Materiale didattico Francesca Cappelletto Dipartimento di Psicologia e Antropologia Culturale Università di Verona [email protected] Come preparare una tesina di ricerca La preparazione di una tesina di ricerca è basata sullo studio del manuale e di una monografie di campo. Gli aspetti che considero in questa sezione metodologica del corso sono: finalità di una tesina di ricerca, come fare la ricerca bibliografica, la fase di raccolta delle informazioni, come si legge un testo selezionando spunti ed esempi etnografici che riguardano il tema prescelto, come si organizza la presentazione di un argomento e si raffina il testo prodotto. Finalità della tesina di ricerca Scrivere un testo ha la particolare caratteristica formativa di facilitare l’apprendimento del ‘come si fa’ ad essere autori di un lavoro. Ciò non significa pensare di produrre un testo originale, o mettersi a discettare sulle tesi espresse dagli antropologi autori dei libri letti. Significa invece fare esperienza diretta, attiva e non ‘passiva’, dei testi, mettendoli in contatto con i propri interessi di studio. Il testo da leggere non si ‘subisce’, come talora succede quando si prepara un esame imparando a pappardella il libro. Per redigere una tesina è opportuno adottare un’attitudine attiva rispetto ai libri che si leggono. Ad esempio, è necessario selezionare gli aspetti rilevanti rispetto al quesito proposto, facendoli dialogare con altri testi che possono essere fonte di stimoli e intuizioni (altri libri di antropologia letti, ma anche gli appunti presi durante le lezioni). La preparazione della tesina dovrebbe essere un allenamento alla curiosità, che è in generale un ingrediente fondamentale nello studio e specialmente nella preparazione della tesi di laurea. Prima di iniziare a lavorare per la tesina è bene liberarsi dal pregiudizio che si tratti di un lavoro semplice e veloce, facilitato dal fatto che si prepara a casa, magari riproducendo quello che si sleggiucchia qua e là. Si tratta invece di un lavoro abbastanza lungo e faticoso che, diversamente dalla preparazione di un esame tradizionale, implica un particolare lavoro di classificazione e organizzazione logica, assieme a un certo sforzo creativo. 1. La scelta dei testi Questa prima fase del lavoro ruota intorno alla riflessione sui vostri interessi tematici. E’ evidente che il tema del rapporto tra malattia e cultura si differenzia molto da quello dell’antropologia nel contesto educativo della scuola, o dallo studio della ritualità, o ancora dal posto che occupa l’antropologia nello studio delle problematiche ambientali. Questa prima decisione spetta interamente, è ovvio, all’autore della tesina. Se vi è indecisione sulla strada da intraprendere, è bene consultare i testi consigliati che si riferiscono ai diversi argomenti, e in particolare a quello che si desidererebbe approfondire, oppure discutere fra compagni di corso. Cercare una risposta da altri evita forse lo sforzo di decidere, ma tarpa la curiosità e l’autonomia. 2. Ricerca bibliografica E’ bene mantenersi aperti in questa fase di orientamento. Come primo passo, si leggano il manuale e la bibliografia. In seguito si può pensare di arricchire il proprio testo di ulteriori spunti concettuali ampliando la bibliografia. In questo caso è opportuno fare riferimento ai testi consigliati scegliendo dall’elenco delle ‘Letture in aggiunta per le tesine’. Questo fermo restando che l’ampliamento della bibliografia è del tutto facoltativo. Meglio un testo chiaro e ben approfondito, che uno lungo e sfilacciato. Un punto importante riguarda come citare la bibliografia. I riferimenti bibliografici nel testo devono contenere soltanto il cognome degli autori e l’anno di pubblicazione: ad esempio (Sperry 1968). Alla fine del testo i riferimenti bibliografici vanno indicati in ordine alfabetico. Sia per le note che per i riferimenti bibliografici si usi come modello C. Bianco, Dall’evento al documento, 1988. Spesso aspetti come quello della scrittura della bibliografia vengono considerati del tutto secondari. Al contrario, la correttezza formale e la coerenza sono caratteristiche importanti di uno scritto. Ad esempio, è da considerare errato riportare una citazione del tipo (Piasere 2001) e poi, magari due righe dopo, (L. Piasere, 2001). 3. La fase della documentazione. La consultazione dei testi permette di individuare le caratteristiche dell’argomento. Questa fase consiste nello studio e nell’analisi dei testi che si considerano utili per la ricerca scelta. E’ importante acquisire un metodo. Dopo una lettura integrale dei testi, in una seconda lettura è necessario mettere a fuoco i materiali specifici che servono ad argomentare il tema. Dal punto di vista pratico si consiglia di prendere note-appunti scritti in un foglio separato. Prendere appunti è importante perché la memoria è fallace e molte informazioni (anche quelle che si considerano importanti) vengono dimenticate. Un elenco di punti visibile fisicamente è più facile da governare di un elenco fatto mentalmente. Gli appunti di sintesi sono costruiti sulla base del testo, ma rappresentano anche una propria griglia di lettura del fenomeno studiato. Infatti già l’azione di appuntare un’informazione significa che la consideriamo quella informazione rilevante. Così concepiti, gli appunti costituiscono un avvio alla redazione del testo. Gli appunti possono essere una parafrasi dei punti che ci interessano del testo letto, oppure possono contenere parte del testo. In questo caso la citazione letterale va virgolettata, per evitare di commettere un plagio quando poi si procederà alla stesura del testo. Il plagio è un tipo di errore molto frequente nelle tesine di ricerca, ma va assolutamente evitato. Meglio prendere appunti distesi, frasi complete, piuttosto che usare parole-chiave, perché dopo poco tempo queste possono diventare appunti incomprensibili e inutilizzabili. 4. Riflettere sul tema proposto Questo passaggio riguarda il come ‘guardare’ il libro e giudicare gli aspetti che interessano la propria ricerca. Un primo, solo apparentemente banale, consiglio è quello di leggere con attenzione il quesito, che va poi riportato come titolo sulla prima pagina della tesina. La tesina non deve essere il riassunto di un libro o di pezzi del libro. Già nella fase della documentazione è indispensabile riflettere sul tema proposto. Gli argomenti proposti contengono dei piccoli quesiti di ricerca. Se, ad esempio, il titolo della ricerca è l’osservazione e l’intervista negli studi sulla ritualità, non è corretto dedicare, poniamo, tre pagine su cinque per riassumere la ricerca di De Martino sul tarantismo pugliese. Meno che meno è accettabile dedicare le prime due pagine del testo a ‘che cos’è l’antropologia’ (cosa che succede assai di frequente). In questo caso, è opportuno che si dedichi la prima parte dello scritto alla definizione (problematica) di rito. In seguito, si potrà riferire come l’antropologo è entrato in contatto con il gruppo portatore di quella cultura, con quali finalità conoscitive (studiarne le espressioni rituali), su quali osservazioni e comunicazione verbale si è basato il suo studio in relazione alle questioni teoriche che l’autore intendeva studiare. Su quale è stata la sua esperienza etnografica. E’ chiaro che se si dedica la prima parte del lavoro alle origini dell’antropologia, si è fuori strada. Se la tesina è sul rapporto tra malattia e cultura, è importante che ci si soffermi sul concetto di cultura, e poi, ovviamente, sul rapporto tra malattia e cultura. Se l’argomento della tesina è mettere a confronto la concezione che la ricerca sul terreno sia un viaggio quasi mistico di iniziazione oppure un incontro e partecipazione all’esperienza di uomini diversi e uguali a noi, si potrà anticipare questo confronto con una parte sull’osservazione partecipante, che riguarda la storia della riflessione metodologica in antropologia. In questo caso si tratta di un aspetto della storia degli studi che è opportuno includere. L’elaborato deve ruotare intorno al nucleo centrale, e non ad altro. Ci sono aspetti pertinenti ed altri no. Il problema della pertinenza lo si incontra già nella fase di lettura dei testi. Leggere un testo significa classificarlo in base ai contenuti che si considerano rilevanti ai fini del proprio discorso, mantenendo ovviamente un’attitudine conoscitiva aperta rispetto al libro nella sua interezza. Va da sé che solo uno studio approfondito dei testi permette di cogliere le conoscenze che interessano: magari l’autore li ha presentati sotto forma diversa da quello che ‘ci aspettiamo’, ma è la capacità di ciascuno che deve permette di ri-collocarli, inquadrarli in un altro contesto. In conclusione, è necessario dare una struttura logica alla preparazione e alla stesura dello scritto. Una breve introduzione alla tesina può servire al lettore come guida alla lettura, facilita l’autore a mettere a fuoco l’argomento e così pure a strutturarlo logicamente. Qui si può fornire l’intelaiatura dello scritto, elencando i suoi punti salienti. 5. Gli esempi etnografici Questo è l’ultimo argomento che tratto, ma non di certo il meno importante. Nella redazione delle tesine è necessario considerare che accanto al tema proposto il centro intorno a cui deve ruotare il lavoro è la ricerca etnografica. Il tema scelto va discusso non in astratto, ma con l’attenzione rivolta all’etnografia. Questa va usata nel senso dell’illustrazione dei punti discussi e anche come ricerca nella sua completezza. Le caratteristiche del combattimento dei galli a Bali di Geertz sono da riferire nella loro completezza perché è solo questa che permette di illustrare le riflessioni di Geertz sulla ritualità. Raffinare il testo La revisione finale del testo deve concentrarsi sulla sua leggibilità. In quest’ultima fase vanno ricontrollati aspetti relativi all’organizzazione dello scritto, come la divisione in capitoli (se c’è), le sequenze logiche, i collegamenti che guidano il lettore. Dal punto di vista dello stile, è bene fare un lavoro ‘di lima’, eliminando parole e frasi che non sono necessarie. Il testo deve essere chiaro e conciso dal punto di vista sia concettuale che formale. Ad esempio, in questa revisione vanno spezzate le frasi lunghe. Si limiti ogni frase alla presentazione di un’idea principale, rendendo il testo meno pesante e più scorrevole. Non deve essere usata la virgola fra soggetto e verbo. Questo (paradossalmente) è il più frequente errore: si tratta di un errore di punteggiatura, ma anche di logica della proposizione.