Linee guida per la redazione di testi di comunicazione pubblica a cura di Chiara Di Benedetto, Elena Lombardo, Marianna Schiavon, Matteo Viale, con il coordinamento di Michele A. Cortelazzo Sii chiaro Accertiamoci che le informazioni che diamo siano corrette: perché il lettore capisca con chiarezza quello che scriviamo, dobbiamo innanzitutto essere sicuri noi di ciò che stiamo comunicando. Selezioniamo con cura le cose che vogliamo dire e chiediamoci se servono davvero al destinatario. Non diamo per scontate informazioni che possono non essere note a chi ci legge. Scegliamo un ordine. Disponiamo le informazioni secondo lo schema logico più adatto, che tenga conto del punto di vista e delle aspettative di chi legge. Non dimentichiamo, però, che ogni testo pone problemi diversi per organizzare le informazioni: chi scrive deve di volta in volta fare lo sforzo di trovare l’ordine più adatto, senza fidarsi troppo di formule precostituite né del “si è sempre fatto così”. Facciamo in modo che le informazioni più importanti per il destinatario siano in primo piano e si colgano con facilità. Soffermiamoci solo in un secondo momento sulle informazioni particolari o di dettaglio. Se dobbiamo comunicare delle procedure che prevedono delle fasi, rispettiamo l’ordine cronologico. Se dobbiamo dare nello stesso testo informazioni che riguardano destinatari diversi, accorpiamole per destinatario senza mescolarle. Diamo visibilità alla struttura. Dividiamo e raccogliamo le informazioni in blocchi omogenei, i cui confini si possano cogliere a colpo d’occhio grazie ad accorgimenti grafici (divisione in paragrafi ben distinti e, per alcuni tipi di testo, divisione in sezioni segnalate da sottotitoli). Cerchiamo di non concentrare troppe informazioni in un’unica frase: dare una sola informazione per frase consente di scrivere frasi più brevi, chiare e leggibili. Segnali d’allarme Formulazioni ambigue o generiche Informazioni date per scontate Informazioni importanti solo per chi scrive A colpo d’occhio non si capisce come è organizzato il testo Non è chiaro qual è l’argomento principale del testo Informazioni importanti in posizione secondaria o poco visibile Informazioni particolari e secondarie in posizione troppo rilevante ¾ Prevale il punto di vista di chi scrive ¾ Ordine cronologico non rispettato ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ Frasi lunghe con troppe informazioni Sii semplice Scriviamo in modo lineare: preferiamo frasi di una sola proposizione. Se dobbiamo inserire più proposizioni, cerchiamo di collegarle tra loro con la coordinazione piuttosto che con la subordinazione. Cerchiamo di mantenere vicini il soggetto, il verbo e i suoi complementi: non interrompiamo l’andamento naturale della frase con incisi e non complichiamola con fitte catene di sostantivi. Usiamo modi e tempi verbali della lingua comune. Ricordiamoci che l’indicativo è il modo più usato e che il presente, passato prossimo, imperfetto e futuro semplice sono i tempi di più largo uso. Quando possiamo scegliere, preferiamo costruzioni che richiedono l’indicativo (ad esempio, quando, se al posto di qualora, nel caso in cui o anche se al posto di benché, per quanto). Esprimiamoci nel modo più semplice, attingiamo dal lessico comune. Utilizziamo i termini tecnici o le parole rare solo se sono necessarie per la precisione del testo. Inseriamo pure sigle, acronimi e abbreviazioni, ma diamo anche la loro formulazione per esteso la prima volta che le usiamo nel testo. Evitiamo le formule rare, arcaiche e dotte, i latinismi, ed anche le parole straniere e i neologismi non ancora di uso comune: sono tutte parole che potrebbero essere un ostacolo per il nostro pubblico. Utilizziamo solo le parole necessarie. Non usiamo lunghe locuzioni verbali quando possiamo usare un solo verbo semplice (effettuare la scelta invece di scegliere). Evitiamo precisazioni inutili (il modulo debitamente firmato). Segnali d’allarme Soggetto e verbo distanti tra loro Frasi composte da molte subordinate Lunghe catene di sostantivi Modi impliciti come gerundio, infinito, participio Tempi non comuni come passato remoto, futuro anteriore Termini tecnici non spiegati Parole rare, latinismi, forestierismi, neologismi sostituibili con parole comuni ¾ Sigle, acronimi e abbreviazioni non comuni senza spiegazione ¾ Verbi semanticamente vuoti ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ Sii preciso Facilitiamo la comprensione: esplicitiamo sempre le connessioni logiche che legano le frasi. Privilegiamo quindi l’uso di connettivi (avverbi, congiunzioni, locuzioni) e di verbi di modo finito (indicativo, congiuntivo, condizionale, imperativo) a proposizioni implicite: gerundio, infinito e participio nascondono il soggetto del verbo e appesantiscono le frasi. Esprimiamo il soggetto dei verbi: il testo potrà suonare come ripetitivo ma consentiremo al nostro destinatario di leggere in maniera autonoma le singole frasi che compongono il testo. Quando è possibile, preferiamo sempre che il soggetto espresso sia colui che compie l’azione. Usiamo la parola giusta al posto giusto: quando scriviamo, assicuriamoci sempre che il significato delle parole che utilizziamo sia in linea con quanto vogliamo esprimere. Una parola nel contesto sbagliato può creare confusione e ambiguità al lettore. Usiamo i termini tecnici quando sono necessari per trasmettere un significato tecnico e non possono essere sostituiti da parole più comuni. Ricordiamoci, però, di definirli quando li introduciamo per la prima volta: anche se non possiamo rinunciare ai veri termini tecnici, dobbiamo tener presente che si tratta di parole incomprensibili per i non esperti. Stiamo attenti ai falsi: spesso, per inerzia o per ricoprire il testo di una patina di formalità, utilizziamo parole poco comuni credendo che abbiano un significato tecnico, mentre potrebbero essere sostituite senza perdita di significato e di precisione da parole più usuali (per es. riscontro invece di risposta o istanza invece di domanda) Segnali d’allarme ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ Assenza di avverbi, congiunzioni, locuzioni Presenza di verbi di modo gerundio, infinito, participio Soggetti nascosti Parole nel posto sbagliato Falsi tecnicismi Tecnicismi poco noti e non spiegati Sii diretto Rivolgiamoci direttamente a chi legge; adottiamo il suo punto di vista. Accorciamo le distanze: presentiamoci con il noi e rivolgiamoci al cittadino con il Lei o, nel web, anche con il tu. Il modo tradizionale di impostare le comunicazioni, con l’Amministrazione che usa l’impersonale e si rivolge al cittadino magari con il Signoria Vostra, fa percepire l’Amministrazione come isolata dalla società. Preferiamo la forma attiva: è la soluzione migliore, incisiva e diretta; dà risalto al protagonista. Ricordiamoci, però, che anche il passivo può essere utile: usiamolo quando serve a mantenere in primo piano ciò di cui stiamo parlando o quando è difficile o superfluo specificare il soggetto. Scriviamo positivo: usiamo le formulazioni negative solo quando non abbiamo alternative. Per affermare una cosa non neghiamo il suo contrario. Preferiamo la concretezza. Riferiamoci a entità astratte solo quando non è possibile trasformarle in soggetti concreti e animati. Non usiamo giri di parole se c’è un’espressione più immediata per dire la stessa cosa. Segnali d’allarme ¾ Prevale il punto di vista dell’Amministrazione ¾ Informazioni poco comuni date per scontate ¾ Si impersonale o soggetti astratti come l’Ente, l’Amministrazione ecc. ¾ Signoria Vostra o riferimenti collettivi e astratti come l’utenza, la clientela ecc. ¾ Frasi passive ¾ Formulazioni negative ¾ Nomi astratti ¾ Giri di parole Sii coerente Le parole sono importanti: usiamole con coerenza. Scegliamo un’unica parola per definire lo stesso concetto, perchè spesso i sinonimi possono comportare equivoci. Allo stesso modo, all’interno di un unico testo evitiamo di usare la stessa parola per indicare cose o concetti diversi: potrebbe creare ambiguità. Adottiamo un unico stile con cui presentarci e manteniamolo. Il tono espresso dalle diverse parti del nostro testo deve essere omogeneo: se parliamo in modo diretto, dando del tu a chi legge, non possiamo poi cadere nell’uso di parole di sapore arcaico. Facciamo respirare il testo. Ricordiamoci che la punteggiatura rende più agevole la lettura perché stabilisce i confini delle frasi e indica le relazioni all’interno di esse. Anche la suddivisione in paragrafi contribuisce ad alleggerire il testo e a metterne in evidenza i blocchi informativi. Non abusiamo delle maiuscole: oltre ai casi normalmente previsti dalla grammatica, come i nomi propri o le parole a inizio frase, ci sono numerose situazioni nelle quali si può scegliere se e come usare le maiuscole, per esempio nelle sigle. Ma una volta fatta una scelta, questa va mantenuta nell’intero testo. Facilitiamo la lettura. Scegliamo un unico font e usiamo gli strumenti di formattazione con moderazione: troppi grassetti, corsivi, sottolineature, colori o caratteri di dimensioni diverse in uno stesso blocco di testo rallentano la lettura e stancano o distraggono chi legge. Segnali d’allarme ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ ¾ La stessa parola indica cose diverse Parole diverse indicano una stessa cosa Parole o costrutti informali accanto a parole o costrutti formali Testo fitto senza suddivisione in paragrafi Scarsità di virgole, punti e virgola e altri segnali di interpunzione Font diversi nello stesso testo Sovrabbondanza di formattazioni e colori Uso non uniforme delle maiuscole nelle sigle, nei titoli di studio e nelle cariche, nelle denominazioni di enti e uffici ¾ Uso non uniforme delle maiuscole e della formattazione nei titoli