CONTRIBUTI 80 IL RUOLO DELLA POESIA? DARE EMOZIONI

CONTRIBUTI
IL RUOLO DELLA POESIA? DARE EMOZIONI.
INTERVISTA AD ALBERTO BEVILACQUA
RENZO RICCHI
Firenze
Abstract:
Non v è dubbio che il grosso pubblico conosca Alberto Bevilacqua in quanto
romanziere. Eppure fin dagli inizi del suo lavoro creativo egli si è raccontato
anche in poesia. La sua prima raccolta, L amicizia perduta, è del 1961. Da
allora i libri di versi si sono succeduti con matura regolarità e oggi possiamo
dire che la poesia e la narrativa sono due momenti della sua espressività che
trovano unità nel tessuto profondo del suo io. A mio avviso, comunque, negli
ultimi anni, l esigenza del dire in versi è diventata più pressante, in lui, direi
più necessaria, forse più aderente alla maturazione della sua personalità più
lontana e segreta, più drammatica, più tormentata, più bisognosa di
confessione. E questo ha avuto un effetto anche quantitativo . Tra il 2002 e
il 2008 sono usciti ben cinque libri di poesie sue: Piccole questioni di eternità
(2002), Legami di sangue (2003), Tu che mi ascolti. Poesie alla madre
(2005), Le poesie (un antologia, 2007), Duetto per voce sola (2008).
Parole chiave:
Romanzo, poesia, Majakowski, Pasolini, rondismo, sperimentalismo.
on v è dubbio che il grosso pubblico conosca Alberto Bevilacqua in
quanto romanziere. Eppure fin dagli inizi del suo lavoro creativo egli
si è raccontato anche in poesia. La sua prima raccolta, L amicizia
perduta, è del 1961. Da allora i libri di versi si sono succeduti con matura
regolarità e oggi possiamo dire che la poesia e la narrativa sono due momenti
della sua espressività che trovano unità nel tessuto profondo del suo io. A
mio avviso, comunque, negli ultimi anni, l esigenza del dire in versi è
diventata più pressante, in lui, direi più necessaria, forse più aderente alla
maturazione della sua personalità più lontana e segreta, più drammatica, più
tormentata, più bisognosa di confessione. E questo ha avuto un effetto anche
quantitativo . Tra il 2002 e il 2008 sono usciti ben cinque libri di poesie sue:
Piccole questioni di eternità (2002), Legami di sangue (2003), Tu che mi
ascolti. Poesie alla madre (2005), Le poesie (un antologia, 2007), Duetto per
voce sola (2008).
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IL RUOLO DELLA POESIA? DARE EMOZIONI.
INTERVISTA AD ALBERTO BEVILACQUA
Ma lui, Bevilacqua, si sente più narratore o più poeta? È la prima domanda
della nostra intervista.
R:- Poeta. Nel senso che anche la mia narrativa nasce da una madre lirica.
Per altri scrittori, la narrativa ha un padre, diciamo: il razionale. Mi è capitato
spesso di preparare l orditura di una narrazione in forma di poemetto. La
raccolta di tutte le liriche della mia vita, uscita di recente (Poesie, da
Mondatori), contiene diversi esempi in tal senso.
D:- Perché questo sdoppiamento ?
R:- Non è uno sdoppiamento. La poesia è fatta di messaggi segreti
(secondo una mia definizione). Bagliori, illuminazioni che poi possono
illuminare la lunga strada del racconto.
D:- La mia impressione è che col trascorrere degli anni la poesia per te sia
divenuta sempre più importante. Perché?
R:- La vita è un arco temporale. Nel primo tratto ascendente, la poesia è stata
consolazione, il traino dei miei anni, ora l arco sta flettendosi, e alla madre si
ritorna. Si tratta di un segno, direi biologico, di autenticità. La poesia nelle
cellule , per dirla con Majakowski.
D:- A tuo avviso, in che consiste la differenza, in te, tra il romanziere e il
poeta?
R:- L ho premesso. La differenza sta nella maggior ampiezza del messaggio,
nell emotività, nella visionarietà, nei raccordi mentali, di pensiero.
D:- C è anche un Bevilacqua regista cinematografico, critico del costume,
polemista Quali le motivazioni profonde di tanta inquietudine?
R:- Essendo la predisposizione lirica all origine, è chiaro che io rimango
poeta in ogni mia forma d espressione. Come in Pasolini, tanto per citare.
L inquietudine nasce dal poeta che sta in me, come sigla di una psiche: e quel
poeta non è di comodo, vive forti e contrastate sintonie esistenziali.
D:- Molta inquietudine, molta insoddisfazione, molta sofferenza?
R:- La mia vita è stata tormentata e durissima. Credo di averla descritta nelle
mie narrazioni. Tu che mi ascolti (poesie alla madre) è l esempio più
eloquente che io possa proporre.
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Renzo Ricchi
D:- Ora occupiamoci soltanto della tua poesia. Qual è stato l itinerario che ha
presieduto alla stesura delle tue varie raccolte, da L amicizia perduta (1961) a
Tu che mi ascolti (2005)? Cioè, com è andata cambiando la visione del
mondo di Bevilacqua?
R:- Preciso, anzitutto, che nella raccolta completa mondadoriana delle mie
liriche ho immesso vari inediti che pensavo di avere perduto, l epistolario in
versi per Pier Paolo Pasolini, eccetera. L itinerario, di cui mi chiedi, si è
svolto in due direzioni. La prima (al contrario): ossia sono andato
recuperando certi toni iniziali, di forza timbrica (ricordo Il poema del fango).
La seconda: riduzione dell io e incentivazione dell immedesimarsi nell altrui.
L esasperazione dell io, fino a sfiorare il rondismo, sta uccidendo molti poeti
giovani.
D:- Quanto, dove e perché hai messo le mani nelle varie raccolte contenute
nell Oscar mondadoriano appena uscito?
R:- Nella sezione de La crudeltà. Tieni presente che, quando uscì quella
raccolta, fui messo all indice proprio per una lirica cristologia. Dall indice mi
tolse Papa Paolo, che amava molto il Bevilacqua poeta. Insomma, ho
aggiunto varie composizioni.
D:- Cosa unisce, a tuo avviso, e cosa distanzia, le undici raccolte di versi
pubblicate?
R:- Le unisce la sinuosità del dettato (l intuizione problematica che non
prevale mai sul sedimento poetico).
D:- La tua poesia indugia molto sul dolore umano, sul rimpianto e sul lutto
che ci accompagnano; è quella che io considero l umanità della tua poesia.
Questi temi a te cari ti dettano anche il linguaggio, lo stile, che è sempre
colloquiale, diretto, direi semplice?
R:- A chi legge con attenzione, la mia poesia appare intensa , non semplice.
La semplicità è consistita nel non fare, sulla scia ermetica, un guazzabuglio
intricato del dire.
D:- Nei tuoi versi sono molto presenti il divino, una delicata e umile
religiosità. Credi in Dio?
R:- Il mio credere in Dio è basato sui miei studi di astrofisica. Il mio è un Dio
cosmologico. E non da lui, ma dagli uomini, mi aspetto che siano tolte di
mezzo molte fantasiose visioni del Creatore, ridotto spesso a tavolette che
ne umiliano la grandezza.
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INTERVISTA AD ALBERTO BEVILACQUA
D.- Trovo che il tono di fondo della tua poesia sia la malinconia. Sei
d accordo? Sei un uomo triste?
R:- No, non sono un uomo triste. Sono un uomo ferito, nell infanzia, da una
vera e propria tragedia degli affetti.
D:- In Italia la poesia ha poco spazio sul mercato, nelle librerie, sui giornali.
Di chi la responsabilità? Degli editori? Dei librai? Dei critici? Della scuola?
R:- La causa è l arroccamento dei poeti che, nella maggior parte, tremano
all idea di non restare chiusi nel loro guscio. Loro sono i colpevoli. La gente,
in realtà, ha fame di poesia. E accorre alle letture pubbliche.
D:- Ma la poesia oggi ha ancora un ruolo nella società? Quale?
R:- Il ruolo di dare emozioni. Ma bisogna darle. Senza chiudersi nell aspra
incomunicabilità del linguaggio.
D:- Che giudizio generale dai della poesia italiana contemporanea? Quali i
suoi pregi? Quali i suoi limiti?
R:- I limiti credo di averli esposti. I pregi di poeti che meritano interesse e
amore, sono spesso combattuti da una vecchia, decrepita e insieme velleitaria
(nel senso di vago sperimentalismo) mentalità accademica.
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