, Airto Moreira e, sporadicamente, il chitarrista Sam Brown. I componenti si prestano a suonare una varietà di strumenti: spesso si può ascoltare Jarrett al sax soprano o alle percussioni, Redman alla musette e Motian e Haden su diverse tipologie di percussioni. Haden produce una varietà di suoni pizzicati e percussivi con il basso acustico, anche filtrandolo con il wah-wah nella traccia Mortgage On My Soul dell’album Birth. Il gruppo pubblicò per le etichette Atlantic Records, Columbia Records, Impulse! Records and ECM. 51 Gli ultimi due album, entrambi pubblicati per l’Impulse!, mettono in risalto principalmente le composizioni degli altri membri della band, al contrario degli altri album, in cui prevalgono le composizioni di Jarrett. Le composizioni di Jarrett conferiscono a questo gruppo un’impronta sonora ben definita. La loro musica è un coinvolgente amalgama di free jazz, post bop, gospel e improvvisazioni di carattere mediorientale. Negli ultimi anni settanta, in concomitanza al Quartetto Americano, Jarrett guidò il Quartetto Europeo, che pubblicò per l’ECM, composto dal sassofonista Jan Garbarek, dal bassista Palle Danielsson e dal batterista Jon Christensen. Lo stile di questa formazione è simile a quello del Quartetto Americano, ma molte delle peculiarità d’avanguardia e Americana sono sostituite dalle influenze della tradizione musicale europea che caratterizzano gli artisti ECM di ogni epoca. 52 BRANI DI REPERTORIO THE CAT The Cat è il brano che dà il titolo all'album omonimo dell'hammondista Jimmy Smith: è uno degli album essenziali che tutte le collezioni discografiche dovrebbero contenere. Passando dalla Blue Note alla Verve, Smith ha scambiato la piccola band con la grande orchestra. Smith ha aperto la strada all'organo Hammond B3, che era stato etichettato come "orchestra del povero", a causa della profondità del suono che poteva creare; quando ha incontrato una vera orchestra sotto la guida di arrangiatore Lalo Schifrin il risultato è stato esplosivo. Il brano è fondamentalmente un blues in F senza nessun cambio particolare, quindi impostato sulla struttura standard: F7 | F7 | F7 | F7 Bb7 | Bb7 | F7 | F7 C7 | Bb7 | F7 | F7 Il brano presenta un introduzione ritmica basata su un groove di 4 battute non in swing, poi avviene l’esposizione del tema, eseguito due volte, poi il solo. Il suono utilizzato presenta una sonorità tipo gospel molto morbida, senza distorsione, con la classica percussione sull’attacco. 53 SPAIN Spain è una composizione strumentale in stile jazz-fusiondel del pianista compositore Chick Corea. Spain è stata composta nel 1971 e appare nella sua versione originale nell'album Light as a Feather, dove suonano Corea (Rhodes electric piano), Airto Moreira (batteria), Flora Purim (voce e percussioni), Stanley Clarke (basso), e Joe Farrell (flauto). La versione di Light as a Feather ricevette due Grammy nominations, per Best Instrumental Arrangement e per Best Instrumental Jazz Performance by a Group. Nel 2001, Corea fu premiato come Best Instrumental Arrangement Grammy per "Spain for Sextet and Orchestra". Composizione Corea apre la versione di Light as a Feather con l'adagio dal Joaquin Rodrigo's Concierto de Aranjuez. Dopo l'intro il brano passa ad un tempo veloce (fast), in particolare su una ritmica in stile samba. La progressione armonica utilizzata in fase di improvvisazione è basata sulla progressione del Concierto di Aranjuez, la cui struttura è la seguente: Gmaj7 | F#7 | Em7 A7 | Dmaj7 (Gmaj7) |C#7 F#7 | Bm B7 In linea con la filosofia jazz, altre interpretazioni del brano sono strutturate in modo differente e talvolta il tema non è esposto in modo parziale. Nella versione di Paco de Lucia e John McLaughlin alcuni accordi vengono alterati, ad esempio il F#7 in F#7b9 o in F#7#5 e il C#7 in C#7#9. 54 CELESTIAL CHANTS Il brano eseguito nell'album Trident da McCoy Tyner con l'utilizzo del clavicembalo e del pianoforte, è fondamentalmente strutturato sulla scala pentatonica di RE minore. Inizialmente si presenta con un'introduzione eseguita al clavicembalo, successivamente inizia la ritmica ostinata eseguita sulla pentatonica citata armonizzata per quinte; il basso replica la quinta sotto della ritmica esposta, e il clavicembalo mantenendo l'ostinato espone il tema che rimane come già detto sulla pentatonica citata. Il brano procede con l'improvvisazione eseguita questa volta al pianoforte dove si riconosce il classico tocco di Tyner formato da pedali con la sinistra, molto ritmica e improvvisazione modale, quartale, e pentatonica. Dopo il solo di basso, nella chiusura rientra il clavicembalo che progressivamente rimane solo con l'ostinato ritmico. 55 KONDA Konda è un brano presente in edizioni differenti e talvolta parziali negli album: The Complete Jack Johnson Sessions, set di 5 dischi di registrazioni musicali del compositore e trombettista jazz Miles Davis, queste sessioni sono state registrate nel 1970 per formare l'album colonna sonora A Tribute to Jack Johnson, inserita nel documentario dedicato al pugile campione del mondo Jack Johnson; Directions album antologico di Miles Davis pubblicato nel 1981 che comprende materiale inedito registrato dal 1960 al 1970 in diverse sessioni di registrazione e con formazione differenti. Il brano è stato eseguito dal pianista e compositore statunitense Keith Jarrett, che prende il posto di Chick Corea nella formazione di Davis e suona nella “Cellar door sessions” il piano elettrico e l'organo hammond e dispetto della sua antipatia per la musica elettronica, ma per la grande stima che aveva per Davis. Il brano si apre con una lunga introduzione realizzata al piano elettrico Wurlitzer, successivamente si ha l'ingresso di una ritmica eseguita unicamente da percussioni tipo indù senza batteria, e dal tema eseguito alla tromba in evidente stile Davis. Il giro armonico parte con una successione delle triadi di LA, SOL e FA su pedale di LA, successivamente si hanno degli accordi mi9 incompleti (senza 3a) con la 5a al canto realizzati secondo questo schema: • Bb6/C = Cmi9 no3 • Db6/Eb = Ebmi9 no3 • C6/D = Dmi9 no3 La struttura ciclica è la seguente: A | G/A | F/A | A | Bb6/C | Db6/Eb | Db6/Eb | C6/D | 56 CHAMELEON Chameleon è il brano musicale di apertura del disco Headhunters (1973), il dodicesimo album del musicista jazz Herbie Hancock. Pubblicato il 13 ottobre 1973, è probabilmente l'album più significativo della carriera del jazzista americano. Per la registrazione dell'album, Hancock decise di formare una nuova band, chiamata Headhunters. Dei componenti del gruppo, solo il sassofonista e flautista Bennie Maupin proveniva dalla precedente formazione e le parti di sintetizzatore sono tutte suonate da Hancock stesso. L'assenza della chitarra è dovuta alla decisione di utilizzare principalmente il clavinet, strumento tipico della musica reggae ma spesso accostato al funk. Il brano si fonda sulla successione degli accordi Bbmi7 e Eb7, di stile tipicamente funk, il tema è realizzato con il sintetizzatore. Nell'introduzione il sintetizzatore riproduce il giro di basso ostinato che si ripete per la durata del brano, e successivamente inserendosi il basso elettrico, il sintetizzare espone il tema molto ritmico ed orecchiabile. Il giro fondato su un II-V non risolto lascia spazio all'improvvisazione in maniera molto aperta. 57 BIRDLAND Birdland è una brano musicale composto dal tastierista austriaco Joe Zawinul e registrato dai suoi Weather Report nell'album Heavy Weather del 1977. Pur trattandosi di un pezzo in puro stile fusion, il brano ottenne un inusuale successo commerciale e divenne uno standard del jazz entrando nel repertorio di molti gruppi e solisti tra i quali Buddy Rich e Maynard Ferguson. Divenuto un cavallo di battaglia del gruppo, contribuì a far vincere ai Weather Report un Grammy Award per l'album dal vivo 8:30 nel 1980. Il gruppo vocale The Manhattan Transfer ne realizzò una versione vocalese con un testo appositamente scritto da Jon Hendricks. Il brano fu pubblicato nel 1979 nell'album Extensions e fece vincere al gruppo i suoi primi due Grammy Award. Un'altra versione fu incisa da Quincy Jones nel suo album del 1989 Back on the Block, con le voci di Kool Moe Dee, Big Daddy Kane, Ella Fitzgerald e Sarah Vaughan. Il titolo del brano si riferisce al celebre locale di New York sulla 52ª Strada così chiamato in onore del sassofonista Charlie Parker, soprannominato "Bird". Si tratta quindi di un tributo al locale che Zawinul ebbe modo di frequentare da giovane e dove incontrò la sua futura moglie. Nella versione originale Birdland è facilmente riconoscibile, oltre che per l'orecchiabile motivo, per l'introduzione di Jaco Pastorius fatta di armonici artificiali suonati con il suo basso fretless. La struttura del brano prevede più sezioni: • Introduzione realizzata al sintetizzatore con un ostinato nei registri bassi in G maggiore; • Primo Tema realizzato sull'ostinato precedente dal basso; • Secondo Tema realizzato al sintetizzatore, armonizzato in Bb maggiore, la voce alta e raddoppiata al sax soprano; • Pedale in Gm di quattro misure; • Bridge in G maggiore realizzato al piano elettrico (Rhodes); • Intermezzo Tematico in G maggiore do otto misure con stop in Bmi7(b5); • Pedale Funk in G7; • Terzo Tema realizzato al sintetizzatore, armonizzato in G maggiore, la voce alta è raddoppiata al sax soprano. 58 SCALETTA CONCERTO e FORMAZIONE • THE CAT Organo Hammond, Chitarra elettrica, Basso elettrico, Batteria • SPAIN Piano elettrico Fender Rodhes, Chitarra elettrica, Basso elettrico, Batteria • CELESTIAL CHANTS Clavicembalo elettrico, Basso elettrico, Batteria • KONDA Piano elettrico Wurlitzer, Tromba, Basso elettrico, Percussioni • CHAMELEON Sintetizzatore, Chitarra elettrica, Basso elettrico, Batteria • BIRDLAND Sintetizzatore, Piano elettrico Fender Rodhes, Tromba, Chitarra elettrica, Basso elettrico, Batteria I brani saranno eseguiti con: • pianoforte acustico • pianoforte digitale YAMAHA P80 (per il Fender Rodhes ed il Clavicembalo elettrico) • workstation KORG TR76 (per l’organo Hammond, il Wurlityzer ed i sintetizzatori) 59 BIBLIOGRAFIA • Breve storia della musica jazz – Guido Michelone (ed. Zedde) • Miles Davis Rewind – Guido Michelone, Gianfranco Nissola • Guide Rock, New orleans e Lousiana – Carmelo Genovese, Aldo pedron (Editori Riuniti) • Soul Rhythm&Blues (Ed. Giunti) • Blues, Jazz, Rock, Pop: il novecento americano - Ernesto Assante, Gino Castaldo (Ed Einaudi Stile Libero Extra) • www.wikipedia.org • http://www.milesdavis.com/us/home • http://www.chickcorea.com • http://www.herbiehancock.com/home.php • http://www.mccoytyner.com • http://www.zawinulonline.org • http://www.keithjarrett.it 60