  
Collana diretta da Francesco Mattioli

Direttore
Francesco M
Sapienza – Università di Roma
Comitato scientifico
Mario M
Sapienza – Università di Roma
Paolo M
Sapienza – Università di Roma
Douglas H
Duquesne University
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Collana diretta da Francesco Mattioli
Raccogliere la sfida di spiegare scientificamente la società significa,
per il sociologo, saper guardare innanzitutto dentro sé stesso
— Alvin Gouldner
La sociologia è chiamata a raccogliere almeno due sfide nel XXI secolo: da un lato, rafforzare la spinta a proporsi come scienza, con
un apparato teorico e metodologico in grado di fornire conoscenza;
dall’altro e di conseguenza dimostrare la capacità di interpretare le
complesse dinamiche della società contemporanea, i suoi modelli
di sviluppo, le sue istanze etiche e di cambiamento, le sue forme di
comunicazione, le sue prospettive future di fronte ai grandi problemi
dell’umanità, ambiente, qualità della vita, democrazia, rapporti interetnici e interculturali, inclusione sociale. La collana intende aprirsi
a una prospettiva interdisciplinare e, oltre ad ospitare i contributi di
studiosi ormai affermati nel panorama nazionale e internazionale,
intende avvalersi dei lavori di giovani ricercatori in grado di offrire
nuovi stimoli e nuove prospettive di indagine nelle scienze sociali. Essa, inoltre, intende caratterizzarsi per l’adozione, accanto al linguaggio
scritto, anche delle immagini, che — in forme assertive o simboliche
— assumono ormai un’importanza crescente nella comunicazione
umana.
Questo volume è stato stampato con il contributo della Facoltà di
Scienze Politiche — Università degli Studi di Teramo
Raffaele Diodati
Tortuosa è la via dell’uomo
se vuol essere libero
Metodologia e oggettività sociologica
in diversi settori di applicazione
a cura di
Consuelo Diodati
Copyright © MMXVI
Aracne editrice int.le S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Quarto Negroni, 
 Ariccia (RM)
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: maggio 
Indice

Premessa

Introduzione
Parte I
Riflessioni di metodologia

Capitolo I
Percorsi di metodologia e tecnica della ricerca e sociologia della
conoscenza
.. Le origini della sociologia scientifica,  – .. I protometodologi,  –
... Quetelet e Le Play,  – .. Metodologia e tecniche del XX secolo,  –
... Statistica e matematica nella sociologia americana,  – ... Gli sviluppi
più recenti nella ricerca sociologica,  – .. La metodologia della ricerca
sociologica nella seconda metà del Novecento,  – ... Strutturazione
della ricerca,  – ... Le ipotesi,  – ... La rilevazione dei dati,  –
... La elaborazione dei dati,  – ... Le generalizzazioni empiriche, .

Capitolo II
La rilevazione sociale
.. Le fasi essenziali della ricerca,  – ... La rilevazione dei dati,  –
... La validità dei dati,  – ... L’attendibilità dei dati,  – ... La
misurazione nel sociale,  – .. La rilevazione sociale,  – .. Il rilevatore sociale,  – ... Le doti essenziali del rilevatore sociale,  – ... La
funzione del rilevatore sociale,  – ... L’etica professionale del rilevatore
sociale,  – ... La preparazione professionale del rilevatore sociale,  –
.. I campi della rilevazione sociale,  – ... La rilevazione sociologica,  – ... La rilevazione statistica,  – ... Il marketing,  – .. Tipi
di rilevazioni sociali,  – ... Tipi di rilevazione distinti per ampiezza,  –
... Il campionamento,  – ... Tipi di rilevazione distinti per metodo, 
– .. L’intervista,  – ... Le domande,  – .. L’osservazione,  –
.. Il questionario, .

Indice


Capitolo III
Il condizionamento sociale del pensiero
.. Origini della sociologia della conoscenza,  – .. Karl Mannheim:
dalla teoria ideologica alla sociologia della conoscenza,  – .. Relazionismo e relativismo: il ruolo degli intellettuali,  – .. Sociologia
della conoscenza e comunicazioni di massa,  – .. La sociologia della scienza,  – .. Le rivoluzioni scientifiche e le radici sociali della
scienza, .
Parte II
Settori Applicativi della Sociologia

Capitolo I
Rigidità e flessibilità sociale in Karl Popper
.. L’epistemologia in Karl Popper,  – .. Premesse sui tipi di società,  – .. Aspetti salienti della tipologia popperiana,  – .. La società
aperta,  – .. Altre possibili implicazioni, .

Capitolo II
Problematica individuo massa
.. Definizione del concetto di società di massa,  – .. La società di
massa nel pensiero degli apocalittici,  – .. Gli apologeti della società
di massa,  – .. Il processo di comunicazione, .

Capitolo III
Ambiente urbano e vita sociale
.. La differenza dei ruoli e la necessità di una collaborazione,  –
.. L’analisi sociologica della vita urbana,  – .. Operatività del sociologo urbano,  – .. I fattori dell’urbanizzazione moderna,  –
.. La sociologia urbana–tipi di studio e livelli di analisi,  – .. Città e
società nella società europea,  – .. Le origini della sociologia urbana
in America,  – .. La sociologia urbana del dopoguerra,  – .. Il
concetto di urbanizzazione, .

Bibliografia
Premessa
Uno degli elementi ricorrenti nelle riflessioni di Raffaele Diodati, individuabili nella problematicità della sociologia, è il dibattito sulla
oggettività scientifica della disciplina, proprio per tale ragione si è
scelto di inserire nell’insieme di questi materiali inediti il saggio già
pubblicato su Popper. In tale lavoro si esemplifica chiaramente una
preoccupazione costante verso tali problematiche, insieme all’attenzione a talune specifiche aree di indagine quali quelle del lavoro, della
condizione studentesca, delle comunicazioni di massa, del tempo
libero, dell’urbanizzazione e dell’arte. Il primo lavoro che si presenta
in questa raccolta di saggi postumi è inerente la logica dell’indagine scientifica in sociologia e non solo; nel mettere insieme questi
lavori si è scelto di non intervenire su di essi e lasciare nella forma
originale i materiali, anche laddove incompleti. Tale incompletezza o
discontinuità è riconducibile al fatto che Raffaele Diodati, deceduto
prematuramente, non ha potuto dare agli scritti sui quali stava lavorando una conclusione. La curatrice del volume, dunque, ha raccolto
e riordinato l’insieme dei materiali che si presentano, cercando di dar
loro una veste editoriale unitaria .
Nel saggio relativo alla relazione urbanisti sociologi si è ritenuto
molto interessante il ribadire l’aspetto irrazionale dell’agire umano e,
addirittura, la sottolineatura del come la razionalità possa anche uccidere, nel caso dell’asino di Buridano. Si può sì progettare, pianificare
un territorio, ma stando bene attenti a lasciare tutto lo spazio possibile
alla creatività ed irrazionalità umana.
. Le ragioni per le quali si è scelto di lasciare incompleti i lavori, che tali erano, sono
riconducibili alla volontà di non intervenire nel lavoro di un altro individuo, nel rispetto per
ciò che questo aveva lasciato incompleto; come se si fosse alzato poco prima dalla scrivania,
senza sapere che non vi avrebbe fatto ritorno. Il lavoro svolto è stato, dunque, quello di
sedersi alla sua scrivania, aprirne i cassetti, mettere insieme i lavori sparpagliati ovunque,
dividerli per argomenti, cercando di dare loro un senso, nel tentativo di non cambiare
quel che il soggetto avrebbe voluto dire. Nel corso del lavoro, questo confronto con una
parte della vita di qualcun altro è diventato una forma specifica di narrazione condivisa,
discussione e comunicazione.


Premessa
Le funzionalità realizzate dalle singole città servono ad esaltare la
libertà, l’integrazione anche mancata, la creatività degli individui che
le abitano oppure possono coartare le loro volontà, canalizzando la
maggior parte delle loro esigenze abitative, di lavoro, di comunicazione, di tempo libero e di partecipazione verso un insieme di strutture
rigide ed in quanto tali, frustranti, non partecipate e, finanche, ostili.
Si è, inoltre, scelto di dare maggiore spazio ad ambiti di riflessione
ritenuti più vicini a quelli di chi ha curato questo volume, ad esempio,
le osservazioni su come la linea più breve tra due punti sia la linea
retta solo a livello ideale, ma non in termini di vita pratica di tutti i
giorni; analogamente, come non sia verosimile quanto asserito da Le
Courbusier «tortuosa è la strada dell’asino, diritta quella dell’uomo»
poiché, appunto, l’uomo si salva spesso anche attraverso l’irrazionalità
o il semplice caso, a lui «si addice più di ogni altra cosa la strada della
libertà, della spontaneità e della creatività».
La prospettiva che si delinea in tal modo, sembra peraltro, molto
simile a quanto asserito da Marc Augè a proposito del rapporto che
c’è tra Roma e Parigi (l’autore predilige la prima).
Parigi è oggettivamente una città con una pianta urbana costruita
su grandi assi viari, quindi più razionale e pianificata, nella quale è
molto difficile perdersi, ma nel contempo tale razionalità crea un
senso di spaesamento, di distanza incolmabile tra gli esseri umani e
il loro contesto di vita. Al contrario, Roma con il suo caos frutto di
secoli di insediamenti umani abbastanza disordinati, seppure non privi
di fascino, crea subito un senso di intimità.
Estendendo la sua riflessione ai rapporti tra approcci sociologici
micro e macro si sottolinea come il gap può diminuire se alla teoria si
unisce la pratica, se alla riscoperta teorica dell’uomo si unisce anche
quella della persona e del piccolo gruppo da parte delle ricerche sulle
comunicazioni di massa e delle ricerche sociologiche in generale.
Nella fase di ricerca, tuttavia, potrà verificarsi sia l’emergere di una
nuova intuizione, sia la ricezione di dati contrastanti con l’explanans.
Ciò, evidentemente, non soltanto realizzerà la dialettica tra teoria e
ricerca, ma servirà anche a rompere lo status ideale e tendenzialmente consolidato dal quale ogni ricerca prenderà le mosse, verso una
tecnica mista al fine di non precludersi, nell’un caso, la possibilità della
scoperta e, nell’altro caso, quella della spiegazione. (Diodati R.: )
Introduzione
Sotto la parola scienza nel dizionario si legge: «conoscenza, notizia . . .
Conoscenza di cause e leggi ed effetti e fini, che si cerca di raggiungere
con lo studio e l’esperienza, in un determinato complesso ordine di
fatti e fenomeni della storia o dello spirito umano e delle relazioni
sociali o della natura» (Zingarelli, voce scienza).
Senza per il momento affrontare il problema delle scienze storico sociali e del loro rapporto con le scienze naturali, si può se
non altro cogliere la similitudine che passa tra il termine scienza e
quello di conoscenza ed affermare in prima approssimazione che
l’atto del conoscere può equivalere in alcuni casi, all’atto scientifico
finalizzato.
L’Abbagnano, comunque, ci introduce meglio al problema. Egli
definisce il termine scienza come una conoscenza che includa, in qualsiasi modo o misura, la garanzia della propria validità. Specificando
poi che le parole in qualsiasi modo e misura, sono incluse al fine di
rendere tale definizione, applicabile ad una scienza moderna senza
pretese di assolutezza.
Ciò significa che, mentre, in generale, è ammissibile una conoscenza ideale o semplicemente intuitiva; tradizionalmente, al contrario,
non è accettabile una conoscenza del medesimo tipo, poiché questa
ultima dovrebbe basarsi su di una conoscenza concreta ed assoluta. In
particolare per l’oggetto natura, si presume che debba esistere un sol
tipo di conoscenza, la conoscenza scientifica, intendendo con questa
un tipo ed un metodo particolare di conoscenza.
Non a caso lo stesso Abbagnano ci dice che «il concetto tradizionale
della scienza è quello per il quale la scienza include una garanzia
assoluta di validità ed è perciò, come conoscenza il grado massimo
della certezza» (Abbagnano, ).
Scienza, quindi, secondo la nostra tradizione occidentale, equivale a
conoscenza certa o meglio soprattutto ad un metodo di conoscenza: il
metodo induttivo, ritenuto come il depositario assoluto della certezza.


Introduzione
Oggi, tuttavia, tale metodo è entrato in crisi e con esso è entrata in
crisi la pretesa stessa della conoscenza scientifica oggettiva. I fisici non
parlano più di verità o di oggettività. Al massimo propongono delle
approssimazioni successive all’oggettività.
I concetti fisici come quelli biologici, nel riaprirsi continuo di nuove
problematiche, tutte le volte che si ritiene di aver attinto ad una fonte
primaria ad esempio, giustificano la tesi di Popper allorché afferma
che essendo la nostra ignoranza illimitata, essa dovrebbe toglierci
ogni illusione, poiché proprio il progresso continuo delle scienze
naturali, ci mette davanti i limiti della nostra conoscenza e la nostra
ignoranza. «. . . Ad ogni passo avanti che facciamo, ad ogni problema
che risolviamo, non scopriamo solo problemi nuovi e insoluti, ma
scopriamo che anche là dove credevamo di trovarci su un terreno
stabile e sicuro, in realtà tutto è incerto e precario». (Popper, : )
I casi pratici possono essere quelli della microfisica, le equazioni di
indeterminazione di Heisemberg dimostrano l’impossibilità di misurare in una volta la posizione e la velocità degli elettroni; l’ottica con
la complementarietà fra la teoria corpuscolare e quella ondulatoria;
la biologia con l’integrone di Jacob che può portare a considerare
l’elemento primo della vita, la cellula, come un insieme di geni, ecc.
Einstein ed Infeld, così, possono affermare:
Nello sforzo che facciamo per intendere il mondo rassomigliamo all’individuo che cerca di capire il meccanismo di un orologio chiuso. Egli vede
il quadrante e le sfere in moto, sente il tic — tac, ma non ha modo di
aprire la cassa. Se è ingegnoso, egli potrà farsi una qualche immagine del
meccanismo che considera responsabile di tutto quanto osserva, ma non
sarà mai certo che tale immagine sia la sola suscettibile di spiegare la sua
osservazione. Egli non sarà mai in grado di confrontare la sua immagine
con il meccanismo reale e non potrà neanche rappresentarsi la possibilità e
il significato di tale confronto. (Einstein, Infeld, : )
In definitiva ci si è accorti che la tabula rasa dalla quale pretendeva
di partire lo scienziato per le sue ricerche obiettive è una mera utopia, poiché egli, immancabilmente, non può fare a meno di pensare
qualcosa sull’oggetto della ricerca e conseguentemente d’influire sul
medesimo. Nel corso del pensiero filosofico, ad esempio come giustamente nota lo Statera (cfr., : –), sono state attribuite all’oggetto
le più svariate proprietà (ineffabile, intuibile, non intuibile, non co-
Introduzione

noscibile e così via), e si è anche affermato che l’oggetto conosciuto
può essere diverso dall’oggetto in sé, il quale può non essere conoscibile, nel fare ciò si sono particolarmente distinti i soggettivisti, ma
non si sa, chi gli abbia detto di questa diversità. Soprattutto sembra
estremamente logico che: se si ritiene esistano delle differenze fra
sistema concettuale, percezioni sensoriali e realtà oggettiva, si debba
anche conoscere la realtà oggettiva; ma se, come avviene, tale realtà
non si conosce, non si comprende neppure come sia lecito affermare
l’esistenza di differenze.
In definitiva, tenuto conto dei risultati, la cosa più razionale sembra
essere la tesi, sostenuta dallo Statera ed in definitiva da tutta la logica
moderna con a capo Popper, Nagel ed Hempel. La tesi, ovverosia, che
può portare alla conclusione il problema dell’oggettività come falso
problema o più semplicemente un problema che non esiste. D’altra
parte sono anche queste le basi del cosiddetto relativismo scientifico
moderno, per il quale la teoria non ha meno valore della ricerca e
nel cui ambito l’una trova vicendevolmente la sua completezza nella
dialettica continua con l’altro.
Le scienze storico sociali, che quasi con un senso di frustrazione,
avevano sempre rincorso l’ideale scientifico, oggi, finalmente sembrano, potersi fregiare del titolo. Allo stato attuale, infatti, non è più
possibile una discussione logica sulla differenza dell’oggetto in assoluto. Soltanto teoricamente, nonché per risultati pratici ottenuti, si può
seguitare a contrapporre le scienze naturali a quelle storico sociali.
Ciò tuttavia, per le scienze storico sociali considerato il fatto di
aver trovato una situazione storico scientifica favorevole, non significa
libertà di divagazione o di ricerca. Se prima la scientificità dipendeva
da un determinato metodo, oggi dipende da un altro metodo, che pur
escludendo un risultato con valore assoluto, mantiene fermi i principi
della ripetibilità e, soprattutto del rigore logico della ricerca.
Il metodo scientifico più coerente ai nostri tempi è senz’altro quello
nomologico inferenziale, quello, cioè, che pone la spiegazione dell’oggetto di ricerca sotto la diretta dipendenza dei suoi presupposti
essenziali. A questo riguardo Pasquinelli osserva come ogni processo
di spiegazione scientifica si rivela consistere, nell’inferire da una proposizione particolare o singolare — oppure universale (explanandum) —,
descrivente ciò che deve essere spiegato, a partire da un insieme non
vuoto di proposizioni, almeno in parte universali (explanans), facenti

Introduzione
parte delle leggi di natura e degli enunciati relativi alle condizioni empiriche dotati di rilevanza logica (Pasquinelli, ). Da quanto sopra
consegue che se dobbiamo spiegare un oggetto o un fenomeno E
(explanandum), faremo ricorso a L (leggi di natura, enunciati, ecc.)
tenendo conto di C (le condizioni implicite della L).
Nella condizione attuale, poiché si sa di non poter spiegare alcunché, senza nutrire delle idee più o meno preconcette a riguardo, è
dovere del ricercatore far liberamente emergere tali idee e dar loro un
rigore logico che le possa far restare valide nei confronti di tutte le
critiche che a riguardo possono venir mosse.
Chiarite tali idee e generalizzate le leggi, tesi, ipotesi, principi, ecc.,
dopo aver sistematicamente esposto il metodo e soprattutto le tecniche della ricerca, si potrà procedere alla spiegazione o comprensione
delle medesime tramite l’oggetto preso in considerazione.
Nella fase di ricerca, tuttavia, potrà verificarsi sia l’emergere di una
nuova intuizione, sia la ricezione di dati contrastanti con l’explanans.
Ciò evidentemente, non soltanto realizzerà la dialettica fra teoria e
ricerca, ma servirà anche a rompere lo status ideale e tendenzialmente
consolidato dal quale ogni ricerca prende le mosse.
Indipendentemente da ciò, se le basi di partenza non saranno state
intaccate dalla critica e se lo sviluppo della ricerca risulterà coerente
con la ricerca sul campo, i risultati saranno accettati per buoni dalla
società e, in generale, saranno ritenuti validi in assoluto sino a quando
non si creeranno i presupposti per porli in discussione e, in definitiva,
per abbatterli.
P I
RIFLESSIONI DI METODOLOGIA
Capitolo I
Percorsi di metodologia e tecnica della ricerca
e sociologia della conoscenza∗
La metodologia della ricerca vale se non è
sociografia, se è meditata: se, alla scienza, si
aggiunge la “sapienza”.
Figura .. Mulini di Kinderdijk.
∗
Il presente scritto ha il titolo Note di metodologia e tecnica della ricerca sociologica, poiché
l’intento dell’autore era quello di raccogliere materiale per un manuale di metodologia che
non è riuscito a portare a compimento. Ciononostante, alcune tematiche sono sembrate
interessanti pur nella loro incompletezza.


. Riflessioni di metodologia
Premessa
Il numeroso accumularsi di tecniche riguardanti la ricerca sociologica, impone allo studioso un logico processo di sistemazione e di
ripensamento.
Le singole ricerche impostate su standard di rilevazione, limitano
lo studioso e lo relegano al ruolo di puro organizzatore, le complesse
operazioni preliminari, infatti, vincolano la struttura della ricerca fin
dalle prime battute.
L’approfondimento di alcuni aspetti preliminari, di conseguenza assume un’importanza decisiva, e fra questi particolare rilevanza riveste
la ricerca di sfondo o studio pilota, tali fasi dovrebbero evitare, però, di
restare fini a se stesse, come spesso accade, senza perciò arrivare alla
realizzazione di uno studio vero e proprio. Spesso, così, le ricerche
rimangono alle prime battute iniziali, risolvendosi in un mero lavoro
di spoglio della letteratura e dei dati empirici esistenti. Sintetizzando
la ricerca di sfondo, si può fare riferimento ai seguenti passi analitici:
) analisi degli scritti teorici e delle precedenti ricerche sul tema;
) chiarificazione dei principali concetti e termini tecnici da utilizzare nella ricerca;
) evidenziazione delle ipotesi avanzate, chiarendo le cause che le
hanno generate;
) isolamento delle generalizzazioni empiriche dell’analisi;
) individuazione del rapporto tra ipotesi e generalizzazioni empiriche;
) esame delle fonti precedenti.
Il lavoro preparatorio, con l’importanza che riveste, non deve risolversi in se stesso, finendo per risultare un mero studio descrittivo, ma
deve bensì tendere a studi di ben altra rilevanza ed utilità sociologica,
dei quali esso deve essere il presupposto programmatore e teorico più
logico. Agli assertori della ricerca sociologica identificantesi con l’accumulo di dati ed alla loro descrizione molti sociologi hanno reagito,
stralciando dall’ambito sociologico tali correnti e coniando per tali tipi
di studi il termine di sociografia. Ciò naturalmente non significa negazione completa della sociografia, perché essa racchiude pur sempre
elementi per una vera e propria analisi sociologica, ma tali elementi
. Metodologia e tecnica della ricerca e sociologia della conoscenza

non possono assumere un valore autonomo in campo sociologico
e sono validi solo in quanto il modo di raccogliere, elaborare ed interpretare i dati costituisce un presupposto essenziale per un vero e
proprio studio sociologico.
Verso una nuova metodologia della ricerca
Sino a poco tempo fa gli studi sociologici venivano, essenzialmente,
condotti sulla base di una piena autonomia; per altro fondati sull’uso di
specifiche intuizioni. Ciò indubbiamente era anche dovuto all’influsso
di esperienze e problematiche autonome, estranee alla sociologia.
La metodologia adottata era, quindi, abbastanza elementare, invero
anche le attuali tecniche di campionamento sono abbastanza semplici
(si prenda ad esempio il caso della ricerca di Lynd a Middletown) e
non si può togliere valore ad un Durkheim per la semplicità delle
sue analisi empiriche, anche se Madge gli rimprovera un mancato
approfondimento delle tecniche metodologiche. Tuttavia, per Madge, il maggiore sforzo metodologico attuale è proprio da riferirsi al
semplicismo dei vecchi studi ed è per diretta conseguenza che si cerca
di:
) arrivare alla formazione di un adeguato sistema concettuale
inerente al campo della ricerca;
) costruire un linguaggio consono alle specifiche necessità di
questa disciplina;
) organizzare un insieme di tecniche di indagine, con un certo
livello di affinamento e strutturate in un sistema.
.. Le origini della sociologia scientifica
Convenzionalmente la nascita della sociologia, quando non si va alla
ricerca di più vetuste origini, viene fatta risalire ad Auguste Comte
( — ) ed alla relativa invenzione del termine da parte sua. La
parola sociologia viene usata per la prima volta nell’ambito del quarto
volume della sua opera Cours de philosophie positive, pubblicato nel
.

. Riflessioni di metodologia
Il Comte stesso giustifica l’invenzione di questo brutto termine,
un commisto della parola latina socius e della greca λògos, sulla base
dell’indebita appropriazione della denominazione di fisica sociale,
precedentemente usata dallo statistico sociale belga Adolphe Quetelet
( — ). Ma se — come osserva giustamente Inkeles — il Comte
definiva gli auspici della sociologia, senza soffermarsi a sufficienza sui
contenuti della disciplina e se lo Spencer contribuì relativamente ai
contenuti, soprattutto alla specificazione di temi e campi particolari di
studio si può anche asserire che da entrambi la sociologia scientifica è
annunciata (in base ad assunti positivistici) ma non è ancora nata.
In base ad assunti particolaristici, è pur vero che si cerca di assicurare una scientificità alla sociologia, ma questa più che da una logica
scientifica di ricerca dipende da un determinismo sociale particolare
in Comte (legge dei tre stadi) che si fonda sulla pretesa aspirazione
a migliorare la propria condizione e da un paritetico determinismo
in Spencer, il darwinismo sociale, che trova le sue basi nel preteso
bisogno di una maggiore felicità da parte dell’uomo. Per una ricerca
delle vere origini della sociologia scientifica, pertanto, non si può che
procrastinare la data di nascita e fissarla almeno al , quando, cioè,
fu pubblicata l’opera di Emile Durkheim Le regles.
Soltanto con Durkheim, infatti, la sociologia si svincola dall’evoluzionismo unilineare del Comte e da quello universale dello Spencer
ed insieme dalla pretesa «di interpretare lo sviluppo sociale come il
prodotto di istinti o tendenze innate nella costituzione psicologica
dell’uomo, cioè come il prodotto di fattori incapaci di rendere conto
della variabilità storica delle forme di strutture sociali», diventa regola
l’asserzione durkheimiana «la causa determinante di un fatto sociale
deve essere cercata fra i fatti sociali antecedenti, e non già fra gli stati
della coscienza individuale» (Durkheim, : ).
In definitiva con Durkheim si accoglie la prima premessa positivistica diretta a spiegare i fenomeni sociali come i fenomeni naturali,
cioè riferendosi «a leggi generali, che enunciano relazioni costanti tra
fenomeni o classi di fenomeni» (ivi, p. ) ma non si accetta il riduzionismo dei padri del positivismo. Ogni effetto ha una sola causa e
tra causa ed effetto c’è un rapporto di reciprocità, inoltre — osserva
Durkheim —, causa ed effetto devono essere omogenei: il sociale
può essere spiegato soltanto con il sociale. Sono questi due i principi
fondamentali della sociologia scientifica durkheimiana, soprattutto