pagina 5 Nell’anniversario della morte S. Bernardette insegna: «ACCETTA LA MALATTIA COME UNA CAREZZA» Ancora una volta prestiamo un’attenzione particolare alla figura di Santa Bernadette. Dopo il 150° anniversario delle apparizioni alla Grotta di Massabielle si celebra quest’anno il 130° anniversario della morte della Santa. Il 16 aprile 1879 la Madonna venne a prenderla togliendola al suo ... lavoro! Negli anni di vita consacrata trascorsi presso il convento di Nevers, la giovane svolse con diligenza e dedizione molti compiti per rendersi utile alla comunità delle monache ed ai degenti del loro ospedale. Fece di tutto: l’ inserviente delle pulizie, l’infermiera, la ricamatrice, la cuoca. E insegnava alle novizie a “fare le cose ordinarie in modo straordinario”. Ma a poco a poco la malattia la rese invalida e dall’ottobre 1875 dovette rinunciare ai compiti operativi. Si fece una ragione del suo essere ormai inabile a qualsiasi lavoro comune, dedicandosi a quello che lei stessa aveva definito il “mestiere di ammalata”. La compagna Suor Giulia Garros ricorda l’ insegnamento di Bernadette, che le diceva: “Accetta la malattia come una carezza...”. La macerazione del corpo le faceva dire di essere come “un chicco di frumento nella macina” illustrando così una sapienza evangelica assai eloquente:” Morendo il chicco di frumento dà frutto”. L’Apostolo aveva del resto insegnato che il sangue dei Martiri è seme di nuovi cristiani ed anche la malattia vissuta nell’accettazione della volontà del Signore è a suo modo un attimo di martirio ed un esempio capace di condurre alla conversione chi lo contempla. Un modo per riconoscere che testimoniare la croce di Cristo nella propria carne è tutt’altro che improduttivo. E’ tutt’altro che privo di utilità sociale. Così la Madonna, che quel 16 aprile venne per condurre Bernadette in Cielo, le tolse anche quel “mestiere di ammalata” che la Santa aveva riconosciuto e accettato come tutti gli altri compiti. Consegnerà a Cristo un corpo crocifisso sul duro legno di una malattia aggravatasi nel tempo, di un lungo elenco di dolori descritti dal suo confessore: “...le sofferenze l’avevano dimagrita, rimpicciolita, ridotta quasi a nulla”. La cronaca di quelle ultime ore, nel racconto di forte partecipazione emotiva e affettiva delle consorelle, descrive una ammalata in preda a sofferenza fisica ed interiore indicibile, ma anche di grande forza d’animo e in contemplazione della Croce fino all’ultimo istante. Racconta la consorella infermiera che Bernadette “...emise molto dolcemente il suo ultimo respiro... stringeva in mano il Crocifisso che le poggiava sul cuore”. Pare l’icona di un insegnamento costante nel magistero del Papa Benedetto XVI, che non si stanca di offrire soprattutto ai giovani questo pensiero: “Non lasciate che nulla mai vi separi da Gesù Cristo”. Dal vetro della bara di Santa Bernadette, nella cripta del monastero di Nevers, è possibile contemplare il suo volto, sereno e incorrotto. Come se la signoria della Pasqua si fosse già manifestata per lei, nella sua vittoria sull’oltraggio della Croce! Icona “Resurrezione e discesa agli inferi” Se v’è persona pia, ed amante del Signore, goda di questa festa. Il servitore fedele avanzi lieto nella gioia del suo Signore .... La mensa è ricolma, saziatevene tutti; il vitello è abbondante, nessuno si alzi ancora affamato gustate tutti al banchetto della fede, gustate tutti della dovizia della bontà ! Nessuno lamenti la propria miseria, è apparso il Regno universale; nessuno pianga sui propri peccati, il perdono è sorto dalla tomba; nessuno tema più la morte, ci ha liberati la morte del salvatore! Egli ha distrutto la morte che lo stringeva; sceso nell’Ade, l’Ade ha debellato, l’Ade fu amareggiato dall’aver gustato la sua carne. Tutto ciò aveva previsto Isaia allorché esclamava: “Incontrandoti negli abissi, l’Ade fu amareggiato!” Amareggiato perché distrutto, amareggiato perché giocato, amareggiato perché ucciso, amareggiato perché annientato! Aveva preso un corpo e si è trovato davanti a Dio, aveva preso terra e ha incontrato cielo, aveva preso il visibile e si è imbattuto nell’Invisibile! Dov’è il tuo pungiglione, o morte? Dov’è, Ade, la tua vittoria? Cristo è risorto e tu sei stato precipitato! Cristo è risorto e i demoni sono caduti! Cristo è risorto e godono gli Angeli! Cristo è risorto ed è sorta la vita! Cristo è risorto e non vi è più alcuno nella tomba! Cristo è risorto divenendo primizia dei dormienti! A lui la gloria e la potenza per i secoli dei secoli. SAN GIOVANNI CRISOSTOMO La festa della Pasqua del Signore è da sempre “la festa delle feste”, la festa per eccellenza, intorno alla quale ruota tutto il tempo liturgico del ciclo settimanale e annuale. Una centralità che l’icona delle Dodici Feste traduce visivamente col porre al centro dell’icona il mistero pasquale rappresentato nei suoi frutti:” redenzione dell’uomo”. Nella scena superiore: Cristo ascende al cielo dove si siede in trono, glorioso. Nella scena inferiore: Cristo risorto scende agli inferi per liberare Adamo ed Eva, i progenitori, e la glorificazione di Cristo. Così la morte di Cristo è considerata mistero soltanto quando se ne compie il significato salvifico, il che avviene nella Resurrezione. SALMI Capire ma soprattutto “pregare” i salmi sentendoli e vivendoli come dialogo di Dio con l’uomo e dialogo dell’uomo con Dio; entrare nella profondità dei salmi e lasciarsi penetrare dalla loro inesauribile ricchezza. Nei salmi l’uomo pregando esprime la totalità della sua esperienza di vita: inni di lode, di adorazione, di ringraziamento; grida di aiuto e di dolore nella paura, nella disperazione; slanci di fiducia, di speranza, di attesa serena. SALMO 4 – Preghiera della sera Significato di una Parola VIVA anche oggi. Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia: dalle angosce mi hai liberato; pietà di me, ascolta la mia preghiera. Sono qui a pregarti, Signore mio Redentore, a ringraziarti per avermi liberato da un’angoscia grande. Continua a lasciarti commuovere, Signore, e ascolta premuroso la mia preghiera. Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore? Perché amate cose vane e cercate la menzogna? Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele: il Signore mi ascolta quando lo invoco. Molti dicono: “Chi ci farà vedere il bene?”. Risplenda su di noi, Signore, la luce del tuo volto. Hai messo più gioia nel mio cuore di quando abbondano il vino e frumento. In pace mi corico e subito mi addormento: tu solo, Signore, al sicuro mi fai riposare. Per quanto tempo ancora, o miei amici, resterete insensibili e chiusi in voi stessi come gente senza speranza? Perché inseguite i miti del benessere e vi appassionate alle notizie gonfiate ad arte per nascondere la verità? Posso testimoniarvi che nel Signore c’è risposta agli interrogativi più angoscianti della vita e la gioia di essere liberi e veri. Ve lo dico con convinzione e con forza perché ne ho fatto personalmente l’esperienza e ve ne posso parlare con franchezza. Sempre più spesso si sente dire: “Non si possono cambiare le cose, ognuno deve pensare a se stesso!”. Donaci, Signore, intelligenza e coraggio per combattere questo dilagante pessimismo e mostrare coi fatti che sei vivo tra noi. Il Signore mi ha fatto provare una gioia che i più raffinati piaceri o i soldi e il potere mai potranno dare. Mi ha dato serenità interiore, che mi avvolge dal profondo dell’anima, così dormo tranquillo. In te è la mia fiducia, Signore, fra le tue braccia assaporo l’inesprimibile esperienza della pace. Questo salmo è ritenuto una preghiera della sera per l’accenno al riposo, ad un tempo di riflessione sul proprio stile di vita e per il senso di fiducia e di pace che il salmista testimonia. Il ritmo frenetico e la crisi di valori che stiamo vivendo, rischiano di farci sfuggire continuamente gli interrogativi più profondi dell’esistenza per stordirci nel fare o nel consumare. Intristiamo così in un pessimismo che ci chiude nell’impotenza e nelle sterili lamentele. Apriamoci alla fiducia e alla gioia!