Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 1 TECNICHE DIAGNOSTICHE E LORO ANALISI CRITICA 1. Introduzione In questa parte viene eseguita una rassegna delle tecniche diagnostiche utilizzate per la determinazione di tutti gli elementi necessari per l'esecuzione di analisi strutturali di ponti in muratura. Tali indagini sono di tipo non-distruttivo, intendendo come nondistruttiva una prova che non alteri il comportamento statico dell'opera. In questo senso le prove potranno procurare lievi e localizzati danneggiamenti al manufatto, quali per esempio il prelievo di carote, le cui dimensioni, raffrontate a quelle dell'intera opera fanno rientrare la prova nell'ambito del non-distruttivo. Le prove che verranno di seguito riportate in ordine alfabetico riguardano le indagini geologiche e geotecniche, prove per determinazione delle proprietà meccaniche dei materiali, di risposta strutturale ed ancora di rilievo tecnologico del manufatto TECNICHE DIAGNOSTICHE SULLA MURATURA 2.1 Carotaggi Il carotaggio consiste nell'estrazione dalle strutture di campioni cilindrici tramite carotatrici; sui provini da questi ricavati si eseguono in laboratorio le prove per la determinazione di massa volumica, prove meccaniche, di permeabilità, di gelività, ecc. L'esecuzione del sondaggio per murature di laterizio o pietra si può fare riferimento a prescrizioni della norma UNI 6131 anche se questa è specifica per strutture in calcestruzzo. Secondo la norma la profondità e la dimensione del carotaggio vengono stabilite in relazione allo spessore degli elementi da indagare ed agli scopi dell’indagine. Inoltre il criterio comune da seguire durante i prelevamenti deve essere la riduzione al minimo del danneggiamento provocato dall'estrazione sul campione. L'estrazione di carote avviene mediante una carotatrice costituita da un tubo di acciaio, detto carotiere, alla cui estremità è posta una corona tagliente, detta corona diamantata. Il carotiere viene connesso ad un albero collegato a sua volta ad un motore. Ogni corona si identifica con un diametro esterno che corrisponde al foro di perforazione, ed un diametro interno che corrisponde alla carota che si preleva. Nel movimento di avanzamento la sonda deve essere esente da vibrazioni, per assicurare che il diametro della carota sia costante ed il suo asse rettilineo. La sonda pertanto deve essere rigida e correttamente ancorata. La corona deve avere diametro leggermente superiore a quello del tubo in modo che quest'ultimo possa entrare nel foro senza incontrare ostacoli. La lunghezza di taglio standard sono entro i 400-500 mm; con l’applicazione di apposite prolunghe, come illustrato in figura 1, si possono raggiungere profondità elevate, diverse a seconda del materiale da perforare e del diametro del foro. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 2 corona diamantata albero asta di prolunga adattatore carotiere Figura 1- Parti costituenti una carotatrice L'avanzamento è inversamente proporzionale alla velocità angolare del carotiere, in quanto maggiore è la resistenza che viene ad incontrare il carotiere, minore sarà la velocità di rotazione. L'avanzamento deve essere lento per recare il minore disturbo alla carota che deve essere estratta. Il calore che viene sviluppato durante l'operazione recherebbe danno alla corona e per evitare questo inconveniente va continuamente raffreddata con getto di acqua. Il getto d'acqua ha anche lo scopo di lubrificare le superfici di contatto fra il tubo di carotaggio e muratura in modo da evitare attrito fra i due materiali e il possibile trasferimento di momento torcente alla carota. Prima dell'estrazione è necessario provocare la rottura della parte finale della carota che è ancora solidale alla muratura, attraverso ripetuti movimenti del carotiere in direzione trasversale nel piccolo spazio che si è creato fra di esso e la muratura. All'atto del prelievo ogni campione deve essere identificato chiaramente, annotando il punto specifico di prelievo e la tessitura della muratura, possibilmente con l'aiuto di uno schizzo della struttura. Nella lavorazione dei campioni occorre scartare dagli stessi parti eventualmente danneggiate dalle operazioni di estrazione. La prova consente altresì di esaminare la stratigrafia e le condizioni della muratura interna dall'esame della carota o con endoscopie. 2.2 Compressione su prisma 2.2.1 Considerazioni generali Tutte le caratteristiche meccaniche di seguito specificate dovranno essere determinate presso un Laboratorio Ufficiale su un insieme di un minimo di campioni a cui possa applicarsi il metodo sotto riportato. Nel caso in cui venga effettuata la prova su almeno 30 campioni la resistenza caratteristica viene ricavata, in accordo con le UNI 9730-3, mediante la seguente formula: f k = f m - 1,64 s (1) nella quale f m rappresenta la media aritmetica delle resistenze unitarie dei campioni ed s lo scarto quadratico medio. Nel caso in cui il numero n dei campioni sia compreso tra 10 e 29 il coefficiente moltiplicatore di s assumerà convenzionalmente i valori k riportati nella tabella 1. Tabella 1-Coefficiente k per calcolo della resistenza caratteristica in funzione del numero di provini n 10 12 16 20 25 k 2,13 2,06 1,98 1,93 1,88 COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 3 In entrambi i casi qualora il valore s calcolato risultasse inferiore a 0,08 f m si dovrà introdurre nella formula questo ultimo valore. Nel caso infine in cui la prova venga effettuata su un numero di campioni compreso fra 6 e 9 la resistenza caratteristica viene assunta pari al minimo dei seguenti due valori: a) 0,7 f m - 2 (N/mm2 ); b) il valore minimo della resistenza unitaria del singolo campione. 2.2.2 Compressione su componenti di muratura La prova è normata dalle UNI 771-1 a cui fa esplicito riferimento l'Eurocodice 6 ed è finalizzata alla determinazione della resistenza a compressione f b dei componenti di muratura, siamo questi laterizi o pietre. La macchina del collaudo avrà capacità adeguata a schiacciare tutti i campioni della prova e deve poter fornire il carico in passi. La pressa sarà equipaggiata con due piastre acciaio per il trasferimento del carico al provino; una piastra si potrà allineare liberamente coi campioni a contatto mentre la seconda è un blocco non inclinabile e piano. Le facce delle piastre devono essere maggiori della massima dimensione dei provini da esaminare. Se necessario, si procederà al taglio del blocco stesso. Qualora si operi su blocchi la cui larghezza ecceda i 40 cm, ciascun elemento verrà suddiviso in due parti eguali e simmetriche mediante un taglio parallelo alla direzione di eventuali fori; le porzioni in aggetto dei setti dovranno essere eliminate. La resistenza del blocco si otterrà mediando i risultati ottenuti dalle prove sui due semiblocchi. I requisiti della pressa sono: - massima ripetibilità sulle forze come percentuale della forza indicata 2.0 %; - il massimo errore medio sull'applicazione delle forze deve essere pari a ± 2.0 % della forza applicata; - il massimo errore possibile di zero strumentale deve essere pari a ± 0.4 % del massimo intervallo di forze. Il campione deve essere pesato con accuratezza dello 0,1% della sua massa. Il minimo numero di campioni sarà sei, se non specificatamente richiesto. Campioni devono essere esaminati nell'orientamento specificato; per certe forme di costruzione, sarà necessario per esaminare le unità della muratura in più di uno orientamenti. Le facce dei provini normali alla direzione del carico devono essere preventivamente preparate rimuovendo eventuali incavi e scanalature e spianando le superfici, tramite una smerigliatrice, con tolleranza di 0,1 mm ogni 100 mm, altrimenti dovranno essere corrette con un foglio di piombo dello spessore di 1 mm interposto tra il piatto della pressa e la faccia del blocco. Se l'altezza che rimane dei campioni dopo la macinazione è meno che 40 mm o il rapporto fra altezza e larghezza è minore di 0.4 la prova di compressione deve essere eseguita su campioni compositi ottenuti dalla sovrapposizione di tre provini senza usare qualsiasi malta o materiali di separazione tra loro. In alternativa la prova va eseguita interponendo uno stato di teflon, o di altro materiale idoneo a ridurre l'attrito, fra le piastre ed il provino per ridurre l'effetto di confinamento dato dalle piastre stesse.. I campioni per i quali è richiesta una prova a compressione con determinato contenuto di umidità devono essere condizionati ad una serie di prescrizioni. Il condizionamento in aria secca sarà realizzato in concordanza con una delle seguenti procedure: COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 4 - immagazzinando i campioni per almeno 14 giorni in laboratorio a temperatura maggiore di 15 °C e umidità relativa minore di 65% e testandoli quando la differenza di peso in un intervallo di 24 ore sia minore dello 0.2% del peso totale; - asciugando i campioni a 105 °C ± 5 °C per almeno 24 ore e rinfrescando l'ambiente per almeno 4 ore. Il condizionamento in forno può essere effettuato: - asciugando i campioni a 105 °C ± 5 °C e testandoli quando la differenza di peso in un intervallo di 24 ore sia minore dello 0.2% del peso totale; - asciugando i campioni a 70 °C ± 5 °C e testandoli quando la differenza di peso in un intervallo di 24 ore sia minore dello 0.2% del peso totale. Prima di testarli vengono portati a 20 °C ± 2 °C finché l'equilibrio termale non è raggiunto; Le UNI EN 772-1 prevedono inoltre il condizionamento ad un contenuto di umidità pari al 6% ± 2% delle massa che deve rispettare le seguenti procedure: - calcolo della massa dell'asciutto dell'unità. La massa del campione al tempo di collaudo sarà la massa dell'asciutto moltiplicata entro 1,06. - Asciugamento del campioni a una temperatura che non ecceda i 500°C fino al raggiungimento della massa finale voluta, con un'accuratezza di ± 0,2% della massa asciutta. - Prima di testarli i campioni vanno immagazzinati alla temperatura della stanza per almeno 5 h, e prima di essere esaminati vanno pesati. L'ultimo tipo di condizionamento previsto dalla norma è quello per immersione per cui il campione va immerso in acqua alla temperatura di 20 °C ± 5 °C per 5 h. Le superfici di carico della macchina devono essere pulite e deve essere rimossa qualsiasi sabbia grossolana sciolta sul campione. Il campione va allineato col centro della piastra e va assicurato un contatto uniforme. Il carico deve essere fornito a passi sulla base del carico di rottura; per il primo provino i passi vengono assunti al momento, mentre per i successivi provini i passi di carico seguono le indicazioni in Tabella 2 sulla base del carico di rottura del primo provino. Tabella 2- Incrementi di carico da adottare nella prova Valore atteso del carico di rottura [MPa] Passo di carico [MPa] < 10 0.05 da 11 a 20 0.15 da 21 a 20 0.30 da 41 a 20 0.60 > 80 1.0 La resistenza a compressione di ciascun campione è ottenuta dividendo il carico del massimo realizzato per l'area caricata, approssimando il risultato a 0,1 MPa. La resistenza a compressione cercata è data del valore minore registrato. Nella norma UNI EN 772-1 è compreso un allegato che riporta le conversioni delle resistenza per i diversi condizionamenti e la normalizzazione del valore di resistenza. La resistenza a compressione può essere convertita a seconda del condizionamento dei provini in una resistenza equivalente attinente al condizionamento di aria asciutta. I COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 5 moltiplicatori per questa conversione sono pari a 0,8 se il condizionamento è in forno, di 1,2 per quello in immersione e di 1,0 per quello a contenuto di umidità del 6%. La resistenza a compressione normalizzata f b viene calcolata moltiplicando quella relativa al condizionamento di aria asciutta per un fattore di forma, dato in tabella 3. Spessore (mm) Altezza (mm) 40 50 65 100 150 200 >250 50 0.80 0.85 0.95 1.15 1.30 1.45 1.55 Tabella 3-Fattori di forma 100 150 0.70 0.75 0.85 1.00 1.20 1.35 1.45 0.70 0.75 0.90 1.10 1.25 1.35 200 >250 0.70 0.80 1.00 1.15 1.25 0.65 0.75 0.95 1.10 1.15 Il valore dell'altezza in tabella si intende quello dopo la preparazione della superficie; è consentita l'interpolazione lineare tra valori adiacenti. 2.2.3 Compressione su muratura La compressione su prisma è norma ta dalle UNI EN 1052-1 a cui fa riferimento l'Eurocodice 6. La resistenza a compressione della muratura viene determinata dalla resistenza di piccoli campioni di muratura che vengono testati in laboratorio. I provini vengono caricati uniformemente in compressione e viene registrato il massimo valore di carico Fmax . Il macchinario applicherà il carico al provino in modo tale che attraverso le superfici caricate gli spostamenti siano uniformi. Se le piastre della macchina della prova sono più corte del campione esaminato il carico può essere trasmesso da travi che lunghezza maggiore di quella del campione. I requisiti del macchinario da carico sono: - massima ripetibilità sulle forze come percentuale della forza indicata 2.0 %; - il massimo errore medio sull'applicazione delle forze deve essere pari a ± 2.0 % della forza applicata; - il massimo errore possibile di zero strumentale deve essere pari a ± 0.4 % del massimo intervallo di forze. La prova va eseguita su un minimo di tre provini, realizzati seguendo precise indicazioni fornite dalla norma e riportate in Tabella 4. Le grandezze citate nella tabella sono rappresentate in Figura 2. Tabella 4-Dimensioni dei campioni per prove di compressione. Dimensioni del mattone Dimensioni della muratura lunghezza l u (mm) larghezza hu (mm) lunghezza l s altezza hs ≤ 150 ≥ 5 hu ≤ 300 ≥ (2xl u) >150 ≥ 3 t s e 15 t s ≥ 3 hu e ≥ ls ≤ 150 ≥ 5 hu > 300 ≥ (1.5xlu) >150 ≥ 3 hu spessore t s ≥ 5 ts COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 6 Figura 2- Posizione dei comparatori di spostamento Se l'altezza del campione in accordo con la tabella 4 è maggiore di 1000 mm è ammissibile la riduzione della dimensione del provino tagliando l'unità in modo che: • ls≥ 400 mm e ls ≥ lu ; • il campione includa almeno un giunto di testa nel corso centrale; • l'altezza a cui viene operato il taglio dalle facce superiore e inferiore del mattone non sia minore dello spessore del campione; • la faccia originaria del mattone sia usata per la malta. I provini devono essere costruiti con facce piane orizzontali. La maturazione della malta deve avvenire nei primi tre giorni con precauzioni per evitare asciugamento; questo può essere fatto con coprendo i campioni con fogli di polietilene. Va assicurato che la distribuzione del carico sulla faccia del provino sia normale alla faccia e perpendicolare all'asse della muratura. Questo può essere effettuato, per esempio, mettendo due piastre d'acciaio sulle basi del campione e se necessario con un sottile strato di malta. Il campione può essere testato quando la forza di compressione raggiunge valori richiesti per classe di malte, in alternativa, dopo 28 giorni di maturazione. Il provino deve essere centrato nella cella di carico assicurandosi che le basi permettano un contatto uniforme con il macchinario. L'applicazione del carico avviene in modo uniforme incrementando costantemente il carico fino alla rottura, per una durata della prova tra i 15 ed i 30 minuti. Il tempo della prova dipende dalla resistenza della muratura da cui dipende il valore dell'incremento di carico che viene scelto sulla base del valore di rottura del primo campione, che viene caricato con incrementi di 0.15 MPa per mattoni poco resistenti fino a 1.25 MPa per quelli più resistenti. Per la determinazione del modulo di elasticità si procede disponendo i comparatori di spostamento come mostrato in Figura 1 ed applicando il carico almeno con tre passi uguali fino al raggiungimento di metà del carico di rottura atteso. Dopo ogni passo la forza di compressione va tenuta costante per n intervallo di tempo di 2 min ± 1 min per determinare gli spostamenti. Dopo l'ultimo passo il carico viene incrementato fino al raggiungimento della rottura. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 7 Le misura che vanno effettuate riguardano le dimensioni del provino che devono essere determinate con approssimazione di 1 mm, il carico massimo Fmax che provoca la rottura deve essere approssimato a 1 kN. Deve essere registrato, inoltre, il carico che provoca l'insorgenza di fessure e la durata della prova. Se viene richiesta la determinazione del modulo di elasticità E le deformazioni ε devono avere precisione di 25⋅10-6 e misurate rispetto ai quattro punti indicati in Figura 1 fino al raggiungimento di un carico pari a metà di quello di rottura. Le resistenza della muratura viene espressa come: F f i = i,max (2) Ai mentre il modulo elastico secante E viene calcolato per un livello di carico pari ad un terzo di quello di rottura tramite: F Ei = i,max (3) 3 ⋅ ei ⋅ Ai con ε i deformazione corrispondente ad un carico pari ad un terzo di quello di rottura e Ai area della sezione del provino. La resistenza caratteristica di compressione f k risulta maggiore di: f fk = o f k = f i,min (4) 1,2 qualsiasi sia il minore. Quando sono stati testati cinque o più campioni la resistenza caratteristica è data del frattile 5%. Se la resistenza del mattone f b o della malta f m al momento della prova devia dalle specifiche resistenze del mattone f bd o della malta f m d il valore di resistenza a compressione f i fornito dalla prova viene modificato in una resistenza equivalente f id per mattoni e malta specifici usando equazione: 0.65 0.25 f f f id = f i ⋅ bd ⋅ md (5) fb fm Questa formula viene utilizzata quando la resistenza media a compressione del mattone f b si discosti del 25% dal valore specifico f bm e/o quando la resistenza della malta f m non rispetta le resistenza specifica delle classi f m . La resistenza caratteristica della muratura, anche in questi casi viene ottenuta dalla formula 4. 2.3 Compressione su carota La prova a compressione su carota è normata dalle Fiche UIC 778-3E. L'esecuzione della prova a compressione su carota avviene su provini prelevate in modo che la ripartizione in pietre e malta dei giunti corrisponda a quella della muratura in opera, la direzione di sondaggio deve essere perpendicolare alle linee di forza presenti nella parte dell’opera. La carota deve avere diametro d almeno 150 mm mentre la lunghezza l deve essere almeno pari al diametro. L’esame si svolge ponendo la carota fra i piatti, come mostrato in Figura 3, ed applicando il carico sulle superfici laterali nella direzione di sollecitazione della muratura in opera. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 8 Figura 3- Compressione su carota Le superfici laterali devono essere regolarizzate nelle zone di appoggio in modo che il provino appoggi su tutta superficie. Per la regolarizzazione le Fiche consigliano l'utilizzo di malta di cemento con rapporto cemento sabbia di 1 a 2 e l'impiego di sabbia fine con diametro massimo 1 mm. Se la regolarizzazione è fatta con altri materiali, la loro resistenza deve essere almeno uguale a quella delle pietre. La resistenza alla compressione viene determinata applicando al campione un carico di crescente fino alla rottura, e che produce una tensione crescente nell’unità di tempo di circa 1/120 del valore della tensione di rottura prevedibile. La durata della prova è circa di 2 minuti. La resistenza a compressione del campione di muratura viene espressa come: F R= (6) d ⋅l dove F è il carico che provoca la rottura, d il diametro della carota e l la sua lunghezza Il valore normalizzato della resistenza ottenuta dalla prova viene espresso come Fmd = 1.1 ⋅ Fm,min ≤ Fm,m (7) dove il fattore 1,1 rappresenta un coefficiente che consente il passaggio dal frattile 5% al frattile 10%, Fm,min il più piccolo valore di prova e Fm,m il valore medio di tutti i valori di prova. Le norme Fiche riportano un commento sul valore della resistenza a compressione secondo il quale altri documenti fornirebbero come resistenza della carota β D,BK = 1,3 F/A e come resistenza dell’elemento β D,W = 1,75 βD,BK. Dato che i due fattori sono prossimi ad 1, R corrisponderebbe alla resistenza a compressione dell’elemento di muratura. La determinazione del modulo di elasticità E e del coefficiente di deformazione trasversale ν, avviene disponendo alle estremità della carota trasduttori per la misura delle deformazioni in direzione orizzontale e verticale con precisione di 2⋅10-5 . Mediante una prova preliminare si determina l’ordine di grandezza del carico di rottura. Noto questo parametro si stabilisce l’incremento del carico di prova, che deve essere 1/10 del carico di rottura stimato, che può essere conferito anche in modo continuo fino al livello equivalente di 0,5 volte il carico di rottura; i valori di misura sono annotati per livelli di carico o in continuo. La forza di compressione viene quindi aumentata in maniera continua fino alla rottura. Il modulo di elasticità E = σ / ε è calcolato come modulo secante; quello calcolato in corrispondenza di 1/3 della resistenza e considerato come modulo E normalizzato. Il coefficiente di deformazione trasversale ν è dato dal rapporto della deformazione trasversale su quella longitudinale misurati sulle facce dei provini. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 9 Per la determinazione della contrazione si introduce per σ=F/A la superficie A=0,75⋅d⋅l. 2.4 Endoscopia Le indagini endoscopiche permettono il rilievo stratigrafico della muratura e l’individuazione di eventuali vuoti o cavità all’interno dei corpi murari. L’endoscopia si esegue praticando un foro di piccolo diametro nei punti da indagare; possono essere sufficienti fori di 10 mm e genericamente inferiori ai 20 mm. La profondità del foro è variabile a seconda dell’indagine da effettuarsi, come limite massimo si possono eseguire fori di lunghezza pari a 120-150 cm. Per eseguire i fori nella muratura vengono utilizzati trapani a basso numero di giri per non indurre vibrazioni eccessive nella struttura muraria in esame. Lo strumento che viene utilizzato è il boroscopio rigido, cioè un’asta con opportuno sistema di lenti e luce guida che permette la completa ispezione interna delle pareti del foro dalla quale è deducibile l’esecuzione tecnologica della muratura permettendo di rilevare qualsiasi situazione di discontinuità. Qualora siano presenti nella muratura fessure o distacchi sufficientemente ampi si può ricorrere all’utilizzo dell’endoscopio flessibile, dotato di fibra ottica, che ha la particolarità di adattarsi al cammino del foro. All’endoscopio può essere applicata una macchina fotografica o una videocamera che consente l’archiviazione della prova eseguita. Le principali caratteristiche delle strutture emerse nel corso delle ispezioni visive devono essere riportate in un’adeguata documentazione fotografica che evidenzierà con didascalie e particolari le eventuali situazioni di discontinuità del tessuto murario. Le fotografie in Figura 4 sono un esempio di endoscopia all'interno di una muratura; nella fotografia a sinistra si evidenzia la presenza di un difetto nella parte superiore del foro, mentre nell'altra fotografia il materiale si presenta intatto Figura 4 - Immagini di endoscopie. I risultati della prova possono anche essere registrati, nel caso delle video endoscopie, su supporto magnetico per future analisi. Le informazioni contenute includono le misure di grandi cavità ed una visione generale del materiale, tuttavia l'interpretazione dei fotogrammi può essere un'operazione difficile; va ricordato quindi che l'endoscopia può essere utilizzata solamente per capire la stratigrafia (Binda et al., 2000). 2.5 Estrazione di campioni da muratura esistente COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 10 Per la rimozione di campioni di muratura esistente le raccomandazioni LUM D.1 forniscono una guida per la rimozione, per le condizioni prima del test e per i contenuti del rapporto della prova. Alcune delle prove descritte richiedono infatti l'estrazione di campioni di muratura che possono essere rimossi dalla struttura senza provocare danno significativo. Dove possibile i campioni prelevati dovrebbero rispettare le indicazioni prescritte per ciascuna prova per quanto riguarda forma dimensione e numero. Particolare cura deve essere prestata nel prelievo e nel trasporto dei campioni per non danneggiarli significativamente e senza indurre eccessive vibrazioni. I campioni della muratura dovrebbero essere mantenuti al livello di umidità presente al momento della rimozione. Apparato necessario. L'apparato per tagliare deve essere portatile; di seguito vengono riportati in tabella 5 possibili apparati con le relative applicazioni possibili. Tabella 5- Apparecchiature e relative applicazioni Apparecchiatura Martello e cesello Sega a mano in carburo di Tungsteno fornita di punta Cesello da malta attaccato a trapano a percussione? Disco diamantato a mano o sega di carbonio. Macchina montata o sega abrasiva. Applicazione Solo per campioni di mattoni. Per unità e campioni piccoli in materiali molli. Campioni di mattoni Pezzi piccoli di muratura Grandi sezioni di muratura I grandi campioni di malta non sono trovati facilmente in muratura; la loro dimensione raramente sarà grande come quella richiesta da una prova standard. Equipaggiamento sarà richiesto per maneggiarlo e trasportarlo in laboratorio. Idealmente ciascuno campione dovrebbe essere precompresso prima del trasporto per ridurre la probabilità di danno, per esempio stringendo con un morsetto pezzi piccoli tra due sezioni dell'acciaio. Questo è particolarmente importante per campioni che vanno provati a flessione. Procedura Precauzioni strutturali: di fronte alla rimozione o al taglio di qualsiasi sezione della muratura esso deve essere stimato adeguatamente da persona qualificata che controlli che il danno non sarà critico alla stabilità. La rimozione di singole unità o gruppi piccoli da grandi aree di muratura normalmente sarà possibile senza precauzioni speciali ma si dovrebbero fare controlli se saranno prelevati molti campioni da un'area limitata. Dove è richiesto il prelievo di singole unità da muri stretti o colonne snelle la stabilità dell'elemento strutturale deve essere verificata in anticipo. La particolare cura dovrebbe essere esercitata per assicurare che il taglio non disturbi il comportamento strutturale dell'elemento. In casi dove la stabilità del muro potrebbe essere disturbata i percorsi del carico provvisorio devono essere calcolati prima del taglio. Se lo stato di tensione/deformazione del provino è rilevante, prima e dopo l’asportazione del campione, devono essere misurati gli spostamenti nelle immediate vicinanze della zona interessata. Questo rende possibile valutare lo stato di tensione nella muratura e, se necessario, ricrearlo in laboratorio. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 11 Se le misura sono ritardate dopo l’asportazione avrà luogo un fenomeno di rilassamento con grandi deformazioni. 2.6 Indagini radar 2.6.1 Considerazioni generali L’Imaging georadar, normalmente indicato come GPR (Ground Penetrating Radar) utilizza onde elettromagnetiche inviate sulla superficie dell’oggetto in esame da un’antenna, movimentata sulla superficie stessa in modo controllato. L’antenna stessa riceve il segnale riflesso (eco). La tecnica GPR può essere utilizzata in molte applicazioni, quali ad esempio la misura dello spessore di strati stradali, di superfici ghiacciate di laghi e della copertura interna di condotte e gallerie, l’indagine su formazioni geologiche e siti archeologici e la mappatura di campi minati. I tempi d’indagine sono relativamente contenuti, il che permette l’ispezione di strutture di elevate dimensioni. Il fenomeno d’interferenza dell’onda radar in un determinato materiale è legato alla velocità di propagazione dell’onda stessa, che a sua volta dipende dalle caratteristiche fisiche del materiale in questione. In generale, la velocità di propagazione dell’onda è influenzata dalla costante dielettrica e dalla suscettività magnetica del materiale. La profondità massima raggiungibile dall’impulso radar è funzione della frequenza dello stesso e della resistività elettrica del materiale. Maggiore è la frequenza, minore è la profondità raggiunta. Durante la propagazione all’interno del materiale, l’onda radar subisce un’attenuazione, la cui entità è direttamente proporzionale alla conduttività elettrica del materiale stesso. Inoltre, ogni qualvolta siano presenti discontinuità strutturali, quali fratture, cavità o cambi di materiale, l’onda viene in parte riflessa, generando impulsi secondari. Tali impulsi vengono registrati e, se correttamente interpretati, permettono di risalire alle conformazioni materiche che li hanno generati. Conoscendo la costante dielettrica del materiale, si può determinare la profondità dell’interfaccia riflettente. La scelta della frequenza di lavoro deve tenere conto delle caratteristiche meccaniche ed elettriche dei materiali, della risoluzione spaziale richiesta e della profondità da indagare. Antenne ad alta frequenza (500÷1000 MHz) forniscono elevate risoluzioni spaziali ma limitate profondità di penetrazione, quindi sono adatte per investigare spessori modesti. Al contrario, antenne a bassa frequenza (100÷500 MHz) consentono una penetrazione superiore, con una penalizzazione, tuttavia, in termini di risoluzione. Il risultato di un rilievo GPR è un radargramma, in pratica una sezione dell’oggetto, dove una delle dimensioni rappresenta la linea lungo la quale è stata movimentata l’antenna e l’altra definisce un intervallo temporale (tempo di volo dell’onda), che, una volta definita la velocità di propagazione dell’onda radar all’interno del materiale, consente di ottenere la profondità cercata. I possibili usi della tecnica radar per l’ingegneria civile può far prevedere un suo sviluppo nei prossimi anni; in Inghilterra la UK Highways Agency ha commissionato uno stud io per l’utilizzo di metodi radar specifici per archi in muratura e ponti in calcestruzzo (McCann, 2001) 2.6.2 Indagini radar per la fondazione Il sistema radar per l’introspezione del sottosuolo utilizza un insieme di antenne per acquisire contemporaneamente sezioni radar multifrequenza, monostatiche, cioè con trasmettitore e ricevitore posizionati sulla stessa antenna, bistatiche, trasmettitore e COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 12 ricevitore su due antenne distinte e cross-polari con trasmettitore e ricevitore ortogonali fra loro. Operando con tale tecnica si ottiene una maggiore qualità avendo a disposizioni un maggior numero di informazioni. La successiva fase di elaborazione dei dati permette di ottenere: • Sezioni Radar: sezioni verticali del sottosuolo (lunghezza per profondità) che visualizzano la risposta del terreno alle onde elettromagnetiche., fornendo informazioni circa la presenza di riflettori (bersagli, anomalie, e discontinuità fisiche) riconoscibili sulla base di esempi caratteristici • Sezioni tomografiche: sezioni orizzontali (lunghezza per larghezza) di spessore definito in funzione dell’oggetto della ricerca, che consentono una visione in pianta del sottosuolo alle varie profondità. La tomografia è ottenuta tramite particolari algoritmi che enfatizzano le riflessioni delle onde elettromagnetiche. Le mappe tomografiche sono di ausilio per ottimizzare in prima approssimazione la capacità di individuazione degli elementi di interesse. • Mappe della penetrazione e della attenuazione del segnale: dove si distinguono le aree a maggiore o minore di penetrazione delle onde elettromagnetiche sulla base delle caratteristiche fisiche del sottosuolo. I risultati del rilievo radar vengono infine sintetizzati all’interno di un rapporto tecnico contenente la cartografia tematica del sottosuolo, contenente la griglia delle passate radar effettuate, la posizione dei target radar individuati e sezioni esplicative, dettagliate mediante apposita simbologia. La strumentazione necessaria per l’introspezione è costituita da una famiglia di sensori che operano a varie frequenze (200, 400, 600 e 1200 MHz) e con diverse configurazioni di antenne. 2.6.3 Indagini radar per la muratura Le indagini radar possono essere applicate anche alla muratura utili avere un quadro generale dello stato di conservazione. I principi e la tecnica su cui si basa la prova sono gli stessi precedentemente descritti. Possono essere impiegate onde ad alta e bassa frequenza oppure segnali multifrequenza. In fase di elaborazione i dati vengono analizzati con algoritmi di tomografia a riflessione. L’indagine permette l’individuazione di materiali di qualsiasi natura presenti all’interno di murature esaminate, il rilievo di fratture e cavità, l’individuazione di discontinuità, disomogeneità ed altre anomalie. Nelle figure 5 e 6 vengono riportate due applicazione del georadar su muratura effettuata (Binda et al. 1998). In entrambe le situazioni vengono riportate le immagini radar prima e dopo l'elaborazione dei dati e in ultimo l'effettiva morfologia della muratura. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 13 Figura 5- Immagini radar di muratura prima e dopo l'elaborazione dei dati ed effettiva morfologia. Figura 6- Immagini radar di muratura prima e dopo l'elaborazione dei dati ed effettiva morfologia. Maierhofer e Leipold (2001) hanno effettuato una sperimentazione su murature di mattoni pieni, semipieni e forati e malta di calce, per testare l'efficacia ed i limiti della prove radar. Dalla sperimentazione è emerso che: - la distribuzione di umidità è possibile misurando il tempo di volo dell'onda e la permittività e comparando a curve di calibratura; - la distribuzione dell'umidità è possibile misurando i tempi di volo, senza però ottenere valori assoluti; - la scoperta di giunti in murature di mattoni pieni è possibile utilizzando frequenze di 1.5 GHz; giunti non riempiti vengono scoperti con un segnale di piccola iperbole purché il contenuto di umidità sia basso e contenga sali; COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 14 - la scoperta di giunti in murature di mattoni forati può essere fatta con campo parallelo alla giunture ed è richiesto basso contenuto di umidità e presenza di sali disciolti; - il riempimento di giunti può essere investigato comparando i radargrammi di giunti vuoti e riempiti senza ottenere dati quantitativi; - la scoperta di stati di materiali differenti è affidata all'interpretazione dei segnali di uscita dai quali sono ottenibili le caratteristiche di permissività dei vari strati. - larghi vuoti possono essere scoperti facilmente; il volume del più piccolo vuoto trovato dalle prove radar è stato di 800 cm3 . Le conclusioni a cui sono arrivati Maierhofer e Leipold (2001) sono che il metodo radar per le murature può essere utilizzato per la determinazione del contenuto di umidità e della distribuzione e per la localizzazione di giunti riempiti e vuoti, di vuoti nella muratura e delle interfacce tra materia li con differenti proprietà dielettriche. Tuttavia il metodo è uno strumento promettente per ulteriori investigazioni sulle murature in particolare per quanto riguarda murature storiche disomogenee. 2.7 Martinetto piatto Le indagini effettuate tramite martinetti piatti singoli e doppi sono volte, rispettivamente, alla determinazione dello stato tensionale locale all’interno di una struttura e alla determinazione di parametri di deformabilità e resistenza della muratura. 2.7.1 Martinetto piatto singolo L’indagine con il martinetto piatto singolo si basa sul concetto di eseguire un taglio in un corpo e sostituire al materiale asportato forze equivalenti al ripristino delle condizioni iniziali del corpo. L’esecuzione di un taglio piano in direzione normale alla superficie di un elemento provoca una richiusura dei lembi della fessura; introducendo un martino piano all’interno della fessura è possibile riportare i lembi della fenditura nelle condizioni iniziali. Dalla forza esercitata del martinetto per ottenere questa situazione permette la conoscenza dello stato tensionale presente nella muratura. La metodologia prevede quindi l’esecuzione del taglio, la misurazione della chiusura della fessura, la cui entità viene rilevata attraverso misure di convergenza fra due o più punti situati in posizione simmetrica rispetto allo stesso taglio tramite di un deformometro, situazione illustrata in Figura 7. Inserito il martinetto piatto all'interno del taglio viene portato gradualmente in pressione fino ad annullare la convergenza in precedenza misurata. In queste condizioni, come detto, la pressione all'interno del martinetto sarà pari alla sollecitazione preesistente nella muratura, a meno di costanti che tengono conto del rapporto tra l'area del martinetto e quella del taglio e di un coefficiente di rigidezza del martinetto fornito dalla casa costruttrice. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 15 Fig. 7- Esecuzione di prove con martinetto piatto singolo previo posizionamento di basette deformometriche a cavallo dei tagli per la misura della tensione locale Raccomandazioni Secondo le disposizioni dettate dalle LUM D.2 la prova è sconsigliata qualora sia da effettuarsi in ambiente fortemente irradiato da raggi solari o durante pioggia o in altre condizioni che possano causare fluttuazioni sia nello stato del provino sia nella strumentazione. La forma del martinetto può essere rettangolare con rapporto fra i lati di 1 a 2, oppure di forma semicircolare e di spessore di circa 10 mm. Particolare attenzione deve essere posta nei riguardi delle saldature lungo i bordi, punti di maggiore rigidezza del martino. L’area del martino deve essere maggiore di quella di un elemento di muratura; qualora debba sopportare una pressione maggiore di 6 MPa deve essere costruito in lamiera d’acciaio con spessore di 0.8-1 mm. Il calibro deve avere lunghezza di 200 mm e precisione maggiore dello 0.1%. Raccomandazioni sulle procedure Le raccomandazioni LUM D.2 descrivono dettagliatamente la prova ponendo particolari attenzioni sulle modalità. Innanzitutto la scelta della parte di muratura da saggiare deve essere scelta in modo che sia rappresentativa della muratura; secondo le LUM D.2 quando sia possibile è meglio inserire il martino all’interno di un giunto di malta. La posizione delle basi deformometriche deve essere simmetrica rispetto alla linea dove verrà operato il taglio. Per la misurazione degli spostamenti devono essere predisposti almeno 3 punti per la rilevazione, come mostrato in Figura 8; posizionate le basi vanno immediatamente misurate le distanze. L’area del taglio calcola ta viene misurando ogni 20 mm la profondità del taglio ed eseguendo la media. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 16 Figura 8- Posizionamento punti per misurazione di spostamenti A queste prime fasi segue l’esecuzione del taglio che deve avvenire con tutte le precauzioni per non disturbare la muratura circostante. Alla richiusura delle facce segue quindi la misura degli spostamenti. Giunti a questo punto il martinetto viene mandato in pressione con piccoli incrementi e monitorando gli spostamenti e bloccato al raggiungimento dell’annullamento della convergenza.. Le indicazioni LUM danno formula per la determinazione dello stato di tensione Sr che esplicita come Sr = K m ⋅ K a ⋅ p (8) dove Km è una costante che tiene conto delle caratteristiche geometriche del martino, della rigidezza e delle saldature presenti nel martino negli spigoli. La costante è fornita dal costruttore e determinata da calibrazione tramite test; Ka è una costante data dal rapporto fra le aree del martino e del taglio Ka =Afj/Acut ; p è la pressione ottenuta. 2.7.2. Martinetto piatto doppio L’indagine con doppio martinetto piatto si basa sul fatto di eseguire due tagli paralleli nella muratura a debita distanza, indicativamente da 50 a 100 cm a seconda della muratura, all’interno dei quali posizionare due martini piatti. Mandando in pressione i due martinetti si provoca uno stato di tensione monoassiale sulla porzione di muratura compresa fra i due martini, riproducendo quindi una prova in condizioni simili a quelli di un test uniassiale convenzionale. Questo tipo di indagine differisce da quella con singolo martino anche per il posizionamento dei comparatori per la misura degli spostamenti che vanno collocati nella zona compresa tra i due martinetti, Figura 9. La prova può proseguire fino al raggiungimento di pressioni tre volte superiori a quelle iniziali, in modo da ottenere indicazioni sulle caratteristiche di resistenza della muratura. Il rapporto del limite determinato con la tensione d’esercizio, individuata con la prova del martinetto piatto singolo, fornisce un coefficiente di sicurezza relativo al maschio murario in esame Le prove con martinetti solitamente prevedono la perdita dei piatti, anche se si può prevedere il riutilizzo della stessa cella con un'installazione a recupero: in questo caso il martinetto viene cementato nella fessura e servirà al rilevamento a medio e lungo termine delle misure di pressione nel punto di installazione, utili per una fase di monitoraggio della struttura. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 17 Fig. 9- Esecuzione di prove con martinetto piatto doppio previo posizionamento di basette deformometriche a cavallo dei tagli: misura di deformazioni Le indicazioni LUM D.3 per la prova col doppio martino sostanzialmente sono uguali a quelle per il singolo martino, con eccezioni nella procedura e sulla forma del martino, che per questo tipo di prova, deve essere rettangolare, con rapporto 1 a 2 fra i lati, area minima di 80000 mm2 e spessore 10 mm. Raccomandazioni sulle procedure Le LUM D.3 forniscono una descrizione dettagliata ed una serie di raccomandazioni, pur non ripetendo alcuni aspetti comuni alla prova col singolo martinetto. I martini, per le LUM D.3 , vanno inseriti all’interno di giunti di malta ad una distanza di circa 430-500 mm. La posizione delle basi deformometriche per la rilevazione di deformazione assiale deve essere simmetrica rispetto alla linea media dei tagli, con distanza fra le basi di 400 mm. Per la misurazione di deformazione trasversale sulla faccia della muratura vanno predisposte della basi deformometriche poste a metà fra i due martini, paralleli al taglio ad una distanza di 400mm fra i due punti, come mostrato in Figura 10. Figura 10- Posizione martinetti piatti e basi deformometriche COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 18 L’area del taglio calcolata viene misurando ogni 20 mm la profondità del taglio ed eseguendo la media. La definizione delle caratteristiche di deformabilità, cioè la stima in opera del modulo elastico, si realizza eseguendo cicli di carico e scarico incrementando gradualmente i carichi ed acquisendo i dati dagli La prova può proseguire incrementato il carico applicato dai martini fino a raggiungere, nel diagramma sforzi deformazioni, le condizioni prossime alla rottura. Per l’esplicitazione di un diagramma sforzi deformazioni le tensioni Sr si ottengono, analogamente a quanto visto per il martino singolo, correggendo le pressioni p con delle costanti correttive, per cui Sr = K m ⋅ K a ⋅ p (9) in cui Km è la costante del martino e Ka il rapporto fra le aree del martino e del taglio. Il valore del modulo elastico tangente Et può essere calcolato per ciascun incremento di carico come S Et = inc , (10) einc dove Sinc è l’incremento di tensione ed einc è il corrispondente incremento di deformazione. Il modulo elastico secante Es è dato da S E s = tot , (11) etot dove Stot ed etot sono la tensione e la deformazione totale a quel punto di carico. Per questo tipo di prova le LUM D.3 affermano c’era da accertare che il confinamento laterale della muratura fosse trascurabile. Qualora si abbia un effetto di confinamento si ha una sovrastima della resistenza di circa il 15% e della deformabilità del 10%. Jurina (1996) ha evidenziato alcuni problemi inerenti le due prove con i martinetti. Jurina afferma che la costante k m del martino varia con la pressione applicata tra 0.8 e 0.95. La fase di taglio secondo Jurina è molto delicata per l'affidabilità della prova soprattutto viene eseguito manualmente in quanto il foro può venire alterato da forzature o vibrazioni eccessive. Tagli effettuati con raffreddamento ad acqua della lama possono provocare un dilavamento della malta oltre ad una modifica della temperatura superficiale. Jurina afferma inoltre che durante la sperimentazione sono sorte perplessità riguardanti la reversibilità delle operazioni effettuate, ossia l'effettivo ripristino delle tensioni esistenti. Le perplessità di Jurina sono legate alle possibili non linearità del fenomeno indotte dalla propagazione di fratture nel materiale e della limitata resistenza a trazione dello stesso. Jurina riporta l'obiettiva difficoltà riscontrata da Rossi, 1993 e Ghizzoni, 1995, a determinare la tensione verticale in situ come ripristino delle condizioni iniziali. Questa circostanza risulterebbe infatti verificate per i punti del continuo solo nel caso di un materiale perfettamente elastico, mentre la realtà delle costruzioni esistenti, soprattutto in muratura, è lontana dal modello ideale sia per la matura dei materiali ed esecuzione, sia perché le fasi del taglio e del ripristino tensionale possono indurre fenomeni di collasso localizzato nella zona esaminata. 2.10 Misure sclerometriche COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 19 La prova permette di determinare puntualmente la durezza di giunti di malta, esprimendola in termini di classi. Il metodo può essere impiegato in situ sia per il controllo della qualità della malta sia per cercare variazioni di qualità della malta all'interno di una struttura. La prova non consente però la valutazione della resistenza assoluta della malta. Il metodo non è applicabile qualora la superficie del giunto sia coperta di sali solubili cristallizzati o per malta di calce debole. La misura va eseguita in condizioni ambientali di aria secca e la zona ispezionata non dovrebbe essere bagnata nelle ultime 24 ore prima del test. Se questa condizione non è ottenibile tutte le misurazioni vanno fatte con campioni allo stesso contenuto di umidità per essere comparate. L'apparato che deve essere usato è il PM di Prufhammer di Schmidt così chiamato (Schmidt Pointing Hardness Tester PM), mostrato in Figura 11, che è costituito da un pendolo che è incernierato al centro di un semicerchio graduato che ne costituisce il misuratore; il pendolo può scorrere su di esso fino ad incontrare un'apertura circolare sul diametro. Figura 11 - Pendolo per la misurazione della qualità della malta L'attrezzo viene posizionato, con mano ferma, verticalmente col centro dell'apertura circolare nel piede dell'apparato e nel centro del giunto. Viene determinato lo zero strumentale lasciando cadere il pendolo. Tale operazione va fatta regolarmente in cinque punti divisi sull'area esaminata. Se il valore dello zero è maggiore di 5 va aggiunta una piastra sotto l'apparecchiatura di alcuni millimetri di spessore. A questo punto si può eseguire il test facendo cadere e rimbalzare il pendolo contro il giunto da provare. Il valore che deve essere letto è quello del rimbalzo. Questa prova va compiuta più volte, indicazioni RILEM 127 M.S. D.7 consigliano nove misurazioni divise sull'area investigata su giunti orizzontali, verticali e in zone di confine della muratura. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 20 Viene determinata la media delle misurazioni che va corretta con il valore medio dello zero strumentale misurato nella fase preliminare alle prove. Il risultato della prova viene confrontato con i risultati sperimentali riassunti in tabella 6, fornita dalle RILEM. Tabella 6- Classificazione della qualità della malta fornita dalla prova sclerometrica Classe 0 A B C D E Durezza < 15 15-25 25-35 35-45 45-55 > 55 Indicazione di qualità Very soft Soft Moderate Normal Hard Very hard Il limite di questa prova ancora oggi (Binda et al., 2000) è costituito dall'equipaggiamento necessario che è stato ideato per malte cementizie, per quelle di calce l'energia dell'urto può essere eccessiva 2.11 Prova di taglio diretto (tripletta) 2.11.1 Generalità La prova è finalizzata alla determinazione della resistenza a taglio dell’interfaccia fra mattone e malta utilizzando un campione costituito da tre mattoni legati da malta. I campioni vanno costruiti ponendo alcune attenzioni sulla regolarità geometrica e sul contenuto di umidità. La stagionatura dei campioni è di 28 giorni per malta idraulica, mentre per malta di calce è di 90 giorni. La prova può essere eseguita secondo due modalità: la prima applicando solo forze di taglio senza comprimere il campione, la seconda applicando anche una forza di compressione al provino. Si assume come carico di crisi Fu quello massimo misurato durante la prova e come tensione τu il rapporto tra la forza Fu e l'area del giunto. 2.11.2 Prova senza compressione del provino La prova viene eseguita sollecitando a taglio i due giunti di malta applicando alternativamente forze orizzontali sui mattoni in direzione opposta agendo in direzione parallela al giunto, come mostrato in Figura 2.33 Per minimizzare gli effetti di momento flettente il carico può essere trasmesso tramite dei coltelli o dei cilindri, visibili anch'essi in figura 12. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica 21 Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA Figura 12- Prova di taglio diretto senza compressione del provino Il carico viene quindi applicato in maniera crescente fino al collasso. Ottenuto il carico F che provoca la rottura del provino la tensione tangenziale a rottura è calcolata come F τ0 = , (12) 2⋅ A dove A rappresenta l'area del singolo giunto. La prova va eseguita più volte, qualora fornisca un valore di tensione τ0 inferiore a 0,03 MPa non va presa in considerazione nel calcolo del valore medio. 2.11.3 Prova con compressione del provino. La prova viene eseguita comprimendo il campione perpendicolarmente ai giunti e sollecitando a taglio i due giunti di malta applicando forze orizzontali sui mattoni in alternativamente in direzione opposta agendo in direzione parallela al giunto, come mostrato in Figura 13. Analogamente alla prova in assenza di compressione, per minimizzare gli effetti di momento flettente il carico può essere trasmesso tramite dei coltelli o dei cilindri. Il valore della compressione va mantenuto costante durante l’esecuzione della prova, è accettata una variazione del 2%. Il carico viene quindi applicato in maniera crescente fino al collasso. La prova viene ripetuta con valori differenti di compressione, e precisamente devono essere previste prove con tre valori di compressione. I valori della compressione da adottare sono funzione della resistenza dei mattoni; per mattoni di resistenza maggiore di 10 MPa le RILEM 127 B.4 suggeriscono la terna di valori 0,2-0,6-1.0 MPa, mentre per mattoni di resistenza inferiore a 10 MPa la terna indicata vale 0,1-0,3-0,5 MPa. Ottenuto il carico F che provoca la rottura del provino la tensione tangenziale a rottura è calcolata come τ0 = F , 2⋅ A (13) COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 22 dove A è l'area del singolo giunto. La prova va eseguita più volte e va eseguita la media; qualora fornisca un valore di tensione τ0 inferiore a 0,03 MPa non va presa in considerazione nel calcolo del valore medio. Figura 13- Prova di taglio diretto con compressione del provino 2.11.4 Considerazioni La tensione tangenziale τa nella prova in oggetto è esprimibile come τ a = τ0 + µ ⋅ σ D (14) I valori della resistenza a taglio τ0 e dell’attrito µ sono ricavabili da una regressione lineare dei risultati delle prove, considerando τa la variabile dipendente (Y) e la compressione come variabile controllata (X). L’equazione della retta che approssima i punti sperimentali fornisce il valore della resistenza a taglio τ0 tramite l’intersezione con l’asse delle Y e il coefficiente angolare da misura del fattore d’attrito; un esempio viene riportato in figura 14. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 23 Figura 14 - Andamento della resistenza a taglio in funzione dello stato di compressione La rottura può provocare tre tipi distinti di frattura, mostrati in Figura 15. Figura 15- Possibili modi ci rottura: a) sull'interfaccia malta-mattone; b) della malta; c) del mattone La rottura può avvenire sulla superficie tra malta e mattone (tipo a), può interessare l’intera malta (tipo b) oppure può avvenire all’interno del laterizio (tipo c). Se la rottura predominante è di tipo c la resistenza a taglio trovata è quella del mattone. 2.12 Taglio diretto in sito (Shave Test) 2.12.1 Considerazioni generali La prova di taglio diretto è finalizzata alla determinazione del valore medio di resistenza a taglio in situ. La prova consiste nel far slittare orizzontalmente un elemento di laterizio opportunamente isolato lateralmente dal resto della muratura. La forza orizzontale viene trasmessa da martinetti opportunamente inseriti nella muratura; tale forza è dipendente dallo stato di compressione presente sull’elemento di laterizio. La prova prosegue fino a raggiungere la rottura per evidente scorrimento a livello di giunto. La resistenza a taglio viene quindi misurata per il letto di malta adiacente al mattone caricato e calcolata sulla base dell'area lorda della giuntura presupponendo che questa sia pienamente riempita. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 24 Il prova può essere eseguita secondo due metodi, A e B. Il metodo A si avvale dell’utilizzo di due martinetti piatti, posti sopra e sotto la zona interessata dalla prova, per il controllo dello stato di compressione del campione durante lo svolgimento della prova. Il metodo B la compressione del provino non viene controllata ma ne viene stimata l’entità. Per entrambi metodi di prova è consigliato ripetere i test per almeno tre volte; preferibilmente, secondo le RILEM 127 D.6 andrebbero ripetuti cinque o più volte. Prima della prova vanno misurate con precisione le dimensioni del provino (secondo le indicazioni RILEM l'accuratezza deve essere di 0,5 mm). 2.12.2 Prova secondo il metodo A Il test può essere un'estensione dalla prova con martinetti piatti illustrata nei paragrafi precedenti. Vengono posizionati due martinetti interessando cinque file di mattoni; l'unità di prova deve trovarsi in posizione simmetrica rispetto ai martinetti nelle due direzioni della faccia della muratura come rappresentato in Figura 16. Figura 16- Prova di taglio diretto secondo il metodo A La porzione di muratura interessata dalla prova deve essere scelta in modo che sia rappresentativa della struttura in esame e comunque devono essere evitate zone dove i giunti non siano paralleli fra loro e dove siano presenti aperture o altre situazioni che non rendano la base del martinetto perfettamente rigida. La prima fase della prova consiste nell'inserimento nella muratura dei due martinetti piatti; tale operazione viene eseguita con le stesse modalità e prescrizioni descritte nella prova con doppio martinetto piatto. Ai martinetti viene fornita una pressione di 0,07 MPa che deve rimanere costante durante l'esecuzione della prova. Viene quindi estratto un mattone per fare posto al martinetto idraulico. Assieme al mattone vengono asportati i giunti orizzontali e verticali. Al posto dei giunti di testa vengono inserite due piastre di base che servono per ripartire uniformemente il carico applicato dal martino. Nell'incavo viene quindi inserito il martino. A queste operazioni segue la rimozione, dalla parte opposta dell'unità di prova, di un secondo mattone assieme ai relativi giunti; in questa zona vengono posizionati degli estensimetri per la valutazione degli spostamenti orizzontali durante la prova. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 25 La prova consiste nell'incrementare la pressione al martino orizzontale fino a quando il mattone si sposterà continuamente con carico orizzontale costante. La prova viene ripetuta con carichi verticali differenti seguendo la stessa procedura. La posizione del martino idraulico e dell'apparecchiatura possono essere invertiti e la prova ripetuta per valutare, se richiesto, l'inversione della forza di taglio. Rimosse le apparecchiature, a prova terminata, gli incavi realizzati devono essere chiusi utilizzando materiali simili a quelli originali. 2.12.3 Prova secondo il metodo B In questa seconda modalità di esecuzione della prova lo stato di compressione dell'unità di prova non viene controllato ma ne viene stimato il valore. La prima fase della prova è l'estrazione di un mattone per fare posto al martinetto idraulico. Assieme al mattone vengono asportati, anche in questo caso, i giunti orizzontali e verticali. Al posto dei giunti di testa vengono inserite due piastre di base che servono per ripartire uniformemente il carico applicato dal martino. Nell'incavo viene quindi inserito il martino come mostrato in Figura 17. Figura 17- Prova di taglio diretto secondo il metodo B Dalla parte opposta viene rimosso solamente il giunto di testa a contatto con l'unità di prova; in questa zona vengono posizionati degli estensimetri per la valutazione degli spostamenti orizzontali durante la prova. La prova viene eseguita incrementando la pressione al martino orizzontale fino a quando il mattone si sposterà continuamente con carico orizzontale costante. Rimosse le apparecchiature, a prova terminata, gli incavi realizzati devono essere chiusi utilizzando materiali simili a quelli originali. In entrambi i metodi la prova può essere eseguita asportando solo i giunti di testa adiacenti all'unità di prova; in questo caso viene utilizzato un piccolo martinetto piatto inserito nello spazio ricavato da un lato del mattone e dall'altro vengono messi gli estensimetri, come in Figura 18. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica 26 Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA Figura 18- Prova con rimozione dei soli giunti di testa 2.12.4 Risultati delle prove Metodo A Per ogni livello i di compressione del provino viene calcolata la tensione τi come P (15) τ i = hi Aj dove Phi è la massima forza orizzontale esercitata nella prova per il livello i di compressione e Aj è la somma dell'area lorda dei giunti orizzontali superiore e inferiore del campione. Riportando in grafico i risultati della prove, figura 19, è immediato ricavare la resistenza τ0 della muratura sotto un carico di compressione nullo e il coefficiente d'attrito µ. Figura 19- Andamento della resistenza a taglio in funzione dello stato di compressione La tensione τi per ogni livello di compressione Sv può essere calcolata come τ i = τ 0 + µ ⋅ Sv Metodo B (16) COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 27 La tensione τi al momento della rottura è calcolata come P (17) τ= h Aj dove: Ph è la massima forza orizzontale esercitata nella prova e Aj è la somma dell'area lorda dei giunti orizzontali superiore e inferiore del campione. La resistenza τ0 sotto compressione nulla può essere ottenuta come τ i = τ 0 + µ ⋅ Sv (18) dove lo stato di compressione Sv presente nel provino al momento della prova deve essere stimato. Il coefficiente d'attrito µ deve essere ipotizzato; studi di laboratorio hanno dimostrato che detto coefficiente varia tra 0,3 e 1,6 con valore medio di 1 e coefficiente di variazione compreso fra 30 e 50 %. 2.13 Prova indiretta di pull-out su malta La prova ha come scopo la determinazione della resistenza della malta e consiste nell’introdurre ne l giunto una vite ad elica e nel misurare la forza necessaria per estrarla. L’inserimento dell’elica, che secondo le RILEM 127 D.9 dovrebbe avere diametro di 6 mm, nella malta avviene praticando un foro giuda di diametro 4,5 mm con un trapano a cui segue l’introduzione dell’elica battendo colpi, con martello in modo non violento, su un attrezzo che fa da supporto all’elica stessa (figure 20 e 21). La profondità dell’elica infissa dovrebbe essere di 35 mm per poter avere una prova secondo gli standard dettati dalle RILEM, anche se le stesse indicazioni consentono profondità differenti. Infissa l’elica alla profondità desiderata il suo estremo libero viene bloccato da un attrezzo, come mostrato in figura 21 a cui si attacca l’apparecchiatura per la prova di carico, figura 22 Figura 20- Introduzione dell'elica nel foro guida Figura 21- Introduzione dell'elica nel foro guida COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 28 Figura 22- Bloccaggio dell'elica tramite morsetto Figura 23 - Prova di carico Il carico che provoca l’estrazione dell’elica viene registrato e può essere utilizzato per la determinazione della resistenza cubica, di quella a flessione ed a trazione attraverso curve di correlazione sperimentali. Le RILEM 127 D.9 pongono attenzione verso un limite della prova; infatti il metodo è limitato dalla forza che può trasmettere la vite che al massimo può arrivare a 8 Mpa; l’applicazione di forze maggiori, su eliche di diametro 6 mm, provoca lo snervamento dall’acciaio per cui il valore del test non è più proporzionale alla resistenza della malta. La prova pull-out su malta può essere usata solamente sul giunto di spessori consistenti (Binda et al., 2000). 2.14 Taglio diagonale La prova consente la determinazione della resistenza a trazione di piccoli muri che sia rappresentativo di una porzione di muratura e che quindi contenga un certo numero di giunti orizzontali e verticali. La prova è normalizzata dalla norma americana ASTM E519-81; in periodo successivo le LUM B.6 nel 1990 hanno fornito una descrizione del metodo precisando alcune raccomandazioni. Il pannello, secondo le ASTM (Cuomo, 1991), deve essere approssimativamente quadrato di 1.2 metri di lato. Le LUM specificano che il campione deve contenere almeno quattro file di mattoni. La prova andrebbe eseguita su più campioni, almeno 5. Il campione deve essere costruito cercando di ripetere la tessitura e le condizioni della struttura muraria alla quale si fa riferimento. Anche il contenuto di umidità deve essere riportato nelle condizioni reali della struttura. Lo spessore del campione deve essere circa 1/10 della lunghezza del lato. Durante la prova vengono misurati gli allungamenti lungo le diagonali del pannello. I campioni devono essere stagionati; secondo le LUM vanno immagazzinati per 28 giorni nel laboratorio a una temperatura di tra il 10 e il 30°C e 90-100% di umidità. Temperatura e umidità del laboratorio dovrebbero essere registrate continuamente. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 29 Il campione viene inserito in una macchina secondo la diagonale come mostrato in figura 24 in modo che il giunto di malta sia inclinato a 45° rispetto alla direzione del carico. Il campione deve essere posizionato verticalmente con l'aiuto di filo a piombo. Figura 24 Condizioni di prova per taglio diagonale Una piastra della macchina è fissa mentre l'altra può allineare liberamente i campioni prima che inizi la prova. Le superfici di dette piastre devono essere asciugate e pulite. Il provino viene quindi caricato e portato a rottura. La resistenza a trazione Sp viene calcolata come P S p = 0.707 ⋅ (19) An dove P è il carico ottenuto a rottura e An è l'area netta del campione ottenuta come l +h An = ⋅t⋅ n = d ⋅t ⋅n (20) 2 avendo indicato con l, h e t rispettivamente la larghezza, l'altezza, lo spessore del provino e con n la percentuale di area piena dell'unità lapidea costitutiva; d è la dimensione media del lato nel caso di provini non perfettamente quadrati. Il valore di Sp è posto pari alla resistenza a trazione della muratura lungo la diagonale, ed è utilizzato come una stima per la tensione τ0 . L'equazione 19 deriva dall'ipotesi di distribuzione delle tensioni tangenziali costante lungo il letto di malta ed avente risultante pari alla componente orizzontale del carico P (Cuomo, 1991). Studi più approfonditi sulla prova sono stati eseguiti da Cantù (Cuomo, 1991), sulla base di un'analisi del pannello ipotizzandolo elastico lineare e isotropo e trovando una tensione massima al centro del pannello pari a P S p = 1.273 ⋅ (21). An Analisi più accurate eseguite con elementi finiti mostrarono come il valore delle tensioni normali e tangenziali sui latti di malta dipendano significativamente dalle COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 30 dimensioni e dalla disposizione degli elementi nel pannello (Cuomo, 1991). Il campo tensionale risulta uniforma solamente della fascia caricata, come mostrato in Figura 25, dove si registra una forte tensione di compressione in direzione del carico ed una tensione di trazione in direzione ortogonale. Figura 25- Striscia con campo tensionale pressoché uniforme e posizione comparatore di spostamento Nel caso la fascia caricata sia piccola rispetto alle dimensione del provino la tensione di trazione è prossima a quella teorica che si ha lungo il diametro di un disco di materiale elastico lineare e isotropo inscritto nel pannello quadrato soggetto a due sollecitazioni di compressione diametrali pari a P s = 0.64 ⋅ (22). d ⋅t La presenza della tensione di trazione spiega il fatto che le prime lesioni si manifestano nei bordi della fascia caricata. Il valore della forza P per cui insorgono dette lesioni fornisce una stima della resistenza a trazione della muratura. A seguito dell'apertura delle fessure il provino viene a trovarsi in una situazione di compressione monoassiale e la crisi avviene per schiacciamento. La prova di taglio diagonale non fornisce quindi una misura diretta della resistenza a taglio della muratura. La prova è stata largamente utilizzata in quanto è di semplice esecuzione, ma il valore stimato può essere usato solo come valore di confronto (Cuomo, 1991). 2.15 Taglio su carota Braga, Dolce e Masi (1993) hanno messo a punto una prova sperimentale per la stima della resistenza a taglio di costruzioni esistenti in muratura. La prova si basa sulla similitudine tra lo stato tensionale elastico di pannelli di muratura soggetti a compressione diagonale e quello di carote cilindriche comprendenti un giunto di malta orizzontale e compresse lungo un diametro a 45° rispetto al giunto di malta. Gli schemi delle prove effettuate su carota e sul pannello sono riportati in figura 26. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 31 Figura 26 - Schema della prova su carota e sul pannello La sperimentazione è stata eseguita eseguendo di prove di taglio diagonale su pannelli e su carote estratte dai pannelli stessi. I risultati hanno mostrato modalità di rottura simili per pannelli e carote, anche quando la rottura non ha interessato i soli giunti di malta. Il confronto fra i carichi di rottura ha inoltre evidenziato una buona correlazione fra i risultati delle due prove; in particolare la resistenza tangenziale nominale della carota nel corso della sperimentazione è risultata sempre maggiore di quella del pannello di un fattore pari a circa 1.50-1.90 a seconda del tipo di malta, della stagionatura e della modalità di rottura. Questa tendenza si è rivelata più marcata per campioni con malta bastarda per la formazione di un meccanismo di rottura di scorrimento dei giunti. Nella sperimentazione sono state anche proposte delle correlazioni per la stima della resistenza a taglio di muretti a partire dalla resistenza e da altri parametri di rottura delle carote. Dalla sperimentazione è emerso che la presenza di difetti locali può provocare differenze sui valori delle resistenze nominali non ancora quantificabile in quanto ancora oggetto di approfondimenti, Inoltre per giungere ad una standardizzazione della prova sarebbero necessarie ulteriori indagini sperimentali con altri tipi di malta e mattoni. TECNICHE DIAGNOSTICHE SULLA STRUTTURA 2.16 Tecniche topografiche: distanze, angoli, spostamenti relativi, rotazioni, errori di misura, precisioni e tolleranze Il rilievo di un opera consista nell'esecuzione di misure e calcoli usuali nella topografia per rappresentate tutti i suoi punti in prospetto e planimetria. A seconda della dimensione dell'opera e della sua accessibilità i metodi per il rilievo possono essere differenti; misure dirette sono preferibili per manufatti di piccole dimensioni e di facile accessibilità, mentre quando i punti da rilevare sono irraggiungibile fisicamente dall'operatore si deve operare con misurazioni indirette. I metodi possono essere complementari; per esempio in un viadotto di grandi dimensioni potrebbe essere possibile la misurazione diretta delle dimensioni di base di pile e spalle o ancora delle quantità desiderate per l'ordine inferiore in un viadotto a due ordini. 2.17 Trasduttori e sistemi di acquisizione COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 32 Per un efficace espletamento di monitoraggi e misure durante prove statiche e dinamiche vengono impiegati, i trasduttori. Lo strumento di misura non va visto solo come un dispositivo che permette il confronto fra due grandezze della stessa specie, ma come un elemento che trasforma un tipo di segnale in ingresso in un altro all'uscita; questo è il principio dei trasduttori. Un trasduttore è composto da un elemento sensibile alla grandezza in ingresso, spesso un elemento modificatore che amplifica il segnale da questi rilevato o ne modifica la natura ed infine un elemento rivelatore che trasforma la grandezza in uscita in una indicazione che può essere percepita. Nelle misure di spostamenti relativi tra due parti vengono usati potenziometri o LVDT. Per il controllo dell’apertura (o della chiusura) dei lembi di una lesione, oltre ai sensori di spostamento relativo, vengono impiegati estensimetri e fessurimetri, particolarmente adatti a rilevare piccole deformazioni e caratterizzati dall'assenza di parti in movimento. Lo strumento atto alla misura di rotazioni assolute di elementi strutturali è l’inclinometro da parete. Questi sensori operano la misura della grandezza fisica di interesse trasformandola in un segnale elettrico in tensione, tensione o corrente, generalmente ad essa direttamente proporzionale. L'elemento sensibile dello strumento rappresenta un componente del circuito elettrico di misura, per cui ogni variazione durante la prova si ripercuote come variazione di un parametro elettrico del circuito, quali resistenza, capacità e induttanza, che viene rivelata attraverso un segnale in uscita. Un trasduttore elettrico normalmente opera collegato ad un opportuno amplificatore, denominato condizionatore del segnale, che ha il compito di modificare il livello del segnale elettrico generato per adattarlo alle successive operazioni (trasmissione, registrazione, analisi). Gli strumenti di misura con funzionamento elettrico hanno raggiunto negli ultimi anni, grazie ai progressi dell'elettronica, caratteristiche di precisione, di sensibilità, di maneggevolezza ed affidabilità tali da soddisfare ampiamente alle esigenze della sperimentazione. Un altro vantaggio dell'utilizzo di questi strumenti consiste nel fatto che essi forniscono tutti una stessa grandezza in uscita rappresentata da un segnale elettrico in tensione che può essere agevolmente registrato da centraline di acquisizione collegate ad un elaboratore elettronico per l'archiviazione e l'analisi dei dati della prova sperimentale. Le operazioni di misurazione avvengono attraverso diverse tipologie di sistemi di acquisizione. Nel caso in cui il numero dei sensori sia elevato è possibile impiegare sia un sistema centralizzato, sia più sistemi modulari dislocati nei vari punti della struttura, tutti comunque facenti capo ad un acquisitore centralizzato, con collegamento per lettura a distanza . Per applicazioni localizzate e con numero di sensori limitato, dislocati non molto distanti tra loro, i dati, dopo essere stati acquisiti e condizionati, vengono memorizzati, a cadenza prestabilita, su memoria non volatile riscrivibile; le letture vengono effettuate periodicamente tramite collegamento seriale con computer portatile esterno o direttamente trasmesse via modem. La moderna sperimentazione strutturale si è indirizzata quindi al perfezionamento di questi metodi superando di fatto strumentazioni basate su principi fisici. Alcuni degli strumenti basati sui principi fisici puramente meccanici o di ottica geometrica vengono tuttora adoperati con successo in prove strutturali, come ad esempio i flessimetri ed i comparatori nelle prove di carico statico su impalcati, gli estensimetri meccanici ad ingranaggi per la misura delle deformazioni su elementi strutturali o il monitoraggio COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 33 dell'ampiezza delle lesioni. Il loro impiego è comunque limitato solamente alle prove di carattere statico nelle quali la grandezza da misurare non varia rapidamente nel tempo; presentano inoltre lo svantaggio di necessitare di una o più unità di personale per effettuare l'operazione di lettura. 2.17.1 Trasduttori a variazione di induttanza o di mutua induttanza Sono trasduttori che consentono di risalire allo spostamento di un elemento sensibile dalla misura della variazione di induttanza di una bobina o della mutua induttanza di più avvolgimenti elettrici. I trasduttori ad induttanza variabile sono costituiti da un avvolgimento elettrico all'interno del quale può scorrere un nucleo in materiale ferromagnetico solidale con un tastatore che segue lo spostamento da misurare: questo si ricava dalla variazione di induttanza dell'avvolgimento rilevata attraverso un ponte di Wheatstone. I trasduttori a variazione di mutua induttanza sono costituiti da un avvolgimento elettrico primario alimentato in corrente alternata, coassiale con un avvolgimento secondario; all'interno dei due avvolgimenti scorre un nucleo in materiale ferromagnetico collegato al tastatore sonda e pertanto la mutua induttanza tra i due avvolgimenti dipende dalla posizione del tastatore (Linear Variable Differential Transformer o LVDT). In uscita LVDT produce quindi una corrente alternata la cui ampiezza è proporzionale allo spostamento di un nucleo interno, core, libero di spostarsi senza contatti. 2.17.2 Trasduttori resistivi (potenziometri) Il potenziometro è un trasduttore a resistenza elettrica variabile costituito da un contatto scorrevole e da un avvolgimento realizzato da una spirale di filo conduttivo avvolta attorno ad un’anima non conduttiva. Imponendo una tensione nota alla resistenza complessiva si misura la tensione di uscita che è proporzionale alla frazione della distanza che il punto di contatto ha percorso, in virtù dello spostamento, lungo l’avvolgimento. Il segnale di uscita derivato dal punto di contatto scorrevole è di tipo discreto e la risoluzione dello strumento è limitata dal numero di spire per unità di lunghezza. Una accurata e miniaturizzata esecuzione meccanica comporta una più alta risoluzione e precisione. Sono lenti nella risposta e quindi sono poco adatti nelle misurazioni di prove dinamiche. 2.17.3 Deformometri I deformometri sono dei trasduttori che consentono di misurare la deformazione per unità di lunghezza sia in modo quasi puntuale, con basi corte di circa 10 cm, che su base di lunghezza maggiore, anche fino a 2 m. Esistono anche modelli adatti all’immersione di calcestruzzo per le misure di ritiro, deformazione e variazione di carico nella sezione di installazione. Per opere compiute, può essere installata in modo superficiale per mezzo di appositi accessori di montaggio. Il cuore del trasduttore e costituito da un ponte montato su una barretta di materiale con basso valore del modulo elastico apparente. Il tutto è inglobato in un elemento di protezione che rende il complesso completamente stagno. La base di misura, per mezzo di apposite prolunghe in Invar, può raggiungere i due metri. Il trasduttore è costituito da un trasformatore differenziale (LVDT) che deve essere ad altissima sensibilità e compensato in temperatura. Possono essere collegati ai sistemi di acquisizione dati. 2.17.4 Inclinometri Gli inclinometri sono dei trasduttori che consentono di misurare le rotazioni intorno agli assi del piano ove sono posizionati. Sono disponibili sia in versione monoassiale per la COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 34 misura delle rotazioni attorno al un solo asse sia in versione biassiale per la misura contemporanea delle rotazioni intorno ai due assi del piano. Possono essere collegati ai sistemi di acquisizione. Gli inclinometri possono essere di tipo fisso o rimovibile, monoassiali o biassiali e con sensori potenziometrici a pendolo o servoaccelerometrici. I servo inclinometri sono sostanzialmente degli accelerometri con campo di misura pari alla gravità terrestre (±1G), basati sull'impiego di una massa inerziale, pendolo, che ruotando su una barra di torsione viene ad essere controllato, nel suo movimento, da una coppia indotta da un campo magnetico, la cui corrente è proporzionale alla accelerazione applicata. Quando sottoposto ad un determinato angolo il pendolo abbandonerà la sua posizione iniziale, che viene rilevata da sensore ottico, mentre il sistema di controllo tramite coppia indotta cercherà di riportarlo alla posizione originaria. Se è possibile raggiungere accuratezze della catena di misura inclinometrica contenute in 0,001°. Il pendolo viene mantenuto immerso in olio siliconico al fine di ottenere una buona resistenza alle vibrazioni, mentre grazie alla barra di torsione vengono eliminati i problemi di frizione. 2.17.5 Fessurimetri I fessurimetri sono formati da due placchette in plexiglass fissate sui lembi di una fessura, e che si sovrappongono parzialmente e che consentono di misurare lo spostamento relativo, in direzione verticale ed orizzontale di due superfici contrapposte. La piastra superiore è incisa con una mira costituita da due linee ortogonali, quella inferiore presenta un reticolo calibrato in millimetri nelle direzioni verticale ed orizzontale e con azzeramento sulle quattro parti mediane. Quattro fori asolati, posti al lati, consentono il fissaggio per mezzo di viti o spine all'oggetto della prova. La misura del movimento della lesione viene indicata in mm o loro frazione ed è segnata dall’entità dello spostamento della piastra con reticolo rispetto alla piastra millimetrata sottostante, a partire dal valore zero. Esistono diversi tipi di fessurimetri a seconda del loro utilizzo che può essere: • per la verifica di lesioni su superfici piane; • per la misura delle lesioni negli spigoli delle strutture murarie; • per la verifica degli spostamenti di planarità tra due superfici. I fessurimetri sono di semplice uso e riescono ad apprezzare valori di spostamento dell'ordine del decimo di millimetro. 2.17.6 Estensimetri L'estensimetro è un sensore costituito da una griglia resistiva di metallo laminato incollata su un supporto di materiale plastico; la sua dimensione è contenuta a comparabile a quella di un francobollo. Il materiale di supporto deve fornire isolamento elettrico tra estensimetro e l'oggetto della prova. La griglia, se sottoposta ad allungamento, presenta una corrispondente variazione di resistenza elettrica direttamente proporzionale alla deformazione della struttura su cui è fissata e che deve essere misurata con strumentazione apposita con elevata precisione. Gli estensimetri possono essere usati per misurare la deformazione locale di un elemento meccanico. La loro grande precisione consente di ottenere un segnale elettrico proporzionale a una grandezza fisica quale il peso, la forza, la pressione, la coppia o l'accelerazione e di costituire così un trasduttore. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 35 L'estens imetro è incollato sulla superficie della struttura di cui si vuole misurare la sollecitazione. Per determinare sollecitazioni nelle varie direzioni della struttura si usano estensimetri costituti da griglie montate in diverse direzioni, che vengono chiama te rosette. La griglia singola viene usata solo quando la sollecitazione è assiale, mentre la rosetta quando si vuole misurare uno stato biassiale delle sollecitazioni: in questo caso se si conoscono le direzioni principali dello sforzo si possono usare rosette con 2 griglie a 90°, altrimenti si devono usare rosette a 3 griglie La risposta degli estensimetri è praticamente istantanea e permette di rilevare deformazioni dinamiche con frequenze che arrivano a migliaia di Hetz. I parametri che influenzano le misurazioni con l'estensimetro sono: • lega metallica sensibile alla deformazione; • supporto; • lunghezza griglia; • configurazione griglia; • auto-compensazione termica; • resistenza della griglia. Nella scelta dell'estensimetro occorre tenere conto di varie specifiche che devono essere soddisfatte che sono: • • • • • • • • precisione; stabilità; temperatura; allungamento; durata della prova; resistenza ciclica; facilità d’installazione; ambiente. Quattro sono le leghe attualmente utilizzate negli estensimetri, ciascuna delle quali presenta una serie di pregi e difetti a seconda dell'utilizzo. Lega costantana auto-compensata in temperatura: è la più anziana ma ancora la più usata in virtù della sua buona sensibilità alla deformazione. Ha una elevata resistività che consente di avere griglie di piccole dimensioni e un coefficiente di temperatura non eccessivo. I suoi pregi sono costituiti da una buona vita a fatica e una buona capacità di allungamento, inoltre può essere trattata per l'autocompensazione termica. Il suo difetto è per temperature superiori a 65°C quando si ha una variazione permanete della resistenza ad ogni ciclo. Lega costantana trattata: è una lega duttile che trova utilizzo per deformazioni superiori al 5e può essere allungata circa del 20%. Ha il difetto di presentare una variazione della resistenza ad ogni ciclo e la tendenza alla rottura se sottoposta a deformazioni ripetute e quindi non va impiegata per nella misura di deformazioni cicliche. Lega isoelastica: è la lega adatta per misure puramente dinamiche in quanto ha una vita a fatica superiore rispetto alla lega in costantana e un migliore rapporto di taratura che migliora il rapporto segnale rumore. Presenta difetto di non avere autocompensazione termica e la sua risposta alla deformazione non è lineare COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 36 Lega Karma: viene usata in misure statiche con un range di temperature da -260°C a 260°C circa ed ha una buona vita a fatica e un'eccellente stabilità. Ha una curva termica più piatta quindi le correzioni di uscita termica sono più precise. Offre l'autocompensazione termica. Generalmente la misura estensimetrica viene eseguita dove il gradiente della sollecitazione è più elevato e questo richiederebbe l'impiego di una griglia di modeste dimensioni poiché l'estensimetro media le deformazioni misurata da tutta la griglia una di dimensioni troppo grandi potrebbe dare una misura troppo bassa. Estensimetri troppo piccoli hanno però svantaggi in quanto sono meno stabili se sottoposti a sollecitazioni statiche, oltre ad avere un minore allungamento e una minore resistenza a fatica se sottoposti a deformazioni cicliche. Estensimetri più grandi, invece, sono più facili da maneggiare ed hanno una maggiore dissipazione termica. 2.17.7 Accelerometri Per la misura di velocità o accelerazione si deve avere un punto di riferimento fisso rispetto al quale riferire la misura. Per questo motivo, solitamente, si usano dei trasduttori detti appunto inerziali, che misurano la velocità o l'accelerazione di una massa posta al loro interno, rispetto all'involucro esterno che si rende solidale ad un punto della struttura. Nel caso di strutture soggette al solo rumore ambientale o microsismico si possono usare i sismometri che rilevano la velocità del punto cui sono solidali e riescono a fornire segnali di sufficiente entità anche per vibrazioni contenute, ma il costo notevole e l'ingombro della massa li rendono poco diffusi. L'accelerometro trasduce un'accelerazione in un segnale elettrico. E' pertanto costituito ad 2 componenti, un sensore e una interfaccia elettrica. Gli accelerometri possono essere classificati in base a caratteristiche costruttive, in particolare in base ai materiali impiegati e alla tecnologia utilizzata. I tipi più comuni sono: piezoelettrici ed a variazione capacitiva. 2.17.8 Accelerometri piezometrici I trasduttori piezoelettrici sfruttano la proprietà di alcuni cristalli di materiali dielettrici, fra cui il quarzo, di generare cariche elettriche proporzionali alle forze su di essi agenti. La differenza di potenziale nel circuito di misura risulta proporzionale alle cariche elettriche generate, che però vengono necessariamente dissipate nel circuito stesso rendendo pertanto tali trasduttori adatti esclusivamente alla misura di grandezze dinamiche. I trasduttori piezoelettrici sono largamente utilizzati negli accelerometri: una massa viene mantenuta premuta da una molla di precarico su un cristallo di quarzo per cui, quando lo strumento è sottoposto ad un'accelerazione, la forza di inerzia agente sulla massa viene misurata dal trasduttore piezoelettrico. Il precarico consente di lavorare nel tratto lineare della curva di sensibilità del cristallo e permette di misurare accelerazioni in entrambe le direzioni. La sensibilità di questo tipo di accelerometri è funzione della massa che agisce sul cristallo: con i trasduttori di dimensioni maggiori si possono misurare fedelmente accelerazioni nell'ordine del centesimo di g, mentre i più piccoli sono particolarmente adatti nell'analisi di urti, consentendo di rilevare accelerazioni sino a 250÷300 g. Il campo di frequenza utile è compreso fra 5 e 10 4 Hz, essendo il limite inferiore causato dalle caratteristiche elettriche del circuito di misura e quello superiore dovuto alla risonanza meccanica. 2.17.9 Accelerometro capacitivo COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 37 Gli accelerometri capacitivi usano 2 piastre in opposizione, che costituiscono una sorta di condensatore. La variazione della capacità di questi, causata dalla deflessione di un elemento a molla, è influenzata dall'accelerazione e fornisce misure precise per basse ampiezze e basse frequenze. Il sensore deve essere molto robusto, stabile e immune alle accelerazioni trasversali; esso consente di rilevare accelerazioni 30 microg sino a 200 g. 2.17.10 Sismometri Il trasduttore è costituito da una massa mobile collegata attraverso una molla ed uno smorzatore alla base dello strumento, a sua volta solidale al punto della struttura di cui si vuole conoscere il moto, e quindi è un sistema di tipo inerziale. Si tratta in altri termini di un oscillatore semplice, di opportuna frequenza e rapporto di smorzamento, che consente di ricavare le caratteristiche del moto dalla misura dello spostamento relativo fra la massa e l'involucro dello strumento. Il sismometro permette la misura della velocità relativa fra la massa mobile e la base dello strumento; questo è possibile purché si operi sufficientemente al di sopra della frequenza propria del sistema. 2.18 Termografia Il principio della termografia è basato sul fatto che qualsiasi oggetto emette un flusso di energia E regolato a seconda della temperatura alla quale si trova, que sto principio è espresso dalla legge dì Stefan-Bolzmann: E= εσT4 (23) dove T è la temperatura assoluta, espressa in gradi Kelvin, della superficie da cui proviene il flusso energetico E, misurato in W/m2 , σ è una costante che vale 5,67 · 10-8 W/m2 °K 4 , ed ε una costante adimensionale, detta emissività, che dipende dal materiale che costituisce la superficie. Immaginando che una struttura composita, ad esempio una muratura, sia esposta nelle stesse condizioni termiche, per esempio dall'irraggiamento solare, i singoli elementi (pietra, malta e mattone) si porteranno ad una diversa temperatura in funzione delle loro proprietà termiche, ed in particolare del loro calore specifico e della loro conducibilità termica. Ciascun elemento emette un flusso di energia in accordo con la legge di StefanBolzmann, in funzione della temperatura raggiunta e della sua emissività. La termografia consiste nell’effettuare riprese nell’infrarosso con termocamere capaci di rappresentare con immagini a colori le varie temperature raggiunte dagli elementi costituenti l’oggetto esaminato. In particolare deve cogliere le radiazioni infrarosse (IR) comprese nell'intervallo di lunghezza d'onda tra 2 e circa 6 µm. La termografia può essere variamente utile nella diagnostica per l'osservazione di cavità, inclusioni di materiali differenti, presenza di umidità o infiltrazioni di acqua con il limite, però, di analizzare solamente strati più superficiali della muratura e quindi è incapace di localizzare anomalie nelle parti più interne della muratura. Nelle zone umide la temperatura viene abbassata dal fenomeno dell'evaporazione e la macchina termografica troverà aree superficiali, mentre la presenza in stati interni di materiali a diversa conducibilità termica può avere influenza sulla temperatura degli stati esterni e quindi i dati della termografia possono contenere più informazioni se correlate ad una conoscenza specifica delle particolari tecniche costruttive degli elementi analizzati. Per esempio una termografia su un muro a sacco il cui riempimento è diverso nelle varie parti nella parete, ipotizzando inoltre che il paramento sia costituito da mattoni dello stesso tipo, dovrebbe mostrare sostanzialmente zone a temperature differenti che rispecchiano la situazione interna del muro. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 38 La termovisione può essere anche registrata da un elaboratore e l'interpretazione dei dati effettuata da software appositi che possono dare risultati accurati; è utile comunque registrare le immagini all'infrarosso per ottenere specifiche informazioni sul problema in oggetto (Binda et al., 2000). APPENDICE Altre prove di caratterizzazione chimico-fisica e meccanica della muratura A.1 Bond wrench La prova ha lo scopo di determinare, in modo indiretto, la resistenza a trazione per aderenza flessionale dovuta ad aderenza tra malta e mattone. La tecnica indiretta di flessione è adottata in quanto la prova di trazione diretta dell'aderenza normale del giunto malta- mattone fornisce risultati altamente dispersi a causa del comportamento estremamente fragile del sistema. I campioni sono costituiti da mattoni sovrapposti e legati con malta. Per malte con bassa aderenza è preferibile la costruzione del numero richiesto di provini costituiti da una coppia di mattoni. Le indicazioni fornite al riguardo dalle LUM, LUM B.3, prevedono per la prova la costruzione, se è probabile avere una buona aderenza, di pile con piccoli prismi, tipicamente in numero di 11. Per la costruzione di detto campione va posta particolare attenzione al fatto che le superfici di sommità e di base siano parallele. Il campione deve riprodurre la situazione reale della muratura. Il campione deve essere costruito con giunti di similari a quelli della struttura muraria alla quale si fa riferimento. Anche il contenuto di umidità deve essere riportato nelle condizioni reali della struttura al momento dell’esecuzione della prova. Immediatamente dopo la costruzione ciascun prisma viene compresso con una pressione di 400 kg/m2 equivalenti alla pressione esercitata da tre corsi di mattoni. I campioni devono essere stagionati; secondo le LUM B.3 vanno immagazzinati per 28 giorni nel laboratorio a una temperatura di tra il 10 e il 30°C e 90-100% di umidità. Temperatura e umidità del laboratorio dovrebbero essere registrate continuamente. La prova di bond wrench viene eseguita da una leva che viene fissata con un morsetto all’unità di sommità del campione. Applicando un carico lungo la leva, come illustrato in Figura A.1 viene indotto uno stato di flessione nel giunto. L’applicazione della leva induce uno stato iniziale di flessione che non deve superare gli 0,1 MPa. Un secondo morsetto viene collegato all’unità di muratura sottostante la prima in modo che gli effetti flessionali non vengano trasmessi al resto del provino, come mostrato in Figura A.2 due blocchi di sicurezza vengono predisposti per bloccare la leva al momento della rottura. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 39 Figura A.1- Prova bond wrench Figura A.2- Particolare dell'apparecchiatura Il carico dovrebbe essere applicato incrementando la flessione tra 0,3 e 0,4 MPa al minuto fino al raggiungimento della condizione di rottura. A.2 Caratterizzazione chimico-fisica della muratura A.2.1 Densità della muratura Secondo le normative Fiche UIC 778-3E il valore della densità varia poco da un tipo all’altro di pietra e da un tipo all’altro di malta e pertanto quello della muratura può essere assunto da tabelle tenendo conto delle parti in volume della pietra e della malta. Le norme precisano anche che se si dispone di carote di muratura, queste possono essere utilizzate per determinare la densità prima delle prove di resistenza. Al riguardo è opportuno controllare le condizioni di umidità del campione in modo che esse siano COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 40 prossime a quelle della muratura in sito. La densità è data dal quoziente tra il peso e il volume. Occorre prendere il valore medio di almeno tre determinazioni. I provini devono essere tagliati con metodi che non alterino la struttura originale del prodotto. La posizione in cui sono ricavati i provini deve essere tale che la massa volumica ottenuta sia rappresentativa della massa volumica del prodotto. Per la determinazione della massa volumica apparente complessiva tutti i rivestimenti devono essere rimossi dal prodotto. I provini devono essere condizionati a (23 ± 2) °C e (50 ± 5) % di umidità relativa fino a raggiungimento di massa costante. Sia le misura del provino sia il suo peso vanno determinati con accuratezza dello 0.5%. A.2.2 Dimensioni dei campioni La misurazione delle dimensioni del provino possono essere eseguite secondo un metodo riportato dalle UNI EN 771-1 e fornito dalle UNI EN 772-16. Secondo la norma qualora il prodotto abbia dimensioni non superiori ai 250, 125 e 100 mm, rispettivamente per la lunghezza, la larghezza e l’altezza la misurazione può avvenire utilizzando un calibro a ganasce e con punti di misura posizionati nei baricentri delle facce, come mostrato in Figura A.3. Lo spessore delle ganasce, secondo la norma, deve essere compreso fra 5 e 10 mm. Figura A.3- Posizione di misurazione secondo le UNI EN 772-16. A.2.3 Determinazione del coefficiente di dilatazione lineare Il coefficiente di dilatazione lineare viene determinato, in accordo con le UNI 9730-3, per un salto termico tra 70 °C e 20 °C in ambiente con umidità relativa pari al 25% ed una temperatura iniziale di 70 °C su almeno 3 campioni di dimensioni minime di 30 x 120 x spessore, in millimetri. Si assume come valore di riferimento il minore dei valori trovati. A.2.4 Determinazione del coefficiente di dilatazione per umidità Il valore di dilatazione per umidità verrà misurato su almeno 4 campioni di dimensioni minime di 30 x 120 x spessore, in millimetri, in accordo con le UNI 9730-3. La misura avviene comparando le dimensioni del provino sottoposto a condizionamenti differenti. Le prime misurazioni avvengono dopo avere essiccato i provini per 24 ore a 70 °C e raffreddati a 20 °C e 65% di umidità relativa; vengono eseguite due misurazioni a distanza di 3 ore. Il provino successivamente viene immerso in acqua a 20 °C per 90 giorni, asciugati e condizionati a 20 °C e 65% di umidità relativa per 3 ore a cui seguono due misure a distanza di 3 ore. L'inizio della prova dovrà avvenire di regola entro 30 giorni dall'ultimazione del processo produttivo del laterizio. Il valore di riferimento si ottiene come media dei tre valori minori ottenuti avendo quindi escluso il valore massimo. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 41 A.2.5 Determinazione dell’imbibizione (assorbimento specifico) Il provino viene essiccato e successivamente immerso in acqua distillata per una profondità di 10 mm e per la durata di 1 minuto, secondo le UNI 8942. L’imbibizione d’acqua, riferita all’area lorda della faccia immersa, viene espressa in grammi per decimetro quadrato e per minuto. A.2.6 Determinazione dell’assorbimento d’acqua e stima del rischio di gelività La prova di assorbimento d’acqua consiste nell’immergere per 24 ore in acqua distillata il provino, precedentemente essiccato, e nella successiva determinazione, mediante pesata, della quantità d’acqua assorbita, espressa in percentuale della massa del provino stesso (essiccato). Per ciò che concerne la valutazione del rischio di gelività, è noto che si può ricorrere, anche a quello che utilizza il porosimetro a penetrazione di mercurio oppure al tradizionale metodo dei cicli di gelo e disgelo. La prova di gelo-disgelo viene condotta su laterizio diviso a metà, imbevuto di acqua e portato a –10°C per 3 ore, successivamente riscaldato a + 35°C e mantenuto a tale temperatura per 3 ore; la sequenza viene ripetuta per 20 volte. Il materiale è gelivo se dopo il trattamento manifesta superfici lesionate, fessur ate o sfaldate con netta diminuzione di peso, oltre 5%, o ha resistenza meccanica inferiore al 20% dell’iniziale La prova al porosimetro è però costosa per i controlli di routine, mentre il metodo dei cicli richiede tempi lunghi. Risulta pertanto più agevo le effettuare tale valutazione attraverso un metodo semplificato che richiede, oltre alla conoscenza del valore dell’assorbimento d’acqua, anche quello del coefficiente di saturazione valutato in base alla quantità d’acqua, espressa in percentuale della ma ssa del provino essiccato, trattenuta dal provino stesso dopo immersione per 5 ore in acqua bollente. Di valori di assorbimento e del coefficiente di saturazione è possibile il rischio di gelività, per esempio utilizzando diagrammi appositamente sviluppati. In nota, però, la norma richiama l’attenzione sul fatto che le determinazioni di laboratorio non forniscono un criterio valido nella totalità dei casi, tenuto conto che le condizioni a cui il materiale sarà effettivamente assoggettato in opera risultano molto diverse da zona a zona e che i fattori che intervengono nel fenomeno (numerosità dei passaggi attraverso lo 0°C della temperatura esterna, esposizione, ventilazione, ecc.) possono combinarsi tra loro nei modi più vari. A.2.7 Determinazione della porosità La prova, condotta con porosimetro a mercurio, ha lo scopo di individuare la struttura porosa all’interno del materiale e di mettere in evidenza eventuali comportamenti differenti tra laterizi esterni ed interni, consentendo di valutare la dinamica dell’invecchiamento dei componenti strutturali e di prevedere, assieme alle altre prove fisiche e a quelle chimiche, la durata. La prova consiste nello spingere del mercurio, sotto pressioni crescenti, nei pori di alcune barrette di laterizio ricavate dal provino in esame: viene in tal modo determinato il “diametro critico” di porosità, e cioè quel diametro tale che tutti i pori di diametro inferiore costituiscono complessivamente il 90% del volume della porosità. In base al valore del diametro critico è possibile valutare il rischio di gelività (rischio che, secondo alcuni sperimentatori, risulterebbe modesto quando il diametro critico supera 1,8 micron). I provini devono essere quanto possibile indisturbati in quanto lo stato tensionale cui è soggetto un laterizio influenza la porosità dello stesso; non è possibile eseguire la prova per esempio su parti di provini provenienti da prove di COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica Università degli Studi di Genova DISEG – DIPARTIMENTO DI INGEGNERIA STRUTTURALE E GEOTECNICA 42 rottura, mentre per le carote vanno eliminate le parti superficiali disturbate dall'operazione di carotaggio. A.2.8 Solubilità in acqua La prova può essere effettuata su un campione in polvere di laterizio del peso minimo di 25 grammi ottenuto dal laterizio e viene vagliato a 4900 maglie/cm2 . La polvere viene immersa in acqua deionizzata e scaldata ad ebollizione per 1 ora; la sospensione viene filtrata a caldo, il filtrato viene evaporato fino a secchezza ed il residuo viene pesato. Il contenuto dei sali solubili può dare informazioni sul comportamento del laterizio nel tempo in quanto se è maggiore dell’1% il materiale può diventare facilmente poroso. A.2.9 Contenuto di solfati e resistenza Contenuto dei solfati alcalini: i sali alcalini sono solubili e provocano la formazione di macchie ed efflorescenze nei mattoni esterni e un aumento di volume con conseguente sgretolamento nei mattoni interni. La prova si conduce con 25 grammi di polvere vagliata a 4900 maglie/cm2 e trattata a freddo con una miscela di 2/5 alcool etilico e 3/5 acqua (massica). L'impasto viene filtrato, evaporato fino ad incipiente secchezza, acidificato con HCl e trattato con BaCl2 ottenendo come precipitato del BaSO4 che viene filtrato, seccato, calcinato ed infine pesato. Viene espressa la quantità di solfati alcalini in equivalente ione SO4 --; per laterizi di nuova fabbricazione questo non deve essere superiore allo 0,05%. La resistenza ai solfati viene determinata mettendo il laterizio in soluzione di Na2 SO4 satura per 48 ore, si secca e si rimette in soluzione solfatica, ripetendo l’operazione per 40 volte (durata del saggio: mesi 3). Si valuta infine pesando i detriti staccati l’effetto corrosivo che la soluzione solfatica ha sul laterizio (viene espresso in % come quantità corrosa su quantità totale). A.3 Misura di conducibilità La conducibilità elettromagnetica di una struttura in muratura o in calcestruzzo varia col grado di saturazione di acqua presente e dalle proprietà elettriche. Vengono propagati nelle struttura dei campi elettromagnetici e vengono monitorate e registrate le variazioni che esso subisce. Dall’interpretazione di dette informazioni vengono ricavate indicazioni geometriche ed elettriche sui materiali investigati e sul grado di saturazione. Il test è relativamente veloce e poco costoso. COSTRUZIONI DI INFRASTRUTTURE PER I TRASPORTI - Dott. Ing. Antonio Brencich per Laurea Specialistica in Ingegneria dei Trasporti e della Logistica